NATALE 3

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2018 @ 10:50 am

 Detto altrimenti: “siccome che” sono a casa agli arresti domiciliari per i postumi di un’influenza … (post 3421)

… il tempo per scrivere non mi manca: ed allora rieccomi a voi con il terzo post “natalizio” (Natale 3): una poesiola. Che poi non è che ogni anno ne scrivo di nuove, solo che ogni anno le ripesco tanto magari l’anno scorso nemmeno eravate miei lettori! Insomma, un blogger si deve pur arrangiare in qualche modo, o no?

Natale di neve

La terra si sveglia

calda e cicciotta

dentro la nuova pelliccia

al pari di grassa e bianca marmotta.

images (1)Si stropiccia

i due piccoli laghetti gelati

e si specchia

vanitosa ragazzina

nell’aria rosa

della nuova mattina.

Sotto i loro mantelli

downloadi tetti delle case sono rossi

come nasini raffreddati

e l’alito dei camini

affresca nel cielo

riccioli bambini

mossi e ribelli.

Nell’orto ghiacciato

il giovane pero ha indossato

i suoi paramenti più belli

che scintillano l’azzurro

di mille soli splendenti.

downloadDalle staccionate

del quadro di Monet

il corvo pennella

con guizzi intinti di nero

favole arabescate

sul bianco quaderno.

Sorridono i bimbi

appena svegliati

impazienti d’uscire

download (1)a creare

vicino al fienile

con piccole mani

gioiose arrossate

il pupazzo di neve

che vorrebbero eterno.

Dal pio campanile

di Pieve montana

si leva in volo preghiera

download (2)d’un’argentina campana:

“Benvenuto bambino Gesù!

Illumina col Tuo Dolce Amore

questa fredda mattina.

Solo Ti prego:

finchè viene sera

non darle troppo calore

e vieni a giocare anche Tu”.

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Vi è piaciuta? Se, si, grazie; se no, grazie lo stesso!

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IL REGALO DI NATALE CHE MI ASPETTO (NATALE 2)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2018 @ 7:45 am

downloadDetto altrimenti: i retiarii, chi erano costoro?         (post 3420)

Retiarii, si legge reziarii, erano i gladiatori che combattevano armati di un tridente e di e di rete metallica con la quale cercavano di far inciampare e far cadere a terra o direttamente di irretire l’avversario, per poi trafiggerlo a morte. Umberto Eco, nel suo libro più venduto in assoluto, pubblicato 20 anni fa ed oggi ri-edito da La Nave di Teseo (“Il fascismo eterno”), ci aveva messo in guardia prevedendo che saremmo caduti preda delle reti (web/televisive). 20 anni fa … in gamba questo Eco! Su questo libro trovate molto qui, fra i miei post.

Italia: “Lo vuole la rete!” Un nuovo “Dio lo vuole! “Deus vult”? E subito vediamo come attraverso questo nuovo comandamento divino (meglio: attraverso chi manovra la rete) la democrazia si stia democraticamente trasformando in oligarchia attraverso un nuovo micidiale DDT, la Democrazia Diretta per Tutti.

Francia. Altro paese, altra rete, quella di chi si oppone all’aumento della benzina e della tassa di revisione delle auto!

download (1)La “politica contro”: contro gli Ebrei (Germania nazista); contro le plutocrazie (Italia fascista); contro i meridionali (Lega della prim’ora); contro la Politica, gli immigrati e l’UE (governo attuale); ed ora la Francia, contro il caro benzina! Ma via, che delusione! La grandeur francaise non sa trovare un obiettivo più nobile, chessò, contro l’uso della lingua inglese in favore della sua sostituzione con quella francese; contro il “galletto amburghese” in favore del “galletto francese” etc.

Prima dell’avvento di Trump speravo. Speravo nella costituzione degli Stati Uniti d’Europa e di un loro accordo con i cugini USA per la definizione di accordi di sviluppo pacifico dell’intero pianeta. Ma poi, oltreoceano Trump, qui da noi ogni giorno salta fuori un nuovo movimento sovranista: fine di un sogno.

Resta il problema della diffusione della droga. Ieri sera a “Che Tempo che fa” Roberto Saviano ci ha spiegato come l’Honduras sia una delle centrali mondiali del traffico di droga e che ciò determini la fuga di chi – disperato – non accetti di essere di quella partita. Saviano, che ha tenuto all’estero un corso di Economia Criminale, ci ha anche detto che se investiamo 1000 dollari USA in azioni Google, dopo un anno potremo averne indietro 1200-1300, ma se investiamo la stessa somma in droga, alla fine dell’anno di dollari potremo ritirarne 182.000,00 (dice: “Si, vabbè, questi sono i ricavi lordi. Ma vuoi mettere i costi del trasporto, del frazionamento, del taglio, della distribuzione? Non è tutt’oro quel che riluce“. Dico: “Hai ragione … non ci avevo pensato, vuoi vedere che va a finire che ci perdono, poverini!”)

Oggi, alla cocaina si è affiancata un’altra droga, la gestione delle reti web, le quali attaccano la superficie del cervello, impediscono ad ognuno di approfondire qualsiasi aspetto del problema, trascinano le masse verso azioni violente, incontrollabili, annullano la fase della comunicazione, della discussione: chi è più populista, superficiale, rapido e violento vince.

Ed ecco il regalo di Natale che io chiedo a Gesù Bambino: che difenda al 100% la libertà di stampa (cartacea) e faccia porre un freno alla illibertà dello strapotere antidemocratico, violento, invasivo, drogante  dei retiarii del web.

Nel frattempo i GG-Gilet Gialli dicono: “A Roma, a Roma, per difendere il Governo!” Maccome? Difendere il Governo da chi? Ah … già … la migliore difesa è l’attacco, dimenticavo! E poi, mica andranno a marciare su Roma manipoli di camicie nere, ci mancherebbe altro! Camicie nere no, gilet gialli si. Tutt’altra cosa, volete mettere?

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POVERO NATALE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2018 @ 1:00 pm

 Detto altrimenti: … COME TI HANNO RIDOTTO! (Ma noi, noi ci ricordiamo, così, per caso, cosa dovrebbe significare il Natale? O no?) (post 3419)

Un recente spot TV: “Natale tradizionale, l’albero? Noooo! Il pupazzo di neve? Nooo! Ritrovarsi in famiglia? Noooo! A Natale contano solo i regali”. Ecco, già così il Natale (solo) dell’albero e del pupazzo sarebbe una violenza al vero Spirito del Natale, ma tant’è, mica si può avere tutto dalla vita! Ma arrivare a cancellare anche questi tre simboli a vantaggio del “Dio Regalo” no, è davvero troppo! Ne sono nauseato. Vorrei proprio concoscere il  “cre … ativo” che ha avuto questa trovata geniale!

NATALE VERO. A Trento i dormitori per i senzatetto sono al completo ma … e gli Altri? Le Altre  23 Persone dormono all’addiaccio. Ecco, questo è il Natale: dare ricovero anche a queste persone

E gli Altri

E’ solo per caso che vivi

in questa tua piccola

ingiusta

riserva di gioia

che invano

a te stesso

vorresti celare.

E gli Altri (son tanti)

innalzano voci

a incidere il marmo

di un mondo

che ha chiuso le porte

per non farli entrare.

E gli Altri (son tanti)

percorrono tristi

usuali sentieri di morte

e dolore

insieme a speranze

lacerate da scogli

che strappan dal cuore

brandelli di fede

e futuro.

E gli Altri (son tanti)

seguono muti la rotta

di chi li precede

e guardano avanti

ben oltre quel liquido muro.

Il tuo sguardo li vede

e subito tendi la mano

a chi ti è vicino

e un poco lo aiuti

nel suo lungo

assetato cammino.

E … gli Altri?

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MUSICA !

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2018 @ 3:58 pm

 Detto altrimenti: maccomefanno i Musicisti?!       (post 3418)

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StefaniaQuella l’influenza si sa ti viene anche se sei vaccinato, soprattutto se è una “extracomunitaria” cioè non “prevista” dal vaccino. Ed uno si ritrova agli arresti domiciliari in casa per alcuni giorni. Per me oggi è il terzo. Da Domenica sera vorrò il mio avvocato. E dire che oggi pomeriggio alle 17,00 alla Sala Sosat l’amica pianista e fortepianista Stefania Neonato terrà un recital pianistico insieme al soprano Maria Letizia Grosselli dal titolo “Note di Donne”note_di_donne_web : infatti eseguiranno musiche di Fanny Mendelssohn, Clara Wieck Schumann, Melanie Bonis e Louise Ferrenc.ù

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           Maria Letizia Grosselli

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Dice … ma perché quel titolo? Già, avete ragione,  mi spiego: come fa un Musicista a tenere a mente decine, centinaia di migliaia di informazioni quali ogni nota, la sua intensità, il suo inserimento con altre “consorelle”, il suo necessario coordinarsi con le “note altrui” ovvero quelle vocali o strumentali emesse e/o lavorate da un altro Musicista? Ma non basta, infatti poi c’è il problema della trasmissione dei dati – e sono milioni! – dal cervello alle dita e – quando ci sono, come nel caso del pianoforte – ai piedi (per i pedali). Se ipotizziamo che le variabili possibili siano 20, la loro combinazione senza ripetizione (calcolo fattoriale) ci dà un numero con 18 cifre! Altro che i fantastiliardi di Zio Paperone!

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       Maria Letizia, Stefania, Margherita Giuliani (lettrice)

Ecco perchè mi stupisco e ammiro i Musicisti, al di là dello stupore e dell’ammirazione che ho per un brano ben eseguito. Loro suonano: li vedo quasi estraniars dal mondo, inseguire – anzi vivere – una dimensione tutta loro, nella quale a noi è concesso entrare in silenzio, sederci ed ascoltare. Sembra che per loro tutto sia normale, istintivo, automatico e invece … invece non è così: a quell’ ”automatismo” si arriva solo dopo anni, decenni di Amore e di Studio.

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WP_20170307_006Anch’io, sapete, ho i miei automatismi: dopo una vita passata a fare il manager, mi viene spontaneo gestire automaticamente certe situazioni, e, fuori del lavoro, ormai per me è “naturale” – da velista –  convivere con le variabili dei venti e delle onde del Lago di Garda mentre sono in regata, al timone della mia  barca a vela “Whisper”. Così come mi risulta spontaneo e naturalmente automatico – da sciatore – gestire le variabili coinvolte in una discesa in sci da Cima Paganella. Ma volete mettere il confronto? Queste capacità spariscono di fronte a quelle di Musicisti!

E allora, forza Stefania, forza Maria Letizia, forza Marherita: tutte bravissime! E scusate la mia assenza.

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FUNIVIA TRENTO – BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2018 @ 11:45 am

 

Detto altrimenti: alcune riflessioni        (post 3417)

Oggi, sul quotidiano “Trentino” a pag. 17, l’intervento di un albergatore del Bondone (Alberto Barbieri) in favore della funivia di collegamento con la città mi fornisce lo spunto per ritornare sull’argomento, in favore della realizzazione di questa grande opera infrastrutturale.

4 - 14 set 2010 (2).

Il rapporto città-montagna. Credo che Trento sia l’unica “Città di montagna” delle nostre Alpi non collegata via cavo con la propria montagna. Vorrà pur dire qualcosa se le altre (Bolzano, Merano, Bressanone, Innsbruck, Briancon, etc) lo sono. Non dobbiamo “portare la città in montagna” (cioè costruire una Trento 2000 in quota) ma occorre “portare la montagna in città” rendendola accessibile da chi sta in città. Qui a fianco: in salita, “faticosetto”!

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2 - verso il Bondone 14 sett 2010.

Il surriscaldamento del clima. Anche in previsione di questo effetto (innevamento sempre più problematico) occorre continuare a poter valorizzare la risorsa “dislivello”, ad esempio inserendo questa risalita funiviaria nei percorsi cicloturistici delle decine-centinaia di migliaia di cicloturisti che transitano per la Valle dell’Adige. Qui a fianco: in discesa, molto meglio!

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btyIl cicloturismo. settore in fortissima espansione, l’opera in questione darebbe un enorme valore aggiunto al già pur forte sistema delle nostre piste ciclopedonali, sistema che potrebbe essere venduto come: “Dal Lago di Resia al Garda”; “dal Brennero a Verona”; “da Resia a Bassano del Grappa”; “dal Passo della Mendola al Passo del Tonale”; “dal Passo del Tonale a Merano”; “dalla Val Venosta al Garda”; etc. molto spesso passando per Trento. Non sono fantasie le mie: la stragrande maggioranza dei percorsi citati esistono già, anche se non del tutto completati e/o conosciuti. Soprattutto ora che si comincia finalmente a riparlare della ciclabile sulla sponda orientale (veronese) del Lago di Garda.

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RISTORANTI LIENZ

        Ristoranti e negozi pieni a Lienz

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L’economia e gli studi di settore. La Provincia Autonoma di Trento li ha già fatti e li può mettere a disposizione di tutti gli interessati. L’Austria (Tirol Mountain Bike Safari) ha già messo in rete 17 funivie le quali in estate offrono un percorso di oltre 700 km di discese, con quel che comporta in termini di indotto economico. Vi siete informati sull’indotto di una semplice bici-discesa di 50 km, la Dobbiaco-Lienz?

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La montagna. Il CAI Centrale ha editato numerosi Quaderni (reperibili in internet) su come usare la bicicletta in montagna.

La città. Trento ne guadagnerebbe essa stessa. Infatti l’età media della popolazione è in aumento, il turista è statisticamente e numericamente sempre più vicino alla soglia della anzianità (oggi posta a 75 anni) e forse preferisce alloggiare in hotel in Città, andare a sciare qualche ora, rientrare e godersi il nostro centro storico. Gli hotel in quota sarebbero invece per  il turismo più sportivo.

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page_1

         Tirol Mtb Safari

Il progetto e la SpA realizzativa. E quindi si dia avvio al progetto, magari con una società mista pubblico privata, una “public company” nel senso anglosassone e cioè “pubblica” non perché proprietà della Pubblica Amministrazione, ma perché proprietà dell’insieme dei cittadini! E si inizi a superare  gli impasse tipicamente italiani che non si progetta in modo compiuto perché non si è sicuri del successivo finanziamento e non si finanzia perché il progetto non è ben articolato: il primo passo in questa direzione è dotarsi quanto meno a livello mentale, del General Management che coordini le singole fasi della progettazione. Il nome della SpA? “Trento 2000”.

Il linguaggio del dibattito. E’ chiaro che io sono tendenzialmente favorevole all’opera, così come altri le sono tendenzialmente contrari: il fatto è che tutti noi dovremmo smettere di usare parole che vogliono argomentare con volute parzialità e unilateralità; parole che vogliono persuadere senza che chi le ascolta abbia tutte le informazioni giuste per dare una risposta consapevole e libera: ecco la necessità di un Progetto Generale ben strutturato.

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SI RI-SCIA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2018 @ 8:42 am

Detto altrimenti: ricomincia il Circo Bianco!               (post 3416)

Belamonte 9 feb 2011 (9)

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Qui a fianco, primavera 2018, tardo pomeriggio: l’  “addio monti” prima dell’ultima discesa della stagione

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La TV mi ha gentilmente informato che il 3 febbraio prossimo, al compimento del mio 75° anno d’età, io entrerò ufficialmente e a pieno titolo nella categoria degli “Anziani”. Decenni fa l’assicella era più bassa, diciamo posta al livello 60 – 65 il che vorrebbe dire che comunque io dovrei ringraziare chi mi ha fatto vivere da non-anziano per questi 10-15 anni. Tuttavia time flies like an arrow, che non vuol dire – come traduce il traduttore automatico – che le mosche del tempo amano una freccia (ah! Ah!),  bensì che il tempo vola come una freccia, ed è innegabile che io ormai sia un V.I.P.-Vecchietto In Pensione. Evvabbè …  Qui a fianco, inizio inverno 2017: con la nipotina Sara “Primi alla prima … risalita!”

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WP_20160304_006.

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Ma perché questo pistolotto? Perché per me genovese classe 1944 lo sci non era tanto a portata di km e di soldi! Eppure … eppure nel febbraio del 1961 riuscii a fare la prima sciata. Sentite un po’, si fa così: acquisti un paio di scarponi usati (ma di gran marca: Munari); ti fai prestare un paio di pantaloni (all’epoca in lana pelosa e pesante!); affitti un paio di sci, paghi in contanti la risalita all’addetto allo sklift e … e ti ritrovi in cima a Punta Croce, Frabosa Soporana-e-ora-come-si-fa-a-scendere? La faccio breve: un colpo di fulmine! Da allora ne è passata neve sotto i miei sci e ve ne risparmio. Solo una constatazione: è vero che sono invecchiato, una volta andavo a sciare anche con la febbre! Qui a fianco: “Venga a prendere un caffè da noi, alla Malga Zambana!”

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3 - Eccomi.

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Dunque, si diceva … ah sì: perché questo pistolotto? Perché oggi riaprono gli impianti sciistici della “mia” Paganella, e dico “mia” perché se un abitante di Roma la mattina saluta la moglie per andare a fare un’ora di tennis e fra andare, giocare e tornare impiega tutta la mattinata, ebbene io in quella stessa mattinata – partendo da Trento – mi sono “fatto” tre ore di discese in Paganella, con la vista sulle Dolomiti di Brenta. Il Brenta. Se me l’avessero detto quando a vent’anni me ne innamorai a prima vista, quando dopo avere percorso le Bocchette, rientrato a Genova, mi iscrissi ai corsi di alpinismo della “Bartolomeo Figari” del CAI Sez. Ligure fino a diventarne Istruttore Sezionale, se me l’avessero detto che “da grande” avrei abitato a Trento e sciato soprattutto in Paganella-vista-Brenta! Qui a fianco: “Ma si, dai, che un caffè lo bevo volentieri, grazie!”

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6 FEBB 14. (2)Oggi si ri-scìa, dicevo ed io … io sono ancora convalescente da una influenza extra-vaccino (già, esistono anche quelle) ed allora farò così: oggi e domani me ne sto ancora buono buono in casa, ma lunedì mattina … via! Tre ore di “Cima Paganella” non me le toglierà nessuno! Nel frattempo ho voluto dare il benvenuto ai miei monti, un saluto “letterario” che assomiglia un po’ (tanto) ad un altro simile, il cui Autore credo proprio che non mi querelerà per plagio! Qui a fianco “il”  Brenta oggi.

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IMG_4744Buongiorno monti di Brenta sorgenti dall’acque del Garda, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi ha arrampicato tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; paesotti sparsi e rosseggianti sul bianco pendio come prati di fiori ondeggianti, buongiorno! Quanto è lieto il passo di chi, avendo scalato tra voi, vi fa ritorno! Egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e sarebbe tornato allora indietro, se non avesse pensato che, un giorno, sarebbe venuto fra voi a sciare. Quanto più si avanzava nel piano, il suo occhio si ritirava, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli pareva gravosa e morta; s’inoltrava mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pareva che gli levassero il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dal turista, pensava, con desiderio inquieto, alla Pista della Cima Paganella e all’abbonamento stagionale che avrebbe comprato. Qui a fianco: “in” Brenta 50 anni fa.

 Che ne dite? Quant’era bravo quel Don Lisander, in arte Alessandro Manzoni!

P.S.: però la settimana scorsa  mi sono concesso una scappatella: una sciata extra coniugale sul ghiacciaio della Val Senales (cfr. post su Babbo Natale).

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ALEIDA GUEVARA MARCH IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2018 @ 8:30 am

Detto altrimenti: la figlia del Che, oggi medico pediatra a l’Havana (Cuba)   (post 3415)

download (1)

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Dove, quando, come, perché? Dai che trovate ogni risposta nel post “Prossimi eventi”. Io prendo lo spunto dalla sua visita in Trentino e da un particolare ritratto del “Che” per parlare di Pace, anzi, per far parlare di Pace il mio amico Lino Beber, dell’associazione Amici della Storia di Pergine Valsugana. Qui a fianco Lino Beber con l’amico collega scrittore e poeta  Claudio Morelli.

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Perché Ernesto Guevara è stato chiamato il “Che”? Sono stati i cubani a dargli il nomignolo “Che”, per la sua abitudine di intercalare le frasi con questa tipica espressione argentina. In Argentina “che” si usa colloquialmente per richiamare l’attenzione: “entendiste, che?”, per esempio, vuol dire “hai capito”? Como estas che? Come stai, dai … Lo ha raccontato lo stesso Fidel Castro nel suo libro “ Io e il Che” (Mondadori): «All’inizio era Ernesto. Da argentino aveva l’abitudine di rivolgersi agli altri con la locuzione” che”, e così iniziammo a chiamarlo noi cubani».

69 Che gruScrive Lino Beber:

Inizia

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Carissimo Riccardo, ti allego un singolare lavoro di origami (= l’arte di piegare la carta) dove una origamista italiana con l’aiuto della sua mamma piegando con la carta migliaia di piccole gru, uccello simbolo della pace, ha realizzato questo volto del “Che” e sotto spiegato il motivo delle gru, che ho appreso l’anno scorso nel mio viaggio in Giappone.

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Memoriale della Pace24 aprile 2017: con “treno proiettile” da Okayama partiamo per Hiroshima (1.200.000 abitanti), dove al mattino visitiamo il Parco della Pace e il Museo della Bomba Atomica. Nel Parco della Pace si trova il Memoriale della Pace, patrimonio UNESCO dal 1996: l’edificio, progettato dall’architetto ceco Jan Letzel e destinato a ospitare la fiera commerciale della prefettura di Hiroshima, fu ultimato nel mese di aprile del 1915 e fu sempre utilizzato a scopi commerciali. Il 6 agosto 1945 l’esplosione nucleare avvenne a pochissima distanza dall’edificio con ipocentro a soli 150 metri e fu la struttura più vicina fra quelle che resistettero alla bomba. La costruzione rimane nello stesso stato in cui si trovava subito dopo l’attacco atomico ed è oggi utilizzata come un monito a favore dell’eliminazione di ogni arsenale nucleare e un simbolo di speranza e pace.

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Monumento alla Bambina Sadako e le gru origamiNel parco c’è il monumento della bambina giapponese Sadako Sasaki, nata a Hiroshima il 7 gennaio 1943. La piccola Sadako si trovava a casa, a circa 1700 metri di distanza dal luogo dell’esplosione; lo spostamento d’aria la scaraventò fuori dalla finestra. Sua madre corse a cercarla, e la trovò illesa poco lontano dalla sua abitazione, nei pressi del Ponte Misasa. Crescendo, Sadako divenne forte e atletica, ma nel 1954, mentre si stava allenando per un’importante gara di corsa, fu colta da vertigini e cadde a terra. Le fu diagnosticata una grave forma di leucemia che la portò a morte a 12 anni il 25 ottobre 1955. Una leggenda giapponese racconta che chi potrà piegare 1000 gru di origami vedrà il suo sogno fatto realtà. Mentre la piccola Sadako era in ospedale, la sua amica Chizucho le spiegò che se desiderava qualcosa con molta forza piegando 1000 gru di carta, il suo sogno sarebbe diventato realtà. E lei aveva un sogno: correre di nuovo. Chizucho le regalò la prima gru fatta da lei con una bella carta dorata. Sadako durante i 14 mesi trascorsi in ospedale usò la carta dei medicinali e tutte quelle che trovava in giro e fece 644 gru di origami. Purtroppo, la malattia fu più veloce e Sadako non ebbe il tempo di finire le 1000 gru. I suoi amici, per renderle omaggio, completarono il lavoro che lei aveva iniziato, con la speranza che nel mondo non ci fossero più guerre. Dopo la sua morte, i suoi amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere al fine di raccogliere fondi per costruire un monumento in memoria sua e degli altri bambini morti in seguito alla bomba atomica di Hiroshima. Nel 1958 il monumento con la statua di Sadako mentre tende una gru d’oro verso il cielo fu collocato nel Parco del Memoriale della Pace. Ai piedi della statua, una targa reca incisa la frase: “Questo è il tuo pianto. La nostra preghiera. Pace nel mondo”. Questa storia fece il giro del mondo e la gru diventò un simbolo di pace. Da allora, arrivano a Hiroshima migliaia di gru di carta da tutto il pianeta perché i bambini della città, ogni 6 di agosto, possano appenderle al monumento di Sadako, con la speranza di trasmettere questo messaggio a tutto il mondo. Hiroshima è oggi una città dell’industria navale e automobilistica (Mazda), della pesca (acciughe e ostriche) e della coltivazione degli agrumi.

Finisce

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Grazie Lino di questo ennesimo bel regalo, dal “Che” al Giappone in favore della Pace oggi così minacciata da un numero sempre maggiore di incoscienti palestrati senza cervello.

P.S.: Lino Beber, medico in pensione dell’Ospedale di Borgo Valsugana, grandissimo viaggiatore, animatore dell’Associazione Amici della Storia di Pergine e – da ultimo – autore insieme a Mario Cerato e Claudio Morelli dello splendido volume “La Fersina, antica Signora della Valle”.

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CROCIFISSO SI/NO/SI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2018 @ 11:17 am

Detto altrimenti: ogni fase ha un significato diverso         (post 3414)

  1. C’era una volta il Crocifisso in ogni scuola. All’ “epoca” (anni ’50 – ’60) la sola religione “diversa” nelle nostre scuole era quella ebraica: un mio compagno di classe (M.O.), oggi Presidente dell’Associazione Ebraica della sua città, all’inizio dell’ora di religione usciva dall’aula. Tutto qui. Nessuno lo discriminava, anzi l’amico rientrava nel “gruppetto di testa” della scolaresca: quelli più bravi sia nelle varie materie (M. era una capatanta!) che a ginnastica.
  2. downloadQualche anno fa la politica ha deciso di togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche per non mettere in imbarazzo/offendere (?) i ragazzi di altre religioni.
  3. Alcuni anni fa un nostro politico ha indossato ironicamente una maglietta che agli occhi dell’ Islam è suonato come una bestemmia: in paese lontani dal nostro c’è stata una reazione violenta con l’uccisione di alcuni nostri correligionari.
  4. Pochi giorni fa la politica locale ha deciso di far piantonare una/più chiese da guardie armate.
  5. Subito dopo la stessa politica ha deciso di far rimettere il Crocifisso nelle aule scolastiche.

Ecco, raga, io credo che quanto fatto al punto 2 sia stato un errore. Infatti, avere lasciato al suo posto il Crocifisso non sarebbe suonato come una provocazione e avrebbe invertito l’onere della motivazione: sarebbero stati gli altri a dire perché avremmo dovuto toglierlo. Ora invece siamo noi che dobbiamo dire (ci crederanno?) che non è una provocazione ed anche dire perché vogliamo rimetterlo! Quali reazioni ci potranno essere? Scialla raga, calma: la nostra politica è previdente! Infatti, prima mette le guardie armate, solo dopo rimette i Crocifissi!

Sono un malpensante? Sarà anche vero, ma …”Piensa mal y acertaràs”

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PAROLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2018 @ 9:21 am

Detto altrimenti: words       (post 3413)

(Le parole più pericolose in rosso, le migliori in azzurro)

Words are easy to be spoken – I know that and so do you ...” Ecco le parole d’inizio di una celebre canzone di Pat Boone (n. 1934, oggi 84enne): le parole sono facili a dirsi, io lo so e così anche tu …

Ma i giovani d’oggi forse conoscono di più “Parole parole ” di Mina: “Parole, parole, parole, parole,  parole, soltanto parole, parole tra noi”. Ma … che dico? I giovani d’oggi? Questa di Mina è del 1972! E allora … se la prima canzone può essere conosciuta dai vecchietti d’oggi, quella di Mina lo sarà dagli adulti di oggi (mi devo aggiornare!).

downloadMa ecco, ho cominciato con due canzoni…  così, per attrarre la vostra attenzione: in realtà cecherò di esprimere qualche concetto serio, prendendo lo spunto dal mio amico filosofo e storico Marcello Farina (ah … dimenticavo: è anche sacerdote). A fianco della porta della sua bella casa a Balbido (il Paese Dipinto, nelle Giudicarie Esteriori) c’è un’iscrizione: “Le parole sono pietre”, frase presa e adottata da Marcello da “Lettera ad una professoressa” di Don Lorenzo Milani. Recentemente Marcello è intervenuto sulle “parole” su un quotidiano locale. Ed ecco che io mi permetto di cercare di capire il suo messaggio e di provare a mia volta a trasmetterlo la voi. Scrive Marcello:

“Ci sono parole che volutamente non sono più ascoltate, non più fatte proprie da chi le ascolta, che hanno un contro-effetto, che stimolano chi le ascolta a fare altrimenti

Al riguardo mi permetto di fare un esempio: le parole “accoglienza immigrati” stimolano in molti il loro respingimento.

Ci sono parole che vogliono non-dire, che vogliono nascondere, argomentare con volute parzialità e unilateralità; parole che vogliono persuadere senza che chi le ascolta abbia tutte le informazioni giuste per dare una risposta consapevole e libera; parole ideologiche costruite su misura, utilizzate dalle elites dominanti (partiti politici chiese) che per questo sono state criticate”

Proco a indovinarne alcune: nell’interesse superiore; a fin di bene; serve/non serve completare il Tunnel del Brennero; serve/non serve la Valdastico; e giusto/non è giusto rispettare i vincoli europei; è utile/pericoloso uscire dall’Euro /lo spread chi?/ etc..

images“Ci sono parole banali, chiacchere vuote, che contengono messaggi superficiali, generici, futili, dette per mostrarsi e per mostrare; parole che realizzano tra persone potenzialmente intelligenti uno scambio di simulacri di vita”

Marcello stesso dice: i tanti, troppi talk show.

“Ci sono parole che dicono troppe cose: infatti ai vecchi significati se ne sono aggiunti di nuovi: si fa fatica ad adoperarle perché possono essere intese in modi diversi”

“Ci sono parole che non riescono ancora a dire, perché non abbiamo esperienza, padronanza dei linguaggi, conoscenze necessarie”.

Ci sono parole che non vogliono dire tutto per sobrietà, che lasciano libertà all’ascoltatore, parole che si offrono, che non si impongono, che mostrano la possibilità di un cambiamento

Di mio aggiungo: vi sono  parole che affermano la non-verità, ma che vengono pronunciate non per ciò che dicono, ma per la reazione che chi le pronuncia sia aspetta di ottenere ed ottiene da parte dell’uditorio. Un esempio: “Se sei disoccupato la colpa è degli immigrati” Non è vero ma la reazione è la seguente: chi le ha ascoltate vota chi le ha pronunciate.

 

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COLLETTA ALIMENTARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2018 @ 8:17 am

 

Detto altrimenti: da un contributo impersonale ad uno personale       (post 3412)

thColletta alimentare. In genere la maggioranza di noi si limita ad acquistare qualche genere alimentare e a lasciarlo in dono agli addetti alla raccolta all’uscita del supermercato. Un contributo impersonale. Così è stato anche per me, da sempre. Ieri sera no. No, perché una Persona amica che ogni 15 giorni si reca al magazzino di raccolta per prelevare una notevole quantità di alimenti per poi distribuirli in serata alle famiglie che assiste direttamente, be’, ieri sera quella persona non aveva la disponibilità della propria auto e mi ha chiesto un aiuto. Ok, ho detto, andiamo con la mia.

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davIl magazzino: molti scaffali ben ordinati, molti scatoloni già predisposti e contrassegnati con i numeri 2, 3, 6 riempiti diversamente a secondo del numero dei destinatari di ogni pacco. E poi cibi freschi: latte, frutta, verdura, pane, biscotti etc. In un angolo si intravede una mini cucina, per i pasti dei volontari addetti al lavoro di immagazzinaggio e distribuzione, che operano diretti da una signora molto ben organizzata e decisa: su di un foglio costei ha l’elenco di chi ha richiesto aiuto e in che misura e in quattro e quattr’otto il portabagagli della mia auto è completamente riempito. Fatto il carico, inizia il nostro giro di distribuzione: Italiani, Kossovari, Pakistani: ecco i nostri destinatari finali di ieri sera. Dalle 17.30 alle 19.30, casa (mia) – casa.

mde.

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Nel frattempo osservo i vari clienti del magazzino: alcune persone di colore, molti  Trentini. Tutti in fila ordinata in attesa del proprio turno. Quale diverso modo di affrontare il problema questo, rispetto ad una recente decisione della Provincia di togliere i pasti e l’asilo diurno a 40 immigrati Pakistani, perchè “Se ne deve accertare lo status e poi si deve evitare che ne arrivino altri” (sic).

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th9QMEE3XSPerché ho scritto questo post? Perché esiste anche “questa realtà” e viverla – vi assicuro – è assolutamente diverso che leggerne o parlarne. Dovremo fare tutti un esperimento del genere, ogni tanto, per capire cosa vuol dire avere bisogno e quanto ci si sente arricchiti dal Bene che si fa agli altri! Multa paucis, direi, molti atti di bontà con veramente pochi sforzi! E allora, perché no? Io credo che qualcuno possa essere trattenuto dal timore che si instauri un rapporto personale con l’assistito, teme che da un contributo impersonale si passi ad un contributo personale, cosa che invece è assolutamente da ricercare: e cioè non solo “guardare” ma anche “vedere” il Volto dell’Altro, il Volto più volte richiamato dal Filosofo del Volto, Emmanuel Lévinas: “Il Volto dell’Altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”.

P.S.: In questo tipo di assistenza occorre anche una certa cautela: innanzi tutto occorre non farsi coinvolgere emotivamente:  paradossalmente occorre restare quasi un po’ “freddi” rispetto a certe situazioni, altrimenti alla lunga si rischia di  non reggere psicologicamente il ruolo e di abbandonarlo. Occorre inoltre evitare che ogni assistito si senta di avere maggiori diritti rispetto ad ogni altra persona bisognosa: il che si traduce da parte sua  in una pretesa di “prelazione” sulla scelta della qualità e quantità dei beni che gli vengono offerti. E questo vale anche e soprattutto per quanto riguarda la distribuzione degli abiti.

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