CREDIT SUISSE, PERCHE’ LA VICENDA LEHMAN NON HA INSEGNATO NULLA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2023 @ 2:38 pm

Post di Gianluigi De Marchi, consulente finanziario, giornalista e scrittore, con il quale nel 2020 ho scritto e pubblicato il libro di cui alla foto in calce.

Anche chi ha poca di dimestichezza con i Vangeli conosce sicuramente la parabola dei talenti: un padrone si assenta per un viaggio, lascia alcuni talenti (una somma enorme per il tempo) a tre servitori e al ritorno li convoca per sapere come hanno amministrato il suo patrimonio.  Il primo ed il secondo servitore restituiscono il doppio di quanto ricevuto, mentre il terzo rende solo il talento avuto, giustificandosi che, per paura di perderlo, lo aveva sotterrato. Il padrone lo punisce e lo definisce con rabbia “servo malvagio ed infingardo”, concludendo con un consiglio: “Avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.”

La parabola dei talenti fino al caso Credit Suisse – Sono passati duemila anni, e le banche, in poco tempo, sono riuscite a far impallidire la narrazione evangelica. Se il servo avesse affidato i soldi ad un banchiere alla fine del secolo scorso avrebbe ottenuto un bel “giardinetto” di bond (Cirio, Argentina, Parmalat) che, al ritorno del padrone, sarebbe risultato privo di valore; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Se li avesse affidati ad un banchiere verso il 2005 avrebbe ottenuto qualche polizza index linked a “capitale garantito” (con sottostanti obbligazioni della Lehman Brothers) che, al ritorno del padrone, sarebbe risultata azzerata nonostante la denominazione di “polizza”; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Se li avesse affidati ad un banchiere un anno fa, avrebbe partecipato al finanziamento di start up a rischio elevatissimo restando coinvolto nel fallimento degli istituti di credito; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Invece il servo sciocco e “infingardo”, avrebbe restituito tutto il capitale ricevuto al suo padrone, che lo avrebbe nominato sul campo amministratore delegato… Insomma, in pochi anni i banchieri hanno sgretolato un’immagine che resisteva da duemila anni, quella di persone serie ed affidabili cui il risparmiatore poteva affidare con tranquillità i propri soldi perché poteva pensare serenamente “ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse”. Riflettiamo su quanto successo in questi giorni convulsi che hanno visto il fallimento di alcune banche statunitensi ed il “quasi crack” del Credit Suisse, uno dei colossi della finanza elvetica.

La scommessa sulle start up tech – Negli USA molte banche si sono specializzate nel finanziamento di start up, termine che indica iniziative imprenditoriali altamente innovative, prevalentemente nel settore della tecnologia avanzata, del metaverso, della realtà virtuale, delle blockchain, delle criptovalute, degli NFT. Settori che promettono utili da capogiro, ma che non sempre mantengono le promesse. Ad esempio la Silicon Valley bank (una banca media, al sedicesimo posto nella classifica per dimensioni), si era specializzata nel settore della tecnologia, facendo affari principalmente con fondi di venture capital o società di private equity. Questi, alle prese con molte difficoltà tra il rialzo dei tassi d’interesse e le turbolenze nel settore tech, negli ultimi mesi hanno prelevato molti soldi dai propri conti, provocando una crisi di liquidità cui la banca ha sopperito vendendo massicciamente treasury bond sui quali ha registrato pesanti perdite.

Gli effetti nefasti della deregulation –Purtroppo dal 1998 (quando fu approvata la cosiddetta “deregulation”) le banche USA hanno avuto mano libera per eseguire operazioni di ogni tipo, non solo finanziando le aziende per alimentare il circolante, ma anche fornendo fondi a lungo termine per investimenti ed addirittura partecipando ad operazioni speculative (esempio ormai “di scuola” la creazione dei titoli legati ai mutui subprime). Il primo, gravissimo effetto si ebbe nel 2008, quando uno dei colossi mondiali del credito (la Lehman Brothers) fallì proprio per l’eccesso di utilizzo di strumenti speculativi che in poche settimane distrussero il patrimonio della banca, rischiando di travolgere tutto il sistema bancario mondiale in una catastrofe. Allora tutti i rappresentanti delle istituzioni e della politica promisero solennemente “Mai più un nuovo caso Lehman!”.

Lo squilibrio tra raccolta e impieghi _ Invece la legislazione non è sostanzialmente cambiata, e le banche hanno continuato ad operare con criteri sostanzialmente contrari alle elementari regole del contenimento dei rischi e soprattutto dell’equilibrio tra le fonti di raccolta dei capitali e del loro impiego. Per finanziare il capitale circolante si deve ricorrere al credito “commerciale” (scoperto di conto, anticipazione su fatture, anticipo su merci, ecc.). Ma per finanziare esigenze di lungo periodo (acquisto d’impianti e macchinari, costruzione di stabilimenti, acquisizione di partecipazioni, ecc.) si deve ricorrere ad altre forme tecniche (emissione di obbligazioni, aumenti di capitale sociale, stipula di mutui, ecc.).

Se la banca concede finanziamenti di lungo periodo utilizzando i depositi sui conti correnti provoca uno squilibrio tra fonti di raccolta e destinazione degli impieghi che, al minimo segnale di crisi, provoca gravi scompensi: il ritiro dei depositi da parte dei clienti non può essere soddisfatto per mancanza di liquidità perché i capitali sono investiti in beni di difficile ricupero.

E’ quanto nuovamente accaduto dopo il “caso Lehman”: la Silicon Valley bank ed altre minori hanno operato senza rispettare l’equilibrio finanziario tra depositi (a vista) ed impieghi (a medio-lungo termine).

Archiviato anche Credit Suisse, come uscirne? – La ricetta è semplice, ed è ripetuta inutilmente da molti studiosi ed esperti finanziari: imporre nuovamente la separazione tra credito a breve e credito a lungo termine, tra banche “commerciali” e banche “d’affari”, tra finanza tradizionale e finanza speculativa. La banca deve svolgere una funzione che non è solo quella di generare profitti smisurati, ma anche quella di proteggere e garantire il risparmio del pubblico.

Tale principio era chiaramente contenuto nella legge bancaria del 1936 che distinse nettamente le “aziende di credito”, che operavano la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito a breve termine, dagli istituti di credito speciale, che operavano la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito a medio-lungo termine. Una struttura che garantì 60 anni di sviluppo ordinato ed equilibrato del sistema finanziario italiano. Poi la riforma del 1993 introdusse la “banca universale”, che poteva compiere qualunque tipo di operazione sul mercato.

Assurdo tornare indietro fino al 1936? – Ritornare al modello del 1936 potrebbe sembrare assurdo, rinnegando la cosiddetta “evoluzione” del sistema finanziario; ma non è detto che le innovazioni siano sempre sinonimo di miglioramento; ed i fatti in questo caso lo dimostrano chiaramente. Tornare indietro e ripristinare un sistema basato su principi di prudenza ed equilibrio è una necessità imprescindibile se si vogliono veramente evitare nuovi “casi Lehman”.

Le banche saranno meno profittevoli e ridurranno i loro margini di guadagno? Non è un dramma, soprattutto se si pensa che, a differenza del sistema industriale, i profitti delle banche non derivano dalla creazione di ricchezza ma dal suo semplice trasferimento: un’azienda alimentare che produce marmellate partendo dalla frutta, pasta partendo dal grano o prosciutto partendo dal maiale crea ricchezza grazie all’arricchimento della materia prima. Una banca che raccoglie i risparmi dal dottor Rossi per prestarlo alla ditta Bianchi trasferisce il capitale da uno all’altra senza aggiungere nulla; svolge una funzione essenziale per l’economia, ma non certo così preziosa da giustificare utili miliardari (pagati dai clienti a beneficio degli azionisti e dei dirigenti…).

Le banche tornino a fare quello che hanno fatto per millenni. – Sarebbe ora che le banche tornassero a fare quello che hanno fatto per millenni: raccogliere risparmi, indirizzarli al meglio senza creare prodotti derivati, certificates, asset backed securities e tutto l’armamentario del peggior “apprendista stregone della finanza”.

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LA NUOVA TELECABINA TRENTO-MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2023 @ 9:13 am

Cosa volete, lo so che ormai sono un VIP-Vecchietto In Pensione, ma ho fatto il manager capo azienda per una vita e “zitto proprio un mi riesce di starci” per dilla nel dialetto di quel toscanaccio del mi’ babbo di Montalcino, che poi oggi è la festa di tutti i babbi o papà che dir si voglia, perché il termine babbo usato in Toscana ed in Emilia Romagna (e anche altrove), ha un significato negativo in un’altra regione (Sicilia), dove “babbiare” significa dire fesserie. Ecco, intendiamoci,  io qui tutto vorrei dire e scrivere tranne che “babbiare”.
Nel frattempo, da anni “a me mi” hanno messo a capo del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista del mi’ partito, ITALIA VIVA TRENTINO. Ed allora ecco qui le “mie” linee guida per la realizzazione della Cabinovia Trento-Monte Bondone:

  1. creare spa multiservice mista pubblico-privata a maggioranza pubblica locale, insieme a parcheggi e farmacie per il recupero delle forti imposte sugli utili di bilancio oggi versate allo Stato da questi due settori;
  2. per la Spa multiservice individuare:
    1. un Presidente per i rapporti istituzionali con la politica provinciale e comunale trentina e bolzanina;
    1. un  AD-DG-General manager Capo Progetto che a sua volta operi attraverso una serie di capi-progetto settoriali;
    1. all’interno del Comune di Trento e della Provincia Autonoma di Trento, il dirigente/assessore responsabile di dialogare costantemente con l’AD-DG di cui sopra;
  3. fare lanciare alla Spa un bando per la ricerca degli azionisti di minoranza tenuti alle prestazioni accessori di cui all’art. 2345 del C.Civile (progettazione cabinovia);
  4. emettere obbligazioni BOC-BOP ex art. 35 l. 724 del 23.12.1994 con durata superiore a 5 anni, rendimento +1 rispetto ai titoli statali, rendimento garantito da un pool di banche locali, convertibili in azioni privilegiate della spa multiservice fino al 49%, sottoscrivibili anche da turisti (utilizzare anche la “rete di vendita” costituita dalle strutture alberghiere);
  5. calcolare il fatturato dell’indotto generato dalla cabinovia e computarlo statisticamente fra i ricavi della Spa;
  6. calcolare gli ammortamenti della cabinovia solo come ammortamenti finanziari, quanto meno ai fini statistici;
  7. strategicamente, inserire l’opera nell’idea-progetto del Trentino Alto Adige Bike Safari (“safari” significa “viaggio”) sull’esempio del Tirol Bike Safari (700 km di ciclodiscese messe in rete!), iniziando
    1. a creare un nuovo prodotto turistico – la valorizzazione dei dislivelli anche in primavera e autunno – in presenza della diminuzione delle nevicate e del fortissimo aumento del cicloturismo con le e-bike;
    1. a collegare le piste ciclabili della Valle dell’Adige con l’attuale sistema ciclabile dell’Altogarda Trentino e l’imminente ciclopista circumlacuale del Lago di Garda;
    1. in parallelo alla realizzazione in corso del collegamento ciclabile Trento-Valsugana, iniziando a disegnare – dopo l’esistente asse nord-sud – un SECONDO NUOVO ASSE CICLABILE, QUELLO EST-OVEST dalla Valsugana a Trento, Bondone, Rovereto, Riva del Garda;
    1. a disegnare un TERZO ASSE FERROVIARIO-CICLABILE Tonale-Trento-Venezia.

Non mi si dica che per un progetto simile occorre attendere l’iniziativa della Provincia: infatti il comune di Trento è “Capoluogo”; è il PRIMO Ente interessato, cioè è  l’Ente Precedente,  e come tale ha tutto il diritto/dovere di assumere questa iniziativa anche per il principio di sussidiarietà che recita “Non faccia l’Ente successivo ciò che può fare meglio e prima l’Ente precedente”.

Comunque, se mi sbaglio mi corigerete.

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L’AUTONOMIA SPECIALE AMMINISTRATIVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2023 @ 7:30 am

Il primo caso in Italia fu quella concessa dall’Austria ai Lorena per il governo del Granducato di Toscana, terra che fu loro assegnata dall’Austria o quale “contropartita” della cessione alla Francia del loro Granducato dell’Alsazia-Lorena. I Lorena utilizzarono bene quell’autonomia politicamente (furono molto tolleranti e “democratici” per come lo si poteva essere in quel tempo); sia iniziando a promuovere il turismo; sia per la bonifica della Maremma Grossetana, quella per la quale i loro predecessori, i Medici, si erano limitato a creare l’Ufficio dei Fossi. Inoltre realizzarono la ferrovia Firenze-mare dalla stazione fiorentina della “LEOPOLDA” fino a Pisa e a Livorno.

Non voglio ripetere qui l’origine e la storia della nostra (Trentino Alto Adige) Autonomia Amministrativa, ma intendo richiamare l’attenzione sulla sua situazione attuale.

  • Con la caduta degli ideali politici, giusti o errati che siano stati;
  • con un generale impoverimento culturale della classe politica la quale, salvo qualche pregevole eccezione, è stata la politica delle TV, di una sinistra che a forza di pretendere di allargare la propria base ha perso il contato con la propria base; dei Vaff e della “democrazia” diretta (diretta da poche persone, quindi oligarchia); di una destra che si paluda da centro-destra;
  • con il maldestro tentativo di riposizionamento della sinistra e della destra, entrambi verso un centro che non è il loro;
  • con il conseguente impoverimento delle idee e della professionalità politica …

… oggi la politica romana tende ad essere sempre più “amministrazione concreta” (salvo riuscirci o meno); tende ad essere una politica “personalista “ per se stessa e anti personale nei confronti altrui; tende a preoccuparsi delle prossime elezioni anzichè delle prossime generazioni.

Questa ondata di negatività ha raggiunto anche la nostra amministrazione locale che ha seguito la deriva nazionale, volendo essere più in linea con la tendenza nazionale anziché a difesa e ad implementazione della propria Autonomia Amministrativa, per cui se Roma piange (la morte della buona Politica), Trento non sta ridendo, con un governo provinciale preoccupato a fare una politica simile a quella nazionale anziché continuare ad amministrare meglio di quella nazionale.

Nel 2023 avremo le elezioni “amministrative” provinciali trentine. Ecco, io vorrei poter scrivere il termine “amministrative” senza la virgolettatura, cioè che esse possano far emergere i politici o le politiche che hanno portato – da Roma – i maggiori risultati concreti per l’amministrazione/governo del nostro territorio, indipendentemente dall’appartenenza politica a partiti politici installati nel governo centrale.

Infatti se noi stessi elettori locali non dessimo rilevanza al significato ed ai risultati concreti delle nostre Persone Locali già impegnate a Roma, non ci dovremo lamentare se perderemo il ruolo di esempio di Autonomia amministrativa speciale, di fronte a chi questa Autonomia non ce l’ha ancora (e la anela) e anche rispetto a chi ce l’ha già, ma la usa male.

Riccardo Lucatti – ITALIA VIVA TRENTINO

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LA COERENZA ALL’OPPOSIZIONE, LA COERENZA NELLA COSTRUZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2023 @ 7:15 am


L’unico partito che era all’opposizione Ada cinque mesi è diventato il maggior partito di governo al governo. La sua coerenza nel fare “opposizione a tutto e a prescindere” è stata premiata.

Esiste però un altro tipo di coerenza, quella di chi essendo al governo in posizione di minoranza aveva cercato di mantenere la Nave Italia sulla giusta rotta, letteralmente regalando alla maggioranza in carica le migliori idee, proposte e contributi, sempre inascoltato, anzi, più spesso nemmeno ricevuto (v. richiesta di Matteo Renzi a Giuseppi di discutere il piano di utilizzo dei fondi del PNRR).

Oggi una moltitudine di menti stanche, sfiduciate e distratte si rifugia nella componente politica “forte” alla quale però io, pur non facendone parte, mi permetto di suggerire di fare lo “stato di consistenza” della situazione, come si fa in ingegneria civile, quando si inizia uno scavo per edificare un palazzo a fianco di altre costruzioni esistenti: ciò per essere in grado a posteriori di verificare eventuali danni procurati e solo quelli e non essere chiamato responsabile di danni preesistenti.

Sul fronte opposto, non mi sento di criticare “a prescindere” ogni decisone del nuovo governo, bensì mi riservo di valutare caso per caso, ad esempio approvando ogni decisione che continui a dare attuazione alla Linea Draghi, Linea che avevo studiato, condiviso e sostenuto.

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ITALIA VIVA TRENTINO: LA SERIETA’ IN 24 RIGHE FORMATO ARIAL 12

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Marzo, 2023 @ 6:20 am

E’ SERIO VALUTARE

1. positivamente, chi ha bloccato la micidiale democrazia diretta;
2. positivamente, chi ha posto le basi per l’arrivo di Mario Draghi;
3. negativamente, chi ha interrotto il percorso di Draghi;
4. positivamente, chi pratica la Politica dei Fatti e non la politica delle parole;
5. positivamente, i parlamentari che conseguono risultati concreti in difesa della nostra Autonomia Speciale Amministrativa e non gli altri;
6. positivamente chi va a votare, e non gli altri;
7. negativamente, chi da destra e da sinistra si definisce “anche” di centro;
8. negativamente, chi adotta l’etica dei princìpi, che conduce all’integralismo;
9. negativamente, chi adotta l’etica del risultato, che conduce al cinismo;
10. positivamente, chi adotta l’etica dei compromessi onorevoli, quelli che hanno fatto la storia.

E’ SERIO PERSEGUIRE

11. la condanna di retorica, demagogia, populismo, sovranismo, astensionismo, neofascismo;
12. la revisione dell’ordine delle priorità (“concertoni” o sanità?);
13. che ad ogni problema sia data centralità;
14. che ad ogni problema sia data soluzione integrale e non solo parziale;
15. che anche nel settore pubblico il potere sia sempre connesso alla responsabilità e l’efficienza sia sempre connessa all’efficacia (sburocratizzazione);
16. che si ragioni sulle cause dell’immigrazione;
17. che si ragioni sulle cause dell’emigrazione (dei nostri cervelli);
18. che agli studenti siano forniti gli elementi di base per comprendere il bilancio della provincia e dello stato;
19. che ai cittadini siano regolarmente fornite le cifre di base del bilancio della provincia e dello stato, non solo in valore assoluto ma anche in valore percentuale rispetto al capitolo specifico e rispetto al bilancio complessivo dell’Ente interessato;
20. una Politica Locale Autonoma rispetto a quella nazionale del momento.

E’ SERIO CHIEDERSI

21. come spiegare agli elettori che non conviene votare conto la propria Autonomia;
22. come mai una provincia turistica e agricola non trovi lavoratori in questi settori;
23. quanto la cooperazione internazionale trentina e italiana possa significare di fronte all’espansionismo orientale;
24. se si è consapevoli che solo una UE forte può reagire alla rivoluzione dei continenti.

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LA CINA E’ VICINA, ANCHE TROPPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Marzo, 2023 @ 6:15 am

E dire che basta fare un giro in internet per capire la dimensione del fenomeno …

Lunedì scorso un esponente della cooperazione internazionale trentina lamentava l’azzeramento dei fondi di settore da parte della nostra Provincia Autonoma, ed evidenziava come questo strumento non fosse stato semplicemente un “portare aiuti all’estero”, ma che stava favorendo un importante sviluppo “di ritorno” per la nostra stessa economia provinciale (e nazionale). L’amico citava la ormai preponderante presenza cinese nei Balcani e a me che gli dicevo che 20 anni prima ero stato fra i volontari che portavano aiuti e iniziative nella Repubblica Serba di Bosnia (Prijedor), rispondeva che “ormai tutto è diverso, tutto è in mano alla Cina”.

Mia riflessione: tutti noi ne stiamo parlando troppo poco, al punto che a me non è venuto in mente di citargli che nei Balcani è in costruzione da parte della Cina di una gigantesca centrale elettrica a carbone, operazione finanziata anche da una importante banca italiana! Gia, perchè la Cina “decarbonizza” in casa propria ma “carbonizza” in casa altrui!

Ieri sera nella trasmissione televisiva “Il cavallo e la torre” si è parlato dell’azione del gruppo Wagner in Africa, come di una organizzazione che agisce su tre fronti: militare, dell’informazione ed economico, gestita fa forze non occidentali, e che taluno sospetta possa essere catalizzatrice del forte aumento dell’immigrazione verso il nostro paese e l’UE. Anche di questo si parla troppo poco.

Almeno, dico io – da semplice goccia qual io sono della politica italiana figuriamoci poi della politica internazionale! – almeno di tutto ciò parliamone un po’ di più se non altro per dire che solo una UE forte, molto più forte, può cercare di essere attore in questi avvenimenti e non semplicemente subirli.

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ITALIA VIVA TRENTINO AA NELLE VALLI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2023 @ 7:33 am

 Borgo Valsugana, 13 marzo 2023 ore 20,00Su iniziativa della Coordinatrice Regjonale Senatrice DONATELLA CONZATTI

(Purtroppo non ho il testo degli altri interventi, soprattutto quello del Presidente della Commissione dei 12, Fabio Scalet)

Intervento di Riccardo Lucatti: “LIQUIDITA’ e DEBITO”

ANTEPRIMA – Buonasera amiche ed amici. inizierò con un esempio molto semplice: Tizio ha bisogno di liquidità per ragioni di salute, per aiutare suo figlio che vuole aprire un’impresa e per ridurre il suo forte debito bancario.  Tizio è proprietario di un appartamento sfitto che ha pagato 300. Riesce a venderlo solo a 200. Tizio ha una perdita economica di 100; una diminuzione del patrimonio; una liquidità di 200 per le tre esigenze di cui sopra.
ANALOGAMENTE lo Stato e gli Enti Pubblici potrebbero mettere in (s)vendita le centinaia di miliardi dell’enorme patrimonio immobiliare oggi non a reddito, operando attraverso un Fondo Immobiliare per quote annuali in modo da non turbare il mercato.
PARTO DA QUI, perchè i dati finanziari, economici e patrimoniali interagiscono fra di loro e operano – nel bene e nel male – “a cascata”, dall’UE allo Stato agli Enti Pubblici Territoriali, alle nostre tasche. Ma usciamo dall’esempio e dalla PROPOSTA N. 1 e … veniamo alla


LIQUIDITÀ E AL DEBITO DELLO STATO. Vi fornisco qualche dato 2022:

debito pubblico                    2.800  di cui scadente p.a.  circa 400
interessi pagati                     74  (media 2,7%)
PIL                                           1.950   (+lavoro casalingo donne: PIL + 25%)
rapporto       deb./PIL           D = 0,6; F = 1,0; IT = 1,45; H = 1,8
rapporto deficit/PIL              D = 6%;  IT= 8%
costo del 110%                       110
spesa sanitaria ’22-’23          124 – 128
MES rifiutato                          37,0  (prestito decennale al tasso dello 0,1%)
ricchezza fin. privata            5.260  di cui nei conti bancari 1.200
deficit russo gen-feb. ‘23       88% del deficit annuale previsto x 12 mesi !

Per il Covid, il PNRR. Ma dopo il Covid sono arrivate altre pandemie: guerra, inflazione, immigrazione, clima, riconversione industriale e dei lavoratori, povertà, sanità x la vecchiaia, etc.) e serve altra finanza. Ecco quindi la PROPOSTA N. 2: coinvolgere volontariamente la finanza privata italiana ed estera per ridurre il debito, aumentare la liquidità e fare maggiori investimenti produttivi SENZA AUMENTARE LA PRESSIONE FISCALE.

Nel libro che insieme all’amico Gianluigi De Marchi ho pubblicato nel 2020 “Ricostruire la finanza” suggeriamo di emettere TITOLI PUBBLICI IRREDIMIBILI RENDITA con un rendimento superiore a quello dei titoli di debito, a tasso in parte fisso e in parte variabile così da mantenere il loro valore in borsa, titoli rispetto ai quali lo Stato non è obbligato a restituire il capitale, vendibili nella Borsa Valori dal sottoscrittore che volesse rientrare del suo capitale. Anche lo Stato potrebbe acquistarli in quella sede, senza essersi riservata l’opzione alloro acquisto: in tal modo quei titoli possono essere classificati non più di debito bensì di rendita. Si tratta di un semplice SWAP (scambio) finanziario: capitale contro rendita.

Si può iniziare ad emetterli contemporaneamente secondo due canali:
1) in sostituzione volontaria delle tranche di debito pubblico in scadenza: diminuirebbero di pari importo il livello dell’indebitamento;
2) nuove emissioni: non aumenterebbero il debito e creerebbero maggiore liquidità oltre le esigenze Covid-PNRR: guerra/siccità/immigrati/riconversione dei lavoratori/ sanita’ pubblica a fronte dell’invecchiamento popolazione.

Il maggior flusso di cassa dovuto al maggiore rendimento da pagare agli investitori sarebbe più che compensato dalle mancate restituzioni delle quote di capitale.

Alla Borsa Valori, gli investitori potrebbero vendere i propri titoli che potrebbero essere acquistati da nuovi investitori e anche dallo Stato stesso.

Emissione recente, di pieno successo:
– 20 agosto 2020, Banca Intesa Sampaolo ha offerto in vendita 1,5 mldi di suoi Irredimibili ed ha ricevuto richieste di acquisto per €6,0 mildi!  (I titoli pubblici sarebbero tassati alla metà!).

PARLIAMO INFINE DELLA LIQUIDITÀ ED ALLA FINANZA LOCALE, CON LA PROPOSTA N. 3. L’art. 35 della L. 724 del 23.12.1994 prevede che gli Enti Pubblici Locali (Comuni, Province, Regioni) che rispettino certi indici di bilancio, possano emettere rispettivamente BOC, BOP, BOR – Buoni Ordinari Comunali, Provinciali, Regionali con le seguenti caratteristiche: rendimento +1 dei titoli statali; durata non inferiore a 5 anni; convertibili in azioni delle SpA di scopo create per la realizzazione di OO.PP.. Ciò a maggior ragione può funzionare se le SpA di scopo sono Spa miste a capitale pubblico e privato gestite non da uffici pubblici esterni bensì da manager interni, SpA nelle quali il potere decisionale è sempre unito alla responsabilità dei risultati.

Vi ringrazio per l’attenzione e resto disponibile per chiarimenti.
Riccardo Lucatti, ITALIA VIVA TRENTINO AA, Responsabile del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia Mista, qui sotto vi saluta:


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SKI STORY: AMARCORD, MI RICORDO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Marzo, 2023 @ 9:02 am

E ORIGINI. Io sono del 1944. Ho iniziato a sciare “tardi”, all’età di 17 annì, da Genova, quando frequentavo la seconda liceo classico. Tralascio le mie primissime origini, con sci d’epoca di icory, recuperati da una soffitta, cartavetrati, oliati, adattati da me con lamine, attacchi nuovi col formaggio Marker di sicurezza, soletta casalinga verniciata da me sul legno vivo. Poco dopo sci nuovi di pacca, tanto belli che li facevo “abitare” in camera mia, in un angolo ma ben visibili. Erano di metallo, i Devil Rosso della Persenico, attacchi francesi a cinghia lunga, quelli con sue “siluri” di metallo color bronzo: quello anteriore orizzontale; quello posteriore che si bloccava in verticale sullo scarpone. Quando camminavi con gli sci in spalla, era importante lasciare che le cinghie ricadessero ben distese dietro la schiena a testimoniare che eri un vero figo!

IL VIAGGIO. Da Genova andavamo a sciare inizialmente solo a Limone Piemonte, 180 km di cui solo una minima parte in autostrada, su pullman noleggiati da me e “riempiti” via telefono da amici. La mia sveglia era alle 03,50. Il pullman aveva il garage a Rapallo. Io salivo per primo nella zona est della città e poi, via via, una decina di fermate in successione est-ovest per raccogliere gli amici in zona vicino a casa loro. Tutti con scarponi da sci ai piedi l’intera giornata. Ognuno, man mano che saliva, riceveva un cartellino con il numero da 1 in avanti, ad indicare l’ordine secondo il quale i propri sci avrebbero dovuto essere stivati al rientro, gli uni sopra gli altri, nei cassoni laterali portabagagli del pullman: in tal modo si agevolava il ritrovamento e lo scarico degli sci di ognuno nelle varie fermate al ritorno a Genova a sera tarda. Era già bellissimo il viaggio. Molti amici insieme, molti amori nascevano, qualcuno anche poi sbocciato in matrimonio, qualche altro finiva. Si cantava molto, tutti i canti della montagna e anche quelli goliardici.

LE SCIATE. Iniziavano a sciare alle 10,30, dopo una lunga coda e salite su una seggiovia e sklift monoposto. Sosta pranzo? Quando mai! Un panino in tasca o un meno ingombrante tubo di latte condensato e via … chi si ferma è perduto! Poche le piste. La neve …  spesso  tanta, raramente poca, battuta o meno non importava, così come non ci fermava una forte nevicata, nebbia, vento e freddo intensi. Le primissime volte si pagava ogni risalita in contanti, poi con i tesserini bucati dall’addetto, infine con l’abbonamento giornaliero: negli anni ’60 il festivo costava 2.500 lire, il viaggio 1.500 lire a testa: insomma con 5.000 lire (una bella sommetta, all’epoca, soprattutto per noi studenti) ci usciva la giornata sulla neve.

OGGI. Se penso a queste mie origini, oggi che vivo a Trento, mi pare di essere sceso dalla luna sulla terra. Quando proprio mi voglio togliere lo sfizio di sciare per primo sulla neve battuta dai “gatti”, la sveglia non serve, tanto alle 06,30 sono già sveglio da solo.  L’abbigliamento è molto caldo e leggero, gli scarponi non sanno nemmeno cosa sono le stringhe delle triplici chiusure dei famosi “Munari”. Mezz’ora di auto e sono in Paganella o in Bondone. Se poi voglio “esagerare”, con poco più di un’ora arrivo sulle piste dolomitiche. Conosciamo ben prima che tempo farà, la temperatura, lo stato della neve. Una serie infinita di piste perfettamente battute, chalet per il ristoro, ovunque: “massa fazil” troppo facile, per dirla in dialetto trentino! Giunti sul posto, sci ai piedi, ci permettiamo di scegliere via via la pista sulla quale sciare, in relazione alla sua esposizione, all’ora del giorno, alla sua altitudine: insomma, siamo proprio viziati!

AMARCORD. Mi ricordo … che vi avevo detto?

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TELECABINA TRENTO – MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2023 @ 3:58 pm

Se ne parla da molti decenni. Appunto … se ne parla! Recentemente già finanziata da Roma per oltre la metà della somma necessaria (35 milioni, se non erro). Il progetto è osteggiato soprattutto
– da chi prevede una gestione in passivo;
– da chi afferma che lo sci del Bondone non è all’altezza di sostenere afflussi elevati di sciatori;
– da chi teme che la montagna sia inquinata dal troppo affollamento.

Al che mi permetto di ribattere che occorre ampliare l’angolo visuale del giudizio e invito a
– considerare che Trento è rimasta l’unica città di montagna in regione, in Italia e all’estero non collegata alla sua montagna;
– considerare la necessità di collegare un quartiere cittadino con il suo centro;
– vitalizzare la parte “in quota” della città;
– non focalizzarsi sullo sci;
– quanto all’economicità della gestione, valutare l’INDOTTO che esso genera; ed inoltre inserire l’impianto in una SPA MISTA PUBBLICO PRIVATA MULTISERVICE insieme a società comunali che oggi disperdono molte energie nell’inutile pagamento di rilevanti imposte sul loro utile di bilancio;
– utilizzare una SpA mista pubblico-privata perché in esse il potere gestionale è sempre unito alla responsabilità dei risultati;
– fare di questo impianto il generatore di un nuovo prodotto turistico: la vendita dei DISLIVELLI in TUTTE LE STAGIONI, portando in quota i numerosissimi cicloturisti che sempre più numerosi attraversano la valle dell’Adige e facendoli “planare” verso Trento, Rovereto, la Valle dei Laghi, il Lago di Garda e indirizzandoli anche in direzione opposta, dando in tal modo l’avvio ad un progetto bi-provinciale analogo al TIROL BIKE SAFARI realizzato dall’Austria, prodotto turistico che ha messo in rete oltre 700 km di ciclo discese!
– valutare il collegamento con la ciclabile del Lago di Garda in corso di realizzazione la quale attirerà un enorme numero di ciclo turisti ed infine per avvalersi dell’ottima rete delle nostre piste ciclabili di fondo valle, a sua volta in corso di messa a sistema;
– valutare il collegamento con il sistema ciclabile della Valsugana in occasione del suo imminente collegamento a Trento;
– invitare tutti a leggersi i Quaderni di Cicloturismo e di Ciclo Escursionismo editi dal CAI Centrale e reperibili in internet, i quali testimoniamo che la frequentazione in bici della montagna non va ignorata né vietata, bensì va regolata;
– impostare e gestire il progetto secondo la tecnica del General Management, affidandone la responsabilità a persona despecializzata, capace di svolgere questo ruolo, la quale operi sulla base di un funzionigramma e non di rigidi organigrammi;
– PER RISPETTARE IL RAPPORTO FRA INVESTIMENTI E BIGLIETTI VENDUTI, si può ipotizzare di calcolare il rilevante indotto a fronte del quale, ai fini del rispetto del citato rapporto, rapporto, applicare l’ammortamento finanziario e cioè che non tenga conto di eventuali contributi esterni.

Riccardo Lucatti, Trento – Sciatore, ciclista, velista, ex istruttore sezionale di alpinismo, “Senatore” della sua sezione del CAI; P-AD-DG di lungo corso; già ideatore e fondatore di Carosello Tonale SpA; da anni felicemente in pensione e attualmente responsabile del TAVOLO DI LAVORO FINANZA ED ECONOMIA MISTA DI ITALIA VIVA TRENTINO AA.

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POLITICA E AUTONOMIA SPECIALE AMMINISTRATIVA DEL TRENTINO AA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Marzo, 2023 @ 2:34 pm

Con un amico parlavo della nostra Autonomia e del rischio che stiamo correndo se a causa della politica locale perdessimo il frutto del grande lavoro compiuto da Don Lorenzo Guetti e da Alcide Degasperi. Il mio amico mi dice:

  1. Non va bene essere presenti nei partiti politici. La Politica si può fare anche standosene fuori.
  2. Chi fa politica nei Partiti è un integralista.
  3. L’autonomia è stata frutto della politica dei Principi Vescovi.
  4. La perdita dell’Autonomia speciale riguarderà non noi ma i nostri nipoti.

Al che ho replicato:

  1. La crisi dei partiti politici ha determinato la crisi di conoscenza e coscienza degli affari della polis, cioè della propria città, provincia, regione, stato, continente.
  2. Integralista è chi si affida alla morale dei princìpi: la politica è l’arte del compromesso.
  3. La sensibilità e l’azione autonomista si è svolta in tre fasi: 1) dal 1803 data che segna la fine del Principato Vescovile di Trento, al 1848; 2) dal 1848, anno in cui l’abate Giovanni a Prato  (1812-1883) inizia a sostenere la richiesta di separazione del Trentino dalla Confederazione germanica, fino al 1885, anche  per opera di Don Lorenzo Guetti; 3) dal 1885 agli  inizi del 1900 nei due dopoguerra (Degasperi).
  4. Alcide Degasperi disse: Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”.

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