ANTIGONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2020 @ 4:42 pm

Detto altrimenti: per celebrare la Festa della Donna (post 3778)

Perchè questo post?

1 – Perchè in post recenti (da ultimo nel post precedente, n. 3777) ho fatto cenno al rapporto fra i diritti innati dell’uomo, le Costituzioni e le leggi ordinarie: un tema che affascina e che sta alla base di un’eventuale Costituzione degli (auspicabili) Stati Uniti d’Europa.


2 – Perchè sto cercando di celebrare la festa della Donna anche trovando Donne (Dominae) disposte a candidarsi insieme a me alle prossime elezioni comunali di Trento in appoggio al candidato Franco Ianeselli, in una lista che vogliamo sia di pari genere. E ciò per contribuire alla più grande rivoluzione del nostro tempo: la sconfitta del pregiudizio di una minoranza (di uomini) a danno di una maggioranza (di Donne).


3 – Perchè infine ho afferrato al volo un’iniziativa dell’amico Alfonso Masi qui di seguito segnalata.

Venerdì 6 marzo 2020 ore 17,00, Associazione Culturale Rosmini, Via Dordi Trento – “Antigone, una donna forte”, Recital con le voci di Ester D’Amato, Beatrice Ricci, Mimmo Ianelli, Alfonso Masi, Fiorenzo Pojer – Inteventi musicali di Luciano Maino.

La tragedia sofoclea di Antigone ha avuto durante i secoli numerosissime riprese sia in campo musicale (numerose realizzazioni nel Settecento e quelle del Novecento di Arthur Honegger e Carl Orff) sia in quello teatrale (basti ricordare gli allestimenti di Brecht, Anouilh e del Living Theatre): segno evidente dell’attualità del tema che viene proposto, quello del rapporto tra le leggi statali e le “non scritte leggi degli dei” intese come i dettami interiori della coscienza. Nel presente recital la tragedia di Antigone viene presentata in forma di oratorio, senza scene, costumi, movimenti coreografici, per dare risalto soltanto alla parola del coro o dei singoli personaggi, specialmente al contrasto fra Antigone e Creonte che rappresenta il cuore della tragedia: il re che esalta le leggi della città stabilite dagli uomini e Antigone che oppone le leggi divine che non hanno bisogno di essere incise sulla pietra per rimanere indistruttibili ed eterne.

Il significato rivoluzionario della Donna Antigone emerge da quanto ci fa notare Alfonso stesso, in un suo breve appunto sulla Donna nella tragedia greca:

Eschilo, Sette contro TebeDegli uomini sono questi gli impegni: sacrificare agli dei e interrogare gli oracoli quando ci si trova a combattere col nemico. A te invece tacere e restare in casa.
Sofocle, Aiace Donna, alle donne ornamento è il silenzio.
Euripide, EraclidiSilenzio ed equilibrio sono per la donna il meglio e restare tranquilla dentro casa.
Euripide, AndromacaL’assennato che ha moglie non deve lasciarla visitare in casa da donne. Sono loro ad insegnarle il male.

Come si vede, nella tragedia greca le figure femminili appartengono spesso al mondo mostruoso dell’ambiguità e del disordine: Andromaca, moglie e schiava, Cassandra e Agave, le donne possedute; Medea, la strega; Elena, l’incantatrice; Ecuba, la vecchia feroce e selvaggia; Clitennestra, la donna demonio. Sono esseri diabolici che quasi sempre fanno un fine sacrificale. Per contro la figura di Antigone è un unicum e risalta ancora di più se contrapposta alla figura della sorella Ismene. Esemplare a tale proposito è la prima scena della tragedia in cui Antigone svela il suo progetto di seppellire Polinice, al quale si contrappone la remissività di Ismene: “Noi donne non siamo nate per combattere contro gli uomini, e poiché siamo soggette a chi è più forte, dobbiamo rispettare i loro ordini, e anche peggiori di questi… Non c’è senso a fare cose più grandi di noi… Io non sono nata per combattere il volere della città…. Non si può cercare l’impossibile”.

N.B.: al Rosmini andateci per tempo, perchè i recital di Alfonfo fanno il pieno!

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STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2020 @ 9:33 am

Detto altrimenti: parliamone, parliamone … hai visto mai?   (post 3777)

Fino ad oggi stiamo continuando a “fare” l’UE partendo dalle leggi e dai regolamenti. Esse/i rispecchiano i principi costitutivi dell’Unione. A questo punto sorge la necessità di una riflessione. Prendiamo le mosse da un diritto interno, ad esempio dal nostro, che si articola su tre livelli: i diritti innati dei singoli, la Costituzione, le leggi ordinarie. In quale ordine gerarchico si collocano i tre livelli? Io personalmente sono portato a considerare l’ordine con il quale li ho elencati due righe sopra. Tuttavia una rilevante dottrina preferisce collocare i primi due livelli sullo stesso piano, perché se è vero che il diritto innato ha di per se stesso una propria forza, è altrettanto verso che la Costituzione è espressione politica dello Stato, il quale ha sì cessato di essere uno Stato persona, ma non ha abdicato al suo ruolo politico. Il problema non si pone circa la collocazione al terzo posto del livello leggi ordinarie.

Usualmente ci preoccupiamo della rispondenza delle leggi alla Costituzione. Proviamo invece a dedicare maggiore attenzione al rapporto fra le leggi e i princìpi, ma ancor di più fra la Costituzione e i princìpi, se non altro perchè, pur avendo entrambi dignità costituzionale, in caso di conflitto devono prevalere i princìpi. Ora, se la Costituzione deve cedere il passo ai princìpi, a maggior ragione lo devono cedere le leggi.

Regaliamole le strisce!

Veniamo all’Europa. Fino a quando partiremo dal basso, ovvero da leggi e regolamenti ordinari, non faremo entrare in gioco completamente il piano dei diritti innati e quello del suo ruolo politico che si esprimerebbe solo attraverso una Costituzione Europea valida tutti i suoi stati che dovrebbero quindi rinunciare alle proprie singole Carte Costituzionali ed essere necessariamente “uniti”: gli Stati Uniti d’Europa.

Da molti si dice che “questa” UE ha fatto il suo tempo, che è solo burocrazia, che occorre modificarla profondamente.  Io vedo la questione come un sistema SW che da decenni ci ha portato molti vantaggi ma che ora inizia a mostrare una certa inadeguatezza rispetto alle nostre nuove esigenze. Ed allora, da vecchio manager che nella vita ha avuto – fra i tanti altri – anche il compito di reimpostare interi sistemi informatici, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una proposta: continuiamo ad usare questo SW, questa Europa, così com’è, senza continuamente criticarla o rifiutarla e – in parallelo – costruiamo il nuovo modello di funzionamento: quando questo sarà pronto, gli potremo trasferire i dati e abbandonare il vecchio.

L’avete letto?

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Solo che se è vero che in Italia spesso si progetta male perché non si è sicuri del successivo finanziamento e talvolta non si finanzia un progetto perché mal progettato; forse è altrettanto vero che non esiste in UE si chi faccia carico dell’investimento in una simile progettazione. Peccato! Personalmente comunque io non dispero e continuo a credere nella mia utopia. Perché ci credo? Perché l’utopia non è un obiettivo irraggiungibile: è un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! E poi, cheppalle una vita senza utopie!

Buoni SUE –  USE –  EUE a tutte e a tutti!

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GLI IMPERI OGGI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2020 @ 8:11 am

Detto altrimenti: oggi, gli imperi!       (POST 3776)

Gli Impero odierni in miliardi di abitanti (e in altri termini)

  • Impero Asiatico: 5
  • Impero Africano: 1 (ma si raddoppia in 17 anni)
  • Impero Americano: 1 (di cui USA 0,350)
  • Impero mediorientale: molte guerre e molto petrolio
  • Impero Europeo: 0,5
  • “Impero” Italia (0,060)

Dice … ma di che imperi vai parlando? Mica hanno ognuno un vero Imperatore che li comanda! Eh, no, raga, quegli ognuno gli imperi il proprio imperatore ce l’hanno e come se ce l’hanno! Solo che ogni imperatore è di tipo diverso. Vediamoli un po’.

Impero asiatico: made in India, in China; le rotte della seta; l’acquisto di terreni in Africa … una rete imperiale di strade tipo la rete delle strade dell’impero romano all’ennesima potenza, per fare transitare non le antiche legioni ma la propria presenza industriale, commerciale, finanziaria e quindi politica. Vi pare poco?

Marco Polo, mica lo poteva immaginare che guaio ne sarebbe poi derivato!

Impero Africano. Una terra dove vengono coltivati dagli Olandesi i tulipani che poi sono spediti in tutto il mondo via aerea. Dice … ma quelli che vediamo quando andiamo a pedalare in Olanda? No, raga, scialla, quelli sono la cartolina per i turisti. E l’Africa conquistata dal ferum victorem, ferum victorem cepit, ovvero a sua volta soggioga il suo proprio conquistatore. Come? Raddoppiando la propria popolazione entro 17 anni e ponendo il resto del mondo, Europa in testa, di fronte ad un non eludibile problema.

Impero Americano, soprattutto nord americano: come la GB, separata dalla Manica, si permette di uscire dall’UE, così gli USA, difesi da due oceani e dal Canada, avendo il solo problema meridionale (confine messicano), si permettono di ricercare uno splendido isolamento e di contattare il resto dell’Umanità “alla carta”: questo sì, questo no. E poi il Brasile, con le sue ex foreste; Il Venezuela, con il suo petrolio … vi pare poco?

Impero mediorientale: guerre e petrolio, il potere di condizionare il mondo.

Impero Europeo: ecco, qui avete ragione, è un Impero solo potenziale, il più ricco di un insieme di culture diversificate, la culla della civiltà e della storia occidentale: questo sì che è da costruire.

Ma mi faccia il piacere ...

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Impero Italia? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò! Noi  … anzi un lui che una volta inneggiava agli 8 milioni di baionette; e oggi un altro lui che inneggia a 60 milioni di persone che la penserebbero come lui? Quando mai!?  Raga, ci vogliamo isolare dal “nostro” impero sovranista nazionalista italianista noi che “pesiamo ” il 12% su un’Europa e lo 0,85 % sul totale mondiale?

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ELEZIONI COMUNALI PER GENERARE PENSIERO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Febbraio, 2020 @ 2:13 pm

Detto altrimenti: … che poi equivale a GENERARE FUTURO   (post 3775)

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“Generare futuro”: il principio al quale si è ispirato sin dall’inizio l’Associazione Culturale RESTART TRENTINO della quale il vostro blogger è presidente per il secondo mandato triennale.

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Anteprima

Mi sta capitando questa fortuna da dieci anni, da quando sono in pensione (2010-2020). Prima non avevo spazio mentale se non per il lavoro. Ma … ora, come nasce il mio pensiero? Molto dai libri che leggo; dal tempo che ho per riflettere; da tutto ciò che riesumo dalla memoria degli studi giovanili e universitari. Il tutto amalgamato con poco meno di quarant’anni di esperienze lavorative e di vita. E il risultato-pensiero che ne deriva può aiutare a generare futuro, non certo per me che ho 76 anni quanto per chi volesse approfittare non dico dell’insegnamento (non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno!) ma delle esperienze che metto alla portata di tutti su una sorta di tavolo self service. Rileggendo i classici (letteratura e filosofia) si comprende come il Pensiero umano si sia via via formato.  Ed allora mi chiedo: molto probabilmente sta continuando a formarsi anche ai giorni nostri. E’ un continuo divenire. Infatti il Pensiero nasce dalla sua stessa storia, dai libri, dalla vita vissuta, dalla riflessione e – last but not least – dalla discussione, dal confronto personale diretto faccia a faccia. E il primo confronto che io faccio è con me stesso, scrivendo queste righe, aprendomi a me stesso e agli altri. E guai a ridurre il pensiero umano ad un like sul pensiero altrui!

Fine dell’anteprima. Ora possiamo cominciare

Pensiero, filosofia, sociologia. Riscontro con piacere che ai vertici delle grandi e media Società sempre più spesso vengono collocati manager di formazione classica, filosofica, sociologica. Non dimentichiamo che antesignano in tal senso era stato  Adriano Olivetti! Sul tema, leggete il libro di Pier Luigi Celli “Il potere. La carriera a la vita- Memorie di un mstiere vissuto controvento”, Chiarelettere Ed. 2019.  E ciò in quanto si è compreso che i fattori della produzione non sono più il capitale ed il lavoro, bensì sono le Persone, la loro motivazione; il ragionamento logico; il fatto  che le aziende non devono più operare per organigrammi, bensì per funzionigrammi; che l’intelligenza necessaria alla generazione del pensiero e del futuro  è l’intelligenza collettiva che è possibile solo in ambiente – aziendale e politico – veramente democratico. Esattamente il contrario – in azienda e in politica – dell’ipse dixit, dell’uomo con i pieni poteri, del “secondo uomo del destino”, del ghe pensi mi.

Una particolarità del pensiero odierno infatti è una sorta di sua inversione termica orizzontale: cioè che oggi sempre più spesso esso nasce in periferia e da lì si muove ad arricchire il centro di una intelligenza collettiva. Ciò dipende dallo sviluppo delle comunicazioni che consente anzi richiede il decentramento territoriale verso “i confini” di ciascun sistema sociale, economico e politico: ed è la gente di frontiera quella che ha per prima il polso della situazione. Ciò vale anche – anzi, direi soprattutto –  per il pensiero politico: un’intelligenza collettiva che in ambiente democratico prende le mosse dalla periferia geografica, aziendale, politica:  esattamente il contrario dell’ipse dixit dell’uomo accentratore, quello con i pieni poteri, quello del ghe pensi mi.

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Ecco ciò che deve essere valutato in previsione di un turno elettorale comunale importante come è quello che sta per affrontare il Comune di Trento (nella foto: il Castello del Buonconsiglio dà tutti un buon consiglio: andate a votare! E se fra i candidati ci fosse anche un blogger, votatelo!)

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STATO, LEGGE, COSTITUZIONE, DIRITTI – 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Febbraio, 2020 @ 7:49 am

Detto altrimenti: diritti civili e diritti sociali   (post 3774)

Oggi la maggiore preoccupazione dei cittadini è la mancanza di lavoro. Diritti civili: di voto, libertà di parola e di associazione, etc.; diritto sociali: al lavoro, alla salute, etc.. Chi tradizionalmente e istituzionalmente si è battuto in favore del diritto del cittadino al lavoro sono da sempre stati i sindacati. Tuttavia la loro parte politica di appartenenza, la sinistra, si è concentrata soprattutto sulla difesa dei diritti civili (democrazia, antifascismo) e molto meno su quella dei diritti sociali e poichè in politica come in natura non esiste il vuoto, vi è stata una componente politica retorica, demagogica, populista che ha offerto a molti non il lavoro ma promesse da mondo dei balocchi e il reddito di cittadinanza alias paghetta nella prospettiva che fosse il ponte verso la conquista di un posto di lavoro. Ciò non è stato e la percentuale dei beneficiati che ha trovato lavoro per questa via è di circa 30.000 contro 4,5 milioni di paghette assegnate. Evvabbè … Dal diritto al lavoro invece deve discendere il lavoro effettivo, non una retribuzione a prescindere dal lavoro. Dice … ma chi lo ha sancito questo diritto, anzi, chi lo dice che abbiamo tutti questi diritti? E allora veniamo al titolo di questo post.

Rivoluzione francese, 1789, madre della rivoluzione politica moderna. Si, vabbè, però … però quella legge (il Codice Civile Napoleonico) non ha riconosciuto l’esistenza innata dei diritti: li ha riconosciuti in quanto “creati” dalla legge stessa che si è sostituita al re quale fonte dei diritti e del Diritto. Inoltre Codice di Napoleone tuttavia è “civile” ma non tratta il diritto amministrativo, nel quale continuò a prevalere il rapporto “io amministratore-tu suddito”. Evvabbè …

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Un passo avanti l’avevano fatto i nordamericani, i quali nella loro Declatarion of rights della Virginia nel 1776 affermavano che gli uomini sono tutti “evidentemente” (sic) uguali ed hanno diritti innati quali il diritto alla vita, alla libertà, alla felicità, ponendo in tal modo la sfera giuridica dei diritti prima della sfera del Diritto, salvo poi contraddirsi nei fatti con il mantenere la schiavitù per un certo periodo o – oggi –  con l’assicurare l’assistenza medica solo a chi … si è assicurato da sé. E chi non ha il denaro per assicurarsi? Certamente “felice” non è. Evvabbè …

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E noi Europei, anzi, diciamo meglio, noi Italiani? La nostra splendida Costituzione – sotto questo profilo – è del tipo di quella nordamericana, solo che poi – per fortuna – noi non siamo così ipocriti nel senso che almeno sul fronte del diritto alla salute abbiamo un sistema sanitario pubblico che funziona molto bene in alcune zone del paese, meno bene in altre, ma sostanzialmente funziona. Tuttavia quanto alla schiavitù non abbiamo quella vecchia, ma ne abbiamo un paio di nuove: i raccoglitori di pomidori e i riders: evvabbè, mica si può essere perfetti! Resta il problema di cui alla prima riga di questo post.

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Lo Stato sono io, diceva quel tale re Luigi XIV. Lo Stato siamo noi, dobbiamo dire noi oggi. Noi che ci siamo dati una splendida Costituzione che ha semplicemente fotografato la preesistenza di diritti innati. La legge, le leggi, il sistema delle leggi cioè il Diritto vengono solo dopo. Solo che l’inadempienza a questo obbligo costituzionale – di assicurare il lavoro a tutti –  non è sanzionata se non dal voto dei cittadini, il che potrebbe anche andar bene, ma  … nel frattempo chi non ha lavoro che fa?

Automazione e globalizzazione: da opportunità a rischio. Oggi poi che le banche con il fai da te (home banking) stanno licenziando migliaia e migliaia di dipendenti; che molte aziende delocalizzano in paesi UE dove il lavoro è molto meno pagato e tutelato (ma quei paesi, ce li teniamo così, dentro una sorta di UE “alla carta”?) ; che l’automazione e la globalizzazione nella distribuzione un sistema web (Amazon e simili) stanno facendo morire il sistema della distribuzione tradizionale … che fare? Be’ raga, mica ho la bacchetta magica io! Io sono solo un semplice, umilissimo blogger, uno che nella vita ha sempre fatto il manager, il quale crede di poter avere solo un minimo merito, quello di porre il problema, non certo di offrire al sistema Italia la soluzione. Per quanto, come se fosse un gioco, lasciatemici provare. Ricordate da bambini quando si giocava? Nell’attribuire i ruoli ad ognuno si diceva: “Facciamo che io ero il capo dei cavalleggeri, che tu eri il capo indiano, che lui era il cowboy, che lui era il bandito, lui lo sceriffo …” Ecco, facciamo che io ero la persona alla quale era demandato il diritto-dovere di trovare una soluzione, solo per gioco, s’intende, senza alcuna pretesa: e ci mancherebbe altro!

Io farei così.

Rimetterei ordine all’elenco delle priorità; toglierei per legge la copertura finanziaria alle priorità non più tali, aumentando in tal modo la quantità di finanza disponibile per le nuove priorità.


Ai nuovi primi posti metterei

Le strisce! Mettiamole le strisce!


– “Sovranismo Europeo”: la proposta di una nuova UE, articolata, completa e dettagliata (non la sua sola affermazione in linea di principio), tendente agli Stati Uniti d’Europa;
– attivazione immediata della cantieristica pubblica;
– investimenti nei nostri settori di punta, quale ad esempio nel turismo verso il nostro Museo a Cielo Aperto (il nostro Paese, l’Italia). Al riguardo chi mi sa dire come è stato possibile che la compagnia di bandiera di un Paese simile abbia potuto entrare in crisi? Mah …
– meno burocrazia e più democrazia;
– un nuovo IRI, Istituto per la Riconversione Industriane;
– la riforma della scuola che desse conoscenza e non solo capacità;
– la riforma in senso democratico dell’ Università;
– investimenti sulla ricerca e innovazione;
– un piano di rientro dei nostri migliori cervelli fuggiti.

Dice … e la difesa? Mi preoccuperei molto di più dell’esercito di terra e meno dell’aviazione che vedrei meglio orientata verso droni, molto meno costosi dei cacciabombardieri F35; quanto alla marina, la vedrei orientata verso un tipo di naviglio minore, più agile, ovvero verso moderne “libarne” piuttosto che verso pesanti “triremi”.

Dice …  e la sicurezza interna? Be’ raga, la prima sicurezza da garantire al paese è quella contro le mafie organizzate. O no? Cosa? Ah già … si, ci sono anche i vuccumprà … scusate, me ne stavo dimenticando!

Ma basta, la smetto di giocare e di sognare, la chiudo qui con la mia utopia, per quanto … l’utopia non è un traguardo irraggiungile, ma un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! Dice … ma concretamente, che fai? Credo che accetterò di candidare alle prossime comunali, quale consigliere, s’intende! 

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I FURBETTI DELLA DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Febbraio, 2020 @ 6:09 am

Detto altrimenti: prassi operative antidemocratiche    (post 3773)

Si dice a buona ragione che democrazia è libertà e che libertà è partecipazione, quindi in base alla proprietà transitiva, possiamo affermare che democrazia è partecipazione.

Le Assemblee di società, associazioni: hanno successo se molto partecipate, la volontà espressa in quella sede è significativa se la partecipazione è stata elevata. A tal fine per la loro valida costituzione e per la successiva votazione si richiedono maggioranze molto qualificate: è ciò è un bene. Poi, prudentemente, per la deprecabile ipotesi che tali maggioranze non si siano malauguratamente raggiunte, si prevede che in seconda convocazione questi quorum siano molto ridotti: e ciò per non bloccare l’attività dell’organo sovrano della società o dell’associazione di turno. Dice … ma allora, caro blogger, dove sta l’inghippo, la pretesa “furbizia antidemocratica”? Ve lo dico subito.

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Sta nel fatto che la prima convocazione è usualmente stabilita ad orari improbabili, quali ad esempio le 06,00 del mattino; inoltre nella lettera di convocazione, le indicazioni della seconda convocazione sono scritte in grassetto. Come dire: dai, non vi preoccupate, venite anche in pochi alla seconda convocazione … tanto a tutti noi della partecipazione – cioè della democrazia – poco importa: la democrazia? La partecipazione? “Ciao la democrazia, ciao la partecipazione”, direbbe quel tale assessore alle varie ed eventuali Cetto La Qualunque: “Un po’ va bene ma poi gli si dice … basta …”

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STATO, LEGGE, COSTITUZIONE, DIRITTI -1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Febbraio, 2020 @ 8:12 am


Detto altrimenti: destra? Sinistra? O forse è meglio “palla al Centro”? Poche righe per iniziare a porsi il problema.   (post 3772)

Un’evoluzione a tre stadi:

  1. L’état, c’est moi, Lo Stato sono io è l’espressione comunemente attribuita al re di Francia Luigi XIV, instauratore di una monarchia assoluta per diritto divino. Da lui derivava anzi “discendeva” tutto: leggi, doveri, diritti.
  2. Ma anche nelle monarchie costituzionali (Statuto Albertino) le leggi e soprattutto i diritti erano “creati” dallo Stato, appena temperati dall’esistenza dello Statuto.
  3. Con la nostra Costituzione sono stati riconosciuti diritti fondamentali (alla libertà di espressione, alla vita, al lavoro, alla salute, alla famiglia etc.) che non sono creati da leggi ma che sono preesistenti.

Questi diritti possono essere divisi, per certi aspetti, in due categorie: diritti civili (ad esempio, il diritto di voto, alla libertà personale e di espressione, etc.) e diritti sociali (diritto al lavoro, alla salute). Orbene, a fianco dei diritti vi sono i doveri: ad esempio il dovere di lavorare per contribuire alla vita della società, il dovere di assistere anziani e malati e così via, il dovere di andare a votare.

Si tratta di diritti e doveri che riconosciamo come innati, parte di una morale sopravvissuta ai tentativi anche recenti di ucciderla (fascismo, nazismo) ed in parte purtroppo anche attuali (non soccorrere in mare gli immigrati!) e che per i credenti si rifanno ai  contenuti morali di una religione che nel nostro caso non “è” morale, ma “ha” una morale: una morale che non è quella di non commettere i peccati contenuti nell’ “elenco dei peccati veniali e mortali” di una improbabile libretta, ma che si rifà alla strada segnata dal Vangelo delle Beatitudini (cfr. ivi).

Ma restiamo sul piano non religioso della “politica oggi” (non utilizzo il termine laico perché per me “laicità” non è l’opposto di religiosità, bensì significa pluralismo e tolleranza reciproca, nel che consiste la morale dell’ateo). Vi è chi afferma che il binomio destra-sinistra non esiste più; chi ne afferma l’esistenza; chi crede nell’esistenza di una terza forza, il centro. Sta di fatto che da destra si insiste molto sui doveri: ad esempio sul dovere di “difendere i sacri confini della patria” da una sorta di secondo sbarco in Normandia ad opera di una …”pericolosa flotta di gommoni semisgonfi”; da sinistra si insiste sulla difesa dei diritti civili e sull’antifascismo; un po’ meno – purtroppo – su quella dei diritti sociali (almeno così mi pare che sia accaduto negli ultimi decenni). Dice … e il centro? Be’ se non altro non corre il rischio di essere accusato di estremismo (una sorta di etichettatura reciproca delle due ali) e si può dedicare alla difesa paritetica dei doveri e dei diritti, innanzi tutto recuperando terreno nel campo dei diritti sociali. E il lavoro non si crea – come è dimostrato numeri alla mano – dalla conversione delle paghette per tutti in posti di lavoro, ma con investimenti produttivi, innanzi tutto pubblici.

E se mi sbaglio, mi corigerete.

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EVOLUZIONE DEL PENSIERO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Febbraio, 2020 @ 6:51 am

Detto altrimenti: … di un candidato Sindaco (di Trento)       (post 3771)

Fra poco più di due mesi, elezioni comunali a Trento. Le “comunali” a me piacciono molto perché si tratta di “amministrazione”, cioè di gestione di progetti e siccome  io sono un manager,  quando si discute sul piano della concretezza, mi trovo a mio agio.  Ho assistito a incontri di un candidato sindaco ed ho letto sue dichiarazioni ed ho notato una giusta progressione ed un corretto approccio nel suo sindaco-pensiero. Ecco qui:

  1. Il candidato ha dichiarato di rifarsi anche ai concetti espressi da Norberto Bobbio nel libro “Elogio della mitezza e altri scritti morali”, libro che per me è una sorta di vangelo laico. La mitezza, il contrario dell’arroganza (esagerata opinione di sé); è il contrario della protervia (arroganza ostentata); è il contrario della prepotenza (arroganza esercitata). Ottimo!
  2. In altra occasione ha dichiarato che innanzi tutto occorre avere una visione del modello di città che si desidera realizzare (ottimo!)
  3. Da ultimo, ha dichiarato fra l’altro di volere realizzare la funivia Trento-Bondone e di volerla realizzare in project financing (ottimo!).

Ecco, così mi piace: inquadrare il proprio modo di pensare, di agire e poi agire. E poi, chiariti i punti 1 e 2, quanto al punto 3 le capacità che gli occorreranno sono:

  1. far interagire il progetto con il progetto di fare del Trentino una Bikeland e di Trento la  capitale del cicloturismo e del ciclo escursionismo (di concerto con il CAI Centrale e con la SAT) nell’intera provincia;
  2. operare secondo le migliori tecniche delle SpA miste pubblico-private;
  3. tendere ad operare con una SpA public company che non vuol dire società pubblica, bensì del pubblico, cioè della popolazione.

E mi permetto di affermare quanto sopra, forte delle mie esperienze dirette maturate nella riorganizzazione delle società di impianti del Passo del Tonale (Public Company Carosello Tonale SpA) e nella realizzazione di APM SpA (società mista pubblico-privata) a Riva del Garda. Detto questo, buon lavoro, “candidato”! E che tu presto smetta di essere solo tale!

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DEMOCRAZIA RINUNCIATA O NEGATA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Febbraio, 2020 @ 11:42 am

Detto altrimenti: per mancata partecipazione volontaria o imposta   (post 3770)

Innanzi tutto, di cosa parlando? Della Democrazia, un termine che nei millenni ha assunto successivamente tre significati diversi: 1) il democrator era il dittatore, esercitava il potere “sul”  popolo:

Who opened the door for the democrator?/ And how come he let in the market-conquistadors?/ Why is he acting as if he has something to hide?/ The privilege of the stupid is to be taken for a ride. Chi ha spalancato la porta al democrator? Perché egli si è collocato nel novero dei conquistadores? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è di farsi prendere in giro.

2) Successivamente il termine fu utilizzato con disprezzo dalle classi nobili escluse dal governo per indicare e stigmatizzare lo strapotere del “popolino ignorante al governo”.

3) Oggi democrazia significa “potere del popolo” con una interferenza: il potere del popolo della rete, o meglio, il potere di chi fa passare il proprio volere come volere della rete. In questo caso stiamo passando dal potere del popolo allo strapotere del popol(in)o della rete, la quale è una rete pilotata e quindi si rischia di passare ulteriormente al potere di un nuovo democrator occulto ma non tanto, ciò che succederebbe se venisse attuata la Democrazia Diretta (diretta da chi? Ecco il punto!).
Comunque fino a qui si tratta di democrazia rinunciata da chi non si oppone a questi processi degenerativi, pari a quella di chi per inerzia, pigrizia, ignoranza o altro non va a votare o non partecipa alle assemblee delle Associazioni di cui è membro.

Mappoi (mappoi) c’è anche la democrazia negata. Dove? Quando? Da chi e/o da cosa? Ecco qui: dalla legge uguale per tutti salvo le eccezioni di legge; da leggi non generali e non astratte; da un numero troppo elevati di leggi; da leggi in contrasto fra di loro; da leggi che abrogano altre leggi; da leggi incomprensibili dalla massa dei cittadini.

Ma la democrazia è negata anche in certe Associazioni nelle quali lo Statuto prevede che i soci possano proporre modifiche allo Statuto o altro, purchè si organizzino in gruppi di almeno tot soci. Tot soci? E’ una parola! Intanto in alcuni casi i nomi dei soci non sono fatti conoscere ai soci stessi (!) per accampate pretese ragioni di privacy (?). In altri casi l’elenco soci è affisso alla parete e chi vuole può prendere una sedia ed una lente di ingrandimento e dedicare alcune ore a copiarne gli indirizzi. Ecco, in questi casi la democrazia – cioè la partecipazione attiva – è di fatto negata, quanto meno fortemente ostacolata. Non sarebbe negata se quell’elenco, dotato di numeri di telefono e indirizzi e-mail, fosse accessibile via internet da parte di ogni socio, il quale in tale prospettiva dovrebbe dare il suo consenso alla diffusione dei propri dati all’atto della sua ammissione in quella Associazione.

Democrazia vo cercando ch’è sì cara
come sa chi per lei trucchi refiuta.

P.S.: un caso meritevole di segnalazione e di elogio: in previsione dell’Assemblea Provinciale delle ACLI prevista per il 19 aprile 2020, il Circolo ACLI “S.Giuseppe S. Pio X°” con lettera del 7 febbraio ha convocato per il 7 marzo 2020 un’ Assemblea Precongressuale. In calce alla lettera di convocazione il tagliando – da consegnare non oltre il 28 febbraio – con il quale ci si candida per il nuovo direttivo.

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QUARANTA SUGGERIMENTI “RUGGENTI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Febbraio, 2020 @ 7:04 am

(Attenzione, questo è un LP- Long Post)

Detto altrimenti: istruzioni di un vecchio manager velista per l’uso della vita (lavorativa) dei giovani    (post 3769)

L’espressione “I Quaranta Ruggenti” (The Roaring Forties) è stata coniata dagli inglesi all’epoca dei grandi velieri che passavano per il Capo Horn, per indicare la forza dei venti in quel tratto di mare. L’espressione fu poi seguita da una seconda, “ I Cinquanta Ruggenti” (The Roarint Fifties): par capirsi, cinquanta nodi di vento equivale ad un vento che soffia a circa 90 kmh, ragion per cui aspettatevi un ulteriore post con ulteriori dieci colpi di vento! Intanto ecco i primi quaranta.

Dal dal mio Fun Whisper, una barchetta da 1000 kg, in navigazione solitaria nelle Bocche di Bonifacio, con “solo” 30 nodi di vento. Figuratevi con 40 o 50!
  1. Napoleone era solito dire: “Mi vanno bene i generali fortunati, purché lo siano sempre”. Io vi dico: ricercate la creatività più che la fortuna e siate regolarmente creativi, cioè siate sempre un poeta: infatti il termine “poeta” deriva dal verbo greco “poieo” che significa fare, creare. Tuttavia state attenti ad un particolare: noi Italiani in genere siamo molto creativi, ma rendiamo pubblici troppo presto
    i nostri progetti che poi spesso ci vengono rubati da chi li sa realizzare più tempestivamente. In ogni caso la creatività raramente è pagata per quello che vale, e cioè molto. Se avete una buona idea cercate anche di riuscire a “firmarla” come vostra. Infine v’è da dire che le idee vengono a chi è abituato a farsele venire, quindi … allenatevi!
  2. Come reagire di fronte alla mancanza od all’eccesso di creatività, in se stessi e negli altri? Ragazzi, innanzi tutto il malanno più frequente e ben più grave è la mancanza di idee, quindi ben vengano le “troppe” idee! Pensate sempre che senza idee Colombo non avrebbe scoperto l’America, Fleming non avrebbe inventato la penicillina e così via. Dovete solo cercare di distinguere fra intuizioni (ci vogliono anche quelle) e le idee maturate dopo attente analisi (suggerisco di dedicarvi molto a questo secondo genere).
  3. Un padre disse al figlio: “Mettiti una scimmietta su di una spalla e vai in un paese dove non conoscono le scimmie. Farai fortuna.” Può essere vero, ma attenzione…una bottiglia è mezza piena e mezza vuota allo stesso tempo! Se volete “fare carriera” dovete anche considerare l’opportunità di eccellere in modo omogeneo all’ambiente che vi ospita: mi spiego, se siete dei bravi manager, molto bravi, allora potrete fare carriera in un ambiente moderno e managerialmente organizzato. Ma attenzione a volervi imporre come manager molto professionali in un ambiente un po’ troppo “alla buona”! Lo stesso dicasi per il contrario: se un ambiente è molto bene organizzato, voi non potrete progredire se siete voi ad essere “alla buona”.
  4. Quanto ai principi, sii fedele ai tuoi, non avere paura di viverli e diffida di chi ti fa lezione pretendendo di farti applicare i suoi: si chiama “teoria del campo da tennis” (v. anche dopo, al n. 24). Ovvero, ognuno giochi come crede la pallina nella sua metà campo e non ascolti i suggerimenti dell’avversario sul come giocarla!
  5. L’etica dei principi va bene, “ma però” deve essere moderata. Infatti l’etica dei principi, da sola, conduce all’integralismo. Sull’altro fronte sta l’etica dei risultati perseguiti a qualunque costo, che conduce al cinismo.  Le due etiche vanno reciprocamente stemperate: occorre arrivare ad un compromesso (vai al n. 7).
  6. Ricorda che spesso la morale comune condanna chi denuncia le violazioni della morale comune molto di più di chi viola la morale comune. Comunque, su con il morale!
  7. I compromessi. Leggete il capitolo loro dedicato da Paolo Mieli nel suo bel libro in calce. Ci sono quelli sordidi e vanno rifiutati. Ve ne sono molti che invece sono utili, necessari, perseguibili: per esempio, quelli che hanno fatto la Storia (vai la n. 5).
  8. Sii semplice nella comunicazione verbale e scritta, ed usa il lessico più comprensibile in assoluto: soprattutto ricorda che l’impresenziazione di uno sportello ferroviario vuol dire solo che l’impiegato è momentaneamente assente, non che è molto mal vestito e con la barba lunga e quindi “non è presentabile”! Che la conversione dei mezzi operativi significa solo che ci sono autocarri in manovra, non che metà degli operai dell’autostrada si è convertita al cristianesimo. Che la convergenza complanare è solo un incrocio con uno svincolo stradale, non l’incrocio delle rotte di due aeroplani. E state attenti a non obliterare a casa il documento di viaggio, perché in realtà il biglietto del tram dovete timbrarlo sul tram stesso e non dimenticarlo a casa!
  9. Abbi carattere anche se poi ti diranno che hai un cattivo carattere.
  10. Sii estremamente specifico, evita le occasioni di coinvolgimento in situazioni generiche, non chiare: rimetterle sui binari ti attirerebbe l’accusa di essere pedante o di avere un caratteraccio.
  11. Cerca di porti in grado di produrre risultati, di sapere fare bene il tuo mestiere.
  12. Cerca di riuscire a firmare il tuo lavoro.
  13. Non farti escludere, proprio perché sai fare e vuoi firmare quello che hai fatto.
  14. Attento ai sistemi assistiti: a gestire l’ordinaria amministrazione o a dividere la ricchezza sono capaci tutti. La professionalità e la managerialità vera servono solo se c’è la volontà di far crescere, migliorare e far vivere bene i collaboratori (e quindi anche di produrre un utile aziendale a bilancio).
  15. Attento ai sistemi eccessivamente politicizzati: per la divisione del potere non serve la professionalità che ti invito comunque a conseguire.
  16. Diffida delle novità in quanto tali, se non sono motivate da effettive nuove necessità di miglioramento.
  17. Ricerca sempre la motivazione che spinge ognuno ad agire (il famoso “cui prodest”, “cui bono”, a chi giova). Cioè: troppo spesso la gente cerca di capire le conseguenze di un fatto e dimentica di analizzare le ragioni che lo hanno determinato.
  18. Chiarisci a te stesso i tuoi obiettivi e finalizza onestamente ogni tua azione agli stessi.
  19. Se devi competere e sai nuotare bene, non accettare di misurarti nello sci alpino.
  20. Sii coerente verso te stesso anche la pensi diversamente dal tuo capo (P.L.Celli, libro citato in calce: “Se un capo e il suo vice la pensano allo stesso modo, uno dei due è inutile”)
  21. Se altri realizzano come propria la tua idea e tu cerchi di riappropriartene, allora tu saresti anche un bravo manager, ma hai un tale cattivo carattere …
  22. Se vuoi difendere al meglio una tua idea, cerca di inquadrarla in un progetto completo ed articolato al fine di fare emergere la sua portata strategica. Se la controparte accetta di misurarsi sullo stesso terreno, allora vuol dire che stai operando in un ambiente moderno e professionale. Se ti dicono “Tutte chiacchere, quello che conta è il particolare di dettaglio del quale stiamo discutendo” … allora , se puoi, cercati altri compagni di viaggio.
  23. Quando gestisci un piano, ricordati che talvolta – purtroppo – le sue fasi possono essere, nell’ordine: entusiasmo, perplessità, ripresa di contatto con la realtà, ricerca del colpevole, punizione dell’innocente, lode ad estranei.
  24. Se ti consigliano come agire “nel tuo interesse”, applica la mia sopracitata teoria del campo da tennis (v. prima, al n. 6): ringrazia, ma che ognuno torni nella sua metà campo e giochi come crede, lasciando a te la scelta di come battere la palla o di come rispondere alla battuta altrui.
  25. Non ti fidare di chi, con aria assorta e quasi sognante, magari accarezzandosi il mento e volgendo lo sguardo al cielo, si “lascia scappare” importanti riflessioni o ipotesi di soluzione relative ad un problema che ti riguarda o nel quale sei coinvolto, tipo : ”Sto pensando se non sarebbe meglio…”. Infatti, se fossero riflessioni vere, se le terrebbe per sé. E invece, il più delle volte quelle riflessioni sono fatte ad arte per indurti a far tue le sue idee. Sono subdoli messaggi pubblicitari, promozionali, al limite della “pubblicità subliminale occulta”.
  26. Guardati anche da chi non parla mai e semplicemente ascolta, per due motivi: o è veramente molto intelligente ed astuto; oppure è stupido e quindi doppiamente “pericoloso”. Sappi infatti che nessuno assomiglia di più ad una persona intelligente di uno stupido che tace.
  27. Cerca di perseguire sempre contemporaneamente più soluzioni per lo stesso problema, ognuna come se fosse l’unica percorribile.
  28. Quando operi all’interno di una SpA, opera come se tu ne fossi il proprietario: con lo stesso amore e con la stessa attenzione.
  29. Di ogni tuo intervento, fanne un fatto seriale: cioè che ogni tuo intervento non sia un fatto isolato, ma l’occasione per organizzare la gestione dell’intera gamma di quel tipo di problema.
  30. Persegui, nell’ordine, il rispetto e la crescita delle Persone che ti sono affidate, delle Regole, dei Risultati.
  31. Ricordati che i sofisti (non i surfisti, quelli sono un’altra cosa!) dimostravano una tesi ed il suo contrario: non erano in contraddizione con se stessi, ma si esercitavano a porsi dal punto di vista “degli altri”. Infatti una bottiglia può essere allo stesso tempo “mezza piena” e “mezza vuota”, e tu, nel constatarlo, non ti devi sentire minimamente disorientato.
  32. Ricorda che ogni contrapposizione dialettica ha sempre tre soluzioni: la tua, quella del tuo avversario e quella giusta. Il compromesso ha fatto la Storia.
  33. Non rinunciare mai al lato umoristico della vita.
  34. Se non sai il latino e vuoi usarlo nelle citazioni, attento agli accenti. “Dìvide et ìmpera” non si pronuncia “divìde et impèra”! Inoltre ricorda che “sine qua non” non vuol dire “siamo qua noi”; cum grano salis, non vuol dire “quando cresce il grano”; ed “in medio stat virtus” non equivale a “in Mediaset virus”. In ogni caso ti suggerisco il libro di De Mauri di cui in calce.
  35. Se hai messo a fuoco un problema e ne proponi la soluzione e i tuoi interlocutori la approvano ufficialmente, allora hai fatto carriera. Se la discutono e la bocciano, sei sulla buona strada. Se la ignorano o ti dicono che non hanno avuto il tempo di leggerla, vuol dire che stai per diventare un loro pericoloso concorrente. In questo caso, c’è chi dice che per far carriera devi far finta di non accorgerti di nulla. Altri, fra i quali io stesso, ti dicono: insisti cortesemente ma con fermezza perché la tua proposta sia verbalizzata con estrema precisione e discussa.
  36. Temi, evita e combatti la trasversalità. Talvolta infatti ti potrà capitare di notare che alcuni potenti non siano contenti nemmeno se tu dai loro ragione. La verità è che spesso le motivazioni vere che li spingono ad agire sono diverse da quelle ufficiali. Ciò talvolta può accadere perché purtroppo esiste un sistema a rete nascosta, trasversale appunto, che prescinde dagli schieramenti ufficiali dei partiti, delle correnti di pensiero, della concezione della morale comune, delle strategie aziendali ed è invece fondato soprattutto su di un sistema di interessi e di potere, ed in parte minore anche su di un sistema di comodi equilibri (quieta non movère). Come e cosa fare in questi casi? Non è facile a dirsi. Occorre comunque darsi una calmata, smettere di agitarsi, di proporre e di proporsi, di assumere posizioni ferme, non perché si voglia o debba rinunciare a se stessi, ma perché prima occorre capire quali sono i reali intendimenti e le singole vere ed intime motivazioni di ciascun interessato, al fine di valutarne le possibili reazioni negative.
  37. Se contraddici pubblicamente un potente ed hai torto, ti può perdonare. Se hai ragione no.
  38.  “Guardati dalle masse osannanti, dalle unanimità, dalle idee uniche  totalizzanti, se non altro perchè entro i grandi numeri più facilmente può nascondersi il male” (prefazione dell’autore Premio Nobel Josif Brodskij al libro citato in calce).
  39. Abbi fede in una logica superiore, immanente nelle cose, che funziona “nonostante” l’intervento dell’uomo.
  40.  Persevera, non ti stancare, non scoraggiarti mai, saresti il primo nemico di te stesso! Abbi invece fiducia nei risultati dell’allenamento e della perseveranza: nello sport, nel lavoro, nella vita.

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Letture fortemente consigliate

  • Pier Luigi Celli, “Il potere, la carriera e la vita – Memorie di un mestiere vissuto controvento”, Chiarelettere Ed., 2019 (fondamentale per una gestione manageriale intelligente, umana, produttiva, rispettosa della Persona!)
  • Paolo Mieli, “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo”, Rizzoli ed., 2013 (leggere innanzi tutto il capitolo sui compromessi).
  • Umberto Eco, “Il fascismo eterno”, La nave di Teseo Ed., 2018.
  • Stefano levi Della Torre, Laicità grazie a Dio”, G. Einaudi Ed., 2012.
  • Norberto Bobbio, Elogio della mitezza e altri scritti morali”, ilSaggiatore Ed., 1998.
  • Gustavo Zagrebelsky, “Simboli al potere – Politica, fiducia, speranza”, G. Einaudi Ed., 2012.
  • Gustavo Zagrebelsky, “Il diritto mite”, Einaudi Ed., 1992.
  • Luciano canfora, Gustavo Zagrebelsky, “La maschera democratica dell’oligarchia”, Editori Laterza, 2014.
  • Josif Brodskij, Il canto del pendolo”, Adelphi, 2011.
  • De Mauri, Nepi, Paredi, 5000 Proverbi e motti latini” Edizioni Hoepli, 1990.
  • Vai al post n. 3766 (questo è il n. 3769): troverai altre indicazioni.

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