POST 1121 – Salerno, Kazakistan e Alitalia. Ovvero: una proposta, una domanda, una soluzione.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2013 @ 11:30 pm

Detto altrimenti: Trasmissione report 25.11.2013 (leggete anche i due post successivi, pechè la storia … continua!)

Com’era … come è … ma ora è tutto sotto sequestro

 1 – Salerno. Finalmente: il sindaco di Salerno, vice ministro alle infrastrutture (non facciamo nomi, per carità!), persona che – contro la previsione di legge – ha deciso di cumulare gli incarichi – è inquisito insieme ad altre 30 persone per abuso d’ufficio, violazione delle norme su appalti, lottizzazione abusiva etc. etc . per la costruzione di un ecomostro di 300 metri alto 30 su terreno (spiaggia!) demaniale. C’è voluto Report! Brava Gabanelli! PROPOSTA: che si conferisca una onorificenza della Repubblica alla Gabanelli.

2 – Kazakistan. Nomi complicati da ricordare, vicende complesse, la gente non sempre capisce, si stanca, trascura, dimentica. E invece no. E allora provate a seguire questa “favola”.
In Kazakistan comanda una sorta di Zar (Nursultan Nazarbayev) che arricchisce se e la sua famiglia, i suoi amici. Il paese non ha ceto medio: o si è del gruppo “governo-ricchi” o si è del gruppo “opposizione-poveri”, oppure solo del gruppo “poveri”. Diritti civili, manco a parlarne. Corruzione alle stelle. Tutti pagano: USA, Italia, Cina, etc. pur di fare affari (petrolio e gas) con lo Zar. ENI deve eseguire certi lavori. Ritarda, Lo Zar minaccia l’applicazione di 10 miliardi di dollari USA di penale. Il governo italiano, Unicredit e Eni volano in Kazakistan. Unicredit (Profumo) compera dal Kazakistan una banca per 2,4 miliardi di dollari USA. Dopo un anno la rivende per 400 milioni, rilasciando all’acquirente una propria garanzia a fronte delle esposizioni dei clienti della banca per 600 milioni. Praticamente la vende … versando un prezzo di 200 anziché incassarne uno, sia pure ridottissimo rispetto al prezzo del proprio acquisto. Lo Zar rinuncia a penalizzare ENI. Profumo incassa una buonuscita da 40 milioni di euro, passa al Montepaschi e resta nel CDA dell’ENI. E bravo Profumo …!

“Dai, così non riescono a capire dal labiale …”

Ablyazov, un ministro dello Zar ritira i suoi depositi da una sua propria banca prima che lo Zar glie la nazionalizzasse e passa all’opposizione: è incarcerato, torturato. Alla fine lo liberano, va all’estero con le carte che testimoniano la corruzione dello Zar. Lo denunciano per truffa e furto. Arriva in Italia. I kazaki (e i russi di Putin) lo vogliono catturare e incaricano la Security dell’azienda ENi di trovarlo. L’ENI lo trova (in villa a Casalpalocco) e informa i nostri servizi segreti.  I nostri servizi lo avvertono per cercare di non essere (troppo) corresponsabilizzati. Lui scappa dalla propria residenza romana due giorni prima. Il Kazakistan si arrabbia (“fateci almeno arrestare sua moglie e sua figlia!”) e insiste presso l’ENI (Scaroni) che sua volta insiste presso Valentino Valentini, l’uomo di Berlusconi per i rapporti con la Russia. Valentini parla con il capo di gabilnetto del Ministro degli Interni Giuseppe Procaccini che parla con il Ministro Alfano (che poi dirà che non sapeva nulla) Detto, fatto. I nostri servizi “collaborano” con l’ambasciata kazaka e in due giorni arrestano ed espellono arbitrariamente ed illegalmente dall’Italia la moglie e la figlia del dissidente, caricandola su un aereo privato austriaco noleggiato dal Kazakistan, che consegna i due ostaggi nelle mani dello Zar. Il nostro ministro dell’interno Alfano dice che non era stato informato, il suo capo di gabinetto Giuseppe Procaccini lo smentisce e lo dimettono. Molti stati esteri conferiscono onorificenze allo Zar. Interviste e filmati autentici dimostrano che si tratta di un dittatore che reprime violentemente ogni opposizione. Nel paese, parchi, scuole, monumenti intestati a lui. Culto della personalità, del semi-dio. Ora il nostro governo ha deciso di andare a farsi restituire le due donne. Speriamo bene … ma sarà difficile. DOMANDA: Alfano ha fatto tutto da solo o è stato “consigliato” dal suo in allora capo, ora ex capo Berlusconi, che si è sempre speso in elogi allo Zar?

Berlusconi dice: “Lo zar ha il 92% dei consensi, è democratico!” Appunto, dico io: maggiore testimonianza di questa che si tratta di non-democrazia! E poi, la nostra comissione parlamentare in visita di controllo in Kazakistan afferma che “a quanto si vede, la signora è libera di muoversi in città… quindi è libera”. IO DICO:  MA CI SIAMO BEVUTI IL CERVELLO?

Siamo a terra, signori passeggeri, si scende!”

3 – ALITALIA. Gestita male pur essendo in uno dei primi paesi turistici del mondo. Nel 1998 Airfrance vorrebbe entrare ma Berlusconi non vuole e lancia i “patriotts” che non sono missili ma imprenditori che per pochi soldi si prendono una Alitalia che lo Stato ha alleggerito di 3 miliardi di debito e di 5.000 cassa integrati. Ci mettono pochi soldi, tanti Amministratori Delegati che non riescono ad evitare perdite, per cui la società è sull’orlo del fallimento. Si definiscono “salvataggi” le alcune probabili iniezioni di denaro (Poste Italiane, banche Italiane, qualche limitato contributo da parte dei patriott), mentre si tratta solo del denaro per “tirare avanti” un anno. La società non può risanarsi se non si inserisce nel mercato delle lunghe tratte internazionali (le sole redditizie), ma per far ciò occorre comperare aereomobili adatti, i quali costano 200 milioni cadauno. Che non ci sono. Nel frattempo Alitalia ha maturato circa 5 miliardi di perdite, di cui 3,5 a carico del nostro Tesoro, cioè di tutti noi cittadini (ma i suoi AD patriottici se ne sono andati con buonuscite di 1 milione di euro per ogni anno di “lavoro”). Ora occorre nuovo denaro pubblico: qualcuno la definisce una privatizzazione yò-yò. cioè che torna nelle mani del privatizzante! SOLUZIONE: facciamo intervenire il Ministero della Difesa, il quale acquisti questi aerei da 200 milioni cadauno posto dei novanta F35 da 80 milioni cadauno. Ce ne escono ben 36 (trentasei!) di aerei commerciali intercontinentali!

Sono le 23 passate. vado a dormire.

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POST 1120 – TRENTO PURTROPPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2013 @ 8:12 pm

Detto altrimenti: eh …sì, purtroppo accade anche questo

Io, vecchio televisore …

“Ah, se potessi parlare! Lo denuncerei il mio ex padrone, se lo meriterebbe proprio: denunciato per “abbandono di minore (tecnologia)”. E dire che io l’avevo servito per oltre trent’anni, sempre pronto ai suoi comandi, anche quando si “dimenticava” di pagare il canone. Un clic, e mi accendevo per lui e la sua famiglia.

Da un po’ di tempo, a dire il vero, sentivo fare certi discorsi sui nuovi modelli … si sa, il progresso, tuttavia contavo in una onesto deposito nella apposita discarica, ove avrei incontrato tanti altri vecchietti come me. Ci saremmo riuniti, avremmo parlato dei tempi passati, del bianco e nero, di quando non c’era il telecomando … insomma, avremmo chiuso la nostra vita in modo …. ops, scusate, stavo per dire “umano” … in modo “migliore”, diciamo così.

E invece no, Una sera tardi mi prende (aiutato dalla moglie perché da solo non ce l’avrebbe fatta), mi carica in macchina e mi scarica qui, sulla strada, come si può buttare via la carta di una caramella, che poi non si dovrebbe fare nemmeno quello!

Ecco, sono qui da due giorni, Gli addetti alla nettezza Urbana, Operatori Ecologici si chiamano oggi, mi hanno “guardato senza vedermi”, non è compito nostro, li ho sentiti dire.  Ma oggi … oggi è passato un tizio. Mi ha superato … ha rallentato, si è voltato, e tornato sui suoi passi, mi ha fotografato. Oh … mi sono detto, se questa foto va su per i giornali, forse qualcuno verrà a prendermi!  Spes ultima dea!”

Dimenticavo: dove sono? A Trento, in Via Milano, nella parte superiore, quella più vicina alla salitella che porta verso il rondò che precede piazza Vicenza …

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POST 1119 – TRENTO POESIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2013 @ 1:37 pm

Detto altrimenti: 25 novembre 2013

Una foto … le sue parole

Linee

Linee di pietra

   di luci di acque

   di ombre  di rami

   di monti lontani.

   Ma quelle del vento

   del canto del fiume

   di profumi d’autunno

   di sentieri di foglie cadenti

   dei miei pensieri

                                                      non sono ritratte in fotografia.

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POST 1118 – IL TURISMO IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2013 @ 1:13 pm

Detto altrimenti? Ma no … si tratta di una mia Lettera al Diretore, pubblicata su l’Adige del 22 novembre scorso … tutto qui

Un nuovo prodotto turistico: il “dislivello estivo”. Offriamolo ai turisti! Sullo sfondo, il Monte Bondone,ovvero “Trento 2000”, ovvero Trentino? Si, BICILAND!

Mi riferisco alla lettera di Carlo Guardini, su l’Adige 20 novembre 2013, pagg. 1 e 55 “Così va rinnovato il turismo trentino. Lettera aperta all’Assessore
 In fasi di crescita si decentra, in fasi di crisi di accentra. In Francia la promozione turistica è accentrata e tutta sul web: a Saint Paul de Vence vi sono 10 ristoranti e milioni di visitatori l’anno. In Italia la programmazione turistica centrale è affidata ad un Ente che spende l’80% delle risorse per pagare i propri stipendi; ogni comune, provincia e regione stampa i propri deplinat. Risultato? La Lunigiana, con il suo anfiteatro romani, non ha nemmeno un ristorante e l’addetto alla biglietteria vende biglietti per 20.000 euro l’anno. A Parigi, per visitare la Sacra Cappella devi prenotarti su internet e pagare il biglietto. Qui da noi sono aperte, gratis, le porte di cattedrali ben più ricche (recentemente ho visitato quelle di Bergamo Alta e di Cremona).

 Ma veniamo a noi, cioè al Trentino. Carlo Guardini accenna a vari aspetti del problema: il costo del marketing, la sua organizzazione, la partecipazione dei privati, la commercializzazione del prodotto turistico. Io mi voglio soffermare sulla centralizzazione dell’offerta e sui prodotti turistici.
Da quanto sin qui detto, è chiaro che sono favorevole all’accentramento del sistema dell’offerta turistica. Non si tratta, badate bene, della “provincia piglia tutto”, ma della necessità di impostare una gestione accentrata, coordinata, economica e completa per il marketing del nostro turismo. Si tratta cioè di adottare il “modello Francia” e non il “modello Italia”. Detto ciò, quanto ai prodotti, occorre innovare. Qualche esempio? Ci provo:
1) il circuito malghe (e la qualità della loro accoglienza) come in Sud Tirolo.
2) Riva del Garda, Arco, Nago Torbole. Due nuove iniziative: “Film festival Internazionale della navigazione a vela”(magari in coda al Film festival della Montagna. Sarebbe una novità assoluta in Europa e nel mondo intero!) e “Trentanosi Srl: Scuola internazionale di perfezionamento velico classe crociera” (a metà fra i famossissimi Glenans francesi e la Italiana Caprera).
3) Piste ciclabili regionali: offerta e vendita di tour guidati (oggi organizzazioni extra provincia lucrano guidando comitive di turisti sulle piste realizzate e mantenute con costi a nostro carico!).
4) SAT: corsi settimanali di ciclo escursionismo.
5) Trento. Funivia Trento-Trento Duemila (ex Bondone), con piste ciclabili di discesa in varie direzioni. Collegamento fra le ciclabili dell’Adige, della Valle dei Laghi e della Valsugana, ovvero, Trento Biciland! Anzi, collegando Val di Non (da Fondo)alla Val di Sole (Mostizzolo), Trentino Biciland!
6) Paganella. Seggiovia Zambana Vecchia-Fai, da stazione raggiungibile anche direttamente dall’autostrada.
7) Circuiti d’arte guidati (ad esempio, alla scoperta degli affreschi dei Baschenis).
8) Unica tessera provinciale (e anche regionale) per la sosta delle auto, lascando libero ciascun Comune di fissare tariffe, orari e altre modalità.
9) Valorizzazione dei siti cosiddetti minori (ad esempio, la Valle dei Laghi, il Maso Limarò, etc.).

In breve: creatività e organizzazione. Sono solo alcune idee che mi permetto di sottoporre all’attenzione dei lettori e dell’Assessore competente.”

E voi, amiche lettrici e amici lettori, che ne dite?

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POST 1117 – COMUNITA’ DI VALLE, GESTIONI ASSOCIATE E PRIVATIZZAZIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2013 @ 1:03 pm

Detto altrimenti? Ma no … è che riporto qui una mia “Lettera al direttore” del quotidiano trentino l’Adige, del 24 novembre 2013, pubblicata il 25 novembre.

“Condivido in pieno l’analisi del direttore Giovanetti sulle Comunità di Valle di cui a l’Adige del 24 novembre, pagg. 1 e 67.
A suo tempo, di fronte alla sostanziale inerzia dei Comprensori avevo affermato che “se un sistema (quello Comprensoriale) non funziona appieno, è meglio crearne uno nuovo  (le Comunità di Valle) e poi azzerare il vecchio”. Quindi mi ero mostrato favorevole alle Comunità di Valle, purchè esse fossero guidate dai sindaci dei comuni interessati e purchè non escludessero altre forme parallele e contemporanee di collaborazione, quali la gestione associata dei servizi e il processo delle fusioni intercomunali.
Oggi, di fronte all’inerzia delle Comunità di Valle (quanto ci sono costate, nel frattempo?) mi chiedo se non sia il caso – come indica il Direttore Giovanetti – di cambiare rapidamente (ed economicamente!) rotta e muoversi verso l’incentivazione della PAT delle fusioni intercomunali e anche “solo” verso forme di gestione associata dei servizi pubblici locali a livello intercomunale: lo è stato fatto per le Polizie Locali: facciamolo anche per la sosta, tanto per fare un altro possibile caso di intervento. Ad esempio, la riunificazione dei sistemi di sosta nella Busa del Garda. E ne parlo a ragion veduta avendo creato e gestito la società della mobilità nella Busa del Garda dall’origine al compimento del mandato realizzativo per otto anni, dalla costituzione al raggiungimento dei suoi obiettivi di investimento e gestionali.
Operazioni da agevolarsi ancor più se unite ad una forma anglosassone di privatizzazione.

Mi spiego. da noi “privatizzazione” significa cessione dei una SpA pubblica ad un imprenditore privato. Nel mondo anglosassone privatizzare di traduce “to go public” e cioè – nell’esempio in questione – vendita di una SpA (meglio se già auspicabilmente resa intercomunale) al pubblico dei cittadini dei Comuni interessati, dopo che i Comuni stessi abbiano stabilito contratti ferrei a tutela deli loro interessi. Mi riserbo, in un prossimo scritto, di dettagliare meglio questa ulteriore fase (della privatizzazione all’anglosassone). Per oggi mi fermo alle considerazioni sulle Comunità di Valle.

Dr. Riccardo Lucatti  ex Presidente, Amministratore Delegato e Direttore della società mista pubblico privata APM – Altogarda Parcheggi e Mobilità Spa.”

Dice … ma tu hai cambiato idea … Si … evvabbè? Solo gli stupidi non la cambiano mai. Eppopi io l’ho cambiata motivando: cioè … nel frattempo cosa hanno realizzato le Comunità di Valle se non ulteriori costi?

 

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POST 1116 – BICI UISP TRENTO: MUSICA IN BICICLETTA … A RONCEGNO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2013 @ 8:30 pm

Detto altrimenti: BICI UISP Trento, pomeriggio musicale di fine stagione con buffet all’ Hotel Villa Rosa di Roncegno, antica villa ottocentesca, Via S. Giuseppe, 19  (le foto sono del socio Edoardo.)

“Biciuispino” in azione!

BICI UISP TRENTO, UNIONE ITALIANA SPORT PERTUTTI (sì, “pertutti”) TRENTO – Alla fine del primo triennio dalla sua fondazione, trascorso sotto la guida della presidente co-fondatrice Monika Giacomozzi … e  introdotti oggi dal saluto del Presidente pro tempore Giuliano Antonelli e dalle relazioni del Consigliere Guglielmo Duman e della stessa Monika, abbiamo festeggiato anche la fine dell’anno a pedali. Sui 106 soci iscritti eravamo oltre sessanta presenti alle 15,30 odierne all’ Hotel Villa Rosa di Roncegno, per il pomeriggio musicale ed eno-gastronomico. Un ottimo successo di presenze!

Sono state ricordate le nostre numerose pedalate lungo le vecchie ferrovie dismesse, fra le quali spiccano le plurigiornaliere  “Dolomitica” di Cortina d’Ampezzo e la “Pontebbana”.

Cristina ci illustra i brani che eseguirà

La prima sensazione che si prova nel momento in cui ci si incontra fra di noi è di grande amicizia, sentimento fatto innanzi tutto di reciproca accettazione e di ascolto l’uno dell’altro. Io sono associato solo da due anni e nelle numerose occasioni bici-culturali alle quali ho preso parte ho sempre riscontrato un cameratismo raro “al dì d’ancoi”. Occasioni amicali e bici-culturali, già, perchè noi pedaliamo con attenzione a ciò che di bello e di interessante incontriamo nel nostro cammino: ai musei, alle opere d’arte, alle città storiche, etc.. Non sono, le nostre, pedalate a testa bassa, ma con lo sguardo verso i tesori culturali e artistici di cui è ricca l’Italia ed anche i Paesi esteri limitrofi che visitiamo “ a pedali”.

Il favoloso “Duo C & G”

Oggi dobbiamo dire grazie all’ottimo Guglielmo, che, coadiuvato dai colleghi del Direttivo Claudio Nardelli e Luisella Turri,  ha curato tutta l’organizzazione: ha ottenuto la amichevole disponibilità artistica delle due socie, la pianista Cristina Endrizzi, professoressa di pianoforte e Presidente dell’Accademia delle Muse e il soprano Giacinta Dapreda, nipote del grande concertista Igino Dapreda e maestra del coro S. Isidoro; ha trovato un ottimo ed accogliente “Hotel con pianoforte e ricco buffet”,  Villa Rosa di Roncegno, etc.. Ma … e il concerto? Eccolo! Cristina ha illusttrato ed eseguito i seguenti brani:

G.F. Handel – “La Follia, Tema con variazioni” (ricordate la colonna sonora del film Barry Lindon?). Quindi un brano del primo romantico, tale L. van Beethoven: “Per Elisa”, e chi non lo conosce? Non poteva mancare F. Chopin, con il suo Preludio Op. 8 “La goccia”, Chopin i cui “preludi sono di per sé opere compiute che esprimono l’ “amore romantico” per tutto e per tutti: la
donna amata, la natura. A vivacizzare la platea, la famosa Czardas (danza ungherese) di V. Monti (e siamo nel tardo ‘800) quando i musicisti erano alla ricerca di tempi popolari da sviluppare in chiave classica. Nella Czardas l’innamorato corteggia talora impetuosamente, talora con dolcezza l’amata.

Veduta aerea di una pianista

A questo punto è entrata in scena “The Voice”, ovvero il soprano Giacinta Dapreda, che ha eseguito “O mio dolce amore” di C. W. Gluck e “Se tu m’ami” di G. Pergolesi. A seguire, “Reginella” di Lama; “Dicitencello vuie” di Falvo. Bis reclamato a gran voce, “Non t’amo più” di Francesco Tosti. Che dire di Giacinta? Nell’ascoltarla … la pelle d’oca! Naturalezza espressiva, timbro dolcissimo, garbo vocale e nella gestualità, piena immedesimazione nel personaggio … Giacinta si è meritata una standing ovation! C’è stato chi (il sottoscritto, lo confesso!) per nascondere la propria commozione ha finto un colpo di tosse!

Ma non solo Cristina e Giacinta, ma il “Duo Cristina e Giacinta”: un perfetto affiatamento … e dire che hanno provato pochissimo. Al riguardo, Cristina mi ha detto di avere da subito riscontrato con Giacinta un “affiatamento istintivo”. Il pianoforte, bene accordato, molto sonoro, forse da stemperare un po’ nei toni bassi. Ottima l’acustica della sala.

Cristina ha proseguito con un potpourri in onore di Giuseppe Verdi, nel secondo centenario  della nascita, seguito da un reclamato bis: la dolcissima struggente “Memory”.

In conclusione, tutti insieme abbiamo cantato l’inno di Bici Uisp (parole mie e di Cristina; musica di … “Me compare Giacometo”): Cristina al Pianoforte, io al fischietto, Guglielmo al tamburo!

Gugliemo Duman: la relazione dell’anno trascorso (e il buffet sta a guardare …)
Ma non di soli pedali e musica vivono la donna e l’uomo: pertanto, rifocillati nello spirito, siamo passati ad occuparci del corpo e cioè alla “fase eno-gastronomica” … ovvero all’ottimo e abbondante buffet preparato dall’Hotel Villa Rosa, comodamente seduti ai grandi tavoli ovali, fra i quali era agevole muoversi “da tavolo a tavolo” in “visite di cortesia”, per condividere con tutti, e non solo con i compagni di tavolo, la simpatia della riunione. Insomma, un successone! C’è solo da augurarsi che nulla venga mai a turbare questo equilibrio …

E per finire, GRAZIE, MONIKA, per come hai gestito il tuo triennio di Presidenza!

 

“Alle 19,00, null’altro essendovi da discutere e deliberare, la seduta è tolta e … tornammo a casa stanchi ma contenti del bel pomeriggio trascorso”.

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POST 1115 – MUSICA A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2013 @ 7:44 am

Detto altrimenti: concerto a Riva del Garda

Il “Duo D & D”, Diego e Daniel

E dopo la mattinata roveretana con Antonello da messina, ieri pomeriggio a Riva del Garda Concerto  organizzato dalla locale Associazione Amici della Musica, presieduta dal recentemente riconfermato presidente Ruggero Polito. Questa volta si è voluto dare spazio e più che meritato riconoscimento agli ex allievi del Conservatorio Bonporti di Trento, sezione staccata di Riva del Garda, ed in particolare a Diego Cavada (pianoforte) giovane di primissimo piano, che ha terminato anche il biennio di specializzazione. Al suo fianco, al clarinetto, Daniel Roscia, ugualmente diplomato. Due professionisti, ugualmente bravi. Con Daniel mi sono permesso un piccolo scherzo che ha voluto essere un sincero complimento. Avvicinandolo gli ho detto: “Sai che io conservo gelosamente un disco di un tuo collega? Un 78 giri di tale Benny Goodman!”. Credo che abbia gradito …

A parte gli scherzi, i due giovani e bravissimi musicisti hanno eseguito brani di André Messager (1853-1939, Solo de Concours); di Claude Debussy (1862-1918, Première Rhapsodie); di Jean Francaix (1912-1997,Tema con Variazioni del 1997); di Francis Poulenc (1892-1963, Sonata per clarinetto e pianoforte). Alla fine, un bis: una Sonata di Saint Saens.

Ho avvisato i due ragazzi che avrei scritto questo post e che io non sono un musicologo, per cui di critica musicale – da parte mia – manco a parlarne, purtroppo! Tuttavia sono pur sempre un musicofilo, cioè un amico ed amante della Musica, della Buona Musica, e la loro è stata veramente tale. In particolare ho apprezzato la “fisicità” del loro corpo con la quale accompagnavano la danza delle note. Musica vissuta, quindi, la loro, E sarà perchè io, sin dall’età di 10 anni (cioè ben 60 anni fa!) sono un appassionato ammiratore del citato Benny Goodman che mi sono chiesto: chissà se si può chiedere loro di suonare, in una prossima occasione, brani del suo jazz … Mah … dice che a chiedere non si offende nessuno … Ed allora, visto che leggeranno queste mie righe, sarò loro grato se vorranno darmi una risposta nei commenti a questo mio post.

Aspettando i loro commenti al post, la chiudo qui con un “Bravi, ragazzi! Ogni migliore augurio per la vostra carriera di musicisti e per la vostra vita. Nonno Riccardo”

P.S.: Prossimi concerti, 8 dicembre, Chiesa Collegiata di Arco ore 18,00, Concerto di Natale, Direttore e Concertatore M°. Giorgio Ulivieri – 11 dicembre, Riva del Garda, Consevatorio Musicale, ore 20,45, I solisti dell’Orchestra Haydn (ottetto).

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POST 1114 – ANTONELLO DA MESSINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2013 @ 4:24 pm

Detto altrimenti: L’Accademia delle Muse di Trento in visita alle opere di Antonello da Messina al Mart di Rovereto.

A Rovereto, eravamo “quattro” amici al bar (“del Teatro”) … anzi ben di più … “quindici” (!) ma non entravamo tutti nella foto. Noi, amici Accademici delle Muse, dell’omonimo circolo culturale privato di Trento, in missione. Guidati dalla prolusione del nostro Umberto Sancarlo, che ci ha “preparatì” alla visita alla mostra delle opere di Antonello da Messina, lui, professore di Storia dell’Arte, lui … “siculo” non di Messina ma di Palermo (e vabbè …).

Antonello. L’avevamo anche studiato a scuola, ma quanti anni fa? Ed eccoci al ripasso della materia. Umberto ci ha tenuto a che la nostra visita non si traducesse poi solo in “un, sì, certo ci sono stato … è bellissima”, ma in qualche cosa di più sostanziale. Ci ha illustrato l’ambiente messinese della nascita del pittore, come pure l’ambiente napoletano, ovvero Angioini (Renato d’Angiò) e Aragonesi (Alfonso d’Aragona), francesi e spagnoli, stranieri dunque, non italiani. E straniera era l’arte del quattrocento in Sicilia fino a quando … fino a quando Antonello, a metà del ‘400, non impara a conoscere i pittori Fiamminghi – invitati a Napoli – e la loro nuova tecnica di pittura ad olio su tela; e fino a quando non se ne va a Firenze e a Venezia ad assorbire, soprattutto a Firenze (Piero della Francesca), il primo Rinascimento italiano e a trasportarlo all’estero. In Sicilia, appunto.

Umberto Sancarlo

Il Rinascimento che pone al centro l’uomo, ne rivaluta la figura, ne valorizza il ritratto, lo spazio (realistico) che lo circonda, l’ambiente nel quale l’uomo vive, la natura in cui vive, rappresentata nel modo più realistico possibile. Il Rinascimento che si inventa la prospettiva architettonica (linee e spazi, v. Brunelleschi) e la prospettiva aerea: i diversi piani del dipinto con colori sempre più sfumati man mano che si allontana dall’osservatore e ci si avvicina all’orizzonte. Spazio come visto dall’occhio umano. E l’uomo rappresentato nella sua concretezza. Il Rinascimento nell’arte è soprattutto umanesimo nella pittura. L’uomo del Rinascimento è l’uomo concreto. Nel ‘300 di Giotto non era stata avvertita questa esigenza. Prima di Antonello la pittura (medievale e bizantina) era soprattutto “piatta”, a tempera e su pala di legno. Con Antonello da Messina si introduce, man mano, la prospettiva anche nei ritratti e, soprattutto grazie all’innovazione delle Fiandre, trasportata a Venezia, si dipinge non più su “pale” lignee ma su tela. Infatti le “pale” – ad esempio di 3×4 metri, erano assai difficili da trasportarsi in un città, Venezia, che non aveva strade e che poi, soprattutto con l’umidità, si “imbarcavano” “si piegavano” (a Venezia quindi si imbarcavano due volte: si caricavano sulle gondole da trasporto e si “imbarcavano” in quanto di piegavano!).

Nato a Messina, ragazzo di bottega presso pittori locali, mandato dai genitori a Napoli (primi venti anni). A ventisei anni apre una propria bottega d’arte, bene affermato, con un buon portafoglio d’ordini e alcuni allievi. Curioso della grande innovazione, soddisfa la sua curiosità con frequenti viaggi a Firenze e in altre città rinascimentali. Invitato a Milano da Francesco Sforza, non riesce a recarvisi per i suoi numerosi impegni.

L’ Annunciata

Significativo il suo soggiorno veneziano (1345-1347) durante il quale conosce Giovanni Bellini, il capostipite della serie dei pittori veneziani: Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese. Dal 1347 al 1349 è a Messina ove realizza le sue migliori opere, fra le quali spicca l’ “Annunciata”. Con tale opera è la prima volta che l’Annunciazione non è rappresentata in un cortile, con l’Angelo, bensì con la sola Madonna, di fronte, Madonna che guarda in faccia l’osservatore, il quale è in tal modo partecipe del Mistero. Sfondo nero, leggio chiaro, dipinto non frontalmente, una pagina del libro che quasi svolazza. Molta umanità e prospettiva. Quest’opera è quella che maggiormente di distacca dalle opere “prima maniera”, cioè da quelle anteriori alla sua “conversione” al Rinascimento.

Che altro dire? Grazie, Umberto!

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POST 1113 – TRENTINO, TRE STAGIONI IN 20 GIORNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2013 @ 2:50 pm

Detto altrimenti: il bello del cambiamento

Foto a sinistra, brevi riflessioni a destra

Tutto in venti giorni. Il 7 novembre vi raccontavo della traversata a vela del Garda, da sud a nord. Il 9 novembre, l’ultima (per ora!) pedalata della stagione. Il 17 scorso ho fatto l’ultima uscita autunnale in vela. Ieri ho steso i panni al sole autunnale che illuminava la prima neve montana. Fra sette giorni si aprono le piste da sci. E nel frattempo … in questo 20 giorni? Nessun problema: tutti a visitare la mostra delle opere di Antonello da Messina al Mart di Rovereto e al nuovo Museo di Scienza Naturale di Trento, il Muse.

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POST 1112 – RACCOLTA DELLE OLIVE IN CITTA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2013 @ 2:34 pm

Detto altrimenti: Non sempre “là dove c’era l’erba ora c’è una città” …

(Cliccate sulla foto, ingranditela!) Foto a sinistra; brevi riflessioni a destra. Mi ha colpito. Mi ha colpito questo cartello “Divieto di sosta per raccolta olive”. Già, perché a Riva del Garda gli ulivi in strada sono tanti, ed il Comune ne concede una sorta di usufrutto a privati volonterosi. Ma a mio avviso il significato più pregnante non è quello “economico”: raccolgo le olive, le porto al frantoio e ne ottengo qualche fiasco di ottimo olio. Il senso più importante dell’operazione è che la città è viva, come i suoi ulivi, e soprattutto che la “la città è mia” e il mio mondo non si esaurisce con il mio “privato”. La città, in altre parole, non è tutto ciò che sta intorno al “mio privato”. Fosse così anche per lo Stato!

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