VAL PASSIRIA CON LA FIAB

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Luglio, 2016 @ 6:13 am

Detto altrimenti: anche in visita alla casa natale di Andreas Hofer   (post 2432)

 

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Non siamo andati in Val Passiria per quello specifico motivo, né durante la gita se ne è molto parlato. Tuttavia nel momento di scrivere queste righe mi sono ravveduto: su Andreas Hofer trovate molto in internet. Io osservo solo che talvolta chi si espone molto per una causa, alla fine può essere “sacrificato” proprio dai suoi, se questi hanno fatto la pace con il nemico. Probabilmente è per questo motivo che nella politica odierna (anche locale!) si adotta il “mai di dire mai” perché … “non si sa mai” (tuttavia sia chiaro alle mie lettrici ed ai miei lettori che io faccio il tifo per tutti gli Andreas Hofer di questo mondo!).

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Seconda particolarità: per le giornate dal 22 al 24 luglio noi Fiabbini avevamo programmato una gita al Lago Chiemsee in Baviera, poi soppressa per indisponibilità degli hotel ad accogliere la nostra comitiva per solo due notti. S’era quindi pensato di sostituirla con una gita a Monaco di Baviera, cosa che non s’era fatta per recuperare la gita in val Passiria a suo tempo soppressa causa cattivo tempo. Monaco: saremmo bastati sul luogo della strage al centro commerciale!

Val Passiria 24 lug 2016 (8)

Bellezze: 1) al bagno …

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Il resoconto della gita, ottimamente riuscita: al nostro arrivo a Merano con il pullman condotto dall’ottimo autista-ormai-amico Piero, ci aspettano tre colleghi bolzanini: Fabio e gentile signora Oriana e la simpatica Sara che ci conducono all’ “attacco” della salita attraverso le più belle strade della città. Durante la salita, breve sosta presso un gradevole complesso bar-alberghiero un poco distaccato dalla pista ciclabile. In prossimità di S. Leonardo, sosta al laghetto del percorso Kneipp.

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… 2) sul ponte del Passirio …

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Indi liberi tutti fino alle 14,00 quando si rientra: circa 42 km fra andata e ritorno, la metà in salita, quasi tutto su sterrato. 350 metri di dislivello, quattro brevi “strappi” all’8 %. In discesa prestare qualche attenzione al ghiaino, tutto bene … tranne una lieve scivolata di un’amica: evvabbè, sono rischi del mestiere! Tuttavia il ghiaino un risultato positivo l’ha ottenuto: quello di farci rimanere disciplinatamente in fila indiana, tanto da sembrare una comitiva di tedeschi!

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… 3) sul ponte di Merano …

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A Merano attraversamento dei vicoli e della strada principale, quindi al pullman che ci conduce alla Forst per una meritata birra. Partenza programmata, ore 18,00. Su richiesta di tutti anticipata alle 17,00.

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… 4) fra le albicocche meranesi!

La valle? Splendida, solo qua e là ci è apparsa forse un po’m troppo “aggredita” da nuovi complessi alberghieri, ben realizzati, s’intende, ma sempre un po’ troppo “voluminosi” per non correre il rischio di spoetizzare l’ambiente. Pensate un po’ che di sti ani, ovvero 50 anni fa, là dove ora ci sono meleti, v’era una selva di salici bianchi e che popolavano le anse del fiume, luogo nel quale i ragazzi d’allora erano soliti ritrovarsi per vivere avventure salgariane (notizia Fabio, Fabio che con la nostra Renata ricorda come in quel punto vi fosse un’ansa balneabile, in quell’altro una semplice trave gettata di traverso per consentire la traversata del corso d’acqua!). E se dove c’erano i salici oggi ci sono i meleti, dove c’era il fieno ora ci sono campi da golf!

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Finalmente! Una volta tanto tutti ordinatamente in fila … tedesca!

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Altra “nota notevole”: passiamo accanto ad una falegnameria industriale (Gen. Legno Passiria). Stava fallendo, i suoi dipendenti la rilevarono con il contributo della provincia ed ora è la migliore del settore! (altra notizia Fabio!).

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Qui a fianco: se qualcuno fora, cade, ha un salto di catena, si attarda: nessun problema! C’è il nostro Francesco che risolve tutto, la nostra “scopa” in coda alla comitiva! Grazie, Francesco!

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Perché no?

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Sul pullman del ritorno Adriana informa della festa popolare a Graumo (Val di Cembra) di sabato 6 agosto, ed io stesso sulla successiva pedalata di domenica 7 agosto in val Concei, Laghi di Ledro e d’Ampola e a Riva del Garda. Alle 18,00 siamo a Trento. Alla prossima, dunque e …. joint us, unitevi a noi, iscrivetevi alla FIAB! Basta cliccare “Fiab Trento” e in internet trovate tutto ciò che serve …. dai, cosa aspettate?

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CONGRESSI E CORTEI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Luglio, 2016 @ 5:50 am

Detto altrimenti: ve ne sono di due tipi                                                 (post 2431)

  1. Tutti i partecipanti hanno la stessa bandiera, lo stesso cappellino, la stessa idea in testa: quella del “capo”.
  2. Ognuno si è organizzato come può, ha confezionato il suo vessillo, il suo cappellino. Ognuno ha la sua propria idea e la confronta con quella del “capo”.

Io preferisco il secondo tipo.

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MAMMA LI TURCHI – 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Luglio, 2016 @ 5:55 pm

Detto altrimenti: qualche riflessione di contorno …   (post 2430)

UE: “Rispetta i diritti umani. Se introduci la pena di morte si interrompono le trattative per l’ingresso in UE” . Mi chiedo: ma se non introduce la pena di morte e “si limita” a torturare che si fa?

D: interrotta ogni trattativa di ingresso in UE.

USA: “Rispetta i diritti umani”.

Il gran capo: “Manifestazione contro di me? Autorizzata, tanto molti saranno spaventati e quei pochi che ci andranno, li filmiamo”.

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A LEZIONE DI CICLO PEDONALE -1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2016 @ 3:18 pm

Detto altrimenti: in assenza di norme del codice della strada, un po’ di ragionevolezza da parte di tutti     (post 2429)

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Bici-barca: in questo caso  il problema non si pone

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Biciclette e pedoni: una convivenza non sempre agevole. Dice … “I pedoni hanno sempre la precedenza”. Ma cerchiamo di essere più precisi: immaginate una autostrada sulla quale viaggino auto a 30 kmh e auto a 210 kmh, sulla quale le auto più lente “abbiano la precedenza” e si sentano autorizzate, senza preavviso alcuno, a

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  • non procedere sulla corsia di destra (sinistra, per i pedoni in ciclopedonale);
  • fermarsi o procedere a cavallo delle due corsie nell’unico senso di marcia;
  • invertire improvvisamente il senso di marcia;
  • cambiare improvvisamente corsia di marcia.

Questo è quanto spesso fanno i pedoni a 3 kmh rispetto alle biciclette a 21 kmh, fra l’altro  occupando la pista ciclabile anche quando a fianco vi è una apposita pista pedonale. Ora, vi è una norma dell’attuale codice della strada che sanziona i pedoni che con la loro sosta ostruiscano il marciapiede! Ed allora, a maggior ragione, provvediamo a regolare questo aspetto anche sulle ciclopedonali!

Ma ce n’è anche per i ciclisti, i quali spesso

  • non viaggiano in fila indiana;
  • interpretano la pista ciclopedonale come una pista di allenamento per il km lanciato;
  • non utilizzano il campanello;
  • quando sono in comitiva e il capofila si ferma, tutti gli altri fanno “mucchio”.

E allora, che fare? Andiamo tutti (io compreso, naturalmente!) a lezione di ciclopedonale: saremo  più informati, consapevoli, rispettosi, prudenti. Semplice, vero?

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PROVE DI E-BIKE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2016 @ 2:53 pm

 

Detto altrimenti: ma che si può fare co’ ‘ste e-bike?     (post 2428)

Cosa si può fare? Ecco un test tecnico, anzi due.

 

La bicicletta

  • 30160810BRuga100027mountain bike
  • Motore: Bosch, 400 Ampere , 400 Ah
  • Peso: 25 kg

Il ciclista

  • Età: 72
  • Peso: 77
  • Allenamento: medio (1734 km già percorsi nella stagione)

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PRIMO TEST

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ballino04Il percorso

  • Da Riva del Garda (m 65 lm) al passo del Ballino (m 750 lm).
  • Lunghezza: km 15
  • Dislivello: 685 metri
  • Pendenza media (al netto di 2 km di falsopiano): 5,3%
  • Potenza elettrica utilizzata per la salita: 2/5 del totale, con modalità “tour” (la seconda, nella scala eco, tour, sport, turbo).
  • Velocità media di salita (compresi i 2 km di falsopiano): 10 kmh.

L’ho fatta due giorni fa. Mi ha ricordato quando venticinque anni fa salivo (a pedali, con bici da corsa, rapporti 39-28) il Colle del Sestriere come “aperitivo” per una giornata nei boschi con moglie e figli: da Cesana Torinese (m 1350 lm) al Colle (m 2.050 lm): anche lì erano 700 metri di dislivello, però su 11 km, con pendenza media del 6,4%, senza alcun  falsopiano per tirare il fiato e senza aiuti elettrici: cosa non fanno 25 anni di meno!

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La mia bici, affacciata verso il Lago di Cavedine

Dopo la salita, sono sceso dall’altro versante, verso nord: Fiavè, Ponte Arche, Maso Limarò, Lago di Cavedine, Dro, Arco, Riva del Garda, totale 65 km. Nella seconda parte del percorso, per testare la durata della batteria, anche se non ne avevo bisogno ho utilizzato sempre la modalità tour anziché la eco (la eco sopperisce al maggior peso della bicicletta e vi regala inoltre un piccolo vantaggio aggiuntivo). Alla fine, avevo a disposizione una potenza elettrica residua del 30 % sul totale, pari a circa 45 km in regime eco – devo intendere:  in pianura – . Quindi, quei 150 km di “buono” che vi indica il computer a batteria carica, sono abbastanza veritieri per percorsi che non prevedano salite lunghe e ripide sempre che facciate lavorare anche vostre le gambe!. Infatti,  se utilizzate modalità “potenti” (sport-turbo) potete usare alla ruota rapporti più duri, più veloci: faticate molto meno ma 1) non fate esercizio fisico; 2) consumate presto la carica elettrica.

N.B.: quei 45 km residui in pianura equivalgono a circa 15 km in analoghe condizioni di salita. Morale: la batteria garantisce assistenza per una salita come quella del Passo del Ballino per una lunghezza massima di 30 km.

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SECONDO TEST

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Sdraiata solo perché non ha il cavalletto!

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Da Arco (70 m lm) ad oltre il Rifugio S. Giovanni al Monte (m 1070 lm): dislivello di 1000 m in 11,5 km. I primi 4 km sono al 15%. Poi “spiana” al 9 – 12%. Tempo Impiegato, 1h 20′ alla media di circa 10 kmh. Frequenza cardiaca all’arrivo: 105 battiti al minuto. Livelli di “aiuto elettrico” utilizzati: tour con punte di sport. Riserva elettrica ancora disponibile all’arrivo:  due tacche su cinque (40%) pari a  km 50/40/30, rispettivamente  in modalità eco/tour/sport – devo intendere: in pianura.

N.B.: quei 50 km residui equivalgono a circa  5 km in analoghe condizioni di salita. Morale: la batteria assiste una salita al 10% in regime tour con punte sport, per una lunghezza massima di circa 17-20  km. L’autonomia aumenta se usate eco con punte tour o se non passate mai al regime sport.

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MAMMA LI TURCHI – 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2016 @ 2:09 pm

Detto altrimenti: nonostante il titolo, un post molto serio (e tristissimo!)     (post 2427)

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“Cose turche”, altro nostro modo di dire. E in questi giorni è proprio il caso di dirlo. Nulla succede per caso. Ed allora, facciamo un po’ di connessioni.

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Sono solo di poco tempo fa improvvise e inaspettate scuse della Turchia alla Russia per avere abbattuto un suo cacciabombardiere , della serie “Vedrete che conviene che ce la teniamo amica, la Russia …”

I giudici turchi stavano indagando su affari di famiglia del gran capo. Il gran capo (“Ah, questi giudici politicizzati, è una persecuzione, è ora di finiamola!”).

Il gran capo già da tempo stava cercando di rafforzare vieppù il suo già forte potere assoluto.

Non è credibile che con la sua rete di polizie segrete il gran capo non fosse al corrente dell’imminenza di un colpetto di stato (i suoi militari hanno dichiartato che ne erano informati ore prima, proprio dai servizi segreti!). Ma lui, “Anzi … lasciate che facciano: in quattro ore li sistemiamo noi … tanto l’occidente non interverrà per quattro motivi:

  • hanno visto cosa succede a cacciare i capi assoluti in Libia e Siria;
  • temono che noi ci si riavvicini alla Russia;
  • temono che noi non si frenino più i migranti”;
  • temono il rafforzamento dell’Isis.

Colpetto di Stato: bloccato in quattro ore. Purga alla sovietica/nazifascista: incredibile ma vero! In poche ore sono state “istruite” (si fa per dire) istruttorie a carico di decine di migliaia di persone presunte colpevoli o comunque presunte sospette. Non solo nei posti di comando, ma anche nei semplici posti di lavoro vengono inserite solo persone “meritevoli” (decenni fa da noi lavoravano solo gli iscritti al nazionalsocialismo/fascismo, ovviamente non ebrei). Il gran capo invita la popolazione a denunziare … come ai tempi della terribile polizia Stasi nella Berlino est. Nel frattempo, i prigionieri come nei lager nazisti, anzi … “Il popolo vuole la pena di morte e la richiesta del popolo per me è un ordine, un dovere. Comunque nel frattempo li faccio torturare.”

 Cosa mi auguro? Due cose:

  1. Che il gran capo usi clemenza. Anche perché, se vogliamo vedere la cosa dal suo punto di vista, usare clemenza è la maggiore espressione del potere assoluto.
  2. Che si costituiscano al più presto gli Stati Uniti d’Europa: un solo esercito, un solo FBI, una sola politica.
  3. Che nel frattempo l’UE non scenda a compromesso con quel gran capo: sarebbe un compromesso molto “sporco” (v. post precedente).

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LA POLITICA DEL COMPROMESSO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2016 @ 5:28 am

Detto altrimenti: est modus in rebus … vi è un limite in ogni cosa    (post 2426)

“Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citaque nequit consistere rectum” così Orazio nelle sue Satire: c’e’ un limite nelle cose, vi sono certi confini oltre i quali non può esisisre il giusto”.

Polloi, i molti; polis, la città, luogo di molte persone; politica, l’azione di molti. Tuttavia oggi pare che la politica sia azione sempre di più di pochi. Innanzi tutto di coloro che – gruppo sempre più sparuto – vanno a votare. Poi, attraverso il gioco delle scatole cinesi, di quei pochi che occupano la “scatola giusta”: una sparuta minoranza che però rappresenta la maggioranza fra le minoranze. Ciò quale conseguenza del passaggio da un sistema maggioritario ad uno nel quale tutti sono minoritari.

Ed allora, come ridare vita e voce ai polloi? Semplice, direbbe il Gufo Saggio dall’alto della sua quercia: riavvicinando la gente alla politica, Già, ma come fare per ottenere questo risultato? Come fare dal momento che la “politica” percepita dalla gente è spesso una “politica negativa” fatta di arrivismo, di conquista di posizioni di potere e di privilegi anziché di servizio alla collettività, ci inaccettabili compromessi?  Come fare quando chi ha sostenuto una corrente di pensiero politico si accorge che i suoi riferimenti, le persone nelle quali egli ha creduto, scendono a compromessi a proprio giudizio inaccettabili, pur di rimanere in sella?

Il compromesso … si dice: “la politica, si sa … è la politica … la politica lo richiede …. La politica è mai dire mai … la politica è l’arte del compromesso …”. Ecco il punto. Come se lavare il proprio agire nella politica anziché in Arno , potesse dare legittimità, coerenza, accettabilità a qualsiasi compromesso. Il compromesso. Un venire a patti, un transare, un accettare …Ma il compromesso è un valore assoluto? Io dico di no, e con me ben altre menti, ben altri studiosi, ben altri storici. Basta leggere Luciano Canfora “Guerra civile ateniese”; Paolo Mieli “I conti con la storia” o Avishai Margalit “Sporchi compromessi”. Per cercare di spiegarmi meglio, riporto qui un breve inserto internet sul libro di Avishai:

Quand’è che il compromesso politico è accettabile e quando si tratta invece di qualcosa di “sporco”? E cosa fare se un compromesso sporco è necessario sul piano politico? L’arte del compromesso è una grande virtù politica, soprattutto quando la si esercita nell’interesse della pace. Ma vi sono limiti morali oltre i quali diviene inaccettabile anche se il fine è il bene comune. A confronto sono qui due opposte visioni del compromesso e della politica: una “economica”, per la quale non esistono beni che non siano scambiabili; l’altra, “etica” , che considera certe transazioni un tabù assoluto. Esaminando un’ampia gamma di esempi – tra i quali il trattato di Monaco, la conferenza di Yalta e i negoziati arabo-isreliani – Margalit getta una luce nuova e sorprendente sulle nozioni di guerra, pace e giustizia.

Volete leggere questi libri? Se avete tempo, direi tutti e tre e mi permetto di suggerirvi in quale ordine: Canfora, Mieli, Avishai. Se invece avete poco tempo, leggete almeno Mieli, che tratta dell’argomento in un singolo capitolo: più breve di così …

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TRENI 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2016 @ 2:33 pm

Detto altrimenti: e qui da noi, in Trentino, i binari unici?       (post 2425)

Due post fa. Sciagura ferroviaria in Puglia. Qui da noi, alla TV: “I nostri treni che viaggiano su binario unico sono assistiti dai più moderni sistemi elettronici ed automatici di controllo del traffico”.

Non mi basta. Vi spiego perché.

downloadIo sono un velista. Quando navigo in alto mare dispongo di ogni migliore strumento elettronico per calcolare posizione e rotta. Tuttavia, alla partenza da ogni porto, verifico la mia posizione sulla carta nautica e quindi, partendo dal mio “punto nave” e avvalendomi degli strumenti tradizionali (carte nautiche, goniometro, squadrette, compasso, orologio, gomma e matita) calcolo la mia rotta. Successivamente, ogni due ore di navigazione, la ricalcolo tenendo conto della velocità, dello scarroccio (dovuto al vento) e della deriva (dovuta alle correnti). Quindi accendo i miei sistemi elettronici e controllo i miei calcoli: il più delle volte devo riposizionare solo di poco la mia rotta precalcolata. Ovvero: non mi affido ciecamente ed esclusivamente alle apparecchiature elettroniche.

Lo stesso deve valere per i treni. Oltre alle risultanze dei sistemi automatati di controllo e gestione, occorre che ci sia sempre il controllo e la gestione dell’uomo. E viceversa.

 

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STRAGE DI NIZZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2016 @ 8:02 am

Detto altrimenti: siamo in guerra              (post 2424)

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Mettiamole le strisce!

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Isis, strage di Nizza. Si stanno spendendo milioni di parole, commenti, condanne, riflessioni … che dire? Siamo in guerra. La risposta migliore a questi attacchi potrebbe e dovrebbe essere data dagli Stati Uniti d’Europa, i quali, in accordo con gli USA, potrebbero essere in rado di isolare i flussi criminali nel mondo: di denaro sporco, di petrolio di contrabbando, di idee folli, di armi, di auto fuoristrada.

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Si, anche di fuoristrada: stupisce infatti la dotazione uniforme di decine e decine di fuori strada nuovi, tutti uguali, dotazione della quale dispone quel gruppo di criminali. Dove si approvvigionano? Chi fornisce loro denaro, armi, auto, etc.? Cui prodest, cui bono, direbbe Cicerone, chi ci guadagna?

Questa guerra deve e può essere vinta “viribus unitis”, a forze riunite, anche politicamente: una sola intelligence, una sola polizia, un solo esercito, un solo governo: quello europeo. Altro che Brexit, con un ministro degli esteri semi istrionico che si fa sollevare da una gru per dare spettacolo dall’alto!

A questo punto mi domando: quante altre stragi del genere sono “necessarie” perché i soloni nazionalisti la smettano di professare la loro follia isolazionista? Non è chiudendo le frontiere a masse di disperati che si colpisce l’aggressore all’origine, là dove si organizza, là dove professa e organizza il suo diabolico piano dio morte.

Siamo seri, guardiamo in faccia la realtà, basta con i populismi, i nazionalismi e tutti gli altri -ismi che volete. Basta. Occorre una risposta seria ovvero politica da parte di  USE-United States of Europe o come più probabilmente potrebbe essere  EUE (in francese) in alleanza con gli USA.

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TRENI – 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Luglio, 2016 @ 6:13 am

Detto altrimenti: una passione per piccoli e grandi           (post 2423)

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La prima ferrovia in Italia? La Napoli-Portici. Le prime fabbriche di locomotive? Nel Regno delle due Sicilie. Il mio primo (e unico) treno privato? Un Merklin ovviamente in scala!

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I miei primi viaggi veri in treno? Nell’immediato dopoguerra, da Genova a Grosseto, in vagoni “normali” con trazione elettrica e da Grosseto a S. Angelo Scalo (Valle dell’Orcia) in vagoni “bestiame” a trazione a vapore, per andare a trovare i nonni paterni in quel di Montalcino.

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Il “mio” secondo treno a vapore? Anni ’60, ero alpino in Val Pusteria, esercitazione invernale: nel fondo valle una vaporiera nera trascinava i suoi vagoncini sbuffando nuvole bianche come la neve che ricopriva i prati

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Treni oggi. TAV: la TAV? No, “il” TAV, il Treno ad Alta Velocità per trasportare … le merci che non ci sono, visto che l’attuale linea ferroviaria è utilizzata al 30% della sua capacità e che alle merci non interessa viaggiare veloci ma rispettare gli orari di partenza e di arrivo. Ma vabbè … almeno avreste potuto chiamarlo TAC, Treno ad Alta Capacità …

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Quasi come il nostro progetto ATT3

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E il traforo del Brennero? Questa è un’altra cosa! Infatti l’Italia è un grande lungo pontile alla cui estremità (porto di Gioia Tauro) provenienti dal canale di Suez, attraccano le grandi navi per fare interscambio intermodale con le navi più piccole dirette ai nostri altri porti ormai divenuti regionali (Livorno, Genova, Trieste) per poi, comunque, proseguire per il nord Europa. Ed ecco il Brennero.

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Io stesso ho fatto un’esperienza interessante: sono stato  azionista e membro  del Bord di ATT3, il GEIE privato per il traforo del Brennero. Eravamo un folto gruppo di ingegneri, architetti e tecnici di ogni disciplina interessata, italiani, austriaci e tedeschi. Cercavamo di fare accettare alle Ferrovie degli stati il nostro progetto: un traforo a tre canne uguali e unidirezionali  per soli treni merci telecomandati. I passeggeri, sulla vecchia linea rimodernata. I vantaggi erano evidenti: minori costi, maggiore rapidità di esecuzione, soprattutto maggiore sicurezza. No, le FFSS insistettero per un’unica galleria per i due sensi di marcia per treni merci (90 kmh) e passeggeri (250, no 200, no 150 etc. kmh!) sugli stessi binari. Respinti, alla fine ci siamo arresi ed abbiamo sciolto il nostro GEIE. Oggi le FFSS sono passate al modello a tre canne “tipo” il nostro, ma con treni merci e passeggeri – a velocità troppo diverse fra di loro – sugli stessi binari, il che è rischiosissimo per ragioni intuitive: è un po’ come se in un’autostrada senza limiti di velocità viaggiassero auto a velocità così enormemente diverse …

Comunque il traforo del Brennero serve (e come!) anche per un altro motivo: infatti la tolleranza al traffico pesante dei ponti dell’autostrada del Brennero non è infinita, e cosa succederebbe a regioni vocate al turismo se un bel giorno – anzi, un brutto giorno – quel tratto dell’A22 fosse chiuso per inadeguatezza di quelle strutture?

In ogni caso, a traforo ultimato, per andare in Austria io preferirò la mia auto oppure un trenino che percorra la vecchia strada ferrata, non il superveloce treno che si infilerà nei 60 km del nuovo tunnel. Per finire, se nella mia home page, nel riquadro sotto il mio breve c.v., scrivete “traforo del Brennero” troverete  maggiori dettagli sull’argomento.

Buon treno a tutte e a tutti!

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