LE DUE DIMENSIONI DELLA POLITICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2019 @ 7:45 amDetto altrimenti: … e della democrazia nelle Associazioni (post 3669)


Nel suo prezioso saggio “Destra e sinistra” (10 Saggine Donzelli Ed., seconda ed. 1995, pagg. 73 e sgg.) Norberto Bobbio cita J. A. Laponte (Left and Right, The Topography of Political Perception, University of Toronto, 1981), per parlarci delle due dimensioni della politica: quella verticale, che comprende il rapporto fra governanti-governati; quella orizzontale che riguarda il rapporto governanti-governanti e governati-governati: “… l’una e l’altra sono normalmente compresenti. Ma possono, ora l’una ora l’altra, venir meno soltanto in casi estremi: la prima in un sistema dispotico in cui uno solo detiene il potere …; la seconda in caso di una guerra civile …”. Molto, molto più modestamente io mi sono permesso di “copiare” questa visione geometrica dell’essere per applicarla alle due dimensioni della democrazia riferita a quegli insiemi di persone che formano un partito politico o comunque un’associazione. E per evitare di essere tacciato di “fare troppa politica”, parlerò solo delle Associazioni.
Esse sono regolarmente governate da Statuti che hanno la funzione di leggi costituzionali entro il cui ambito e nel cui rispetto si redigono regolamenti e si prescrivono comportamenti. Solo che molto spesso questi statuti hanno lo stesso difetto di una legge costituzionale, e cioè che non prevedono chi – con immediatezza ed efficacia – ne controlli il rispetto, né prevedono sanzioni per chi li violi, soprattutto se a violarli sono gli stessi organi direttivi. Al che si obietta che vi è pur sempre l’assemblea degli associati, organo supremo di ogni Associazione, che può intervenire, controllare, sanzionare, proporre modifiche anche statutarie. Tuttavia questo controllo è di fatto molto limitato da alcuni fattori: innanzi tutto la tendenziale disattenzione, il diffuso interesse e la disinformazione degli associati, atteggiamento che fa paio con quello di chi non va a votare alle politiche; secondariamente, ma per questo non meno rilevante, il fatto che per la convocazione di Assemblee su iniziativa degli associati si esige normalmente l’attivazione di un certo quorum degli stessi, il che spesso è impossibile perché gli associati semplicemente non conoscono i nome e/o il numero di telefono e/o l’indirizzo e-mail dei propri colleghi. E allora, direbbe Giovenale riprendendo una sua Satira: Quis custodiet custodes ipsos? Chi controllerà i controllori?
Anni fa mi capitò di raccogliere la lamentela di un associato ad una certa Associazione che si era visto rifiutare questi dati per via della privacy! In altra occasione (Assemblea annuale di una Università) un professore incaricato denunciò che nell’ordine del giorno erano previste 6 ore per l’esposizione da parte degli amministratori e 20 minuti per la discussione e approvazione.
Ecco che, in questi casi, viene meno la democrazia nelle due dimensioni: in quella verticale nel rapporto fra organi direttivi e associati (nel senso che il direttivo fa ciò che gli pare); in quella orizzontale, fra associati, in quanto non essendoci comunicazione, non esiste il demos, cioè il popolo degli associati, e quindi tanto meno esiste il kratos, il potere, il loro potere, il potere di un soggetto – il demos, appunto – di fatto inesistente come tale.

La necessità di eliminare la comunicazione all’interno della base (abolizione della libertà di stampa; controllo dei media) è tipica dei regimi dittatoriali, per evitare che si formi una volontà comune del popolo, a loro contraria. Nello stesso tempo costoro affermano che una tale volontà univoca del popolo esiste già ed è quella cui loro dicono che stanno danno esecuzione: in realtà è solo la loro volontà personale. Nel far ciò agiscono secondo il populismo qualitativo denunciato da Umberto Eco nel suo prezioso saggio “Il fascismo eterno” (La nave di Teseo Ed.).

La democrazia, il migliore dei sistemi imperfetti: vi è chi fa lo slalom “saltando” in modo scomposto le porte delimitate dai suoi paletti; e chi invece si sforza faticosamente di rimanere entro il percorso segnato da quegli stessi paletti. L’uno, anche se arriverà primo alla fine del percorso, sarà squalificato (dal giudice di gara), dal giudizio di tutti gli uomini onesti e – talvolta – anche dalla propria assemblea. All’altro resterà la soddisfazione di avere fatto il proprio dovere, in coerenza dei suoi principi.
La Libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la Libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
La Libertà non è stare a guardare come vanno le elezioni
non è neanche seguire il leader di turno
la Libertà non è fare ciò che si vuole
Libertà è informarsi, riflettere, partecipare, andare a votare.
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FIAB NELLA “BASSA MODENESE”
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2019 @ 5:51 amDetto altrimenti: fuori dai consueti percorsi (post 3668)
La “Bassa” Modenese è la parte della provincia che si estende verso nord, in pianura, per questo denominata “Bassa”, Ovviamente l’ “Alta” è a sud, adagiata sull’Appennino.

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Per noi Fiabbini Trentini ormai è una consuetudine partecipare all’iniziativa annuale dell’UCMAN- Unione Comuni Modenesi Area Nord che ha per finalità sensibilizzare scuole, alunni e cittadini alla necessità di rendere più sostenibile il modo di vivere, salvaguardando il bene più prezioso che ci è stato donato, la Terra. Ed eccoci, ieri, presenti con il Centro di Educazione alla Sostenibilità “la Raganella” alla sesta edizione di “Pedalare con gusto“.
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Noi, un gruppetto di pochi ma buoni, una venticinquina in tutto, organizzati e condotti dal nostro Presidente Guglielmo Duman, sveglia alle 04,00 (se non è amore vero questo!), primo appuntamento alle 05,00, carico delle bici sul rimorchio del pullman dell’ormai amico Osvaldo Fruner di Riva del Garda (foto accanto: a che ora si è alzato Osvaldo per essere alle 05, 00 a Trento?), partenza da Trento alle 05,45 e da Rovereto alle 06,00.
Già raggiungere in bici il luogo dell’appuntamento con pullman è stata una piccola impresa per gli 8 gradi di temperatura ed il buio che ci hanno accompagnato, ma i Fiabbini … chi li ferma?

Loro, gli ospiti organizzatori locali, ci hanno atteso alle 09,00 a Quarantoli, frazione di Mirandola: in tutto saremmo stati una centoventicinquina di ciclisti, alcuni (lodevoli) ragazzini compresi. A Quarantoli, prima illustrazione della storia e della toponomastica locale. Quindi per brevi pedalate (in totale poco meno di 30 km complessivamente), siamo stati condotti a visitare le seguenti località: Falconiera, Villa Pico, Barchessoni Porto Vecchio-Barbiere e Vecchio per concludere al Centro Civico “Matteo Serra” con grigliata finale a La grigleria di S. Martino Spino.

Il Barchessone Vecchio (Al Barcsòn Vècc in dialetto mirandolese) è uno storico edificio agricolo delle valli mirandolesi situato nelle campagne a sud della frazione di San Martino Spino, nel comune di Mirandola, in provincia di Modena. La struttura venne realizzata nel XIX secolo per l’allevamento dei cavalli, attività agricola tipica della zona dal medioevo fino agli anni 1960. Definito anche come la “basilica delle valli mirandolesi” per la sua somiglianza con le antiche chiese paleocristiane,[1] il Barchessone Vecchio è caratterizzato da un’insolita pianta poligonale con 16 lati (esadecagono), atipica per questa zona rurale, e un’abitazione ottagonale al piano superiore, unica nella serie di barchessoni presenti intorno.
Un particolare: reduce come ero dalla tre-giorni-Fiab-con- sole pieno nel Delta veneto del Po, mi ha particolarmente interessato l’informazione sulle esondazioni del fiume in questa zona.

Soprattutto all’inizio, freschino. Il tempo, nuvoloso variabile, con il sole che ogni tanto faceva capolino inducendoci a sbucciare gli strati dei nostri vestiti. Non è stato possibile prendere appunti per registrare le tante informazioni che ci sono state date sull’archeologia, la storia, l’economia locale. Ho quindi pregato uno degli organizzatori di mandarmene una sintesi che pubblicherò in coda a questo mio post.

Ecco amiche ed amici lettrici e lettori, a pedali e non: la nostra Stagione Fiab 2019 sta terminando. Abbiamo ancora in corso sino al 10 ottobre la mostra di pittura e fotografie presso La Torre Mirana a Trento (orario 10,00-12,00; 16,00-19,00) e la Castagnata di fine anno sul Bondone domenica 13 ottobre. Poi dal 18 al 20 ottobre saremo presenti con un nostro stand alla fiera “Fa la cosa giusta”. Quindi ci vediamo l’anno prossimo, innanzi tutto all’Assemblea annuale, questa volta elettiva del nuovo Consiglio Direttivo.
Good Bike & Good Fiab everybody!
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FIAB TRENTO NEL DELTA VENETO DEL PO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Settembre, 2019 @ 7:54 pmFIAB TRENTO – AMICI DELLA BICICLETTA, ADERISCE A FIAB NAZIONALE – FEDERAZIONE ITALIANA AMBIENTE E BICICLETTA PER LO SVILUPPO DELLA MOBILITA’ SOSTENIBILE URBANA – UNISCITI A NOI, ISCRIVITI ALLA FIAB! NE TROVI UNA IN OGNI CITTA’
Detto altrimenti: … con Sandro Vidali di ERIDANO – Idee in movimento sul fiume (post 3667)

“Suso in Italia bella giace un laco / a piè de l’Alpe che serra Lamagna / sovra Tiralli ch’a nome Benaco” ...” scriveva Dante e arrivato a Peschiera proseguiva “E come l’acqua a corre mette co’ / non più Benaco ma Mencio si chiama / sino a Governol dove cade in Po”. E noi di Fiab Trento un po’ Trentini e un po’ Altogardesani, siamo andati a vederlo questo Po, là dove è maestoso, alle sue sette foci, nel suo Delta.
Tre giorni di sole! Wir haben wirklich Schwein gehabt!
Ci ha condotto il nostro Presidente GD – Guglielmo Duman, che – vista la desmontegada settembrina verso l’Adriatico – ci ha introdotto con la poesia “I pedalatori”: “

Settembre, andiamo. È tempo di migrare. / Ora in terra trentina i miei iscritti / lascian le valli e vanno verso il mare: / scendono all’Adriatico selvaggio / che verde è come i pascoli dei monti. / Han bevuto profondamente ai fonti / alpestri, che sapor d’acqua natia / rimanga ne’ cuori atletici a conforto / che lungo sazi la lor sete in via. / Rinnovate hanno le gomme ed il pastrano. / E vanno per ciclabili pian piano / fidando che ‘l pedal spinga silente / dietro la ruota del loro presidente. / O voce di colui che primamente / conosce il pedalar su la marina! / Ora lungh’esso il litoral pedala / Fiab Tridento e sanza moto è l’aria. / Il sole imbionda sì le vive bici / che quasi dalla sabbia non divarian. / Isciaquìo, rotolìo, dolci rumori. / Ah, ancor son io insieme a’ lor ardori!
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Ecco, a dire il vero non sappiamo chi abbia copiato chi: se sia stato il nostro GD – Guglielmo Duman a copiare quell’altro GD, Gabriele Dannunzio (con la sua poesia “I pastori”) o viceversa. Indagheremo.

Delta del Po, parte settentrionale, quella veneta, per intendersi, da Rosolina a Mare sino a Ca’ Vendramin (Museo Regionale della Bonifica), attraverso i vari Po (di Maistra, di Levante, di Venezia, di Goro, di Gnocca e di Tolle), dentro le varie isole (Polesine Camerini, della Donzella, di Ca’ Venier e Ariano), fino alla Sacca degli Scardovari. Base operativa al Rifugio Po di Maistra a Boccasette.

Ci ha guidato Sandro Vidali di “Eridano – Idee in movimento sul fiume” (335 6881664 – sandro.eridano@gmail.com), per una tratta sostituito dall’ottimo collega Nicola Donà. Sandro, un libro … anzi un’enciclopedia: cultura vissuta, amata, a 360 gradi, su ogni aspetto della materia: la storia del territorio, le sue alluvioni, le molte “foci spostate dall’uomo”, il segnale di allarme quando il fiume “ruzza” (ruggisce), l’economia, la sua arte, la sua idrogeologia, la flora, la fauna, la sua ingegneria idraulica, i numerosi bacini che alimentano il gran fiume: tutto non semplicemente “ a memoria” cioè con la mente, bensì con la spontaneità di un cuore che conosce e ama la propria terra.
La pesca. Non è economicamente molto redditizia. Acqua abbastanza dolce, nelle valli interne, da ghiacciare in superficie in inverno e mantenere più calde le falde più salate inferiori: una sorta di coperta. Utilizzando il “gioco” del caldo-freddo i pescatori riescono ad attirare il pesce nei luoghi di pesca.
La coltivazione (di vongole e cozze). E’ redditizia: la sola Sacca degli Scardovari dà lavoro a 1.500 coltivatori di vongole (scusate se è poco!). E’ redditizia anche quella del riso.
La caccia. E’ redditizia per i proprietari delle lagune e delle valli entro i quali spazi costoro affittano a peso d’oro rispettivamente isolotti e botti a cacciatori (molto) facoltosi per abbattere qualche anitra di passaggio.
Nicola a domanda risponde: “Quanto tempo impieghiamo per fare i prossimi 20 km? Anche tutta la giornata, se volete ascoltare tutto quello che c’è da dire!”

Una particolarità: sicuramente Sandro ha illustrato moltissime altre volte tutto ciò, eppure sembrava che anche per lui fosse la prima volta, sembrava che lui stesso scoprisse per la prima volta il piacere e l’entusiasmo di mettere a parte dei tanti segreti noi tutti: prima suoi uditori, ora suoi amici. Quanto detto vale anche per Nicola.

Dettagli: gli aironi bianchi sono del nord Europa, vengono a svernare qui negli spazi lasciati liberi dai loro colleghi cinerini che vanno a smernare in Africa. Cosa? I cormorani? Molto mal visti poichè si mangiano circa 3 etti di pesce al giorno, a testa. Le nutrie? Da quando sono passate di moda le pellicce di castorino sono aumentate enormemente di numero, capirete, con due gravidanze all’anno! E fanno danni, con le loro tane, alle strutture degli argini e delle strade. Ma se prende campo la moda alimentare (si dice che siano ottime in arrosto) allora il problema sarà risolto!

La spontaneità di Sandro è stata ricca di scienza e soprattutto di umanità, di vera comunicazione (communis actio) nel senso di saper trascinare, coinvolgere e rapire l’uditorio. Mai sono tornato così arricchito da una gita Fiab. Grazie quindi anche a Fiab e a Franco Rizzi responsabile di questa tre giorni e alla nostra grande assente co-organizzatrice Monika.

Mare, Lagune, Valli (da “vallum”, piccola o grande diga, trincea), Golene, le Porte Vinciane, la caccia, la pesca, gli uccelli stanziali e migratori, la coltivazione di vongole e cozze, la sua gente. Credo che Sandro e i suoi amici dovrebbero scrivere un libro su questa terra e su queste acque che rappresentano un mondo unico, ricco di moltissime sfaccettature, un luogo … anzi, tanti luoghi che a conoscerli bene … ci vorrebbe la laurea in Deltologia applicata!

Ci siamo accomiatati lasciando a Sandro una poesiola, scritta sul pullman durante l’ultimo trasferimento:

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Noi che da Trent semo venudi al Delta / e avem trovà una sì brava guida / sem fortunadi de la nossa scelta / che l’è sta mejo che vinzere ‘na sfida. / Per cui noi ringrazian Sandro Vidali / ch’insem al gran Nicola gh’a ‘condotto / ‘n zir per el so’ Delta a pedali / donando a noi gran cultural prodotto. / E lo aspetem su per le nosse vali / ove de l’acqua noi regolem discesa, / ma solo per far boni i vin locali: / che sol per irigar nos’ acqua è spesa!
Grazie Sandro, grazie Nicola, grazie FIAB!

Note tecniche: eravamo in 33 Trentini + la guida. Alcune e-bike, altre no. 130 km a pedali in sette ore di sella effettiva (le soste non sono considerate) spalmate su tre giornate “lorde” ( = due giornate “nette”) media oraria 18,5 kmh. Io avevo gonfiato troppo i miei troppo vecchi pneumatici (bel mona che so’ sta’ !): morale, ho dovuto cambiarli in itinere, grazie al preziosissimo aiuto dell’amico Lorenzo (d’ora innanzi “San” Lorenzo!) e di un intervento di un meccanico ciclista del posto, chiamato col tel. da Sandro e venuto a soccorrermi in tempo reale proprio nella ciclabile!
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INTERNATIONAL BLOGGERING
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Settembre, 2019 @ 6:15 pmDetto altrimenti: uei raga, sono un po’ internazionale (a mia insaputa) (post 3666)
Amici, questa ve la voglio raccontare. La procedura SW che gestisce Trentoblog e quindi anche i miei post, rileva le località dalle quali vengono lette le mie sudate carte elettroniche. E qui, la sorpresa! Negli ultimi tre mesi, oltre alle migliaia di italiani (che ringrazio!) ho avuto anche lettori esteri nel numero indicato a fianco di ciascuna località:
Canada 2; USA 7; Messico 1; Venezuela 1; Ecuador 1; Brasile 4; Argentina 6; Norvegia 1; Svezia 1; Irlanda 2; Latvia 1; Lituania 1; GB 12; Francia 10; Germania 16; Polonia 3; Ucraina 2, Austria 7; Ungheria 2; Ceca 3; Slovenia 1; Croazia 4, Serbia 2; Grecia 4; Azerbaijan 1; Pakistan 2; India 1; Tailandia 1; Corea del sud 1; Australia 1.
Mi chiedo: dalla Svezia posso capire, con tutti i libri di Henning Mankell che ho letto! Ma dall’Azerbaijan e dalla Corea del Sud? Chiu sarà mai che mi legge? Sarei proprio curioso di saperlo …
Il 55% dei miei lettori sono maschi. Il 76 % dei lettori (maschi e femmine) è compreso entro i 44 anni d’età. Gli argomenti preferiti: viaggi e sport per il 10% (con prevalenza del ciclo turismo), percentuale che rappresenta la massima concentrazione di interessi: il 90% è infatti suffiviso fra una miriade di interessi diversi.

“Al momento mi mancano Russia, Giappone e Cina, ma arriveranno … arriveranno … non dubitate, ogni cosa a suo tempo!“
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DESTRA E SINISTRA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Settembre, 2019 @ 1:28 pmUn giovane politico al governo, giovane d’età e di carriera, ha ancora recentemente affermato che destra e sinistra non esistono più e il suo è un movimento post ideologico.

A me questa pare una conclusione inesatta anche perchè l’albero delle ideologie è sempre verde e dichiarare la loro morte è un’ideologa essa stessa. Inoltre quella conclusione è alquanto sbrigativa e superficiale. In maniera ben più approfondita ha affrontato il tema Norberto Bobbio nel saggio “Destra e Sinistra – Ragioni e significati di una distinzione politica” Saggine, Donzelli Editore, prima edizione 1994, libretto del quale mi permetto di suggerire a quel politico una lettura approfondita. Ma cerchiamo di fare qualche brevissima riflessione.
La prima integrazione-non-alternativa alle due posizioni che pretendevano di essere “reciprocamente esclusive ed congiuntamente esaustive” (una esclude l’altra e tertium non datur, n.d.r.) è proposta proprio da chi si afferma come “differente da ciascuna delle due parti”, che pertanto per potere essere prese a confronto, devono esistere. Fra il liberismo tipico di una parte e io socialismo tipico dell’altra, è nato il socialismo liberale. E quindi i soggetti sarebbero tre. E nei sistemi politici democratici a pluralismo accentuato, questo terzo soggetto – il Centro – “ tende a diventare tanto esorbitante da occupare la parte più estesa del sistema politico, relegando la destra e la sinistra ai margini”. Ma poi ci sono i mix: Centro Destra e Centro Sinistra, e fanno cinque in tutto. E sino a qui nessuno dei cinque nega l’esistenza degli altri quattro.
Ma torniamo alla diade di partenza. Possiamo dire ciò che preferiamo, ma sta di fatto che della diade sinistra-destra, una parte “è alla ricerca paziente di una mediazione … l’essenza della democrazia presuppone la pratica del compromesso …, ha una maggiore sensibilità per diminuire le disuguaglianze (non per annullare, altrimenti sarebbe un estremismo!), disuguaglianze che reputa essere disuguaglianze sociali e quindi eliminabili;” l’altra ricerca i pieni poteri, “esalta le disuguaglianze che reputa essere naturali e quindi soprattutto non omologabili al sistema” (la razza nera rispetto alla bianca; gli ebrei rispetto agli ariani; gli immigrati rispetto ai nativi; etc.. N.d.r.). Detto questo, possiamo chiamare le due parti come vogliamo, basta intendersi, ma non possiamo dire che “non esistano più”.
Tuttavia la cosa non finisce qui, perché le punte delle ali sia a destra che a sinistra possono diventare estreme e porsi al di fuori dell’ambito della nostra Costituzione. In un nostro passato non troppo lontano, abbiamo avuto le Brigate Rosse e quelle Nere: non ci siamo fatti mancare nulla! Oggi l’estremismo attivo è esclusivamente all’ala destra (a sinistra vi sono oggi alcune specifiche posizioni intransigenti ma non un sistema intransigente, n.d.r.). Ecco, vedete, uso quei termini: destra, sinistra. Ma allora chi ha ragione? Esiste o no questa dicotomia? Io mi permetto di dire che la domanda è mal posta, nel senso che quella corretta sarebbe “Esiste una dicotomia?’” (che non sia necessariamente destra-sinistra). La risposta è: si, esiste, ed è quella fra estremisti e loro alleati da un lato e, sul versante opposto, gli altri: i moderati. Quindi in tal senso quel giovane politico ha ragione: la vecchia dicotomia non esiste più ed è stata soppiantata da questa nuova coppia di valori-disvalori. Non ha tuttavia ragione nel dichiarare morte non solo le funzioni politiche, ma anche i loro contenuti, che permangono vivi in capo a chi ha maturato quelle convinzioni per ragioni storiche, familiari, culturali, etiche.
Che poi chi aderisce a gruppi di estremisti o vi si allea si dichiari “moderato” … be’ ognuno è libero di usare i termini che vuole, ma di certo che se ad essere moderati sono gli estremisti, allora dobbiamo trovare un’altra definizione per i moderati veri.
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ESTREMISTI E MODERATI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Settembre, 2019 @ 5:51 pmDetto altrimenti: fra una biciclettata e l’altra, alcune riflessioni serie (almeno ci provo) Post 3665

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Rudyard Kipling su noi Italiani affermava: “Un italiano, un bel tipo; due italiani, una discussione; tre Italiani, tre partiti” (1). E’ vero: il nostro è un sistema democratico a pluralismo accentuato (entro il quale il Centro tende storicamente a diventare secondo me una componente importante; componente predominante secondo Norberto Bobbio, v. sotto). Sino a qui niente di male. Pluralismo: mi piace citare il premio Nobel Josif Brodskij il quale, nella prefazione al suo libro “Il canto del pendolo” metteva in guardia i giovani (cito a memoria): “Diffidate delle unanimità, delle folle acclamanti, dei bilanci e degli eserciti assolutamente ben assestati se non altro perché entro i grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”.
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Ma torniamo a noi. “Centro” rispetto a cosa? Dice: rispetto alla destra e alla sinistra, ovviamente. Si, ma non basta. Infatti esistono anche il centro-destra e il centro-sinistra. E anche qui niente di male. Il problema sorge quando una delle parti in causa annette o si annette ad una componente estrema, la quale la inquina trasformandola in un estremismo, tal che oggi la dicotomia iniziale (destra-sinistra), dopo essere diventata una tricotomia (destra – centro – sinistra) e una pentatomia (destra – centro destra – centro – centro sinistra – sinistra), oggi è ritornata ad essere una nuova dicotomia: estremisti – moderati. In tal senso, Norberto Bobbio in “Destra e Sinistra”.
Questo è ciò che è accaduto a una parte della nostra destra o centro-destra, quando si è unita ad una componente estremista, che è tale in quanto non riconosce la legittimità di accordi politici e di governo maturati nelle sedi istituzionali; reclama i pieni poteri (!); ignora le regole della Costituzione (!) e i trattati internazionali; contesta la dimensione europea; sovrappone la politica delle piazze alla politica del parlamento (1); utilizza la retorica del linguaggio e degli atteggiamenti per insultare la controparte politica; utilizza la demagogia nel promettere al popolo la soluzione di problemi che essa stessa – e non altri – pretende che esistano; si auto definisce – da perfetta populista – esecutrice del volere di tutto (tutto) il popolo (cosiddetto populismo qualitativo); è in continua campagna elettorale anziché cimentarsi con i problemi reali del Paese. In tali circostanze può capitare che non tutti i parlamentari di una certa componente politica si riconoscano in questa nuova area. Ed allora è più che lecito che costoro cambino partito, mantenendo fede ai principi che hanno ispirato inizialmente (inizialmente!) loro stessi e il loro elettorato.

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Sul populismo qualitativo “è tutto il popolo intero che lo vuole, sono tutti i cittadini che esprimono questa stessa unica, uniforme volontà” si veda Umberto Eco, “Il fascismo eterno”).
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Un esempio: il passaggio di una parlamentare da un gruppo di centro poi apparentato con un’ala estremista ad una nuova formazione moderata ha suscitato in Facebook e sulla stampa una serie di commenti: la maggior parte di approvazione, alcuni altri, pochi in verità, di tipo diverso: infatti le sono state rivolte minacce e insulti d’ogni genere senza alcuna moderazione da parte del gestore del sito e dei giornali. Tutto ciò perché la parlamentare non se l’è sentita di sostenere il sovranismo antidemocratico e antieuropeista di una destra estrema indisponibile a qualsiasi tipo di confronto e di rispetto dei valori fondamentali del vivere civile e della nostra democrazia parlamentare ed europeista; confronto, rispetto e dialogo che invece sono indispensabili nell’ampio mercato delle idee e degli interessi anche in conflitto e che costituiscono l’essenza del nostro assetto costituzionale democratico, che è basato sul compromesso, cioè su un accordo che non rappresenta più la volontà di ciascuna delle due parti, ma che è una terza volontà: la volontà comune.

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Sulla positività di molti compromessi politici, mi piace citare Paolo Mieli, “I conti con la storia”, che contiene un intero capitolo sull’argomento ed al quale mi permetto di rinviare i miei lettori.
Non perdo tempo nel contestare le “qualità” personali degli autori degli insulti né i deficit di controllo dei social, che si condannano da soli. Ritengo invece fondamentale riflettere sul pericolo che la democrazia, quella vera e non quella solo formale, corre ove questo tipo di ignoranza democratica e del rispetto delle persone dovesse malauguratamente diffondersi. Infatti come ho detto all’inizio di queste mie riflessioni, oggi il confronto non è più fra destra e sinistra, posizioni che pur continuano ad esistere; e nemmeno principalmente fra destra, centro e sinistra; il raffronto oggi è soprattutto fra estremisti e moderati, ove l’estremismo è abitato oggi in misura dilagante esclusivamente dalle estremità di una destra sovranista e i moderati sono quelli veri, cioè quelli che non aderiscono ai sovranisti né ai loro alleati.
(1) Lo stesso scrittore proseguiva: “Un inglese, un cretino; due inglesi: giocano a cricket; tre inglesi, un impero. E siccome l’impero non c’è più, restano due cretini che giocano a cricket!”
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PEDALANDO IL LAGO DI CAVEDINE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Settembre, 2019 @ 2:26 pmDetto altrimenti: “pedalare un lago”, un particolare verbo transitivo (post 3664)
Fra gli impegni (piacevolissimi) di nonno di tre splendide nipotine tre, oggi mi sono scavato quattro ore mie, a pedali. Rientrato a Riva del Garda da Bologna ieri sera tardi. Bagagli ancora da disfare. Mattinata libera. Inforco la bici e …

… pedalo lungo il lago di Garda da Riva alla foce del Sarca …

… indi salgo verso il Lago di Cavedine

… ammiro un cigno che si rifinisce il piumaggio nell’immissario del lago …

… mi fermo ad asssistere ad una lezione di canoa al Centro Wind Valley di Andrea Danielli.

Pubblico una foto del 2015 scattata a Remigio, pescatore residente a Zambana Nuova (New Zambana, come New York)

Pubblico una foto odierna scattata a Remigio, pescatore … (V. sopra). La bici è diversa, ma quella da corsa della foto precedente, classe 1985 (!) ce l’ho ancora! E … Remigio, ti porterò le foto a Zambana, le lascio da Rasim, il calzolaio che tu ben conosci!

Mi fermo a fotografare – previo permesso: “Darf Ich …? la Lei di una coppia di sposi tedeschi: lui seduto, legge un libro; il suo cane mi fa festa; la gentile signora fila la lana su di un vecchio arcolaio in legno!
Tutto questo spiega quel verbo transitivo: pedalare verso il lago, intorno al lago, lasciando il lago? Più sinteticamente: pedalando “il” lago. Semplice, no?
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AMBIENTE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Settembre, 2019 @ 7:43 amDetto altrimenti: qualche osservazione sull’argomento (post 3663)
“Basta inceneritori!” si sente dire e programmare da una forza politica al governo. Io direi “Basta roghi abusivi!”. Infatti negli inceneritori va solo l’indifferenziato, e gli impianti attuali già oggi sono insufficienti. Ora, se non lo bruciamo l’indifferenziato, dove lo mettiamo? In discarica? Peggio mi dice! Lo esportiamo in Cina? Ma se la Cina non ne importa più, via! E così faranno presto anche i paesi europei. E poi, il differenziato (plastica, carta, vetro, rifiuti tossici, industriali …) siamo organizzati per riciclarlo e gestirlo o invece facciamo gli gnorri tanto poi prima o poi scoppia un incendio “casuale” che risolve il (nostro) problema di stoccaggio ma inquina terribilmente l’ambiente?
A dimostrazione di ciò, a Bologna la società responsabile della raccolta e smaltimento dei rifiuti ha posto le tessere di accesso solo per l’indifferenziato!! Vorrà pur dire qualcosa …

Dice: ma l’inceneritore inquina. Dico: no se ben progettato. A Copenhagen ce n’è uno in pieno centro e sopra ci hanno realizzato una pista da sci! E poi li possiamo realizzare lontani dalle città, cioè dai luoghi che loro sì inquinano per il 90 % del totale a causa degli usi domestici e delle concentrazioni industriali. Un po’ come si fa per certi impianti di tele risaldamento, decentrati rispetto alla città: impianti molto meglio filtranti e controllati rispetto alle migliaia di piccoli singoli bruciatori condominiali.
La stessa forza politica di cui sopra vuole l’acqua pubblica e gratuita! Ma l’acqua è un bene economico, cioè limitato: va ricercata, captata, purificata, distribuita, smaltita etc. tutta una serie di interventi tecnicamente complessi e molto costosi e noi che vogliamo fare? Gratis per tutti, così potremo lasciare aperti i rubinetti e scialare a piacere questa risorsa fino a quando … dai rubinetti l’acqua non uscirà più!
Affermare “Basta inceneritori” e “Acqua gratuita” è populismo, cioè fare ciò che il popolo si aspetta anche se si tratta di un male per il popolo stesso.
Aria, acqua, fuoco, terra … chi era quel filosofo greco che si rifaceva a questi quattro elementi? Dice, mentre noi cerchiamo di rispondere alla tua domanda, caro blogger, della terra non ci dici nulla? Eh … raga … scialla … calma, mica si può fare tutto in una volta! Il resto alla prossima puntata.
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I MODERATI IN POLITICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2019 @ 1:26 pmDetto altrimenti: “il moderato” … chi era costui? (post 3662)

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Don Abbondio leggeva di un tale Carneade: “Carneade, chi era costui?” La stessa domanda ce la poniamo oggi circa i moderati in politica. Intendiamoci, ognuno può chiamarsi come vuole ed essere tutt’altro rispetto a … a cosa? A ciò che viene usualmente emotivamente accettato come descrivibile con quel termine, o a ciò che quel termine vuole descrivere?
Una premessa: io presuppongo che si sia (come siamo) in una democrazia formale e sostanziale e che si voglia mantenere questo sistema politico. In una democrazia intesa come “potere del popolo” e non come sei secoli e millenni precedenti “strapotere del popolo” (oggi, delle reti web) o peggio ancora “potere sul popolo” per cui, in quest’ultimo caso, il democrator era il dittatore.
Chiarito ciò, a mio avviso sono politicamente moderati tutti coloro che accettano che ci possa essere un’alternanza fra destra, centro e sinistra: sì, anche fra il centro che – per dirla con Norberto Bobbio (“Destra e sinistra”pag. 36 e altre) da Terzo Escluso è diventato Terzo Incluso. Per converso, coloro che pur utilizzando i mezzi della democrazia formale mirano a distruggere la democrazia sostanziale e quindi distruggere la possibilità di una alternanza, non possono definirsi moderati, ma di estrema destra o di estrema sinistra. Pertanto chi anela ai pieni poteri; chi con lui si allea; chi “tira dritto”; chi vorrebbe una democrazia non parlamentare bensì “diretta” (diretta da chi? “Diretta” è un participio passato di un verbo della seconda coniugazione e come tale ha sempre significato passivo: orchestra diretta da …; assemblea diretta da … ; democrazia diretta da …) di fatto cancella la possibilità di una alternanza parlamentare democratica, si pone al fuori della democrazia sostanziale: in altre parole, non è un moderato, bensì antidemocratico.
Il centro non è una sinistra o una destra camuffata, bensì ha una dignità sua e … ” in molti sistemi democratici a pluralismo accentuato il Centro (Terzo Incluso) tende a diventare tanto esorbitante da occupare la parte più estesa del sistema politico, relegando la destra e la sinista ai margini” (N. Bobbio, op. citata, pag. 36).
“Le parole sono pietre” scriveva Don Milani alla “sua” professoressa: quanto aveva ragione!
The Democrator
Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors?/ Why is he acting as if he has something to hide? The privilege of the stupid is to be taken for a ride … – Chi ha spalancato la porta al democrator? Come mai egli si è collocato nel novero dei conquistadores? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa nascondere? Il privilegio dello stupido è di essere preso in giro …
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VINCOLO DI MANDATO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2019 @ 7:32 amDetto altrimenti: va bene così, “senza”! (post 3661)
L’art. 67 della nostra Costituzione recita: “Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” il che significa che se io voto Tizio in quanto appartenente al partito “A”, successivamente Tizio – una volta eletto e messo alla prova dell’azione parlamentare – può decidere di passare al partito “B”. In tal caso il significato del mio voto verrebbe a mancare e la mia “volontà elettorale” parrebbe tradita. Ecco che sotto questo profilo l’assenza del vincolo di mandato sarebbe da eliminare.
Ma esiste un altro aspetto che invece suggerisce di mantenere l’assenza del vincolo, ovvero di mantenere la libertà di pensiero ed azione dei nostri parlamentari. Infatti il voto di molti oggi più che mai è determinato da slogan, frasi ad effetto e promesse elettorali più che da motivi ideologici e/o da programmi ben strutturati. In altre parole: un numero sempre maggiore di elettori concede la fiducia politica a chi sa comunicare meglio secondo le moderne tecniche del marketing: promesse del tipo “tutto a tutti”. In altre parole, il mondo dell’impossibile.
Quando però quegli stessi parlamentari esprimono un governo e votano leggi, essi devono tornare con i piedi sulla terra terra e possono essere indotti a fare delle scelte concrete che accontentino alcuni ma che scontino altri, magari quegli stessi altri che adesso vedono tradito nei fatti il proprio voto. In questo caso. In tal caso il parlamentare che non si sente di tradire il proprio elettorato, ove vi sia come oggi vi è la libertà di mandato, può seguire la propria coscienza e non l’ordine di scuderia del proprio partito d’origine e quindi può decidere di cambiare partito. In questo caso prevale in lui la fedeltà ai principi ma soprattutto la sua coerenza nel rapportarsi con la diversa azione concreta di governo, atteggiamenti che lo inducono a non tradire le motivazioni profonde che hanno indotto gli elettori, ad eleggerlo, e lui stesso a candidarsi.
Ove invece fosse (malauguratamente) introdotto nella Costituzione il vincolo di mandato, chi avesse saputo gestire e manipolare il marketing politico nella fase elettorale, potrebbe poi – con azioni del governo o del parlamento – agire impunemente anche in modo difforme, potendo contare sulla “fedeltà obbligatoria” dei suoi parlamentari.
Ecco che fra i due mali io preferisco il minore – che poi male non è – e cioè preferisco di gran lunga che sia mantenuto nella nostra Costituzione “l’assenza del vincolo di mandato”. In altre parole preferisco che ogni parlamentare sia assolutamente libero nelle sue scelte e che il mio singolo voto sia eventualmente tradito sotto il profilo formale ma non sotto quello sostanziale, in modo che il Paese non sia governato sulla base degli slogan di una Direzione Marketing o delle procedure software di Direzione Sistemi Informativi.
In sintesi: l’assenza del vincolo di mandato è un buon antidoto contro i malanni di un Marketing (politico) diabolico, ovvero di una tecnica di vendita che fa sorgere in te l’esigenza di acquistare un oggetto (o di votare un partito) del quale proprio tu non avresti avvertito necessità alcuna.
P.S.: Questo post è la ripresa di un mio vecchio post: il n. 3197 del 24 maggio 2019. Oggi aggiungo: in parallelo al mantenimento dell’assenza del vincolo di mandato io abolirei il voto segreto: parlamentari liberi, alla luce del sole.
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