“IL PANE DI FARINA” di Piergiorgio Cattani

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2016 @ 8:46 am

(Non è una riflessione su di un libro – che peraltro non ho ancora letto – bensì un “incontro” – Molto di più dell’ “Incontro” con Marcello Farina di cui al mio post del 6 dicembre 2012, mio primo anniversario di blogger).

Detto altrimenti: un libro-inchiesta, un uomo, un filosofo, un sacerdote anche …     (POST 2582)

(Marcello Farina, autore di molti libri, cfr. in internet)

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E io … che alla Doria ci sono nato …  io che il mio gatto si chiamava Dorian …

Don Marcello Farina: “Una domanda che Piegiorgio non mi ha fatto? Sullo sport, sono tifoso della Sampdoria … (scoppia un applauso) … ho smesso di giocare a calcio solo a quarant’anni …”. Al che il conduttore dell’evento, Alberto Faustini, direttore del quotidiano Il Trentino: ”Ci devono essere molti Liguri in sala”. “Sandoriani dico io!” L’osservazione ci sta tutta, visto che siamo a Trento. Gianantonio Stella è solito dire che per fare una buona intervista ci vogliono due persone intelligenti, capaci: l’intervistatore e l’intervistato. E’ quello che è accaduto in questo caso, visti i due nomi: Piergiorgio Cattani e Marcello Farina, i quali hanno scritto a quattro mani il libro intervista “Il pane di Farina”.

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img_4241Faustini apre le danze: “Don Marcello, storico, filosofo, insegnante … dalle elementari in su … fino alle Università … ti è mancato l’asilo! Ah, in Curia si sono dimenticati che sei anche un prete …”. La sala ride, apprezza questo modo umano più che sconsacrante di avviare il discorso. La sala del Theodosianum è piena. Molta gente in piedi. Come sempre Marcello “attira”. A vincere è la sua umanità. Il volumetto in vendita è esposto su un tavolino, all’ingresso: un saggio? Un romanzo? Una biografia? Il frutto di otto sedute di una sorta di “psicanalisi” … “Chiamatemi contemporaneo!” … Chi lo ha detto? Un vivente di fronte alla sua biografia non-postuma …

Riflessioni. Marcello cita Cartesio per superarlo: “Cogito ergo sum”, gli sta stretto quel penso dunque sono … una ragione semplicemente “calcolante”, individualista alla quale lui oppone la delicatezza della “ragione materna” di Maria Zambrano.

E’ con questo spirito che il filosofo (spesso ci ricorda: ”No, semplice storico della filosofia”. Ma non è vero, dico io: filosofo, filosofo! N.d.r.) Marcello affronta la confessione di se stesso.

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Piergiorgio Cattani

Cattani sottolinea in Marcello la pacatezza, la non cattedraticità, i sassolini tolti dalla scarpa, la istintiva capacità di “spiazzare” attese troppo scontate, l’attaccamento al “natìo borgo selvaggio”, Balbido, nelle Giudicarie Esteriori: centocinquanta persone “galline comprese – aggiunge Marcello” – Marcello che in estate fa il parroco in Germania, che la domenica dice Messa al paesello, “luogo di quiete prima e dopo la tempesta”, affacciato sull’ampia valle soleggiata, “dove ho passato la fanciullezza lavorando nei campi”.

Cattani: “Anche a Balbido ti registrano le prediche?” Marcello sorride … “Il tempo preziosissimo di certi vescovi … a ricercare eresie nelle prediche dei preti …”. Incalzato da Faustini: “Marcello, tu di solito scrivi, non parli: qui parli di te”. “Ecco, io non avrei voluto che fosse scritto questo libro  … già tanti carissimi amici mi dicono e scrivono che sono un presuntuoso … figuriamoci cosa dicono i “nemici”! Ma Piergiorgio mi ha interrogato con pazienza e profondità, mi ha obbligato a tirar fuori angoli reconditi di me stesso, della mia psiche, una sorta di psicoanalisi …”

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Alberto Faustini, Marcello Farina

Faustini: “Qual è stato il tuo ’68?”. “E’ stato l’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII, il suo discorso della luna e anche questa sera abbiamo una splendida luna piena … ecco, allora ho deciso che sarei stato prete per coltivare quel progetto, il “Vaticano II°”. Ed eccomi cappellano in quel di Arco, a “respirare realtà” in bicicletta dopo cinque anni di imbalsamatura teologica in seminario. A respirare la freschezza della brezza del Vangelo”.

Le domande, le provocazioni si susseguono: oggi non ci sono più le figure del passato, i Kessler, i Rogger. “C’è ancora l’ultimo dei Moicani”: Marcello, appunto, dice Piergiorgio.

Politica? Non se ne è parlato. Cooperazione? Si, quella di Don Lorenzo Guetti. 1803, cade il Principato Vescovile di Trento, per poco tempo il Trentino diventa parte della Principesca Contea del Tirolo, la Chiesa perde molto del suo potere temporale, si deve riconvertire al cristianesimo (espressione mia, n.d.r.). E qui interviene Don Lorenzo Guetti, come Marcello sempre vissute nelle Giudicarie Esteriori (nato a Vigo Lomaso, una parentesi di otto anni a Terragnolo, in mezzo alla povertà vera). Don Guetti – su informazioni raccolte da Don Lorenzoni – ha realizzato il principio delle Raiffaisen tedesche: le Coop (1890, S. Croce di Bleggio) e la Banca Cooperativa, al fine di dare dignità ad ogni singola persona, come persona e come cittadino, liberandola dalla condizione di schiavitù di fatto. Il suo progetto, ucciso poco dopo dalla sua realizzazione, nel 1898, anno della sua morte e della nascita del Comitato di Azione Cattolica, il quale decideva su tutto: spiritualità, economia, politica. Una idea pervasiva che ancora oggi induce una certa parte della Chiesa a pensare che la Chiesa sia ancora “maggioritaria” mentre invece è “minoritaria”. Marcello cita il teologo  Karl Rahner: “Si va verso l’inverno della Chiesa”.

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I posti vuoti: quelli di blogger, giornalisti e fotografi “al lavoro”

“Marcello, il tuo rapporto con Papa Francesco”. “Ecco, io lo apprezzo, ma non adoro nessuno se non il mio Dio. L’idolatria è l’unico peccato condannato dalla Bibbia e invece oggi taluni ne hanno fatto una virtù”. Di Francesco apprezzo soprattutto una cosa, che per lui la verità è relazione, che la verità è umile, ti aspetta non ti sospinge: in quanto relazione supera e sconfigge il mondo dell’etica: la nostra religione non è morale, ha una morale, è molto di più di una morale (è Creazione e Resurrezione, n.d.r., cito altro passaggio di Marcello espresso in altra sede).

Faustini: “Marcello, il dentro e il fuori? Come comunichiamo? Come “tiriamo fuori il nostro dentro?” La risposta ricorda Don Lorenzo Milani (“Le parole sono pietre”):Le parole devono essere usate semanticamente in favore di una comunicazione autentica. Dobbiamo recuperare il sono vero delle parole. Ad esempio, la Cooperazione di Don Guetti “solidarietà”, “bene comune”, “socio” sono le stesse utilizzate dalla cooperazione di oggi ma oggi non vogliono più dire nulla”.

In politica poi … abbiamo i maestri dell’flatus voci, del dire, dire … nulla!

Insomma, care lettrici e lettori di questo post, per me è stato difficile seguire la profondità dei ragionamenti di Marcello, di Piergiorgio e di Faustini e ancora di più riportarne qui parte per voi. Cerco di cavarmela, congedandomi citando alcune gocce di saggezza (non mia, ci mancherebbe altro! Bensì di Marcello):

  • La nascita? Se ne parla poco … si parla sempre di morte …
  • Il compimento? La morte? Ognuno riassuma ciò che ha compiuto nella sua vita, la morte terrena è un “compimento” un fare sintesi, fare inventario (termini miei, n.d.r.), con serenità, ognuno come ha potuto/saputo fare.
  • Libertà? E’ nel Vangelo, che non “è” una morale ma fornisce indicazioni.
  • La Storia? E? maestra di relatività: nessuna istituzione è immutabile. Così insegnava lo stesso Mons. Rogger.

Grazie, in ordine alfabetico a Alberto (Faustini), Marcello (Farina), Piergiorgio (Cattani).

 

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MARIANGELA D’ABBRACCIO IN FILUMENA MARTURANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Dicembre, 2016 @ 9:39 pm

(Il 6 dicembre 2012,  giorno del mio primo compleanno di blogger, pubblicai il post-intervista “Incontri -  Marcello Farina”. Domani,  12 dicembre 2016 viene presentato il libro-intervista di Piegiorgio Cattani su Marcello Farina: “Il pane di Farina. Conversazioni al tramonto di un mondo”. Appuntamento al Vigilianum, Via Endrici, 14 ad ore 17,30).

MA VENIAMO A FILUMENA MARTURANO: UNA COMMEDIA AL FEMMINILE

Detto altrimenti: protagonista Geppy Gleijeses (post 2581)   wp_20161211_004

Maccome, direte voi, quella l’attrice … non è lei, Mariangela D’Abbraccio  la protagonista? In senso moderno sì. In senso ”classico, tecnico, teatrale” protagonista è lui, ovvero “colui che, nel corso della vicenda, cambia atteggiamento, senso del sentire, umanità”. E’ fondamentale infatti la metamorfosi del personaggio, da ricco viveur “campatore” di professione a responsabile padre di famiglia.

La grandezza di Eduardo ha sempre meritato grandi attori. Dopo la coppia Loren-Mastroianni, ecco quella D’Abbraccio -Gleijeses.

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Geppy Gleijeses, l’allievo prediletto di Eduardo, “colui per il quale Eduardo revocò il veto alle sue opere”. Trento, Teatro sociale. Questo pomeriggio. Regia di Liliana Cavani, più grande registra cinematografica del mondo, che debutta nella prosa con questa opera e con questi attori. Eduardo De Filippo, “Filumena Marturano”, scritta e rappresentata per la prima volta nel 1946. Attualissima.

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Attuale? La Donna in Trentino … ancora nun c’avimme a legge sulla parità di genere, ma … adda murì mamma si nu la facimme e pure ‘mpressa … ma chista è n’ata storia …

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La trama? Ma dai che la conoscete … non voglio offendere nessuno dicendo “quanto meno andate a leggerla in internet”. Filumena Marturano, una commedia al femminile. La forza di una donna e di una attrice tanto, tanto immedesimata: contro l’opportunismo, la superficialità, l’egoismo, l’egocentrismo, il maschilismo, l’incosciente-colpevole disattenzione maschile. Sono convinto che Mariangela D’Abbraccio sia come si rappresenta. Non è possibile fingere su questi temi: una donna vera nel vero senso della parola (e scusate il gioco di parole).

In sala anche molti napoletani. Li riconoscevi da come apprezzavano le battute in dialetto più stretto, quelle delle quali invece i Trentini facevano un po’ più fatica a capire le sfumature. Io no, Trentino ciapà co’ sciop da trent’anni, prima ho vissuto e lavorato in Italia Nord-Centro-Sud, quindi capimme tutte ‘e cose

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“‘E figlie nun se pavano!”

La commedia. Di un amore grande, quello della mamma per i propri figli, quello di due persone, dopo tanti anni. Una commedia per il Natale, un Natale d’Amore. Bravissimo Eduardo!

Il monologo – anzi, il dialogo – di Filumena con la Madonna: un capolavoro! Bravissima Mariangela!

Geppy … recita anche nelle sue pause molto espressive, negli ammiccamenti che invitato lo spettatore ad anticipare la battuta … Bravissimo Geppy!

La regia, ineccepibile. Bravissima Liliana!

 

wp_20161211_009Il significato della commedia: “I figli sono figli” (piezze ‘e core, n.d.r.) ma molto altro ancora: basta con “figlio di n.n.”, basta con la criminalizzazione di colei che, costretta dalla povertà, ha conosciuto “il mestiere”; basta con l’ipocrisia di chi condanna la prostituzione ma poi ne consuma. Ovvero, quelle le donne, anzi le Donne, rispettiamole! Dai … che valgono più di noi maschietti … E poi … “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” ci insegna il mio compaesano Fabrizio De Andrè in Via del Campo. Infine, come è bello … “piangere”. Già, perchè alla fine Filumena piange, di “liberazione di e da se stessa”. Il protagonista (in senso tecnico teatrale) Geppy Gleijeses non me ne vorrà, se centro il mio post su Mariangela. Mariangela, una parte  in una nota soap televisiva (Un posto al sole), ma ha meritato, attualmente merita ed ancora meriterà molto, molto di più! Applausi da standing ovation (“Per favore si sieda, non ci fa vedere nulla” ho dovuto dire ad uno spettatore davanti a me).

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Mariangela – in bianco – fra tre ammiratrici

Dopo, una corsa ai camerini. Foto, un abbraccio ai due (io mi sono abbracciato Mariangela, ovviamente!). Ho dato loro il mio biglietto da visita di Blogger VIP (Vecchietto In Pensione). Mariangela, se ci inviti (lo puoi fare con un commento a questo post!) Maria Teresa  ed io veniamo a trovarti sul set di “Un posto al sole” a Napoli! Dai … io sono solo un genovese traferito al nord, ma quando vado a Napoli il minimo che mi sento dire è “Signurì vuie site nu napuletano mancato!” Lo prendo come un grande complimento. A presto Mariangela … (spero): ti dedicherò “Un post a te sola”  …  basta  che  nu v’intalliate innanzi a’ porta ch’aggio a fa’ l’intervista …

Note tecniche.

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Recita il programma di sala: … pochi mesi dopo l’uscita della commedia, l’Assemblea Costituente approvò l’articolo che stabiliva il diritto-dovere dei genitori di mantenete, istruire ed educare anche i figli nati fuori dal matrimonio, mentre otto anni più tardi, nel febbraio del 1955, venne approvata la legge che abolì l’uso dell’espressione “figlio di n .n.”

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images-1Nel testo: il primo matrimonio di Filumena viene annullato perché così la legge (art. 122 C,C.) prevede (e prevedeva all’epoca dei fatti riferiti)  per matrimoni il cui consenso fosse stato ottenuto a seguito di errore sulla qualità della controparte, timore reverenziale di eccezionale gravità o violenza. Non si parla di dolo. E il primo matrimonio di Filumena è frutto di un vero dolo, quindi, a mio sommesso avviso, non sarebbe stato impugnabile. Mi sbaglio? Può essere … ma che vvulite, signurì  … sono tanti anni da che mi sono laureato in giurisprudenza …

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TRENTO – CITTA’ – NATALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Dicembre, 2016 @ 6:42 am

 

 

Detto altrimenti: Natale a Trento       (post 2580)

 

Trento – Città – Natale

 

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Uva “Schiava”

Trento di acqua e di vino

Trento adottiva

Schiva – Schiava – Surgiva.

Trento in verticale

Bondone si sale

In Vigolana l’Orsa s’inchina

A Trento – al Concilio – A birra alla spina.

Trento la Torre Verde

rijekaAdige sponda di erbe

Trento si tiene

A valle Fiume si perde.

Trento Fersena un rivo

Trento dove io vivo

Trento un nome

Un sostantivo.

Trento illividita

Inverno delle mie dita

Trento dolomia scolpita

Trento invita.

Trento le mille voci

mercatiniTodeschi Taliani Ladini

Città Provincia Confini

Trento i mercatini.

Trento due volti

Trento in molti

Trento da solo

Trentino – Tirolo.

bici-invernoTrento neve fa bianca

Trento mai stanca

Di Autonomia

Di Sociologia.

Trento corona di monti

Trento traversano i ponti

Trento la Vigolana

orsa-vigolanal’Orsa – la maglia – di lana-

Trento colori

Bandiere Governatori

Trento viva diletta

Salita – Povo – Spalletta.

 Trento la mala voce

Trento delizia e croce

Trento Piazza del Duomo

Campana – Fulmine – Tuono.

Trento i Senatori

Curia – Silenzio – Pastori

Trento caccia nei boschi

Politica – Cervi – Umori.

Dante Degasperi addita

Trento in sordina

Trento stupita

marcello-farinaTrento – Marcello – Farina.

Trento studenti bolletta

Ragazze sci bicicletta

Trento giovane e bella

Amore in Camporella.

Trento lo smaccafam

Nonesi Pedavena

Birra Solandri

Polenta – La cena.

Trento la Via Grazioli

Vino – Dolci – Pinoli

Trento soffonde le luci

Il Natale gli Amici.

neve-fersinaTrento la Villa Moggioli

Trento il Viale Trieste

Trento le Buone Feste

Trento le Buone Intenzioni …

… ed i panettoni.

 

(RicBlogger)

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LA VELA NOVA, BICI PERCHE’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Dicembre, 2016 @ 11:56 am

Detto altrimenti: ho fatto il cambio degli armadi …   (post 2579)

… che significa – data la stagione – che ho quasi smesso di veleggiare e di pedalare ed o tirato fuori gli sci … Ma prima … prima ho voluto salutare barca e bici, con due poesiole:

 

LA VELA NOVA

Tanto sottile e tanto lesta pare

la barca mia se vela ha sostituta,

ch’ogne altra sen sta ormeggiando muta

e contra non ardisce regatare.

Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

Ecco “Whisper”, bisbiglio, sussurro …

Ella si va, sentendosi volare

dall’apparente vento sostenuta,

e par che sia cosa venuta

da cielo in laco a miracol mostrare.

Mostrasi sì planante a chi la mira

che dà per li occhi tale ebrezza al core,

che ‘ntender no la può chi no la prova;

e par che da la sua prua si mova

un’onda soave pien d’ardore,

che va dicendo al timonier: su, vira!

 

BICI, PERCHE’

Perché

in una chiesetta al Ghisallo

riposa sospesa

antica reliquia a pedali.

Perché

insieme a lei

tu scali la vetta

compagno soltanto a te stesso.

be-qui-mi-fermoPerché

ti ha insegnato

ad alzare più spesso lo sguardo

a scrutare che cielo farà.

Perché

sempre incontri qualcuno

che non ha timore

di aprire la sua vita al vicino.

fiabPerché

con il vento dei sogni

giocando

ritorni un poco bambino.

Perché

restituisce

ad un uomo affannato

profumi di suoni e colori.

Perché

in salita

ricorda ad ognuno

che volendo e insistendo si può.

E poi, … perché no?

 

 

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Ecco, ora ho la coscienza a posto: posso iniziare la stagione sciistica! In Paganella. Non nevica su tutto l’arco alpini ma la neve c’è! Sullo sfondo il Brenta. Da sinistra: Cima Tosa, Brenta Alta, Campanil Basso, Sentinella, Campanile Alto, Sfulmini, Torre, etc..)

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Antiquariato autentico: mobili e bicicletta!

A parte le scherzose rime, si prova un po’ di vera emozione quando riponi la compagna a due ruote della bella stagione per il letargo invernale. Per un certo verso pare una sorta di abbandono, ti sembra di essere ingrato verso colei che ti ha … sop-portato per 3850 km. Sì, quest’anno sono stati pochi rispetto al solito, ma chevvolete, tante coincidenze “avverse” … tipo vacanze al mare senza bici! .

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Sci in auto …

In compenso, da un armadietto nel box tiri fuori i tuoi sci. Sono avvolti in una custodia di panno elastico colore azzurro, un regalo di mia figlia Valentina che vi ha fatto scrivere sopra “Riccardo- Whisper delle nevi”. E se in estate la bici  “vive in casa” (“Maccome? Tieni in casa la bici?” “Si, tranquillo, la casa è ben pulita, la bici non ne patisce!”), i miei sci in inverno “vivono” in auto, così faccio prima ad andare in montagna!

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LA LEGGENDA DEL NATALE DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Dicembre, 2016 @ 7:47 am

Detto altrimenti: per i più piccini     (post 2578)

Ecco, mamme e papà che leggete i miei post, questo dovete leggerlo ai vostri bambini … una favoletta, una leggenda … sì, una mia invenzione … ma invece … sarà veramente accaduto? Perché non crederlo?

pastorelloTanti, tanti anni fa, un pastorello pascolava il suo gregge lungo i fianchi di una ripida montagna del Trentino. Era la vigilia di Natale e faceva molto freddo. Il pastorello si riparò dentro una capanna e accese un fuoco per scaldarsi. Egli era così stanco che si addormentò e dormì sino a notte fonda. Svegliatosi all’improvviso, s’accorse che il gregge si era disperso giù nella valle. Spaventato, si mise a piangere.

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All’improvviso gli apparve un Bambino come lui che gli chiese: “Perché piangi, pastorello?” “Le mie pecore si sono disperse nel fondovalle, rispose, ed io non riuscirò a ricondurle all’ovile”. “Non ti preoccupare”, gli rispose il Bambino, e, volto lo sguardo a valle, con un gesto ne sbarrò lo sbocco verso la pianura. Ed ecco che le lacrime del pastorello riempirono la valle e la trasformarono in un grande, meraviglioso lago, il Lago di Garda.

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Fu allora che il pastorello vide arrivare a Riva tante barchette a vela, sospinte da una provvidenziale brezza. Man mano che le barchette toccavano terra, riprendevano l’aspetto originario di pecorelle non più smarrite, ed egli potè ricoverarle al sicuro nell’ovile, e, per la felicità, le lacrime del pastorello si trasformarono in lacrime di gioia.

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Per il pastorello e per tante altre persone oltre a lui questo fu un meraviglioso regalo di Natale. Da quel momento, ogni giorno, ad una certa Ora, sul Lago si alza la stessa brezza per ricondurre a Riva le barchette a vela e le pecorelle che si fossero eventualmente smarrite.

Buon Natale 2016 bambini, dal bloggernonno Riccardo!

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FIAB TRENTO, ASSOCIATA A FIAB – FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2016 @ 12:56 pm

Detto altrimenti: joint us, unitevi a noi!                (post 2577)

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Ebbene sì, amici, sono un appassionato Fiabbino! Ma … cos’è la Fiab? E’ una associazione di associazioni ambientalistiche (non partitiche) che vogliono diffondere la cultura della bici in città e anche fuori. Su questo blog, navigando fra i post, troverete la descrizione di molte gite fuori porta. A Trento siamo 230 iscritti, ma non ci sediamo certo sugli allori … abbiamo ancora molto da fare, soprattutto in ambito cittadino. In ogni caso, why not? Perché non iscriversi? Tranne me … tutti gli altri sono persone simpatiche!

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C’e’ spazio per tutti, con le bici!

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E’ partita la campagna tesseramento 2017, e allora dai … andate e vedere di che si tratta. Presto sarà attivo il nuovo sito web, ed allora non vi saranno più segreti circa la nostra attività e di nostri programmi. Comunque potete iniziare a conoscerci sul vecchio (attuale ancora per poco) sito slowbiketrento.xoom.it

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Stand Fiab in Fiera “Fai la cosa giusta”

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.FIAB : dalla parte di chi  pedalaognigiorno – Stai con chi sta dalla tua parte. Scegli la bici. Diventa socio FIAB: più siamo più contiamo ! Maggiore sarà la forza della Federazione, più vantaggi ci saranno per i ciclisti: città più ciclabili, più sicurezza stradale e meno inquinamento, maggiori diritti reali ma anche un’apertura culturale quotidiana verso la bici.

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Iscriviti ora : la tua iscrizione sarà valida da ora per tutto il 2017. Per i nostri soci ci sono tanti vantaggi:

  • trento-attraverso-la-bici

    Trento – Il Castello del Buonconsiglio vi dà un ottimo consiglio: andate in bicicletta!

    sarai coperto dall’assicurazione RC per danni a terzi provocati in bici valida in tutta Europa;

  • potrai attivare a costi molto convenienti un’assicurazione infortuni;
  • potrai ricorrere ad una consulenza legale dedicata in caso di sinistri;
  • potrai partecipare al ricco e articolato programma di eventi in bicicletta, per tutte le gambe e per tutte le età: oltre 3000 iniziative tra escursioni, gite, biciviaggi e ciclovacanze in Italia e all’estero, consultabili sul calendario nazionale www.andiamoinbici.it;
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  •  sarai abbonato alla rivista “BC”, l’unica in Italia che tratti sia di ciclismo urbano che di ciclo-escursionismo.
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Verso Cortina d’Ampezzo

Iscrizioni ogni venerdì in sede dalle 17.00 alle 19.00 – via al Torrione, 6 – 3° piano – Trento o con bonifico bancario su Cassa Rurale Alta Valsugana: IBAN: IT 61 K 08178 01800 000029004253 intestato a FIAB – Amici della Bicicletta Trento e-mail: adbtrento@libero.it

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Quote associative 2017:

  • Socio sostenitore con rivista 30 euro ed oltre
  • Socio ordinario con rivista 23 euro
  • Socio ordinario senza rivista 20 euro
  • Socio familiare senza rivista 12 euro
  • Socio junior inferiore 14 anni 5 euro

 

 

 

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Regala per Natale tessera FIAB e rivista BC ! http://www.rivistabc.com/natale-2016-tu-regali-bc-noi-ti-regaliamo-l’agenda-del-ciclista.

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ESSERE O NON ESSERE … E-BIKERS?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2016 @ 8:03 am

Detto altrimenti: una cosa non esclude l’altra …     (post 2576)

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Io, Lino Benassi e Rigoni sul Manghen

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Una volta … saranno quei trent’anni in meno, ma partendo co i amizi da Trent fevem (facevamo) Vigolo Vattaro-Valsugana-Telve di Sopra, di Sotto – Passo del Manghen – Val Floriana – Segonzano – Trento. Oppure, partendo da Cesana Torinese – Monginevro – Lautaret – Galibier – Telegraf – Moncenisio – Susa. Non male, vero?

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Verso Castel Drena

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Evvabbè, gli anni passano, il lavoro e la famiglia ti impegnano e certe cose non le puoi più fare, a meno che … ma sì, dai, mi compero una bici a pedalata assistita! No, le altre (corsa e mtb) non le abbandono … no! Solo che ogni tanto mi concedo cose che non avrei più potuto concedermi. Ecco, un paio di piccoli esempi, non certo come quelli citati sopra, tuttavia significativi.

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Cavedine See

Parto da Riva del Garda – Arco, indi dopo la città, verso nord, giro a destra verso il Bosco Caproni. 6 km al 10-15%. Terminata la salita, falsopiano e discesa sul castello di Drena. Indi risalgo a destra fino a sfociare nella Valle di Cavedine paese, che attraverso verso sinistra con una salita corta ma secca fino a scavallare verso la Valle del Sarca, esattamente sopra il Lago di Cavedine, sul quale plano con divertenti percorsi a curve e tornantini. Sosta al lago al Centro velico di Andrea Danielli, scavalcamento delle Marocche verso sud, planata su Arco, ciclabile fino a Riva.

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Sopra il Maso Limarò

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Altra gita. Fausto mi porta in auto fino a Ranzo. Iniziamo a pedalare – io “elettrizzato” lui no, fino al Lago di Molveno che circumnavighiamo. Ritorno sulla stessa strada.

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Qui a fianco: arrivando al Maso Limarò  da quella ciclabile che arriva da sinistra, nella foto precedente …

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Verso Terlago

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A Ranzo Fausto riprende l’auto e va ad aspettarmi a Terlago, regalandomi una discesona da favola. Mi fermo per un paio di foto. Grazie, Fausto!

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Ecco, queste sono due pedalate che non avrei più potuto “permettermi”. E invece … grazie, E-Bike!

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UNA NUOVA FUNICOLARE A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2016 @ 6:17 pm

Detto altrimenti: là dove una volta c’era una seggiovia     (post 2575)

 

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Passeggiavo per Riva. Ho alzato lo sguardo verso il Bastione, quello costruito dai Veneziani nel 1440 (1)  a controllo del sottostante porto, dopo una vittoriosa battaglia navale contro i Milanesi e i Genovesi, al fine di aprirsi la strada per soccorrere la propria alleata Brescia, assediata dai Milanesi. In tale prospettiva, i Veneziani avevano compiuto un’impresa storica,  “galeas per montes conducendo”, ovvero trascinando le proprie navi dall’Adige al Passo S. Giovanni, per poi farle scendere fino a Torbole!

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E mi è venuto alla mente il progetto, ormai approvato, di realizzare una funicolare dal livello del lago fino al torrione. Ed ecco che ho pensato: ma perché non si costruisce un impianto ad acqua? Sopra abbiamo il Lago di Ledro, le condotte che scendono a Riva ci sono già: si potrebbero utilizzare quelle “a vista”, ormai non più funzionanti, sostituite come sono da quelle nuove dentro la montagna.

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006-scarico-dellacqua-con-volantini-alla-stazione-superiore-anni-cinquanta-publifoto Ed ecco in fatti un altro ricordo, quello di una funicolare ad acqua nella mia città natale, Genova, la funicolare di Sant’Anna – 350 metri per 50 di dislivello – il più antico degli impianti funiviari genovesi. Inaugurato il 26 novembre 1891, l’impianto aveva all’epoca finalità turistiche. Era stato progettato con un sistema di funzionamento ad acqua basato sul principio dei contrappesi: il conducente della vettura a monte riempiva il grande serbatoio posizionato nella parte bassa del veicolo calcolando la quantità d’acqua sulla base del numero di passeggeri a bordo delle due vetture. Il maggior peso della vettura a monte consentiva il trascinamento di quella a valle a essa collegata tramite un cavo che scorreva su una puleggia. Sulla massicciata erano presenti tre rotaie, quella centrale, a dentiera, era utilizzata per l’impianto frenante le vetture erano inoltre dotate di un ulteriore freno a contrappeso che sarebbe entrato in funzione in caso di rottura del cavo.

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santanna_funicular.

Mentre la stazione a valle fu inglobata all’interno di un palazzo, dove si trova tuttora, la stazione a monte che sarà soprannominata, per la presenza di una rivendita di latte fresco, “vaccheria” dagli utilizzatori della funicolare, era stata costruita con l’utilizzo prevalente di legno e cotto che gli davano l’aspetto di uno chalet.

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Sul finire degli anni ’70, per adeguarsi alla legge che equiparava questo tipo di impianti alle funivie aeree, si dovette elettrificare la funicolare. L’attuale impianto, ammodernato ulteriormente nel 1991, ha una portata oraria di 900 passeggeri e trasporta annualmente un milione di persone.

Curiosità? Archeologia industriale? Ritorno all’antico? Soluzione intelligente?

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(1) rivincita (parziale) veneziana contro Genova, da cui nel 1298 era stata sconfitta nella battaglia navale dell’isola di Curzola, con la cattura – quale ciliegina – di tale Marco Polo che poi ebbe così modo e tempo di dettare al suo compagno di cella, Rustichello da Pisa – prigioniero pisano della battaglia della Meloria (1284) - il suo Milione.

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6 DICEMBRE 2011 – 6 DICEMBRE 2016

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2016 @ 3:16 pm

Detto altrimenti: buon quinto compleanno, blogric!   (post 2574)

Time flies like an arrow … il tempo vola come una freccia, ma se fate tradurre dal traduttore automatico vi potrà arrivare anche un “alle mosche del tempo piace la freccia!” A parte gli scherzi, ieri il “mio” blog ha compito cinque anni, o meglio, sono passati cinque anni – ovvero 2574 post! – dal mio primo post. Grosso modo 1861 giorni, il che fa la (bella) media di 1,4 post al giorno. Devo quindi doverosamente ringraziare, nell’ordine di “entrata in scena”:

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In primo piano, Andrea e Mirna

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– la collega blogger Mirna, che ha ritenuto di suggerirmi all’editore amico Andrea Bianchi quale free-blogger;

– il citato Andrea;

– Tutte/i voi, lettrici e lettori …

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… perché sino ad oggi siete stati decine di migliaia (v. qui sotto la statistica di un solo anno). Ecco quindi, un GRAZIE a voi, perché … sapete … un post, un libro, una poesia non nasce quando viene scritta ma solo se e quando viene letta. Analogamente ad un simbolo … ecco, il  blog come un simbolo: non appartiene all’editore o a me, bensì è una comproprietà di ognuno di voi.

Ai prossimi cinque anni, dunque, insieme!

Riccardo

P.S.: mi chiederete, perchè non ho celebrato ieri il quinquennio? Perché ho voluto celebrarlo (questa mattina presto, con sole poche ore di ritardo) con “Il post del Quinquennio” ovvero con un post di spessore, il post n. 2573 dedicato all’intervista al Professore Michele Andreaus, post di spessore non certo per le domande che ho posto all’intervistato, per lo spessore suo e delle sue risposte!

I dati statistici 1 gennaio-6 dicembre 2016

(fra parentesi i dati ugual periodo 2015)

  • Utenti                                  33.198      (15.855)
  • Sessioni (accessi)              42.717       (23.063)
  • Durata di ogni sessione   2 minuti   (1,5 )
  • Pagine lette                        59.785       (41.019)
  • Commenti scritti               2.796         (dato non disponibile)
  • Utenti abituali                   26,7%        (31%)
  • Ore di lettura giornaliera 3,9   (1,5)

 

 

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INCONTRI: PROF. MICHELE ANDREAUS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2016 @ 5:55 am

6 dicembre 2011 – 8 dicembre 2019, “Post dell’ottavo anno”

Per l’occasione, il mio regalo di Natale alle mie lettrici ed ai miei lettori è riportare nelle prime posizioni un’intervista di tre anni fa, quella al Professor Michele Andreaus. A ciò sono stato indotto anche dalla lettura del libro di Pier Luigi Celli, che recentemente ho più volte citato nei miei post. Buon Natale a tutte e a tutti!

“Post del quinquennio” della mia attività  di blogger 

6 dicembre 2011 – 6 dicembre 2016

Detto altrimenti: il mio regalo di Natale alle lettrici ed ai lettori  di queste “sudate carte elettroniche”… (post 2573)

img_4239Riprendo qui una prassi che avevo trascurato da un po’ di tempo, arricchendo innanzi tutto me stesso e quindi voi, mie lettrici e miei lettori, della esperienza di Persone assai qualificate. Mia “vittima” questa volta, è Michele Andreaus, Professore Università  di Trento in Economia Aziendale e attivo in presidenze e consigli di amministrazione di pubblico interesse.

Professore, grazie per avere accettato l’invito di Trentoblog. Sa, ho tratto lo spunto per l’intervista da quella Sua lettera a lì’Adige del 17 novembre scorso, là  dove Lei parla del lavoro di squadra anche in politica: lavoro di squadra, per me che vengo da una vita passata a dirigere SpA, significa tre cose: funzionigramma più che organigramma; crescita dei colleghi (non li chiamo dipendenti); loro motivazione: uno dei principali fattori della produzione.

Certamente. In ogni organizzazione chi occupa posizioni di responsabilità  dovrebbe avere doti di leadership, che devono comprendere la capacità  di motivare le persone. Vale nelle aziende come nello sport, nel pubblico e nel privato. Motivare vuol dire essere innanzitutto autorevoli, ma senza mettere in difficoltà  l’interlocutore. A volte si confonde autorevolezza con autorità.

E’ morto il Presidente. Si assume un fattorino,  a indicare la progressione interna nella formazione del personale.

Si e e no. Oggi meno che in passato. La rivoluzione tecnologica e organizzativa in atto ha accorciato le carriere, spariscono i quadri intermedi e quindi le possibilità  di carriera. Non si investe nel vivaio, se non nelle multinazionali, e poi si cerca di pescare fuori. Basti vedere che oggi la Federazione della Cooperazione si è rivolta ad Egon Zehnder per trovare il nuovo direttore: vuol dire che negli ultimi 15 anni all’interno del movimento non è cresciuto nessuno. Non è di per sè un male andare all’esterno, ma quando ciò è  sistematico, rischia di essere patologico.

Programmazione nelle SpA, pluriennale scorrevole. In politica? Al massimo fino alle successive elezioni.

Certamente. Ormai si tende a governare con il sondaggio della mattina. Politica da un lato priva di visione e prospettiva, dall’altro l’esigenza di mantenere un consenso tutti i giorni. Elezioni politiche, regionali, comunali, quasi ogni anno c’è una verifica. Gli elettori stessi puniscono la prospettiva. Il benessere della Germania di oggi è legato alle riforme fatte da Schroeder nei primi anni 2000, questo lo riconoscono tutti. Ma quelle riforme non solo gli sono costate il posto, ma il suo partito, la SPD, ha perso il 15% e non l’ha più riconquistato.

Si dice che in Italia non si progetta bene perchè non si è sicuri del finanziamento e non si finanzia perchè non si è sicuri di una buona progettazione …

Secondo me un buon progetto trova i finanziamenti. Semmai vedo un problema di cultura del finanziamento. Si tende spesso a considerare il finanziatore non come un partner con il quale fare un percorso, ma come un partner occasionale, con una certa superficialità  nel rapporto. Inoltre si lavora sempre poco sui mezzi propri e ci si indispettisce se il finanziatore esterno non copre il 100% del fabbisogno. Tendenzialmente le banche hanno sbagliato prima a farlo, non oggi a pretendere un po’ di condivisione del rischio.

Potere e responsabilità , caratteristiche sempre unite o anche divise?

Il potere dovrebbe essere innanzitutto responsabilità  di usare questo potere per realizzare un progetto. Invece spesso il progetto manca e rimane il potere fine a se stesso, molto più facile da gestire e forse anche gratificante quando manca appunto il progetto. Il potere è troppo spesso visto come punto di arrivo e non come punto di partenza per fare.

Taluno dice che le fasi della programmazione sono entusiasmo, perplessità, ritorno alla realtà, ricerca del colpevole, punizione dell’innocente, lode ad estranei …

Non generalizzerei. Semmai il problema è che spesso si pianifica male. Il business plan non è un passaggio per stressare il progetto e verificarne la solidità, ma per trasformare in numeri il sogno. Poi c’è il risveglio.

Economia e Politica: Se è vero che il primo obiettivo di una SpA non è più solo e/o principalmente l’utile economico, perchè si dice che la politica è un’altra cosa… che mica le si possono applicare i criteri dell’economia delle SpA?

ciampiPerchè ormai la politica èsempre più lontana dalla razionalità  e il compromesso ha prevalso. Ma questo si lega alla gestione del potere: non è importante fare, ma avere il potere e quindi su questo altare si generano compromessi sempre più lontani dalla via più breve. E il compromesso quasi mai è al rialzo ma sempre al ribasso. Forse l’unico compromesso al rialzo che io ricordi è stata l’elezione di Ciampi a Presidente della Repubblica.

(Paolo Mieli, nel suo libro “I conti con la Storia”, divide i compromessi in utili, necessari, positivi da un lato e sordidi dall’altro, n.d.r. 8.12.19)

Governare solo con i fondi non impegnati ovvero con pochi fondi. Ma non è possibile per legge sbloccare ciò che è stato bloccato per legge e rivedere l’ordine delle priorità ?

Ma questo vorrebbe dire fare delle scelte, ma per farlo bisogna avere un progetto che va al di là come detto, della mera gestione del potere. Nel momento in cui faccio una scelta, anche piccola, scontento qualcuno. Quindi o si sta fermi, o si procede con tagli lineari, che sono la negazione della Politica: il non volere o potere decidere.

Vasi non comunicanti, gestioni separate, privilegi consolidati, leggi eccezione: tutto ciò è non-democrazia finanziaria ed economica

Non direi, o non necessariamente. Tutte le leggi devono rispettare la Costituzione, poi ci sono dei passaggi che richiedono tempi e contesti più certi. Semmai la gestione della Costituzione ha visto negli ultimi anni una prevalenza dell’iniziativa nel Governo, che ha, di fatto, esautorato il Parlamento. Ma lo stesso vale per il nostro Consiglio Provinciale, che non legifera di fatto più.

La democrazia economica esiste? Se ne può parlare in questi termini?

Dovrebbe esistere, ma con le regole particolari dell’economia, che richiedono certezze e razionalità. La democrazia in economia secondo me dovrebbe partire innanzitutto dalla trasparenza e dal rispetto degli stakeholder, a sua volta basato sul rispetto dei valori dichiarati, che devono creare un’aspettativa di comportamento. A monte bisogna confrontarsi sul ruolo dell’economia, che non è fine a se stessa, ma strumento per il benessere dell’uomo.

Chi è il padrone dell’Italia, l’UE come grida ai quattro venti taluno o le istituzioni internazionali che ci vogliono in forma così possiamo continuare a pagare loro gli interessi sul debito pubblico?

Il padrone dell’Italia siamo noi stessi, ma abbiamo delegato questo ruolo a una classe politica complessivamente debole. Le regole europee le facciamo noi, se poi mandiamo le Zanicchi di turno a rappresentarci, non è colpa della UE, ma nostra. Poi gli stati membri, tutti, si guardano bene dal delegare decisioni e ruolo a Bruxelles, salvo poi criticare l’Europa che non fa. Da ultimo, tutti i politici danno la colpa a Bruxelles di tutto quello che non va e si intestano il merito di quello che va. Alla lunga la percezione dell’Europa ne risente e nasce l’antieuropeismo.

Governo tecnico, per me non è quello non eletto  ma quello “eletto o meno” che, stretto dai vincoli finanziari, non può fare una politica degna di questo nome.

Ma noi abbiamo deciso di non toccare nulla, non fare riforme, non investire, lasciarci trasportare dalla corrente, ma ora siamo nella palude. E nel tempo abbiamo sopperito alla mancanza di produttività  con l’incremento del debito pubblico. E’ chiaro che un contesto debole, un debito che cresce crea le condizioni per un intervento sempre più incisivo del finanziatore, è nell’ordine naturale delle cose. Possiamo farne a meno? Del finanziatore no, del suo commissariamento si, a condizione di apparire e di essere un paese serio, che si dà  da fare per restare al passo. La narrazione va bene per motivare, ma poi non basta.

Una domanda un poco più politica: la democrazia è da sempre un sistema imperfetto e comunque il migliore fra tutti i sistemi. La semplificazione è a mio avviso un tentativo di migliorarla. La complicazione, le eccezioni, tutti i “tranne che” sono non-democrazia: dimmi se semplifichi o complichi e ti dirò chi sei

trumpNon ci sono alternative alla democrazia. Ormai però si tende a parlare alla pancia ed è passato il messaggio che un conto è quello che si dice prima delle elezioni, dove vince quello che la spara più grossa e l’importante è agire sulla pancia, poi si vede. A volte l’esito è devastante. Basti vedere con la Brexit: chi ha perso non aveva il piano B, chi ha vinto sperava di non vincere e ora non sanno che fare. Trump è stato eletto da coloro che saranno i primi a pagarne il conto. Questo è il vero male della democrazia: non si vende un progetto, ma le tecniche del voto sono molto simili a quelle del venditore di utensili di cucina alla fiera di S. Lucia.

Vincolo di mandato, assente in parlamento. Necessario o meno che fosse, non si potrebbe iniziare anche solo abolendo il voto segreto?

Sulla carta il vincolo di mandato potrebbe essere una camicia di forza. Perchè dovremmo avere un esercito di parlamentari che devono solo ubbidire? Poi l’assenza del vincolo di mandato ha creato comportamenti a dir poco opportunistici. Semmai è venuto meno completamente il ruolo dei partiti e il vedere i partiti come luogo di decantazione e condivisione delle decisioni da prendere (e da non prendere).

Si dice: elezione diretta dei cittadini: ma la nostra Costituzione prevede la funzione dei partiti politici per fare sintesi dei tot capita tot sententiae.

gaberAppunto, ma ora i partiti sono tutti più o meno liste elettorali dei singoli. Non c’è più una democrazia partecipata, ma c’è il leaderismo. Siamo partiti noi con Berlusconi, ora mi pare lo stiano ahimè seguendo in molti. Rimane la Germania, dove la CDU-CSU, SPDE sono partiti veri, che discutono, anche con il primo ministro e rappresentano gli iscritti e i simpatizzanti, che vi partecipano. La democrazia diretta dovrebbe partire dalla partecipazione, con un pensiero all’indimenticato Gaber: la libertà è partecipazione. Oggi chi cerca di dare il suo contributo è spesso visto con disturbo, quindi direi che c’è meno libertà , almeno in questo senso.

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kessler

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Il Kessler: io ho fatto il suo Direttore in ISA per tre anni. Vabbè che aveva alle spalle un partito forte, ma l’uomo aveva idee, le sapeva portare avanti: oggi mi pare che gli sforzi siano di galleggiare nonostante la frammentazione dei partiti il che non lascia spazio a pensieri seri.

Quello che dicevo prima: potere fine a se stesso e punto di arrivo e non punto di partenza. Oggi Kessler non potrebbe fare quello che ha fatto, ma il confronto con chi lo cita, spesso a sproposito, è spesso imbarazzante.

Don Guetti aveva individuato il concetto di Bene Comune: quello alla cui realizzazione contribuiscono tutti sin dall’inizio, non il bene goduto dalla collettività  che è un bene pubblico o collettivo. Ecco, in questo senso la Politica dovrebbe essere un Bene Comune, e non dei soliti noti.

Certamente. Non abbiamo stimoli a partecipare, ci limitiamo ad un post su Facebook, ma poi deleghiamo completamente quello che ci dovrebbe spettare.

Ultima domanda: largo ai giovani o “larghi” ai giovani?

Domanda complessa. Non deve esserci il luogo comune che il giovane è sempre meglio del vecchio. Troppo spesso il giovane viene fatto crescere non per merito, ma per fedeltà. E’ un po’ come se il vecchio leone scegliesse lui il giovane cui affidare il branco, in cambio di qualche cosa. Invece il giovane deve crescere per merito ed essere messo in condizione di osare, anche sfidando il vecchio leone per prenderne il posto. I congressi di partito fino agli anni ’70 erano spesso cruenti, talvolta i vecchi leader finivano nella polvere e ne nascevano di nuovi. I leader politici di oggi sono quasi tutti nati in quegli anni. In azienda il discorso è simile. Investire sui giovani vuol anche dire metterli in condizione di poter sbagliare e di imparare dagli errori.

Ecco, Professore, credo di avere approfittato anche troppo della Sua disponibilità . Ho classificato questa intervista in quattro distinte “categorie blog”: cultura, economia, democrazia, politica.  La ringrazio anche da parte del mio pubblico di lettrici e lettori e da parte loro, di tutta la redazione di Trentoblog e mia Le auguro Buon Natale!

THE END

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