PROFETI, UTOPICI, DEMOCRATICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2017 @ 6:26 pm

 

Detto altrimenti: dai, leggetemi, che poi non sono un post così difficile …. (post 2602 )

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La sventurata rispose

Alcuni post or sono (mio post n. 2573 del 7 dicembre 2016  “INCONTRI – Prof. Michele Andreaus “) intervistai una persona. L’intervista fu pubblicata anche sul sito di un partito politico locale appartenente al novero dei partiti del centro sinistra autonomista. Tutto bene fino a quando … fino a quando da un potere esterno al partito fu intimata (al segretario) la cancellazione dell’articolo dal sito del partito, non certo da questo blog! E a tale ordine “lo sventurato  rispose” per dirla  con il Manzoni …

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A questo punto, prima di proseguire nella lettura di questo post, dovreste andare a leggere l’intervista citata, il mio post  “corpo del reato”!

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Ma andiamo avanti, ovvero indietro di qualche anno. Nel Vecchio Testamento (Numeri, 11, 25-29) si narra un fatto: alcuni esponenti della comunità (i signori Eldad e Medad), benché non espressamente autorizzati dal potere politico-religioso, si erano messi a profetizzare, anche perché i “profeti autorizzati” (da Dio e) da quel potere avevano smesso di profetizzare (cioè: di fare il loro dovere). Fu avvisato Mosè e gli fu chiesto di fermare gli “abusivi”. Mosè rispose: “Volesse il Cielo che tutti fossero profeti!” e non li fermò. Dice … ma chi è “profeta”? Chi se ne intende (non certo io!) dice: chi è in grado di condurre la gente verso la costruzione di un bene, il Bene Comune, anche e soprattutto a prescindere dalle indicazioni cogenti del potere di turno. Chiunque, quindi, può essere profeta (fa eccezione l’essere profeta in casa propria, nemo propheta in patria … ricordate quel  Tale?).  Dice … ma l’Utopia, che c’azzecca? C’azzecca, c’azzecca … perchè essa, in politica, è l’indicazione di un possibile, diverso, migliore modello politico non “irrealizzabile” ma “non ancora realizzato”. Utopia quindi come possibile oggetto di una profezia.

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Max Weber

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Ma torniamo a noi. “Cancellate quell’intervista!” Tuonò il “potere”. Ecco, l’intervistatore e l’intervistato erano stati un po’ come quei due “abusivi” del Vecchio Testamento: si erano messi a “profetizzare” (nel senso Max-Weberiano della natura extrasacerdotale della profezia, ovviamente!) senza avere chiesto ed ottenuto l’autorizzazione. (Qui a  fianco la foto del sociologo Max Weber, da non confondersi con Edoardo Weber, l’inventore dei carburatori a doppio corpo. Ma questa è un’altra storia).

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I due, anzi, i quattro, stavano cercando di operare sul terreno del confronto, della verità (“Verità è relazione”, ammonisce Papa Francesco) operando al di fuori delle stanze del potere.

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Tuttavia, la loro “parola” per questo stesso fatto risultava essere una sfida, una ribellione al monopolio-dictat del pensiero del potere dominante (“Cosa fate? Pensate da soli? Guai a voi!”): nel far ciò i due-quattro “responsabili” stavano costruendo la parrhesia, ovvero la libertà per ognuno di esprimere liberamente il proprio pensiero (“Non sia mai! Ci sono io che vi dico come e cosa pensare!”). La libertà di ognuno, ovvero di tutti, non solo degli “autorizzati”. La voce di tutti, non solo quella che oggi quotidianamente i quotidiani (anche locali) riportano, amplificando il pensiero dei soliti pochi noti, ad addormentare la capacità critica e la disponibilità politica dell’opinione pubblica. (Foto a fianco scattata e post scritto nella stanza di hotel di fronte al duomo di Amalfi. Dai miei documenti si legge “nato a Genova …”: forse è per questo che hanno appeso alla ringhiera del balconcino la bandiera della “mia” Repubblica Marinara!)

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Ma torniamo ai profeti, veri (di qualche millennio fa) e aspiranti tali, i profeti di oggi. Nel far ciò i quattro (due + due) – in tempi diversi – stavano costruendo la stessa democrazia, ovvero il luogo del demos, della voce di ognuno e non la voce dei soliti noti (falsi) profeti, intenti per di più ad organizzare la propria azione “profetica” ad di là della propria espressione personale, e – nel far ciò – perdendo consapevolmente o meno qual poco o tanto di “natura profetica” iniziale che al limite avessero pur avuto: infatti il vero profeta è una partita IVA, opera da solo, liberamente, slegato dal potere, senza struttura, come il qui a fianco Tommaso Moro, direi, peraltro fatto Santo 500 anni dalla sua decapitazione, nel 1935.

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Le strisce! Mettiamole le strisce!

E veniamo ai nostri giorni, allargando l’angolo visuale dalla nostra Provincia Autonoma al  Mito degli Stati Uniti d’Europa … (a parte il fatto che con quei  “profeti autorizzati” come quelli che hanno ordinato la cancellazione della citata intervista – l’avete letta? No? Leggetela allora su questo blog. Era davvero da censurare? –  di strada se ne fa proprio pochina pochina perdavvero per dirla alla toscana)  … piuttosto, ordinando quella cancellazione, da parte di costoro non si è invece censurata la libertà e la democrazia, unica forma che può essere la base di ogni costruzione anche politica? Gli Stati Uniti d’Europa, un mito, una Utopia che può/deve diventare progetto, come quella di Tommaso Moro, un po’ profeta, un po’ utopico, un po’ progettista, anche un po’ (tanto) democratico. E poi … sveglia ragazzi, se non ora, quando? Se non ora che gli USA di Trump si stanno alleando con la Russia di Putin, quando ci decideremo a farli nascere questi United States of Europe ? Altrimenti i nostri profeti europeisti (uno per tutti, Altiero Spinelli, MFE-Movimento federalista Europeo, movimento  al quale mi iscrissi più di 35 anni fa) avrebbero profetizzato invano … e noi ne faremmo (o peggio …  ne faremo!)  le spese.

Basta. Per questa sera – dopo il lungo viaggio Trento-Amalfi, computer al seguito –  ho “profetizzato” abbastanza, direi, non vi pare? Grazie per avermi letto! (Il post è un po’ lungo e “pesantuccio? Ma se ci ho messo anche tante “fìgure”!)

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SOCIOLOGIA DELLA SEGGIOVIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2017 @ 6:12 am

Detto altrimenti: per quanto … anche della funivia, ma è meglio la seggiovia (post 2601)

Mia moglie mi dice: “Ma … oggi … vai a sciare da solo?” Già il presupporre che il problema non sia l’andare a sciare, ma l’andarci da solo o meno, la dice (quasi) tutta. Per un appassionato (anche) dello sci, essere un V.I.P. (Vecchietto In Pensione); abitare a mezz’ora d’auto dalla prima seggiovia; avere in tasca l’abbonamento stagionale agli impianti di risalita … ecco, tutte queste pre-condizioni dovrebbero sciogliere il primo nodo interpretativo.

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Se poi ci aggiungete che a me piace alzarmi molto presto ed arrivare agli impianti di risalta ben prima della loro apertura … capirete perché spesso vado a sciare “da solo”!

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Ma i seggiolini in risalita non sono vuoti …

Ed allora veniamo al secondo, vero nodo, a quel “da solo”, iniziando dalla seggiovia. Ormai sono quasi tutte seggiovie a quattro posti. Raramente quindi sei solo. Se i miei compagni di viaggio parlano, a me piace indovinarne la provenienza: italiani, locali, ma di quale regione, stranieri. Il riconoscimento dei locali non è un problema: al massimo potrei sbagliare la valle alpina di provenienza, ma anche questo accade raramente: infatti dopo trent’anni di residenza, distinguo facilmente Rivani, Solandri, Nonesi, Fiammazzi, Roveretani, Trentini, etc.. E poi, come si fa a non individuare il turista di Parma (vocali molto laaaarghe!) rispetto al reggiano? Romani, Napoletani e Siciliani – d’altra parte – riconoscerli è come rubare in chiesa: troppo facile! Ma insomma, basta: queste sono solo esemplificazioni, perché volevo parlare di sociologia non di “etnia”, sociologia nella sua espressione più semplice e banale: comprensione studio della società (e della persona), nel caso mio, “di provenienza”.

imagesLa risalita in seggiovia per andare a sciare sulla neve ti aiuta. Per una serie di motivi. Innanzi tutto ogni passeggero è rivolto in avanti, cioè non si è uno di fronte all’altro. Ciò crea una sorta di moderna grata confessionale che aiuta ad aprirsi all’altro, senza vergogna o reticenza. Inoltre ormai tutti indossiamo un casco dotato di occhiali-mascherina che “mascherano” il volto ed  aiutano a vincere una certa sorta di diffidenza che spesso ognuno di noi nutre per lo sconosciuto.

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Insomma, siamo ben lungi dall’affrontare la responsabilità del Volto dell’Altro, di quel Volto che sta alla base della filosofia di Emmanuel Levinas (foto accanto), secondo i quale “… il Volto dell’Altro ti interroga e si aspetta una risposta da te”. Ma allora, in mancanza dell’interrogazione del Volto, come iniziare? Semplice. Con un “Buongiorno”, seguito da una considerazione sulla qualità della neve, l’affollamento delle piste, la temperatura, etc.. Ti accorgi subito se l’Altro è disponibile o meno (al 90% riscontro disponibilità piena). Se poi fra i tuoi compagni di viaggio vi sono bambini, allora sfoderi la tua qualità di nonno di una bimba di sei anni, sciatrice anch’essa, ed il gioco è fatto. Il gioco è fatto, il ghiaccio è rotto. E cominciano le scoperte. La scoperta di Persone che hanno le tue stesse aspirazioni, i tuoi stessi hobby, i tuoi stessi problemi, persone che conoscono persone che tu stesso conosci (“in tre passaggi arrivi al Papa: parroco, Vescovo, Papa” diceva quel tale).

In alcuni casi si arriva a parlare di lavoro, a confrontarsi anche su questo piano. L’unico discorso che evito è quello politico, perchè in caso di (forti) contrapposizioni – sempre possibili – nessuno degli interlocutori, al crescere della tensione, potrebbe scendere dalla seggiovia “anzitempo” per evitare che il confronto diventi “scontro”.

Ecco, mi accordo che mi sono già dilungato troppo. Volevo solo segnalare questo nuovo aspetto di una possibile indagine sociologica augurandomi che qualche sociologo “vero” ben più preparato e attento di me, che sono solo un ex manager di SpA, “vile meccanico manzoniano” della sociologia, approfondisca l’argomento.

Buone sciate sociologiche a tutte e a tutti!

P.S.: vi è poi anche la “sociologia della bicicletta”: esci da casa da solo e rientri accompagnato da nuove conoscenze che talvolta poi diventano vere amicizie. Ma questa è un’altra storia e ve ne parlerò in un prossimo post (per non parlare della sociologia di sciatori-ciclisti … v. post precedente!)

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CHI SCIA A CAPODANNO SCIERA’ TUTTO L’ANNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2017 @ 3:00 pm

Detto altrimenti: evvabbè, lo ammetto, ieri sera non ho fatto i “dovuti” stravizi … (post 2600-1°/2017)

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Gli impianti aprono alle 08,30 ma è meglio prevenire …

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Ma volete mettere? Vabbè … aspettiamo la mezzanotte, ma poco alcool e tutti a nanna! Questa mattina come al solito, bonora, al tornello degli impianti di risalita di Andalo. Le prime discese … una favola! Piste biliardo, deserte, velocità max registrata 92 kmh! Una punta, lo so, lo so che non si deve fare, ma che volete, se non le facciamo da giovani (nonni) queste cose, quando le faremo mai!?

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Le piste verso nord, ottimamente innevate

Sciare … da soli? Quando mai! In Funivia: ciao, Buon Anno. Anche a lei. Ma no dammi del tu. E’ fatta. Lui è Giancarlo, di Ancona. Circa 14 anni meno di me ma con la mascherina sugli occhi e il casco in testa mi sapete dire voi quale differenza fa? E poi lui viene da Ancona, una settimana, dieci giorni … io in Paganella ci vivo tutte le mattine, volete mettere la differenza di allenamento? Comunque è uno sportivo: scia bene, è un forte ciclista: solo per dirne una: nel luglio prossimo con alcuni amici da Ancona andrà in bici ad Auschwitz in Polonia, in otto giorni! Detto, fatto: mi manderà il programma e noi di FIAB Trento li accompagneremo … chessò … dal “confine di Stato” sud (Borghetto all’Adige) al confine di Stato nord (Austria).

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Ecco lo spettacolo dalla Malga Zambana … che si ripeterà appena arriverà la neve anche quest’anno!

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Giancarlo: sci, bici ma non basta: è arrivato in finale nel campionato italiano di danza, insieme alla moglie. Ecco, vedete … lo sci e la bici  e la musica (in questo caso, della danza) uniscono le genti e la gente! Dopo un pausa caffè alla Malga Zambana e salutare l’amico gestore Mirco, a casa di volata per i due concerti di capodanno: quello austriaco dal Musikverein di Vienna e il nostro dalla Fenice di Venezia.

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                 Malga Zambana con la neve

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Ecco, ragazzi, ho pensato di scrivere questo post leggero come primo post dell’anno, anche se i motivi per essere seri e preoccupati non ci mancano certo … Nel frattempo ecco qui Giancarlo e consorte Sandra, dalla pista da ballo alle piste della Paganella!

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P.S.: Buon Anno Nuovo a tutte e a tutti, anche se …

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Dati “di ascolto” dei miei post nell’anno 2016, ovvero quanto avete letto i miei post: 44.916 sessioni per un totale di 62.984 pagine, durata media di ogni sessione, 62 secondi, il che vuol dire che mi avete letto per 2,88 ore al giorno, con un tasso di fidelizzazione del 27,5% (che mi dicono essere ottimo). Insomma, il mio “libro” elettronico è stato letto per quasi tre ore al giorno! Pertanto  ringrazio tutte e tutti voi, carissime lettrici e cari lettori, perchè ogni libro, articolo, post etc.  non nasce quando viene scritto ma solo se e quando viene letto. Grazie ancora, quindi e … nuovamente … Buon Anno!

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E’ SOLO CHE VOLEVO ARRIVARE A FINE ANNO CON UN NUMERO TONDO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2016 @ 8:30 pm

Detto altrimenti: questo post non dice nulla, o quasi, dai non leggetelo, leggete il prossimo …. (post 2599)

… e invece lo state leggendo. Io vi avevo avvertito, ma tant’è …. sapete, una volta mi era venuta un’idea pazza: all’interno di una lunga relazione di lavoro inerire improvvisamente una barzelletta … solo per vedere se poi la mia relazione sarebbe stata letta. Probabilmente, se avessi messo bene in evidenza l’oggetto e gli obiettivi del mio intervento, preavvertendo che alla fine il lettore avrebbe trovato, scritte in grassetto, le conclusioni, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto. Ma poi non ho mai avuto il “coraggio aziendale” di fare una cosa simile … Evvabbè … se rinasco … forse …

Questa sera invece mi sono detto: l’ultimo post dell’anno 2016 … cosa scrivere se non gli scontati “auguri”? E poi, questo post potrebbe essere anche il primo post del 2017? No, ragazzi, non potrebbe, se non altro perché la procedura dell’editing numera progressivamente e automaticamente ogni post. E allora il problema: scriverlo e postarlo come ultimo del 2016 o primo del 2017?

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E allora … allora facciamo così: questo finisce qui, con quegli auguri “scontati” ma sinceri per voi, gentili lettrici e affezionati lettori, e per le vostre famiglie, per voi che a centinaia mi leggete ogni giorno (in questi giorni di festa, lo confesso, solo a decine, ma è comprensibile): il post n. 2600 sarà il primo del nuovo anno per ripetere l’Augurio che formulo già questa sera, un Augurio di Speranza.

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Un cordiale saluto dal vostro blogger preferito (è così, vero?) …

Riccardo

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LA DIFFICILE REGGIA DI CASERTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Dicembre, 2016 @ 7:41 am

Detto altrimenti: vedete ben che gli argomenti per scrivere un post si trovano …. (post 2598)

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Oasi di bellezza salvata dal cemento, come il Parco Reale di Monza … chissà come è stato possibile, come è accaduto … mistero!

Ieri, 29 dicembre 2016, stavo cercando di realizzare una mission che si stava dimostrando quasi impossible: acquistare due biglietti per la visita alla Reggia di Caserta per la giornata del 6 gennaio 2017. Vado sul sito ufficiale della Reggia: vi si parla di tutto e di più – soprattutto di eventi superati, vecchi di un anno – tranne che del modo di acquisto on line dei biglietti. Vado sul sito Ticketone e vedo che si può procedere all’acquisto solo per visite entro il 31 dicembre. Telefono al sito Ticketone (€1,80 al minuto!): musichette varie, poi opzioni varie, infine tutti gli operatori sono momentaneamente occupati, ci dispiace per l’attesa, restate in linea per non perdere l’ordine di prenotazione … tutto ad €1,80 al minuto! Infine una vocina: “Desidera?”. Ecco, io desidero … “Spiacenti, al computer vediamo solo fino al 31 dicembre …” Ho capito, grazie.

Ritorno sul sito ufficiale della Reggia. Cerca e ricerca … ecco: fra le righe scopro un numerino di tel piccolo piccolo: 0823 448084 (si vede che le Loro Maestà non vogliono essere telefonate). Sono le 16,30: telefono: niente da fare, mi risponde una voce stanca, in un italiano con un forte accento partenopeo “il servizio è attivo dalle 09,00 alle 16,00”. Ah … mi pareva … Evvabbuo’ … richiamerò domani.

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E se ne vendessimo la gestione alla Francia?

Mi viene spontaneo il confronto con un altro mio viaggio di pochi anni fa a Parigi: la Francia on line, immediata, precisa, completa, veloce per ogni prenotazione, ogni acquisto: il Louvre, la Sacra Cappella, il battello sulla Senna, la Gare d’Orsay, etc.: tutto, facilmente e subito. Fra qualche ora telefonerò al fatale 0823 448084: spero di non sentirmi dire che 6 gennaio, Epifania, la reggia è chiusa al pubblico, anche perché nel frattempo ho prenotato e pagato l’Hotel … evvabbuò, signurì, che vvulite … tenimme famiglia pure nuie … è festa … ‘e criature … a’ Befana … i regali … e poi, chella a reggia, ve la putite pure guardà da luntane o se vvulite anche a  o cumpiutèr … che sarrà mai … e poi … chille  o re nun ce sta cchiuù … o sapite o no? E vuie ce vulite far faticà pure i iuorni ‘e festa …

Uei, ho richiamato! Non c’era il tasto n…. da calcare per acquistare i biglietti e allora mi sono fatto furbo: ho calcato il tasto della “modifica prenotazioni”: mi risponde una signorina molto pronta, cortese … no, mi dispiace, l’acquisto biglietti solo tramite Ticketone … ma non è aggiornato, replico io  … Abbiamo sollecitato, risponde. Io dico: senta signorina, io amo la vostra regione … mi dicono che  sono un napoletano mancato … ma non è possibile che oggi 30 dicembre non siano pronte le procedure di acquisto on line per il 6 gennaio … Abbiamo sollecitato, mi dice. Vabbuò, rispondo, è la differenza fra l’efficienza e l’efficacia: siete stati efficienti ma non avete ottenuto il risultato, è mancata l’efficacia. Grazie assai, signurì … siete stata gentile: la saluto con un marcato accento napoletano …

Comunque una cosa l’ho appurata: il sei gennaio sono aperti!

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SCIARE OGGI IN PAGANELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2016 @ 4:12 pm

Detto altrimenti: un VIP racconta       (post 2597)

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Da Cima Paganella verso il Garda

VIP, Vecchietti In Pensione. Siamo un gruppetto che la mattina bonora (in dialetto trentino chi è mattiniero si chiama “bonorif”) facciamo a gara a chi arriva prima agli impianti di risalita di Andalo, ben prima che essi “aprano”. L’orario sarebbe alle 08,30, ma volete mettere … essere lì prima degli addetti, prima del personale dei vari rifugi sulle piste? Intanto posteggi l’auto a pochi metri dalla partenza; poi appoggi gli sci al pannello del cancelletto d’entrata; infine, al “Via!” uno scatto e sei sulla prima cabinovia! All’arrivo, altra corsetta (con gli sci ai piedi!)  e sali sulla prima seggiovia: insomma, da Trento: dallo “status pigiama” alla Cima Paganella, 90 minuti!

E qui comincia il bello. Le piste tirate a specchio, neve ottima, nessuno sciatore oltre noi! Volate fantastiche (l’altro giorno uno di noi ha registrato una punta max di 92 kmh!). Ma non solo velocità, bensì anche “auto lezione” di sci. Infatti ti puoi concedere che tutta l’attenzione sia rivolta al perfezionamento della tua sciata. Come segue:

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Meglio soli che male accompagnati …

Il peso: sempre centrale, per ottenere ciò, tu devi portarlo in avanti: il che si ottiene portando le mani avanti, un po’ in basso; portando un po’ di pressione dello scarpone sugli stinchi; sciando “in punta di piedi” nel senso che dentro lo scarpone il tuo piede cerca di stare “sulla propria pianta anteriore”. Infatti se il peso è centrale (lo si ottiene portando il peso avanti), lavora tutto lo sci. Altrimenti solo le sue code, e tu “derapi”, ovvero “ti slitta il posteriore”.

Le gambe: andrebbero separate ma noi veci abbiamo imparato a sciare a gambe unite ed allora … allora si compensa allargando le braccia. Tuttavia, poichè abbiamo sci “sciancrati” (i miei hanno un raggio di curvatura di 14,5 metri), se vuoi fare curve più strette e rotonde, allarghi un po’ le gambe è lo sci arrotonda, disegna e  chiude meglio la curva.

Sul ripido: se in curva prendi troppa velocità, o se semplicemente vuoi controllare meglio gli sci sul ripido, all’uscita di curva abbassare molto la mano a valle, il che porta un incurvamento a valle dell’intero corpo. Se non basta, fai lavorare anche lo sci interno, caricando il peso anche su quello.

Il corpo: flesso in avanti, armonicamente, con snodi operanti contemporaneamente alle caviglie, alle ginocchia, alla pancia, alle spalle.

La spigolatura degli sci. Se il corpo è ben centrato e la neve è buona, puoi spigolare di meno, appiattire lo sci e fili via senza sollevare sbuffi di neve: veloce e silenzioso.

I bastoncini (racchette, in dialetto “volantini”). Sciando veloci ti accorgi del vantaggio che ti danno quelle in carbonio, leggere e sottili: più agevoli nell’essere mantenute in posizione, meno resistenti all’aria (le mani sempre avanti: i bastoncini sono manovrati – movimentati con movimenti del polso).

Il ritmo: sciare canticchiando un valzer.

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“Mirco, una cioccolata calda, al volo … grazie!”

La scelta delle piste: le percorriamo tutte, in una scientifica successione che tiene conto della loro esposizione, ripidezza e grado di (limitatissimo) affollamento.

La sosta. A metà mattinata, a scelta, da Mirco Michelon alla Malga Zambana, una tazza di cioccolata calda (io); un bianco o un caffè (altri).

Quanti giorni sciamo all’anno, noi VIP? Un certo Paolo, 111. Io solo 50. Altri, a seconda dei casi.

A mezzogiorno … a casa! Infatti le piste cominciano ad essere un po’ troppo affollate per i nostri gusti di VIP viziati! E poi oltre tre ore di sci con circa 6500 metri di dislivello discesi in media, possono bastare, che poi al pomeriggio noi VIP gh’aven ben da far altri mistéri … (gh’aven … “abbiamo”, a Trento. A Rovereto invece si direbbe gh’avem).

La nostra età? Oltre i 70 a testa. Oltre di poco ma oltre.

P.S.: quando il tuo cervello ed il tuo corpo gestiscono  automaticamente tutte le variabili di cui sopra, allora puoi dire di “sapere sciare”.

POST-FAZIONE: INCONTRI IN FUNIVIA

“A me mi” (lo so che non si dice a me mi, ma a me mi piace dirlo!) … a me mi piace parlare con la gente in funivia/seggiovia. Incontri.

Un giovane con una leggera inflessione tedesca: si, i miei sono di Molveno, emigrati in Germania dove sono nato io, lavoro in Germania, sono un tecnico programmatore di torni, siamo felici …

Un  giovane papà di Tolentino, mi racconta la tragedia del terremoto: si, la mia casa ha retto, una palazzina nuova di tre piani, io abito al terzo, balla tutto, si aprono le ante degli armadi, si rovescia l’acqua dai bicchieri, ma che volete che facciamo? Ho due figli piccoli, una notte le scosse mi hanno svegliato, mancava la luce, non riuscivo a trovare mio figlio … si era riparato sotto il letto …

Una coppia di Forlì: voi non la conoscete ha gli occhi belli, Eulalia Torricelli da Forlì … Forlì? Racconto: ci sono passato in bicicletta, salendo fino a Predappio e poi ancora avanti, fino in Toscana … La neve … voi di Forlì tre inverni fa ce l’avete rubata, ben tre metri da voi e qui scarseggia …

Altri amici di Parma (Perma): ma … siete voi che avete la testa quadra? No … sono quelli di Reggio Emiolia …Si ma a voi gli spigoli li hanno rosicchiati i topi! Si, però noi di Perma abbiamo la banconota da 10 euro più laaaarga!

La “chicca” della giornata: una giovane signora … Ho la casa ad Andalo, risiedo a Singapore, 12 ore di volo … In Cina si scia ma nel nord del paese a 20 gradi sotto zero, non è cosa … in Giappone? Solo due ore di volo, ma qui ho la casa, i parenti, gli amici … Complimenti signora, la prima cabinovia della mattina, non è da tutte le signore essere così mattiniere!

Ai Forlinesi, ai Parmensi-Parmigiani e alla Singaporese ho dato il mio biglietto da visita di blogger: dai, intervenite, commentate … vi aspetto!

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BANKEN KAPUTT!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2016 @ 3:37 pm

Detto altrimenti: ACHTUNG BANKEN! ….. (post 2596)

downloadPRIMO FATTORE DI RISCHIO. 1970-1980 … in un convegno sul mondo della banca e della finanza sentii l’allora Amministratore Delegato del Credito Italiano, Lucio Rondelli, affermare “Le banche intermediano troppo”. Tradotto: raccolgono e prestano troppi denari. A me la cosa apparve strana, a me che ero a capo della finanza di una grande finanziaria di partecipazioni ma che per cinque anni avevo lavorato alla Banca Commerciale Italiana, nella quale l’imperativo era “raccogliere molto denaro e impiegare molto denaro”. Poi riflettei: Rondelli si riferiva al grado di insufficiente capitalizzazione delle imprese italiane le quali si erano abituate a lavorare soprattutto con i soldi delle banche e molto meno ad investire i propri. Anni dopo, da un industriale, senti parlare di “miliardi veri” (s’era ancora con la lira), veri cioè i “suoi”, rispetto agli altri, semplici “miliardi”, quelli che poteva ottenere dalle banche o dal sistema del credito agevolato.

SECONDO FATTORE DI RISCHIO. Successivamente le banche incominciarono a fare anche tanta, troppa finanza. Mi spiego per i non addetti ai lavori: l’attività tipica istituzionale di una banca è fare contemporaneamente raccolta ed impiego di denaro. Una finanziaria, invece, o fa la raccolta o fa gli investimenti. E invece le banche si misero a fare una “finanza di mezzo” e cioè, invece di investire sulle famiglie e sulle imprese, iniziarono a fare investimenti finanziari sottoscriventi dì titoli di debito altrui. Operazioni più facili, all’inizio più redditizie, molto più rischiose. Difatti poi i nodi vennero al pettine.

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TERZO FATTORE DI RISCHIO Guerre di potere e di poteri che hanno portato ad incorporazioni in house che hanno portato alla scomparsa di marchi prestigiosi, quale quello della Comit-Banca Commerciale Italiana.

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QUARTO FATTORE DI RISCHIO. La privatizzazione delle grandi banche pubbliche. Privato? Utile economico “a prescindere”, così si possono fissare stipendi, premi e buonuscite da capogiro al top magement per grandi utili realizzati nel breve termine che però nel medio termine hanno portato al quasi fallimento quelle stesse banche. Ma intanto, chi ha dato ha dato, chi ha aùto ha aùto, scurdammuce o’ passato simmu Napule paiesà!

QUINTO FATTORE DI RISCHIO. La crisi economica. Tuttavia mi resta una domanda: anche negli anni ’70 ci fu una grande crisi economica: ricordo una feroce stretta creditizia e valutaria: mai le aziende italiane erano andate così male, ma mai in quegli stesi stessi anni i bilanci delle banche erano stati così floridi. Lascio a persone più esperte di me l’esame confronto delle due crisi.

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SESTO FATTORE DI RISCHIO. Il venir meno del pudore e dell’onestà da parte di qualche top manager, concretatosi – ad esempio – in prestiti milionari (in euro) a soggetti assolutamente non meritevoli sotto il profilo economico-finanziario e della fedina penale.

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All’inizio era BS, ma feci notare al DG di quella  banca che BS in inglese significa bull shit, cacca di toro, ovvero in gergo  “cagate” ed allora si passò al BdS.

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All’inizio era al Sud. Ed allora le grandi banche del nord hanno incorporato quelle del sud. Poi anche al nord. Ed allora grandi banche del nord si sono fatte incorporare in grandi banche estere.

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download-1Poi “l’incorporare e l’incorporarsi” non è più bastato: ne sono testimonianza le vicende attuali di grandi e meno grandi banche toscane. Ed ora si parla di “privatizzazione al contrario” ovvero di “ricapitalizzazione con denaro pubblico”. Ecco, ho capito: sto per diventare azionista di alcune banche, visto che quelle “ricapitalizzazioni” sono fatte con soldi pubblici, cioè con le tasse che pago io. E mi va anche bene … perchè nel frattempo io non sono anche un depositante né un creditore di quelle banche! Altrimenti dovrei dire addio anche a parte dei miei depositi e dei miei crediti!

Ma vabbè, ieri era Natale, oggi è S. Stefano … presto ci sarà il Capodanno e l’Epifania … stiamo sereni, amici!

P.S.: 60.000.000 di Italiani diciamo … 40.000.000 di contribuenti? ed allora 20 miliardi diviso 40 milioni, fa 500 euro a testa: ecco, ho acquistato azioni bancarie per 500 euro.

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BUON NATALE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2016 @ 8:31 am

Detto altrimenti? Buon Natale!     (post 2595)

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In una malga (Malga Zambana) in Paganella, un cartello: “Non abbiamo Wi-fi: parlate fra di voi”. Ecco, questo è l’augurio che mi è venuto spontaneo da fare a voi tutte, care lettrici e a voi, affezionati lettori delle mie sudate carte elettroniche. Parlarsi, perché, come ha detto Papa Francesco, “la Verità è relazione”. Relazione è parlarsi rispettandosi, il che significa innanzi tutto attenzione per l’Altro, se non altro perché l’altro per gli Altri siete voi stessi (perdonate il gioco di parole). Spesso invece noi (io in testa, s’intende) non ci pensiamo: ci troviamo bloccati nel traffico e ce la prendiamo con gli Altri automobilisti: ma perché non se ne stanno a casa!? Ma nello stesso momento n-1 automobilisti (ovvero, tutti gli Altri) stanno pensando la stessa cosa di noi … (qui a fianco: “… venga a prendere un caffè da noi, alla Malga Zambana …”)

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Dice … ma dov’è il messaggio natalizio? Eccolo, arriva … arriva, o almeno ci provo. Gli Altri, nel mondo, così lontani da noi ed allo stesso tempo così vicini … come le parole al loro significato, talvolta vicine, spesso lontane. Umanità, accoglienza, democrazia, equa distribuzione della felicità (stavo per scrivere della ricchezza) … parole spesso troppo lontane dal loro significato. Ecco il mio augurio di Natale: che da una più stretta “relazione” fra le parole e il loro significato emerga finalmente la Verità. (Qui a fianco, Emmanuel Levinas, il filosofo del Volto, il Volto dell’Altro che ti guarda, che si aspetta una risposta da te …)

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downloadLe parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani. Ma le pietre possono essere diverse e per di più utilizzate in modi diversi: possono essere stratificate, facili allo sfaldamento, poco adatte a qualsiasi utilizzo; oppure possono essere granitiche. Inoltre, possono essere utilizzate per costruire oppure per ferire ed uccidere. Ecco, allora utilizziamole con prudenza e – in ogni caso – facciamo in modo che esse siano “in relazione” con il loro significato. Solo in tal modo potremo essere costruttori … costruttori di Verità.

Buon Natale a tutte e a tutti!

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BRAVI AGENTI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2016 @ 3:34 pm

Detto altrimenti: bravi agenti, bravi poliziotti!     (post 2594)

Il terrorista killer di Berlino. Sfuggito alla polizei tedesca ed alla gendarmerie francese. Si aggira nottetempo a piedi di fronte alla stazione FS di Sesto S. Giovanni (MI):

  1. downloadDi fronte ad un presumibile balordo – potenzialmente pericoloso –  non avete “tirato diritto”, non avete esitato ad intervenire per accertamenti. Bravi agenti!
  2. “Fornisca i documenti, prego”. E lui spara e ferisce un agente. L’altro agente spara e lo uccide. Bravi agenti!
  3. Che ci faceva costui a Sesto S. Giovanni? Scappato dalla Germania, attraversata la Francia, arrivato a Milano Centrale, come può passare per la capa di un terrorista di andare proprio a Sesto S. Giovanni e non altrove?
  4. Male il Ministero che ha diffuso nomi e foto dei due agenti. Meglio farebbe a tendere identificabili tutti gli agenti (solo dai propri uffici) con l’apposizione di un numero di riconoscimento sul casco e sulla divisa, almeno così sapremmo chi sono quegli “eroi” che bastonano studenti pacificamente seduti sui marciapiedi di Corso Italia o sdraiati nei  corridoi della Diaz a Genova …
  5. Non si confonda il diritto-dovere della polizia di difendere da un criminale  se stessa e i cittadini con la necessità di non istituire il reato di tortura.
  6. La taglia di €100.000,00 promessa dalla Germania … che fine ha fatto?

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LA SANITA’ TRENTINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2016 @ 4:08 pm

Detto altrimenti: CAMERA CON VISTA … (post 2593) …

download… sulla sanità trentina. La mia è una camera virtuale al piano rialzato di un palazzo virtuale che si affaccia sull’entrata del maggiore, (reale) ospedale cittadino. Mi affaccio e ne sento d’ogni tipo: “Si stava meglio prima; no, ora; no dopo”. Ecco, il giudizio più caratterizzante un atteggiamento diffuso è l’ultimo, paradossale: “Si stava meglio … dopo”. Esso indica la tendenza più diffusa a misurare la realtà della nostra sanità con il metro del tempo: l’adesso con il prima e con l’auspicato “dopo”.

Le ricette che sento sciorinare sono tante, ognuno ha la sua, un po’ come accade per la nazionale di calcio. E allora io stesso … come posso sottrarmi a questa epidemia di giudicanti? E siccome di calcio io – rara avis – non mi intendo “affatto”, per esclusione non mi resta che misurarmi con ciò che conosco “molto poco”: la sanità trentina. Io che tutto posso essere tranne che un esperto dell’organizzazione e della gestione di un simile servizio pubblico! Ma vi pare giusto? Eppure eccomi qui a pontificare, forte di 1) un invito a farlo; 2) singole mie esperienze di paziente occasionale; 3) essere manager di esperienza (così almeno dicono i miei 40 anni “lavorati” in quel ruolo). Ed allora cominciamo.

Io articolista. Chi è stato a “farmi scrivere”? Non ve lo dico per una questione di privacy e per non mettere in imbarazzo quella persona.

Io, paziente. Operato due volte per polipi nasali; ricucito tre volte per voli dalla bicicletta, una volta per caduta in barca; sistemata una spalla per volo fuori pista con gli sci; un’ernia inguinale; due cataratte: questo il mio curriculum. Sono stato ospite di strutture pubbliche e convenzionate. Come mi sono trovato? Sempre molto bene. Dice … ma niente è migliorabile? Certo, tutto, sempre, è migliorabile a questo mondo. Io vedo la nostra Sanità un po’ come vedo la nostra Autonomia: deve essere dinamica, non “per migliorare se stessa” quanto per “essere la migliore possibile in assoluto”. Sapete … è un po’ come quando s’era a scuola: se avevi preso un cinque ti dicevano che avresti dovuto migliorare. E si sbagliavano! Infatti tu studiavi “da sette”, la media era sei, promosso, ma non avevi migliorato di molto te stesso. E invece no. Il nostro modello deve essere irraggiungibile, una utopia, ovvero un livello semplicemente non ancora raggiunto. Ed allora dobbiamo “studiare da dieci e lode”. Tutto qui. Come fare? Basta guardarsi intorno e confrontarsi con i migliori. Dove sono i migliori? Anche all’estero, che problema c’è? Un mio amico, maestro di sci, preparatore di campioni mondiali, è stato pagato da società impiantistiche per … andare a sciare in giro per il mondo per scoprire se e in cosa le “altre” stazioni sciistiche siano migliori delle nostre. Semplice. Last but not least, il servizio del medico di base. Mai trovato meglio di adesso. Facilità di accesso, visite approfondite, ricette telematiche richiedibili – se ripetitive – anche via telefono.

 Io manager. Io sono nato e cresciuto a Genova, “ma” risiedo in Trentino da trent’anni (le virgolette su quel “ma” nel testo la dicono lunga …). A Genova io sono un “raccomandato” perché mio fratello è bi-primario, ed allora con quello stesso cognome ricevi una diversa attenzione. Ma altrimenti … (e questo “ma” nel testo non ha virgolette) … altrimenti sono guai, a cominciare dal posteggio dell’auto. Il maggiore ospedale, 2000 posti letto, fatichi a posteggiare, indi ti arrampichi per centinaia e centinaia di metri di strade in salita, entri nella “cerchia delle mura” del complesso. Fai fatica a trovare il palazzo giusto. Entri, noti cicche di sigaretta dove non dovrebbero essere, etc. Mi dicono: “Non si possono gestire strutture così grandi”. No, “questo io non credo” (e rubo la frase a quel tale senatore …). Non credo perché io stesso ho lavorato in gruppi finanziari e industriali di centinaia di migliaia di persone (Stet-Finanziaria Telefonica per Azioni; Siemens, per citarne solo due) e tutto era perfettamente gestibile. Un esempio: in Siemens un capo poteva avere sotto di sé al massimo cinque persone (un numero maggiore avrebbe provocato una strozzatura a collo di bottiglia) e così via. Una piramide di persone, poteri, doveri, obiettivi, responsabilità, risultati. Basta far funzionare la catena, dalla redazione del piano strategico alle cicche negli ascensori.

Ma allora, come valuto la sanità trentina? Cosa posso osservare, suggerire, proporre? Be’ dopo tanta filosofia, un po’ di pratica:

  1. gradirei minori tempi di attesa telefonica quando devi fare una prenotazione (e poi ogni tanto, cambiate quelle musichette …);
  2. molte infermiere sorridono: bene! Poche no: peccato!
  3. Gestione del tempo. I Medici gestiscono il loro nel senso che fanno un “overbooking” ovvero per fare un esempio, nello spazio di un’ora fissano appuntamenti a tante persone le cui visite richiederanno due ore. Da ciò deriva che loro – anche in caso che persone che pur prenotate non si siano presentate – non hanno tempi morti, ma noi utenti precisi e rispettosi degli orari, sì;
  4. i cartelli e gli avvisi. Il lessico: “Il presente cartello viene esposto per informarvi che desideriamo comunicarvi che..” Ovviamente questa è una mia esagerazione, ma invece del “Si avvisano i signori pazienti che è severamente vietato fumare etc.” basterebbe un semplice “Vietato Fumare”. Che se poi a fianco vi sono altri “Vietati”, basterebbe un Vietato solo con sotto l’elenco di cosa non fare. Banalità, certo, come l’avviso che “Sportello temporaneamente impresenziato”. Ma passiamo ad altro cartello: “Bussare e attendere”. Ecco, questo sì che dovrebbe essere vietato. Cosa? Il bussare? No! L’attendere? No, è il dover “bussare e attendere” che dovrebbe essere vietato. Infatti è snervante, fa insorgere un problema di conoscenza e di coscienza: “Mi avranno sentito? Ci sarà qualcuno all’interno? Devo bussare nuovamente? Sto disturbando una visita importante? E se poi si arrabbiano?” Restiamo lì impalati, incerti sul da farsi, con il corpo leggermente proteso in avanti come per far vedere a tutti che “Vedete anche voi, mi siete testimoni … cerco di non disturbare … ma non ho sentito risposta” Dovrò attendere qui o torno a sedermi? E se mi siedo e dopo di me bussano altre persone e poi ancora io stesso e se poi loro aprono la porta cosa devono pensare, che sia stato io a bussare tutte quelle volte? Oppure, se dopo cinque mie bussate a vuoto arriva un tizio, bussa (per lui è la prima bussata, per chi sta dentro è la sesta), gli aprono ed entra: lui si, io no? Io resto fuori come un allocco a domandarmi se devo fare un corso di “bussologia”.

Dettagli. Altri sono i problemi certo: l’Ospedale Nuovo, gli Ospedali locali, i centri nascita, la qualità della Direzione Generale, quella di ogni primariato, la spending review … ma che volete, chi mi ha invitato a scrivere lo sapeva bene che non sono un esperto di sanità! E poi … de minimis non curant Pretores, ovvero i capi sono in altre importanti faccende affaccendati per dirla con il Giusti. Ed allora me ne occupo io, di queste cosucce da dozzina! Termino riportandovi un brano autentico di una mail ricevuta pochi giorni fa da un amico del sud del Paese, una persona che invidia le nostre piste ciclabili e la nostra sanità e si lamenta della sua:

“… mi sveglio in preda a dolori addominali che man mano diventano laceranti e violenti spasmi, accompagnati da rettoragia, tanto da richiedere l’intervento del 118 che mi trasporta in ospedale con diagnosi d’ingresso “recidiva di retto colite ulcerosa”. Morale: tre giorni passati in barella tra corridoi e astanteria del pronto soccorso, beccandomi anche una bronchite causa le correnti d’aria; quattro giorni ricoverato in chirurgia d’urgenza (ma non era urgente …? N.d.r.). Che brutta esperienza, che schifo la sanità …. (sua locale, n.d.r.)! Figurati che nell’astanteria del Pronto Soccorso c’era solo un infermiere per venticinque malati!”

 CONCLUDO CON UN SINCERO E GRATO EVVIVA ALLA SANITA’ TRENTINA!

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