LA CONOSCETE L’ULTIMA (PEDALATA ANNUALE DELLA FIAB)?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Ottobre, 2016 @ 5:47 am

Detto altrimenti: no? E allora ve la racconto io            (post 2482)

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ISOLA DELLA SCALA (VR). XII Secolo, gli Scaligeri ne rafforzano le difese (Mantova contro Verona) sul fiume Tartaro. Da qui il nome. Il fiume nasce da fonte risorgiva, scorre fra l’Adige e il Po e si getta in mare ormai trasformato (dall’uomo) in un canale: il Canal Bianco. “Isola”? Infatti tale era ed è , circondata dai tanti canali.

wp_20161008_046Fiab (Isola della Scala) aiuta Fiab (Trento). I Fiabbini locali fanno da guida ai Fiabbini in visita da altre località. Questo capita anche qui a Trento. Ma gli amici di Isola fanno ancora di più: in accordo con l’Ente Fiera fanno inseriscono la loro disponibilità di “guide indiane” per tutti “visi pallidi” in visita alla città e alle manifestazioni fieristiche. .

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Infatti noi Trentin-Bolzanini in arrivo dal “profondo nord” abbiamo trovato ad accoglierci un folto gruppo di ciclisti non (ancora) Fiabbini: persone dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Romagna (Bertinoro) ed uno dall’Ungheria! Fiab Isola della Scala, molto attiva anche presso le scuole, infatti Fiab needs youth, la Fiab ha bisogno dei giovani (per continuare a crescere).

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This is Fiab too La Fiab è anche tutto questo!

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I nostri conductores? Fausto, Guerrino, … ed altri (chi mi ricorda i loro nomi? Grazie!). I km della giornata: pochi (35) ma lo scopo era un altro. Infatti abbiamo visitato i laghetti sorti nelle torbiere abbandonate (per legge, si può estrarre la torba solo se dopo ripristini il terreno, il che rende anti economica la cosa), torba che ora viene stratta dalle sponde del Lago Balaton; laghetti che sono diventati area di sosta e di nidificazione di specie avicole e luogo di pesca sportiva. Forse, presto, un parco naturale pubblico.

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Quindi una Corte rurale, illustrataci da due graziosissime giovani guide: Chiara Migliorini e Giorgia Ferrari. Riporto qui testualmente la loro esposizone, inviatami per estratto:

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wp_20161008_20_45_59_panoramaLa corte situata a Madonna di Erbé (VR) appartenne fino al 1425 all’abbazia di San Zeno Maggiore di Verona per poi passare, a causa di un divisione dei beni della mensa abbaziale, nelle mani di monaci tedeschi benedettini. Quando il 5 dicembre 1770 un decreto del Senato Veneto sopprime i monasteri, passa in proprietà a numerose famiglie come i Previdi, Malagnini e Dalla Mora.

wp_20161008_051La corte presenta le classiche caratteristiche di una corte rurale come la torre colombara (il cui uso era quello di torre di vedetta ma anche luogo dove tenere i piccioni viaggiatori), la casa padronale, le stalle e la casa dei lavorenti (dove al primo piano vi erano i dormitori e al pianterreno un portico all’aria aperta dove gli attrezzi venivano riposti) Nel 1700 si costruirà la barchessa a 4 luci, luogo dove gli attrezzi venivano riposti e dove la sera ci si riuniva per cantare. È dotata di un granaio soprastante dove il raccolto, dopo esser stato seccato sull’aia, veniva riposto. Interessanti sono anche i 4 volti sulla facciata, ognuno rappresentante una stagione. Contemporanea alla barchessa abbiamo l’oratorio barocco dedicato alla Madonna del Carmine e ai suoi miracoli compiuti nel paese di Erbé e quelli limitrofi. Viene difatti rappresentato in un ex-voto il miracolo avvenuto durante la costruzione della chiesa, dove due muratori, a causa della caduta del cornicione della facciata, precipitarono dall’ impalcatura ed uscendone illesi per mano della Madonna. Secondo una leggenda, ad una ragazza, durante il pascolo, apparve la Vergine che le suggerì dove sarebbe dovuta essere riprodotta la Sua immagine. Andò così da un dilettante locale che fece la volontà della Madonna.

wp_20161008_049Il luogo divenne ben presto meta di pellegrinaggio che consentì di costruire anche l’oratorio che tutt’ora ospita l’immagine della Vergine. Le corti rurali nel tempo si sono sviluppate passando da uno stile semplice ed umile fino ad arrivare ad essere luoghi decorati egregiamente con l’utilizzo dello stile barocco, diventando anche, per i proprietari, un luogo di villeggiatura. Da notare come nel tempo queste corti sono sempre state dei veri e propri centri autosufficienti.

Grazie Chiara, grazie Giorgia! E grazie, ovviamente, ai proprietari della Corte che ci hanno accolti!

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Dice … ma che bici ci vogliono per fare le vostre pedalate? Da corsa? Da montagna? Da super city? Eh no, scialla raga, calma ragazzi: non ci sono scuse! Una giovane pedalatrice di Castelfranco Veneto con papà, mamma , sorelle e fratello: guardate un po’ con che bici ci ha seguito! A lei un forte applauso! A lei e a tutta la sua bellissima famiglia: dai … associatevi alla vostra Fiab locale! Ve lo dice nonno Riccardo!

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Il simbolo della città

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Le risorgive, dicevo. Acqua abbondante e pulita. Da qui le risaie: circa 1700 ettari, poco meno di due volte e mezzo la superficie del Parco di Monza, pari all’estensione esistente al tempo del maggiore splendore della Repubblica marinara di Venezia. Riasie? Riso! Riso? Il Palariso e la 50° Fiera del Riso, ovvero “La Festa del Risotto Italiano, 14 settembre- 9 ottobre.

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wp_20161009_003Dice … e ci risiamo, tutti i salmi finiscono in gloria … gastronomica! E invece no, amici! Gastrronomia si, perché un paio di piatti di risotto a testa ce li siamo concessi, (eccheavrestevoluto?), ma questa fiera è anche … anzi, è soprattutto una fiera della cultura. Sì, cultura, non solo coltura. La cultura del territorio, delle tradizioni, della storia, dell’economia e dell’arte locale. La Storia. Già … ho prima accennato alla contrapposizione Scaligeri-Gonzaga. Ma che ne dite della ruota azionata ad acqua con la quale il padre di un certo Einstein fece il primo esperimento di illuminazione pubblica nella zona? E poi, le innumerevoli iniziative-gioielli culturali, artistici e musicali a contorno della manifestazione? A decine!

L’area espositiva, vastissima. Padiglioni molto ampi. La “sala da pranzo” che ospita fino a 2.000 commensali; la separata area ristorante … sapete quanti piatti di risotto sono stati serviti durante tutto l’parco della manifestazione? 500.000 (cinquecentomila): due sono i miei.

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Dopo pranzo, pedalata digestiva per visitare – purtroppo solo dall’esterno – la Villa Pindemonte in località Vo’. Da tempo abbandonata, ora passata in proprietà di un industriale della zona, è in fase di completa ristrutturazione per essere poi aperta alle visite del pubblico. Un prezioso recupero, come ne abbiamo visti altri in quest’ area geografica (vedi relativo post, cliccando “Montegrotto”: il castello Catajo a Battaglia Terme).

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Indi felicemente a Trento per le 19,00,  ottimamente condotti dall’ormai amico Piero, ottima persona ed eccezionale conduttore di lunghissimi bus con carrello bici, anche in lunghe e precise manovre di retromarcia!

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download-1FIAB. Non solo pedali, bensì cultura a pedali. Fiab infatti è socializzazione, rispetto dell’ambiente, conoscenza e rispetto degli altri: persone, luoghi, arte, natura. E poi Fiab è anche “salute”: quanta in più …infatti una pedalata al giorno leva il medico di torno!

Uei, raga … e poi: domenica prossima 16 ottobre, Castagnata trentina al Doss del Rastel, a suggello della stagione! Non mancate … è aperta agli associati, ai loro aprenti e perché no? Anche a chi sta per diventare socio! Iscrizioni entro venerdì 15 ottobre a adbtrento@libero.it o a Guglielmo 388-6584786.castagnata-16-ott

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Infine, dal 28 al 30 ottobre Fiab sarà presente con un suo stand alla Fiera Trentina Fa La Cosa Giusta, In questa occasione si apriranno le nuove iscrizioni per l’panno 2017.

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Joint us! Unisciti a noi! Iscriviti alla Fiab: ci trovi in internet (Fiab Trento)!

Appendice: tre ricette di risotti  “isolani”

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Buon Appetito e Good Byke Everybody!.

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EDUCAZIONE CICLABILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2016 @ 3:00 pm

Detto altrimenti: oggi la mia Buona Stella ha avuto molto da lavorare     (post 2481)

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Si sa, le disgrazie non vengino mai sole … per fortuna però in questo caso a non venir soli sono stati “solo” rischi, grazie alla mia BSP-Buona Stella a Pedali  alla fine evitati. Grazie, Stella! E scusa se oggi ti ho dato particolarmente da fare …. Infatti sentite un po’ cosa mi è successo questa mattina.

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  1. In strada, prima di innestarmi verso sud sulla pista ciclo-pedonale della val d’Adige, un furgone mi supera accelerando rabbiosamente per poi … inchiodare! Ho evitato il tamponamento per un soffio. Mi avrà voluto farmi  capire “chi è più uomo”?
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    Come si può guidare in furgone dentro questo tunnel ciclabile senza suonare il clacson?

    Sono sula pista. Ore 11,00. Procedo in bici da corsa verso sud, nel sottopasso ciclabile all’altezza di Mattarello nord. Improvvisamente, in una curva cieca, incrocio un furgone bianco di servizio che proviene da sud e affronta la curva invadendo le due corsie di marcia senza suonare. Me la sono cavata per un soffio, riuscendo ad infilarmi millimetricamente nello spazio fra il mezzo ed il pilastro del manufatto. Se fossi stato al centro della mia semi carreggiata o se avessi avuto una mountain bike (che ha un manubrio ben più largo) sarebbe stato un frontale! Qui sopra la foto con la visuale (nulla!) che aveva il furgone nell’affrontare il sottopasso citato: il mancato scontro è avvenuto all’uscita del tunnel, in fondo allo stesso.

  3. Sulla via del ritorno, alla risalita dopo il rettilineo che costeggia l’aeroporto di Mattarello, sono “sui pedali”. In cima alla salitella, appoggiata al parapetto, a cavalcioni della sua bicicletta, una ragazza, ferma, sta telefonando. Nell’istante in cui io la sorpasso, si mette in moto con quell’andatura incerta delle prime due pedalate, mi taglia la strada. Io riesco a malapena a passare a sinistra, sul bordo erboso, un attimo prima che io mi procuri un bel frontale con un ciclista “da corsa” che proveniva da nord.

Ed allora, ecco le conclusioni che ho tratto. Credo che i tempi siano maturi a che le forze dell’ordine siano inviate a controllare anche il traffico sulle piste ciclabili e ciclopedonali, come già fanno lodevolmente sulle piste da sci. Infatti questo tipo di traffico è in contino aumento, ma non altrettanto si può dire del rispetto delle norme di legge e di buon senso che dovrebbero essere rispettate anche in questo caso. Al riguardo, vi elenco le maggiori contravvenzioni o mancati interventi che riscontro di continuo nei miei 4000 km annui di percorrenza:

  1. Pedoni: procedono spesso sulla destra anziché sulla sinistra, spesso affiancati. Quando incrociano altri pedoni non si rendono conto che in quel momento ostruiscono l’intera pista. Alcuni poi procedono al centro della pista che non sai se, udendo il tuo scampanellare, si sposteranno a destra o a sinistra. Altri infine, pur in presenza di piste ciclabili e pedonali parallele ed affiancate (Riva del Garda; Trento ciclabile Parco Lungo Fersina sud), utilizzano la pista ciclabile.
  2. Ciclisti. Squadre sportive in allenamento: troppo veloci considerando che spesso non procedono in fila indiana. Comitive turistiche: spesso non procedono in fila indiana. In genere: non tutti hanno ed usano il campanello. Ciclisti singoli: talvolta da fermi si rimettono in moto senza prima guardare se altri ciclisti stanno sopravvenendo.
  3. Mezzi meccanici di servizio: vedi sopra.
  4. Segnalazioni dei percorsi extra urbani comunali e intercomunali: spesso carenti.
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    … inoltre, se la pavimentazione fosse dipinta di colore “rosso ciclabile” forse ciò aiuterebbe …

    Protezione dei ciclisti sulle ciclabili. Un caso per tutti: la ringhiera nella ciclabile a fianco del parco Lungo Fersina sud a protezione dei ciclisti dal salto sottostante (10 metri!) è troppo bassa. In caso di urto con un pedone o il suo cane (che dovrebbero invece utilizzare la vicina pista pedonale!), il ciclista sarebbe proiettato nel vuoto.

Il Comune di Trento ha lodevolmente pubblicato un depliant sulle principali norme del codice della strada circa il corretto utilizzo delle piste ciclabili. Esso potrebbe essere integrato con altre norme: quelle del buon senso, della civile convivenza e del rispetto reciproco. Bene verrebbe comunque un servizio di prevenzione e controllo da parte delle forze dell’ordine.

Firmato blogger Riccardo, Segretario FIAB Trento, Federazione Italiana Amici della Bicicletta e assolutamente anche dei pedoni e degli automobilisti!

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EUROPA, ITALIA, REFERENDUM GB E NOSTRANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2016 @ 6:28 am

Detto altrimenti: no … non dirò se votare si o no …   (post 2480)

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Sono stato europeista convinto già quarant’anni fa quando aderii al MFE- Movimento Federalista Europeo (Altiero Spinelli). In allora la motivazione fu soprattutto istintiva, quasi affettiva. Oggi è ragionata. Vediamo un po’ perché. Dice … UE no perchè lo Stato (Italia) deve tornare ad essere sovrano. Già, perché una cosa va detta: il luogo del consenso (Italia) è diverso dal luogo delle decisioni (Bruxelles) e questo alimenta la voglia di exit da una Bruxelles che ci impone l’eliminazione del deficit di bilancio e la conseguente diminuzione del debito.

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Chiariamo cose scontate, tuttavia chiariamole: lo Stato ha soprattutto un “bilancio” finanziario, ovvero si misura sul raffronto fra entrate ed uscite finanziarie, cosa che bilancio non è in quanto prescinde dalla verifica della consistenza del patrimonio e da un risultato economico. Un esempio: se io ha 100 in banca e acquisto un alloggio per 100, il mio patrimonio è immutato. Nel corso dell’anno il mercato rivaluta il mio immobile del doppio, io ho un utile ma non ho finanza. Chiedo ed ottengo in banca un fido di 30 per vivere, proprio perché “non ho finanza”. A fine anno l’immobile si è rivalutato ulteriormente, io ho un forte ulteriore utile economico che ha incrementato il mio patrimonio, ma continuo a non avere “cassa” (finanza). Se poi l’immobile si svaluta, diciamo da 300 a 150 ed io lo vendo, avrò una perdita economica, una perdita patrimoniale (di 150)  ma sarò “forte” come finanza.

imagesEd è il nostro debito pubblico, non l’UE, che ci ha sottratto sovranità, l’UE al contrario ci aiuta a cercare di recuperarla. Vediamo un po’ perché. Gli Stati fortemente indebitati rischiano il fallimento (default). E falliscono se e quando gli organismi finanziari internazionali non possono o non vogliono avere più fiducia nei suoi titoli di debito pubblico, alla scadenza dei quali questi organismi non ne sottoscrivono nuovi titoli. Ed è il fallimento di quello stato. Orbene, in questa situazione si è trovata anche l’Italia (2011). Cosa si è fatto? Si è modificato all’unanimità e senza tanto clamore l’art. 81 della Costituzione (il pareggio di bilancio è diventato un obbligo costituzionale) e ci siamo dati governi tecnici (Monti, Letta).

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Le strisce! mettiamole le strisce!

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Cosa significa “governo tecnico”? Facciamo un passo indietro. Un governo “politico” deve e può fare scelte politiche relative ai fini ultimi dello Stato. Ma quando non ci sono soldi, anzi, quando si rischia il fallimento per debiti, si possono e si devono fare solo piccoli interventi marginali di minima manutenzione e di contenimento dei costi. Ed ecco i tecnici. Solo che anche un governo “politico” può essere costretto ad operare come “tecnico” se la situazione finanziaria è quella sopra accennata. Ed ecco l’Europa. L’Europa, volenti o nolenti, ci costringe a non farci del male, ci costringe a non sforare più di tanto, pena la sfiducia dei nostri veri padroni: le citate istituzioni finanziarie internazionali.

Questa “necessità finanziaria”, questa imprescindibile necessità di scelte tecniche possono comportare una diminuzione  del livello della nostra democrazia nel senso di imporre atti di governo (tecnico) contrari alla sensibilità ed al voto popolare che spesso non è consapevole del vincolo finanziario internazionale.

Già questo “prosaico” motivo mi basta per continuare ad essere europeista convinto.

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Con il costo di acquisto e manutenzaione di un solo F35, a quanti esodati si può assicurare una pensione?

Ai vincoli da debito pubblico si sommano anche i vincoli da “somme impegnate a bilancio”. Fateci caso. Spesso si dice che chi governa può disporre solo di una minima parte delle risorse finanziarie, perché la maggior parte sono bloccate da prevedenti vincoli pluriennali di destinazione (tot all’anno per l’acquisto degli F35; tot all’anno per questo o quel progetto. Per tot anni). Che fare? Occorre rivisitare l’elenco delle priorità ed eventualmente svincolare (per legge) impegni finanziari assunti per legge nel passato, se non più attuali rispetto a nuove, più impellenti priorità. Burro o cannoni” scriveva l’economista Samuelson

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download-1E veniamo ai referendum. Quello GB, il Brexit. La GB se ne accorgerà nel mingere … (scusate l’espressione un po’ cruda, ma è quella che rende meglio). La sua autoreferenzialità le si ritorcerà contro. Ecco perché l’attuale premier sta facendo il commesso viaggiatore per cercare di non perdere i contratti con i vari “clienti”, della serie io esco dall’UE ma questo e quell’accordo lo manteniamo, vero? E questo suo modo di agire può rafforzare o indebolire l’UE. La rafforza se l’UE darà una riposta univoca; la indebolirà se ogni stato accetterà di stipulare singoli accordi bilaterali con la GB (cosa che io non mi auguro di certo).

Dice … ma del nostro imminente referendum, cosa ci dici? Innanzi tutto mi domando: quanti di noi si sono fatti carico di analizzarne i contenuti? E poi, la nostra scelta si deve basare sull’esame dei contenuti o sulle eventuali conseguenze politiche del suo esito? In questa sede io volutamente non mi pronuncio. Mi limito ad invitare tutte le mie lettrici e tutti i miei lettori a darsi una risposta in merito ai due aspetti, quello dei contenuti e quello politico. La sola cosa che mi permetto di raccomandare è di andare a votare. Infatti l’assenteismo dal voto ha una sua immediata conseguenza negativa: l’incremento della “quantità di oligarchia”, ovvero di una negatività già comunque presente in ogni Stato – e ancor più qui da noi – sebbene paludata da democrazia (cfr. i recenti post che precedono, in particolare quello sulla demoligarchia).

E per oggi può bastare che ne dite? Anca massa … (anche troppo, per i non Trentini).

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Protetto: NAVIGAZIONE INVERNALE (post in allestimento)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2016 @ 7:30 pm

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LA CATENA DELL’AUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2016 @ 9:12 am

Detto altrimenti: una catena funziona se tutte le sue componenti sono integre …   altrimenti sai che danno!  (post 2478)

 

downloadLa catena di trasmissione in un’automobile trasmette i movimenti dall’albero a camme alle valvole e fa funzionare il motore. Guai se si guasta! Si rompe l’intero motore.  E sai che danno!

L’Autonomia. Qualcuno ben più di noi si è battuto per ottenerla e a costoro dobbiamo dire grazie. Ed oggi? Oggi a Bolzano si è definito un nuovo concetto, quello dell’Autonomia Dinamica, sempre a difesa di se stessa, sempre tesa al miglioramento di se stessa. E noi, qui in Trentino? Forse potremmo dare un ulteriore diverso apporto alla causa comune TN-BZ: mettere a fuoco il concetto di “catena di trasmissione dell’autonomia”.

Mi spiego. Anche sula base del principio di sussidiarietà (non faccia l’organo/soggetto superiore ciò che può fare l’organo/soggetto inferiore) ….

(a parte che utilizzare questo lessico non mi va: infatti il cittadino non sta in basso nella scala della struttura sociale bensì al top: sono i governi che stanno “in basso”, al servizio del cittadino. Ma questa è un’altra storia …)

… soggetto inferiore, dicevo, occorre fare in modo che l’Autonomia non sia rispettata solo nelle fasce “alte” (rapporto Stato-Provincia Autonoma) ma anche nelle fasce “basse” (rapporto cittadino – politica; rapporto organi politici comunali-provinciali, etc.). Mi spiego con un exemplum fictum, un’esempio-finzione (non vero, per carità, ci mancherebbe altro!): ammettiamo che in un partito politico 1) l’organo cittadino nei riguardi di una questione comunale deliberi “A” e che 2) sulla stessa questione  nello stesso partito l’organo provinciale voglia imporre invece “B”. Ecco che in tal caso la catena dell’Autonomia sarebbe spezzata e il “motore” della politica smetterebbe di funzionare. E sai che danno!

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO: PARITA’ DI GENERE? NON ULTIMI! – SECONDA PUNTATA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2016 @ 8:30 am

Detto altrimenti: l’art. 51 della Costituzione …   (post 2477)

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download-3… impone espressamente che donne e uomini abbiano la uguale possibilità di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Oggi di fatto non è così. Come è noto la violazione delle norme costituzionali non è sanzionata direttamente, bensì una legge contraria ad esse (nella lettera e/o nello spirito) può essere impugnata di fronte alla corte Costituzionale per l’ annullamento. Oggi la regola della parità di genere vige in quasi tutto il Paese. Tranne che in Trentino e in Alto Adige …

Leggete il post 2472, pochi post fa …

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A certi Consiglieri provinciali la donna piace così: che la piasa, che la tasa, che la staga in casa.

E ti pareva! La notizia è di oggi. Il Consiglio provinciale ha rinviato da discussione a … vederem … gh’avem ben altri mesteri da far … ghe l’editoria, il profido, il bilancio. Savè putei che fago? Lori, le done, ghe l’han su con do preferenze e mi digo tre. Lori avanza zinquemila emendamenti e mi digo che no g’ho temp .. se la vol la fem mpressa a tre se no vederem quan che ghe sarà temp …

Chiedo scusa alle lettrici ed ai lettori trentini se da “talian” qual sono ho cercato di scrivere en dialet … chissà quanto errori ci sono. Comunque i miei errori, anche tutti insieme, sono da matita rossa (una volta s’usava così) cioè molto meno gravi di quello (da matita blu!), gravissimo, imperdonabile di chi non conferisce priorità assoluta al “diritto delle donne di avere diritti”.

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Dicono che i post corti sono i più letti. Ed allora mi fermo qui.

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‘STA MATTINA IN BICI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2016 @ 7:28 pm

Detto altrimenti: bici a pedalata assistita o no?   (post 2476)

Oltre alle due biciclette un po’ alla buona, da città, quelle che spero che io me la cavo (che non me le rubino tanto sono poco appetibili), io di bici ne ho tre: da strada (corsa); mtb “normale”; mtb a pedalata assistita. Il 3 febbraio prossimo finirò di compiere il mio 73° anno d’età. Qualche dato della mia stagione corrente: ad oggi 3502 km percorsi, il 77 % senza assistenza elettrica. Già, perché l’aiuto elettrico lo richiedo quando devo fare una salitaccia, siccome che il mio dottore mi ha invitato a non fare un regalo all’INPS, essendo io un V.I.P. – Vecchietto In Pensione. L’ultima salita “seria” senza aiuto elettrico l’ho fatta del 2011: il Bondone “via” Garniga Terme, quasi 1500 metri di dislivello in 22 km. Ma oggi? Oggi cosa ho fatto? Anzi, cosa abbiamo fatto? Io e un altro V.I.P., Giovanni, 150 anni in due?

Siamo partiti da Trento alle 09,00. Che freddo, raga! In città 9 gradi, la minima della mattina in cima alla prima salita (Vigolo Vattaro) 5 gradi! Sopra lo zero, ovviamente ma però (lo so che “ma però” non si dice, ma però io mi diverto a scriverlo!) … ma però provare per credere. Il fatto è che ancora crediamo nel caldo del primo autunno e invece improvvisamente siamo ormai nei suoi primi freddi e ci vestiamo troppo poco.

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Giovanni in … un posto al sole!

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Discesona al Lago di Caldonazzo – inutile ricerca di un cappuccino (primo giorno di chiusura dei bar) – per strade poderali arriviamo al Bar ai piedi della salitella che porta a Levico. Sosta con cappuccino e brioche. Indi Levico, strada vecchia Levico, arriviamo in località Masetti.

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Il Castello di Pergine è lì … troppo bello: saliamo. 1,5 km al 15%. Foto. Si scende: Pergine. Si sale: Lago di Canzolino. Si scende fino al bivio per Cavalese. Si scende: bivio per Civezzano. Si sale fino ai forti del Maso Cantanghel. Si scende fino a Trento. Tortale 52 km in 3,20 ore. Consumo elettrico: 70%. Modalità di utilizzo: livello “eco” (il minimo” tranne che sulle rampe al Castello citato e ai Forti di Civezzano (livello 2, “tour”). Energia consumata: il 70% del totale. Disponibilità residua in pianura a livello “eco”; 70 km. Non male. Infatti ho consumato poco, pari alla metà di quanto la batteria mi concede in totale  (circa 150 km) per pedalate in pianura con aiuto azl Livemmo più basso (“eco”)..

Dice … ma perché la bici elettrica”? Perché senza non sarei mai salito al castello, tanto per dire una. E poi, che vi credete … si pedala anche con queste bici! E come! Tanto per cominciare pesano 25 kg! (una da corsa da 8 a 11, la mtb normale, 14).Certo poi che certi giovani “poco educati”, roba sui 20 – 30 anni, senza alcun aiuto elettrico ci superavano sulle salite! Ma si può? Evvabbè … io intanto alla mia tenera età ci sono arrivato e ai miei tempi volavo anch’io in salita, e senza mtb, bensì con la bici da corsa rapporti al pedale 52-39 e alla ruota 28.

wp_20161004_007Note generali: freddino, visibilità ottima, scenari da favola ovvero “trentini”! In particolare, dal castello di Pergine, sullo sfondo, all’orizzonte ho visto il Brenta: la Cima Tosa, la Brenta Alta, gli Sfulmini, il Campanile Alto, la Torre dei Brenta: tutte cime da me scalate “qualche” anno fa! Se allora me l’avessero detto ….

E poi, bici elettrica anche perché. arrivato a casa, dopo 110 gr. di spaghetti al ragù, mi è rimasta la voglia e l’energia di scrivere il post precedente e questo. Vi pare poco?

Good Bike Everybody!

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DEMO-OLIGO-ARCHIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2016 @ 4:32 pm

Detto altrimenti: Demoligarchia (ex libris)           (post 2475)

Almeno questo è mio: il termine demoligarchia. Comunque qualcosa avevo intuito, quando scrivevo in alcuni post fa che l’allontanarsi dalla politica da parte di molti trasforma la democrazia in un governo di pochi, in una oligarchia, tanto per capirsi: di quei pochi che invece non aspettano altro (che gli altri se ne allontanino tanto ghe pensi mi!).

Ma una cosa è una sorta di mini-intuizione, altra è trovare riscontro ad essa in menti ben più quotate di quella di un semplice blogger qual sono.

img_4122Di Luciano Canfora, fra l’altro avevo già letto “La democrazia-Storia di un’ideologia” (Laterza). Nella quarta di copertina: “Nel mondo ricco ha vinto la libertà. Con le immani conseguenze che questo comporta. La democrazia è rinviata ad altre epoche”.

Ed ora, finito di leggere di Gustavo Zagrebelsky “Simboli al potere – Politica, fiducia, speranza” (Laterza), sono stato letteralmente catturato (anche) da un altro libro: “Canfora- Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia” un dialogo a cura di Geminello Preterossi (Laterza). E veniamo a quest’ultimo, che costa solo €9,5, assai ben spesi! (Chi ha detto “se ho qualche soldo compero libri. Se me ne avanza, cibo”?).

Ragazzi, questo è un post in un blog. Il mio editore mi tira le orecchie: devi essere breve, breve! Maccomesifa? Come si fa ad essere brevi di fronte a questi testi? Intanto vi dico: comperateli e leggeteli: ne trarrete un enorme vantaggio. Ma vengo all’ultimo libro citato.

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img_4123Democrazia fra la gente, democrazia nella politica. Oggi la stragrande maggioranza dei popoli occidentali inneggia alla democrazia. Ci mancherebbe altro! Chi se la sentirebbe di andare contro corrente? Formalmente, però. Di fatto … di fatto esistono varie oligarchie, centri di potere più o meno occulto, leggi speciali, eccezioni di legge, bilanci e gestioni separate, privilegi immorali legittimati da leggi amorali, e chi più ne ha più ne metta. Ed ecco le oligarchie (isole di privilegi e di potere). Cito dal testo “la democrazia è il regime dell’uguaglianza, dell’isonomia, della legge uguale per tutti. L’oligarchia né il regime del privilegio”. Orbene, le oligarchie (quelle di oggi, tali di fatto), ovviamente non si possono mica autodefinire tali! Ci mancherebbe altro! Al massimo si autodefiniscono “aristocrazie” nel senso “noi voliamo alto perché siamo i migliori ed operiamo al meglio per il bene di tutti”. Resta poi da capire chi sono quei tutti. Oligarche, oligarchi. Costoro mica possono distruggere gli apparati democratici! Già, perché formalmente si proclamano democratici (per distinguerli dai democratici veri permettetemi d’ora innanzi di definirli “mocratici”. Grazie). E costoro, allora, i mocratici, che fanno delle istituzioni politiche? Semplice: di fatto le svuotano, non le fanno funzionare o al massimo le attivano su materie marginali non significative. Tutto ciò si impone loro per non perdere il consenso da parte della gente (distratta). Anche nella politica, soprattutto nella politica.

Ed allora ecco le due politiche: quella vera, spesso. sotterranea e quella “sulla scena” delle istituzioni che spesso è solo una messinscena per distogliere il pubblico dalla realtà del potere che sta nel nucleo più profondo del segreto (Elias Canetti). Il potere. In passato era, insieme al denaro, lo strumento per conquistare terre, rovesciare rapporti di classe, civilizzare il popolo proprio o altrui. Oggi potere e denaro sono fine a se stessi: più ne ho più ne voglio. The rest are details direbbe tale Einstein. Da qui e qui, il declino della politica.

Declino della politica  anche perché gli Autori fanno una amara constatazione, e cioè che le speranze del 1848 di porre fine alle oligarchie sono state tradite dalla storia (e qui citano il fallimento della rivoluzione d’Ottobre che ha sostituito oligarchia a oligarchia e il socialismo cinese, divenuto il più esasperato capitalismo). “Questo comporta una infinita serie di scelte etiche da parte dei singoli ( e fino a qui …. n.d.r.) ma,  a livello di soggetti collettivi, il proporsi solo il realmente possibile anziché arroccarsi nell’idoleggiamento di propri ideali metastorici. Nella pratica ciò comporta infinite gradazioni di compromessi, fino alla paralisi completa nella quale si trovano i sistemi politici attualmente funzionanti in Occidente”.

Mi fermo qui. Quel tanto che – mi auguro – vi possa indurre a leggere questa “maschera democratica dell’oligarchia”. Dai, 135 paginette quasi tascabili … dai che poi ne riparliamo insieme.

Good Book Everybody!

(Nel prossimo post: Good Bike Everybody!)

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POLITICA, RELIGIONE, FEDE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2016 @ 6:58 am

Detto altrimenti: tre “cose” diverse     (post 2474)

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Questo mio post è stato “provocato” dalla politica di chi ci si aspetta si occupi solo di religione e di fede. In particolare dalla politica di Papa Francesco. Dico subito che a mio sommesso avviso – e secondo tanti altri avvisi assai meno sommessi del mio – Papa Francesco sta facendo un’ (ottima) politica a livello mondiale. Una politica, anzi, la sola Politica “strategica” ovvero letteralmente “indispensabile e insostituibile”: quella della pace e della fratellanza fra le persone, i popoli, le nazioni, gli stati.

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Il suo non è un intervento “religioso” né di “fede”. Egli parla al mondo a prescindere. Lo dimostra l’accoglienza che gli riservano le altre religioni e le altre fedi.

downloadDice … vabbè, abbiamo capito che la politica è cosa diversa da religione e fede. Ma quale è la differenza fra religione e fede?. Scialla raga, calma ragazzi! Io non sono un teologo né un filosofo! Mi limito solo a riportare una definizione (altrui) di religione, almeno della mia religione, da parte di una Persona alla quale avevo appena (superficialmente ed erroneamente) affermato che la religione è morale. Costui mi ha corretto. Vedi Riccardo, la religione, la nostra religione “ha” una morale, ma “è” altra cosa; essa è creazione e resurrezione. The rest are details, diceva tale Einstein dopo avere affermato “I want to know god’s thoughs”, voglio conoscere i pensieri di Dio.

Dice .. si, vabbè … ma la Fede? Bè raga, I give in, mi arrendo: se volete scrivetemi che vi presento “quella” Persona. Credo  che vi spiegherà come la Fede sia una continua ricerca. Io mi fermo qui.

 

 

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ORBAN: UN “VIKTOR” CHE HA PERSO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2016 @ 6:26 am

Detto altrimenti: diamo una lettura onesta al referendum ungherese   (post 2473)

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Ungheria, paese “mocratico”, ovvero “quasi democratico”. Di fatto, per carità, non certo di diritto. Infatti, solo l’esistenza del “quorum” referendario ha salvato la democrazia ed ha impedito che prevalesse la maggioranza di una minoranza. Mi riferisco ovviamente al recente referendum “contro” i 1.800 migranti che l’UE vuole assegnare ad una popolazione di 10.000.000 di Ungheresi.

Sul merito del voto io sono un europeista convinto, nel senso che l’Europa si accetta tutta o si rifiuta tutta: non si può volere la libera circolazione delle merci e dei capitali e negare quella delle persone.

Ma veniamo al metodo referendario. “Quorum” si o no? Questo è il dilemma. Ha votato il 43,23% degli aventi diritto. Per la legge ungherese il referendum è valido se vota almeno il 50% degli elettori. Se non ci fosse stato il “quorum”, il 98% di quel 43,23% che ha votato “contro” gli immigrati (rectius, contro l’UE), ovvero il 42,37% sarebbe prevalso sul 57,63% della popolazione. Se ne deduce che l’allontanamento dalla politica tende a trasformare la democrazia (governo del popolo) in una oligarchia (governo di pochi). Quindi, “quorum” no. Paradossalmente però qui interviene un ragionamento sofista, quello cioè che dimostra una tesi ed anche il suo contrario. Infatti si dice: se vuoi che il tuo pensiero abbia valore, vai a votare. Se non vai,  è’ giusto che tu sia governato da chi si impegna in politica. Quindi, “quorum” si.

Perché poco sopra ho scritto che si trattava di un voto contro l’UE? Perché il numero di immigrati assegnato dall’UE all’Ungheria è così basso rispetto al totale della popolazione, che il referendum risulta essere senza alcuna ombra di dubbio solo una manovra politica, mirata a rafforzare il carisma, la credibilità, l’autorevolezza di un premier autoritario. Della serie “accà nisciuno è fesso”.

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Ma quella bandiera … allora proprio non ti va ….

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Orb …an, che strana (tragica) assonanza di questo cognome con un altro “..an” … entrambi assertori di una legge uguale per tutti … tutti coloro che si trovano in una certa situazione e non in un’altra, quel tutti che in realtà è “una parte” del tutto: tutti quelli che la pensano come me non gli altri. Al riguardo mi chiedo: possibile che oggi non si capisca come di fronte alla globalizzazione (della produzione, dei mercati, ma soprattutto dei problemi) non si imponga la “globalizzazione” dell’Europa?

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Quo usque tandem, fino a quando, insomma, potrà reggere un sistema statale chiuso in se stesso di fronte alla globalizzazione altrui? Per non capire ciò bisogna essere orb …i. Appunto. Forse quell’ uno che voleva un forte mandato popolare, che cercava una legittimazione popolare – vedete, il mio popolo lo vuole, che ci posso fare? – cercherà comunque di leggere come vittoria una sconfitta. Ma noi orbi non siamo. Cara Ungheria, attenta! Se esci dall’UE non ti resta che tornare alle tue danze tzigane …

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P.S.: ad essere onesti ora ci starebbe bene un secondo referendum (dichiaratamente) a favore dell’Europa senza se e senza ma. Sarebbe una bella riprova, non vi pare?

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