TRENTO – BORGHETTO ALL’ADIGE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2018 @ 4:16 pm

Detto altrimenti: in bicicletta!     (post 3221)

davE’ una classica. Sola andata, 55-60 km a secondo dei percorsi di accesso e di uscita dalla pista ciclabile a Trento. Oggi (come da giorni!) il tempo è un po’ troppo “primaverile! Chi si fida? Parto da solo alle 08,15 con il sole, 25+25 km a/r Trento-Borgo Sacco di Rovereto con sosta al Ristorante Moja con prato e sdraio al sole. Prevedevo di rientrare da qui.

Moja. Prima foto: arriva una mamma con mtb elettrica, una bimba (Chiara, sette mesi) al traino; una grande (Sara, 3,5 anni) nel seggiolino; un maschietto (6 anni) a … scuola! Da nonno qual sono mi offro di dare una mano ma no grazie non serve molto gentile si vede che lei è un nonno e intanto mi faccio presentare le bimbe. Sara? Io ho due Sara, nuora e nipotina! Foto alle bimbe no ma alla bici si, la Bici di Madre Coraggio. Vuole un seggiolone? No grazie non serve. Complimenti mamma coraggio!

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Il sole insiste. Messaggio a casa, non vengo a pranzo va bene vai pure non piango grazie prego. Proseguo per Borghetto. Seconda foto: rose rosse per me e per la mia bici.

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Terza foto, Borghetto, piccolo spuntino di spaghetti alla marinara in dose gigante che poi la porzione per uno l’abbiamo mangiata in due.

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A braccetto con Rudy, il titolare della Trattoria Vccchio Porto tel. 0464 689094.

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Quarta foto: siesta. Si impone che altrimenti non riesco nemmeno a salire sul treno: evviva la vita di paese con gli amici ritrovati ogni volta!

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Treno? Quinta ed ultima foto. I want to ride again on the three train to … no … non to Yuma, bensì to Trento!

Fine

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TIRO AL BERSAGLIO UMANO IN CALABRIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2018 @ 5:52 am

Detto altrimenti: roba da KKK!         (post 3220)

Il clima che si genera … le affermazioni che innescano odio … (“è finita la pacchia”) nei giorni in cui annegano 60 persone; nel giorno in cui si spara ad altre; nel giorno in cui ci si fa rimproverare dalla Tunisia; nel giorno in cui uno schiavo dice “Questa qui per noi non è certo una pacchia!”

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Calabria si spara (3 giugno 2018). Roba da KKK! Roba da Portella della Ginestra (1 maggio 1947). Con un fucile di precisione, quattro colpi da 150 metri, due a segno: muore colpito alla testa il giovane sindacalista Sacko Soumayla, padre di una bimba di 5 anni. Ferito alla gamba Madiheri Drame, 30 anni; illeso Madoufoune Fofarne, 27 anni: evvabbè, la prossima volta si può migliorare (!)

Sacko cercava di difendere i diritti dei suoi colleghi schiavi che lavorano a 3 euro l’ora, anzi, cercava di far “nascere” in capo a loro diritti che sono loro negati. Schiavi al lavoro nero, nero due volte: nero perché non pagato, nero come la loro pelle.

“Se sei disoccupato la colpa è degli immigrati!”. Ma noi Italiani bianchi accetteremmo mai di lavorare come quei “neri”? No, noi vogliamo il reddito di cittadinanza e far lavorare loro in quelle condizioni. Semplice.

Nel post 3200 “Democrazia e fake news” (cfr.ivi) evidenziavo come di un’affermazione non conti tanto il fatto se sia vera o falsa, ma la reazione che determina in chi l’ascolta. Ecco, certe irresponsabili affermazioni contribuiscono ad indurre qualcuno a sparare. Come quando quel tale ministro indossò una camicetta blasfema per i musulmani, causando l’uccisione per vendetta di nostri correligionari in oriente.

Le reazioni? Ormai siamo alla seconda sparatoria contro i “neri”, dopo quella – recente –  di quel tale con la pistola. Ora siamo al fucile. La prossima volta cosa useremo? Un Kalashnikov?

La TV ci mostra la meno-che-una-baraccopoli dove vivono gli schiavi: nemmeno ai tempi dell’antica Grecia e di Roma erano trattati così! Peggio delle bestie, letteralmente. Tutti noi vediamo. Le autorità vedono. Ma la schiavitù continua. Ora inoltre è cominciato il tiro al bersaglio dei loro sindacalisti. Oggi laggiù si sciopera. Io Vorrei vedere in sciopero tutti i nostri sindacati “bianchi” di pelle. E noi? Noi mangiamo i “loro” pomodori rossi. Rossi di sangue. Retorica la mia? No, indignazione contro la superficialità, la pressapocaggine, l’indifferenza, l’ipocrisia.

Schiavo, che brutta parola! Meglio dicevano gli Inglesi che i loro schiavi in India li chiamavano coolies. E noi? Noi li chiamiamo immigrati, lavoratori irregolari. Ma schiavi no, suona male, offende la nostra sensibilità … quando mai  … coolies e immigrati fa più fine, volete mettere?

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2018 @ 4:48 am

Detto altrimenti: serata di fine anno accademico       (post 3219)

Come tradizione: da Riva del Garda sono saliti alunni del locale Conservatorio Bonporti, accompagnati dal M.° Corrado Ruzza. Prima parte della serata: MUSICALE, quindi, e che musica! Infatti i musicisti hanno spaziato dal ‘700 al ‘900:

  • IMG_4792Romina Forti, pianoforte, di Ludwig van Beethoven (1770-1827): Sonata per pianoforte op. 54 in fa maggiore.
  • Romina Forti, pianoforte e Chiara Spinelli clarinetto, di Claude Debussy (1862-1918): Première Rhapsodie.
  • Corrado Ruzza, pianoforte e Davide Simionato, di Francis Poulenc (1899-1963): Sonata per clarinetto e pianoforte.
  • Romina Forti, Chiara Spinelli, Davide Simionato, di Max Bruch (1838-1920): dagli Otto Pezzi Op. 83, arrangiamento per due clarinetti e pianoforte di Bjarne Vestfalen.

Grande capacità interpretativa, perfetto sincronismo, ecletticità nella scelta e nell’esecuzione, perfetta padronanza del senso della Musica e ovviamente degli strumenti: qualità preziose e soprattutto rare da riscontrare in esecutori coì giovani! L’uditorio? Applausi da standing ovation!

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IMG_4798E’ seguito l’angolo delle anteprime che troverete riportate anche nell’apposito post “agenda scadenziere”. Una tuttavia merita una particolare segnalazione: sabato 29 settembre, ore 10,30,  nella Chiesa parrocchiale di Lavis, si sposano Letizia e Stefano! Non manchiamo!

Dopo la pausa eno-gastro-astronomica, la seconda parte della serata: Marisa Postal De Carli in “Scorci di Trento minore” con vita-morte-e miracoli del Torrione di Piazza Fiera, rievocazioni storiche della nostra città, sempre apprezzatissime e arricchenti.

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Last but not least, Cristina ha riassunto l’attività svolta nel corso dell’anno accademico, il decimo dell’Associazione (!), invitando tutti a proporsi quali relatori per la prossima stagione. Prossimi appuntamenti:

  • Venerdì 22 giugno ore 17,00, Sala SOSAT, Concerto di Giovanna, Sergio Runchel (voci) e Cristina (pianoforte);
  • Mercoledì 25 luglio, Festa di Mezz’estate;
  • Sabato 29 settembre nella Chiesa parrocchiale di Lavis, ore 10,30, si sposano Letizia e Stefano!
  • Lunedì 1 ottobre 2018: ripresa della stagione accademica.

Buona Accademia delle Muse a tutte e a tutti!

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VINCENT VAN GOGH

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2018 @ 4:19 pm

Detto altrimenti: “Pescheto in autunno”, da un pittore all’altro     (post 3218)

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Volpedo 2011-1.

No, è inutile che cerchiate questo dipinto nei cataloghi del famoso pittore, nelle tante mostre che raccolgono i suoi capolavori. Perdereste tempo. Infatti … infatti non si tratta di un suo quadro ma di una mia foto, scattata con un telefonino, quindi senza alcun merito da parte mia se non quello di avere “visto” ciò che stavo guardando. Dov’ero? A passeggio nelle campagne del Tortonese (AL), vicino al paese di Volpedo, la patria del pittore Giuseppe Pellizza (da Volpedo, appunto).

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Giuseppe Pellizza (Volpedo, 1868-1907) è stato dapprima divisionista (ebbe rapporti con l’arcese Giovanni Segantini, Arco,  1858 – Monte Schafberg,  1899,  tra i massimi esponenti del divisionismo), poi esponente della corrente sociale, autore del celeberrimo “Il quarto stato”.

P. S.: il 28 maggio ho pubblicato il post “In bicicletta fra l’Adige e il Mincio”. Anche in quella occasione la natura era così bella che sembrava un quadro (o viceversa?) oppure, come qui, la foto è così bella che sembra un quadro che sembra la natura. In entrambi i casi i quadri e le foto sono così belle che sembrano vere o viceversa. Insomma, un inno alla Bellezza!

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TIROLER KAISERJAEGERWEG

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2018 @ 6:27 am

Detto altrimenti: la strada dei cacciatori delle Alpi tirolesi dell’imperatore   (post 3217)

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          (foto Lucia Bruni)

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Trentino, lago di Caldonazzo, Caldonazzo paese. Da lì la una strada militare sale all’Altopiano dei Sette Comuni verso Asiago. Una strada “di costa”, con viste a strapiombo veramente entusiasmanti.

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Anni fa, più giovane ciclista, l’avevo scoperta e percorsa per caso: sterrata, le strette gallerie … ovviamente ripida nonostante i molti  tornanti. L’ho ripercorsa anni dopo, in auto, asfaltata. Peccato, mi sono detto, è stato cancellato un pezzo di storia (a fianco: foto da internet)

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           (foto Lucia Bruni)

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.Per fortuna è stata “salvata” una galleria, a ricordo di quello che fu:  l’automobilista è avvertito del (limitato) ingombro di ogni veicolo.

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Ieri ho ricevuto alcune foto-da-indovinare. Me le ha inviate un’amica ciclista, Lucia, alla quale  avevo parlato della strada: la didascalia della prima recita “Adesso”. Io rispondo “Kaiserjaeger?”. Mi scrive: “Si!”. Svelato il segreto, seguono altre foto, fra le quali la foto bellissima, qui a fianco,  che da sola merita un post. Adesso ho voglia di tornare anch’io sulla Kaiserjaeger, solo che dovrò farmi aiutare un po’, userò la e bike. Sapete … quegli gli anni non è che proprio non contino nulla ed il mio amico medico mi suggerisce di esagerare, di non voler fare un regalo all’INPS anche se ne avrebbe bisogno, ora che stanno per arrivare le riforme pensionistiche gialloverdi! Però io mi sono detto: ecchè, mica ci devo pensare io al fabbisogno finanziario dell’Ente!

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     Dopo la “Kaiser” Lucia ha insistito!

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Le (mie) grandi salite! Sto collezionando i fascicoli “La bicicletta” de Il Corriere della sera e La Gazzetta dello Sport. Il n. 3, “Le grandi salite 1”. Fra di esse ne ho riconosciute come mie ben tre: Galibier, Ghisallo, Izoard, solo che … io le ho fatte tutte “contromano”! Ma si può? Però … mica è colpa mia se abitavo (Ghisallo) o ero in vacanza (le altre due) dal lato “sbagliato”? Prendiamo l’ Izoard: ero in vacanza a Cesana Torinese il che vuol dire che prima e dopo mi sono dovuto “fare” i 500 metri di dislivello del Monginevro, all’andata e al ritorno. Quindi, sceso dal Monginevro a Briancon bassa, ho girato a sinistra, sono salito a Cervieres (paesino che in inverno raggiungevamo da Monginevro-Colletto Verde con un fuoripista di 15 km!), da Cervieres sono salito all’Izoard che poi una volta sono sceso dalla parte opposta – quella giusta – fino al laghetto Roche de Rame dove però c’era mia moglie con costumi da bagno e l’auto per il ritorno!

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E del Galibier? Lo stesso approccio, solo che a Briancon “ho girato” a destra fino ai 2000 metri del Lautaret per poi salire al Galibier, Telegraf, Moncenisio, e scendere a Città di Susa e Cesana Torinese.

IMG_4774Il Ghisallo? Eccolo. Abitavo a Monza, ciclista da un mese. Vado verso nord e riesco a salire il Ghisallo da sud, dal versante meno ripido. Arrivato al passo mi dico: “Andiamo a vedere com’è questa famosa salita, scendiamo a Bellagio che poi per tornare a casa è  … tutta discesa (!?)  in quanto si va da nord a sud” (ah … ah … l’illusione!). Detto fatto. In totale 115 km, roba da cadere per terra dalla stanchezza, un te’ zuccherato ogni bar, è stata dura ma ce l’ho fatta, come gli eroi di quel famoso amaro reclamizzato in TV. Successivamente l’ho risalito e dalla parte giusta, proseguendo poi anche oltre il passo, salitacce, ok, ma ormai ero allenato. Che bici usavo? Per la Kaiserjaeger una mtb. Per le “francesi” la mia storica che uso ancora oggi. Eccola, qui nella foto.

Good bike everybody!

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A RIVA, A RIVA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Giugno, 2018 @ 6:33 am

Detto altrimenti: andare a riva o andare a Riva?     (post 3216)

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“A riva, a riva!” Andare a riva in gergo marinaresco era l’ordine di salire in cima all’alberatura per sciogliere o imbrigliare le vele. Noi oggi sui moderni piccoli velieri (e anche su alcuni dei grandi, quelli più tecnologici) manovriamo le vele da ponte: le issiamo, ne riduciamo la superficie, ne regoliamo l’esposizione al vento, le ammainiamo. Per noi “andare a Riva” significa tornare a casa, a Riva del Garda. Oggi, dopo mesi di inattività, porterò il mio Fun Whisper a fare una veleggiata. Già … l’ho tradito per lo sci e la bicicletta … ma non se lo merita, devo riprendere a farlo correre sul lago! Ed allora ecco una poesia che lo riguarda. Un po’ malinconica, se volete, ma se non è amore questo …

 

 

 

FUN FRA LE NUVOLE 

Nuvole e Riva dal lagoNuvole amiche del ciel vagabonde

che non restate mai ferme un momento

onde d’un lago ch’è privo di sponde

madrine dell’Ora e figlie del Vento;

 

nuvole dolci se il sole v’irrora

voi sempre riuscite ad essere nuove

calde la tramonto più fredde all’aurora

liete col bello e un po’ tristi se piove;

 

Garda, inverno, in solitaria

Foto scattata a me a e Whisper da un Anonimo Gardesano

nuvole diafane ai raggi solari

che v’arricchite di porpora e d’oro

e nel chiaror di regate lunari

fate del cielo un cangiante traforo;

 

nuvole buone che ‘l Garda ombreggiate

e che lenite l’arsura de’ campi

del Nastro Azzurro oppur corrucciate

dell’Intervela fra fulmini e lampi;

 

Neve fra le velenuvole alte dai bianchi contorni

diademi regali a cime rivane

nuvole sparse in cui volano storni

nido incantato di cigni e poiane;

 

di tutte voi dal meriggio allorquando

io nacqui sul lago mi innamorai

da molti anni ormai sto veleggiando

senza potere raggiungervi mai!

 

E la mia randa io sempre l’ho indosso

la tuga consumo al sole ed al gelo,

ma in Fraglia Vela star fermo non posso:

non voglio aver altro ormeggio che il cielo!

 

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo

e in questo un poco ci assomigliamo:

nulla vi chiedo io nulla pretendo

se non poter dire quanto vi amo.

 

Eterna meta di tutta la vita

è il vostro porto che mai ho raggiunto,

è questa dura bolina infinita

che mi sospinge pur sempre a quel punto.

 

Vento!

Una foto ad una vela amica del mio Fun Whisper … Sullo sfondo il monte Brione e ancora dietro la Paganella

Quando dall’alto del monte Brione

la vela mia bordeggiar non vedrete

ed intonar questa alata canzone

voce planante di Fun non udrete,

 

amiche nuvole non lacrimate

poiché veliero del ciel diverrò

fra Dolomiti di neve imbiancate

prora di nuvole e cielo sarò.

 

Note per i non velisti

  • Ora: brezza termica da Sud
  • Vento: tramontana
  • I campi sono quelli di regata
  • Nastro Azzurro ed Intervela: due regate
  • Randa: vela principale, main sail
  • Tuga: coperta della barca
  • Bolina: andatura per risalire il vento
  • Bordeggio: andatura a zig zag per risalire il vento
  • Planare: scivolare sull’acqua come un surf, come un sasso piatto che rimbalza
  • Prora: rotta, direzione della barca (spesso erroneamente intesa come pruna, parte anteriore della barca)

BUON VENTO SUL LAGO E NELLA VITA A TUTTE E A TUTTI!

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UNA FAVOLA PER IL 2 GIUGNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Giugno, 2018 @ 5:10 am

Detto altrimenti: “Democrazia”     (post 3215)

Tanto tempo fa, in una regione lontana lontana, ai piedi di una alta montagna dalla cima innevata, c’era un paese di gente semplice che viveva del proprio lavoro. Il paese era attraversato da un torrente non molto ricco d’acqua e dal quale i paesani attingevano l’acqua per le loro esigenze: tuttavia quell’acqua non era molto limpida e loro erano costretti a filtrarla prima di poterla bere. Un giorno passò di lì uno straniero e si meravigliò che l’acqua del torrente non fosse né abbondante né limpida, poiché era acqua di un torrente che nasceva a mezza costa di un’alta montagna innevata e ne chiese ragione al borgomastro del paese. “Vede, disse il borgomastro, a dire il vero il torrente dovrebbe fornirci acqua in quantità abbondante e assolutamente pura. Tuttavia accade che durante il suo percorso, taluno ha aperto alcune derivazioni di acqua pura per i suoi fini personali mentre altri vi immettono i propri scarichi non filtrati. Il risultato è quello che tu vedi: qui a noi arriva poca acqua e nemmeno del tutto pura”.

A questo punto lo straniero chiese: “Come di chiama il vostro torrente?” Il borgomastro rispose “Lo abbiamo chiamato Democrazia“. Al che lo straniero: “Che nome strano … perché mai  lo avete adottato?” E il borgomastro: “Perchè siamo consapevoli delle cause del suo inquinamento e ci siamo coalizzati per eliminarle”.

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L’HAN GIURATO li ho visti in TV …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2018 @ 6:34 pm

L’han giurato li ho visti in TV

convenuti dal Sud e Milano …

 

Detto altrimenti: i nuovi ministri, l’ han giurato …     (post 3214)

imagesSistemi perfetti di governo non esistono. La democrazia è senza dubbio il migliore dei sistemi imperfetti, al cui margini opposti stanno due forze: chi la vuole migliorare e chi ne utilizza le sfilacciature. Le coalizioni sono già di per se stesse una sfilacciatura, un compromesso, ma come bene testimonia Paolo Mieli nel suo prezioso libro “I conti con la Storia”, sono i compromessi – o almeno alcuni di essi – che fanno la storia e la politica. Abbiamo il governo. Non è quello per cui io ho votato, ma – in quanto formatosi attraverso processi democratici sebbene non del tutto consapevoli – è anche il “mio” governo. Al riguardo mi permetto di evidenziare due sottolineature.

La prima: non sarò deluso né imputerò alcunchè all’attuale governo se non riuscirà a realizzare la maggior parte delle tante promesse fatte in campagna elettorale: questo piuttosto sarà un problema per i miei colleghi elettori che ci hanno creduto e che lo hanno votato.

La seconda: valuterò questo governo da come  risolverà quelli che a mio sommesso avviso sono i veri problemi del Paese. Ne cito alcuni:

  • una istruzione che dia agli alunni conoscenza e non solo capacità;
  • la restituzione di un futuro ai giovani e anche agli altri;
  • il lavoro per tutti;
  • l’immigrazione dei nostri cervelli emigrati;
  • il rilancio della prima risorsa del paese: cultura, storia, natura, turismo;
  • il perfezionamento del processo di integrazione europea, massimamente necessario oggi per fronteggiare le “aperture” cinesi e le “chiusure” USA;
  • una revisione dell’ordine delle priorità di investimento e spesa;
  • le esposizione del valore di ogni investimento pubblico anche in termini percentuali rispetto al totale degli interventi dello Stato;
  • la semplificazione burocratica e del corpo delle leggi;
  • la riduzione del numero dei parlamentari;
  • la riduzione del costo della politica;
  • la moderazione ed il rispetto nel confronto politico (basta con i vaff e simili!);
  • l’elencazione e la eliminazione dei privilegi medievali esistenti;
  • una politica non più per slogan e promesse irrealizzabili ma per progetti realistici;
  • una netta distinzione fra l’eccezione della legge e la sua violazione;
  • la messa in discussione di tutte le “gestioni separate”;
  • il pieno rispetto delle Autonomie Locali (“valore” e non “privilegio”);
  • l’assunzione della corresponsabilità storica delle cause dei flussi immigratori;
  • un sistema giudiziario più equilibrato al suo interno e più efficiente verso l’esterno;
  • la revisione del sistema carcerario (che deve redimere e non creare nuova delinquenza);
  • il contributo ad una più equa distribuzione della ricchezza e ad un più moderato utilizzo delle risorse del pianeta;
  • altri ancora che ometto per ragioni di spazio.

Buon lavoro, governo!

 

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NUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2018 @ 5:24 am

Detto altrimenti: … habemus papam!                          (post 3213)

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Questa volta non un papa, ma un governo. Cosa ne penso? Vediamo le prime mosse, e non solo quelle. Certo che se il buon giorno si vede dal mattino … mi riferisco alla diffusione della loro prima bozza di intesa, quella che è subito circolata fra le cancellerie del mondo, quella che diceva “basta Euro”, quella che ha fatto impennare il rendimento dei titoli decennali del nostro debito pubblico, lo spread, il costo del denaro per tutti. Cambiare va bene. Rinnovare va bene. Ringiovanire va bene. Tuttavia con juicio, scriveva il Manzoni: “Adelante Pedro, con juicio” E qui forse un po’ di juicio in più non avrebbe fatto male.

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Visto l’inizio, chiedo che qualcuno gentilmente mi spieghi come farà il governo a mantenere promesse di una pianificazione da Paese dei Balocchi e a far promulgare dal Presidente della Repubblica leggi senza copertura finanziaria.

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logo10Dice: ma era ora che finalmente l’Italia si facesse sentire nell’UE! Si, ma c’è modo e modo! Al riguardo mi permetto di raccontarvi un aneddoto. Ero capo della finanza Italia della STET Torino, la maggiore finanziaria italiana. I miei interlocutori erano i numeri uno di tutte le banche italiane e delle filiali italiane delle banche estere. Pertanto io, e non ognuno di costoro, avevo di fronte il panorama completo dei tassi, delle diverse forme di credito e di investimento, della disponibilità del sistema bancario a rapportarsi con il sistema delle imprese visto che a me faceva capo anche  la finanza di decine di imprese industriali e di servizio (SIP, Italtel, Elsag, Selenia, Ilte, Cselt, Seat, SGS Ates, etc.).

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Quella riunione avvenne in un ufficio in Piazza Meda a Milano

Un giorno mi trovavo presso una finanziaria privata a Milano, organizzatrice di un finanziamento da erogarsi da parte di un gruppo di banche in favore della nostra controllata SIP. La finanziaria organizzatrice faceva capo ad un ottimo manager (il suo proprietario, che per motivi di privacy chiameremo Tizio) che però in quella occasione si era fatto assistere da un pessimo avvocato (Caio). Pessimo perché arrogante. Infatti costui aveva iniziato con il sedersi alla scrivania di Tizio, mentre Tizio ed io eravamo su due sedie di fronte a lui, oltre la scrivania. Tizio cercò di impormi la firma di un modello di fidejussione (la garanzia che io avrei dovuto firmare) assolutamente non in linea con il modello di fidejussione che noi utilizzavamo da tempo con decine e decine di banche. Io tentai con molto garbo di fargli notare che avevamo noi il modello di garanzia adatto e ampiamente sperimentato, ma Tizio iniziò una lectio magistralis illustrando tutti i vantaggi della sua proposta. Al che io annuii di volta in volta ad ogni passaggio dei suoi ragionamenti, riscontrando in lui espressioni di soddisfazione sempre crescente. Alla fine gli dissi: “Ottimo lavoro, avvocato, grazie. Solo che io non firmo”. C’è modo e modo, dicevo …

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Nel frattempo, per scaricare la tensione, sono andato a farmi una pedalata …

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NAVIGANDO FRA (VECCHI) BIGLIETTI DA VISITA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2018 @ 4:23 pm

Detto altrimenti: il Tunnel di Base del Brennero       (post 3212)

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Ho appena assistito ad una trasmissione TV Rai 5 nel corso della quale si è parlato anche del Tunnel di Base del Brennero, argomento del quale a suo tempo mi occupai direttamente. Ve ne parlo brevemente secondo l’ottica che stava alla base del nostro GEIE privato, composto da moltissimi professionisti tedeschi, austriaci e italiani.

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La direttrice del Brennero è fondamentale per il traffico commerciale sud-nord-sud, il quale oggi si svolge (troppo) per via autostradale e troppo poco per via ferroviaria. A parte il pur grave problema dell’inquinamento, l’autostrada del Brennero – A22 – non è stata costruita per sopportare l’attuale mole di traffico merci né tanto meno i suoi ulteriori prevedibili e previsti forti incrementi. Né ci si può esporre ad una interruzione dell’autostrada per danni o manutenzione soprattutto ai suoi ponti in Sud Tirolo. Quindi occorre spostare il traffico pesante  sulla ferrovia. Ed ecco quindi le iniziative intermodali (anche a Trento) per il passaggio dalla gomma alla rotaia e soprattutto il tunnel di base del Brennero.

Alle merci non interessa arrivare prima, bensì arrivare in orario. Quindi la nostra proposta era stata di separare i due traffici: quello passeggeri, sulla attuale linea esterna, rimodernata. Quello merci, nel nuovo tunnel. Ciò anche perché è molto rischioso far viaggiare sulla stessa linea treni veloci (passeggeri) e treni lenti (merci): infatti è un po’ come mandare in autostrada molte auto a 70-90 Kmh e molte altre a 250 kmh. Quindi il nostro progetto prevedeva la realizzazione di tre canne (tunnel) separate del diametro ognuna di circa 6 m (e quindi “autosostenentesi”): una per ogni senso di marcia per il solo traffico merci su treni telecomandati ed una di soccorso e “di riserva” in caso di interruzione di una canna anche solo per lavori di manutenzione. Ciò avrebbe comportato una maggiore velocità di realizzazione; nessun rischio per le persone (passeggeri e personale ferroviario); nessun rischio di interruzione del servizio; minori costi (anche grazie all’eliminazione dei sistemi di areazione e di sicurezza).

Non riuscimmo a far prevalere la nostra idea privata su quella del GEIE pubblico. Oggi si sta comunque realizzando un’opera di primissima qualità sotto molti aspetti. Resta tuttavia a nostro avviso la validità della nostra idea originaria: quanto meno quella di sacrificare l’accorciamento del tempo di viaggio per i passeggeri soprattutto sull’altare dell’assoluta loro maggiore sicurezza.

Buon lavoro, Traforo del Brennero!

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