INCONTRI: PROF. MICHELE ANDREAUS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2016 @ 5:55 am

6 dicembre 2011 – 8 dicembre 2019, “Post dell’ottavo anno”

Per l’occasione, il mio regalo di Natale alle mie lettrici ed ai miei lettori è riportare nelle prime posizioni un’intervista di tre anni fa, quella al Professor Michele Andreaus. A ciò sono stato indotto anche dalla lettura del libro di Pier Luigi Celli, che recentemente ho più volte citato nei miei post. Buon Natale a tutte e a tutti!

“Post del quinquennio” della mia attività  di blogger 

6 dicembre 2011 – 6 dicembre 2016

Detto altrimenti: il mio regalo di Natale alle lettrici ed ai lettori  di queste “sudate carte elettroniche”… (post 2573)

img_4239Riprendo qui una prassi che avevo trascurato da un po’ di tempo, arricchendo innanzi tutto me stesso e quindi voi, mie lettrici e miei lettori, della esperienza di Persone assai qualificate. Mia “vittima” questa volta, è Michele Andreaus, Professore Università  di Trento in Economia Aziendale e attivo in presidenze e consigli di amministrazione di pubblico interesse.

Professore, grazie per avere accettato l’invito di Trentoblog. Sa, ho tratto lo spunto per l’intervista da quella Sua lettera a lì’Adige del 17 novembre scorso, là  dove Lei parla del lavoro di squadra anche in politica: lavoro di squadra, per me che vengo da una vita passata a dirigere SpA, significa tre cose: funzionigramma più che organigramma; crescita dei colleghi (non li chiamo dipendenti); loro motivazione: uno dei principali fattori della produzione.

Certamente. In ogni organizzazione chi occupa posizioni di responsabilità  dovrebbe avere doti di leadership, che devono comprendere la capacità  di motivare le persone. Vale nelle aziende come nello sport, nel pubblico e nel privato. Motivare vuol dire essere innanzitutto autorevoli, ma senza mettere in difficoltà  l’interlocutore. A volte si confonde autorevolezza con autorità.

E’ morto il Presidente. Si assume un fattorino,  a indicare la progressione interna nella formazione del personale.

Si e e no. Oggi meno che in passato. La rivoluzione tecnologica e organizzativa in atto ha accorciato le carriere, spariscono i quadri intermedi e quindi le possibilità  di carriera. Non si investe nel vivaio, se non nelle multinazionali, e poi si cerca di pescare fuori. Basti vedere che oggi la Federazione della Cooperazione si è rivolta ad Egon Zehnder per trovare il nuovo direttore: vuol dire che negli ultimi 15 anni all’interno del movimento non è cresciuto nessuno. Non è di per sè un male andare all’esterno, ma quando ciò è  sistematico, rischia di essere patologico.

Programmazione nelle SpA, pluriennale scorrevole. In politica? Al massimo fino alle successive elezioni.

Certamente. Ormai si tende a governare con il sondaggio della mattina. Politica da un lato priva di visione e prospettiva, dall’altro l’esigenza di mantenere un consenso tutti i giorni. Elezioni politiche, regionali, comunali, quasi ogni anno c’è una verifica. Gli elettori stessi puniscono la prospettiva. Il benessere della Germania di oggi è legato alle riforme fatte da Schroeder nei primi anni 2000, questo lo riconoscono tutti. Ma quelle riforme non solo gli sono costate il posto, ma il suo partito, la SPD, ha perso il 15% e non l’ha più riconquistato.

Si dice che in Italia non si progetta bene perchè non si è sicuri del finanziamento e non si finanzia perchè non si è sicuri di una buona progettazione …

Secondo me un buon progetto trova i finanziamenti. Semmai vedo un problema di cultura del finanziamento. Si tende spesso a considerare il finanziatore non come un partner con il quale fare un percorso, ma come un partner occasionale, con una certa superficialità  nel rapporto. Inoltre si lavora sempre poco sui mezzi propri e ci si indispettisce se il finanziatore esterno non copre il 100% del fabbisogno. Tendenzialmente le banche hanno sbagliato prima a farlo, non oggi a pretendere un po’ di condivisione del rischio.

Potere e responsabilità , caratteristiche sempre unite o anche divise?

Il potere dovrebbe essere innanzitutto responsabilità  di usare questo potere per realizzare un progetto. Invece spesso il progetto manca e rimane il potere fine a se stesso, molto più facile da gestire e forse anche gratificante quando manca appunto il progetto. Il potere è troppo spesso visto come punto di arrivo e non come punto di partenza per fare.

Taluno dice che le fasi della programmazione sono entusiasmo, perplessità, ritorno alla realtà, ricerca del colpevole, punizione dell’innocente, lode ad estranei …

Non generalizzerei. Semmai il problema è che spesso si pianifica male. Il business plan non è un passaggio per stressare il progetto e verificarne la solidità, ma per trasformare in numeri il sogno. Poi c’è il risveglio.

Economia e Politica: Se è vero che il primo obiettivo di una SpA non è più solo e/o principalmente l’utile economico, perchè si dice che la politica è un’altra cosa… che mica le si possono applicare i criteri dell’economia delle SpA?

ciampiPerchè ormai la politica èsempre più lontana dalla razionalità  e il compromesso ha prevalso. Ma questo si lega alla gestione del potere: non è importante fare, ma avere il potere e quindi su questo altare si generano compromessi sempre più lontani dalla via più breve. E il compromesso quasi mai è al rialzo ma sempre al ribasso. Forse l’unico compromesso al rialzo che io ricordi è stata l’elezione di Ciampi a Presidente della Repubblica.

(Paolo Mieli, nel suo libro “I conti con la Storia”, divide i compromessi in utili, necessari, positivi da un lato e sordidi dall’altro, n.d.r. 8.12.19)

Governare solo con i fondi non impegnati ovvero con pochi fondi. Ma non è possibile per legge sbloccare ciò che è stato bloccato per legge e rivedere l’ordine delle priorità ?

Ma questo vorrebbe dire fare delle scelte, ma per farlo bisogna avere un progetto che va al di là come detto, della mera gestione del potere. Nel momento in cui faccio una scelta, anche piccola, scontento qualcuno. Quindi o si sta fermi, o si procede con tagli lineari, che sono la negazione della Politica: il non volere o potere decidere.

Vasi non comunicanti, gestioni separate, privilegi consolidati, leggi eccezione: tutto ciò è non-democrazia finanziaria ed economica

Non direi, o non necessariamente. Tutte le leggi devono rispettare la Costituzione, poi ci sono dei passaggi che richiedono tempi e contesti più certi. Semmai la gestione della Costituzione ha visto negli ultimi anni una prevalenza dell’iniziativa nel Governo, che ha, di fatto, esautorato il Parlamento. Ma lo stesso vale per il nostro Consiglio Provinciale, che non legifera di fatto più.

La democrazia economica esiste? Se ne può parlare in questi termini?

Dovrebbe esistere, ma con le regole particolari dell’economia, che richiedono certezze e razionalità. La democrazia in economia secondo me dovrebbe partire innanzitutto dalla trasparenza e dal rispetto degli stakeholder, a sua volta basato sul rispetto dei valori dichiarati, che devono creare un’aspettativa di comportamento. A monte bisogna confrontarsi sul ruolo dell’economia, che non è fine a se stessa, ma strumento per il benessere dell’uomo.

Chi è il padrone dell’Italia, l’UE come grida ai quattro venti taluno o le istituzioni internazionali che ci vogliono in forma così possiamo continuare a pagare loro gli interessi sul debito pubblico?

Il padrone dell’Italia siamo noi stessi, ma abbiamo delegato questo ruolo a una classe politica complessivamente debole. Le regole europee le facciamo noi, se poi mandiamo le Zanicchi di turno a rappresentarci, non è colpa della UE, ma nostra. Poi gli stati membri, tutti, si guardano bene dal delegare decisioni e ruolo a Bruxelles, salvo poi criticare l’Europa che non fa. Da ultimo, tutti i politici danno la colpa a Bruxelles di tutto quello che non va e si intestano il merito di quello che va. Alla lunga la percezione dell’Europa ne risente e nasce l’antieuropeismo.

Governo tecnico, per me non è quello non eletto  ma quello “eletto o meno” che, stretto dai vincoli finanziari, non può fare una politica degna di questo nome.

Ma noi abbiamo deciso di non toccare nulla, non fare riforme, non investire, lasciarci trasportare dalla corrente, ma ora siamo nella palude. E nel tempo abbiamo sopperito alla mancanza di produttività  con l’incremento del debito pubblico. E’ chiaro che un contesto debole, un debito che cresce crea le condizioni per un intervento sempre più incisivo del finanziatore, è nell’ordine naturale delle cose. Possiamo farne a meno? Del finanziatore no, del suo commissariamento si, a condizione di apparire e di essere un paese serio, che si dà  da fare per restare al passo. La narrazione va bene per motivare, ma poi non basta.

Una domanda un poco più politica: la democrazia è da sempre un sistema imperfetto e comunque il migliore fra tutti i sistemi. La semplificazione è a mio avviso un tentativo di migliorarla. La complicazione, le eccezioni, tutti i “tranne che” sono non-democrazia: dimmi se semplifichi o complichi e ti dirò chi sei

trumpNon ci sono alternative alla democrazia. Ormai però si tende a parlare alla pancia ed è passato il messaggio che un conto è quello che si dice prima delle elezioni, dove vince quello che la spara più grossa e l’importante è agire sulla pancia, poi si vede. A volte l’esito è devastante. Basti vedere con la Brexit: chi ha perso non aveva il piano B, chi ha vinto sperava di non vincere e ora non sanno che fare. Trump è stato eletto da coloro che saranno i primi a pagarne il conto. Questo è il vero male della democrazia: non si vende un progetto, ma le tecniche del voto sono molto simili a quelle del venditore di utensili di cucina alla fiera di S. Lucia.

Vincolo di mandato, assente in parlamento. Necessario o meno che fosse, non si potrebbe iniziare anche solo abolendo il voto segreto?

Sulla carta il vincolo di mandato potrebbe essere una camicia di forza. Perchè dovremmo avere un esercito di parlamentari che devono solo ubbidire? Poi l’assenza del vincolo di mandato ha creato comportamenti a dir poco opportunistici. Semmai è venuto meno completamente il ruolo dei partiti e il vedere i partiti come luogo di decantazione e condivisione delle decisioni da prendere (e da non prendere).

Si dice: elezione diretta dei cittadini: ma la nostra Costituzione prevede la funzione dei partiti politici per fare sintesi dei tot capita tot sententiae.

gaberAppunto, ma ora i partiti sono tutti più o meno liste elettorali dei singoli. Non c’è più una democrazia partecipata, ma c’è il leaderismo. Siamo partiti noi con Berlusconi, ora mi pare lo stiano ahimè seguendo in molti. Rimane la Germania, dove la CDU-CSU, SPDE sono partiti veri, che discutono, anche con il primo ministro e rappresentano gli iscritti e i simpatizzanti, che vi partecipano. La democrazia diretta dovrebbe partire dalla partecipazione, con un pensiero all’indimenticato Gaber: la libertà è partecipazione. Oggi chi cerca di dare il suo contributo è spesso visto con disturbo, quindi direi che c’è meno libertà , almeno in questo senso.

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Il Kessler: io ho fatto il suo Direttore in ISA per tre anni. Vabbè che aveva alle spalle un partito forte, ma l’uomo aveva idee, le sapeva portare avanti: oggi mi pare che gli sforzi siano di galleggiare nonostante la frammentazione dei partiti il che non lascia spazio a pensieri seri.

Quello che dicevo prima: potere fine a se stesso e punto di arrivo e non punto di partenza. Oggi Kessler non potrebbe fare quello che ha fatto, ma il confronto con chi lo cita, spesso a sproposito, è spesso imbarazzante.

Don Guetti aveva individuato il concetto di Bene Comune: quello alla cui realizzazione contribuiscono tutti sin dall’inizio, non il bene goduto dalla collettività  che è un bene pubblico o collettivo. Ecco, in questo senso la Politica dovrebbe essere un Bene Comune, e non dei soliti noti.

Certamente. Non abbiamo stimoli a partecipare, ci limitiamo ad un post su Facebook, ma poi deleghiamo completamente quello che ci dovrebbe spettare.

Ultima domanda: largo ai giovani o “larghi” ai giovani?

Domanda complessa. Non deve esserci il luogo comune che il giovane è sempre meglio del vecchio. Troppo spesso il giovane viene fatto crescere non per merito, ma per fedeltà. E’ un po’ come se il vecchio leone scegliesse lui il giovane cui affidare il branco, in cambio di qualche cosa. Invece il giovane deve crescere per merito ed essere messo in condizione di osare, anche sfidando il vecchio leone per prenderne il posto. I congressi di partito fino agli anni ’70 erano spesso cruenti, talvolta i vecchi leader finivano nella polvere e ne nascevano di nuovi. I leader politici di oggi sono quasi tutti nati in quegli anni. In azienda il discorso è simile. Investire sui giovani vuol anche dire metterli in condizione di poter sbagliare e di imparare dagli errori.

Ecco, Professore, credo di avere approfittato anche troppo della Sua disponibilità . Ho classificato questa intervista in quattro distinte “categorie blog”: cultura, economia, democrazia, politica.  La ringrazio anche da parte del mio pubblico di lettrici e lettori e da parte loro, di tutta la redazione di Trentoblog e mia Le auguro Buon Natale!

THE END

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LA PESTE: VERA E FIGURATA, IN ATENE, NEL MONDO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2016 @ 3:21 pm

Detto altrimenti: da Tucidide, a Lucrezio, ai giorni nostri     (post 2572)

E ancora una volta nella Biblioteca Comunale di Trento a scuola dei classici dalla Prof Maria Lia Guardini: argomento, la peste.

imagesTucidide, contemporaneo di Pericle (V° sec. a. C.), di quel Pericle che dopo avere interrotto la prima guerra del Peloponneso (che se non l’avesse interrotta l’avrebbe persa!), ne lancia una seconda (provocando Corinto, alleata di Sparta). Si va in una conferenza internazionale per cercare di scongiurare la guerra, ma qui emerge tutta la violenza imperialista ateniese, pari a quella del discorso degli ateniesi agli abitanti dell’isola di Melo: niente da fare: è guerra! Se non che nel 429-428 scoppia la peste in Atene, peste che uccide i due figli di Pericle. Poi l’epidemia rallenta, indi riprende e questa volta (427) uccide Pericle il quale, ove fosse sopravvissuto, probabilmente – visto come si andava a mettere la situazione – avrebbe chiesto la pace una seconda volta. La guerra finirà poi solo nel 404 con la completa disfatta e distruzione dell’impero ateniese.

Quelle le guerre Pericle le faceva per conquistare mercati e quindi denaro e quindi risorse per l’Impero e per la politica. A proposito, introdusse la paga per i politici! Non immaginava certo che casino avrebbe generato nei millenni successivi! Ma questa è un’altra storia.

Ma veniamo alla peste. Tucidide l’ha avuta e ne è guarito. La descrive con termini medici. Presta molta attenzione alla psicologia dei malati. Parte dalla sofferenza individuale per arrivare alla sofferenza della polis. Redige vere e proprie cartelle cliniche che – dichiara – potranno essere utili in caso di nuove analoghe epidemie. Il suo è un inno alla consapevolezza della ragione umana. Dell’uomo che sa essere forte e conosce i propri limiti, un “illuminista illuminato”.

Quattro secoli dopo, il romano Lucrezio nel suo De rerum natura, ripete la descrizione della peste di Atene. La letteratura romana copiava quella greca e vi aggiungeva qualcosa di proprio. In questo caso Lucrezio imita ed emula, voleva approfondire il culto della ragione ma inquina – si fa per dire – il tutto con poesia che prevale sulla razionalità della filosofia.

La peste oggi. Non è solo “la” peste malattia, ma una peste moderna: l’enorme disuguaglianza nella distribuzione delle risorse; le guerre; la fame nel mondo; la caduta dei valori … ma questa è un’altra storia.

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Prossimi appuntamenti, ad iniziare dal 20 dicembre p.v.:

  • Virgilio, paesaggi
  • Tacito: l’origine dell’idea europea
  • Quinto Cicerone: “Manualetto del candidato”

Buoni “classici” a tutte e a tutti!

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THE DAY AFTER THE DAY AFTER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2016 @ 2:32 pm

Detto altrimenti: il secondo day after … il risultato referendario   (post 2571)

 Tre mie brevi considerazioni

Ieri la TV ci ha indotto in errore: prima ha detto che la Regione Trentino aveva votato SI. Poi che la Regione Trentino Alto Adige aveva votato SI. Oggi che la Provincia Autonoma di Bolzano ha votato Si e quella di Trento NO. Una pericolosa differenziazione BZ-TN in vista di un eventuale nuovo Loss von Trient! E bravi i nostri “negazionisti”!

downloadOra per fortuna verrà la pace politica tanto attesa, perché Grillini, Salviniani, estrema destra ed estrema sinistra andranno tutti di comune accordo. D’altra parte ce lo preconizzava già il profeta ISAIA (11):…il lupo dimorerà insieme con l’agnello; la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà.  La vacca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue.  Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.  Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno … O no?

 Istat: 27 milioni di Italiani a rischio povertà. Esagerata mal distribuzione della ricchezza. Renzi aveva iniziato a ridurre i costi della politica …

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2016 @ 1:47 pm

Detto altrimenti: vedete un po’ nei post precedenti chi siamo …   (post 2570)

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Per chi si fosse messo in ascolto solo in questo momento, basta “navigare fra i post e leggerete su di noi. Ieri sera, seratona di auguri di Natale. Musica (il pianoforte di Cristina) e voci (Giovanna, Letizia e Stefano) su temi natalizi e non, oltre al coro si tutti noi. Musiche di J. Strauss, Sieczynsky, Lehar, Berlin. Per chiudere, la marcia di Radetzky! Ottima esecuzione strumentale e vocale, ottima partecipazione del pubblico!

Poi, improvvisamente, una “perla”: inedita, cantada nel nos dialet!

MA CHE BEL (sull’aria di Jingle bells)

Ma che bel, ma che bel

for sul pontesel

a far l’alber de Nadal

col giaz sula pel!

img_4206Ma che bei, ma che bei

i diaolini ai pei

non’ so pù quanti ne g’ho

quatro zinque o sei.

 

La ponta la s’è rota,

le bale le è per tera,

far st’alber de Nadal

l’è tant che far ‘na guera.

Le lucete le è sciopade,

el presepe el s’ha brusà,

San Giusepe el beve sgnapa

e ‘l se rudola en del prà!

 

img_4220Ma che fret, ma che fret,

g’ho el nas che l’è tut ros,

a Nadal brinderò

col sciropo per la tos.

Ma che fum, ma che fum

for sul pontesel,

el presepe al tacà foc

compreso l’asenel!

 

img_4216El muscio el s’ha brusà,

l’angioleto l’è ‘na via

gh’era fum en tut el prà,

è arivà la polizia.

(rall.) Nela capana i ha vardà,

San Giusepe ha portà via

perchè ‘n tasca i g’ha trovà

do tocheti de Maria!

 

Ma che bon, ma che bon

el muscio del Bondon,

el me scalda dentro e for

bon Nadal con tut el cor!

Ormai no / g’ho pù fret

me sento ‘n fornelet,

Ma che bel, ma che bel,

Nadal sul pontesel,

ma che bel, ma che bel,

Nadal sul pontesel,

(rall.) ma che bel, ma che bel,

Nadal sul pontesel!

Standing ovation!

 

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Applausi! E – ancora improvvisamente – i regali natalizi alla nostra Presidente Ospite Cristina! E’ seguito l’angolo delle anteprime, nel quale sono state segnale le seguenti manifestazioni (aperte a tutti, Accademici e non):

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  • 07.12 – Alfonso Masi al Circolo Rosmini, ore 17,00 “Pirandello” negli 80 anni dalla morte.
  • 14.12 – Oratorio S. Antonio, concerto di Cristina.
  • 16/12 – Luigi Sardi e Antonia Dalpiaz, Chiesa di Civezzano, 20,30: “Degasperi e il papa”. (ripetizione di quanto trovate descritto nel post “Una giornata particolare”).
  • 17/12 Verla di Giovo ore 20,30, Letizia dirige il suo coro in canti natalizi. Canterà anche il Coro di Spiazzo Rendena.Intermezzo enogastronomico: una foto per tutte le prelibatezze.
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Seconda parte della serata: Umberto Sancarlo con le sue diap “Il nudo nell’arte”. Una interessante rassegna dell’arte del nudo dal 25.000 anni A.C. ai giorni nostri, con diapositive di sculture e pitture. Umberto è il nostro esperto di arti figurative, e spesso ci accompagna quale guida esperta nella visita a esposizioni e gallerie d’arte. Grazie Umberto!

Prossimi appuntamenti dell’Accademia (riservati ai soci Accademici):

  •  9 gennaio – C.M.Von Weber, Concerto per fagotto (Let/Cris) – Gloria Zeni, presentazione libro Domus patrum revirescit (dia).
  • 6 febbraio – Carnevale con Walt Dysney (Gio/Let/Stef/Cris) – Maria Teresa & Company, Commedia.
  • 6 marzo – Riccardante Lucattieri, La fraglina commedia – Paolo Consiglio, I tre Cristi (dia).
  • 3 aprile – Omaggio a Fabrizio De Andre’, Patrick e Co., Riccardo voce recitante – Claudio Fuochi e le sue ninfee (dia).
  • 8 maggio – Barbara e amiche in “Altri tempi” revival – Francesca Endrizzi, La figura di Albino Zenatti.
  • 5 giugno – Allievi del Conservatorio musicale di Riva del Garda, M° Ruzza – Marisa Decarli, Scorci di Trento.

In chiusura, Cristina ha regalato ad ogni signora e signore presenti ed assenti un barattolo della sua dolce marmellata, confezionata in vasetti adornati di centrini ricamati a mano da lei stessa, a vera regola d’arte! Grazie anche per questo, Cristina!

Buon Natale a tutte e a tutti, Accademiche, Accademici e non!

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THE DAY AFTER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2016 @ 5:50 am

Detto altrimenti: campionato italiano e campionato europeo della politica   (post 2569)

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“Non avete mantenuto la promessa!”

Referendum costituzionale. Ha vinto il NO alla riforma Renzi. Esultano i politici costretti a dire SI ma che poi hanno votato NO salvando capra e cavoli; esultano i politici dei partiti del SI che però avevano detto NO, che ora diranno ai loro: “ecco, vedete, ve lo avevamo ben detto noi … ora votateci”; esultano i senatori che non perdono il posto; esultano gli amministratori pubblici che non si vedono ridimensionare lo stipendio; esultano i manager della corrente opposta a Renzi che “non stavano più facendo carriera” e che invece aspiravano al “grande salto” da posizioni di manager da 200.000 euro all’anno a quella di Presidenti da 500.000; esultano i “politici della politica contro”; etc. etc.

Campionato italiano: tre considerazioni

La prima. NO batte SI 60 a 40 – Ha vinto la politica della “conquista del potere a parole, a prescindere” contro la politica dell’agire concreto. Infatti tutti i commenti sono a livello del “potere”: “Hai perso, vattene, ha perso, se ne va … elezioni subitissimo anzi subito anzi prima facciamo la legge elettorale”. Nessuno sottolinea gli aspetti di merito, ovvero che ci teniamo un costosissimo apparato fatto da Enti e persone inutili e costose (Cnel, province, senatori, superstipendi, sprechi, etc.). Ecco, questa la mia prima osservazione.

La seconda. Il meraviglioso e dignitosissimo discorso di Renzi. Bravo, ancor di più bravo! Ci hai provato, ci hai messo tutto te stesso, hai creduto e credi in una Idea. Bravo! E’ facile “sbagliare” quando ci si misura con obiettivi assai difficili da raggiungere; contro le oligarchie travestite da democrazia;  contro il populismo politico;  contro una diffusa disinformazione; contro un assai scarso livello di impegno e autonomia di pensiero individuale di masse abituate a pensare meno e di affidarsi al capo-pensiero. Essere “renziano” quando tutto va bene è facile. Io non sono iscritto al PD, ma sono “renziano” e lo sono ancor di più e soprattutto adesso che Renzi “ha perso” perché Renzi resta il vincitore morale.

La terza. In Trentino Alto Adige e in Toscana il SI ha vinto (anche in Emilia Romagna). E qui passiamo a parlare del  “Campionato Europeo”

Campionato Europeo: tre goal

Austria batte Italia 3 a 0 – Primo goal: in Austria il candidato dei Verdi, europeista convinto, ha battuto l’estrema destra euroscettica. Nell’ambito di una valutazione europeista, un primo punto a favore dell’Austria che “batte” gli euroscettici italiani leghisti e grillini in testa.

Secondo goal: in Trentino Alto Adige ha vinto il SI. Ha vinto in terre ex austriache ed in terre “Autonome”, terre nelle quali la gente è abituata da sempre a ragionare con la propria testa, autonomamente, terre che hanno inventato la Cooperazione e l’Autonomia e le hanno reclamate e realizzate contro poteri forti, anche grazie alla maturazione dell’esperienza amministrativa maturata sotto Maria Teresa d’Austria.

Terzo goal: Maria Teresa d’Austria sposa il Duca di Lorena, cede la Lorena alla Francia e compensa il marito dandogli il Granducato di Toscana, al quale l’imperatrice concesse la prima Autonomia amministrativa della nostra storia regionale. E furono i Lorena a bonificare la micidiale palude che oggi ci godiamo come Maremma Grossetana, realizzando un obiettivo che i Medici non erano riusciti a conseguire con la loro costituzione di un piccolo “Ufficio de’ fossi”.  La Toscana, la terra di Renzi. In Toscana ha vinto il SI. Il parallelo con il Trentino Alto Adige viene spontaneo. Ed anche con il successo europeista in Austria.

Mie conclusioni

  • Renzi: 40%, un leader da solo contro un 60% frutto di un’accozzaglia di altri pretesi leader che presto si scanneranno fra di loro per la corsa al premierato.
  • Renzi, sconfitto dai numeri non sulle idee e sui contenuti, si dimette. Pochi altri sanno fare così, anche qui da noi … nemmeno quando sono confitti da numeri e dai contenuti. Senza fare nomi, per carità!
  • Il danno maggiore della vittoria del NO? Che la bocciatura delle proposte di Renzi, proposte di politica interna, già dannosa sul piano nazionale, sia letta, tradotta e interpretata come la bocciatura dell’UE, dell’Europa Unita, dell’obiettivo Stati Uniti d’Europa.
  • L’enorme forbice (20 punti!) fa intuire che molti SI formali-ufficiali abbiano votato NO sostanziali.

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LA POLITICA DEI CONTENITORI DALL’ALTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2016 @ 8:55 am

LA politica DEI CONTENITORI DALL’ALTO

Detto altrimenti: … anziché la POLITICA dei contenuti dal basso   (post 2568)

(THE DAY BEFORE il risultato referendario)

E ci risiamo. Dice taluno (il solito taluno): “I partiti devono riposizionarsi, cambiare nome (1)”. Ma no? Davvero? Ne sentivamo proprio il bisogno, molto di più che creare posti di lavoro, rendere sicuro il nostro territorio, accogliere i profughi, far rientrare i cervelli fuggiti, assistere gli anziani, migliorare il turismo, rilanciare l’industria e l’agricoltura, etc.. Molto di più.

Riporto qui un post su FB a firma del Prof. Michele Andreaus:

“Ma il cambio di passo in politica si basa sull’ennesimo cambio di nome (1), sull’ennesima dichiarazione del coinvolgimento dal basso dell’elettore (quando lo dicono faticano a non ridere) e gli stessi nomi degli ultimi 25 anni? Stesse facce, meno capelli, un po’ di pappagorgia? E’ questo il cambio di paradigma? Un po’ di pinguedine e via? Son perplesso …”

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Non è più il tempo delle favole, delle zucche vuote trasformate in una carrozza…

La politica delle solite oligarchie mascherate da democrazie praticate come “potere sul popolo” e non come invece dovrebbe essere: “potere del popolo”. Oligarchie che cercano in tutti i modi di continuare ad essere indifferenti all’esito delle votazioni democratiche, siano esse politiche, di partito, di qualsiasi assemblea. Oligarchie che si organizzano in antri reconditi, tramano segretamente, trasversalmente, fino a quando, però, sono costrette ad uscire allo scoperto e a dichiarare “i partiti devono riposizionarsi; devono cambiare nome perché nomina sunt substantia rerum (1) ; devono andare oltre, etc.”. Andare oltre cosa? Oltre le delibere democraticamente assunte dai congressi, dagli organi ufficiali dei partiti? Oltre le regole degli statuti? Oltre il rispetto del mandato politico ricevuto? E qui però casca l’asino … e qui “il re è nudo”, e qui – scrivo all’inizio della giornata referendaria che stabilirà se a Roma dal Trentino potranno andare tre (se vince il SI)  o sei-sette parlamentari (se vince il NO): that is the question: to be or not to be … in Rome or in Trient – e qui vedremo come la politica dei contenitori si organizzerà per distribuire “posti di lavoro” assai ben retribuiti.

Nel frattempo c’è anche – per fortuna – chi pratica un’Altra Politica, quella con la P maiuscola, quella che ha vinto congressi, ha girato per le valli, ha ascoltato la gente, ha raddoppiato il numero degli iscritti, ha azzerato il debito del partito, rispetta regole, leggi e statuti. Quella che non “esige di vincere” ma esige chiarezza, rispetto delle regole, rispetto del voto dei cittadini, autonomia del pensiero di ognuno; quella che è propositiva di soluzioni concrete a problemi concreti; quella che non gode di appannaggi ma investe (anche denaro) del suo. Insomma, quella della democrazia, autonomia e legalità vere. Non solo di facciata. Quella sempre pronta a rispettare le idee altrui e a confrontarsi a livello della “maggioranza dei voti” e non a livello della “maggioranza del potere”. Vedremo cosa succederà …

… THE DAY AFTER IL REFERENDUM

(1) i nomi sono la sostanza delle cose? Ma no dai che ormai le parole (che secondo Don Milani dovrebbero essere pietre) oggi –  purtroppo – sono usate proprio per non farti capire la verità … dai, accà nisciuno è fesso … E poi quel tale Dante scriveva che i “nomi sono la conseguenza delle cose”: effetto, non causa o sostanza … dai … a chi volite far fesso, signurì?

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NATALE IN FUGA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2016 @ 7:45 am

(proseguo nei miei “post natalizi”)

Detto altrimenti: … dalla guerra, dalla tirannia, dalle malattie, dalla fame dall’assenza di un futuro     (post 2567)

Giacomo Leopardi distingueva i selvaggi dai barbari: selvaggi erano coloro che non avevano omologato la propria cultura a quella “nostra” (notate che parlo di “omologazione alla nostra cultura ” e non di “raggiungimento del nostro livello di cultura”, ma questa è un’altra storia). Barbari invece erano per il Leopardi coloro che da un modello di cultura “moderna”, basata sul dialogo, l’ascolto, la reciproca comprensione, la pacifica convivenza, la condivisione, le regole della democrazia, erano retrocessi allo stato primitivo, ovvero – e qui sono parole mie – selvaggi di ritorno. Ecco, oggi purtroppo siamo di fronte a forme di barbarie: interessi egoistici macropolitici; dittature; colonialismi all’antica e in forme moderne (multinazionali); enorme disuguaglianze sociali a livello planetario, stanno producendo nel mondo milioni di vittime. Ma sono gli “Altri” a morire, non noi. Ed allora …

E gli Altri?

E’ solo per caso che vivi

in questa tua piccola

ingiusta

riserva di gioia

che invano

a te stesso

ed agli Altri

vorresti celare.

downloadE gli Altri

(son tanti)

innalzano voci

a incidere il marmo

di un mondo

che ha chiuso le porte

per non farli entrare.

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Dopo quelli della prima guerra mondiale e quelli dei campi nazisti, ecco i reticolati di ultima generazione

E gli Altri

(son tanti)

percorrono tristi

usuali sentieri di morte

e dolore

insieme a speranze

lacerate da scogli

che strappan dal cuore

brandelli di fede

e di futuro.

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Oggi Pellizza da Volpedo avrebbe dipinto così il suo famoso quadro

E gli Altri

(son tanti)

seguono muti la rotta

di chi li precede

e guardano avanti

ben oltre quel liquido muro.

 

(Son tanti)

il tuo sguardo li vede

e subito tendi la mano

a chi ti è vicino

e un poco lo aiuti

nel suo lungo

insicuro

cammino.

 Ma gli Altri

(son tanti)

a quale destino?

 

Gli Altri guardano avanti, cercano di “vedere un futuro, avere un futuro”. E’ della nostra cultura il “guardare avanti, l’andare oltre”. Ma … a ben pensarci, ha ragione la cultura cinese che dice che per progredire occorre guardare indietro: infatti solo il passato può essere esaminato, rivisto, ripensato: il futuro è invisibile. Orbene, se gli Altri, disperati come sono, “guardano avanti”, noi occidentali dobbiamo “guardare indietro” e analizzare le cause che hanno innescato i micidiali processi attuali. E molte di queste cause sono riconducibili a nostri comportamenti: il colonialismo e gli interessi delle multinazionali.

 

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POLITICA, DEMOCRAZIA, GOVERNI TECNICI E POLITICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2016 @ 9:23 am

Detto altrimenti: multa paucis, molti concetti con poche parole (post 2566)

Polloi, i molti: polis, la città, il luogo dei molti; politica = aggettivo sostantivato che presuppone un sostantivo, la archè, l’ “azione capace” (di agire per la polis).  Ma fare politica … come?

  •  Ridurre la politica alla organizzazione degli strumenti con i quali poi NON si fa la Politica Vera? (Democrazia come potere sul popolo, per perseguire obiettivi personali), oppure …
  • … fare Politica Vera, ovvero operare scelte di fondo e farle realizzare dall’esecutivo? (Democrazia come potere del popolo).

Io la vedo come segue:

  • i cittadini si esprimono;
  • i partiti politici – previsti dalla Costituzione – fanno sintesi e decidono;
  • l’Esecutivo esegue.

Tuttavia frequentemente questo processo è inquinato

  • dalla “inversione termica della democrazia” ovvero, decide tutto l’esecutivo; l’esecutivo cerca l’approvazione della politica o fa entrambi le due cose: politica e governo; i cittadini stanno a guardare (le oligarchie del potere sono indifferenti agli esiti elettorali);
  • dalla mancanza del vincolo di mandato;
  • dalla mancanza di democrazia interna dei partiti;
  • dal fatto che tutti gli ultimi nostri governi sono tutti tecnici, nel senso che i vincoli della finanza pubblica impediscono loro di operare e realizzare scelte di fondo, ma consentono loro solo di stiracchiare di qua e di là la coperta … tecnicamente, appunto!

D’accordo o memo su quanto sopra, l’importante è avere posto il problema e se mi sbaglio … mi corrigerete!

 

 

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NATALE DI GUERRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2016 @ 8:31 am

Detto altrimenti: amiche, amici, perdonate la mia invadenza, ma mai come quest’anno sento il Natale per quello che è, per quello che deve essere e cioè un “Natale per gli Altri. Ed allora ho riadattato una mia vecchia poesia che avevo scritto anni fa, per un altro Natale, al ritorno dalla Bosnia dove mi ero recato subito dopo la guerra, per dare una mano. Tutta in caratteri minuscoli, senza punteggiatura … capirete … il protagonista non ne ha avuto il tempo … vorrete scusarlo …   (post 2565)

 Che questo sia un Natale contro tutte le guerre: Siria, Africa, etc …

“Natale 2016, di guerra purtroppo”

la testa schiacciata

la bocca ricolma

di sangue e sudore

nessuno richiude la mia ferita

di luce

del giorno che fugge

nemici colpiscon da terra

amici dal cielo

vicino al mio viso

wp_20161127_004        (da voi in Italia)

senza ricordi

che altri le possan rubare

un’ape

sugge il suo fiore

mentr’io respiro il sapore

di guerra

è freddo

il cuscino di terra

mi copre soltanto

la voglia del tempo

download

              (in Siria, da me)

un’ape d’acciaio

precipita al suolo

un miele che incendia

svanisce il frastuono

no

non cambiate canale

…

è Natale

perdono

i tanti

che han regalato

gioielli di piombo e di fuoco

ad un corpo

ormai di nessuno

ed esco di scena

i piedi in avanti

in silenzio

da solo

 

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IN ATTESA DEL S. NATALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2016 @ 7:56 am

Detto altrimenti: “Il canto di Natale di Trento al Fersina”     (post 2564)

Gentili lettrici e amici lettori, da oggi alterno ai miei soliti post alcuni scritti sul Natale, in prosa o in versi. Si tratta di edizioni 0 riedizioni di mie antiche “produzioni” da vile meccanico della letteratura e della poesia… ma l’importante è provarci, non vi pare? Il “numero zero” di questa mini serie è dedicato al fiume Fersina, “la Fersena” in dialetto, (Bersn, in lingua mochena) l’affluente urbano di sinistra dell’Adige, che suo tempo scendeva più diretto in città ed il cui corso è stato deviato dall’Austria per evitare le alluvioni nella zona delle Ghiaie, deviazione a mezzo di un robusto bastione sul quale oggi si trova il Viale Trieste. Inoltre, deviando a sinistra orografica la Fersena e a destra orografica l’Adige, l’Austria ampliò l’area urbana vivibile della città nel suo centro.

Da internet si apprende: “Il torrente Fersina nasce dal Lago di Erdemolo (mhn. Hardimblsea) a 2036 m al margine occidentale della catena del Lagorai, scorre nella Valle dei Mocheni (Bersntol), lambisce la Valsugana (dalla quale è separato dalla Sella di Pergine) e qui riceve da destra il torrente Silla (proveniente dall’altopiano di Pinè) quindi dopo aver percorso una profonda e spettacolare forra (l’Orrido di Ponte Alto), attraversa la città di Trento dove sfocia nell’Adige. La sua lunghezza complessiva è di 37 km mentre la sua portate media (registrata presso l’idrometro di Canezza) è di 3 m³/s. Le sue acque sono utilizzate a scopi irrigui”.

 Ma ecco la poesia (le foto sono mie tranne la pesca dell’airone che è di Luigi Zullo)

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Nevegada!

Sei vivo.

Mi parli col suono di luce

dei tuoi mille occhi di rivo

splendenti nel verde.

Dapprima

mi sembri annoiato

nel lento rigiro

che sempre conduce

al tuo limitato infinito

eletta dimora

di anatre urbane

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A pesca (tecnica base)

ed aironi

in morbide anse di steli

ov’acqua

fra ‘l fiore che odora

con tenue sospiro si perde.

Ma ecco

improvviso

uno slancio

al pari del cervo brunito

che hai visto saltar le tue rive

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Altra tecnica di pesca …

braccato dal cane

ed hai ristorato

offrendoti invito alla sete

ed alle corse un po’ schive

del giovane re incoronato.

Ancora …

hai negli occhi il ricordo

di una prudente marmotta

del falco

che lento

si libra nel cielo in agguato …

di un movimento …

di vita che lotta …

di tenero nido violato.

Tu nasci ove aria rinfresca.

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Fersina fiorito

Poi …

scendi la cima

scoscesa di valle tedesca

qual liquido velo nuziale

che adorni la Sposa Atesina

e rechi in pianura

la figlia del suolo innevato

i fulgidi pesci d’opale

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E a valle … il Bondone!

il tenue lenzuolo

che dona ristoro all’arsura

di ninnula cuna

il manto di brezza

che stendi alla luna

ed olezza.

E dolce assopisci il bambino

cantandogli la ninna nanna

che i monti ti hanno affidato.

.

 

.Tu sei Poesia

il capolavoro scolpito

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L’inchino

del grande Pittore Trentino

che ascolto

rapito all’oblìo

insieme alle fronde

degli ippocastani

che sopra le spalle

ti fan capolino ondeggiando

e curioso

protendono il volto

sull’armonioso spartito

del tuo gorgoglio.

img_2483Ma ora prosegui il tuo viaggio

e mentre ricevi altre sponde

le mie vecchie mura imperiali

riflesse

ti rendono omaggio

più belle pe’ i grandi regali

che porti di piccole onde

ai nostri Natali.

                 La tua Città

.

.

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