LA COOPERAZIONE, QUESTA (ANCORA) SCONOSCIUTA (DA PARTE DI ALCUNI)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Aprile, 2013 @ 6:47 am

Detto altrimenti: cooperare, in ogni campo … quello che ci manca oggi

Don Guetti

L’Associazione Culturale Lavisana presieduta dal Dottor Daniele Donati (di concerto con il Comune di Lavis e l’Associazione Lavistaperta), dopo averci illustrato in precedente serata la vita e l’opera cooperativa del Lavisano Don Grazioli, il quale in materia di cooperazione si ricollega all’azione del fondatore della cooperazione, Don Lorenzo Guetti (nato a Vigo Lomaso), organizza una seconda

Lavis, il monumento al concittadino Don Grazioli

Serata sulla Cooperazione Trentina, Giovedì 2 maggio ore 20,30 nell’Auditorium della Biblioteca di Via F. Filzi, 21 – Lavis. Oratori: Luciano Imperadori e Diego Schelfi rispettivamente sui temi “Dalla storia della cooperazione una proposta anticrisi”  e “Qualità e futuro della cooperazione”.

Cooperazione, co-operare, operare insieme per il bene comune, ciò che sembra mancare oggi, ciò alle cui radici potremmo e dovremo (sic, potremmo e dovremo) rifarci per uscire dal tunnel della attuale “società dei Ciclopi”, una “non società” nella quale ognuno vive solitario, pensa solo a se stesso, per ricreare invece la “civiltà dell’isola dei Feaci”, sulla quale approdò Ulisse nel suo peregrinare, trovandovi mura ben erette, leggi rispettate, campi coltivati, convivenza serena ed operosa.

Noi … errabondi come tanti moderni Ulisse, che da troppi anni (ben più degli “anni di Ulisse!”) stiamo navigando verso la nostra Isola, ma che una volta siamo fermati dal canto ammaliante delle improbabili promesse elettorali del “tutto va ben madama la marchesa”; altra volta fermati dalla spinta repulsiva contraria di “venti nuovi”, ribelli, sconosciuti alla “Rosa dei venti” che eravamo addestrati a governare …

… noi non possiamo mancare a questo appuntamento. Una riflessione sull’argomento potrà solo farci del bene.

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GRUPPO DI LETTURA MARIA LIA GUARDINI – BIBLIOTECA DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2013 @ 2:48 pm

Detto altrimenti: cultura, insieme di conoscenze, a Trento …

Oggi, seconda ed ultima lectio magistralis della nostra Prof Maria Lia Guardini, prendendo spunto dalle Metamorfosi di Apuleio.

Prossimi appuntamenti : martedì 7 e 21 maggio 2013, ad ore 10,00, presso la Biblioteca Comunale di Trento, Via Roma, 55, Sala degli Affreschi, primo piano, entrata libera, rispettivamente sulle Bucoliche e sulle Georgiche di Virgilio.

All’interno del romanzo di Apuleio, le favole. In particolare Amore e Psiche che può essere letta come autonoma fiaba di magia. E in questa magìa, una delle prove cui Venere sottopone Psiche, di rimettere in ordine un miscuglio di semi diversi, ci porta all’esigenza (dell’autore? del lettore?) di mettere ordine fra le idee, sue, nostre.

Al che sorge una domanda: come veniva percepita l’opera ai suoi tempi? Ecco il problema (“problema”: dal greco, “masso posto davanti ai propri piedi”): il problema della ricezione nella comunicazione letteraria che si articola in emittente (autore), messaggio (opera), destinatario (lettore). Il problema si pone innanzi tutto per lo stesso autore, destinatario dei suoi stessi messaggi, che talvolta gli giungono inaspettati, imprevedibili. Potremmo parlare di letture non preordinate (per sè e per gli altri) dall’autore.

Corfù, l’isola dei Feaci

Oggi diamo per scontata l’esistenza di “concetti” che invece sono “nati” nel tempo. Ad esempio, la discussione sule varie forme di governo … già nell’Odissea ve ne sono i germi di questa “filosofia”: i Feaci presso la cui isola approda Ulisse, hanno mura cittadine, leggi non scritte ma ben osservate, lavorano i campi, hanno dei e li rispettano, coltivano la pesca e la navigazione, convivono in società. I Ciclopi: tutto il contrario di ciò. Ora, probabilmente Omero non aveva intenzione di scrivere un trattato sulla politica, cioè sull’arte del governo della convivenza. E invece …

Alberto Moravia

In tempi più vicini a noi, Alberto Moravia, dopo avere scritto “Gli indifferenti” ed essersi sentito dire che quel suo lavoro rappresentava l’inizio del neorealismo, in un articolo su Corsera ebbe a dichiarare che non aveva avuto né quella consapevolezza né tanto meno quell’intento.

E Umbero Eco, nelle postille a “Il nome della Rosa”, ebbe a dire che era stato incuriosito dal fatto che il suo lavoro venisse letto in varie ottiche, come opera storica, come gioco di paragrammi (?) o altro.

Noi non possiamo sapere se il Manzoni, inserendo il “romanzo della monaca di Monza” all’interno del romanzo “I promessi Sposi”, avesse avuto presente l’inserimento di “Amore e Psiche” all’interno delle Metamorfosi. Tant’è… we cannot help ourselves noting … non possiamo fare a meno di notare che esiste una “idea di letteratura” che si impone agli autori, in secoli e luoghi assolutamente diversi e quasi sicuramente non comunicanti.

E che dire dell’ultima prova cui Psiche è sottoposta da venere, la discesa agli inferi? Innanzi tutto che essa è una parodia delle discese agli inferi della serie mitologica precedente. E poi, che Dante Alighieri avesse letto Apuleio?

E ancora, della “proibizione di” aprire il vaso di Pandora; di non voltarsi a guardare la Gorgona; di non ascoltare il canto delle sirene; di non aprile la fiala di Venere (Psiche); fino al nostro divieto divino di “non mangiare la mela nel Paradiso Terrestre? Desiderio di conoscenza per le menti più elevate. Per gli altri curiosità.

Ecco la modernità dell’opera di Apuleio.

Livio Andronico

Ma veniamo al latino, alla letteratura latina. Essa nacque tardi, sulla scia della letteratura greca, tant’è vero cha la prima opera in latino fu scritta da un Greco, Livio Andronìco che tradusse l’Odissea di Omero. Infatti i Romani erano “scarponi militari”, se si pensa che nei due secoli antecedenti Augusto, essi furono sempre in guerra, sino alla creazione della maggiore superpotenza militare imperiale mondiale dell’epoca. La letteratura inizia a nascere quindi solo alla fine delle Guerre Puniche.
Nata tardi, cresce in fretta ed in fretta muore, salvo restare appannaggio delle classi elevate, colte (Dante Alighieri, Galileo Galilei) e della Chiesa.

Virgilio

Prendiamo l’inizio dell’Eneide di Virgilio: “arma virumque cano”, canto le guerre (Iliade) e l’uomo (Odissea): prima il viaggio di Enea da Troia al Lazio e poi le sue guerre nel Lazio. Imitazione ma non solo: anche emulazione, cioè “cerco di fare del mio meglio, se posso anche meglio di te”.

Bucoliche, una raccolta di ecloghe, singoli componimenti “scelti” dal greco echlego, scelgo (da cui il nostro eclettico). Componimenti scelti dallo stesso autore fra tanti altri sui scritti, una sorta di antologia anzos – lego, raccolta di fiori (letterari). A imitazione di Teocrito, argomenti che riguardano i pastori: bukoloi, pastori, appunto, in greco. Quelli di Teocrito vivono ambienti mediterranei: sole, aria limpida. Quelli di Virgilio sono “padani”, ma hanno la schiena diritta, non “puzzano”, sono colti, sensibili. Perché? Qui sorge il problema del rapporto fra il potere e la letteratura. Infatti a Virgilio talvolta è stato attribuito il ruolo di poeta vate, nel senso di essere il cantore della politica agricola di Augusto, il quale, dopo la battaglia di Azio, aveva espropriato i latifondisti per creare una ampia classe media agreste di piccoli proprietari terrieri.

Dieci minuti filati … senza pausa pranzo! In Toscana direbbero: “Te sì che se’ n’omo, miha la tu’ sorella”

Soprattutto in tal senso operò il Minculpop dell’epoca, retto dal ministro Mecenate. del resto, qualche anno dopo, la cosa si ripetè, con l’invio dei nostri contadini in Libia e soprattutto con Benito Mussolini a mietere il grano a dorso nudo..

Ma Virgilio crede in quello che scrive. Celebra il mito di Roma più che la sua storia. Non è servile.

Le Bucoliche hanno una loro geometria simmetrica. Sono dieci. Quelle pari, scene e dialoghi. Le dispari, narrative. La decima è di commiato. La quinta, centrale, è la “Dafni”, poeta e cantore bucolico. La prima e la nona, autobiografiche. La seconda e l’ottava, lamenti d’amore. La terza e la settima, gare poetiche. La quarta e la sesta sono anomale rispetto al canone della poesia bucolica, la quarta soprattutto,  quella del “puer” , del bambinello che deve nascere … ci fa pensare alla profezia della nascita di Gesù.

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FRA IMBECILLI CHE VOGLIONO CAMBIARE TUTTO E MASCALZONI CHE NON VOGLIONO CAMBIARE NULLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2013 @ 7:59 am

Detto altrimenti: una frase … non è mia, l’ho sentita alla radio … però … mica male … ecco, vedete, ci sono cascato anch’io … in questo momento mi sento un po’ Padre Zapata, il quale …. (completate voi la frase!)

Infatti sto riflettendo: sono frasi ad effetto che attirano l’attenzione, il che è un buon inizio; fanno sorridere, il che è cosa buona; fanno riflettere, il che è cosa ottima. Tuttavia mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e di lettori una riflessione: forse è giunto il momento di smettere …

1. di usare frasi e termini ad effetto del tipo: inciucio, golpettino, siete assediati, meno male che Tizio c’è, etc.;
2. di assumere comportamenti ad effetto, quali ammiccamenti, atteggiamenti di supponenza, di superiorità, paternalismi, etc.;
3. di rispondere ad una domanda con una domanda, come dicono facessero i Gesuiti (domanda ad un Gesuita: “Padre, è vero che i Gesuiti ad una domanda rispondono con un’altra domanda?” Risposta: “Chi te lo ha detto”?)
4. di non rispondere con precisione a domande precise.

Non rispondere alle domande … non ci avevo mai pensato … ma una volta, quale responsabile di una sua Spa, stavo riferendo ad un Consiglio Comunale, forte del fatto mio, del mio operato e dei miei risultati. Mi fecero una serie di domande. Una di queste, che formalmente avrebbe potuto apparire una critica al mio operato, mi avrebbe portato invece a far emergere l’inefficienza dell’azionista (cioè della maggioranza al governo del Comune). Un assessore seduto al mio fianco mi sussurrò: “A questa domanda non rispondere”. Io restai “basito”, risposi a tutte le domande tranne che a quella. Mi stavo aspettando una protesta da parte dell’interpellante. E invece non accadde nulla.

Don Lorenzo Milani

Ecco … e invece occorre formulare domande precise, esigere risposte precise, riformulare, se del caso, domande successive a fronte di risposte successive. Con precisione, specificità, chiamando le cose con il loro nome (le parole sono pietre, firmato Don Milani). Senza divagare, senza distrarsi, senza accontentarsi, senza pasticci logici (del tipo: “Il bilancio è da approvare! No, oggi piove, quindi è da bocciare!”)

Chiamare le cose con il loro nome: ad esempio: gli sprechi di denaro delle tesorerie di partiti sono furti di denaro pubblico; le fondazioni create ed utitilizzate dalle citate segreterie sono strumento di “sottrazione ad ogni controllo” del denaro pubblico; i benefit dei parlamentari sono inaccettabili e insostenibili privilegi medievali; il non aver fatto le riforme pur avendo la maggioranza è malafede; i diversi calcoli del numero di esodati e cassintegrati sono errori imperdonabili; la maggioranza è tale rispetto a quale base? Degli Italiani? Dei votanti? Degli iscritti ad un partito, ad un MoVimento? Dei partecipanti ad una consultazione web?

E non accettiamo che il contenuto di una risposta sia trasformato in un “contenuto di atteggiamento”.

Precisione, serietà, onestà intelletuale. Proviamoci un po’ … hai visto mai … dicheno a Roma …

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IL DISCORSO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2013 @ 6:29 pm
GRAZIE PRESIDENTE!

Detto altrimenti: grazie, Presidente! Era tanto che non ero orgoglioso di essere Italiano! Grazie! Il testo e i commenti? Domani sulla stampa nazionale ed estera.

Io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori solo una sottolineatura: in parlamento, nei partiti, nei movimenti, nessuno si può sottrarre alle sue responsabilità, nessuno può sentirsi escluso dalle severe, concrete, precise reprimenda del Presidente.
1. Non chi, padre della legge elettorale della ingovernabilità, dopo avere negato l’insorgere della crisi e dopo “non aver vinto” anche “grazie” alla sua stessa legge, da qualche mese si vanta di avere proposto le “larghe intese” quale cura alla malattia che lui stesso ha procurato.
2. Non chi, avendo ampia maggioranza,  avrebbe potuto e dovuto fare le riforme ma non le ha fatte.
3. Non chi applaude alla critica del Presidente contro l’immoralità dilagante (anche contro l’amoralità, n.d.r.) e ne è responsabile o corresponsabile.
4. Non chi ha detto: “Mai con quella coalizione”.
5. Non chi ha detto. “Mai con quel partito, occorre un cambiamento”.
6. Non chi dice: “Mai con chiunque altro”, confonde la piazza con il Parlamento e non ha applaudito il Presidente.

I nomi di tutti questi “chi”? Metteteli voi, lettrici e lettori del blog! Io ripeto solo: grazie, Presidente Napolitano, grazie!

E la pars costruens? Eccola! Dice il Presidente: io non sono qui per prendere atto della ingovernabilità, ma per far sì che si governi  E state attenti che non sto scherzando (non uso il virgolettato perchè sto citando a memoria).

Ma… Grillo dice che la Repubblica è morta. Grillo …. Grillo chi?

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UN POST D’INTERVALLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2013 @ 9:08 am

Detto altrimenti:  dai ridiamoci sopra … saremo più lucidi, più sereni …

 

E’ stato messa a punto il nuovo modello FIAT, progettato da Marchionne per sconfiggere la concorrenza asiatica e tedesca. Il nostro inviato, camuffandosi da giardiniere di passaggio, nascondendo la macchina fotografica dentro una caciotta di formaggio, è riuscito a carpire questa preziosa, inedita immagine. Nulla ancora si sa sulla carrozzeria che verrà scelta: decapottata, cioè proprio senza capote o “senzavolume” nel senso che sarà tutta piena di spazi vuoti, con seduta esterna all’auto stessa, anzi in piedi.

 

 

 

 

L’ingegnere collaudatore: “Via da lì davanti, non ho i freni …”

Si tratta ancora di un prototipo sul quale i tecnici stanno ancora apportando qualche ultima modifica: in particolare si deve intervenire sui freni, che ancora lasciano a desiderare. Colpisce la meccanica semplice, retrò (meno c’è meno si guasta) e la rivalutazione di marchi e modelli del passato. La manutenzione è stata ridotta al minimo: basta una tettoia di canne intrecciate (meglio se di plastica o di lamiera) per proteggere il prototipo dalla pioggia.

 

 

 

 

 

Siamo riusciti anche ad avere una visione dei inaccessibili laboratori Fiat nei quali è nata ed è stata sviluppata l’auto del futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA MUSICA GRATIS A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2013 @ 7:34 am

Detto altrimenti: perché mai?

“Scaricare” musica dalla rete è un furto, un reato, ed è punito dalla legge. Mi sta bene. Però mi chiedo: come mai invece si permette che vengano eseguiti da singoli musicisti o da ensemble moltissimi concerti assolutamente a titolo gratuito?

Intendiamoci, non mi riferisco certo ai concerti per beneficenza, o a quelli tenuti nelle case degli anziani o nei circoli dei pensionati, ma a quelli che si svolgono, ad esempio, all’interno di sale, di chiese, di auditori, alla fine dei quali tutti noi, contenti, gratificati, allietati da quelle esecuzioni (per noi gratuite!) applaudiamo, ci congratuliamo con i musicisti, li ringraziamo. Sì, vabbè … appaludiamo, ma se è vero che litterae non dant panem, anche la musica, almeno questo tipo di sua esecuzione, non è da meno.

L’atteggiamento della Siae, della costosissima organizzazione Siae – solo recentemente in parte moralizzata con riduzione di emolumenti e numero di alti dirigenti – mi ricorda per certi aspetti ciò che succede nel mondo del lavoro, là dove ci si preoccupa di difendere i diritti dei lavoratori occupati (e cioè, nel caso in esame, dei musicisti retribuiti) e si trascura il problema di chi il lavoro non lo ha (cioè, dei musicisti che suonano gratis).

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DEMOCRAZIA INCEPPATA, MALATA (MA PU0′ ESSERE CURATA E GUARIRE, DIAMINE!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2013 @ 6:20 am

Detto altrimenti: un tentativo di analisi cruda, quasi impietosa …sicuramente amara

Demos – crazia, il potere al popolo, del popolo. Ma siccome tot capita tot sententiae, cioè ognuno vuol dire la sua (ed è diversa da quella del vicino), ecco il meccanismo della maggioranza.

Ma come si forma la maggioranza? Anzi, come “me” la formo la maggioranza?

“Spero, prometto e giuro” tre verbi che qualche professore di latino di insegnava che “volevano” l’infinito futuro (cioè, che nella traduzione latina avrebbero dovuto essere seguiti dall’infinito futuro). Faceva anche rima: “Spero, promitto, iuro con l’infinito futuro!” Così ce la saremmo ricordata meglio, la regoletta: spero che voi mi da oggi in poi mi darete la vostra fiducia; prometto che manterrò le promesse elettorali; giuro che sarò onesto.

E invece no … di quei tre verbi, due possono anche essere seguiti da un infinito passato: spero di essere riuscito ad essere creduto, di avere realizzato le mie promesse; giuro di essere stato onesto.

Ecco, una volta ero in Germania, per studio della lingua, era il 1982 se non ricordo male … vincemmo i mondiali di calcio contro quel paese (tre a uno) appunto … In quegli stessi giorni in Germania cambiò il governo: io chiesi agli amici tedeschi cosa ne pensassero. Mi risposero: “Aspettiamo di vedere i risultati, prima di giudicare”. Ricordo che la risposta mi colpì: infatti noi Italiani eravamo abituati a valutare i governi non dai risultati ma dalle loro promesse. D’altra parte, con un governo all’anno per 50 anni, non ci sarebbe nemmeno stato il tempo per i nostri governanti di conseguire risultati significativi.

Ma poi anche noi avemmo un governo abbastanza stabile, quasi un ventennio, con una maggioranza “bulgara”. E i risultati non vennero. Quel leader si squalificò, lo si convinse a dimettersi. Il resto è storia recente.

Eppure quello stesso leader, in qualche mese, riprese il controllo della situazione e “rischiò” di rivincere le elezioni. Come si spiega ciò, anzi, questo primo “ciò”? (definiamo questo caso come “Caso 1”).

Prometto: in quattro mosse risolvo la situazione!

E un altro leader (“Caso 2”), partito da zero, via web, in un anno al 25 %? Come si spiega anche questo secondo “ciò”? Per entrambi i casi, il perché sta nel fatto che la gente – anche inconsapevolmente – ha imparato e adottato quella regoletta latina, sbagliata; che rimanda tutto la futuro. Cioè, un leader è bravo se promette cose buone, anzi, se promette. E poi, sempre nei due casi, perché i due leader hanno trasformato la comunicazione in sostanza. Entrambi nelle piazze, e poi, nel Caso 1 anche in TV e nel Caso 2 anche sul web.

E nel “Caso 3”? Bè … questo leader non ha comunicato. Ha insistito sui “valori”, sulla “coerenza” ed è stato messo in difficoltà dall’esterno ed anche dalla sua stessa maggioranza interna.

La maggioranza interna … ma come si fa a tenerla coesa?

1) Innanzi tutto con la promessa di reinserire i propri supporters nella lista dei candidati eleggibili (potere derivante al capo dal porcellum, guai a chi lo tocca!).

2) E poi, per il Caso 1, firmando fidejussioni che garantiscono a quel partito – e non agli altri – mezzi finanziari ben prima dei cosiddetti rimborsi (eccessivi) elettorali, dando quindi al quel partito un vantaggio competitivo rispetto agli altri partiti.

3) Nel Caso 2, scegliendo persone anche valide ma sconosciute, “prelevate” dalla base, le quali non avrebbero avuto nella loro vita alcun modo per “emergere politicamente” e che quindi tutto devono al loro leader, il quale, diciamola tutta, in un periodo di crisi occupazionale “nerissima” è anche il loro preziosissimo datore di lavoro con pensione ricca e presto maturata.

Ma se poi uno cambia idea, strada facendo? Possono succedere diverse cose.

1) Un cambio di campo “individuale” (cosiddetta “scilipotata”) per rendersi prezioso ago della bilancia in una situazione di quasi equilibrio, e quindi acculumare punti di “merito” (merito? Ma mio faccia il piacere …) agli occhi del leader “aiutato” che poi, di fatto, lo ricandida (è successo!).

2) Ancora, possiamo assistere alla nascita di piccoli partiti “a latere”, cioè non proprio di campo opposto, ma teoricamente autonomi, per dare a quelle stesse persone che prima appartenevano al partitone d’origine più potere di quanto non ne avessero all’interno della compagine originaria.

3) Infine, può capitare che all’interno di una grande compagine tutti dicano sì ma poi molti votino no. E la compagine esplode.

Questa è grosso modo la situazione italiana. Come reagire? Semplice (si fa per dire):

  • Usando con assoluta precisione le parole (ad esempio, la parola “golpe”), perchè “le parole sono pietre”, firmato Don Milani;
  • non usando le parolacce (e se uno, uno a caso, conosce solo quelle, stia zitto);
  • cambiando la legge elettorale;
  • regolando meglio il finanziamento pubblico e privato dei partiti (fidejussioni comprese);
  • introducendo la sfiducia costruttiva al governo, ammessa cioè solo in caso di esistenza di una maggioranza alternativa.

Tutto qui? No di certo, questi interventi sono solo alcuni fra quelli possibili … anzi necessari. Il primo sarebbe quello di risolvere la Questione Morale, la Rinascita delle Coscienze, ma questa è un’altra storia …

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BICI UISP TRENTO: BRINDISI D’INIZIO STAGIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 6:22 pm

Detto altrimenti: Unione Italiana Bici Pertutti (si, Pertutti, così quadra con l’acronimo!) BICI UISP è un’associazione che vuole diffondere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, di svago, di turismo lento, salutare e culturale, alla scoperta della nostra Regione, del Paese intero e dell’Europa. Usualmente percorriamo piste ciclabili o strade a basso traffico, dormiamo in ostelli ed abbiamo sempre con noi accompagnatori esperti, tutti volontari. Le nostre gite sono preparate sotto ogni profilo: tecnico, paesaggistico, storico-culturale, gastronomico.

Emanuela e Bruno, nuovo soci, di fronte alla scelta del percorso …

Il programma 2013 (che si avvierà dopo il brindisi odierno) si intitola “Dalle rotaie alle due ruote – In bici lungo percorsi nati dal recupero di linee ferroviarie dismesse”. La prima gita si svolgerà dal 26 al 28 aprile in Liguria, per pedalare da S. Stefano al mare a Sanremo e ritorno lungo il tracciato costiero della vecchia ferrovia Genova-Ventimiglia. Quasi 50 km di pianura, in totale.

La nostra Presidente Monika Giacomozzi con la padrona di casa, Carla Casetti Bregantini

Un’altra uscita 2013? Per mettervi voglia di iscrivervi … ecco la gita lungo la Ferrovia delle Dolomiti dal 26 al 28 luglio (Dobbiaco-Cortina-Calalzo-Longarone- Belluno- Primolano). Ma non spaventatevi, facciamo anche tante biciclettate di un solo giorno, come la Ora-Bolzano e ritorno; la vecchia M.A.R. (Mori, Arco, Riva); la Vacca Mora (ex ferrovia Schio-Rocchette-Asiago), e molte altre ancora. L’anno scorso siamo stati quattro giorni lungo il Danubio e tre giorni nel Delta del Po. Insomma, ne abbiamo per tutti i gusti, in allegria. E poi, come se non bastasse, ci accordiamo fra di noi per altre uscite su ulteriori percorsi.

Alcuni soci (in totale siamo quasi 100!) prima del brindisi. Sullo sfondo la cascata di Zambana Vecchia

Brindisi di apertura, dicevo. Ci siamo ritrovati in una bella casa nella piazza centrale di Zambana Vecchia, presso la sede dell’Associazione di Volontariato Ricreativo Mana (se interessati, contattare Carla Casetti, tel. e fax 0461 242187, 3400732766, ovvero carla.casetti@alice.it). Inizialmente era previsto giungervi in bici e festeggiare in giardino, ma dato il tempo … siamo arrivati tutti in macchina ed abbiamo goduto del ricco buffet all’interno. Ritrovare gli amici di pedale delle precedenti stagioni, persone che da “amici di pedale” sono diventati “amici”, persone con le quali ormai si parla di molti argomenti, si fanno programmi di vario tipo, ci si confronta su molti argomenti … è sempre una cosa molto bella!

La Presidente con il nostro collega Guglielmo, animatore di questo e di tanti altri incontri

Che tipo di bici occorre avere? Nella maggior parte dei casi basta anche una city bike. La maggior parte di noi usa mountain bike. Pochissimi bici da corsa. In caso di foratura, ognuno di noi può contare su di una intera squadra di “soccorritori”! E se capita qualche piccolo incidente, un graffio, una caduta … può succedere, spesso abbiamo anche una infermiera professionale al seguito. In ogni caso le nostre uscite sono improntate alla massima prudenza e … tutti con il casco in testa! Che altro dirvi? ISCRIVETEVI E VENITE A PEDALARE CON NOI!

Ci si iscrive via mail scrivendo a biciuisp.tn@hotmail.it oppure presentandosi in sede, Largo Nazario Sauro, 11, tel. 0461 231128. Il costo della tessera annuale è di €10,00 (con copertura assicurativa €33,00). Per l’iscrizione occorre esibire un certificato medico attestante l’idoneità allo sport non agonistico. Per scaricare i moduli di iscrizione e per ulteriori informazioni visitate il sito www.slowbiketrento.xoom.it

P.S.. volete altre notizie, foto etc.? Cliccate nell’apposito riquadro la parola “uisp” o “bici uisp” o “bici” o “biciletta” e troverete molti miei post con molte foto!

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BEPPE, LE PAROLE SONO PIETRE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 8:17 am

Detto altrimenti: le parole devono mantenere il loro significato, usiamole con precisione …

“Le parole sono pietre” soleva dire Don Lorenzo Milani, quando al “Me ne frego” di tristissima memoria, contrapponeva l’ “I care”, “io mi prendo cura di” che aveva scritto sulla lavagna e sulla parete della sua misera aula in cui teneva scuola ai figli dei “contadini di montagna” dell’appennino toscano. Aula “misera” la quale però, letteralmente “arredata” da quella scritta, diventava ricchissima.

Ieri sera, durante la trasmissione “Che tempo che fa” ho udito ripetere quella frase da Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a proposito dell’affermazione fatta da Beppe Grillo che l’avvenuta rielezione del Presidente Napolitano sarebbe stato un golpe, un colpo di stato, e che lui (Beppe) avrebbe portato a marciare (?) su Roma milioni di persone (con o senza baionette? Però … il 21 aprile, i Natali della fondazione di Roma … sarebbe stata una bella coincidenza … vero Beppe? Anche Craxi ci provò, a firmare la revisione del Concordato l’11 febbraio (11 febbraio 1929-11 febbraio 1984, sarebbe stato un colpaccio da niente!) ma anche a lui non riuscì, e dovette accontentarsi del successivo 18 febbraio!)

Orazio, nella sua Ars Poetica, afferma: “nescit vox missa reverti”, cioè, la parola, una volta pronunciata, non può tornare indietro. Generalmente la frase viene utilizzata nei casi in cui ci si accorge troppo tardi di aver detto qualcosa di sconveniente. Il concetto è ripreso “qualche tempo dopo” da Pietro Metastasio (Ipermestra, Atto II°, Scena I°): “Voce dal sen fuggita/poi richiamar non vale/non si trattien lo strale/ quando dall’arco uscì”.

Ed ecco poi, invece, le smentite, le correzioni: “Non riesco ad arrivare in serata; no, comizio no; mi raccomando, nessuna violenza”. Ma tant’è, la voce sfuggita dal seno (immagino villoso, ma non ambisco certo fare questa verifica!) di Beppe esprime la natura istintiva del personaggio.

Diciamola tutta: ha ragione Grillo a protestare quando si elogia l’eventuale (rarissima, n.d.r.) indipendenza di pensiero di uno dei suoi, mentre se ad essere “senza vincolo di mandato” è l’appartenente ad altra formazione politica, lo si definisce “franco tiratore”. E poi, un sottofondo di buono c’è, sia in lui che nel M5S, allorquando si critica l’inerzia, gli abusi, le incapacità, le caste, i privilegi, gli sprechi, i furti, le ingiustizie sociali, l’errato ordine delle priorità del sistema politico tradizionale. Ma tutto ciò è semplicemente una “malattia” della democrazia, di una democrazia che va curata, non uccisa.

E la democrazia, Beppe,  viene uccisa quando

  • si afferma che i risultati di una consultazione web sono democratici, laddove non vi è alcuna garanzia e controllo sulla procedura applicata né é dato conoscere il numero dei votanti;
  • si afferma che la volontà di 48.000 persone è la volontà del popolo italiano;
  • non si dà conto delle spese sostenute nella campagna elettorale;
  •  ci si sottrae al confronto politico affermando: “Vogliamo il 100%”;
  • si rifiuta a priori qualsiasi dialogo, “ma però” si vuole dialogare quando si afferma che “tu non sei libero di votare Tizio se prima non mi spieghi perché non voti Caio”;
  • si afferma che una decisione del parlamento assunta a larghissima maggioranza “è un golpe”.
Forza, sventola gagliarda, che presto mettiamo le strisce anche a te!

Ma … “basta là” (locuzione dialettale piemontese), smettiamola lì, pensiamo al futuro: habemus papam (anzi tre, due a S. Pietro ed uno al Quirinale). Vediamo ora come che la buta, come si mette … Nel frattempo Beppe dovrà decidere se gli conviene continuare a cercare di cambiare (rectius, cercare di migliorare) il sistema ponendosi “contro” il sistema, anzichè “dentro” il sistema. Basta però che tu, o Beppe, non insista con quell’uscita … si con quella tua uscita sull’uscita dell’Italia dall’euro, per di più decisa con referendum! Quella si che sarebbe la morte della democrazia sostanziale, oltre che dell’Italia moderna, anzi europea, anzi dei futuri Stati Uniti d’Europa!

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DUE PENSIERINI DI UNA DOMENICA MATTINA PIOVOSA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 8:17 am

Detto altrimenti: … che tanto non si può uscire in bicicletta …

El parlamentario mas rapido del mundo!

1) Che bello! Come ha lavorato velocemente ed intensamente il parlamento! Una seduta dopo l’altra … se ne saranno resi conto? Avranno visto che anche per le altre, numerose, successive decisioni, potrebbero bene fare riunioni così ravvicinate, assumere decisioni così tempestive? Altro che rinvii di mesate in mesate! Non avete più scuse, ormai vi siete traditi con le vostre stesse mani!

Rendere trasparente il mio web? Ne parlerò questa sera a … Casa …

2) La legge italiana ormai prevede che si possano tenere riunioni dei consigli di amministrazione per corrispondenza, purchè siano adottate certe procedure e certe garanzie. In più abbiamo la “posta elettronica certificata”. Ecco, Beppe, se vuoi dare valore alle tue consultazioni web, fai in modo che quanto meno siano leggibili, credibili, verificabili, certificate (da terzi indipendenti). Non ti pare?

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