SANREMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2014 @ 8:31 am

Detto altrimenti: tanto tuonò che piovve, nel senso che ci sono cascato: ho voluto vedere anch’io qualcosa (post 1389)

Non ne ho visto molto. Sapete, ero stanco … il viaggio di ieri in treno, Trento-Roma-Trento … l’incontro con Renzi … – Il post di ieri è lungo. Oggi voglio essere breve:

1 – Il sipario non si alza, il meccanismo si è inceppato. In Eurovisione. Peccato!

2 – Due cassintegrati-non pagati-senza futuro dal loggione minacciano di lanciarsi nel vuoto. Fazio mantiene la calma. Legge la lettera che i due gli fanno pervenire. “Si, vabbè …” ecco come pare che quel dramma sia accolto dal pubblico … “Non sono mica i soli …” .

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Ormai il dramma di molta gente è una cosa normale . Ecco: l’amoralità della normalità. The show must go on. Anche quello di certa politica, magari proprio al di fuori del teatro in questione …

3 – Fazio mostra (all’Europa!!) le immagini del treno deragliato che, ad Andora, blocca da un mese l’unico binario che collega Genova a Marsiglia! (Altro che TAV! Ecco dove investire!). Invita a dare il via alla più grande opera pubblica mai progettata: la difesa del territorio dai dissesti idrogeologici. Difesa del territorio … ma non certo con gli F 35!

4 – Ligabue canta Creusa de ma’ di de Andrè, in genovese. Bravo. Qualche svarione nella pronuncia, ma bravo il bolognese!

5 – Da quel poco che ho visto mi pare che il Festival della canzone sia stato trasformato i uno spettacolo di varietà. mi sta anche bene.

Ma che saluto è mai il tuo … Beppe?

6 – Grillo? Non l’ho visto, era fuori del teatro … Peccato, alcune cose che dice andrebbero approfondite, non gridate, insultate, senza confronto, senza democrazia: infatti quella dei 30.000 della (sua) rete mi pare la democrazia di Atene ai tempi di Pericle: popolazione totale dell’ “impero democratico” ateniese: 250.000 – Aventi diritto al voto: 30.000 – Partecipanti alle Assemblee: 5.000 – A parlare in Assemblea: 10 – A decidere: 1 (in questo caso, oggi, 2: un certo progresso c’è stato, è indubbio!). Democrazia nella rete?  Ma mi faccia il piacere …

Dissesti idrogeologici? Apro internet, vado sul sito tedesco www.wetterzentrale.de (foto aerea dell’Europa) e vedo una intensa e pericolosissima perturbazione su parte del Marocco, Algeria, Tunisia, parte della Sardegna. Speriamo bene! Già, perchè ormai non ci resta che … sperare, sperare che poi non si debba piangere. Altro che F 35!

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I DIALOGHI DI PLUTONE 1 – (sulla destra italiana, il PD e Renzi)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Febbraio, 2014 @ 5:15 pm

Plutone incontra Dante e Virgilio

Detto altrimenti: voi forse avete pensato che io volessi dire “di Platone?” No, intendo proprio i dialoghi di quel “diavolo” di Plutone, il Dio dell’Averno! Infatti una commentatrice mi ha definito “diavolo d’un uomo” (leggete il commento al post precedente!). E allora ecco i dialoghi di quel diavolo (Plutone) d’un uomo-blogger che sarei io! (post 1387)

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Trento. Sono andato in treno a Roma. Nella tratta FiRenzi-Roma spero di incontrarlo. Ma ..

sentite il caso, capitato  fresco

a me ch’ivo viaggiando una mattina

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Platone (in arancione), quello dei “Dialoghi”. L’altro è tale Aristotele, un suo amico

Ero seduto in treno, nelle file di sinistra, la poltrona un po’ più al centro, al centro sinistra, insomma. Davanti a me il computer acceso e un piccolo registratore con gli appunti che avevo preso per scrivere e pubblicare un post. A destra tre persone, nei sedili di destra, sì, a destra, avete capito bene. Da come parlavano, era chiaro che si conoscevano da tempo. Io li sento, anzi …  li ascolto e mi dimentico di spegnere il registratore! In tal modo ora posso trascrivervi fedelmente i loro discorsi. Per aiutarvi nella comprensione, vi anticipo che uno era chiaramente berlusconiano (BE); il secondo alfaniano (AL); il terzo di Fratelli d’Italia (FRI). Anch’io sono intervenuto, però solo con i miei pensieri, che nel dialogo che segue sono scritti in rosso.

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Inizia

BE: Bella cosa avete fatto a dividervi da noi, avete visto in Sardegna …

AL: Ma cosa dici … la somma dei tre è maggiore della unità iniziale …

BE: Ma intanto il tuo capo Alfano ha insultato i collaboratori di Silvio …

AL: E’ perché gli vuole bene … ha voluto metterlo in guardia. E poi che dire di quel suo collaboratore molto piccolo di statura che afferma che il governo con il quale Silvio si accinge a definire alcune riforme istituzionali non avrà vita lunga … ci vuole coerenza, diamine!

FRI: hai ragione AL. Il mio vice capo Crosetto invece ha affermato che il nuovo Primo Ministro, soprattutto nei confronti dell’estero, anche se lui è all’opposizione, sarà il “suo” Primo Ministro e lui non lo contrasterà se non su temi specifici e mai con attacchi personali o cercando di delegittimarlo. E si augura, per il bene del Paese, che il Governo Renzi abbia successo. Più di così che si può volere dalla nostra opposizione?

BE: Ma cosa dici FRI, mentre Crosetto diceva queste cose i vostri erano in piazza a reclamare elezioni subito … dai che si è capito … volete comunque rimescolare le carte sperando di scavarvi il ruolo di ucia della balanza …

Ucia della balanza … ago della bilancia … ma allora quel li l’e dei nossi…

FRI: Già, caro BE … perché Silvio cosa sta facendo? Solo che ora a lottare per essere l’ago della bilancia siete in due, voi e il gruppo di AL … quindi vedi un po’ di cambiare discorso … e pensare piuttosto alle legnate sarde che avete preso.

BE: si, vabbè…. succede, ma tanto adesso c’è il Festival di Sanremo …

AL. Che c’azzecca il Festival di Sanremo con le legnate sarde?

Anch’io me lo chiedo

BE: C’azzecca, c’azzecca … perché i media e quindi il popolo sarà attratto e distratto dalle canzonette e il nostro insuccesso non avrà poi quella grande risonanza …

AL. Ah … ho capito, devo dire che questa non l’avevo proprio pensata.

Questa proprio nemmeno io l’avevo pensata …

FRI: E poi, voi due, credete di stare tranquilli? Renzi farà un accordo con BE per le modifiche istituzionali e con AL per il governo del paese …

BE: Ma il nostro piccolo di statura dice che ciò non sarà ammesso …

FRI: Si, tanto poi chi conta è Silvio che lo può smentire da un momento all’altro … il tuo piccoletto …

BE: Lascia stare Silvio, che con la sua politica del dìvide et ìmpera, con il suo parlare con Renzi, sta disfando il PD …

FRI: Ma che dici? Il dìvide et ìmpera lo ha applicato a se stesso,  ha diviso se stesso ma non ìmpera … e poi.. il PD … prima o poi lo capiranno anche loro che conviene a tutti loro appoggiare Renzi, dopo tutto si chiamano “democratici” … ecchè … poi si smentiscono, si fanno auto goal … contestano il capo che loro stessi hanno democraticamente eletto? Mica sono fessi o suicidi …

Ecco questa l’avevo pensata anch’io: anche i “nemici interni” di Renzi, anche chi non lo ha votato, anche chi  fra i PD non lo avrebbe voluto, anche chi non ha approvato l’operazione a danno di quel Galantuomo di Letta, ora sicuramente capirà che è suo dovere e convenienza politica accettare e sostenere il risultato delle scelte fatte a maggioranza, cioè sostenere Renzi.

Pro futuro, non rimescolando il passato. Il passato sono SUNK FUND (1) soldi affondati. Sicuramente  penserà agli investimenti futuri, non alle azioni acquistate in borsa  (politica) a prezzo esoso.  Piuttosto dovrà ragionare partendo dalla situazione nella quale egli si trova oggi. Anche se diversa da quella che – ieri – egli avrebbe voluto, per l’oggi. Con realismo, senza sentimentalismi o spirito di rivincita.  Machiavelli docet (leggete il Machiavelli analizzato da Paolo Mieli nel suo libro “I conti con la Storia, n.d.r.)

(1) in Borsa. Hai acquistato 100  azioni a 300 euro. La azioni scendono a 150 euro. E’ errato acquistarne altre 100 a 150 euro per abbassare il prezzo medio delle 200 azioni a 225 euro. Quei 300 euro spesi inizialmente ti hanno procurato una perdita di 150 euro che ormai  sono sunk fund, soldi affondati, persi. Acquisterai altre azioni a 150 euro solo se pensi che poi possano risalire, non per altro motivo. Cioè: pensa da qui al futuro, non al passato.

Finisce

Ma … dove siamo? Stazione di FiRenzi! Chissà … forse … ma sì, eccolo … sale su questa carrozza … cerca un posto tranquillo … l’unico libero è quello di fronte a me. Si siede, mi saluta con un cenno. Io sorrido, gli stringo la mano “In bocca al lupo, Sindaco!” Mi ringrazia. Vorrei avvisarlo di quei tre che siedono a destra … ma come faccio? Intanto spengo il registratore, poi tiro fuori un libro a caso … “Le origini del fascismo in Italia” di Gaetano Salvemini. I tre di destra lo vedono. Messaggio chiaro. Renzi lo vede. Messaggio chiaro. Mi sorride e mi dice: “Buona lettura!”. Poi, con grande delusione di tutti, appoggia la testa allo schienale, chiude gli occhi, cerca di appisolarsi. Messaggio chiarissimo. Io continuo a tacere e a riflettere. I  tre di destra iniziano a tacere e – spero – anche a riflettere.

P.S.: se mi vedesse il mi’ babbo, dare la mano a uno di Fiore … il mi’ babbo che gl’era di Montalcino, Montalcino che manco i Senesi riuscirono a conquistare, figurati quelli di Fiore! Eppoi, noi Senesi, a codesti costì  di Fiore e gli si diede una bella strigliata da ridere a Montaperti, in quella battaglia che e fesce l’Arbia colorata in rosso … ma questa gli è un’altra storia … ovvia … gnamo … cittini … un ci confondiamo le idee … che ‘sta mattina un è serata …

(IL DIALOGO N. 2 ALLA GIORNATA DEL 13 NOVEMBRE 2014)

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IL PROBLEMA ANTROPOLOGICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2014 @ 3:47 pm

Detto altrimenti: ancor prima del Problema Lavoro … (post 1386)

Senso di appartenenza: la natura è mia, lo Stato è mio, mia è la città, io sono uno dei comproprietari. Io possiedo tutto ciò. Io sono parte di tutto ciò. Come sarebbe bello!
E invece … invec: non vado a votare; lo Stato è tutto ciò che è al di fuori del mio privato; i furti del denaro pubblico … sì, sono gravi, ma meno dei furti nel mio appartamento; la mia casa? Deve essere pulita, ci mancherebbe altro. Un bel pacchetto di piatti di plastica sporchi? Che problema c’è? Li butto nel torrente Fersina, tanto … non è mica casa mia …

Lo so, lo so … sono dettagli … c’è ben altro cui pensare … e poi … forse … lì dietro c’è un Liceo … forse sono stati i ragazzi … una ragazzata … si sa … la gioventù . mica vorremmo processarla per queste piccole cose …

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Sì, avete ragione … ma io questo post lo pubblico lo stesso. Testa dura, sono! E poi … gutta cavat lapidem!

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DIETRO E DENTRO LE PAROLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2014 @ 12:08 pm
Al “Me ne frego” fascista, Don Milani opponeva il suo “I care”, “Mi prendo cura” (degli altri).

Detto altrimenti: “Le parole sono pietre”, firmato Don Lorenzo Milani. (post 1385)

Ieri pomeriggio un mio vecchio conoscente che non incontravo da anni, riferendosi alle richieste di molte parti sociali, mi dice: “Chiedono questo e quello … ma con quali soldi?” E sorride, sereno, rassicurato dalle sue stesse parole di superburocrate in pensione, sposato ad altra super burocrate in pensione.

Io leggo dentro e dietro le sue parole e penso: “Ma i soldi per le tue due mega pensioni, quelli sicuramente devono continuare ad essere trovati. E gli altri si arrangino … vero? Chissene …”.

Poi mi immagino la sua risposta: “Ma si tratta di diritti acquisiti!”.

E immagino la mia duplice risposta: “ … acquisiti e quindi garantiti da quale articolo di quale legge? E che mi dici dei diritti acquisiti di ogni disoccupato ad “avere” un lavoro, alla dignità, ad un futuro, diritti garantiti e acquisiti – questi sì – dalla nostra Costituzione? Si tratta dello scontro fra i tuoi diritti acquisiti al mantenimento di una situazione di forte benessere contro i diritti acquisiti di altri a raggiungere e a vivere una situazione di benessere almeno sufficiente. Quale dei due diritti dobbiamo privilegiare?”

Ma taccio, sorrido a mia volta, non rispondo, lo saluto e me ne vado. Tanto sarebbe stato inutile. Poi rifletto sulla sua domanda. “Con quali soldi?”  E cerco di rispondermi. Oggi si parla in termini di alternativa fra “politica dei tagli” e “politica degli investimenti”. Io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una sottolineatura: proviamo a specificare un po’ meglio.

Tagli di cosa?

Di sprechi? Di furti? Di evasioni fiscali? Di privilegi di casta? Mi sta bene.
Del welfare? Non mi sta bene.

Investimenti in cosa?

In una politica industriale (Fiat ha trattato con gli USA la sua entrata in USA ma non con l’Italia la sua uscita dall’Italia)? Mi sta bene! Nello studio dell’adeguatezza dell’attuale modello di sviluppo? Mi sta bene! Nel finanziamento dello start up di decine di migliaia di piccolissime imprese e/o cooperative nei settori dell’artigianato, agricoltura, risparmio energetico, turismo, custodia dei siti naturalistici e/o archeologici? Mi sta bene! Nella confezione di un modello (anche solo teorico, per ora) di Stati Uniti d’Europa? Mi sta benissimo!

In mega opere superate dai tempi (TAV) mentre la linea Genova- Ventimiglia, ad un solo binario, è interrotta da quanto … da oltre un mese? Non mi sta bene!
Nella difesa del territorio con gli F35 e non con opere di ingegneria contri i disastri idrogeologici? Non mi sta bene!

“Io assegno le case. Voi andate a cambiare la legge”

Alcuni mi dicono: “Ma la legge prevede …” Ed io rispondo: “Voi ragionate de iure còndito (sulla base delle leggi esistenti), io de iure condendo (sulla base delle nuove leggi che è necessario emanare)”. Cioè, se una legge crea tensioni sociali, non adempie alla sua funzione sociale di equa distribuzione della ricchezza, privilegia investimenti non più prioritari, la si cambi! (congiuntivo esortativo). Un Sindaco di Firenze (Giorgio La Pira, non Renzi!) stava assegnando case popolari secondo equità. I suoi gli fecero osservare che la legge prevedeva diversamente. Lui rispose. “Io assegno le case. Voi andate a cambiare la legge”.

Dice … ma le situazioni da correggere sono troppe, troppi i casi …  migliaia sarebbero gli interventi, anzi, decine di migliaia, centinaia di migliaia … Al che io rispondo: “Dov’è il problema? Fatevi aiutare da Telecom, dalla TRE, da Wind, da Infostrada … gruppi che gestiscono miliardi di informazioni … Dai che oggi non è questo il problema …”.

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PARLAMENTO SCIPPATO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2014 @ 9:28 am

Detto altrimenti: … scippato perchè la crisi di governo non è stata formalizzata in quella sede?  (post 1384)

Questo si che è uno scippo ... non quello che dite voi ...

No. Il parlamento non è stato scippato, si è scippato da solo. Da tempo. Tante volte. Infatti i parlamentari sono ben contenti di esserci, in PARLAMENTO (il corsivo, le maiuscole e le minuscole non sono utilozzate a caso!) e ci sono in quanto scelti dai capi partito, in PARLAMENTO, e sono ben contenti di “non lavorare”, nel senso che le leggi vengono definite nelle sedi dei partiti e poi in sede governativa. Loro … poi, ma solo poi … in PARLAMENTO i parlamentari  ratificano (ma quanto ra-ti-faticano!) e/o procedono a colpi di (non faticoso) voto di fiducia.

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Tutti, parlamentari in testa, contestano l’attuale legge elettorale. Da anni. E da anni non la cambiano. Chevvordì? Ora pare veramente che la si voglia cambiare (Renzi). Al che io mi e vi domando:

• solitamente dopo una nuova legge elettorale si va a votare. O no?
• Renzi afferma: “Al 2018! Al 2918!” …  O no?
• E allora … avremo legge nuova e eletti (rectius: nominati) vecchi?
• E poi, si chiamano a votare la nuova legge i parlamentari che con il cambiamento e nuove elezioni potrebbero perdere il vitalizio … ops, scusate, volevo dire potrebbero perdere il pesante ed impegnativo, responsabile ruolo di rappresentanti del capo partito … ops, scusate, volevo dire del popolo?
• Come voterebbero i senatori sull’abolizione del SENATO?

Diice … si …vabbè … ma i parlamentari intanto protestano di essere stati scippati dalla “manovra” Renzi a danno di Letta e dalla necessaria conseguente azione (assolutamente costituzionale, n.d.r.) del Presidente Napolitano …

Protestano? E’ la protesta di un assente contro chi è stato sempre presente, dico io.

Dice … ma il PARLAMENTO è sovrano, “è” la sovranità del popolo …

Dico io: ma qua’ sovranità del popolo, ma mi faccia il piacere … (firmato Totò) … se manco noi vi abbiamo eletti  a voi! Eppoi, vi sta bene vivacchiare protestando con cartelli, litigando, votando fiducie a raffica, uscendo dall’aula, non salendo al Colle … tanto “stipendium decurrit”, cioè scorre lo stipendio e matura il vitalizio! Ecchè, siete mica fessi, siete! Del resto uno di voi che non nomino per rispetto della “praivaci”, lo dice spesso e chiaramente “Io penso ai c… miei … - A me che me ne f … – Tu pensa ai c… tuoi …” (sic!). Uno solo lo dice, ma voi .. dite la verità … voi … quanti di voi pensano la stessa cosa? Dai, siate sinceri, almeno con voi stessi … non dico di scriverlo come commento al mio post, ma di fronte alla vostra coscienza, nel segreto del Vostro ampio e bel arredato ufficio. Cosa? Mi chiedete cosa è la coscienza? Ve lo dico subito: la coscienza è quella “cosa” che dovrebbe indurvi a dimettervi di fronte a quello che voi ritenete essere uno scippo ai vostri danni. Dimettervi, come ha fatto quel Galantuomo di Letta che io stimo moltissimo. Oppure, almeno, non gridate allo scippo, grazie.

E voi invece rientrate dal vostro stato di letargo/assenza per protestare contro il Grande Scippo! Già, dite voi, siete “sovrani” … eh … siete sovrani come quel presidente di una Spa che se ne stava assente dalla “sua” SpA per mesi, si curava  i suoi (altri) interessi e poi improvvisamente rientrava nella SpA e pretendeva di criticare, giudicare e modificare l’azione del suo Amministratore Delegato (l’Amministratore Delegato ero io, n.d.r.), il quale invece era stato a farsi il mazzo nella SpA tutti i santi giorni … quel presidente che sparava le sue improvvisate nella Assemblea degli Azionisti e che avrebbe voluto che il suo Amministratore Delegato gli dicesse “Bravo, è proprio così” . E invece no, io non lo dissi quel bravo, esposi le mie (diverse dalle sue) idee ed alla fine io fui confermato e lui se ne andò via (per dimissioni, ecco … almeno quelle!)  dalla SpA. Ecco cosa mi richiamate alla mente, voi parlamentari oggi gridanti allo scippo.

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UNA DOMENICA DIVERSA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2014 @ 8:23 am

Detto altrimenti: Musica “sacra” e spettacolo “profano” (post 1384)

1 – MUSICA “SACRA”

Trento, Sala Filarmonica, “I concerti della Domenica” ore 10,30 – quintetto:

Stefania Neonato

Stefania Neonato, pianoforte antico, alias fortepiano
Miriam Caldarini, clarinetto
Elisa Bognetti, corno libero
Magdalena Karolak, oboe
Michele Fattori, fagotto

Pianoforte antico o fortepiano, lo trovate ai post del 26 gennaio e 1 febbraio 2012. Gli strumenti musicali utilizzati per il concerto sono riproduzioni di originali. Per i fiati, infatti, l’invecchiamento è “deterioramento”, a differenza dei violini che “migliorano nel tempo come il vino”. Il pianoforte del concerto? Una copia di un originale del 1810!

Le musiche eseguite? Brani di Mozart e Beethoven. Mozart, il primo a “nobilitare” i fiati, sino ad allora quasi esclusi dai salotti. Beethoven, ponte fra l’ultimo settecento e il primo romanticismo.

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Stefania Neonato, poi ha eseguito da solista la fantasia op. 77 in sol min. di Beethoven, lasciandoci letteralmente a bocca aperta e ad occhi chiusi! Stefania, docente di Fortepiano alla Musikhochschule di Stoccarda e sempre più impegnata in ambiti internazionali!
La sala, stracolma. Conviene infatti arrivare molto prima, per assicurarsi i posti migliori. L’orario. L’inizio è fissato per le 10,30, il che comporta che alle 12,00 – a concerto in corso – giunga il suono delle campane …. Forse si potrebbe anticipare l’inizio alle 10,15 …

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Una considerazione non strettamente “musicale”. La bellezza del concerto è consistita anche nell’incontrare in sala tanti amici, appartenenti a circoli e a gruppi con interessi diversi: circoli sportivi di ciclisti o di amanti della montagna; frequentatori di gruppi di lettura; soci di circoli culturali; etc… tutti accomunati dall’amore per la Musica, tutti palesemente felici nel riscoprirsi accomunati anche per questo motivo, quasi un ri-conoscersi, un conoscersi nuovamente, sotto un ulteriore piacevolissimo profilo.

E’ difficile per un non-musicologo quale sono io, semplice musicofilo, commentare i brani e la loro esecuzione, se non con la magìa del lasciarsi trasportare dai suoni settecenteschi in un altro mondo, nel quale i suoni di un quintetto di fiati e pianoforte avevano l’esclusiva rispetto all’affollata distrazione odierna di radio, tv, cd, etc, etc.. Mi auguro che i miei lettori musicologi vogliano commentare queste mie poche righe con interventi ben più significativi delle mie poche, dilettantesche righe!

Che dire? Evviva la Musica!

2 – SPETTACOLO “PROFANO”

Trento-Villazzano, Circolo Bonporti, ore 17.00.

La Presidente Daniela Dalrì, con il marito, il noto giornalista-storico-politologo Luigi Sardi

Daniela Dalrì Sardi organizza e presenta lo spettacolo musicale e di arte varia dialettale e non del gruppo PoeMus, “Poema” di Poesia e Musica.  Autori ed interpreti, Antonia Dalpiaz (voce), Alessio Di Caro (pianola e voce), Piergiorgio Lunelli (chitarra e voce), Lino Roccabruna (voce).  Voci, chitarra, pianola. Anche qui, sala stracolma. Brani di prosa dialettale, poesie, musiche popolari e non (fra cui brani di De Andrè e Dalla).

“Il Gruppo, cositutito nel 1976 da Piergiorgio Lunelli, musicista ed attore, offre ad più di 15 anni un viaggio nella cultura popolare trentina. sia attraverso al musica, il canto, la poesia ed il teatro. La finalità è quella di istruire divertendo o se volete di divertire istruendo attingendo ad un patrimonio ricchissimo che vede in prima fila autori di rilevante spessore che hanno raccontato il Trentino con sensibilità, arguzia ed ironia”.

Il simpatico magazzino dei costumi dei quattro attori

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Co-autrice, co-recitatrice e presentatrice la dinamica Antonia, allo stesso tempo anche ottima regista dei tempi serrati ed incalzanti dei vari momenti, che non lasciano spazio allo spettatore di riprendersi dalle emozioni di ogni singolo pezzo che si trova calato in quello successivo.

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La bellissima sala della Villa Mersi che ha ospitato la rappresentazione

Un intelligente e ricco mix di rispolverature dialettali, di musica, di scherzi dal Veneto al Sud Tirolo, intervallate da brani musicali e vocali, sempre comunque con il sottofondo “orchestrale” della miracolosa pianola tuttofare di Alessio Di Caro.

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Ed alla fine, gentilmente offerti dall’ospitale Daniela Dalrì, grostoi e smaccafam.

(www.poemus.net – Piergiorgio Lunelli, Via Marnighe, 21/2 – 38121 Cognola Trento TN)

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PER VEDERE ALTRE FOTO, ECCO IL LINK:

https://drive.google.com/folderview?id=0B0KJPd_XoznSc0Z5N1g3blNHMFk&usp=sharing

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GIOVINEZZA, GIOVINEZZA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2014 @ 9:22 am

Detto altrimenti: nostalgia fascista? No, raga, bensì … (post 1383)

Quant’è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza

(Lorenzo de’ Medici, Canti Carnascialeschi, Canzone di Bacco)

Quant’è bella giovinezza? Per i giovani disoccupati? Per i giovani che hanno addirittura perso la fiducia nella ricerca di un lavoro? Per i giovani che non hanno futuro? Certo che in parte Lorenzo De’ medici ragione l’aveva, quando affermava che del doman non v’è certezza ….

Già nel passato, tale Signor De Michelis (1), Ministro del lavoro: “I giovani devono inventarselo, il lavoro”.
Ieri, altro Ministro (ma allora è un vizio!), la Signora Fornero: “I giovani sono choose”, schizzignosi, troppo esigenti …
Oggi, tale Lapo Elkann (figlio di FIAT): “I giovani sono pigri, preferiscono stare in casa con i genitori”.

Ecco, finalmente ho capito di chi è la colpa! Eppure tale Fedro, qualche millennio fa, ce l’aveva insegnato con la favoletta del lupo e dell’agnello:

Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, vanno allo stesso ruscello. Il lupo sta più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello. Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cerca una causa di litigio. “Perché – dice – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo? E l’agnello, tremando: “Coma posso – dice – fare quello che lamenti, lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!” Quello, respinto dalla forza della verità: “Sei mesi fa – aggiunge – hai parlato male di me!” Risponde l’agnello: “Ma veramente… non ero ancora nato!” “Per Ercole! Tuo padre – dice – ha parlato male di me!” E così, lo afferra e lo uccide dandogli una morte ingiusta. Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con false accuse.

La volete in latino? Eccola!

Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi. Superior stabat lupus, longeque inferior agnus. Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit: “Cur – inquit – turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?” Laniger contra timens : “Qui possum – quaeso – facere quod  uereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor.” Repulsus ille veritatis viribus: “Ante hos sex menses male – ait – dixisti mihi”. Respondit agnus: “Equidem natus non eram!” “Pater, hercle, tuus – ille inquit – male dixit mihi!” Atque ita correptum lacerat iniusta  nece. Haec propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt.

Ecco, raga, chi ha oppresso chi? I giovani, nati dopo di noi, nati dopo che il debito pubblico era già elevato, nati dopo che l’immoralità era stata sconfitta dall’amoralità … i giovani hanno oppresso e violentato noi anziani e/ figli di Fiat oppure siamo noi anziani e/o figli di Fiat ad opprimere e violentare loro?

(1) De Michelis, ricordate? Amante dei night club … ma con quali soldi ci andava? Se oggi riusciamo appena appena a scorgere la punta dell’iceberg dei furti dei fondi assegnati ai partiti politici, in allora … forse …. ma no, cosa penso mai? Queste cose allora non succedevano! No … no di certo che non succedevano solo oggi, oggi, non ieri … ci mancherebbe altro! Certo però che a pensar male …

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RENZI E I MARO’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2014 @ 7:54 am

Detto altrimenti: per cercare di capire (post 1382)

Un lettore – con lettera firmata ma chiedendomi l’anonimato – mi scrive una serie di sue osservazioni, che riporto da me tradotte in forma schematica

Inizia

1 – RENZI

• Un partito decide di fare le primarie aperte.
• Fatto positivo: votano tre milioni di persone.
• Fatto negativo: la metà non sono suoi iscritti.
• Ne consegue che il vincitore delle primarie è tale anche per volontà “esterna” al partito.
• Ne consegue che a maggior ragione all’interno del partito possono verificarsi fratture fra chi sostiene il vincitore e chi sostiene Letta.
• Renzi dice: ”Letta, non voglio il tuo posto, a meno che tu non cambi marcia e acceleri”
• Letta più di tanto non può accelerare, visto che una componente della sua maggioranza non glie lo permette.
• Questo Renzi lo sa.
• Ne consegue che Renzi “voleva” il posto di Letta.
• Letta è conscio che se si va alla fiducia in parlamento, lui rischia una umiliazione personale e il suo partito rischia una figuraccia e per evitare tutto ciò si dimette.
• Taluno grida che il Parlamento è stato esautorato, che la fiducia/sfiducia la si accerta con voto in Parlamento.
• Ma dove e quando si è iniziato a confondere le acque?

2 – MARO’

– Io ho fatto il militare in marina.
– Per centrare con il fucile da una nave in movimento due persone (due!) che si trovano su una barca in movimento occorre abilità, fortuna e che la distanza non superi 100-200 metri.
– A quella distanza con i normali binocoli in dotazione si può vedere benissimo se le persone colpite hanno fucili, bazooka, o altre armi.

Finisce

Io, alcuni post fa, prevedevo l’esito del “Marò affair” secondo una procedura a passi successi, che denomino C&CS, Capra e Cavoli System, come segue:
1) Pena di morte per pirateria …
2) … pirateria ma non pena di morte …
3) … non pena di morte, per altro reato …
4) … altro reato? Cinque anni …
5) … cinque anni? Due già scontati …
6) … due già scontati? Risarcimento danni pagato …
7) … risarcimento danni pagato? Tre anni condonati: i marò tornano a casa.

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14 FEBBRAIO 2014 – ASSEMBLEA FIAB-AMICI DELLA BICICLETTA TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2014 @ 9:51 am

Detto altrimenti: “l’importante è partecipare” (post 1381)

FIAB, FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA. Un’ Associazione di amici. Amici fra di loro. Amici della bicicletta. A Trento, fondata 30 anni da Roberto de Bernardis.

(due post fa, al post n. 1379,  trovate la storia di Fiab Trento)

L’annuale Assemblea della FIAB Trento di ieri, 14 febbraio 2014, ha registrato una foltissima partecipazione di soci: ben 54 hanno affollato la saletta della sede di Via Coni Zugna 9. Un terzo in rappresentanza dei vecchi iscritti e ben due terzi di nuove matricole! Un doppio successo, se consideriamo che i partecipanti sono solo una piccola frazione degli iscritti totali (la cui reiscrizione è in corso) e che siamo solo ai primissimi giorni di apertura delle iscrizioni (e delle reiscrizioni)! Fra l’altro si è rinnovato il Consiglio Direttivo e si è definito il programma di massima per il 2014: bici, cultura, ambiente, socializzazione, rispetto per la natura e per tutti.

Ed io mi sono chiesto come meglio celebrare questo avvenimento. Ecco, ho pensato di farlo riprendendo un mio vecchio post … quello del 28 febbraio 2012 nel quale scrivevo:

Inizia

Olanda: quando si dice “tante” …

L’Olanda è il paese con il più alto numero di ciclisti nel mondo, ed è anche il posto più sicuro per andare in bicicletta. Questo è in gran parte dovuto alle perfette infrastrutture ciclabili presenti in tutto il Paese. Come sono riusciti gli Olandesi a costruire questa rete ciclabile di qualità? Alcuni, fra i quali anche molti Olandesi, pensano che questa rete sua sempre esistita. Ciò è vero solo in parte. Infatti, alcune piste ciclabili esistono da sempre, ma erano completamente diverse da come sono oggi. Strette, malamente asfaltate, pericolose ed interrotte da incroci fra di loro. D’altra parte, all’inizio, le piste ciclabili non erano davvero necessarie: infatti le biciclette erano di gran lunga le “padrone quasi incontrastate della strada”, rispetto alla scarsa dimensione del restante tipo di traffico.

… in città

Dopo la seconda guerra mondiale tutto cambiò. Gli Olandesi dovettero ricostruire il Paese e divennero incredibilmente ricchi. Dal 1948 al 1962 il reddito medio aumentò del 44% e nel 1970 l’aumento toccò l’impressionante incremento del 222%. La gente poteva ormai permettersi beni di lusso e soprattutto dal 1957 in poi le auto in circolazione aumentarono moltissimo in città che non erano state pensate per accogliere automobili. Così, molti edifici vennero demoliti per far spazio per le automobili. Anche alcune vecchie infrastrutture ciclabili vennero rimosse. Le piazze vennero trasformate in parcheggi e i nuovi insediamenti vennero serviti da strade larghissime adatte al traffico a motore. Le distanze quotidiane percorse crebbero dai 3,9 Km del 1957 ai 23,2 Km del 1975. Ma questo “progresso” ebbe un costo terribile: il ciclismo venne ignorato diminuendo del 6% all’anno e nel solo 1971 ci furono bel 3.000 morti. Più di 400 di essi furono bambini sotto i 14 anni d’età.

Fuori città …

La strage dei bambini portò la gente nelle piazze a protestare: “Fermate la strage dei bambini” si gridava chiedendo strade più sicure per loro, per i pedoni e per i ciclisti. Questa richiesta venne ascoltata, soprattutto quando nel 1973 la prima crisi petrolifera bloccò il paese. L’allora primo ministro olandese disse alla gente che quella crisi avrebbe cambiato la vita, che si dovevano cambiare abitudini per essere meno dipendenti dall’energia petrolifera e che tutto ciò sarebbe stato possibile senza ridurre il livello della qualità della vita. Inoltre, le domeniche a piedi per risparmiare il greggio ricordavano alle persone come apparivano le città senza auto in circolazione. In questo periodo vennero pedonalizzati i primi centri storici, ma le proteste continuarono.

… anche con la neve …

La motorizzazione di massa infatti continuava a uccideva le persone, le città, l’ambiente. A quel punto, imponenti biciclettate pubbliche in tutte le città olandesi e proteste anche nei centri minori a sostegno della bicicletta crearono una consapevolezza che alla fine modificò il modo di pensare i trasporti. A metà degli anni ‘70 si cominciarono sperimentare percorsi ciclabili a Tilburg e a L’Aja. In una visione retrospettiva, essi rappresentano l’inizio della nuova rete ciclabile del Paese. L’uso della bicicletta crebbe in misura esponenziale, a l’Aja sino a + 60% e a Tilbur sino a + 75%. “Costruite e arriveranno” era il motto che si rivelò vero in Olanda.

Oggi il ciclismo in Olanda è una componente primaria ed integrante della politica della mobilità e la piazza, un tempo asfaltata, sulla quale avevano manifestato i ciclisti, oggi è un gran prato verde, diventato il logo della città.

Finisce

Che ne dite? Non sarebbe il caso di imitare gli Olandesi?

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CARLA CARLONI MOCAVERO, “La donna che uccise il generale” – Ibiskos Ed. Risolo, Collana Le protagoniste, 2012

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2014 @ 2:22 pm
L’uditorio

Detto altrimenti: una donna che sfida la storia, una data, un episodio storico, un libro, una riunione, tante riflessioni. (post 1380)

Martedì 11 febbraio 2014. L’Associazione “Dante Alighieri” in Trento ha organizzato la presentazione del libro della Carloni Mocavero. Sala piena, molti in piedi. Copie del libro, esaurite prima della conferenza. Uditorio attentissimo. Sull’Autrice, sul libro e sulla protagonista dei fatti ivi documentati trovate molte notizie in internet. Ma allora, perchè questo post?

La presentatrice Luciana Grilllo (a dx nella foto) e l’Autrice

Maria Pasquinelli (Firenze, 16 marzo 1913 – Bergamo, 3 luglio 2013) è stata un’insegnante italiana, aderente al Partito Nazionale Fascista. Laureata in pedagogia ed insegnante, uccise a rivolverate il trentottenne generale inglese Robin W. M. de Winton a Pola, massima autorità alleata nella città, la mattina del 10 febbraio 1947, il giorno in cui a Parigi veniva sancito il passaggio dall’Italia alla Jugoslavia di Fiume, Zara, le isole Lagosta e Pelagosa, l’alta valle dell’Isonzo, gran parte del Carso triestino-goriziano e dell’Istria. La data del trattato è stata assunta come giorno della memoria per le popolazioni italiane esiliate o uccise nelle foibe.

La cronaca

Lunedì 10 febbraio 1947a Pola nevischia e tira una brutta bora. La città è ormai abbandonata, le saracinesche abbassate, le insegne spente, solo qualche gruppo di esuli con i loro carretti colmi di masserizie si avvia verso la motonave che li porterà non sanno neanche loro dove. Anche i sacerdoti e le suore e solo in ultimo il loro Vescono lasciano la città.

Occorre indicare le antiche vestigia romane, l’arena, i  monumenti veneziani con i loro leoni marciani, l’ampio e possente arsenale costruito dagli Asburgo,  quando Pola era la sede della loro marina militare, mettendo in rilievo l’incredibile degrado della città in quegli anni. 

Come sempre alle otto la nave Toscana si stacca dal molo per portare il carico di esuli verso Trieste: le masserizie, i bauli sono già sul molo sopra la fanghiglia di neve, un vecchio prima di salire si ferma a baciare la terra, mentre le sue spalle sussultano per i singhiozzi. A salutarli, anche questa mattina, una giovane donna, Maria Pasquinelli nel suo cappotto rosso scuro. Ha gli occhi rossi di chi non ha dormito e la mano destra chiusa nella manica. Saluta i suoi amici, il giornalista Guido Miglio e l’architetto Gino Pavan.

Il primo aveva diretto il giornale “L’arena di Pola” e si accingeva a raggiungere la moglie che insieme alla figlioletta l’aspettava a Trieste; aveva deciso di lasciare la città quando uno slavo aveva sputato sul lenzuolino di sua figlia che dormiva nella carrozzina.

Il secondo, Gino Pavan, aveva partecipato al restauro del tempio di Augusto lesionato dai bombardamenti e Maria era intervenuta come madrina alla cerimonia quando il capitello era stato ricollocato al suo posto. Avevano passato piacevoli momenti insieme, qualche bagno al mare, una mangiata di calamari in trattoria, la messa ogni domenica dove lei faceva sempre la comunione. Nel salutarla l’architetto Pavan che diventerà professore universitario e soprintendente ai Beni Culturali del F.V.G.  non poteva certo immaginare quello che da lì a qualche ora  lei avrebbe fatto.  

Partita la nave che Maria P. salutò con la mano sinistra, visto che la destra era sempre chiusa nella manica, la donna si diresse verso la caserma dove si trovava il quartier generale dell’esercito inglese che allora reggeva la città di Pola, mentre tutto il resto dell’Istria era governato dal maresciallo Tito Pola e Trieste costitvano la zona A, retta dal governo militare alleato, il cui futuro era stato a lungo incerto, contesi dall’Italia e dalla Jugoslavia. Quest’ultima, sostenuta dall’URSS, aveva vinto la guerra a fianco degli alleati e rivendicava il suo diritto sull’Istria, la Dalmazia, la Venezia Giulia, mentre l’Italia rivendicava l’italianità di quelle terre che dovevano poter scegliere il loro destino come previsto dai trattati.

Dei 32.000 cittadini polesani 28.000 preferirono scegliere la via dell’esilio ricordando le violenze fatte durante il fascismo, le impiccagioni eseguite dal governo tedesco, i massacri nei quaranta giorni del potere titino e soprattutto la tragedia di Vergarolla, quando sulla spiaggia scoppiarono delle mine mentre si disputava una gara sul mare della sociatà Pietas Julia. Nessuno nell’ultimo periodo a difendere gli
italiani. E’ormai assodato che un patto segreto tra inglesi e il maresciallo Tito prevedeva la cessione di tutta la Venezia Giulia alla Jugoslavia, anche come tributo per il grande aiuto data dalle truppe jugoslave all’inizio della guerra contro i tedeschi che bombardavano Londra, mentre gli italiani avevamo domandato l’onore di  partecipare a quei bombardamenti.

E quel 10 febbraio 1947 a Parigi si firma la pace che affida  Pola agli jugoslavi.

 Il generale Robert de Winton (1908-1947) che avrebbe dovuto consegnare in settembre la città alla Jugoslavia giunge alle ore 9.10 in auto alla caserma per passare in rivista la sua guarnigione.

Scende con il suo cagnetto, ha appena salutato la moglie che con il bimbo di tre mesi l’ha da poco raggiunto a Pola. Ha partecipato allo sbarco in Sicilia,
allo sbarco in Normandia dove è stato ferito e dove si è guadagnato una bella
medaglia, pensa al ritorno a casa con la sua famiglia, ai giorni tranquilli da passare nella sua terra, anche se sente il dolore della città ormai abbandonata, e soprattutto quella bora lo disturba e lo turba. E non può non sapere che quel giorno si firma la pace, anche perché dai pochi presenti parte qualche fischio di disapprovazione.

Quando con la sua divisa e le sue medaglie il generale inizia la rivista alle truppe schierate, Maria Pasquinelli (di seguito nominata M.P.) esce dal portone della vicina casa dove si è nascosta, si avvicina alle spalle del generale e finalmente tira fuori dalla manica destra la mano con la pistola per sparare. De Winton si gira
meravigliato per capire chi lo sta colpendo, e solo al secondo sparo cerca rifugio all’interno della caserma. Troppo tardi, cade a terra. Parte un’ altra pallottola che ferisce lievemente un soldato.

La donna si era immaginata una pronta risposta dei soldati schierati, non sapendo non immaginando che le loro armi fossero scariche e anche lei meravigliata non sa più cosa fare.

Un soldato uscito dalla caserma imbracciando un fucile avanza con molta  circospezione e, solo quando Maria deposita  a terra la pistola, lui le si avvicina.

Le troveranno in tasca una lettera dove spiega di aver sparato a De Winton in quanto lui aveva la sfortuna di rappresentare i grandi che firmavano il Trattato di Parigi con il quale si consegnava l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia. Sicura di essere uccisa
voleva avere la certezza che tutti conoscessero le motivazioni del suo atto.
Del resto quella stessa mattina aveva affidato a uno sconosciuto due lettere identiche da impostare a Trieste per le Associazioni degli Esuli. E’ molto probabile che uell’atto dovesse costituire parte di un progetto molto più grande che in realtà abortì come viene riportato in seguito.

Coprifuoco a Pola, le spoglie di De Winton attraversano l’Istria, passano la notte a Trieste e infine vengono trasferite dal Castello di Miramare e in fine al cimitero di Adagliacco, sempre scortate da un seguito di soldati con la fascia nera al braccio. Funerale con rappresentanti di tutti i paesi, anche italiani e una banda militare scozzese lo accompagna con la su musica alla tomba.

Trasferimento della M.P. a Trieste in nave. Detenzione  a Trieste e suo diario di Spalato dove dissotterra i resti dei suoi colleghi docenti nella scuola locale  e delle sue avventure in Africa quando da crocerossina si traveste da uomo per raggiungere i soldati al fronte.

Il processo, le pressioni dei governi alleati sulla decisione della corte per evitarle la morte. Carcere a Perugia e poi a Firenze Processo Borghese   Legami con i partigiani della “Osoppo”.

La grazia

La sua vita e il suo silenzio a Brescia e poi a Bergamo dove si ritira con la sorella Tina e dove le allieve della scuola di Milano la andavano spesso a trovare

Maria Pasquinelli è morta in aprile 2013 all’età di cento anni, sempre ricordata dagli esuli.  Forse usciranno altre carte, tanto più che tra i documenti recentemente  resi
pubblici  in Inghilterra  e riportati nel saggio si trova la lettera di una  spia italiana nella quale si comunica agli alleati  che la Pasquinelli si stava esercitando nella
palestra della scuola di Pola per uccidere il loro generale. Ma nessuno se ne preoccupò.

Molto probabilmente il suo non è l’atto i un’ invasata ma parte di un piano non portato a termine. Il silenzio che ha ircondato tutti questi avvenimenti è stato voluto per evitare quella guerra ivile che in Italia era molto probabile.

 

La Lettrice Postal e l’Autrice

Perché un libro su questo episodio? L’intenzione è dichiarata in apertura, e riguarda proprio la possibilità di guardare da un punto di vista diverso un’azione che è condannabile, come qualsiasi omicidio, ma che in altre occasioni ha suscitato anche condivisione, tanto da restare impressa quale gesto eroico nella memoria collettiva.

Ma allora, perché questo post su un “saggio” scritto da una donna sulla vita di una donna? Non certo per fare del revisionismo ma per trarre una conclusione: la Storia va esaminata da tutti i punti di vista e la guerra non risolve nulla.

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Una donna … sola? Con precise idee politiche che però dopo la condanna a morte convertita in ergastolo, poi liberata dopo 15 anni, non ha mai più propugnato alcuna fede politica.
Una donna, sola? Che ha “trovato” la pistola a Milano, che si è esercitata d usarla all’interno di una palestra … tutto da sola?

Molte le considerazioni emerse nella discussione seguita alla presentazione dell’opera:

il silenzio postumo della Storia ufficiale sul momento storico.
Il rischio che “scoppiata la pace”, scoppiasse una guerra civile.
L’obbligo morale, sollecitato all’epoca da Gaetano Salvemini, di non ratificare un accordo internazionale così umiliante.
Il ritardo nella effettuazione del plebiscito.
Le pre-violenze fasciste e le successive violenze dei “Titini”.
L’indifferenza USA.
Il cinismo GB.
La mancanza di una interscambiabilità fra la perdita dell’Istria-Dalmazia e la eventuale cessione dell’Alto Adige (ma questa è un’altra storia).
L’etichettatura (italiana) di “fascisti” per tutti i profughi sopravvissuti alla stragi titine …

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Molti i libri citati dal pubblico a supporto delle tesi sostenute nel corso degli interventi:

Dichiarazioni, articoli e saggi di Gaetano Salvemini.
“Con il vento nei capelli Vita di una donna palestinese”, di Salem Salwa a testimonianza del comportamento inglese contro i palestinesi.
“I conti con la Storia”, di Paolo Mieli, per una conoscenza della storia da tutti i punti di vista.
“Le origini del fascismo” in Italia, lezioni di Harward, di Gaetano Salvemini.
“Il rogo nel porto di Boris Pahor”, circa le violenze fasciste a danno della popolazione slava.

L’Autrice ha lavorato otto anni alla stesura del saggio. Non è un grosso libro, no, non è big, bensì it is a great book! Un importante saggio storico, su un frammento significativo e poco conosciuto della nostra Storia. Non per fare revisionismo, No, per conoscerla tutta.

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