NOVEMBRE. TEMPO DI LETTURE
pubblicato da: Mirna - 25 Novembre, 2025 @ 3:28 pmSì, tempo per più letture, direi, perchè l’inverno buio è arrivato in anticipo con il suo freddo e i suoi acciacchi e noi ci raggomitoliamo come gatti sul divano con un libro fra le mani.
Ed ora che ho iniziato ” Chiudo la porta e urlo” di Paolo Nori voglio fare come lui che scrive di un suo autore preferito parlando di sè. Mi piace questo suo modo di scrivere raccontandoci la vita di letterati famosi come fece con Anna Achmatova nel romanzo”Vi avverto che vivo per l’ultima volta”confrontandosi con i propri sussulti del cuore.
In questo suo nuovo libro dallo stile sintattico un po’ nuovo e colloquiale Nori ci fa conoscere un poeta romagnolo Raffaello Baldini, semisconosciuto, ma apprezzatissimo dal nostro autore perchè le sue poesie nel dialetto di Sant’Arcangelo di Romagna , poi tradotte sempre in forma poetica, vanno dritte al cuore. Avvenimenti minimalisti, immagini quotidiane, emozioni guardando gli altri, come l’attenzione rivolta ad una donna davanti alla circonvallazione per guardare “che passa il mondo”.
Il mondo di Baldini, le sue poesie si sciolgono e si intrecciano con la vita di Nori, con le sue paure, i suoi affetti, la sua filosofia di vita.
Io come lui invece intreccio la mia vita e i miei pensieri con la lettura ed ora che sto aspettando l’idraulico in ritardo non posso che fuggire dentro ai libri per colorare un tempo che sento grigio e metallico come il cielo novembrino che fino a poco fa almeno regalava qualche fiocco di neve.
Ma si sa che la vita procede e che anche gli idraulici arrivano come il mio che mi dà una brutta notizia: spaccare il muro della cucina per aggiustare certi tubi!!! Come assorbire questa novità nefasta? Intanto esco per un caffè al bar Città e cerco di accettare e rielaborare secondo i filosofi più saggi decidendo che tutto si aggiusterà!
Ripenso dunque al libro di George Orwell ,”1984″, di cui abbiamo discusso nell’ultimo incontro di lettura. Certo la vita di Winston Smith spiato in ogni suo atto e addirittura pensiero è peggio della mia.
Winston e i camerati di Oceania, il superstato che ha inglobato l’Impero Britannico e che combatte perennemente con l’Eurasia, cioè l’Europa inglobata dalla Russia ed anche con l’Estasia (lontano oriente) vivono come umani robotizzati.
Sono seguiti nel lavoro e nelle loro case dal Grande Fratello, uno schermo che vede e sente tutto. Il Gran Fratello è il gran capo del Socing, il partito unico che ha vinto anni prima una rivoluzione di cui si vuole far perdere la memoria con l’indottrinamento, la propaganda, le settimane dell’Odio contro l’ex-rivale, la invenzione di una neolingua sempre più povera al fine di semplificare e ridurre al minimo anche i pensieri.
Per chi invece pensa e ricorda c’è la Psicopolizia che si accorge di qualsiasi psicoreato, cioè una critica, un ricordo di tempi migliori, desideri di libertà.
Infatti lo slogan ripetuto dal GranFratello è:
Se c’è guerra c’è pace. La libertà è schiavituù. L’ignoranza è forza.
Non per niente l’altra parte della popolazione, i cosiddetti prolet addetti ai lavori manuali, sono semianalfabeti, si accontenteno di andare al pub a bere gin sintetico, a leggere di sport, cronaca nera, giochi. Non hanno memoria e vivono un po’ attoniti. Dopo il lavoro panem et circensis.
Insomma una vita controllata in tutto e per tutto. Leggete o rileggete sia 1984 che La fattoria degli animali perchè si trovano terribili somiglianze con il mondo di oggi. Ahimè!
E’ proprio di questo che abbiamo parlato durante il nostro LibrIncontri mercoledì scorso al bar Città.
E a questo proposito voglio ricordare che ormai ci vediamo da più di quindici anni sempre in un accogliente bar. Ci confrontiamo, ci raccontiamo, stiamo bene insieme.
Ma direte voi “che cosa c’entra tutto questo con l’idraulico?” Beh, ci ho pensato meno, ho rimosso l’appuntamento e mi sono immersa nelle cose belle della vita: la lettura, l’amicizia, la conoscenza.
Non so se saranno controllati i miei lavori idraulici dal Grande Fratello, ma credo di sì.
Molto oggi dì è assai simile al grande romanzo preveggente di Orwell!
Festa in giardino di Rosalba Perrotta
pubblicato da: Mirna - 21 Novembre, 2025 @ 4:25 pmGià il titolo di questo piacevole romanzo è accattivante.

Immaginiamo fiori, doni, parole leggere, convitati sorridenti. E colori.
Ma la festa si terrà soltanto nel finale della storia.
Invece all’inizio il bel giardino della villa col tetto da chalet dovrà essere lasciato da Roxane che ha deciso di trasferirsi in un appartamento più piccolo a Catania.
Vista mare però. Per consolarsi della decisione presa. Una decisione realistica messa in atto da una pratica settancinquenne qual è: vedova e con il figlio oltre oceano.
Si sa che ogni cambiamento porta a riflessioni importanti, a fare bilanci, a guardarsi intorno. Il trasloco dunque è un nuovo confine da superare, un passaggio, un viaggio soprattutto all’interno di noi stessi.
E a svuotare vecchie scatole per riempirne di nuove.
E qui di scatole ce ne sono parecchie, quasi un paradigma della vita di tutti. E Roxane deve soffermarsi ad aprire vecchi cartoni riposti in anfratti celati della sua villa e a far emergere antichi ricordi e situazioni rimosse e sommerse dal tempo come la lava che scivola lentamente dalle pendici dell’Etna.
Lei sa di essere stata adottata ma della madre “antica” ha un ricordo vago e quesi cancellato. Ed ecco che da una vecchia scatola scaturiscono oggettini, lettere, nomi e qualche spiegazione della sua vita di piccola bimba di quattro anni lasciata per qualche tempo in un convento prima di essere affidata a una nuova famiglia.
Quali sono i momenti in cui ci si ferma a riflettere dove siamo arrivati e dove stiamo andando?
Nelle scoperte? Nei grandi cambiamenti? Nella curiosità di sapere da dove veniamo? E chi siamo veramente?
Roxane è una dolce signora un po’ sconclusionata, affettuosa, empatica, calorosa come la sua Sicilia, amante dei fiori che appaiono spesso nel racconto.
(E io so anche nella casa dell’autrice.)
Ha amici cari e speciali, come Matllde che desidera avere un figlio, come Michelangelo che per il momento abita nella sua villa con giardino , come Anastasia amica dei tempi dell’avventura dell’Uroboro di corallo (altro romanzo godibilissimo della Perrotta) ed infine con il giovane vicino Daniele, un “hikikomori“, cioè uno studente che se ne sta chiuso in casa davanti al PC. Daniele ha i suoi motivi per stare rintanato, non riesce a sostenere gli esami e mente ai genitori dicendo invece che sta quasi finendo l’Università.
C’è un intreccio armonioso in questa storia di personaggi che cercano a loro modo il senso della propria vita.
Entriamo così in un affascinante microcosmo fatto di consuetudini e abitudini espresse spesso in dialetto siciliano di Camilleri memoria. Espressioni efficacissime nel dipanarsi di questa storia che ha sempre qualcosa di misterioso e arcano come nel precedente romanzo di Rosalba Perrotta.
E tra conversazioni con amiche, progetti, spuntini con prelibatezze siciliane, decisioni da prendere per risolvere i problemi di tutti si dipanano le storie parallele ma intrecciate tra di loro dei diversi personaggi.
Non è un caso che Roxane andrà a Innsbruck alla ricerca di una certa Franziska come non è stato un caso ,diremmo fortunato, che quasi investiva Daniele, il nostro hikikomori.
In questo microcosmo addolcito da una Sicilia inedita qualcosa ha di fatto smosso avvenimenti nascosti, incalliti, vecchi.
E sta al lettore scoprire che cosa fa muovere le acque della vita dei personaggi. E’ soltanto il desiderio di rinnovamento esteriore o è il categorico impulso a cercare dentro di noi un senso, una storia, una vibrante emozione che ci rende felici di vivere “dolce per sé” e con gli altri.
Quando finalmente Roxane saprà la storia della sua antica mamma la matassa sembra sciogliersi .
E’ tempo quindi , anche per gli altri, di partecipare a una bella festa in giardino tra fiori, dolci, doni, amore.
“Nel giardino della villa col tetto da chalet, le foglie luccicano di gocce che sembrano gemme”
…DA UN ARTICOLO DI ANNI FA…(un’intervista di una giornalista de La Voce di Carpi)
pubblicato da: Mirna - 26 Settembre, 2025 @ 11:21 amStamani ho preso in mano la penna per rispondere in brutta alle sue domande…e senza accorgermi ho scritto per quasi due ore. Mi perdoni e estrapoli quanto le sembra interessante per l’articolo. La ringrazio e mi complimento con lei sia per la bella voce, sia per il garbato modo di porgersi. Spero anch’io di conoscerla personalmente.
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Avevo 22 anni quando decisi di lasciare Carpi. Molti furono i motivi che mi spinsero a farlo, fra essi la necessità di un “respiro ampio”, di libertà, di vedere, di conoscere, di imparare. Lentamente Carpi, la città della mia infanzia e della mia adolescenza, mi stava soffocando in un tipo di vita che non aveva più in me delle rispondenze. Cominciavo a sentirmi un “outsider”, non avevo interlocutori..
Carpi mi aveva protetto e avvolto nel suo corposo respiro come una madre, ma io sentivo la necessità di qualcos’altro:staccare il mio cordone ombelicale per crescere da sola e vedere con i miei occhi gli altri paesi di cui avevo tanto letto nei libri di viaggio e nei romanzi stranieri soprattutto anglosassoni.J.Austen, le sorelle Bronte, V.Woolf, H.James, persino Agatha Christie mi avevano fatto amare e desiderare l’Inghilterra, la sua verde campagna, i cottages con le rose, Londra e i suoi musei, il rito della ” cup of tea”, insomma l’atmosfera inglese sembrava appagare una profonda esigenza del mio essere.

Decisi improvvisamente di rispondere all’ annuncio di un’agenzia londinese che cercava ragazze alla pari, dopo un’ insipida festa da ballo al Castello, insipida per me che percepivo l’assenza di tutto ciò che desideravo. Era la fine dell’inverno, avevo appena lasciato il mio ultimo impiego, avevo rotto con un ragazzo inconsistente, i miei genitori non avevano più bisogno di me, quindi ero LIBERA.
La famiglia che mi ha ospitato per 14 mesi abitava fuori Londra, in Edgware, un delizioso quartiere pieno di casette uguali, con giardini fioriti. I miei ospiti, una giovane coppia con un bambino di 1 anno, erano ebrei. Ricordo l’imbarazzo con cui il marito me lo confidò mentre mi portava da Victoria Station a casa e ricordo anche la gioia che provai nel saperlo. Avrei imparato nuove usanze, nuove cose. E così fu.
Il mio lavoro era leggero, quello che farebbe una devota figlia in casa, ma soprattutto dovevo accudire il piccolo di famiglia. Ho imparato quindi cose utilissime nella cura di un bebè, cose che sperimentai nel primo anno di vita di mia figlia Stefania.
Il periodo in Inghilterra fu il più spensierato, ricco e felice della mia vita. Il clima, l’atmosfera, i colori rispondevano anche alle mie esigenze fisiche; la lingua, le bellezze di Londra e dintorni appagavano la mia sete di riscontri letterari. Conobbi altre ragazze italiane alla pari, ma io fui la più fortunata perchè tra me e i miei ospiti nacque una affettuosa amicizia che dura tuttora. Naturalmente seguivo un corso d’inglese e dopo 6 mesi ottenni il Lower Cambridge Certificate, ma stavo così bene che decisi di rimanere altri 8 mesi. Con le amiche andavo spesso al British Council dove si incontravano ragazzi di ogni parte del mondo: indiani, cambogiani, spagnoli, italiani, finlandesi. Ci si divertiva molto con le danze scozzesi, con gli ultimi films e con rappresentazioni teatrali. Speravo anche di incontrare un giovane e biondo Lord inglese possessore di castello “in the country”…ma il destino aveva qualcun altro in serbo per me!
*Dopo l’Inghilterra io e due care amiche ex au-pair andammo a Monaco di Baviera per imparare il tedesco.Lavoravo in una gioielleria fino alle 16.00 per cinque giorni alla settimana, poi studio e …feste! Anno interessante e divertente alla fine del quale sapevo parlare discretamente inglese, tedesco e francese (reminiscenze scolastiche).
Che fare?
Viaggiare è vivere, conoscere, essere “dentro” il mondo;il viaggio, metafora della vita,era ciò che desideravo.
Un amico, un ammiratore di Che Guevara, mi diede l’indirizzo di un’agenzia di navigazione, la Costa-Chiariva. Perchè non tentare di diventare hostess di crociera?
Ottenni un colloquio e fui assunta.Mi imbarcai nell’aprile 1970 da Genova per una crociera di 14 giorni.Ero emozionatissima. Conobbi l’Andalusia, il Marocco, Madeira, piena di orchidee selvatiche, le Canarie…e il mio futuro marito, pianista “sull’oceano”!
Il lavoro di hostess sembrava fatto su misura per me: vedere posti nuovi, conoscere altri modi di vivere, essere a contatto con persone di ogni nazionalità, aiutarle, organizzare i loro passatempi, comunicare in diverse lingue .E poi il mare blu, azzurro, turchese, rosso, sempre intorno a noi. I tramonti sul mare e le escursioni nei souks arabi profumati di dolcetti alle mandorle e tè alla menta furono “galeotti” per me e il pianista! Nacque presto un dolce sentimento che sembrava dovesse spezzarsi quando i Capi decisero di trasferirmi su un’altra nave, la “Fulvia C”. Ma il destino aveva deciso che io dovevo sposare quel pianista ligure( che nel frattempo mandava fulmini e maledizioni alla nave che mi aveva allontanata da lui) perchè il 19 luglio fece naufragare la nave al largo delle Canarie.Si incendiarono le sale macchina, il fuoco salì ai ponti superiori, equipaggio e passeggeri (fra cui il pittore Guttuso)vennero calati in mare su scialuppe e recuperati dopo una nottata d’ansia da una nave francese. Tutti salvi.
Il mio futuro marito, soddisfatto di riavermi sulla stessa nave, era convinto e lo è tuttora di essere stato l’artefice dell’affondamento.
*Dopo 4 anni di navigazione la vita a bordo divenne stretta e limitata. La nave era un piccolo paese fluttuante e i porti mi sembravano tutti uguali.
Forse il VIAGGIO ora doveva continuare dentro di me.
Io e Piero decidemmo di lasciare le navi e vivere insieme a Trento dove lui aveva ottenuto una cattedra di educazione musicale nella scuola media.

La città mi piacque subito anche se notavo differenze notevoli rispetto a Carpi: qui c’erano meno affabilità, meno sguardi e sorrisi per la strada. Se sotto i portici di Carpi ero ammirata da quasi tutti gli uomini qui notavo una certa indifferenza, se i negozianti di Carpi ti accoglievano con sorrisi e facezie, i trentini erano cortesi e seri. E poi la cosa che più mi sconvolse fu la scoperta che i negozi chiudevano il sabato pomeriggio.Che nostalgia degli acquisti di fine settimana a Carpi, quando finalmente libere dall’ufficio, cercavamo il nuovo 45 giri, o un vestito all’Ente Comunale Tessuti.
Ora Trento è cambiata, è più viva, più sorridente, più comunicativa. Il suo bellissimo Duomo è il cuore di questa città rosa e pulita.Anche troppo pulita: una foglia secca o un fiocco di neve non fanno in tempo a posarsi sulle strade che subito vengono tolti! Non si può godere il manto rosso delle foglie autunnali sul marciapiede o lo scricchiolio della neve sotto i propri passi.
E’ una città asettica mentre Carpi la sento sanguigna, pulsante, odorosa.
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Appena sistemati a Trento mia figlia Stefania decise di nascere dopo i canonici 9 mesi. Che fare ora? Io avrei avuto l’intenzione di contribuire al bilancio familiare facendo l’accompagnatrice turistica (avevo ottenuto il patentino), ma la mia stupenda bambina mi bloccava. Qualche ora di tempo tra una pappa e l’altra ce l’avevo. Perchè non riprendere gli amati studi lasciati precocemente per ragioni di famiglia? Una scuola serale prometteva il conseguimento di un diploma quinquennale dopo due anni di corso. Decisi con entusiasmo di iscrivermi e così iniziai a trascorrere serate e domeniche sui libri. Ottenni il diploma e, con Stefania un pò più grande ripresi a fare qualche viaggio di lavoro. Mio marito è stato durante le mie assenze un’eccellente vice-mamma.
Il passo successivo fu quello di iscrivermi all’Università, un sogno che mi era sempre sembrato impossibile.Mi iscrissi con altre due giovani signore (ora le mie migliori amiche) che avevano seguito il mio stesso iter. Ricordo che brindammo con un bicchiere di spumante in un bar vicino alla Facoltà per la nostra immatricolazione, non immaginando fino in fondo quanta fatica e sudore ci sarebbero costati arrivare al traguardo. Io ci misi 10 anni perchè nel frattempo trovai altre occupazioni e fra queste un impiego come “vendeuse” presso Gianni Versace. Grazie a un’amica milanese, che già lavorava come dirigente nel reparto accessori, fui ammessa a un colloquio. Venni assunta per 4 mesi all’anno (gennaio,marzo,luglio,settembre)come venditrice durante la presentazione delle collezioni del ” pret à porte”. Indispensabile la conoscenza delle lingue e una discreta presenza. Mi ospitava la mia cara amica. Così dal 1980 al 1984 ho lavorato nel mondo della moda. Gianni Versace era in un momento magico della sua creatività :le collezioni di quegli anni furono splendide e raffinate, ricordo gli abbinamenti azzardati dei colori marrone e bluette, senape e grigio perla, i pantaloni di pelle alla cavallerizza, le giacche in tweed irlandese, i primi vestiti in maglina di metallo, le camicie ispirate a Mondrian.Gianni Versace veniva spesso a controllare il lavoro e le modelle della sfilata finale (fra queste Jerry Hall). Spesso irritato con i suoi collaboratori artistici, era invece sempre gentile con lo staff-vendite. Se lo incontravo per strada mi salutava. Parlavo spesso con Santo, una persona disponibile e attenta. Donatella si sposò proprio in quel periodo e ad ogni dipendente di donò una grossa bomboniera d’argento.
Il lavoro era faticoso, anche se svolto in ambiente raffinato e bello, avere a che fare con acquirenti di tutto il mondo (giapponesi americani, francesi, italiani, libanesi) era stressante. Ricordo i buyers di Macy’s e altri noti grandi magazzini statunitensi e inglesi, ma ricordo con dolcezza soprattutto Mr. Tabet, un libanese che ci portava sempre in dono i pistacchi e ci faceva ridere.Sapemmo poi che il suo negozio fu distrutto dai bombardamenti e di lui perdemmo ogni traccia.
L’ambiente della moda è pulsante d’energia, ma per me è troppo superficiale, L’importanza che viene data all’apparenza e al possesso non sono compatibili con il mio essere. Ciononostante ricordo alcune persone sensibili con le quali riuscivo a parlare di argomenti profondi.
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Gli altri mesi a Trento, grazie al lauto guadagno milanese, erano dedicati alla famiglia e all’università.
Finalmente potevo conoscere a fondo i grandi letterati, leggere le loro opere, studiare la mente umana, apprendere usi e costumi di altre popolazioni. Avevo infatti scelto lettere moderne a indirizzo psicologico.Certi argomenti mi hanno dato una gioia immensa: Shakespeare e il teatro elisabettiano, il monologo interiore di Joyce e della Woolf, i poeti maledetti francesi, la psicologia dell’età evolutiva, antropologia, etnologia, storia dell’arte. E mi chiedevo come avevo fatto fino a quel momento a vivere senza conoscere tutte quelle cose. Ed ora mi domando come avrò il tempo per imparare ancora. Forse dovrei vivere per sempre.

Conseguii la laurea il giorno dopo il mio quarantaquattresimo compleanno. Nel frattempo avevo iniziato a fare alcune supplenze nella scuola media e presto capii che insegnare mi piaceva, e molto. Infine pochi anni fa sono riuscita a entrare in ruolo (dopo aver vinto due concorsi, uno riservato e uno ordinario) a un’ età in cui molti vanno in pensione. Insegno da 15 anni, e ho ancora lo stesso entusiasmo perchè per me è importante trasmettere ai ragazzini il mio desiderio di CONOSCERE., voglio che anche loro trasformino il momento dell’apprendere in gioia e ricchezza.
Attualmente insegno in una scuola media di Pergine, località a 15 km da Trento, ho una prima e una seconda classe. Sto già pensando che cosa fare e che cosa programmare per rendere le mie materie, italiano, storia e geografia, piacevolio e interessanti.
Dò molta importanza alla POESIA , come fonte di piacere nell’ascoltarla e come stimolo creativo- espressivo per scavare nel proprio inconscio. I ragazzini di 11-12 anni sono ancora spontanei e conservano nell’intimo questi semi di poesia che, sono sicura, tutti abbiamo nell’infanzia,ma che vengono soffocati se non coltivati. Attraverso brevi versi essi riescono a esprimere i loro sentimenti nascosti più nascosti e indecifrabili. Talvolta andiamo all’aperto a “caccia di sensazioni” ed è sorprendente scoprire ciò che un bambino “legge” nelle realtà esterna ed interiore.
Ciò che gli studenti di quest’età mi danno è proprio il loro ultimo seme poetico, la capacità di vedere il mondo ancora con occhi chiari, curiosi e meravigliati. Mi arricchiscono e mi allietano.Lavoriamo con impegno, ma spesso ridiamo.Credo proprio di riuscire a instaurare un buon rapporto con i miei alunni anche perchè cerco di rispettarli come individui.
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Il mio tempo libero è diviso tra famiglia (marito in pensione, figlia pianista) e lettura-scrittura. Ogni anno scopro nuovi autori e nuovi argomenti che mi riempiono le serate invernali o i pomeriggi oziosi di vacanza in Liguria. Quest’anno ho letto l’epistolario Rilke-Salomè,il diario di Etty Hillesum, le poesie di Sylvia Plath, ho riscoperto la de Beauvoir e ho già in mente una ragnatela di agganci con altri testi. E poi scrivo il DIARIO da quando avevo 15 anni! Mia figlia vrde con rassegnazione e sgomento il momento in cui dovrà leggere tutti i miei quaderni! Ma la scrittura mi aiuta a sottolineare la vita, a raddoppiarla se è possibile, a gustarla in più modi: con l’immaginazione, con il sogno, con le possibilità impossibili.

La POESIA è per me la summa dello scrivere: una parola può racchiudere un mondo, mille immagini. La poesia ti scava e ti fa conoscere a te stessa, la poesia ti aiuta. A 19 anni pubblicai un libro di poesie “Nostalgia di primavera”.Comporre quei versi mi aiutò molto a uscire da un periodo difficile e aggrovigliato. Mi fecero “sgomitolare” e mi resero più consapevole. Fu da allora che si insinuò in me la necessità di cambiare la mia vita.
Oggi scrivo spesso poesie, vinco qualche concorso, ma scrivo soprattutto per capire a fondo chi sono e come mi inserisco in un mondo che si evolve continuamente. Io stessa invecchiando sto cambiando, ma desidero capire e rendermi conto di ogni passo per dirigermi se possibile verso un “CRESCERE”.
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Fra poco arriverà l’autunno in questa città chiara dove il destino mi ha fatto vivere per così tanti anni. Come ho detto mi ci trovo bene: è qui che si è formata la mia famiglia, è qui che ho raggiunto un’identità completa, è qui che ho le più care amiche.

Ma nei miei sogni notturni è sempre e solo Carpi che ritorna: il sagrato del Duomo e il Castello affogati nel rosso delle sere d’estate, i portici avvolti di nebbia bianca, la mia casa dell’infanzia in Cantarana ed io bambina o giovinetta con una sensazione di risata leggera nel cuore.
Mirna Moretti
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IL TEMPO
pubblicato da: Mirna - 24 Gennaio, 2025 @ 11:36 amQuand’è che la scrittura non è più stata la mia amica quotidiana? sia sul mio diario che sul blog? Lo so: dai dolori dell’anno funesto, quello appena trascorso. Non riuscivo a “prendere la penna in mano” perchè la mia vita mi sembrava inutile, ripetitiva, scialba. Il tempo vuoto riempito da letture forsennate, passeggiate, caffè con le amiche, Tv . Così i tristi pensieri venivano accantonati o spinti oltre. E non avevo più voglia di starmene su me stessa. Mi sembrava di aver capito che ormai la vita non potesse più donare nulla.
Non è che non lo pensi ancora. Ricordo mio padre proprio alla mia età che diceva “Ma la vita è tutta qui?” E amareggiato non prendeva più la sua chitarra per suonare le sue canzoni preferite. E’ la vecchiaia e la solitudine che ti fanno sentire sconfitti, senza più desideri?
Contro il tempo che ci fa appassire il corpo non possiamo fare nulla , ma contro i pensieri che si accartocciano come foglie secche possiamo ribellarci. Se abbiamo la fortuna di vedere, comprendere ciò che ci circonda dobbiamo essere grati di un altro giorno che spunta. Perchè ci sarà subito una tazza di caffè, una coccola di Molly, le amiche, il cielo e altri piccolissimi accadimenti come i ritrovi con gli amici per parlare di libri o piccoli progetti per il Carnevale in compagnia. E la soddisfazione e felicità della figlia, o il benessere che la nuova gattina dimostra.

“C’è qualcosa di atroce e di magnifico nel tempo. Il modo come picchia, come pesta sui lineamenti, come ti spegne gli occhi” ho letto in uno dei tanti romanzi di quest’anno. Magnifico perchè? Perchè è pur sempre vita e tu lo senti questo tempo che scorre implacabile rubandoti qualcosa ma lasciando altre suggestioni dietro di te. In ogni giornata, in ogni ora. Perchè ci può essere un certo non so chè nello sguardo sorridente di un altro o nel colore di una nuvoletta. E tu sei consapevole che ci sei ancora e che navighi a rotta libera.
Mi piacerebbe ancora tornare a scrivere quotidianamente perchè ogni istante sarebbe arricchito dalle varie sensazioni e forse durerebbe più a lungo. Perchè non vorrei più perdere atomi di bellezza.
Occorre lavorarci.
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Librincontri di dicembre 2024
pubblicato da: Mirna - 24 Gennaio, 2025 @ 10:35 amFrizzante come lo spumante è stato il nostro ultimo incontro. Abbiamo parlato di tanti libri interessanti. Dalla narrativa ai saggi, dalle criptovalute alla…stupidità umana.
La stupidità dilaga nel mondo dell’arte …. e non solo!
Una pandemia, presente da sempre ma latente, sembra oggi essersi scatenata con una virulenza inaudita, imperversando con speciale accanimento nel mondo della creatività: lo stupidismo!.
L’opera.
Comedian è un’opera d’arte del 2019 dell’artista italiano Maurizio Cattelan e consiste in una banana fissata al muro tramite una striscia di nastro adesivo grigio. Creata in un’edizione limitata di tre esemplari, si presenta come una banana fresca fissata a una parete con del nastro adesivo. In quanto “opera d’arte concettuale”, consiste in un certificato di autenticità firmato dall’Artista e accompagnato da disegni dettagliati e istruzioni per la corretta esposizione.
Cronologia degli eventi
Cattelan espone nella galleria una banana attaccata ad un muro di cartongesso con del nastro adesivo ad alta resistenza.
La banana, acquistata qualche ora prima da un fruttivendolo locale per 30 centesimi di dollaro, è stata quotata per 120.000 dollari.
Durante il secondo giorno di esposizione, David Datuna, un altro artista, ha preso la banana di Cattelan e l’ha mangiata in diretta davanti alle telecamere. L’azione è diventata a sua volta una performance artistica, chiamata Hungry Artist (“l’artista affamato”). Il video della banana da 120.000 dollari divorata in pochi morsi ha fatto subito il giro del mondo.
L’opera d’arte è stata rimpiazzata con una nuova banana. L’opera è infatti stata pensata per essere rinnovata periodicamente con una banana nuova.
Alla riapertura della galleria, il giorno seguente, una folla di persone ha assalito la galleria d’arte per poter mangiare la banana di Cattelan. Per motivi di sicurezza, il quarto giorno l’opera è stata rimossa dalla galleria.
Nonostante l’opera d’arte fosse deperibile, ognuno dei 3 esemplari esposti è stato venduto: due per 120.000 dollari e l’ultimo per 150.000 dollari.
Significato
L’artista ha dichiarato, con encomiabile onestà, che Comedian è una semplice “provocazione” che vorrebbe invogliare lo spettatore a interrogarsi sui meccanismi che regolano il mercato dell’arte e sul valore dell’arte stessa.
Tradotto in volgare io la definirei un esempio, tra i più riusciti ed incredibili, di “arte per stupidi”
«Tra gli stupidi pochi sono gli infelici». G.B. Shaw
Una scientificità nutrita di forti dosi d’ironia è quella dello storico dell’economia Carlo Cipolla con il suo insuperabile
“le leggi dell’umana stupidità” dove si diverte ad approfondire il tema dell’umana stupidità formulando una vera e propria teoria basata su cinque leggi fondamentali. Cipolla osserva che la probabilità che una persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona medesima, quali cultura, status sociale etc. La controprova porta l’autore a spingere la ricerca a un gruppo d’élite, i vincitori del Premio Nobel, i quali, confermando i poteri supremi della Natura, chiaramente indicano che una frazione dei premiati è «costituita da stupidi». La legge aurea sulla stupidità umana afferma che lo stupido causa danni ad altri senza realizzare alcun vantaggio per sé, ma anzi danneggiando sé stesso. Per Cipolla «lo stupido risulta più pericoloso del bandito» che ricerca il proprio vantaggio a danno degli altri, ed è sempre prevedibile, mentre lo stupido è del tutto imprevedibile, e i rischi li corrono i non stupidi «che sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide». Un sunto del trattatello del Cipolla è riportato in Appendice.
Dalla lettura di questo ameno libretto mi è sembrato di interesse indagare gli effetti della stupidità nel mondo dell’arte contemporanea, e in particolare nel paradiso della stupidità milionaria, dove la “pseudo-arte” viene proposta per i nuovi ricchissimi ad “usum status symbol”. L’ideologia imperante fra la stupidità milionaria è quella del «più costa più vale», male incurabile che abolisce l’intelligenza e il buon senso e che, con l’aiuto di critici abbondantemente prezzolati, precipita il milionario acquirente verso l’abbraccio ferale della più sublime stupidità.
E’ utile qui citare e condividere un recente pensiero di Pier Aldo Rovatti, filosofo ed editorialista modenese che, nel mettere in evidenza la stupidità vissuta nel presente, di cui l’arte e il suo sistema sono specchio, auspica una sorta di “sospensione mentale” capace di ricondurci alla ricerca di pause pensanti. Niente paura della marginalità e del silenzio: la stupidità è rumorosa e dilagante.
La vera arte nel mondo contemporaneo è riuscire a promuovere e vendere queste cazzate!
A tutti gli artisti qui citati va la mia incondizionata ammirazione
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LA GIRANDOLA DEGLI INSONNI
pubblicato da: Mirna - 15 Giugno, 2024 @ 11:59 amQuanto tempo che non apro il Blog.

Eppure scrivere è da sempre per me un allungamento sospiroso di vita. Certo, scrivo a mano sul mio piccolo diario, ma il Blog era diventato una finestra aperta sugli altri e mi ha riempito a lungo di consonanze e gioie. Scrivere di libri è scrivere anche di noi, di ciò che siamo, dei nostri gusti, dei nostri accadimenti, è condivisione.
Ed oggi 15 giugno sono sollecitata a parlare dell’ultimo libro che sto leggendo La girandola degli insonni di Arianna Cecconi , un’antropologa che vive a Marsiglia.
Io sono un’insonne cronica per cui mi sono riconosciuta nella protagonista che non riesce a chiudere occhio durante le notti marsigliesi per vari motivi. Ma io mi chiedo che a volte non volersi abbandonare alla profondità del buio , e come dicono alcuni della “piccola morte”, è come temere di perdere il controllo o di non vivere abbastanza. Certo io mi prendo le goccine e dormo ugualmente, ma la mia protagonista, Aurora, vuole capire perchè , così va al Centro del Sonno della città per cercare una cura.
Ma incontra altri insonni , ognuno con la sua storia di vita. Interessantissimo. Ed intorno ad essi una Marsiglia vivace,viscerale, magica che io conosco dato che l’ho visitata con mio marito nel nostro ultimo anno insieme.
Una città profonda, multiculturale, dalla luce implacabile e dall ‘odore unico di mare, di bassifondi, di alture, di misconosciuto.
E di rimescolamento di sentimenti e vibrazioni forti.
E queste emozioni lontane si sono riaccese in questi ultimi giorni di un “giugno beffardo” quando amici cari si sono avvicendati dentro la mia piccola vita che conduco in questa bella algida città.
Caffè vari, una pizza con un amico, le consonanze e la complicità con Stefania lontana – per ora-, una collana azzurra in dono e soprattutto una statuetta in ceramica di Mimilla, il mio lare indimenticabile, la mia compagna di vita per 15 anni.
Un’emozione vera ricevere questo regalo pregno di attenzione affettuosa dall’amico Gianni, testimone della tranche de vie più spensierata vissuta insieme a Giuliana, la “protomamma” di Mimilla.

Necessito però esseri viventi, anche non necessariamenti umani , nella mia casa colorata. Nutro i picccoli passeri sul davanzale. Ma la zanzara e qualche tarma che svolazza (forse il tappeto?) non sono abbastanza.
Sono felice anyway che questi avvenimnenti e questo libro mi abbiano dato la voglia di riprendere in mano il Blog.
In realtà dovrei anche scrivere dell’ultimo LibrIncontri con i miei cari amici Lucatti, e Ivana, e Giovanni e la gioiosa e bella Maria Grazia, e Marisa e il grande Alfonso, i quali oltre a parlare delle ultime letture hanno voluto festeggiarmi ancora per il mio compleanno importante.
Grazie, amici.
i
I consigli di lettura di Maria Grazia
pubblicato da: Mirna - 31 Marzo, 2024 @ 3:44 pmIl romanzo “ La benda al cuore” dello scrittore G.F. Sorrentino si presenta agli occhi del lettore come una tessitura fitta in cui ogni pagina pare convergere nell’unità di una narrazione appassionante, incentrata sul
valore della libertà dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e sugli eventi legati agli ultimi tre giorni di vita del maresciallo U. Cavallero, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Italiane durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Come Courbet che all’età di 50 anni affermo’ “ l’unica cosa a cui sono appartenuto è stata la libertà, cosi’ avrebbe voluto affermare il generale Cavallero, vittima di un ordito drammatico permeato di guerra,
atrocità, disperazione legate all’ascesa del fascismo nel cammino di transizione verso la democrazia.
L’essenza enigmatica della realtà storica che l’autore ci invita a cogliere in tutte le sue sfumature mette in risalto la figura del maresciallo nella sua sanguinosa lacerazione che dilania la sua anima fino a farla diventare teatro di lotta violenta tra desideri contrapposti. La condizione del generale non è quella di trincerarsi dietro il riparo offerto dalle sue mura, dalla sua identità individuale e collettiva ma egli appare proteso oltre il tepore dolce della sua zona di conforto verso un futuro imprevedibile, unica terra ove
sentirsi a casa e godere della libertà in una fase tra le piu’atroci della storia italiana segnata da aberrazione.
Ho letto con grande interesse ed attenzione questo romanzo la cui lievità di narrazione, accuratezza di immagini e profondità umana lo rendono un diadema nel panorama storico-letterario contemporaneo.
QUESTI FANTASMI
pubblicato da: Mirna - 19 Febbraio, 2024 @ 11:55 amSoprattutto durante le mie notti seminsonni, quindi tra veglia e sonno, ritornano i miei amati.

La scorsa notte quella che strema la domenica per immettersi in un nuovo lunedì, verso le 4.00 sento Mimilla impaziente di svegliarmi.
Il suo miagolio, la sua voce, le sue inflessioni. Mi sveglio o ero già sveglia? La chiamo ma so che lei non c’è. Mi riaddormento piangendo,ma alle sei nuovamente Mimilla mi sveglia con il miagolio più accondiscendente perchè sa che quella è l’ora del mio caffè e del suo latte. Quindi mi alzo con le lacrime agli occhi. Bevo il caffè e ripenso a quando Mimilla all’improvviso si fermava e osservava o ascoltava qualcosa o qualcuno, sempre in un punto preciso dove Piero si siedeva .
Sono troppo razionale per credere ma non abbastanza per negare.
E i tuffi al cuore continuano quando vorrei dire a mio fratello qualcosa di Carpi o un commento su un film o ciò che fa Stefania. Mi sentirà ancora?

Questo vuoto che si amplia intorno a me, intorno a noi è soltanto un deserto o quell’oasi piena di fiori e verde dove l’anima sta in pace? Ma l’amore ci tiene legati per sempre? L’amore, l’amicizia, la stima , l’empatia.
Ho sempre pensato a Nadia Ioriatti, mancata da poco, pensavo al suo calvario, alla sua intelligenza fulgida come un diamante, pensavo al suo scivolare dalla vita terrena trattenendo le stelle che aveva conquistato con il suo pensiero.
E penso che il tempo terreno davanti a noi è poco ora, quindi sento la necessità di soffermarsi più a lungo sulle nostre sensazioni, sui nostri incontri arricchenti, sugli amici veri e attenti.
Sul cercare le sintonie e quella dolce accoglienza fra persone che portano alla serenità.
Il pranzo da Maria Teresa e Riccardo con Rosetta e ….don Farina. Spiragli di attenzione e tentazione di essere se stessi fino in fondo.
Sfoltire forse i fiori secchi, seppur utili anch’essi, ma predilezione per i germogli freschi che crescono.
Come il nostro ultimo incontro di lettura: poesie e sorrisi, gioia nel ritrovare amici , intenzione di continuare. Per poterci meravigliare ancora perchè come scriveva Nadia Ioriatti finchè c’è lo stupore si ha voglia di vivere.
E se non potremo vedere le balenottere del Maine, come le protagoniste quasi ottuagenarie dell’ultimo bel libro che sto leggendo “Fellowship Point” di Alice Elliot Dark potremo osservare un cardellino sull’albero che sta fiorendo, e persino alcuni corvi che a sera, nel rettangolo di cielo del mio condominio urlano neri e prepotenti. Ma a me piacciono anche loro!
Anche ciò che scrivo è un piccolo racconto: i miei fantasmi vivi, i miei amici, gli animali che vorrei. Stamani ho contattato un altro gattile.
E come intuivano Magris e LLosa in un libretto interessante “La letteratura è la mia vendetta”.
Scrivere anche per esorcizzare i nostri timori, per ricordare tutto ciò che la vita ci ha fatto attraversare, e poi leggere per riposarci, quietare. Bello sarebbe farlo accanto a un fiume calmo tra erba fresca e giunchiglie.
Per ora mi accontento del divano e del rettangolo di cielo perchè sarà la narrazione a portarmi nel Maine, o in Inghilterra o davanti alla siepe di Leopardi.
LA CERIMONIA DELL’ADDIO
pubblicato da: Mirna - 7 Febbraio, 2024 @ 11:51 amdi Roberto Cotroneo
Mi piacciono molto i romanzi di Cotroneo, scrittore e lettore di vita.
Mi piace la sua esigenza di scrivere e vivere in modo intrecciato. Vita:letteratura. Letteratura:vita.
Da tempo ho abbandonato il mio fluire sulla carta, ma stamattina osservando i segni del carnevale sul pavè del piccolo parco: coriandoli multicolori disposti a strisce, mulinelli, ghirigori ho sentito l’esigenza di scrivere.
Sono corsa a casa e ho aperto questo diabolico PC.
Sono scissa nel buttarmi a capofitto tra gli amici, quindi nella vita fluente e lieta e nel rimanere in attesa malinconica di ciò che non tornerà.
Sono imbevuta di assenze. Mi sento “smarginata”.

I sogni del mattino di questi ultimi mesi sono o grigi e ansiogeni e chissà perchè ciò che vivo in sogno si svolge sempre a pianterreno dove prima del risveglio vedo il fantasma di Mimilla che scivola via e mi fa svegliare.
Così è scivolato via mio fratello il giorno dell’ultimo dell’anno nel suo modo elegante e solitario, come è sempre stato.

Un principe elegante e solo.
Eugenio se n’è andato, come se n’è andato il protagonista di questo romanzo che lascia la moglie in attesa per decenni.
Perchè lui era scomparso un giorno a Roma e non era più tornato. Ma la moglie decide ugualmente, al di là di ogni ragionevolezza, di aspettarlo. Perchè ci dice Cotroneo, in un capitolo avulso dalla narrazione in cui lo scrittore appare, la vita è sempre un’attesa.
L’attesa sembra un lento rito per prepararsi all’addio, è una negazione dell’assenza.
Questo romanzo mi ha fatto riflettere sul nostro dolore delle assenze che non possiamo negare, sul nostro afferrarci alle zattere della consolazione, su quella caparbietà occidentale di dover essere sempre lieti a costo di sentire in sordina mancarci il cuore.
Allora cantiamo con piacere e consolazione, come fossimo mille specchi di un caleidoscopio.

La protagonista del libro, Anna, fa durare il “lutto” tutta la vita. Perchè? E’ come se fosse imprigionata e protetta da questo abbandono di cui non conosce la causa. Sta assolvendo ad una cerimonia. La cerimonia degli addii. Che forse noi, figli ansiosi di decenni egocentrici, non riusciamo a superare.
Perchè chi ci lascia ci lede. Offende il nostro Io, ma non la Vita che indifferente gira e ci regala dolori, ma anche bellezze.
Ben venga dunque il film di Wim Wenders “Giorni Perfetti” che ci spiega un altro approccio alla nostra piccola esistenza.
Essere qui, ora.
Così la vostra book blogger è riapparsa con due consigli. Libro e film.
In attesa di rivederci mercoledì 14 febbraio 2024 per recitare poesie.
In un Bar.
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NICOLETTA , LA MIA AMICA ROMANA
pubblicato da: Mirna - 17 Gennaio, 2024 @ 1:21 pm
Posso dire che Roma, misconosciuta per me fino all’incontro con Nicoletta, ho imparato a vederla ed amarla , grazie a lei che mi ha accolto parecchie volte in quel suo appartamento magico nel cuore della città accanto al BRAMANTE, a PIAZZA NAVONA e con i suoi terrazzini alti e leggeri colmi i di limoni e fiori. Per me Roma era lei che con nonchalance mi trascinava a Trastevere, su per le scale dove avevano girato Vacanze Romane, all’Isola Tiberina, a mangiare nel ghetto ebraico (i famosi carciofi alla giudìa), alle mostre di Modigliani della Khalo, dell’Artemisia e tantissimo altro. Sempre alla ricerca del cuore pulsante della città che si mescolava al suo. Mi portava alla pizzeria accanto casa sua, dove ci servivavo quella con i fiori di zucca e mi parlava della nobildonna del palazzo accanto….quella di 500 anni fa come di una sua conoscente.
Parlavamo d’arte, della vita, di sua sorella Giuliana che amava e stimava moltissino.
Poi nel suo salotto ci sedevamo a sera, ah, quei tramonti romani, con un gin tonic a ricordare i suoi begli abiti firmarti quando bellissima giovinetta rideva della vita. Ed io me la immagino perchè è sempre stata bella e alta e altera e ilare. La vedevo a Filicudi insieme a Giuliana tra fichì d’India e mare e sole. E primavera,
Perchè in Nicoletta io ho sempre intravvisto un’eterna primavera scorrerle dentro.
Abbiamo riso parecchio, il suo modo di guidare era al limite dell’operetta, beh, si girava sempre in tondo, ma prima o poi si arrivava a destinazione. A Tivoli. A villa Adriana. Un ricordo per me unIco, speciale, irripetibile perchè vissuto con lei. Lei e Adriano, due vecchi amici!!!
Noi due e il sole caldo di giugno. Lei si toglie i collant. Io rido e penso che soltanto con lei avrei gioito quell’atmosfera di abbandono alla vita così spensieratamente giovane.
Mi manca.
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