AIUTO CUOCO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2020 @ 1:46 pmDetto altrimenti: anzi … per adesso solo garzone di cugina! (post 3798)
Tutti a casa. Sto registrando un aumento di miei lettori. Fra nove mesi probabilmente registreremo un aumento delle nascite. Nel frattempo nascono, almeno per me, nuove prospettive di lavoro: per cominciare, quella di “garzone di cucina” con possibilità di carriera verso la posizione di “aiuto cuoco”. Staremo a vedere (i lati positivi del coronavirus!).

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Oggi la schef (mia moglie Maria Teresa) si è cimentata con una novità per il nostro “ristorante” familiare: pasta al formo con radicchio rosso e formaggio Casolet della Val di Sole. Ed io ho iniziato a vedere come di fa e porgere le “cose”.
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Dosi per 4 persone (noi ci mangeremo due volte). Tempo di preparazione, 60 minuti + 20 di cottura.

- Preparare una besciamella (farina 50 gr.; un pizzico di sale; ½ l. di latte; burro 5o gr.)
- Radicchio rosso: prepararlo a listarelle sottili, farlo rosolare in padella con fette di cipolla.
- Sminuzzare (non troppo fino) 200 gr. di Casolet.
- Fare bollire in acqua, olio e sale 5 lasagne sottili della misura un poco inferiore a 18 x 8 (eventualmente poi rifilarle e con i ritagli rattoppare la superficie).
- Ungere bene di burro una teglia di pirex (o d’altro materiale da forno) delle dimensioni di circa 20 x 15.
- Adagiare una lasagna, stendervi sopra la bescianella, il radicchio ed una nevicata di Casolet, e così via.
- Sull’ultima lasagna non mettere radicchio, bensì qualche scaglia di formaggio grana e due riccioli di burro.
- Scaldare il forno a 180-200°, infornare per circa 20 minuti e … buon appetito!
La chef è rimasto contento del mio lavoro molto di base, e mi ha detto che secondo lei io sono uno “che se si applica può progredire”: la prossima volta mi farà fare qualche operazione in più! Evviva!
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POESIA COME MEDICINA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2020 @ 8:26 amDetto altrimenti: non omnis moriar … non mi arrenderò (a questa situazione) (post 3797)
(Le foto sono mie, tranne l’airone e i pesci in acqua che sono di Luigi Zullo)

No, scialla raga, tranquilli, non sono infettato, sto bene. Quel moriar (morirò) è usato in modo figurato, nel senso che non mi arrenderò all’inerzia, all’inedia, alla rassegnazione! Isolati si, va bene, ma per noi blogger questa limitazione vale molto meno: infatti noi siamo dei privilegiati, noi, con i nostri post, i nostri lettori. Se poi oltre che essere un blogger, sei anche amante della poesia vera (quella dei poeti veri) e dei tuoi stessi tentativi di botanica dei versi, be’ allora non c’è di che lamentarsi per la propria situazione. Poesia, dal greco poiein, creare. Banalmente, molti credono che poesia significhi principalmente rima. Eh no, raga, invece le rime possono anche mancare. Quelle che non mancano invece sono le assonanze, la metrica, le immagini, le metafore, le metonimie, le sinestesie, l’ossimoro, la sineddoche etc. etc. . Cosa sono queste figure? Amiche, amici, scusate, ecchè … mica posso tenere qui un corso di poetica … del resto non ne sarei all’altezza: diciamo che quelle “cose” io le utilizzo “a mia insaputa”!
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Poesia. Qui sotto ve ne riporto una mia: “Il canto di Trento a la Fersena”, il fiume che scorre davanti a casa mia, accompagnato nel suo “ultimo miglio” – prima di confluire nell’Adige – da un bel viale, Viale Trieste. Viale e fiume che in questo periodo di coprifuoco sono diventati il mio mondo esterno legalmente autorizzato, la mia “ora d’aria”, brevi passeggiate sotto casa, un vero privilegio, un ulteriore motivo per il mio “grazie” a questa amica, la Fersina in lingua, la Fersena in dialetto trentino, narrata e celebrata nello splendido e ricco volume “La Fersina antica signora della valle” degli amici Lino Beber, Mario Cerato e Claudio Morelli, edito dalla Associazione Amici della Storia- Pergine, della foto qui a fianco. E la mia poesia ha avuto l’onore di esservi ospitata alla pagina 424. Eccola qui per voi:
Il Canto di Trento a la Fersena
Sei vivo.
Mi parli col suono di luce
dei tuoi mille occhi di rivo
splendenti nel verde.

Dapprima
mi sembri annoiato
nel lento rigiro
che sempre conduce
al tuo limitato infinito
eletta dimora
di anatre urbane
ed aironi
in morbide anse di steli
ov’acqua
fra ‘l fiore che odora
con tenue sospiro si perde.
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Ma ecco
improvviso
uno slancio
al pari del cervo brunito
che hai visto saltar le tue rive
braccato dal cane
ed hai ristorato
offrendoti invito alla sete
ed alle corse un po’ schive
del giovane re incoronato.
Ancora …
hai negli occhi il ricordo
di una prudente marmotta
del falco
che lento
si libra nel cielo in agguato …
di un movimento …
di vita che lotta …
di tenero nido violato.

Tu nasci ove aria rinfresca.
Poi …
scendi la cima
scoscesa di valle tedesca
qual liquido velo nuziale
che adorni la Sposa Atesina
e rechi in pianura
la figlia del suolo innevato
i fulgidi pesci d’opale
il tenue lenzuolo
che dona ristoro all’arsura
di ninnula cuna
il manto di brezza
che stendi alla luna
ed olezza.
E dolce assopisci il bambino
cantandogli la ninna nanna
che i monti ti hanno affidato.

Tu sei Poesia
il capolavoro scolpito
del grande Pittore Trentino
che ascolto
rapito all’oblìo
insieme alle fronde
degli ippocastani
che sopra le spalle
ti fan capolino ondeggiando
e curioso
protendono il volto
sull’armonioso spartito
del tuo gorgoglio.

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Ma ora prosegui il tuo viaggio
e mentre ricevi altre sponde
le mie vecchie mura imperiali
riflesse
ti rendono omaggio
più belle pe’ i grandi regali
che porti di piccole onde.
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Vi è piaciuta? Si? Grazie, molto gentili e allora … Cosa? Volete un bis? Vabbè, visto che insistete …
La piena de La Fersena
(Senza punteggiatura e lettere maiuscole: aggiungetele con la vostra fantasia. E anche nel leggerla, decidete voi le pause, le enfasi: siate voi stessi “poeti”, cioè creativi!)
impregna di sé
erba paziente
rocce assetate
asfalti insidiosi
erosa montagna
disciolta da un cielo
colore di terra
galoppo sfrenato
liquidi pensieri
spazio scolpito
forme sospese nel nulla
lingua di acqua
attrae lo sguardo
al pari
di onda di fuoco
danzante
dal ceppo
e invita il tuo corpo
a librarsi
in una vertigine alpina
sfuggono a valle
saltando
tronchi rubati alle sponde
avulse membra stillanti
dal corpo indifeso del mondo
tratti bizzarri
su perenne dipinto vivente
e tu
vorresti che l’onda di piena
dei tuoi sentimenti
non passasse mai
sotto i ponti di Trento
ove Fersena scorre
oggi
violenta
Lo confesso, quel “passare sotto i ponti” l’ho copiato da un certo G. Apollinaire: “Sotto il ponte Mirabeau la Senna scorre. E i nostri amori. Che io me ne sovvenga. La gioia mai mancò dopo il dolor” (del coronavirus, n.d.r.)
Coraggio, amiche ad amici: ce la faremo anche questa volta, alla faccia del coronavirus, che poi io la corona gliela toglierei proprio a quel “malamente”!
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CORONAVIRUS, LA TERZA GUERRA MONDIALE – 1
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Marzo, 2020 @ 9:32 amDetto altrimenti: armiamoci con le armi adatte! (post 3796)
Ognuno di noi è una goccia nell’oceano dell’umanità. Ma ogni goccia confluisce innanzi tutto nel suo mare e se è una goccia inquinante, lo inquina: tre parole irresponsabili della Christine Lagarde (lei, un vero euro-virus!) ed è un disastro finanziario. La persona va rimossa subito.
Hoi sentito che a seguito di quelle affermazioni le borse avrebbero perso 70 miliardi. Ovviamente non sono in grado di verificare l’esattezza della cifra, ma resta il fatto che si tratta di un danno elevatissimo. In ogni caso, ben prima della sua uscita, non c’era stato un tale che aveva proposto di non aprire le Borse Valori per evitare panico e perdite? Carneade, chi era (stato) costui ? Mi pare che si chiamasse Matteo … ma no, non era Salvini, … era stato un altro Matteo: ora ci penso e se mi ricordo il cognome ve lo dico.

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Lagarde, rimossa da chi? Da un’Europa che deve capire che si deve rafforzare, che deve superare le posizioni egoistiche tendenti ad un cieco sovranismo. E dire che noi europei abbiamo sotto gli occhi la migliore/peggiore lezione: l’Italia sta combattendo il coronavirus con una corretta politica unitaria. L’Europa no, come se il virus facesse differenza fra un nostro confine regionale ed un confine statale.
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Gli Stati dell’UE: simul stabunt vel simul cadent! O staranno tuttti insieme (Stati Uniti d’Europa) o si indeboliranno tutti

Le parole sono pietre, scriveva Don Milani. Ed allora invece di chiamare questa situazione “pandemia” chiamiamola con un termine più realistico: “terza guerra mondiale”: una guerra che ogni giorno lascia sul campo centinaia di morti e migliaia di imprese; una guerra che va combattuta con le armi adatte, che non sono certo i cacciabombardieri F35. Le armi che servono sono altre: una vera politica europea che induca a ragionare anche gli USA; un rigoroso e completo riordino delle priorità di investimento. In Europa si comincia a dire che “La prima priorità è la lotta alla pandemia”. Ma poi, quali concrete decisioni conseguenti se ne traggono? In questi casi in un’azienda si opererebbe secondo la tecnica dello zero base budget: si azzererebbero tutte le priorità e se ne redigerebbe un nuovo elenco.

Un completo riordino delle priorità comporta ovviamente anche una diversa attribuzione delle risorse finanziarie a singoli settori fino ad oggi privilegiati da leggi che hanno assegnato loro risorse per tot anni a prescindere dall’andamento complessivo dei conti statali, settori che oggi non potrebbero accampare il “diritto” al mantenimento di quelle disponibilità finanziarie privilegiate. Ne’ si potrebbe opporre che quei finanziamenti ci sono imposti da accordi europei, perché basterebbe replicare che l’UE va accettata in toto e non “alla carta” come fanno quei paesi che ne accettano soli i benefici ed erigono muri di filo spinato contro i migranti. Quindi le regole devono valere per tutti, non solo per noi. E poi, potrebbe essere l’intera UE a smettere di acquistare – almeno per il momento – gli F35.
In particolare poi per noi Italiani, finanziare questa guerra solo con l’aumento dell’indebitamento pubblico fa crescere lo spread e aumenta il costo del nostro debito: occorre quindi intervenire anche con la redistribuzione della nostra finanza interna.


L’esigenza di un intervento simile ai vari livelli (europeo, statale, regionale, provinciale, comunale) può essere avanzata anche da un ente “inferiore”, ad esempio anche da un Comune, uno a caso, ovvero da uno degli enti più vicini ai cittadini, destinatari finali delle decisioni della politica ad ogni livello: importante sarebbe innescare il ragionamento e arrivare al risultato.
Riccardo Lucatti, Presidente Restart Trentino
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SOLO E PENSOSO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2020 @ 12:07 pmDetto altrimenti: 700 anni dopo … (post 3795)
Francesco Petrarca (1304 – 1374). Uno dei sonetti più famosi del suo Canzoniere. Inizia così:
Solo et pensoso i più deserti campi / vo mesurando a passi tardi et lenti, / et gli occhi porto per fuggire intenti / ove vestigio human l’arena stampi.
Il Petrarca si isolava per nascondere al mondo le sue pene d’amore. Questa mattina io, pur non avendo da nascondere agli occhi altrui alcun travaglio d’amore, passeggiavo “solo e pensoso” lungo il fiume che scorre davanti a casa mia, la Fersena, un fiume – altri dicono torrente – che scende dalla Val dei Mocheni per poi tuffarsi nell’Adige. Solo, per via delle regole che ci sono imposte dal “coprifuoco coronavirus”; pensoso, perché i pensieri mi fanno compagnia. Ed allora mi sono detto: cerca di cogliere gli aspetti positivi di questa situazione. Ho cercato, ci sono riuscito.

Nessuno scalpiccio di passi, nessun motore d’auto. Il silenzio … anzi, la musica: il gorgoglio delle piccole onde, il cinguettio degli uccelli.


Un airone cinerino immobile nell’acqua in attesa del passaggio del … cibo. A 900 m dal Duomo della città. Pensieri “leggeri”, se vogliamo, ma perché non farli? (foto di Luigi Zullo).
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Poi un altro pensiero, questa volta molto serio: la ricercatrice che per prima ha individuato la presenza del coronavirus; le infermiere, le dottoresse e le ricercatrici che si sfiniscono dal lavoro, quanto sono pagate? Dice … si sa, le donne … Ecco il punto, le donne, anzi, le Donne ovvero le Dominae della nostra vita, dal concepimento alla nascita e oltre. E oggi, custodi della nostra salute. Altre poi, in posti di alta responsabilità nelle strutture ospedaliere e mediche internazionali, intervistate dalla nostra TV: tutte Italiane all’estero! E noi? Noi strapaghiamo i calciatori (maschi, of course) perché loro sono attrattivi di masse di spettatori paganti (allo stadio e in TV). Ma se calcoliamo il numero di quanti sono “attratti” nel senso di debitori del lavoro delle Donne di cui sopra, vedremo che ne avremo di che riempire un’infinità di stadi di calcio e di ascolti TV! E allora, una conseguenza positiva di questa terza guerra mondiale dovrebbe essere la rivalutazione del ruolo e della remunerazione di infermiere, dottoresse e ricercatrici.
E voi, quali pensieri positivi maturate durante questa pausa forzata della corsa della vita?
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LA QUARANTENA DELL’ INTELLIGENZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2020 @ 9:38 amDetto altrimenti: sconsigliata a tutti (post 3794)

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Marzo: per me un mese da evitare! L’anno scorso, il 25 del mese, un volo con gli sci e la frattura della testa dell’omero e del trochite. Quest’anno nessuna caduta con gli sci ma per me over 75 sia pure di un solo anno quarantena fisica preventiva anti coronavirus in casa! Ecchediamine! Ha da passà a nottata! … (per mia fortuna ho un balcone che si affaccia sulla Fersena …).
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Ma anche quarantena dell’intelligenza? No, grazie. Per ulteriore mia fortuna gli scaffali pieni di libri letti e da leggere; il mio computer; il mio blog; i miei amici via e-mail, a cominciare da voi care lettrici e stimati lettori: non è poco. Ogni mattina bonora (sono “bonorivo” cioè mattiniero) accendo il computer e guardo quanti lettori ho avuto il giorno precedente: 40 … 50 … questi i numeri. Pochi? Ma no, dai … visto per il 50% sono lettori “nuovi” e considerato che io non faccio parte di nessun social network (ne resto lontano per il timore che una mia adesione mi conduca a destinare troppo tempo alla lettura ed alla risposta ai contatti che si svilupperebbero. Ho il mio blog e ciò mi basta. Ma questa è un’altra storia).
Soprattutto ho molto tempo per pensare. E penso ad una immagine: se ti poni in cima ad un’alta scogliera, del mare hai la massima visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendi i due tipi di percezione gradualmente si invertono; quando ti immergi nell’acqua hai il massimo della percezione sensoriale e nessuna visione d’insieme. Questa immagine riguarda lo spazio verticale del tuo punto di vista e quello orizzontale della superficie del mare.

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Ma un ragionamento analogo si può fare anche riguardo al tempo. Infatti noi usualmente viviamo delle percezioni sensoriali del tempo presente, del passato prossimo e del futuro imminente. Facciamo fatica ad inquadrare la nostra vita quanto meno nella Storia (lasciamo perdere la preistoria! Basterebbe la Storia!) e nella prospettiva – almeno – dei nostri figli e nipoti, per limitarci a due generazioni (e sarebbe già tanto così!). In questo senso, Paolo Mieli, “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo”, Rizzoli 2013.
E invece il “mondo” (= insieme di relazioni) e la Terra (= il pianeta) vivono da milioni di anni ma noi, oggi, stiamo mettendo a rischio il futuro di entrambi con azioni di brevissimo periodo. E allora, proviamo a fare uno sforzo di immaginazione, proviamo a salire in cima ad una scogliera “temporale”, ad esaminare il passato molto remoto e a cercare di immaginare e programmare un futuro anche molto più che prossimo. Si tratta di allargare il campo visivo del radar della nostra “intelligenza”, cioè della nostra capacità di “raccogliere dati, di metterli in relazione fra di loro” e di operare di conseguenza alle loro risultanze. In internet gira – fra i tanti – il filmato di una giovane conferenziera (indiana?) che tiene un discorso su questi temi. Io l’ho sbobinato e ve lo trascrivo:
“La natura è una grande sperimentatrice. Come pensate che sperimenti? Fondamentalmente scarta le specie che non supportano l’intero sistema. E sperimenta da milioni di anni. Ha scartato i dinosauri, probabilmente ha scartato anche le tigri dai denti a sciabola, ha scartato il ramapiteco. Ha pure scartato l’uomo di Neanderthal e altre e altre specie che vivevano da 200.000 anni, alcune anche da 10-20 milioni di anni. Questa è solo informazione.
Ma la domanda è: quanto siamo sicuri del successo della nostra specie, del successo di questa specie umana? Siete sicuri che sopravviveremo per sempre? Se dobbiamo sopravvivere per sempre, significa che dobbiamo essere di qualche beneficio per il sistema. Se non fossimo di beneficio all’intero sistema, che cosa farebbe la Natura? Ci scarterebbe. Siamo di beneficio all’intero sistema? Se dovessimo avere un colloquio con il pianeta Terra, cosa pensate che ci risponderebbe? Non sarebbe molto felice di noi. Siamo probabilmente dannosi più del vaiolo che non esiste più. Siamo dannosi, creiamo grandi calamità, siamo crudeli verso questo nostro pianeta. Se osserviamo qualsiasi altra specie notiamo che tutte le altre specie uccidono solo quando vengono minacciate o quando sono molto affamate. Ma noi come specie umana non ci siamo evoluti, uccidiamo non per la nostra sopravvivenza ma per dar prova della nostra superiorità, per provare il nostro dominio sull’intero pianeta e a volte anche solo per piacere.
C’è un gran rumore nel mondo riguardo al Coronavirus. E se fosse il Coronavirus il modo della Natura di eliminare il virus “uomo”? C’è una possibilità molto alta che sia così, giusto? Non siamo di beneficio al sistema. Se non siamo di beneficio al sistema – lo abbiamo visto più volte – la Natura ci scarta. Nella situazione attuale la Cina non è il problema. I Cinesi non sono il problema. Qual è il problema? Il problema è la nostra coscienza. Stiamo vivendo e facendo esperienza della separazione, stiamo vivendo e facendo esperienza pensando di essere separati da tutti. E questa separazione guida la coscienza con le sue ripercussioni. Possiamo vederlo nel mondo con il cancro, i disastri, le calamità naturali o il Coronavirus.
E’ il momento di svegliarsi. Adesso non possiamo continuare a vivere in uno stato di disconnessione dalla nostra coscienza. Più disconnessioni noi creiamo, più caos ci sarà nel mondo intorno a noi. Se state davvero cercando un mondo felice, un mondo colmo di gioia, se vogliamo avere un mondo meraviglioso per i nostri figli e i nostri nipoti, allora la nostra trasformazione deve avvenire qui e adesso. E’ già troppo tardi.”
Che ne pensiamo, tutti noi, di questo avvertimento?
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FUNIVIA TRENTO – BONDONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2020 @ 6:45 pmDetto altrimenti: il suo necessario general management (post 3793)
Director in inglese significa amministratore, per cui il nostro CDA-Consiglio di Amministrazione in inglese è il Board of Directors. Il manager inglese, letteralmente è il nostro direttore per cui il general manager è il direttore generale e il general management è l’organizzazione generale di una società, di un progetto.
Sulla “Idea del progetto” funivia Trento-Bondone se ne sentono tout-court di tono opposto: Si! No! Fine. E invece … invece da qualche tempo per le posizioni di vertice nelle aziende vengono ricercati laureati in filosofia, sociologia, lettere, giurisprudenza. Costoro stanno soppiantando ingegneri e laureati in economia e commercio. Perchè? Perché oggi servono: la capacità di avere ed organizzare una visione d’insieme; l’intelligenza collettiva; la logica; la capacità di analisi e di sintesi; la capacità di valorizzare l’apporto degli altri, la creatività. Insomma, la despecializzazione, la valorizzazione di tutte le persone e il funzionigramma prevalgono (finalmemente, n.d.r.) sulla specializzazione, sull’uso strumentale delle persone e sull’organigramma. Ma veniamo a noi, alla nostra funivia.
Da ex liceale classico e laureato in legge, manager per una vita e attuale VIP-Vecchietto In Pensione che va a scuola della rilettura dei classici, preferisco inquadrare l’idea progetto Funivia Trento-Bondone secondo uno schema logico, come segue: A) il progetto ha una sua validità logica? B) se non ce l’ha, l’analisi finisce qui. Se ce l’ha, occorre vedere se i conti tornano ove il progetto sia inquadrato in un progetto di maggiore dimensione strategica; C) infine, occorre verificare l’eventuale diritto del progetto ad essere collocato ai primi posti della progettazione finanziaria complessiva della città e della provincia.

A) La validità logica esiste se la funivia serve a portare la montagna in città e non la città in montagna. In altre parole, se è concepita soprattutto per valorizzare Trento e non soprattutto le aree turistiche del monte Bondone. Aree turistiche oggi soprattutto sciistiche, ma se si pensasse che il ruolo della funivia dovesse essere quello di portare più facilmente gli sciatori sulle piste del Bondone, allora io voterei per non realizzare l’impianto. Invece essa deve esser vista come una valorizzazione della città capoluogo ed inoltre come lo strumento per la creazione e l’offerta di un nuovo prodotto turistico: il “Dislivello non solo invernale”, nel senso di inquadrarsi in un progetto più ampio, di cui alla lettera successiva.
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B) Infatti la funivia si deve inquadrare in un progetto strategico ben più ampio, quello che realizzi in Trentino (e perchè no, anche in Regione) un unico sistema funiviario di risalite dotate di un sistema di piste ciclabili estive in discesa che a loro volta si colleghino con le attuali piste ciclabili di fondo valle. In Austria ciò esiste già e si chiama Tirol Mountainbike Safari (v. in internet, una quindicina di funivie per 700 km di discese). Ciò farebbe di Trento la capitale di una nuova Bikeland.
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Sulla dimensione anche economica del cicloturismo in provincia e in regione esistono gli atti di una serie di convegni organizzati dalla Provincia Autonoma di Trento. Dice … le biciclette in montagna? Non fia mai! E invece si, ragazzi! Infatti la materia non è da lasciare senza regole né da vietare, bensì è da regolare professionalmente: si confrontino al riguardo i Quaderni di ciclo escursionismo e di cicloturismo editi dal CAI Centrale e reperibili in internet.
C) La decisione finale, ove i punti precedenti abbiano trovato risposta e soluzione positiva, va presa ovviamente tenendo conto delle altre necessità di investimento, al fine di redigere la migliore graduatoria. Vi è tuttavia da fare una considerazione aggiuntiva: l’investimento relativo può essere fatto in project finance e/o anche con una public company, che non è una società pubblica, bensì una società “del” pubblico, cioè “privata”, cioè “dei cittadini”!
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Spesso in Italia un progetto non è finanziato perché non bene strutturato e spesso non si struttura bene un progetto perché non si è sicuri del suo successivo finanziamento. E allora … buona progettazione del progetto Funivia del Bondone a tutte e a tutti! F.to Riccardo Lucatti, Presidente dell’Associazione Restart Trentino.
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PENSARE SIN D’ORA ALLA RIPRESA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2020 @ 12:18 pmDetto altrimenti: per quando sarà passato il coronavirus … (post 3792)
Oltre ai molti lutti e ai danni economici, l’epidemia avrà prodotto anche qualcos’altro di non-negativo, anzi di buono. Ad esempio, ci avrà fatto vedere come sono belle le nostre città senza le auto; avremo imparato che al pronto soccorso si va solo per esigenze serie; ci avrà fatto riscoprire il valore di quelle tante “piccole cose” per le quali non avevamo più tempo, quali leggere libri, curare i fiori sul balcone, e … fermarci a pensare.

Ad esempio, pensare sul come finanziare la riparazione dei danni e la successiva ripresa. Le nostre Istituzioni (governo, Parlamento, UE) stanno consentendo lo sforamento dello sbilancio deficit-PIL oltre il limite preconcordato, cioè ci stanno consentendo di finanziare quanto ci serve per il dopo coronavirus attraverso l’aumento del nostro debito pubblico. “L’UE lo consente!” Si afferma con soddisfazione, E i mercati? Per ora, anche, solo che aumenta lo spread, cioè aumenta il costo del nostro debito pubblico in termini di interessi da corrispondere al sistema finanziario acquirente dei nostri titoli di debito. Quo usque tandem? Fino a quando, però?
Al che io mi permetto di suggerire una seconda via, o almeno una via parallela: quella di riscrivere l’odine delle priorità di spesa a livello UE, Stati, Regioni, Città. In altre parole: le priorità di ieri sono tali anche oggi o forse quell’elenco ha un ordine diverso?

Un esempio: l’acquisto dei costosissimi cacciabombardieri F35 oggi forse non è più prioritario rispetto alla riparazione dei danni da terremoto e da virus; agli investimenti per la riconversione e ricostruzione del sistema produttivo Paese; al necessario nuovo ulteriore sostegno alle famiglie terremotare da un sisma o da un virus; al finanziamento ad un livello congruo della ricerca; etc.. Dice … “Ma quelli gli F35 sono un impegno che il nostro paese ha assunto con l’UE: tanti F35 ad ognuno”. Rispondo: ok amici, ma allora che tutti i membri nell’UE rispettino tutte le sue regole e tutti gli impegni, ad iniziare dal non erigere muri e barriere di filo spinato contro le popolazioni in fuga dalle guerre. Insomma, UE si/no, ma non UE “alla carta”. Perché in tal caso, prenderemo anche noi quel tanto di UE che ci fa comodo, cioè UE s.q., secondo quantità, come si legge nei menù dei ristoranti. Il dititto romano recitava al riguardo: simul stabunt vel simul cadent: le regole, o valgono tutte oppure nessuna.
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ADDIO MONTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Marzo, 2020 @ 3:13 pmDetto altrimenti: sciator interruptus … (post 3791)
“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi ha sciato tra voi e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; nevi, delle quali distingue il fruscio, come il suono delle voci domestiche; piste sparse e biancheggianti sul pendìo, come file di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, costretto dal rischio di un virus, se ne allontana!”

Il rischio del contagio coronavirus ha fatto chiudere anzitempo gli impianti di risalita. Lo so, le cose importanti sono altre, per carità! Poi, in un momento come questo! Ma lasciatemi scrivere anche un po’ di “frivolezze”, dai … tanto per alleggerire un po’ la tensione da virus. Oggi ho acceso il computer ed ho guardato il paesaggio che mostra la “Webcam a 360° …” posta sulla Cima Paganella: laggiù il Brenta; qui vicino i cavi della seggiovia già privi dei seggiolini; la pista olimpionica molto ben innevata e perfettamente battuta; qualche rara traccia di sci dipinta sul manto bianco da … evidentemente dagli addetti ai rifugi ed agli impianti.

A metà salita, un gatto delle nevi, probabilmente addetto al trasporto a valle delle merci deperibili del rifugio La Roda. Per il resto, il deserto. Sì, stringe il cuore essere privati così, improvvisamente, di tutto ciò, e dovere riporre in cantina sci e scarponi che invece aspettavano di potere dare almeno un ultimo saluto alle loro montagne di casa.

“T’illumini d’immenso? Anch’io!”.
Lo stesso sentimento di privazione lo provavo da ragazzo quando, a Genova, alla fine di una stagione balneare che per noi durava fino a metà ottobre, mi sdraiavo nel bagnasciuga e abbracciavo i ciottoli levigati per un arriderci a qualche mese dopo, visto che a maggio noi ragazzi già si scalpitava di tuffarci in mare. Ma allora, almeno, l’ultimo bacio alla morosa – l’acqua del mare – lo potevo dare. Oggi invece la nuova morosa, la neve, mi è stata sottratta senza nemmeno poterle dare l’ultimo saluto. Ne’ posso più risalire a piedi fin sulla Cima Tosa, o scalare la Torre e il “Basso” come facevo oltre mezzo secolo fa: sapete, l’età ed una bronchitina cronica me lo sconsigliano. Ogni cosa a suo tempo.

Ho provato a trasformare in foto un fermo immagine del filmato della webcam ma non si riesce. Quindi la foto che ho messo non è esattamente rappresentativa di questi momenti, ma almeno ricorda la cima Paganella che si protende verso la Valle dei Laghi. Alla prossima stagione sciistica, dunque, neve e montagne di casa!

E allora domani vedrò di dare una controllata ad una delle mie biciclette, diciamo … a quella da strada, storica, in previsione della prima sgambata che mi regalerò quando sarà possibile farla senza rischi di contagio!
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LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2020 @ 2:07 pmDetto altrimenti: … salvo le eccezioni e le interpretazioni di legge e i suoi regolamenti di attuazione (post 3790)

Be’ raga … l’avrete capito: sono laureato in legge, Genova 1968. I più fighi direbbero “in giurisprudenza” ma fa lo stesso, dai! Solo che poi nella vita ho fatto il manager e questa mia laurea talvolta è stata poco valutata dai miei colleghi manager ragionieri-laureati in economia e commercio … che quando si accorgevano che non ero dei “loro” (“Non è laureato in Economia? Ma almeno (sic!) è ragioniere, vero?), volendo farmi un complimento ma di fatto denigrandomi, poi se ne uscivano con un “Però, non si direbbe, non si vede quasi”. La rivincita me la prendevo con altre persone, i miei ex colleghi legulei poi diventati avvocati che quando si trattava di discutere problemi legali delle società che mi erano affidate e che loro pensavano di avere di fronte un non-leguleio, io con molta nonchalance, con aria distratta, buttavo lì una citazione dotta sull’argomento, citando i maggiori giuristi esperti del settore. Al che gli avvocati sussultavano leggermente: “Chi è mai costui?”
Una volta in merito ad una certa questione un avvocato citò le “condizioni di punibilità”. Io intervenni: “Ma, avvocato, forse qui occorre rifarsi alle condizioni di procedibilità, come bene insegna l’Antolisei nei suoi profondi studi al riguardo”. Bingo!
Le leggi. Troppo complesse. Molte leggi. Troppe leggi. Molte in contrasto fra di loro ed allora ci siamo inventati le regole del gioco: prevale la norma più recente; no, la più elevata in grado; no, la più specifica, etc., indipendentemente dalla valutazione comparativa dei rispettivi contenuti. Ma anche quando non si tratta di gestire la concorrenza fra due leggi, spesso si tratta di applicare a casi specifici una legge incompleta, non abbastanza specifica. Ed allora le strade sono due: si lascia il compito all’interpretazione del giudice che però in tal caso diventa anche legislatore; oppure ci si rifà ai princìpi contenuti nella Costituzione (v. post precedente). In tal caso i “princìpi” svolgono un’importante funzione suppletiva, integrativa e correttiva delle regole giuridiche (le leggi).

Vi sono poi le eccezioni di legge alla legge, quelle che sì è vero che la legge è uguale per tutti, però salvo le eccezioni di legge. E qui casca l’asino, perché fatta la legge trovato l’inganno, cioè la lunga lista delle eccezioni, lunga al punto da trasformare di fatto una legge in un provvedimento amministrativo di alcune fattispecie.
Infine vi è la trappola dei Regolamenti di Attuazione. Una mia esperienza personale. Ero Amministratore Delegato di S & P – Sistema e Progetto SpA, Rovereto, una società di engineering che si preparava a partecipare a bandi pubblici di gara, quelli regolati dalla Legge Merloni (all’epoca credo che si fosse arrivati alla terza o quarta riedizione, non ricordo). Un giorno stavo andando a Roma in treno ed allora da Trento occorrevano quasi cinque ore. Prima classe, nessun passeggero vicino a me, un bel tavolinetto a disposizione, nessun telefono che avrebbe potuto squillare. Avevo davanti a me i due testi: la legge e il suo regolamento di attuazione. “Questa volta ne vengo a capo” dissi a me stesso. Lavorai tutto il tempo del viaggio, matita e gomma in mano, annotavo riferimenti e contro riferimenti. Giunto a Termini (stazione FS ) e a termine del mio lavoro, capii tutto: la legge rimandava al regolamento che rimandava alla legge. Elementare Watson!
E ora divertitevi un po’ con il latinorum!
Legem brevem esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur. Plurimae leges corruptisssima republica. Summa lex summa iniuria. Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor. Nulla lex satis commoda omnibus est. Salus civitatis in legibus sita est. Ibi potest valere populus ubi leges valent. Dura lex sed lex.
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REGOLE E PRINCIPI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2020 @ 7:40 amDetto altrimenti: “princìpi”, non prìncipi! Come cambia il significato per un accento! (post 3789)
I princìpi hanno due funzioni: 1) ci inducono a prendere posizione nell’assunzione di comportamenti e valutazioni; 2) ci consentono di integrare le leggi eventualmente incomplete o generiche.

Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, stava assegnando le case popolari secondo suoi criteri di giustizia. I suoi funzionari gli fecero osservare che la legge prevedeva un criterio diverso. Rispose: “Io assegno le case. Voi andate a cambiare la legge”. La Pira era un “uomo di princìpi” ovvero aveva e credeva in alcuni criteri contenutistici, morali e di equità che lo inducevano a prendere prioritariamente posizione di fronte a situazioni ancora indeterminate. I suoi funzionari erano persone “di regole, di legge” ovvero ubbidivano ad una legge (senza valutarne il contenuto).

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Ugualmente è persona di princìpi Greta, quella ragazzina che ha smosso il mondo intero in favore della difesa dell’ambiente.
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E quell’altra, Carola, comandante di una nave, che non ha “ubbidito” agli ordini di un nostro ministro e ha sbarcato i naufraghi.
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Ed era uomo di princìpi il nostro Alcide De Gasperi, che affermava che lo statista doveva agire per le prossime generazioni e non per le prossime elezioni. Per converso, erano “uomini di legge” i nazisti e i fascisti che ubbidivano alle loro (ahimè anche nostre!) leggi di sterminio e raziali.
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“Spiacente, la procedura non lo consente!” Nell’ ‘800 il diritto dello Stato era un diritto per regole, volendo ironizzare, era un diritto per prìncipi, cioè quello elargito dal principe regnante di turno. Oggi per fortuna gli stati costituzionali moderni si sono dotati di un diritto per princìpi. Infatti, se il nostro “diritto” consistesse solo in leggi, si potrebbe affidare la funzione della giustizia ad un computer: inseriamo il fatto, emette la sentenza. I sistemi “per regole” purtroppo oggi permangono (in alcune leggi ed anche) sui piani “inferiori” della vita quotidiana: avete una necessità, vi rivolgete ad uno sportello pubblico o ad un servizio assistenza e spesso vi sentite dire che “la procedura non lo prevede, non lo consente”.
Viene da chiedersi: da dove ci derivano questi “princìpi”. Da un sentire innato, quasi naturale? Certo, ed allora ecco che i “positivisti del diritto” non accettano se non le leggi formalmente emanate e promulgate dagli organi preposti: “Guai – affermano – a cedere spazio a questo preteso diritto naturale! Noi perderemmo potere!” E invece no, guarda un po’, la Costituzione della Repubblica Italiana per nostra fortuna è ricca di princìpi, ed è tale non perché abbia ceduto il passo ad alcunchè, ma perché la nostra politica laica – cioè ricca di tante diversità politiche – nel secondo dopoguerra ha trovato un accordo nell’esprimere princìpi fondamentali all’interno di una legge della concordia, la nostra Costituzione, appunto, ricca di princìpi accettati da ogni diversa componente politica di quella fase legislativa costituente. Nel fare ciò, la Politica dell’epoca ha inoltre inteso esprimere al massimo il proprio “positivismo”: “Questi princìpi sono tali non perché derivano dalla legge naturale, ma perché li ho codificati io stessa”.

La DEMOCRAZIA DIRETTA, ovvero dalla democrazia alla oligarchia. Il problema sorge quando si fanno le leggi successive, che sono espressione della sola maggioranza politica di turno e che tirano per la giacca i princìpi costituzionali, fino a volere modificare la Costituzione stessa con una legge costituzionale. Queste leggi – costituzionali comprese – sono le leggi della discordia. Il danno maggiore che possono fare è aggredire la Costituzione sino a stravolgerla utilizzando il suo punto debole, e cioè il fatto che essa non esclude un percorso costituzionale per … distruggere se stessa! Un esempio? Utilizzando le procedure previste dalla Costituzione si potrebbe arrivare alla cosiddetta “democrazia diretta” e cioè a leggi emanate da pochissime persone (forse) esperte; avallate da una maggioranza di like inconsapevoli; obbligatoriamente e formalmente approvate da parlamentari completamente esautorati e per di più – non facciamoci mancare nulla! – vincolati da un bel vincolo di mandato. A questo punto la democrazia si sarebbe “mocraticamente” (cioè proprio così, “mocraticamente” ovvero a stretto rigore in modo non completamente de-mocratico!) auto trasformata in una oligarchia. Alla faccia dei migliori (ormai ex) princìpi. Ed allora, quando ti vogliono fare il “regalo” della democrazia diretta, una sorta di moderno cavallo di Troia, domandati cui prodest, cui bono, chi ci guadagna, dov’è la fregatura: piensa mal y acertars, pensa male e indovinerai, dicono in Spagna!
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