CAMPIELLO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Luglio, 2014 @ 11:12 am

E CAMPIELLO SIA! Vi avverto: è un post lungo, ma potete sempre leggerlo come se fosse un racconto breve. Tutto è relativo diceva tale Einstein … (post 1607)

Detto altrimenti: “Il campiello nell’urbanistica veneziana identifica un campo di dimensioni più ridotte, corrispondente grosso modo alle piazzette o ai larghi delle città e spesso privo della caratteristica principale dei campi veneziani, ossia il pozzo da cui attingere l’acqua. Ma dai, che però se io vi dico “Campiello” voi pensate subito al premio letterario! E fate bene …

 Anteprima

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La super blogger Grande Lettrice Mirna Moretti

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Anch’io penso subito al Premio, soprattutto da quando l’anno scorso la mia collega Blogger (www.trentoblog.it/mirnamoretti – “Tra un libro e l’altro” già “Un libro al giorno”), la carissima amica Grande Lettrice Mirna Moretti– in un gran segreto svelatosi poi solo a cose fatte, come doveva essere – ha fatto parte della Giuria dei Lettori alla finale del Premio Campiello 2013. Mirna, scusa, questa sarebbe stata “arte tua”, ma tu sei in vacanza in Liguria ed allora in tua assenza mi sono permesso … Quindi non la prendere come un tentativo di violazione di domicilio … ops, scusa, di post altrui!

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Ed allora, saputo che i cinque finalisti nel pomeriggio di ieri si sarebbero presentati al pubblico di Asiago (Premio Campiello in Tour – Giunti al Punto Librerie, Comune di Asiago), via di corsa: Trento-Asiago, un attimo (in auto, of course, non in bici, che non sarebbe stato “un attimo”!)

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thM48J57OLAsiago? C’ero già stato sue volte, in bici da  Trento e non al Campiello, qualche anno fa, con qualche anno d’età in meno sulla carta di identità e nelle gambe, salendo sull’Altopiano da due vie diverse: la prima volta da Caldonazzo, per la Kaiserjaegerweg, la Strada degli Alpini del Kaiser, che poi noi la chiamiamo el Menador, quando ancora era la “vecchia” strada austriaca non ancora  asfaltata e con le vecchie galelrie; la seconda volta da Vigolo Vattaro, ma questa è un’altra storia … anzi due.

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Cavalleria di un blogger: il libro della Signora assente

Cavalleria di un blogger: il libro della Signora assente

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Asiago? Bellissima! Tuttavia, Signori Organizzatori, perché non includere Trento nei vostri tour di presentazione? Siamo una città di grandi e molti lettori, vi assicuro! E poi, hai visto mai che il Comune o la provincia Autonoma non sponsorizzino la Vostra “tappa” … mai dire mai … semmai fatemelo sapere che innanzi tutto ci metterebbe una buona parola Trentoblog! Confesso: questo è un  “suggerimento (anche) strumentale”! Infatti … Una richiesta agli Organizzatori: tre inviti (due blogger – Mirna ed io – e mia moglie)  per il 19 settembre, per la Premiazione finale alla Fenice di Venezia, me li rimediereste? Grazie comunque!

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Da sinistra: Fontana, Mari, Corona, Falco

 Due tornate di interviste. Io ho assistito solo alla 1,2 cioè alla prima ed ad un  pezzettino della seconda, me ne scuso con tutti, intervistatore, intervistati, pubblico … ma dovevo rientrare a Trento e poi io, vestito estivo, la sera a 1000 metri fa freschino, la mia bronchitina… poi ne avrebbero fatte le spese le mie biciclette che domani devo farmi un centinaio di km per la Val Venosta, pioggia permettendo … Pioggia che invece in questa estate-non-estate ad Asiago si è fatta da parte quel tanto da consentire la manifestazione all’aperto. Grazie, pioggia!

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Asiago, la mattina … ma no, la mattinata ve la racconto nell’appendice. Veniamo agli Autori finalisti. Una Donna (Domina) assente perché indisposta e quattro uomini. E … la QR-Quota Rosa? Signori Organizzatori, voi rispettate la QR nella scelta dei Giudici Lettori, ma non quella degli Autori! Lo so che la modalità di voto della preselezione è automatica, non  pilotabile, ma appunto per questo sarebbe bastato inserire una regoletta circa la parità di genere, non vi pare? Ma anche questa è un’altra storia.

 Infine, chi ha detto che il vero scrittore è quello anche un po’ autobiografico? Lo vedremo fra poco. Nel frattempo mi domando: che valga anche per i blogger?

 Fine dell’anteprima. Ora possiamo iniziare

Garavini, Donna (Domina)  Fausta

“Le vite di monsù Desiderio” (Bompiani, 308 pagine).

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La Grande Assente (per indisposizione: auguri Signora!). Non ha potuto parlarci del suo libro, ma io l’ho già acquistato, come gli altri quattro del resto. Il titolo? Il libro si presenta intrigante … sarà per le foto di cui è ricco … e poi quel “monsù” che per l’Autrice è francese ma per me  – che ho moglie piemontese e  ho lavorato molti anni a Torino – è piemontese … Ma non del libro vorrei (né potrei) ancora parlarvi. Infatti avrei voluto parlarvi dell’Autrice. Sarà per la prossima volta. Ed allora, gli altri quattro, in ordine alfabetico.

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Corona, Uomo Mauro

“la voce degli uomini freddi” (Mondadori, 235 pagine)

 Mauro, se eventualmente ho travisato qualche aspetto del Tuo Essere, te ne chiedo scusa sin d’ora. Potrai sempre correggermi e bacchettarmi con Tuoi commenti scritti a questo post.

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Da sinistra: Mari, Corona, Falco

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Parlatore affascinante Mauro. Nato in Trentino 64 anni fa (io a Genova, 70). Trasferitosi a Erto (io a Trento). Alpinista come me (Mauro, le vie Castiglioni al Campanile Pradidali e la Ferhmann al Campanil Basso le hai fatte?). Alpino come me. Congedato con 40 giorni di ritardo per compensare i 40 giorni di CPR-Cella di Punizione di Rigore: Pulisci le cucine! Puliscitele tu! L’ordine avrebbe dovuto essere impartito con educazione e rispetto dell’Altro (Mauro). Concordo (io). Come fa Mauro a non essermi simpatico? A me, che pure ero un (potenzialmente da lui odiabile) Sten di Cpl della Brigata Alpina Tridentina (e lui … della Julia? Domando).

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thE174E6MWInnanzitutto Mauro ha ricordato e reso omaggio al compianto Mario Rigoni Stern che ricorda come un “larice di riferimento”, quei larici che nella nebbia ti segnano la via del ritorno a casa, quel “larice” che soleva dirgli “Ma è mai possibile che tu non abbia anche una sola camicia da metterti?” “Ebbene, questa sera l’ho messa!” (applauso). Questo è l’incipit pubblico del Poeta Scrittore Arrampicatore Uomo di Montagna e (quindi) “Uomo di Verità”: Uomo e Poeta di Verità, mi permetto di definirlo, prima che Scrittore (le maiuscole non sono utilizzate a caso). E così avete capito a quale Persona  va la mia simpatia più immediata.

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Là dove c’era il lago ora c’è il Monte Toc!

Trasferitosi ad Erto. Erto, Casso, la tragedia del Vajont: ricercate sul questo blog l’articolo (post, che brutta parola!). Vajont, va giù … dai … leggete la mia poesia nel post citato, grazie se lo fate. Mauro ha scritto il libro pensando a quella Gente Tradita, tradita dalla Sade e dall’Enel, oltre 2.000 persone “trucidate” (questo termine è mio), purché si vendesse l’impianto idroelettrico della diga … Nel suo racconto “la voce degli uomini freddi” (il titolo tutto in lettere minuscole, lettere e uomini comuni, ma proprio per questo i più importanti) Mauro rivive, trasfigurata in forma di metafora e mai nominata, quella tragedia, quella ecatombe che ha distrutto migliaia di Vite Umane ed una Cultura che difficilmente può essere “trasferita” e fatta “rinascere” nelle nuove Casette Altrove (io), in quelle cioè nella quali sono stati “deportati” (io) i sopravvissuti.

La strage del Vajont, la sua commemorazione, 50 anni dopo, l’anno scorso, 2013, poche personalità … “solo Gianni Letta”.

3 5 - DSCN0525Gente del Vajont (e del Libro). Gente Antica, che lotta otto mesi all’anno contro Neve Diversa (io)  dalla  Neve Firmata (Mauro); Gente che è più “calda da morta che da viva” (Mauro); la morte, quasi un lusso (io); Gente che si costruisce case, vestiti, che si procura e sa conservare ogni sorta di alimento; Gente che se abbatte un albero prima lo accarezza, lo studia, lo saluta; Gente che sa che un legno tagliato il primo marzo non brucerà mai e che pertanto ci fabbrica le pale per i fornai; Gente che strappa alla montagna i campi di terra; Gente che lavora anche il Campo Liquido (il torrente Vajont) addomesticandolo per l’irrigazione e per movimentare ruote, mulini, magli, segherie; Gente che un giorno scopre  – improvvisamente – che quel Campo Liquido è scomparso, rubato da … da chi? da altra gente.  “Gente che” i Personaggi: i “ninnananti” (nonni utilizzati per fare addormentare i piccolini); il liutaio; l’uomo a tre facce, quello che di ogni cosa sapeva risparmiarne un quarto, accontentandosi e riuscendo ad operare con i tre quarti diventati per lui i tre terzi …

Il tutto in forma di fiaba, una fiaba per adulti come Pinocchio. In forma di fiaba così “mi sono messo al riparo dal farmi portare ancora una volta soprattutto ad accusare chi ha commesso la strage”.

thE48DC58EMauro: “Non mi ha fatto schifo rileggere questo mio libro, frutto di dodici mesi di sbronze notturne … occorre creare lettori non libri … occorre educare i bambini già quando hanno tre anni, a sei anni è troppo tardi, sono già formati, bene o male. Occorre diffidare da chi respinge l’Altro (cfr. Emmanuel Lévinas, il filosofo del Volto dell’Altro, n.d.r.) e poi la domenica va alla Messa … Io leggevo TEX? Certo e vi spiego perché. Come sopravvissuto alla strage, lo Stato mi pagava il collegio, uno di quelli di lusso, nei quali i “paganti” – tutti signori – chiamavano noi del Vajont con l’appellativo di “pecorai” – ed io Pecoraio (le lettere maiuscole … v. sopra. n.d.r.) lo ero stato, con orgoglio, sino a 12 anni. Ti pago il collegio ma “devi” studiare da geometra. Ma io voglio andare al classico. No, geometra. Ed allora io leggo TEX”.

 Falco, Giorgio

“La gemella H” (Einaudi, 348 pagine)

Giorgio II° (Secondo? Giorgio I° è un altro, sta al Colle),  se eventualmente ho travisato qualche aspetto del Tuo Pensiero, te ne chiedo scusa sin d’ora. Potrai sempre correggermi e bacchettarmi con Tuoi commenti scritti a questo post.

 4  - DSCN0524Anche lui spontaneo ma meno di Mauro (ma chi potrebbe esserlo in misura maggiore?). Tre generazioni “tedesche” dal nazismo (la lettera minuscola non è utilizzata a caso) in poi. Il male del piccolo uomo (uomo-non-Uomo), dei piccoli gesti di una piccola malvagità distratta, anonima e diffusa e quindi grande e dannosissima; la pericolosità del “piccolo male diffuso” ed anche dell’autoriciclaggio dei malvagi. Il male operato dall’uomo dei compromessi pur di arricchirsi; dall’uomo piccolo nazista di provincia che dall’interno della sua utilitaria acquistata a rate invidia la grossa Mercedes del non-nazista ma che poi te lo faccio vedere io; dall’uomo del film del 1986 “Grandi magazzini” il quale, mentre sta per scoppiare la seconda guerra mondiale non sa dire altro alla moglie se non “Dai, che forse riusciamo a comperarci il salotto”; dall’uomo-Merce in rapporto con la Merce e mercificazione della propria dignità; dall’uomo che per lui i campi non sono più quelli sui quali correva da bambino ma pezzi di spazio intravisto dal finestrino dell’auto in corsa sull’autostrada; dall’uomo che abbiamo perso la guerra ma ora abbiamo le autostrade.

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DSCN0530Tranne la prima riga, Libro scritto al presente per innestare la memoria del passato “nel” presente, di un presente che non sarà mai un “passato” ma che perdura. Il Titolo? quella lettera H non puntata, H delle sorelle Hilde (voce narrante)  e Helga, del loro cognome Hinner, dell’Hotel acquistato dal padre a Milano Marittima dopo la guerra … Giorgio, io stesso ho conosciuto un ex collega del tuo “padre delle due sorelle”, a sua volta egli stesso padrone di un albergo … -  La nascita del consumismo (anni ’30!). Romanzo Verità, quindi, anche il tuo, Giorgio, come quello di Mauro. Complimenti!

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Fontana, Giovane Uomo Giorgio

“Morte di un uomo felice” (Sellerio, 261 pagine)

Giorgio III° (Terzo? Vedi sopra!), se eventualmente ho travisato qualche aspetto del Tuo Aspirare, te ne chiedo scusa sin d’ora. Potrai sempre correggermi e bacchettarmi con Tuoi commenti scritti a questo post.

5  - DSCN0518Giorgio, Uomo Giovane, Scrittore Maturo. Giorgio, 33 anni di lumbard (Saronno), laureato in filosofia, “Content manager” non nel senso che sia una Persona contenta (sit sane verum, sia pur vero, glielo auguro) ma nel senso di manager dei contenuti dei programmi di una SW house. Giorgio, affascinato dalle vicende dei giudici e dagli aspetti drammatici della vita e dei racconti. Romanzo Verità (io) difficile a scriversi (Giorgio) ma non a leggersi (io). Alla base, una grande ricerca storica e di cronache. Le vite parallele … no … non quelle di Plutarco, bensì quelle dell’allora giovane Ernesto che poi sarà il padre del protagonista e quella del protagonista stesso. Il padre, operaio partigiano rosso degli anni che furono. Il figlio PM DC, ovvero Pubblico Ministero vicino alla Democrazia Cristiana degli anni che sono appena trascorsi. Un PM che comprende le ragioni per le quali i brigatisti agiscono, ma non condivide i mezzi che utilizzano. Due generazioni “roventi” raccontate dalla terza generazione. A mio sommesso avviso, una Verità Ponte, quella raccontata da Giorgio, una saldatura tra l’altro ieri e ieri per migliorare l’oggi e il domani.

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DSCN0531Il conflitto fra l’amore per la Famiglia (trascurata) e il Lavoro, fra Giustizia e Vendetta (parte più delicata del racconto). Gli ultimi tre mesi di vita di un Uomo felice, il PM. Felice perché è appagato dal contributo che riesce a dare alla società (un po’ meno alla famiglia). Felice perché sa “godere delle piccole grandi cose” (questo è importante, n.d.r.). Felice – dico io – perché si accorge che non può più essere milanista e dopo qualche capitolo l’Autore – che anche lui non ce la faceva più a sopportare questo stato di cose! – lo fa diventare interista! Al che io stavo per far scattare un applauso, io che sono Sampdoriano per via che io alla Doria (GE) ci sono nato (genitori sfollati, primo iscritto nel fonte battesimale, 3 febbraio 1944) e per mio figlio Edoardo, sampdoriano sfegatato, io che sono non-milanista-per-motivi-politici. A questo punto  ho avuto l’impressione che lo Scrittore Successivo (vedi dopo) stesse per prendere in mano il “gelato” (alias microfono) per censurarmi, visto che poi si è dichiarato a sua volta milanista. Ma la cosa è finita lì. Chissà …

 Mari, Professor Michele (last but not least)

“Roderick Duddle” (Einaudi, 480 pagine)

 Professore, se eventualmente ho travisato qualche aspetto del Tuo Scrivere, te ne chiedo scusa sin d’ora. Potrai sempre correggermi e bacchettarmi con Tuoi commenti scritti a questo post. E abbi pazienza per il tuo Milan … dai, si scherza … e poi lo sai anche tu … “castigat ridendo mores …”

6 - DSCN0522Già 15 libri scritti. Questo, il terzo d’ambientazione nel ‘900. Michele. Solo 58 anni. Però suo malgrado sta vivendo il cinquantanovesimo anno d’età e quando “compirà” i 59 inizierà a vivere il sessantesimo: in Toscana – e il mi’ babbo gli è un toscanaccio – si usa denunciare l’anno che si sta vivendo e l’altro poi ti chiede: “Quando lo finisci?

Ma veniamo al suo lavoro. Una avventura epico-picaresca, protagonista un bambino che poi è lo stesso Autore. E’ anche un giallo con tanto di intendente di polizia e finale a sorpresa. Il suo scritto (sostantivo)  è del tipo “romanzo popolare”, scritto (participio passato) per colmare un vuoto, quello dei romanzi a puntate, dei capitoletti corti corti (caratteristica che apprezzo molto, n.d.r,), ognuno con il suo titolo (idem come prima, n.d.r.).

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DSCN0527Michele rifugge dalla storia e dagli eventi contemporanei ma. Ma cosa, direte voi …? Ma afferma che sia impossibile per ogni scrittore sfuggire dall’autobiografismo (ditelo a me!). Solo in tal modo, scevri dall’esigenza della coralità, del “così fan tutte e tutti, così si aspettano tutte e tutti”, solo così si riesce ad essere “veri” (concordo, n.d.r.). Il suo è un “procedimento a complicare” la vicenda. Parte da una base e alla fine di ogni capitolo la premessa-promessa di una nuova sorpresa (riusciranno i nostri eroi a ….? Cos’altro li attende?). Michele afferma (più o meno, cito a memoria):”Alla fine di ogni capitolo – che scrivo preferibilmente dopo pranzo e dopo cena, assolutamente non assillato dal soll, ovvero dal dover essere, bensì vivendo il mio sein, il mio essere, -io stesso non so cosa capiterà ai personaggi. Del resto è una mia caratteristica rifuggire da ogni sorta di programmazione, di pre-scalettatura, di revisione programmata. Infatti a mio avviso chi pensa ed opera in tal modo sottrae buona parte della sua intelligenza all’obiettivo fondamentale, la creatività”. Per questo motivo non ho mai accettato inviti ad “insegnare a scrivere” (concordo, n.d.r.). Afferma: “Scrivere deve essere come una dichiarazione d’amore: una cosa spontanea, un po’ da incoscienti, se vogliamo!” (dillo a me …).

Procedimento a complicare, si diceva. E solo da pagina 420 circa si cominciano a semplificare, per riunione, le situazioni. Quindi, care Lettrici e cari Lettori, avete 60 pagine di tempo per raccapezzarvi!

Michele, già 15 libri scritti, ed ognuno è come un parto, che ci vuole un anno prima di quello successivo (Michele). Concordo (io).

Una sua particolarità, per certi aspetti manzoniana: l’Autore si rivolge spessissimo al lettore (ben 78 volte!) appellandolo con attributi i più vari, spesso provocatori (“sono un po’ sadico” (non sarà vero ma non sorride mai, n.d.r.). “Già, ci dice, occorre sferzarlo questo lettore, provocarlo, irritarlo se vogliamo, ma coinvolgerlo, questo è l’importante! Occorre gettarlo dentro la vicenda, nella quale egli deve essere portato a credere. Così come Melville credeva nella realtà metafisica della sua Moby Dick …”

Manzoniano? Sì, “quasi come –“. Infatti anche Don Lisander si rivolgeva al lettore, sia pure in modo diverso, nel senso che …

… “Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”.

Ed io, in misura infinitamente (infinitamente!) minore … io stesso mi permetto di chiudere questo mio lungo post con la stessa richiesta di comprensione. Grazie a voi, mie Lettrici e miei Lettori per avermi sopportato sin qui. E soprattutto grazie ai cinque Autori i cui commenti sarei felice di ricevere e pubblicare.

Appendice

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La mattina lungo la statale che scorre parallela alla vecchia ferrovia di Montagna Rocchette-Asiago.  C’ero già stato, anche qui in bicicletta con gli amici della FIAB Trento. La ferrovia. In internet esiste molto sull’argomento (navigate e leggete, ne vale la pena!). Io qui vorrei ringraziare l’Associazione Sorico – Culturale  Fronte Sud – Altopiano 7 Comuni per la pubblicazione dell’interessante opuscoletto che ho trovato sui tavoli della Trattoria Ai Granatieri in località Campiello, una delle fermate della ferrovia, appunto.

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Stazione Campiello, si scende!

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In trattoria

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Se sei portate vi sembran poche …

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A tavola!

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Poco dopo, verso sud, la pista ciclabile non è più attrezzata per le biciclette che comunque noi oggi non abbiamo. Comunque  …. peccato! Proseguiamo ovviamente a piedi per 1 km e troviamo un cimitero di guerra. La guerra, le guerre, quando capiremo che non servono a nulla se non a fabbricare dolore, povertà, morte, distruzione?

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Il rientro a Trento? Per la Kaiserjaegerweg, ma questa volta la strada  era in discesa,  asfaltata ed io ero in  auto. Tutt’un’altra storia … E poi, quanto tempo ho impiegato a scrivere e a pubblicare questo post? Sette ore, ma tanto oggi piove e in bici vado domani: Passo Resia, val Venosta fino a Merano, con gli amici di FIAB Trento.

Buoni libri e buona bici a tutti!