“GHE VURIEVA NATRA GUERAâ€
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Settembre, 2012 @ 6:41 pmDetto altrimenti: dal dialetto ligure, “ci vorrebbe un’altra guerra”
No, non vi spaventate! Non condivido questa affermazione, Ci mancherebbe altro! La udii nel 1951. Avevo sette anni. A Genova. Stavo andando alla scuola elementare “Brignole Saleâ€. A piedi, 300 metri, da Via Rodi a Via Monte Zovetto, nel quartiere di Albaro, in collina. A pronunciarla, un uomo che, con il suo carrettino a mano cercava di vendere le pesche (“persegheâ€) che qualche ora prima aveva comperato al mercato all’ingrosso di Corso Sardegna, nella città bassa. Aveva ben ragione di essere scontento. Si era alzato prestissimo, aveva spinto faticosamente il carretto per circa 3 km lungo le salite che conducevano al quartiere residenziale, non riusciva a vendere la sua merce nonostante il sonoro richiamo: “Perseghe, perseghe bele, donne!†Ma da li ad invocare un’altra guerra … bè, ce ne corre!
Un‘altra guerra? Che avesse fatto la borsa nera? Mah, non lo sapremo mai. Certo che per dare incremento al commercio, auspicava la situazione di bisogno che si viene a creare durante la guerra. Perché mai mi è tornato alla mente questo episodio? Non sono andato io coscientemente a ricercarlo negli anfratti della memoria. E’ tornato a galla da solo. Perché? Forse perché oggi la guerra che quel tale auspicava, purtroppo è arrivata! Infatti siamo in guerra, una guerra senza cannoni e bombe, ma altrettanto deleteria. Una guerra fatta di mancanza di lavoro, di assuefazione all’immoralità , di una immoralità vinta solo dalla amoralità . Stiamo vivendo una guerra fatta di mancanza di senso del futuro, di rispetto per l’altro, di capacità e volontà di condivisione … e potrei continuare ancora per molto l’elencazione dei malanni che ci affliggono. Ed ora, i nodi vengono al pettine, soleva dire il mio maestro, Aldo Ubertis, nella citata mia prima scuola. E ci sono venuti, i nodi, al nostro pettine!
 Ma in questa guerra c’è anche un aspetto positivo. Abbiamo raggiunto il fondo. Possiamo e dobbiamo solo risalire.
I nodi della trascuratezza, dei furti delle risorse pubbliche, del “fare comunque, costi quel che costi, e intanto maturano le percentualiâ€. L’aspetto più eclatante del momento sono i furti (sic) e gli sprechi del denaro pubblico perpetrati dalla politica (con la p minuscola, che Politica non è, intendiamoci bene). Finanziamento dei partiti? Non più, bensì rimborsi delle spese elettorali. Fondi ai Gruppi Regionali? E a quelli del Senato e della Camera? E a quelli Comunali? Si dice: stiamo provvedendo. Sentite un po’ come, e ce ne è per tutti, quindi non mi si dica che faccio politica di destra o di sinistra. Né mi si dica che faccio “anti Politica†solo perchè non posso condividere “questo†modo di “fare politicaâ€, che poi “Politica†non è, quindi contestarla non significa contestare la Politica, quella con la P maiuscola! Le parole sono macigni, afferma il mio amico Don Marcello Farina. E allora stiamo attenti a come le utilizziamo. Ma torniamo a noi e vediamo come la politica (con la p minuscola) sta reagendo.
Un gruppo politico, dopo avere sostenuto i propri costi (spesso non documentati!), aveva residuato 100 (e già qui i conti non tornano, con questi elevati residui attivi!). E’ stato rubato 20. Gliene restano 80. Il gruppo dice: restituisco allo Stato i 20 rubati. Solo che li preleva dagli 80 che gli erano rimasti. Ed allora, che mi viene a significare?
Un gruppo politico, dopo … (vedi sopra) aveva 200 (e già qui …. vedi sopra). E’ stato rubato 20. Il gruppo dice: destino 10 in beneficenza. Ed allora …?
I gruppi politici avevano 1000. E’ stato rubato 500. I gruppi affermano: facciamo in modo che invece di 1000 noi per il futuro si riceva 700. Ed allora ….?
Io non sapevo, non ero al corrente. Ma come? In una SpA esiste la responsabilità oggettiva del Presidente. E qui?
Chi ha rubato, ha disposto del denaro con ordini e prelievi “ad una sola firma, cioè a firma singola?†Quando mai! Almeno si fosse richiesta la doppia firma, come in tutte le SpA civili! Che ci sarebbe voluto a precostituire questa cautela?
In un gruppo sono stati scoperti furti. Il capo dice: è una sciagura, questo è solo il frutto di guerra fra correnti. Ma come, dico io? Evidentemente si tratta di un lapsus freudiano. Infatti, per fortuna che c’è stata la guerra fra correnti! Almeno certe cose sono venute a galla!
La tracciabilità . Dei nostri pagamenti privati, di poche migliaia di euro, si. E per i denari pubblici, no? Perchè? Esigiamo anche per loro la stessa tracciabilità . Le scatole cinesi poi … una SpA ne possiede un’altra che ne possiede un’altra e così via, magari con l’interposizione di una fiduciaria. Come si fa a capire chi possiede cosa? E qui ora abbiamo i “flussi cinesi”:  lo Stato preleva risorse dalle nostre tasche le tasse, le dà al Ministero delle Finanza, da qui al Tesoro, ai singoli Ministeri, ai partiti, ai gruppi, etc.. I flussi si perdono in mille rivoli … controllarli ex post diventa arduo. Molto meglio regolarli ex ante.
Traduciamo: io non vaso in vacanza, non cambio l’auto, non risparmio un euro anzi azzero i miei risparmi, non trovo lavoro, non riesco a pagare il mutuo, non riesco ad aiutare i miei figli (che non trovano lavoro), non mi pagano la pensione ma pago le tasse  … e i miei soldi sono spesi in caviale, champagne, appartamenti, viaggi, vacanze, auto di lusso, scorte di polizia inutili, accrediti su conti privati esteri, super stipendi, super pensioni, super vitalizi, super buonuscite, supe benefit vari, super cumuli di tutto ciò, etc. in favore di una certa casta?
Amici, la finisco qui. Io credo che dovremmo tutti scendere in piazza, per una manifestazione generale, silenziosa, pacifica, come fu  la marcia dei 40.000 a Torino negli anni settanta. 40.000 lavoratori che volevano lavorare. Solo che oggi dovremmo essere 58 milioni (circa) in piazza, a dire “basta†con il nostro silenzio urlato agli altri 2 milioni (circa). Pacificamente e senza armi, per carità , non mi fraintendete.
In un precedente post raccontai di come nel dopoguerra, in Olanda, la popolazione scese in piazza per protestare contro gli incidenti stradali di cui restavano vittima i bambini. Dalla loro protesta nacque il contenimento del traffico automobilistico e lo sviluppo delle piste ciclabili protette di cui oggi l’Olanda va giustamente fiera. Anche noi dobbiamo scendere in piazza con la stessa compostezza, per protestare contro l’uccisione … del nostro futuro.
Chissà se oggi quel tale le sue pesche le venderebbe meglio!
PER I GIOVANI CHE STANNO LAVORANDO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Settembre, 2012 @ 6:11 amDetto altrimenti: oggi, ladies and gentlemen, si cambia genere! Istruzioni per i giovani, istruzioni per l’uso della loro vita lavorativa. Per quei pochi fortunati che ce l’hanno, una vita lavorativa … Infatti, mai come oggi i nostri giovani sono esposti agli aspetti negativi (si, ci sono anche quelli) dell’ambiente lavorativo. Ed allora ecco per loro qualche “pillola di esperienza†che li possa aiutare, offerta da chi, nato nel 1944, ha avuto la doppia fortuna di non vivere la guerra e di trovarsi di fronte ad un mercato del lavoro accogliente. Tentare di aiutare i tanti giovani che il lavoro lo stanno cercando sarà molto più difficile. Fine della premessa. E ora, follow me, please!
1. Napoleone era solito dire: “Mi vanno bene i generali fortunati, purché lo siano sempreâ€. Io vi dico: ricercate la creatività più che la fortuna e siate regolarmente creativi, cioè siate sempre un poeta: infatti il termine “poeta†deriva dal verbo greco “poieo†che significa fare, creare. Tuttavia state attenti ad un particolare: l’italiano in genere è molto creativo, ma rende pubblici i suoi progetti troppo presto, e spesso gli vengono rubati da chi li sa realizzare più tempestivamente. In ogni caso la creatività raramente è pagata per quello che vale, e cioè molto. Se avete una buona idea cercate anche di riuscire a “firmarla†come vostra. Infine v’è da dire che le idee vengono a chi è abituato a farsele venire, quindi … allenatevi!
 2. Come reagire di fronte alla mancanza od all’eccesso di creatività , in se stessi e negli altri? Ragazzi, innanzi tutto il malanno più frequente e ben più grave è la mancanza di idee, quindi ben vengano le “troppe†idee! Pensate sempre che senza idee Colombo non avrebbe scoperto l’America, Fleming non avrebbe inventato la penicillina e così via. Dovete solo cercare di distinguere fra intuizioni (ci vogliono anche quelle) ed idee maturate dopo attente analisi (suggerisco di dedicarvi molto a questo secondo genere).
 3. Un padre disse al figlio: “Mettiti una scimmietta su di una spalla e vai in un paese dove non conoscono le scimmie. farai fortuna.†Può essere vero, ma attenzione…una bottiglia è mezza piena e mezza vuota allo stesso tempo! Se volete “fare carriera†dovete anche considerare l’opportunità di eccellere in modo omogeneo all’ambiente che vi ospita: mi spiego, se siete dei bravi manager, ma molto bravi, allora potrete fare carriera in un ambiente moderno e managerialmente organizzato. Ma attenzione a volere imporvi come manager in un ambiente un po’ troppo “alla buonaâ€! Lo stesso dicasi per il contrario: se un ambiente è molto bene organizzato, voi non potrete progredire se siete voi troppo “alla buonaâ€.
 4. Persevera, non ti stancare, non scoraggiarti mai, saresti il primo nemico di te stesso! Abbi invece fiducia nei risultati dell’allenamento e della perseveranza: nello sport, nel lavoro, nella vita.
 5. Abbi fede in una logica superiore, immanente nelle cose, che funziona “nonostante†l’intervento dell’uomo.
 6. Quanto ai principi, sii fedele ai tuoi, non avere paura di viverli e diffida di chi ti fa lezione pretendendo di farti applicare i suoi.
 7. Ricorda che spesso la morale comune condanna chi denuncia le violazioni della morale comune molto di più di chi viola la morale comune. Comunque, su con il morale…
 8. Sii coerente.
 9. Sii semplice nella comunicazione verbale e scritta, ed usa il lessico più comprensibile in assoluto: soprattutto ricorda che l’impresenziazione di uno sportello ferroviario vuol dire solo che l’impiegato è momentaneamente assente, non che è veramente mal vestito e con la barba lunga! Che la conversione dei mezzi operativi significa solo che ci sono autocarri in manovra, non che metà degli operai dell’autostrada si è convertita al cristianesimo. Che la convergenza complanare è solo un incrocio con uno svincolo stradale, non l’incrocio delle rotte di due aeroplani, e state attenti a non obliterare a casa il documento di viaggio, perché in realtà il biglietto del tram dovete timbrarlo sul tram stesso, e non dimenticarlo a casa!
 10. Abbi carattere anche se poi ti diranno che hai un cattivo carattere.
 11. Sii estremamente specifico, evita le occasioni di coinvolgimento in situazioni generiche, non chiare: rimetterle sui binari ti attirerebbe l’accusa di essere pedante o di avere un caratteraccio.
 12. Cerca di porti in grado di produrre risultati, di sapere fare bene il tuo mestiere.
 13. Cerca di riuscire a firmare il tuo lavoro.
 14. Non farti escludere, proprio perché sai fare e vuoi firmare quello che hai fatto.
 15. Attento ai sistemi assistiti: a gestire l’ordinaria amministrazione o a dividere la ricchezza sono capaci tutti. La professionalità serve solo se c’è necessità e volontà di produrre ricchezza.
 16. Attento ai sistemi eccessivamente politicizzati: per la divisione del potere non serve la professionalità che ti invito comunque a conseguire.
 17. Diffida delle novità in quanto tali, se non motivate da effettive nuove necessità .
 18. Ricerca sempre la motivazione che spinge ognuno ad agire (il famoso “cui prodestâ€, a chi giova). Cioè: troppo spesso la gente cerca di capire le conseguenze di un fatto e dimentica di analizzare le ragioni che lo hanno determinato.
 19. Chiarisci a te stesso i tuoi obiettivi e finalizza onestamente ogni tua azione agli stessi.
 20. Se devi competere e sai nuotare bene, non accettare di misurarti nello sci alpino.
 21. Se ti accorgi che stanno per far votare una mozione contro la tua idea, chiedi una sospensione, esci dalla stanza, fai la pipì, lavati le mani e, rientrando, sii tu a proporla. Vincerai anche quella volta.
 22. Se altri realizzano come propria la tua idea e tu cerchi di riappropriartene, allora tu saresti anche un bravo manager, ma hai un tale cattivo carattere …
 23. Se vuoi difendere al meglio una tua idea, cerca di inquadrarla in un progetto completo ed articolato al fine di fare emergere la sua portata strategica. Se la controparte accetta di misurarsi sullo stesso terreno, allora vuol dire che stai operando in un ambiente moderno e professionale. Se ti dicono “Tutte chiacchere, quello che conta è il particolare di dettaglio del quale stiamo discutendo†… allora , se puoi, cercati altri compagni di viaggio.
 24. Quando gestisci un piano, ricordati che talvolta le sue fasi sono, nell’ordine: entusiasmo, perplessità , ripresa di contatto con la realtà , ricerca del colpevole, punizione dell’innocente, lode ad estranei.
 25. Se ti consigliano come agire “nel tuo interesseâ€, applica la mia teoria del campo da tennis: ringrazia, ma che ognuno torni nella sua metà campo e giochi come crede, lasciando a te la scelta di come battere la palla o di come rispondere alla battuta altrui.
 26. Non ti fidare di chi, con aria assorta e quasi sognante, magari accarezzandosi il mento e volgendo lo sguardo al cielo, si “lascia scappare†importanti riflessioni o ipotesi di soluzione relative ad un problema che ti riguarda o nel quale sei coinvolto, tipo :â€Sto pensando se non sarebbe meglio…â€. Infatti, se fossero riflessioni vere, se le terrebbe per sé. E invece, il più delle volte quelle riflessioni sono fatte ad arte per indurti a far tue le sue idee. Sono subdoli messaggi pubblicitari, promozionali, al limite della “pubblicità subliminale occultaâ€.
 27. Guardati anche da chi non parla mai e semplicemente ascolta, per due motivi: o è veramente intelligente ed astuto, od è stupido, e quindi ugualmente “pericolosoâ€. Sappi infatti che nessuno assomiglia di più ad una persona intelligente di uno stupido che tace.
 28. Cerca di perseguire sempre contemporaneamente più soluzioni per lo stesso problema, ognuna come se fosse l’unica percorribile.
 29. Quando operi all’interno di una SpA, opera come se tu ne fossi il proprietario: con lo stesso amore e con la stessa attenzione.
 30. Di ogni tuo intervento, fanne un fatto seriale: cioè che ogni tuo intervento non sia un fatto isolato, ma l’occasione per organizzare la gestione dell’intera gamma di quel tipo di problema.
 31. Persegui, nell’ordine, l’efficienza (il rispetto delle regole) e l’efficacia (il raggiungimento dei risultati). Dante scriveva: “Scienza non fa, sanza lo ritener aver intesoâ€, non è apprendimento, se non ricordi ciò che hai capito, cioè, non è lavoro, se le tue azioni non producono risultati.
 32. Ricordati che i sofisti (non i surfisti, quelli sono un’altra cosa!) dimostravano una tesi ed il suo contrario: non erano in contraddizione con se stessi, ma si esercitavano a porsi dal punto di vista “degli altriâ€. Infatti una bottiglia può essere allo stesso tempo “mezza piena†e “mezza vuotaâ€, e tu, nel constatarlo, non ti devi sentire minimamente disorientato.
 33. Ricorda che ogni contrapposizione dialettica ha sempre tre soluzioni: la tua, quella del tuo avversario e quella giusta.
 34. Non rinunciare mai al lato umoristico delle cose.
 35. Se non sai il latino e vuoi usarlo nelle citazioni, attento agli accenti. “Dìvide et ìmpera†non si pronuncia “divìde et impèraâ€! Inoltre ricorda che “sine qua non†non vuol dire “siamo qua noiâ€; cum grano salis, non vuol dire quando cresce il grano; ed “in medio stat virtus†non equivale a “in Mediaset virusâ€. In ogni caso ti suggerisco il libro di De Mauri, “5000 Proverbi e motti latini†Edizioni Hoepli, Milano.
 36. Se hai messo a fuoco un problema e ne proponi la soluzione e i tuoi interlocutori la approvano ufficialmente, allora hai fatto carriera. Se la discutono e la bocciano, sei sulla buona strada. Se la ignorano o ti dicono che non hanno avuto il tempo di leggerla, vuol dire che stai per diventare un loro pericoloso concorrente. In questo caso, c’è chi dice che per far carriera devi far finta di non accorgerti di nulla. Altri, fra i quali io stesso, ti dicono: insisti cortesemente ma con fermezza perché la tua proposta sia verbalizzata con estrema precisione e discussa.
 37. Temi, evita e combatti la trasversalità . Talvolta infatti ti potrà capitare di notare che alcuni potenti non siano contenti nemmeno se tu dai loro ragione. La verità è che spesso le motivazioni vere che li spingono ad agire sono diverse da quelle ufficiali. Ciò può accadere perché purtroppo esiste un sistema a rete nascosta, trasversale appunto, che prescinde dagli schieramenti ufficiali dei partiti, delle correnti di pensiero, della concezione della morale comune, delle strategie aziendali ed è fondato invece soprattutto su di un sistema di interessi e di potere, ed in parte minore anche su di un sistema di comodi equilibri (quaeta non movère). Come e cosa fare in questi casi? Non è facile a dirsi. Occorre comunque darsi una calmata, smettere di agitarsi, di proporre e di proporsi, di assumere posizioni ferme, non perché si voglia o debba rinunciare a se stessi, ma perché prima occorre capire quali sono i reali intendimenti e le singole vere ed intime motivazioni di ciascun interessato, al fine di valutarne le possibili reazioni.
 38. Chiedere aiuto e ricevere consigli? No buono….
E per chiarimenti, scrivete, scrivete, scrivete ….
ANCORA MOBILITA’: LA CONCESSIONE A22
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Settembre, 2012 @ 6:23 amDetto altrimenti: il Tunnel di Base del Brennero, di per sé, non basta. Occorre che la concessione dell’A22 resti locale. Il Governo di Roma afferma che le infrastrutture sono uno dei punti di forza sui quali investirà . Bene. E noi, dal Trentino e dal Sud Tirolo, siamo pronti a fare la nostra parte.
L’Italia è in ritardo infrastrutturale rispetto alla media degli altri paesi europei di 150 miliardi di euro di investimenti. Inoltre il traffico pesante è fortemente sbilanciato in favore del traffico su gomma (70%) a danno della rotaia (30%), all’opposto di quanto avviene in Germania. E non per colpa della nostra Autonomia.
Le industrie del Paese, a prescindere dalla crisi attuale, perdono competitività per carenza di infrastrutture di comunicazione: l’aggravio dei loro costi può stimarsi fra il 10 ed il 15%. Nonostante la crisi, nel 2011 le industrie trentine (in primis tessile, agroalimetare, chinica) hanno un incremento del fatturato del +9% (L’Adige 27 settembre 2012 pagg. 1 e 7).
 Si dice: puntiamo sulla “intermodalità â€, cioè sul trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia. Ma le nostre ferrovie, per almeno 10-15 anni non saranno al livello europeo.
 Il traffico merci mondiale è sempre più mediterraneo, quello mediterraneo è sempre più italiano, quello italiano sempre più alpino, secondo la direttrice Nord- Sud (Tunnel di base del Brennero, A22), mentre è sempre di meno Est-Ovest (TAV).
Gli effetti della recessione coprono parzialmente le carenze infrastrutturali. Ma questo non può essere l’alibi per trascurare il problema. “Si vis pacem, para bellum,â€, cioè anche oggi, in piena crisi economica (anzi, proprio per questo motivo!) dobbiamo preoccuparci a riprogrammare i nostri sistemi infrastrutturali, in vista della ripresa.
Il problema di fondo è che la nostra ormai è una società relazionale che di fatto non relaziona abbastanza, perché ha voluto essere troppo “densa†di relazioni: ha voluto creare nuove industrie, decentrarle in paesi lontani per ridurre i costi della produzione ma aumentando il volume delle merci trasportate; ha voluto attrarre nuovi flussi turistici, muoversi in fretta e forse anche troppo, cercare di annullare lo spazio ed il tempo. Ora, una società densa induce nei suoi abitanti la paura della vischiosità , la quale, a sua volta, li induce a ricercare il “viver bene localeâ€. Ciò si persegue creando reti infrastrutturali corte (“Progettiamo da qui a li, gli altri si arranginoâ€), e ridistribuendo gli spazi disponibili (“Qui creiamo un parco pubblico, lì un giardino privato, dove potremo entrare a goderci la non-densità e la non-vischiosità â€).Questa è una visione accettabile solo in parte e solo per il breve periodo, perché non siamo soli al mondo, abbiamo dei confini abitati, dove vivono “gli altriâ€, siano essi gli altri componenti della famiglia, della città , della regione, degli altri stati etc., ed anche perché se non si progetta, si è progettati.
Ed allora? Allora si devono mettere in rete i problemi e le loro pseudo-soluzioni (le reti corte), secondo una filosofia di area oggi più che mai europea (!) che ricomprenda l’interfacciamento con la filosofia delle aree confinanti.
E non basta un accordo tecnico sul sistema delle infrastrutture, non basta progettare un sistema organico di infrastrutture (che già sarebbe molto). Occorre un accordo socio-politico oggi più che mai a livello europeo sul “dove vanno le aree alle quali apparteniamoâ€. Nel caso nostro, esse si stanno attrezzando semplicemente per “sgorgare†il Sistema del Brennero? Oppure per creare le migliori relazioni dirette possibili per il Sistema Europa? La soluzione sta nel mettere in rete il Sistema del Brennero con il Sistema Europeo.
Questo risultato può essere raggiunto attivando le Euroregioni, soggetti locali ma interstatali, locali ma europei, locali ma con visione europea. Questi soggetti inoltre fornirebbero la migliore garanzia che il loro obiettivo principale non sarebbe il pagamento di dividendi, ma il reinvestimento funzionale degli utili.
Ben venga quindi nella nostra area l’attivazione di una Euregio (dei Trasporti dell’Asse del Brennero), purché essa non persegua la creazione di una “rete corta†da Innsbruck a Verona, ma sia catalizzatrice di un Sistema dei Trasporti funzionale anche all’intero Sistema Europa.
In quest’ottica, la concessione dell’A22, già locale, deve restare tale, affinchè l’intero progetto si possa avvantaggiare delle capacità progettuali e di autogoverno già positivamente maturate in seno alle Autonomie Locali, anzichè essere allineato al livello di sistemi ancora in corso di perfezionamento. Magari iniziando dall’attivazione di una joint venture funzionale fra le tre autostrade prioritariamente interessate, quella tedesca, austriaca ed italiana. Viribus unitis, intendo …
Si obietta: ma le leggi e gli accordi internazionali non ce lo consentono. Ed allora se le leggi (europee) non sono funzionali al progetto, cambiamole. Progetti speciali in momenti speciali (di crisi, intendo) richiedono leggi speciali nel senso di “nuove†nel senso di “adeguate†all’esigenza reale d urgente del momento. D’altra parte, da parte dei partiti non si sta mettendo mano (finalmente e per fortuna, dico io!) anche alla legge sui rimborsi elettorali, fino a poco tempo fa strenuamente difesa (e abusata!) proprio dagli stessi partiti?
Solo “Filosofia della Mobilità ?”  Forse … ma almeno ci stiamo provando … sperando che il nostro obiettivo diventi anche obiettivo del Governo di Roma.
QUE SERA, SERA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Settembre, 2012 @ 8:07 amDetto altrimenti: ricordate la canzone cantata dalla bionda Doris Day? Cosa succederà all’Italia, all’Europa, al Mondo? (O cosa dovrebbe/potrebbe succedere …)
In Italia? Per fortuna che siamo in crisi, in decrescita … altrimenti con questo “scoprirsi di tombe†e di scoperchiati pentoloni,  ribollenti fondi neri della politica, di tutta la politica o di quasi tutta la politica .. – scrivo “quasi tuttaâ€, così almeno mi salvo in quanto “ogni politica†può ritenere di essere ricompresa nell’accezione, quindi potrà non offendersi, quindi non si arrabbierà con me - ci potrebbe capitare fra capo e collo un colpo di stato … ops, scusate, m’è scappata… volevo scrivere un colpo di … spugna, il che in buona sostanza è la stessa cosa ma suona meglio. Ma mancano le condizioni internazionali, per fortuna! E poi, la mia è una finzione ed anche una “funzione” matematica, un “limite” che non ti dice quale saà il risultato, bensì verso quale risultato ci si sta dirigendo …
In Europa? Che ci si sbrighi a realizzare gli USE, United States of Europe.
Nel mondo? Che ci si ricordi del monologo del Console Romano Menenio Agrippa che pose fine alla rivolta della plebe del 494 a. C.. Agrippa spiegò l’ordinamento sociale romano metaforicamente, paragonandolo ad un corpo umano nel quale, come in tutti gli insiemi costituiti da parti connesse tra loro, se collaborano insieme sopravvivono, se discordano insieme periscono. E che, effettivamente, se le braccia (il popolo) si rifiutassero di lavorare, lo stomaco (il senato) non riceverebbe cibo. Ma ribatté che, dove lo stomaco non ricevesse cibo, non lavorerebbe e non lavorando tutto il corpo, braccia comprese, deperirebbe per mancanza di nutrimento. La situazione fu ricomposta ed i plebei fecero ritorno alle loro occupazioni, senza considerare che nel corpo umano la distribuzione del nutrimento dallo stomaco alle membra è inevitabile, mentre la distribuzione delle risorse tra gli uomini (e tra le diverse popolazioni del globo, n.d.r.) dipende dalla percezione del senso di giustizia e dall’organizzazione della società .
Riflettiamo, amici, riflettiamo! Non fa mai male.
IL PREDOMINIO DELL’OCCIDENTE …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Settembre, 2012 @ 7:25 pmDetto altrimenti: … e del suo vecchio ed attuale “modello di crescitaâ€. Proviamo a ampliare l’orizzonte temporale sotto il quale valutiamo le situazioni, anche perché ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, magari nel tempo, ma corrisponde, corrisponde …
Questo post è “senza figureâ€, direbbero i bambini delle elementari …, ma di solo testo. Infatti, amici lettori e commentatori del blog, non vorrei mai che voi pensaste di me “ma questo qui, va in barca, in bicicletta, a sciare, legge libri, ascolta musica (classica), ma di cose serie, quando se ne occupa? Bè, scusate, a parte che per un pensionato di 68 anni sono serie anche quelle cose li … eccomi a voi con un post impegnativo.
 L’Occidente si è comportato in modo imperialistico nei confronti dell’Oriente e soprattutto nei confronti del sud del mondo. Oggi le ex colonie portoghesi stanno acquistando la maggioranza azionaria delle società portoghesi. La civile Europa ha condotto ben due guerre contro l’ “incivile e barbara†Cina, le cosiddette guerre dell’oppio (1839-42 e 1856-60), per imporre a quel Paese l’acquisto dell’oppio britannico coltivato i India! Oggi assai frequentemente anche il berretto da sole che utilizziamo è made in China, così come il computer che sto utilizzando per scrivere.
 Leggete, al riguardo, “Il Predominio dell’Occidenteâ€, Edizioni Il Mulino, di Daniel R. Headrick, professore emerito di Storia e Scienza Sociale nella Roosvelt University di Chicago.
Oggi la Signora Merkel afferma che i mercati dubitano che nel medio lungo termine alcuni Stati Europei siano in grado di far fronte al rimborso dei loro debiti. In passato crisi del genere hanno trovato soluzione in una guerra. Oggi non vogliamo e non possiamo più permetterci un simile “lussoâ€. Ma nemmeno “possiamo†meravigliarci se siamo arrivati a questo punto. Piuttosto “dobbiamo†non solo meravigliarci, ma scandalizzarci del fatto che i Governi non abbiano previsto questa evoluzione.
Quo usque tandem abuteris patientia nostra? Fino a quando abuserai della nostra capacità di sopportazione? 2000 anni fa Cicerone così si esprimeva contro Catilina. E noi, fino a quando abuseremo della nostra insipienza, distrazione, illusione, disinteresse, egoismo, avidità , “cortamiranzaâ€? (“Cortamiranzaâ€, è un vocabolo che ho appena inventato, il contrario di “lungimiranzaâ€).
Che fare? Oggi si dice: dobbiamo evitare di cadere nel baratro, dobbiamo assumere provvedimenti d’urgenza sul fronte fiscale, qualcuno sul fronte delle spese, altri sul fronte della crescita.
Al riguardo mi permetto di sottoporvi cinque sottolineature:
1) I provvedimenti di ogni Governo Europeo devono diventare “europeiâ€, altrimenti nessuno Stato europeo ce la potrà mai fare: aveva ben ragione Altiero Spinelli ed il suo MFE, Movimento Federalista Europeo …
2) I provvedimenti sopra accennati producono effetti anche abbastanza immediati sulla finanza pubblica, ma nei confronti dell’economia reale (in primis quella delle famiglie) producono effetti troppo dilazionati. E nel frattempo? Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, cioè mentre a Roma di discute se aiutare Sagunto dall’assedio cartaginese, la città viene espugnata (e le famiglie italiane, i lavoratori, i giovani non ce la fanno!)
3) I provvedimenti recentemente adottati e quelli adottandi devono poter essere inquadrati in un’azione di medio periodo. Ciò condurrebbe ad un Monti bis, anche perché il potere sulle scelte adottate deve essere unito alla responsabilità dei risultati. Ho già scritto che non è condivisibile che un chirurgo affermi che l’operazione è perfettamente riuscita e che se poi il paziente è morto, bè … che non sono affari suoi;
4) L’esigenza di agire in fretta, l’urgenza che spinge l’attuale Governo a questo tipo di provvedimenti e soprattutto a puntare sul rilancio di questo modello di crescita non può esimerci dal domandarci se quello attuale sia un modello su cui convenga continuare ad investire. Forse … (come è bello il “forseâ€, come è bello “avere dubbiâ€, confrontarsi, discutere, comunicare, difendere le proprie opinioni ed essere disposti anche a modificarle … questa è vera civiltà , quella della “comunicazione†cioè della “communis actioâ€, dell’azione comune!), forse, dicevo, possiamo fermarci a riflettere su eventuali diversi modelli di crescita. Al riguardo suggerisco la lettura di “Meno e meglio, decrescere per progredire†di Maurizio Pallante, Ed. Bruno Mondadori.
5) Nel frattempo, non possiamo più accettare che da un lato ci siano ostriche, champagne, SUV, vacanze di sogno, super stipendi, super pensioni etc.  e dall’altra disoccupazione e disperazione. Difesa dei diritti acquisiti o dei privilegi acquisiti o, peggio, degli abusi acquisiti? Le parole sono macigni: usiamole correttamente.
Dai, che poi mi fate sapere …
VIAGGIO IN ITALIA – 2° tappa
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Settembre, 2012 @ 6:21 pmDetto altrimenti: una tre giorni ciclo – fungo – turistico – gastronomica in Val di Non (20, 21, 22 settembre 2012). Ingredienti: un amico che ti ospita e ti guida; una bellissima valle; una bicicletta; coltello e cestino da funghi; tre giorni di tempo.
Il 20 settembre, da Trento, Maria Teresa ed io siamo andati a Cavareno, ridente paese dell’Alta Valle di Non (Anaunia), ospiti di Edoardo e Pia. Già nel pomeriggio la nostra guida ci conduce per funghi nella zona del Lago di Tret, entro i confine della provincia di Trento (in quella di Bolzano non siamo “abilitati†perchè non abbiamo pagato la tassa per il permesso giornaliero). I boschi sono agevoli, non si fatica nella ricerca. Poche ore. Un discreto bottino.
Già che ci siamo, a raccolta terminata, ci spingiamo sino al Lago. E’ un laghetto artificiale, ma quasi non ci se ne rende conto, tanto è bello. Azzurro del cielo. Tutto il resto, verde.  Nella zona tedesca il bosco è curato come un giardino. I prati rasati, spesso addirittura dotati di impianto di irrigazione. Mucche pezzate di marrone al pascolo.
La mattina successiva, 21 settembre, si cambia scenario: direttamente dal paese, a piedi, verso la zona dell’ex pista da sci. Anche qui, bottino facile. Non si tratta ancora di quelle “buttate†fenomenali, nelle quali sono loro, i funghi, a dirti “coglimi!â€. Ma tant’è, ci accontentiamo: ne abbiamo da mangiare e da conservare per l’inverno: brise (porcini, steinpilzen), mazze di tamburo, ombrelloni, finferli, finferle a tanti altri, tutti buoni (Edoardo è un esperto!).
Pomeriggio del 21 settembre: Maria Teresa e Pia vanno in auto a Cles a “far danni†(cioè shopping). Edoardo ed io in sella: saliamo inbicicletta al Passo delle Palade (circa 17 km da Cavareno, di cui 12,5 di salita). I tempi? Il nostro amico Pio (bici da corsa. Oggi assente) impiega un’ora. Edoardo (mtb) un’ora e 18 minuti. Io ed Edoardo (mtb) un’ora e 28 minuti, che volete … un po’ di rispetto per i vecchietti!  Ad un tratto abbiamo compagnia: nel prato che costeggia la strada un maialino dal manto scuro, in assoluta libertà , corre parallelo alla nostra rotta per poi risalire il pendìo e lasciarci proseguire da soli. Mi piace illudermi e pensare che si tratti di un cinghialetto.
Prima di scendere, ci copriamo bene, anzi, benissimo: difatti farà freddino! Dopo di che, la sorpresa: per la discesa Edo mi propone un itinerario fantastico: al Passo, voltiamo le bici e dopo pochi metri prendiamo uno sterrato a destra. La prima parte è un po’ impegnativa, con un fondo sassoso. Tuttavia, la vista sulla sinistra di un recinto con splendidi cavalli aveglinesi ci ripaga ampiamente. Poi il fondo del sentiero si normalizza e diventa assolutamente pedalabile.
Breve sosta con foto a fianco di una vecchia casetta, quindi ci caliamo della valle “dei dinosauriâ€: infatti poco prima del paese di Unsere Liebe Frau Im Walde (Senale) faccio amicizia con uno di loro!
Dopo il paese, breve salita verso sinistra indi discesa verso la Chiesa di San Cristoforo. Da qui si scende ancora, per poi risalire verso St. Felix (S. Felice). Dopo la chiesa parrocchiale il sentiero continua e dopo un tratto asfaltato c’è una ripida discesa, dopo la quale, sulla destra, è possibile ammirare le cascate di Tret: da una staccionata di legno ci affacciamo su uno strapiombo perpendicolare di circa 250 metri entro il quale si precipita la cascata del torrente ….. Emozione e spettacolo semplicemente alpinistici!
Proseguiamo poi verso il paesino di Tret e dopo averlo attraversato continuiamo a pedalare fino a raggiungere di nuovo la statale. Su mia richiesta, preferiamo questa al sentiero sterrato che ci condurrebbe quasi fino a Fondo. Così, dopo una bella e veloce planata, si arriva alla capitale dell’Alta Anaunia e quindi senza fatica, a Cavareno. Tre ore, 35 km. Grazie. Edoardo!
22 settembre, mattina. Dedicata alla scoperta dell’Alta Valle di Non. In auto: Cavareno, Fondo e poi, al bivio verso Castelfondo, breve sosta per ammirare e fotografare il ponte Romano sul torrente Novella e gli strapiombi che sprofondano lo sguardo in abissi da inferno dantesco! Indi salita verso Castelfondo, Salobbi e da qui alla Forcella di Brez. Scendiamo poi su Lauregno (Chiesa e cimitero).
I cimiteri locali: piccoli, ordinati, ogni tomba adornata di fiori freschi, erba nel vialetti o bianca ghiaia, quasi cimiteri inglesi, aiutano a sentire ancora vive e soprattutto amate le persone care, tanta è la cura dedicata alla loro dimora.
Qui, come in altri cimiteri nei paesi di questa parte della Provincia di  Bolzano, notiamo che i morti della seconda guerra mondiale sono ricordati come  quelli morti nella guerra 1939-1945 (ci saremmo aspettati 1940, anno  dell’entrata in guerra dell’Italia).
Scendiamo sino al bivio in località Frari e risaliamo fino a Proves,  dove una lapide apposta nel 1995 nella piazza della chiesa recita in tedesco:  “Sono cattolico, sposato, padre di quattro figli, ma muoio volentieri piuttosto  che sparare a un preteâ€. Leonhard Dallasega, 15 ottobre 1913 – 27 gennaio  1945â€. Restiamo sorpresi, storditi, quasi increduli … pensiamo alla povera vedova e ai quattro orfani. Cosa è stato giusto fare? Ciò che ha fatto Leonhard  o sarebbe stato giusto decidere diversamente? Non riusciamo ad sprimere altro  giudizio o sentimento se non una profonda ammirata commozione.
Chiese … una in particolare, quella di Proves, in gotico tedesco, con  snelle e altissime finestre.
Da Proves scendiamo lungo una stradina che ci conduce fino a Corte  superiore di Rumo. Qui una ignora, che poi ci ha detto chiamarsi Alma, da noi  incontrata e approcciata quasi per caso, sospendendo il lavaggio alla fontana  come si faceva “sti ani†(“nei tempi passati, una volta …), gentilissima, ci  offre un dono: va a prendere le chiavi e ci apre la bellissima chiesetta di S.  Udalrico (del 1400 con successivo altare barocco), affrescata dai Baschenis  nella seconda metà del ‘500. Una chicca inaspettata e quindi tanto più gradita.  Grazie Signora Alma!
Il nostro giro si fa più veloce, avvicinandosi l’ora di pranzo. Scendiamo a Corte inferiore, Frari, poi Revò e passando accanto all’Eremo di S. Biagio, risaliamo a Dambel, Sarnonico, Cavareno. In totale, 50 km circa.
A questo punto vi chiederete … ma i menù? Semplici, per carità … ci siano accontentati di pastasciutta al ragù di funghi porcini, cappelle di ombrelloni impanate, tortello di patate, fontina della valle, insalata e pomodori dell’orto, uva della pergola. Che volete di più semplice di una simile cucina casareccia … alla buona (!) per gente che … si accontenta, appunto!
Che altro dire? L’Alta Valle di Non in parte era un’enclave di lingua tedesca (Provincia di Bolzano) in una valle geograficamente trentina. La galleria che ora la collega verso nord con la Val d’Ultimo ha eliminato il problema. Boschi e pascoli “da cartolinaâ€. Piccoli paesi, gelosi custodi di una antica tradizione, la vera agricoltura e la vera vita di montagna. E poi, stretti canyon profondissimi, le “nobili rughe†della poesia sormontati da piccoli e arditissimi ponti romani, voragini nascoste alla vista dell’automobilista frettoloso, che di per sé varrebbero una vacanza. Sullo sfondo, a ovest la catena delle Maddalene (oltre 2500 metri) e il Monte Luco e verso nord, il paesaggio ci mostra, purtroppo controsole di mattina, l’intera Valle, sino alla Paganella ed alle propaggini nord del Gruppo del Brenta.
Dopo pranzo ringraziamo e salutiamo Edoardo e Pia e torniamo a Trento via Passo della Mendola, Appiano, Caldaro, Strada del Vino.
Domani, domenica 23 settembre, la Valsugana da Levico sino a Bassano del Grappa. 75 km con il gruppo BICI UISP di Trento. In bicicletta …. naturalmente! E difatti, ecco una parte del Gruppo sul famoso ponte di Bassano:
Ed ecco la Val di Non in versi:
Anaunia
T’adorna corona di monti
tu stessa diadema regale
a smeraldi lacustri
di verde.
Ti apri allo sguardo
che insegue
i gonfi altipiani
ondeggianti
qual giovane petto al respiro
plasmati da un vento
che scala le cime
e si perde.
La mente che t’ama
curiosa
più attenta ti scruta
e profonda
ov’acque percorron segrete
le nobili rughe
che segnan l’altero tuo viso
di antico lignaggio
e indagan
leggendo il passato
il tuo storico viaggio.
Tu, ramnus, romano
tu uomo del fiume
pagano
or’ altro è il Dio che onori
ma l’acqua è la stessa che bevi
del cervo
sacrifica preda
di principi vescovi
e di senatori.
Risuonan le selve
di ferri e armature
latine
che scuotono i passi
per le aspre montane
tratture.
E senti vibrare le note
di orda cruenta
le grida di donna
che arman lo sposo
a difender le messi
il figlio che piange
furor di Tirolo
equestre rimbombo
sul suolo
operoso
che viene a predare
ma inerme
di fronte ai castelli
s’infrange.
Munifica rocca di luce,
saluto lo spazio
che scende
dal tempio maestoso del Brenta
e dopo che t’ha generato
dall’alto di crine boscoso
cascata di pietra
a sponda atesina conduce.
RL
SOGNO DI UNA MATTINA DI FINE ESTATE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Settembre, 2012 @ 6:00 amDetto altrimenti: sul Lago di Garda, a vela …
Fine estate. Mattina presto. Riva del Garda. Aria frizzante. Una felpa addosso. La sera prima ha piovuto. Cielo limpido. Silenzio. Oro sulle cime dei monti. In bicicletta. Al porto della Fraglia Vela Riva. Il vapore acqueo della cartiera corre veloce verso sud. Vento. Vento da nord. Bici legata ad un fanale, sul molo. Salgo sul Fun. Dondola. Sono solo? No. Tutto mi fa compagnia: i colori, il silenzio, i profumi, il volo di gabbiani, i raggi si sole, le nuvole bianche, l’azzurro del cielo, il verde dei monti. Qualcuno dorme in qualche barca. Silenzio! Dico alle vele che scrocchiano mentre le isso. Motore spento. Dondolo la barca. Il rollìo agisce sulla deriva che diventa una sorta di remo.
Esco dal porto. Regolo le vele. “Balinotto†in arrivo, Vento fresco che scende dal Passo del Ballino. Due nodi. Verso la foce del fiume Sarca con il Vento al traverso. Tre nodi. Il Vento “Sarcaâ€, appunto, si sveglia. Entro nel letto del Vento. Randa piena e fiocco. Al lasco. Quattro nodi. Rotta sud est verso le rocce degli scalatori. Capo Tempesta. Abbatto: rotta a sud ovest verso Limone. Il Vento aumenta. L’onda ed i nodi anche. Sono ormai cinque. Se orzo accelero. Orzo. Accelero. Indosso la cerata. Giro la barca, di bolina, per ubriacarmi di Vento. Poi, sazio,  riprendo la rotta, verso sud. Sono a sud Limone. Abbatto: rotta sud est verso Baia di Sogno, subito dopo Malcesine. Vento a venticinque nodi, barca a sei. Se orzo si plana. Orzo. Si plana. A otto nodi.
Ho vestito il Fun da “traversataâ€: serbatoio della benzina grande, parabordi, secchio e cime d’ormeggio a poppa, appese in bella vista. Entro in Baia di Sogno. Ormeggio … di sogno.
Profumo di sale, rocce di Sardegna, i miei Caraibi.
Togliersi l’orologio dal polso, spegnere telefonino, GPS e la radio. Lasciarsi andare nel mare per giorni, senza fare il punto, seguendo il vento, tracciare la rotta a memoria.
Cercar di capire come Ulisse facesse a capire.
E allora in Toscana, e poi l’Elba e poi via, Campoloro e poi via, via verso Sud.
Acqua, di giorno. Vermentino la sera. Prima del sonno, mezzo bicchiere di Cannonau.
Il ricordo migliore…, al largo della Corsica, rotta 180 gradi, maestrale, al lasco, onda formata, il Fun plana a sei nodi, solita randa piena e fiocco. Rotta verso alcune isole lontane, Arcipelago della Maddalena…, perchè strambare, perchè dirigere verso Pinarella? Perchè andare a terra?
Perchè gli amici ti aspettano, al campeggio, hai promesso.
Peccato, peccato. Mai più sarà così bello. Mai più.
E la notte di San Lorenzo a contare le stelle cadenti in una baia esposta al maestrale.
Gli spazi sarebbero piccoli, le rotte brevi, poche le scoperte del nuovo.
Ma con la barca piccola, un fun, appunto, gli spazi diventano grandi, le rotte lunghe, molti i mari da scoprire.
E poi, partire alle quattro del mattino, col buio: un’altra dimensione, un altro mondo, un viaggio…, appunto, … di sogno.
Mi sveglio.
Riparto da Baia di Sogno, questa volta verso Nord, verso Riva del Garda, con l’Ora, di poppa.
Riccardo, classe 1944
Fun “Whisper” Ita 526, sette metri, classe 1990
Riva del Garda, fine estate 2012
FIORITO & C.
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2012 @ 6:00 amDetto altrimenti: ma come è possibile?
 Sono stato dirigente e amministratore di SpA dall’età di 30 anni. Ne ho 68. Ho sempre avuto deleghe di spesa. I primi controllori delle mie spese sono state le mie segretarie e i miei impiegati. Poi il Commercialista, i Sindaci Revisori, il Consiglio di Amministrazione, l’Assemblea degli Azionisti.
 Per anni – fra gli altri incarichi ricoperti – sono stato responsabile della Finanza Italia della più grande finanziaria del Paese, e come sono entrato così ne sono uscito, con la mia Alfa Romeo Giulia 1300, per intendersi.
 A fine carriera, quasi pensionato, come Presidente, Amministratore Delegato e di fatto Direttore Generale, ho creato, impostato e gestito una SpA della mobilità che ha investito oltre 11 milioni di Euro e che, sul lato della gestione, fatturava oltre un milione di Euro l’anno, tutti in monetine visto che fra l’altro gestiva la sosta della auto. La prima cosa che feci nell’impostarne la gestione, fu di mettere in assoluta sicurezza l’incasso e la successiva gestione del denaro. Le nostre “differenze†sono state, negli anni, solo di qualche euro, a causa di monetine perse nella conta, incastratesi nei meccanismi delle macchinette, o addirittura trovate in eccedenza. Nulla di più, in otto anni di gestione.
Ed allora mi domando: come è possibile che una persona, il Fiorito di turno, (“di turno”, già perché non è stato, non è e purtroppo dobbiamo pensare che non sarà l’unico caso) arrivi a disporre arbitrariamente di somme enormi, senza che nessuno controlli in itinere il suo operato? Ma dove viviamo? Sulla luna? Come può il suo presidente cavarsela dicendo che “Così non si faâ€, “Rimediamo o si va tutti a casaâ€. Dove era lui o lei, quando il suo consigliere derubava a man bassa il denaro pubblico, fra l’altro in modo così plateale e spudorato, da delirio di onnipotenza?
Nello stesso tempo, fabbriche chiudono, giovani non trovano lavoro, la Regione Lazio ha un bilancio fallimentare.
Questo post non era previsto, ma ieri sera stavo assistendo alla trasmissione televisiva Ballarò, e Crozza, con la sua critica (sacrosanta) al Signor Fiorito detto Er Batman …. insomma, non proprio non ce l’ho fatta a non scrivere queste righe. Perdonate lo sfogo, ma un “blogger†è pur sempre un uomo, un contribuente, un elettore, un cittadino e, in questo caso, anche uomo d’azienda e di finanza.
MANI (E TESORERIE) PULITE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Settembre, 2012 @ 6:56 amDetto altrimenti: era ora! (si veda il post del 13 settembre, ore 07,25)
Telegiornale del 17 settembre sera: la Presidente della Regione Lazio fa un mea culpa e lancia una serie di provvedimenti anti peculato e anti sprechi (la Regione Lombardia … cosa aspetta?). I responsabili di altre “entità politiche” (ex partiti) annunciano che verseranno allo Stato “quanto sottratto da tesorieri disonesti”. Bene. Ma non basta. Occorre verificare come è stata usata OGNI somma versata alla politica, occorre colpire OGNI fatto delittuoso e provvedere a che per il futuro ciò non si ripeta.
Ricordo un episodio occorso a un mio collega all’esame di Istituzioni di Diritto Romano, Università di Genova, 1963, insegnante esaminatrice la Signora Professoressa Lucifredi (severisssima). Domanda: “Mi parli dell’atto ilelcito”. Risposta: “L’atto ilelcito è l’atto lesivo del diritto altrui”. Insegnante: “Bocciato. Se ne vada. L’atto illecito è OGNI atto lesivo del diritto altrui”.
LA MOBILITA’ TRENTINA CHE VORREI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Settembre, 2012 @ 6:28 amDetto altrimenti: vorrei un Trentino nel quale,
quanto ai treni ed alle auto,
– fosse completato il sistema ferroviario “minoreâ€Â (in aggiunta alla Trento-Venezia ed alla Trento – Malè) con le nuove linee Trento – Arco – Riva del Garda; Malè – Passo del Tonale; Trento – Valli di Fiemme e Fassa; Arco – Sarche – Tione – Pinzolo e forse, perchè no, Campiglio;
– le stazioni ferroviarie fossero attrezzate non solo con la segnalazione della località (ad esempio con “Roveretoâ€) ma anche col le indicazioni delle località turistiche raggiungibili per bus da ciascuna stazione (nell’esempio, con i cartelli “Riva del Garda†e “Folgariaâ€, con i relativi simboli della barca a vela e dello sciatore);
– sempre più dalle stazioni ferroviarie si potessero raggiungere direttamente gli impianti sciistici, ad esempio quelli del Bondone e di Fai della Paganella;
–  i treni interregionali “minori†(Valsugana!) non respingessero i ciclisti che vogliono salirvi con le biciclette;
– il turista (e il residente, ovviamente!) potesse usufruire di un’unica tessera prepagata, utilizzabile a scalare con saldo residuo inutilizzato rimborsabile, per il pagamento dei parcheggi e di tutti i mezzi di trasporto su tutto il territorio provinciale e regionale, ivi compresi gli “sconfinamenti adiacentiâ€, quale ad esempio quello sino a Bassano del Grappa o sino a tutto il Garda;
quanto all’autostrada del Brennero,
– fosse adottato un sistema a tariffazione differenziata per fascia oraria giornaliera, settimanale, mensile, in analogia a quanto avviene per il traffico telefonico, per una migliore distribuzione della mole del traffico sull’intero arco della giornata, del mese, dell’anno;
– fosse implementato il sistema intermodale per allontanare il traffico pesante dalla stessa;
quanto al Traforo del Brennero,
– che venisse realizzato sul progetto a suo tempo proposto dal GEIE privato ATT3 (Alptransfer Consulting GEIE-EWIV, Gruppo Europeo di Interesse Economico, Europaische Wirtschaftliche Interessen- Vereinigung, con sede a Bolzano in Via Frischin 3, ora disciolto perchè a suo tempo inascoltato dagli Stati) e cioè con tre canne di scorrimento riservate ai soli trenti merci teleguidati, e che i passeggeri venissero fatti transitare sulla linea attuale, rimodernata;
quanto alla Valdastico,
– potrei essere d’accordo nel suo completamento a patto che i TIR in entrata potessero accedervi solo su prenotazione, con destinazione obbligatoria per i nostri centri intermodali: oggi, l’interporto di Trento, domani forse anche quello realizzabile nell’area ex Alumetal a Mori;
quanto al trasporto aereo,
– fosse possibile fare l’accettazione per gli aeroporti di Bolzano e Verona direttamente a Trento, essendo poi portati dal bus fin sotto la scaletta del relativo aeromobile;
quanto alle piste ciclabili,
-Â le linee ferroviarie fossero tutte affiancate, sia pure a debita distanza, da piste ciclabili;
– ogni valle disponesse della “sua†ciclabile e le due città principali di una ciclabile che porti i turisti direttamente in centro, come già c’è a Bolzano!
-Â le piste ciclabili fossero tutte collegate fra di loro;
– fossero adottate e fatte rispettare precise regole di comportamento sulle piste ciclabili, da parte di pedoni e ciclisti;
– venissero realizzate piste ciclabili in quota e i dislivelli montani fossero valorizzati per chi li vuole discenderli non solo con gli sci, ma anche con le biciclette, senza che queste invadano i sentieri montani;
– fossero organizzati in Trentino e dal Trentino le escursioni ciclistiche plurigiornaliere di chi oggi attraversa le nostre ciclabili essendovi condotto da organizzazioni esterne al territorio;
quanto ai monti,
– Â i sentieri montani fossero riservati ai pedoni;
– fossero realizzati e/o meglio reclamizzati i diversi percorsi pedonali montani di attraversamento della provincia e della regione;
– i rifugi di montagna tornassero ad essere tali e non più alberghi su prenotazione per lauti pranzi a base di ostriche o per concerti;
– lo sciatore potesse acquistare abbonamenti a composizione variabile e a prezzo diverso, indicando egli stesso le stazioni che vuole vi siano ricomprese o meno;
quanto ai laghi,
– fossero realizzate e/o completate piste ciclopedonali attorno ai laghi di Toblino, Caldonazzo, S. Giustina e Garda;
quanto alle città ,
- le due maggiori città della Valle dell’Adige avessero impianti funiviari di arroccamento, analogamente alle loro cugine sudtirolesi ed austriache;
– la città Capoluogo fosse dotata di parcheggi di interscambio e di attestazione e gli accessi al centro storico venissero evidenziati come antiche porte di accesso alla città murata;
– la città capoluogo fosse dotata di un sistema di prenotazione della sosta e di guida alla sosta per i bus turistici, analogamente quanto avviene a Siena;
– fosse diminuito il costo per i residenti degli abbonamenti per la sosta, ampliate le zone per la sosta a pagamento e, con il ricavato, fosse migliorato il sistema del trasporto pubblico urbano.
Quanto alla gestione della mobilità ,
- il sistema della mobilità fosse gestito, quanto ad orari, bigliettazione, prenotazione, sicurezza etc. da un unico centro di telegestione e telecontrollo accessibile via internet anche dall’utenza.
E dopo tanto movimento, per ristorarsi, vorrei un Trentino nel quale le malghe fossero collegate da un percorso turistico pedonale (v. Sud Tirol)  e adeguassero lo stile della loro offerta gastronomica al livello dei loro cugini altoatesini.
Forse volere tutto ciò vi sembra di chiedere troppo? Ma no, ci stiamo lavorando … ci stiamo lavorando!





























