L’ ALLENAMENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Novembre, 2012 @ 7:42 am

Detto altrimenti: nello sport, nella vita. Un breve corso di matematica applicata

Dice … ma che razza di post sarà mai questo? Vedete, il fatto è che per il mio primo anno di blogger, mi sono posto di postare un post (ah, ah!) al giorno. Ora, il primo lo pubblicai il 6 dicembre 2011.Oggi è il 6 novembre 2012 e questo post è il n. 320. A 365 me ne mancano 45. Quindi fra domani 7 novembre e il 5 dicembre compresi (29 giorni) devo pubblicarne 1,55 al giorno. Vediamo se ci riesco senza annoiarvi con banalità. Comunque ammettere che sono coraggioso a dichiarare quale sia il traguardo che mi prefiggo: e se poi non ci riesco? Ma via, alea ajacta est, il dado è tratto! Al lavoro, dunque!

L’allenamento. Ti fa scoprire risorse che nemmeno tu sospettavi di avere. Risorse e capacità.

Sciata "d'epoca", ma che volete ...

Prendiamo lo sci. Dice … all’inizio si curva con le gambe; poi con il busto e le spalle; poi ancora con le orecchie. Infine con il cervello. Si, infatti allenandosi molto, sciando molto, è così che via via fate le vostre belle curve. Alla fine del percorso di apprendimento, la vostra mente gestisce in automatico molte variabili: la pendenza, il tipo di neve, il tipo di luce, l’esposizione della pista, il suo affollamento, la velocità, la vostra stanchezza, la posizione del corpo, della braccia della schiena e delle gambe, la spigolatura da dare agli sci, il “traffico” sulla pista, etc. tutto ciò avviene automaticamente e voi siete liberi di divertirvi.

Ma il Trentino non è solo montagne e neve. E’ anche laghi e soprattutto “Lago”: l’Altogarda Trentino. Ed eccomi a voi. La vela. Concettualmente è come per lo sci. Siete su di una barca “tirata” cioè da regata. Facciamo un esempio: un FUN. Sette metri. La mia. In regata richiede quattro persone d’equipaggio, sia per eseguire tutte le manovre che una singola persona non potrebbe mai eseguire da sola in modo competitivo, sia per contrappesare lo sbandamento quando risalite il vento di bolina (N.B.: una barca da regata è “sottopeso”: cioè necessita di essere equilibrata dal peso mobile dell’equipaggio). Siete usciti a veleggiare da solo. Anche in questo caso, dopo molto allenamento, la vostra mente trasmette automaticamente alla mano che regge la barra del timone e a quella che impugna la scotta della randa il comando per reagire in modo automatico alla sintesi di molti impulsi diversi e contemporanei: la raffica di vento, il superamento dell’onda di un battello di linea, il mutare della direzione del vento, la posizione del vostro corpo e quindi del vostro peso a bordo, il grado di stanchezza, la previsione che fate circa l’aumentare o meno del vento, l’avvicinarsi o meno del maltempo, etc.. Ora, proviamo a fare quatto conti. Ammettiamo che le variabili da gestire siano quelle citate, cioè in numero di sette, libere di combinarsi diversamente fra di loro. Orbene, le possibili risposte a tali sollecitazioni esterne saranno in numero di “7 fattoriale” cioè 7 x 6 x 5 x 4 x 3 x 2 x 1, cioè ben 5.040. Cioè, automaticamente voi, in un secondo, fate eseguire alle vostre mani, in stretta successione, una dopo l’altra, una delle 5.040 possibili mosse. Se poi foste in regata … non ne parliamo nemmeno! Dovreste prevedere e quindi gestire anche le mosse altrui! Ma voi non ve ne accorgete. Infatti, grazie all’allenamento, a voi rimane solo da divertirvi, perché il resto avviene automaticamente (N.B.: non vi stupite: è scientificamente provato che il più potente cervello “elettronico” esistente al mondo è il cervello umano).

Ma torniamo in montagna. L’alpinismo. Idem come sopra. Vi risparmio i dettagli sulle variabili. A voi resta solo di godere del profumo del granito o della dolomia, del frusciare della corda sulle rocce, del tintinnio di un chiodo ben piantato nella fessura, del galleggiare nel vuoto, del volo degli uccelli, là, bassi, nel cielo. Già, perché qui, “alti nel cielo” siete voi. Tutto questo solo dopo molto allenamento.

Nella vita. E qui viene il bello, perché è l’ambito nel quale le variabili da gestire sono di gran lunga più numerose che in ogni altro sport. Già, la vita come uno sport, che richiede allenamento, che in questo caso si chiama esperienza. Sport con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma con una cosa che lo distingue da tutti gli altri: il fatto che non è previsto un “ritiro volontario dalla competizione”. Nemmeno quando andate in pensione! La vita … da giovani spesso la mancanza di allenamento vi fa trascurare uno dei fattori da prendere in considerazione, ed allora quella famosa moltiplicazione del fattore “n” fattore sia arricchisce di un fattore speciale, lo “zero”, il che determina che non viene dato alcun comando ragionato al vostro agire.

Ma quali sono i fattori da prendere in considerazione quando dobbiamo gestire la “regata o la scalata” della vita? Enumerarli tutti sarebbe pretestuoso. Proviamo solo ad elencarne alcuni. Relativamente a ciascuno di noi: preparazione professionale; cultura generale; aspetto fisico; età; carattere; stanchezza fisica; capacità d’ascolto; sensibilità; grado di ottimismo/pessimismo; determinazione; autocontrollo; prudenza; irruenza; capacità di valutare il momento; opportunismo; lucidità mentale; spregiudicatezza; senso dell’amicizia; altruismo; egoismo; grado di incoscienza; senso di responsabilità; coraggio; viltà; possesso o meno di valori, etc.. Ho elencato solo alcuni e fra le variabili possibili, in numero di o di 25. Provate a calcolare “quanto fa” 25 fattoriale! Io ho provato, ma il risultato “va fuori” dalla portata della mia calcolatrice elettronica HP 12 C, che pure è uno strumento professionale! Eppure molti di noi riescono a fare questo calcolo in un secondo. Che vi avevo detto? Il nostro cervello è il più forte computer del mondo!

Ecco cosa significa l’allenamento a vivere: esperienza. Quando l’abbiamo maturata, il risultato viene da solo. La scelta di ciò che dobbiamo fare è “automatica”. A noi non resta che vivere. Vivere in pace con noi stessi, con la nostra coscienza. Certo che se eliminiamo un fattore, ad esempio il senso dell’onestà, ne subentra automaticamente un altro, il “primo dei non eletti” cioè lo “zero” e il risultato della nostra scelta sarà “zero”, cioè una “non scelta”, ma un agire “a prescindere”. Stavo pe scrivere un agire “animalesco” ma mi sono trattenuto: infatti io ho un grande rispetto ed una grande considerazione per gli animali e mai, mai, ammesso e non concesso che io volessi insultare una persona, potrei dirle “Animale!””. Infatti sarebbe un complimento!

Fine dell’ “ora di matematica applicata”. Applicata a cosa? Ma alla vita, diamine, e a cos’altro se no?