BESSARABIA – MOLDAVIA: IERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Novembre, 2014 @ 7:06 am

Detto altrimenti: un libro che lessi nel 2010: “Nel sonno non siano profughi” di Paul Goma, Ed. Keller, ottobre 2010, titolo originario “Din calidor”, “Dalla veranda” . Un’infanzia in Bessarabia”   (post 1741, ma leggi subito il post successivo)

9788889767160[1]Si tratta di un mio post inserito nel blog di Mirna Moretti il 15 novembre 2010, quando ancora io non avevo il “mio” blog. Lo riprendo oggi per estratto per introdurre il mio post successivo.

 Inizia

La Bessarabia, questa sconosciuta! Il villaggio Mana, dove nasce Paul nel 1925, si trova nella regione Bessarabia, in Romania. A chi apparteneva la Bessarabia?

  • Inizialmente ai Turchi.
  • Poi, Bes Arabia, senza Arabia, allo Zar di Russia.
  • 1940: all’Unione Sovietica alleata della Germania nazista.
  • 1941: alla Romania, alleata della Germania nazista.
  • 1944: all’URSS, nemica della Germania nazista.
  • 1991: alla neo Repubblica Moldova.

2745491[1]L’autore, Paul Goma, è profugo in Romania per sfuggire ai sovietici. Universitario, entra in conflitto con le autorità comuniste rumene e viene incarcerato. Deluso da Ceausescu che non si sgancia dal Cremlino, promuove il movimento Charta 77. Viene arrestato e poi esiliato a Parigi. Autore autobiografico e “carcerario”. Il libro non narra tutto ciò, bensì la sola infanzia dell’autore. Per dimensione, per i caratteri di stampa, per la descrizione della repressione da parte di una o di molte dittature, per lo stile, volutamente “a scatti”, salterino, con molti incisi, interruzioni. questo libro mi ricorda le “prugne verdi”. Il messaggio principale che mi ha trasmesso è che nei paese bessarabi … “eravamo tutti figli di contadini …avevamo i nostri Greci, i nostri Russi, i nostri Ucraini, i nostri Zingari, i nostri Ebrei … erano diversi da noi, ma erano nostri … gli uomini, se non possono amarsi, devono almeno sopportarsi …” Vi pare poco? E invece è una ricchezza. Anche in Palestina, prima della intrusione GB nel dopoguerra, Arabi e Palestinesi convivevano in pace (leggi “Con il vento nei capelli di Salwa Salem – Giunti). E oggi, invece …

 Omissis

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Vasilij Grossman, nel suo splendido volume (oltre 1000 pagine)  “Vita e destino” (altro mio post che Mirna ha “postato ” alcuni giorni prima, il 10 novembre 2010, cfr. ivi) dice fra l’altro “il bene è una bontà senza voce, istintiva, cieca, fino a quando non diventa strumento e mercanzia di predicatori”. Così anche nel libro di Paul Goma.

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 Omissis

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Continua Paul: … “io Moldavo, faccio il pane ed il formaggio: tu Lipovano, fai le salcicce e la capcioanca (prosciutto); tu Ebreo, tieni il negozio del paese: tu Greco … tu Armeno, e così via, come si dice adesso, la ripartizione internazionale del lavoro, o come si direbbe, i nostri interessi non collidono. Anche se al mercato, sulla stessa strada, trovavamo in concorrenza il Greco con l’Armeno, con il Giudeo …si badi bene, nel villaggio erano il “nostro” Greco, il “nostro” Armeno etc.. La parola Giudeo non era per nulla offensiva”. Mi sembra di sognare (n.d.r.) …

Finisce qui l’estratto del mio “vecchio” post del 2010 su blog altrui (di Mirna). L’ho ripreso per avviare il discorso che farò nel post successivo: quello sulla Moldavia di oggi e soprattutto del 30 novembre prossimo, quando i Moldavi andranno ad eleggere il nuovo governo.

P.S.: “Leggete libri ma … attenzione: la lettura può generare indipendenza di giudizio”.

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I CONCERTI DEL CONSERVATORIO BONPORTI IN RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Novembre, 2014 @ 6:52 am

Detto altrimenti: avrei dovuto essere a Trento, ed invece … (post 1740)

Antefatto

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Finito il concerto (precedente),  Liza si avvia verso Hamburg …

… accompagnata al treno a Rovereto destinazione Hamburg l’amica pianista Elizaveta Ivanova  (vedi post nn. 1736 – 1735, solo tre-quattro post fa …. Liza, che ha regalato a noi organizzatori della Associazione Amici della Musica – Presidente Franco Ballardini – uno splendido concerto nella sala del palazzo Panni di Arco) avrei dovuto tornare a casa Trento anche per non perdermi la partecipazione a ben due gruppi di lettura: quello di Mirna Moretti presso il Cafè de Paris e quello di Maria Lia Guardini presso la Biblioteca Comunale. E invece … trattenuto a Riva del Garda da alcuni problemi, mi sono “consolato” (si fa per dire!) con lo SPUMEGGIANTE CONCERTO DI CUI AL PRESENTE ARTICOLO.

Fine dell’antefatto

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“CLASSICAL ZOO”  – Camille Saint-Saens, “Il carnevale degli animali” – Darius Milhaud, “Le boeuf sur le toit”

 IMG_2487Personaggi ed interpreti

  • Ospitante: il Direttore della locale Sezione del Conservatorio,  Corrado Ruzza
  • “Prefatore della prefazione”,  Franco Ballardini
  • Violini: Marianne Van Campenhout, Milo Maestri
  • Viola: Klaus Manfrini
  • Violoncello: Federico Magris
  • Contrabbasso: Massimiliano Rizzoli
  • Flauti: Pier Luigi Maestri, Francesca Lombardi
  • Clarinetti: Lorenzo Guzzoni, Paolo Guolo
  • Pianoforti: Corrado Ruzza, Maria Grazia Petrali
  • Percussioni: Gabriele Rizzoli
  • Cristallarmonio: Gianfranco Grisi

 

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La sala? Stracolma, un successo!

 

 

 

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Il carnevale degli animali (1886)

 Grande fantasia zoologica, testi originali di Pier Luigi Maestri. Camille Saint-Saens, uomo serio e serioso, intese “prendere in giro” e sdrammatizzare la musica troppo seria e seriosa, alcuni suoi compositori ed alcuni suoi esecutori. Tuttavia, composto il “Carnevale” all’età di 50 anni, lo tenne chiuso in un cassetto sino alla morte, avvenuta 37 anni dopo, per una sorta di pudore. Quien sabe?

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 I testi, scritti e recitati magistralmente (“da un Maestro”, con quel suo il cognome poi  .. che altro?) da Pier Luigi Maestri (ligure come il vostro blogger, uei, raga …!) al quale li ho chiesti ricevendo promessa solenne di consegna: appena li avrò a mie mani, li pubblicherò. Infatti sono semplicemente geniali ed in linea con lo spirito della musica.

I brani: Marcia del re leone; Galline e galli; Emioni (animali veloci); Tartarughe; L’elefante; Canguri; Acquario; Personaggi dalle orecchie lunghe alias asini; il cucù nel bosco; Voliera; Pianisti; Fossili; Il Cigno; Finale.

Il cigno: brano serissimo e dolcissimo, si distingue dagli altri e merita una “menzione speciale”.

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 Il bue sul tetto, Op. 58 (1929)

IMG_2493Sinfonia cinematografica su arie sudamericane – Adattamento di Alessio Sala. Le boeuf sur le toit op.58, è un balletto composto dal membro del Gruppo dei Sei Darius Milhaud nel 1919,  su un testo di Jean Cocteau e, originariamente, con gli scenari di Roul Dufy. È basato su temi popolari sud-americani e in particolare brasiliani (ve ne sono citati circa 30) a causa dell’amore dell’autore verso i Paesi in cui aveva vissuto per circa 5 anni durante la Prima Guerra Mondiale. La prima esecuzione andò in scena nel febbraio 1920 presso il Théatre des Champs- Elysées di Parigi. Si verrà a sapere che il «bue sul tetto» era il nome di un samba ballato durante il carnevale di Rio del 1919 e che Milhaud lo ascoltò perché si trovava lì come segretario dell’ ambasciatore francese e grande letterato Paul Claudel.

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L’esecuzione da parte dell’ensamble è stata preceduta dalla recitazione del testo – più che sua semplice lettura! –da parte dell’ “attore” di Pier Luigi Maestri, che lo “legginterpreta” srotolando un lungo rotolo stampato (dalla sua parte di reci-lettore) e dipinto (dalla nostra di spettatori) con figure a metà fra Picasso e Mirò.

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Gianfranco Grisi al cristallarmonio:

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La trama. Siamo in un locale quasi malfamato, donne in rosso, avventurieri, boxeur, non sparate sul pianista o sul barista, una grande ventola che scende, un enorme sigaro che fuma, il poliziotto che arriva e perde la testa (non dietro una donna … la perde proprio) w alla fine se la riprende con un intervento kafkiano ma  solo per dovere pagare il conto di tutti gli avventori (ultimi due metri della lunghissima “pergamena”).

Qui a fianco, Gianfranco Grisi: pittore, inventore del cristallarmonio (suo perfezionamento dell’armonica a bicchieri), raro cultore della concertina inglese, fondatore del quartetto mandolinistico Neuma,  pianista, compositore, direttore d’orchestra, improvvisatore, etc.

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Per quanto … in barca …  volendo … da Riva del Garda a Trieste e a Piacenza, si può, purchè con due barchette non troppo grandi …  (v. le rotte qui sotto)

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Alla fine, fiori ed applausi particolari ai due Colleghi Professori (lo stesso Maestri e la Prof.ssa Maria Grazia Petrali i quali sono trasferiti da Riva del Garda l’uno a Trieste e l’altra a Piacenza.  Maestri, che si congeda da noi del pubblico non prima di avere fatto ad ognuno – ed eravamo tanti! – un regalo: una barchetta, simbolo del viaggio che i due colleghi si accingono a compiere.

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P.S: istruzioni per la rotta: 1) Riva del Garda – Lago di Garda – Peschiera – Fiume Mincio - A Governolo girare a sinistra – Fiume Po “in discesa” – Mare Adriatico. Si suggerisce di navigare lungo la costa fino a Trieste. – 2) Riva del Garda – Lago di Garda – Peschiera – Fiume Mincio - A Governolo girare a destra – Fiume Po “in salita” - Risalire il fiume fino a destinazione.

Governolo? Ecco Dante: “… e come l’acqua a corre mette co’/ non più Benaco ma Mencio si chiama/  sino a Governol dove cade in Po”.

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L’ITALIA A RISCHIO IDROGEOLOGICO? QUANDO MAI …!?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Novembre, 2014 @ 8:30 am

Detto altrimenti: a “rischio” di danno idrogeologico? No! A “certezza” di danno idrogeologico!   (post 1739)

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Non siamo ai Caraibi, ma sopra l’Italia la settimana scorsa, tra il 5 e il 6 novembre 2014 !!

Il clima è cambiato. Siamo in area tropicale. Il territorio è stato (mal) trattato: legalmente, secondo canoni ambientali oggi inadeguati; illegalmente, chi più ne ha più ne metta.

Ormai le cosiddette emergenze idrogeologiche sono la norma, in tutto il Paese. E allora rivediamo le nostre priorità di spesa. Ad esempio, niente cacciabombardieri F 35 e molti investimenti in più per la prevenzione, per un diverso tipo di “difesa” e per il ripristino di queste situazioni traumatiche.

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MAGISTRATURA: RESPONSABILITA’ E INDIPENDENZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Novembre, 2014 @ 8:21 am

 

Detto altrimenti: non facciamo che si usino due pesi e due misure … (post 1738)

Indipendenza. Il magistrato giudica secondo il suo libero convincimento nell’applicazione e interpretazione della legge. Ovvero, non succede a lui quello che capita ai manager delle SpA cui può legittimamente essere ordinato di agire in un certo modo piuttosto che in un altro.

Responsabilità. Ma proprio il fatto di essere “indipendenti” evidenzia in capo ai magistrati l’esistenza di una responsabilità (civile) in caso di colpa grave. Infatti al “potere” (soprattutto se si tratta di “potere di decidere liberamente”) si deve unire la responsabilità delle proprie decisioni. Altrimenti la decisione rischia di diventare superficiale e irresponsabile.

Dice … ma se si insiste, noi magistrati potremmo scioperare. Cosa? Ma se un ferroviere sciopera rischia l’imputazione per interruzione di pubblico servizio! E il vostro che è? Non è uno dei “supremi” pubblici servizi? Ma via …

Dice … la responsabilità civile lede la nostra indipendenza. Osservo: quando mai? Il fatto di essere chiamati a rispondere civilmente per colpe gravo non lede la libertà – a monte – di decidere come sui vuole. E poi … potete fare come facciamo noi manager: ci assicuriamo.

Dice … ma il carico di lavoro è tale per cui ritenerci responsabili per colpa grave aumenterebbe la nostra attenzione … allungherebbe il tempo dei processi …. Osservo: a mio avviso la vostra attenzione non dovrebbe cambiare: infatti dovrebbe essere massima sin da adesso, a prescindere.

Dico: ma se i “poteri dello Stato” sono tre (legislativo, giurisdizionale, esecutivo), perché mai pensare alla responsabilità civile di uno solo di essi?

 

 

 

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HISTORIA MAGISTRA VITAE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2014 @ 4:17 pm

Detto altrimenti: ovvero, andiamo tutti a lezione di storia dalla Storia, e cerchiamo di stare attenti alle sue lezioni!      (post 1737)

(in grassetto rosso  le parti anche oggi attuali, quelle che ci devono/possono far pensare alla nostra politica odierna)

thE8GWCD0JGrecia. 411 avanti Cristo. A seguito della disastrosa sconfitta militare dei Greci nella guerra portata da Pericle contro Siracusa, in Atene cambia il clima politico. Infatti, i nemici della democrazia, sia pure di una democrazia ridotta da Pericle ad un logos, una parola vuota, si organizzano e i loro circoli oligarchici prendono forza. Se prima a parlare era il demos (popolo) e loro prudentemente tacevano, ora accade il contrario. E chi parla contro i “circoli” viene trovato morto ammazzato. Ovvero: si cavalca il malcontento del popolo per … soggiogare il popolo stesso.

I “circolI” iniziano affermando che solo chi porta le armi ha diritto ad uno stipendio; che l’accesso alla politica deve essere limitato a 5.000 persone. Cose che “prima” sarebbero state considerate al pari di una bestemmia. Nessuno si oppone, soprattutto per paura. Il popolo “non prende la parola” e gli oligarchi vanno al potere con mezzi democratici. Il silenzio del demo provoca uno svuotamento dei contenuti della democrazia: infatti, l’Assemblea popolare (oggi il Parlamento) e il Consiglio (oggi il Consiglio dei Ministri) continuano a riunirsi ma deliberano solo ciò che è di fatto preventivamente approvato dai “circoli oligarchici”.

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Luciano Canfora

Passano quattro mesi. Subentra una seconda catastrofe militare: L’Eubea è conquistata da Sparta. Inoltre Atene perde il controllo dell’isola di Samo e della sua flotta in mano a chi vuole restaurare il demos. Il regime degli oligarchi è dilaniato da lotte interne nel senso che ciascun oligarca intende prevalere sui colleghi.

Testimonia tutto ciò Tucidide, il cui personale percorso politico in successione è il seguente: democrazia; democrazia logos, ovvero periclea; oligarchia; monarchia; governo dei filosofi reggitori.

Insomma, del triunvirato dei tre principali oligarchi, uno (Frinico) viene ucciso. Un altro (Teramene) viene accusato da un collega (Antifonte) di alto tradimento perchè si era recato a Sparta a cercare di patteggiare la fine della guerra.

Antifonte aveva il dominio della parola e la forza del ragionamento (“non basta la bravura, occorre anche quel tanto di demagogia che è indissolubile dal consenso”).

Dalle trame ateniesi merge che era tipico dei gruppi politici del tempo di essere organizzati su tre livelli, tre cerchi concentrici: le decisioni più importanti discusse e assunte solo al centro e via via, sino alle decisioni operative. Seneca descrive ciò con poche parole: “Alios in secretum recipere, alios cum pluribus, alios universos”.

Alcibiade, sconfitto a Siracusa, in esilio, viene condannato in contumacia. Esule, diventa consulente militare degli Spartani che anche per questo motivo diventano sempre più pericolosi. In Atene il maggiore pericolo rafforza il potere degli oligarchi. Successivamente Alcibiade entra in contrasto con gli Spartani e si rifugia presso il satrapo persiano Tissaferne e si unisce alla flotta “democratica” di Samo.

th[4]Nel frattempo in Atene gli oligarchi cadono e invocano il riorno di Alcibiade, il quale però rientra solo dopo avere riportato nuove vittorie navali, nel 408. L’Assemblea lo riabilita e gli conferisce i pieni poteri straordinari. Egli allestisce altre 100 triremi ed arma altri 500 opliti. La flotta di Samo rientra in Atene. Alcibiade è visto come colui che può restaurare l’antica potenza ateniese. Il popolino chiede ad Alcibiade di assumere la “tirannide” perché si sente tradito dalla democrazia “logos”, ovvero tradito dalla pseudo-democrazia periclea. Non c’è più fiducia nella politica democratica. Il popolo invoca una tirannide: “Visto che noi non si conta nulla, tanto vale che almeno ci sia chi mette ordine e assume decisioni …”

L’ “altra politica” inizia a temere Alcibiade e lo rimanda per mare e alla prima sconfitta (Notion) ha l’occasione per farlo uscire di scena. Alcibiade non aveva osato proclamarsi tiranno, optando per il “sistema pericleo” di farsi rieleggere anno per anno. Ciò gli costò la carriera politica.

Nel frattempo la flotta ateniese vince (quella spartana) alle isole Arginuse, ma una tempesta impedisce ai comandanti di raccogliere i naufraghi. Per il reato di mancato soccorso in mare vengono processati e condannati a morte. Solo un certo Socrate si oppose e rischiò il linciaggio.

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La storia continua. Per oggi mi fermo qui invitando le lettrici e di lettori a riflettere sulle parti in grassetto: vi paiono esse “potenzialmente attuali”?

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ELIZAVETA IVANOVA AL PIANOFORTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2014 @ 8:07 am

Detto altrimenti: Liza al pianoforte degli Amici della Musica (post 1736) – A seguito del post precedente.

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Liza

Arco (Tn). Palazzo Panni. Presto ospiterà una mostra su Segantini. Ieri, grazie alla collaborazione del Comune della città e della bibliotecaria signora Dora Giovanazzi, ha ospitato il concerto pianistico di Elizaveta Ivanova, Liza per gli amici, organizzato dall’ Associazione Amici della Musica di Riva del Garda, presieduta dal Professor Franco Ballardini. Liza, una bella ragazza di 27 anni, nata a Mosca, ha già un curriculum vitae di tutto rispetto e dal 2012 vive ed opera ad Hamburg. Già nel luglio 2013 era stata ospite dell’Associazione citata per un concerto in Riva del Garda (v. post n. 890 del 10 luglio 2013) quando ancora era con noi il compianto Presidente Ruggero Polito), in quanto l’Associazione ha inteso invitare i vincitori del Concorso Pianistico Internazionale di Verona. E Liza lo ha vinto due anni fa.

La presentazione da parte del Presidente Ballardini

La presentazione da parte del Presidente Ballardini

She started to learn to play the piano at the age of four at Yakov Flier Music School in Moscow with N. Dolenko. Graduated from Music School of the Academic Music College of Moscow State Tchaikovsky Conservatory (classes of A. Dzhangvaladze and O. Mechetina), Academic Music College of Moscow State Tchaikovsky Conservatory (class of O. Mechetina, Diploma with honor), and Moscow State Tchaikovsky Conservatory in 2011 (Diploma with honor), where she studied with Sergey Dorensky and his assistants Pavel Nersessian, Andrey Pisarev, and Nikolay Lugansky. In 2012 she moved to Hamburg, where she attended Master degree course in solo performance at the Hochschule für Musik und Theater Hamburg with Prof. E. Koroliov. She finished her Master studies in June 2013 with the note 1,0 (best possible), consequently being admitted to the Konzertexamen course (Artistic Diploma) (class of Prof. E. Koroliov). 

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Elizaveta

Elizaveta Ivanova is a prize winner of numerous international competitions: “J.S.Bach” International Piano Competition (Würzburg, Germany, 2010) – Diploma; “Piano Campus” International Piano Competition (Cergy-Pontoise, France, 2011) – 1st Prize and two Special Prizes; International Piano Competition “Città di Verona” (Verona, Italy, 2012) – 1st Prize and Special Prize for the best interpretation of Beethoven’s Sonata; “Blüthner “Golden Tone” Award” International Piano Competition (Vienna, Austria, 2013) – 2nd Prize and Special Prize of the Blüthner Zentrum Wien. She has won several national and internal competitions as well, among them are Elise-Meyer Scholarship competition at the Hochschule für Musik und Theater Hamburg in 2012 (1st Prize), Steinway-Förderpreis (Hamburg, 2013, winner), 1. Deutscher Klavierwettbewerb Polnischer Musik (1. German competition for Polish Music) (Hamburg, 2013, Main Prize). 

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Elizaveta

Her extensive concert activity began in 2002, when she became a participant of programs and scholarship holder of the V. Spivakov International Charity Foundation. Elizaveta has been performing all over Russia and abroad (Austria, Australia, Belarus, Bulgaria, Canada, Czech Republic, Germany, France, Ireland, Italy, Japan, Poland, Serbia, Spain, Sweden, United Kingdom, Ukraine, and Uzbekistan). Elizaveta has performed on stages of famous concert halls, such as: Great, Small and Rakhmaninov halls of Moscow Conservatory, Svetlanov and Chamber halls of Moscow International Performing Arts Centre, Great Hall of Ukrainian State Philharmonic Society (Kyiv), Chamber Music Hall of Berlin Philharmonic, Laeiszhalle (Hamburg), George Weston Recital Hall of the Toronto Centre for the Arts (Canada), Salle Cortot (Paris), Teatro Ristori (Verona), National Concert Hall (Dublin), and others.

The pianist’s repertoire includes compositions since the English virginal music until contemporaneity. She is also a successful participant of chamber ensembles and harpsichord player.

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Il repertorio magistralmente eseguito ieri sera durante un “concertone” durato quasi due ore, ovviamente tutto a memoria, ha compreso brani di W.A.Mozart (1756-1791): Rondò in re maggiore; F. Chopin (1810-1849): Ballata n. 4 op. 52; Mazurka op. 56 n.1; Sonata n. 3 op. 58; K. Szymanowski (1882-1937): Mazurka op. 50 n.14 e n. 15; M. de Falla (1876 – 1946): Cubana Andalusa; F. Martin (1890 – 1974):Tre Preludi. Due bis fuori programma con preludio e altro brano di Chopin. Applauditissima!

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Elizaveta

Elizaveta

Lascio agli amici ì musicologi presenti in sala di commentare la splendida esecuzione di brani particolarmente impegnativi, eseguiti da Liza con la naturalezza e la freschezza della sua giovane età, con una “normalità e spontaneità” che solo una Grande Maestra del pianoforte si può concedere. Dismesso l’abito lungo infatti, Liza torna ad essere una ragazza assolutamente genuina, interessata a fotografare questo o quello scorcio degli antichi palazzi, del Castello di Arco, a scrutare quale dei dolcetti esposti in bella vista nelle vetrine di un caffè si può concedere senza compromettere la sua bella linea. Una ragazza che sta volentieri insieme alla gente, che ogni tanto si ferma per telefonare alla mamma e rassicurarla, per chiamare il suo … “collega” contrabbassista Alessandro …, una ragazza che parla volentieri con noi, suoi nuovi amici, in tedesco, in inglese e anche un poco in italiano. In russo non ancora … ovviamente per nostra carenza linguistica!

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Liza

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Manca un’ora al concerto. Siamo seduti in un caffè lungo la strada del centro storico di Arco. Scatto una istantanea mentre Liza sta telefonando. Gliela mostro: “Paparazzo”, mi dice sorridendo! Poi mi chiede di scusarla. Preferisce passeggiare da sola, per concentrarsi meglio, per ripassare i milioni di note e sfumature che dovrà governale con le sue mani. Milioni di variabili gestite dal cervello più potente del mondo: il cervello umano. Milioni, dicevo … chi conosce un po’ di matematica, provi un po’ a calcole quanto fa “n su k fattoriale” ovvero la combinazione di n variabili su di un numero molto alto di possibili combinazioni! Perdonerete questa osservazione che può apparire un prosaica, ma occorre riflettere anche su questo aspetto.

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Dal Presidente Ballardini: applausi e fiori meritatissimi!

E poi … l’aspetto della vita: una ragazza parte da Mosca, va ad Hamburg, organizzala sua vita in modo responsabile ed autonomo, riscuote il giusto successo del suo impegno. Viaggia. L’altro giorno, un concerto in un castello della  Polonia. Fra qualche giorno suonerà a Ginevra. Poi a Vienna. Una piccola valigia, qualche spartito giusto per dare un’occhiata ad una di quei milioni di note e … via!

 Liza è già venuta due volte qui, nella Busa del Garda. Qualcuno sta cercando di portarla ad eseguire un concerto a Rovereto. Quando riusciremo a portarla a suonare a Trento? Nel frattempo: “Grazie Liza, vedremo di farti concedere la cittadinanza trentina onoraria!”

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Il dopo concerto presso l'ottimo ristorante La Lega di Arco

Il dopo concerto presso l’ottimo ristorante La Lega di Arco

Prossimo concerto organizzato dall’Associazione Amici della Musica: 13 dicembre 2014, Riva del Garda – Auditorium del Conservatorio, ore 17,30 – I SOLISTI DELL’ORCHESTRA REGIONALE HAYDN DI TRENTO E BOLZANO, Ole Jacob Frederiksen, violino; Gabriele Marangoni, viola; Elke Hager, violoncello; Fabio Righetti, oboe e corno maggiore, eseguiranno: W.A. Mozart, Quartetto per oboe e archi in fa maggiore K. 370 (1781); F. Schubert, Trio per archi n. 2 in si bemolle, D. 581 (1817): J. Francaix, Quartetto per corno inglese, villino, viola e violoncello (1970).

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A PIEDI NUDI NEL PARCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2014 @ 8:56 am

Detto altrimenti: metti che una sera … (post 1735)

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Un vecchio film con Jack Lemmon. Il protagonista, in una sperdutissima cittadina delle immense pianure USA responsabile di una sperduta filiale di una grande società, viene convocato dalla direzione generale a New York. Vi arriva dopo una lunga serie di disavventure metropolitane: infatti, per una sfortunata serie di equivoci e di aggressioni, viene derubato, arrestato picchiato etc. etc., per cui al suo arrivo nella grande sala del Consiglio di Amministrazione, egli ha l’aspetto di un barbone dopo molte notti passate all’addiaccio: barba lunga, sporco, abiti stracciati, etc.. La comicità massima della scena consiste nel fatto che gli viene comunicato che è apprezzata la sua puntualità. Indi che è stato promosso e nominato capo della filiale newyorchese “nella totale indifferenza rispetto a questo suo modo di presentarsi”! Il protagonista riflette un attimo (“se questa è la normalità“, pensa!), ringrazia, rifiuta e torna alla sua cittadina sperduta.

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Ed io, ieri sera, per certi aspetti, mi sono sentito come quel Jack Lemmon. Infatti ho dovuto andare da Trento alla stazione ferroviaria di Verona a prendere una giovane pianista russa, Elizaveta Liza Ivanova, che oggi suona in Concerto al Palazzo Panni in Arco, nell’ambito della serie di concerti organizzati dall’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda di cui io sono il tesoriere.

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Arco, Palazzo Panni: prova di concerto. La musicista si scalda: suonerà tutto a memoria!

Arco, Palazzo Panni: prova di concerto. La musicista si scalda: suonerà tutto a memoria!

E’ buio. Piove. Fra una settimana io ho l’appuntamento con l’oculista per cambiare i miei occhiali da vista. Imbocco l’uscita giusta dell’autostrada. Idem i vari svincoli (Uao! E questa è fatta!). Arrivo “quasi” alla stazione ferroviaria, la vedo … un po’ come Ulisse quando avvistò Itaca per poi essere respinto verso sud dal vento Meltemi! Il Meltemi del traffico veronese: lavori in corso, viabilità modificata, traffico caotico, segnalazioni (per la ferrovia) minute e poco visibili … Mi prendo qualche colpo di clacson di “incoraggiamento e protesta” da chi ha fretta di arrivare a casa … imbocco una corsia … quella dei bus pubblici e mi ritrovo nel bel mezzo dell’area riservata ai bus, unica macchina privata in tanto spazio libero! Avranno installato le telecamere di controllo? Speriamo di no. Mi faccio piccolo piccolo, io e la mia station wagon, e tomo tomo chito chito raggiungo l’uscita di quella sorta di “parco non naturale riservato ad altri”. Accosto. Un bar. Chiedo lumi. Me li danno e l’odissea ricomincia. Seguo fedelmente le istruzioni e mi ritrovo in … zona stadio, parcheggi riservati alla squadra ospite! Per fortuna che il treno di Liza arriverà tra un’ora! Dietro front, si ritenta!

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Questa volta sono fortunato: fra le mille indicazioni ne intravedo una piccola piccola, sulla destra che dice “Stazione FS”. Giro a destra … un marciapiede largo, nel suo margine sormontato dalle chiome di alcuni alberi, alcune auto parcheggiate … fra di esse uno spazio salvifico: ci piazzo la mia. E’ fatta! Scendo, cerco di orientarmi.

Passa un ragazzo, chiedo informazioni: anche lui va in stazione, mi accompagna volentieri. E’ un giovane psichiatra. Gli parlo delle mie ansie. Rassicurami, ti prego … le mie ansie … sono un caso grave?  E’ normale, mi dice … tuttavia anch’io preferirei vivere a Trento (e chi se ne va più da questa bella città?! N.d.r.).

Arrivo in stazione con … quanto anticipo? Io arrivo alle 20,00. Liza mi manda un SMS: “I am in Milano Centrale: I will be in Verona at 9,20 p.m.”. My God, un’ora e venti da attendere, più i soliti ritardi (saranno altri 15 minuti). Che faccio? Vado a fare quattro passi in centro? No, e se poi sbaglio i calcoli? Se poi faccio tardi? No, resto qui. Scrivo a Liza: Don’t worry, I’m going to Arena to enjoy the Swansee, il Lago dei Cigni (ma è solo una battuta, ovviamente!). Infatti mi fermo in stazione. Fa caldo. Io sono vestito “da Trento”. Passeggio. Forse troppo. Vengo notato:

  1. da un poliziotto: documenti prego … ok tutto regolare
  2. da un tizio: mi sai dire dov’è un bar? Glielo dico. Quello dopo un po’ torna: non era un bar era un MC Donald, perché tu mi hai mandato in un Mc Donald?
  3. Da una signorina in cerca di compagnia: no grazie …
  4. da un vigile urbano (mi ero avvicinato troppo ad un assembramento causato da automobilisti che avevano deciso di farsi fare una multa da 80 euro pur di tornare a casa utilizzando la corsia dei bus, dopo essere stati un’ora imbottigliati nei “lavori in corso”): e lei cosa vuole? Circolare, circolare!
  5. da un tizio che chiede l’elemosina
  6. da una bimbina di due anni che si era “persa”: Infatti la mamma aveva un piccolino appeso con una fascia sulla schiena e procedeva troppo velocemente seguita a fatica dalla bimbina sgambettante ma non abbastanza velocemente: mamma. mamma! E mi si attacca ai pantaloni. Ecco , ecco vieni piccina, mamma è quella lì …

WP_20141107_003Alla fine, stanco di essere abbordato, prendo io l’iniziativa di parlare a qualcuno: ad un ragazzo con in mano due caschi da moto ed un cappotto “attraversato” da una sorta di cintura bianca fosforescente: bello, così almeno gli automobilisti ti vedono anche quando è notte. Ottima idea … sai anch’io ho una moto … una vespa 150 PX di 33 anni con soli 15.000 km, quasi nuova …Fine. Il tempo non passa mai. Mi guardo intorno … fotografo alcune biciclette in paziente coda, in attesa di telefonare ad una cabina pubblica.

Alle 21,35, puntuale come da ritardo puntualmente annunciato, il treno di Liza arriva. Con Liza dentro. Fine dell’avventura. In 60 minuti esatti percorro (anzi, volo) la tratta centro di Verona – centro di Riva del Garda, dove ci sediamo a tavola a mangiare una eccezionale pasta al forno preparata da mia moglie. Poi a nanna, per svegliarmi questa mattina alle ore otto! Quando mai fino a quest’ora!?

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Eccomi a Verona, al ristorante, in versione bicicletta.

Eccomi a Verona, al ristorante, in versione bicicletta.

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P.S.: io, alla stazione di Verona ci vado spesso da Trento. In bicicletta, e non incontro alcuna difficoltà! Evviva la bici!

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POSTI BARCA NELL’ALTOGARDA TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2014 @ 12:14 pm

Detto altrimenti: un “post” sui nastri  “posti” barca: – Come è cambiata la situazione … (post 1734)

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Verso sud

Verso sud

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.Una volta – ricordo, 24 anni fa – per avere un posto barca nei nostri porti turistici pubblici occorreva “essere raccomandati” (scherzo!), ovvero stante l’elevato numero di domande rispetto alla disponibilità dei posti barca, si era inseriti in una lunga lista di attesa.

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All'ormeggio in inverno

All’ormeggio in inverno

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Successivamente, anche da parte di chi non aveva ancora avuto il posto richiesto, fu notato che alcuni proprietari (1) utilizzavano la barca come “seconda casa”, ovvero utilizzavano il porto come un “posteggio per barche” e non come un porto dal quale si esce e si entra in barca. In altre parole: non veleggiavano, non utilizzavano la barca come tale. Allora si introdusse una regola e cioè che l’assegnatario doveva autocertificare un numero di uscite annue non inferiore a 15. Detto, fatto. Nel frattempo arriva la crisi. Per queste due ragioni diminuiscono le barche, diminuiscono le domande, scompare la lista di attesa.

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Di bolina in inverno

In navigazione in inverno

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Adesso la Provincia mette le mani avanti e – si afferma – per il futuro, ove si ripresentassero tensioni fra domanda e offerta, non si escluderebbe di ricorrere a un “inasprimento delle regole” (almeno 20 uscite all’anno per ottenere il rinnovo della concessione?) oppure ad un bando per l’assegnazione dei posti barca e/o il rinnovo delle assegnazioni esistenti.

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Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

In regata d’estate

Al che mi permetto di osservare che se una persona si compera una barca a vela, lo fa perché sa dove poterla ormeggiare e non certo per un solo anno. Quindi, se un velista si “comporta bene”, ovvero utilizza effettivamente la barca come tale e non come seconda casa, non dovrebbe essere esposto al rischi di “perdere una gara” e di ritrovarsi con una barca a vela da posteggiare in … un prato! Quindi l’eventuale “bando di gara” dovrebbe riguardare solo le nuove assegnazioni, non i rinnovi di quelle esistenti.

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(1) Proprietario: il proprietario della barca – Armatore: la persona (anche non proprietaria) per conto della quale la barca naviga – Skipper o comandante: chi ha il comando della barca (anche se non  proprietario, armatore e timoniere)- Timoniere: colui che sta al timone (anche se non proprietario, armatore e skipper). Tuttavia più frequentemente qui da noi nell’Altogarda Trentino le quattro figure si concentrano di fatto sulla stessa unica persona: il proprietario-armatore-skipper- timoniere.

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JEAN-CLAUDE JUNKERS, CHI ERA COSTUI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2014 @ 8:05 am

Detto altrimenti: già … chi era costui e … chi è oggi?   (post 1733)

Ioannes_Claudius_Juncker_die_7_Martis_2014[1]Ricordate il Don Abbondio manzoniano alle prese con quel tal Carneade? Il Don manzoniano si chiedeva: “Carneade … chi era costui?” Ecco, oggi il nostro Carneade è J.C. Junkers, attuale Presidente della Commissione Europea. Ma chi “era” ovvero, cosa è stato? E’ stato per anni primo ministro del Lussemburgo, uno degli Stati “bricconcelli” dal punto di vista fiscale, nel senso che applicando aliquote fiscali di molto inferiori a quelle – ad esempio – di Francia ed Italia, hanno da sempre attirato le sedi fiscali ed i conti correnti di moltissime imprese anche nostrane, sottraendo risorse al nostro fisco. E bravo Junkers!

Ma io, raga, non ce l’ho con lui, bensì con chi procede a nomine varie (compresa questa) senza prima avere realizzato o quanto meno collocato al primo posto dell’ordine del giorno l’armonizzazione fiscale a livello UE … molto meglio poi se a livello degli … USE – United States of Europe!

Dice … ma la tua è un’utopia! Concordo, infatti l’utopia è un qualcosa che non si è “ancora” realizzato!

E nel frattempo a Jean-Claude … cosa mi sento di suggerire? Ecco … una breve frase in latino: “Medice, cura te ipsum!” ovvero, “Medico, comincia col curare te stesso” (che delle malattie italiane parliamo dopo).

P.S.: Junkers. Nella sua accanita e un po’ esageratamente calcata difesa delle strutture europee, le quali “non sono mica schiere di burocrati, come vi permettete!?” io leggo un segnale di debolezza da parte di chi “se le vuole mantenere buone perché ne ha bisogno”, un po’ come quando nostri Ministri o Assessori difendono “a prescindere” le loro strutture burocratiche, ben consci che chi deve emanare un regolamento di attuazione di una legge ne ha la piena gestione in ogni senso (tanto per fare un esempio a caso … ma mica tanto a caso poi … ).

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IN BICICLETTA DALL’OLANDA ALL’AUSTRALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2014 @ 6:30 am

Detto altrimenti: c’è un giovanotto che sta pedalando da 53 giorni ed ha percorso 4.000 km, dall’Olanda in Macedonia, diretto in Australia   (post 1732)

Giovanni, Alessandro ed io "scattati" dal pedalatore internazionale

Giovanni, Alessandro ed io “scattati” dal pedalatore internazionale, la cui immagine potrete vedere nei suoi resoconti

Se andate a guardare il mio post n. 1672 del 4 ottobre scorso (pubblicato alle 18,42) …. be’ quella foto è stata scattata da quel ragazzone impegnato nella traversata di cui al titolo del presente articolo. Lui e Alessandro Zorat si sono conosciuti in internet, contattandosi come ciclisti appassionati di cicloviaggi. Quel giorno io ero in compagnia di Giovanni Soncini, ex collega di Alessandro. Tutti noi ci siamo incontrati per caso al bicigrill di Nomi (Tn). Alessandro mi ha informato dell’impresa del suo amico e mi ha fornito questo link:

http://arctic-cycler.com/2014/10/04/day-22-98km-trento-manerba/

Se lo aprite, potete “iscrivervi” come suoi followers e seguirlo tappa-tappa fino a destinazione: il ragazzo inoltre correda i suoi post quasi giornalieri con bellissime foto.  Si tratta di immagini rare … ma soprattutto di emozioni uniche! Provare per credere!

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