CARLA CARLONI MOCAVERO, “La donna che uccise il generale” – Ibiskos Ed. Risolo, Collana Le protagoniste, 2012

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2014 @ 2:22 pm
L’uditorio

Detto altrimenti: una donna che sfida la storia, una data, un episodio storico, un libro, una riunione, tante riflessioni. (post 1380)

Martedì 11 febbraio 2014. L’Associazione “Dante Alighieri” in Trento ha organizzato la presentazione del libro della Carloni Mocavero. Sala piena, molti in piedi. Copie del libro, esaurite prima della conferenza. Uditorio attentissimo. Sull’Autrice, sul libro e sulla protagonista dei fatti ivi documentati trovate molte notizie in internet. Ma allora, perchè questo post?

La presentatrice Luciana Grilllo (a dx nella foto) e l’Autrice

Maria Pasquinelli (Firenze, 16 marzo 1913 – Bergamo, 3 luglio 2013) è stata un’insegnante italiana, aderente al Partito Nazionale Fascista. Laureata in pedagogia ed insegnante, uccise a rivolverate il trentottenne generale inglese Robin W. M. de Winton a Pola, massima autorità alleata nella città, la mattina del 10 febbraio 1947, il giorno in cui a Parigi veniva sancito il passaggio dall’Italia alla Jugoslavia di Fiume, Zara, le isole Lagosta e Pelagosa, l’alta valle dell’Isonzo, gran parte del Carso triestino-goriziano e dell’Istria. La data del trattato è stata assunta come giorno della memoria per le popolazioni italiane esiliate o uccise nelle foibe.

La cronaca

Lunedì 10 febbraio 1947a Pola nevischia e tira una brutta bora. La città è ormai abbandonata, le saracinesche abbassate, le insegne spente, solo qualche gruppo di esuli con i loro carretti colmi di masserizie si avvia verso la motonave che li porterà non sanno neanche loro dove. Anche i sacerdoti e le suore e solo in ultimo il loro Vescono lasciano la città.

Occorre indicare le antiche vestigia romane, l’arena, i  monumenti veneziani con i loro leoni marciani, l’ampio e possente arsenale costruito dagli Asburgo,  quando Pola era la sede della loro marina militare, mettendo in rilievo l’incredibile degrado della città in quegli anni. 

Come sempre alle otto la nave Toscana si stacca dal molo per portare il carico di esuli verso Trieste: le masserizie, i bauli sono già sul molo sopra la fanghiglia di neve, un vecchio prima di salire si ferma a baciare la terra, mentre le sue spalle sussultano per i singhiozzi. A salutarli, anche questa mattina, una giovane donna, Maria Pasquinelli nel suo cappotto rosso scuro. Ha gli occhi rossi di chi non ha dormito e la mano destra chiusa nella manica. Saluta i suoi amici, il giornalista Guido Miglio e l’architetto Gino Pavan.

Il primo aveva diretto il giornale “L’arena di Pola” e si accingeva a raggiungere la moglie che insieme alla figlioletta l’aspettava a Trieste; aveva deciso di lasciare la città quando uno slavo aveva sputato sul lenzuolino di sua figlia che dormiva nella carrozzina.

Il secondo, Gino Pavan, aveva partecipato al restauro del tempio di Augusto lesionato dai bombardamenti e Maria era intervenuta come madrina alla cerimonia quando il capitello era stato ricollocato al suo posto. Avevano passato piacevoli momenti insieme, qualche bagno al mare, una mangiata di calamari in trattoria, la messa ogni domenica dove lei faceva sempre la comunione. Nel salutarla l’architetto Pavan che diventerà professore universitario e soprintendente ai Beni Culturali del F.V.G.  non poteva certo immaginare quello che da lì a qualche ora  lei avrebbe fatto.  

Partita la nave che Maria P. salutò con la mano sinistra, visto che la destra era sempre chiusa nella manica, la donna si diresse verso la caserma dove si trovava il quartier generale dell’esercito inglese che allora reggeva la città di Pola, mentre tutto il resto dell’Istria era governato dal maresciallo Tito Pola e Trieste costitvano la zona A, retta dal governo militare alleato, il cui futuro era stato a lungo incerto, contesi dall’Italia e dalla Jugoslavia. Quest’ultima, sostenuta dall’URSS, aveva vinto la guerra a fianco degli alleati e rivendicava il suo diritto sull’Istria, la Dalmazia, la Venezia Giulia, mentre l’Italia rivendicava l’italianità di quelle terre che dovevano poter scegliere il loro destino come previsto dai trattati.

Dei 32.000 cittadini polesani 28.000 preferirono scegliere la via dell’esilio ricordando le violenze fatte durante il fascismo, le impiccagioni eseguite dal governo tedesco, i massacri nei quaranta giorni del potere titino e soprattutto la tragedia di Vergarolla, quando sulla spiaggia scoppiarono delle mine mentre si disputava una gara sul mare della sociatà Pietas Julia. Nessuno nell’ultimo periodo a difendere gli
italiani. E’ormai assodato che un patto segreto tra inglesi e il maresciallo Tito prevedeva la cessione di tutta la Venezia Giulia alla Jugoslavia, anche come tributo per il grande aiuto data dalle truppe jugoslave all’inizio della guerra contro i tedeschi che bombardavano Londra, mentre gli italiani avevamo domandato l’onore di  partecipare a quei bombardamenti.

E quel 10 febbraio 1947 a Parigi si firma la pace che affida  Pola agli jugoslavi.

 Il generale Robert de Winton (1908-1947) che avrebbe dovuto consegnare in settembre la città alla Jugoslavia giunge alle ore 9.10 in auto alla caserma per passare in rivista la sua guarnigione.

Scende con il suo cagnetto, ha appena salutato la moglie che con il bimbo di tre mesi l’ha da poco raggiunto a Pola. Ha partecipato allo sbarco in Sicilia,
allo sbarco in Normandia dove è stato ferito e dove si è guadagnato una bella
medaglia, pensa al ritorno a casa con la sua famiglia, ai giorni tranquilli da passare nella sua terra, anche se sente il dolore della città ormai abbandonata, e soprattutto quella bora lo disturba e lo turba. E non può non sapere che quel giorno si firma la pace, anche perché dai pochi presenti parte qualche fischio di disapprovazione.

Quando con la sua divisa e le sue medaglie il generale inizia la rivista alle truppe schierate, Maria Pasquinelli (di seguito nominata M.P.) esce dal portone della vicina casa dove si è nascosta, si avvicina alle spalle del generale e finalmente tira fuori dalla manica destra la mano con la pistola per sparare. De Winton si gira
meravigliato per capire chi lo sta colpendo, e solo al secondo sparo cerca rifugio all’interno della caserma. Troppo tardi, cade a terra. Parte un’ altra pallottola che ferisce lievemente un soldato.

La donna si era immaginata una pronta risposta dei soldati schierati, non sapendo non immaginando che le loro armi fossero scariche e anche lei meravigliata non sa più cosa fare.

Un soldato uscito dalla caserma imbracciando un fucile avanza con molta  circospezione e, solo quando Maria deposita  a terra la pistola, lui le si avvicina.

Le troveranno in tasca una lettera dove spiega di aver sparato a De Winton in quanto lui aveva la sfortuna di rappresentare i grandi che firmavano il Trattato di Parigi con il quale si consegnava l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia. Sicura di essere uccisa
voleva avere la certezza che tutti conoscessero le motivazioni del suo atto.
Del resto quella stessa mattina aveva affidato a uno sconosciuto due lettere identiche da impostare a Trieste per le Associazioni degli Esuli. E’ molto probabile che uell’atto dovesse costituire parte di un progetto molto più grande che in realtà abortì come viene riportato in seguito.

Coprifuoco a Pola, le spoglie di De Winton attraversano l’Istria, passano la notte a Trieste e infine vengono trasferite dal Castello di Miramare e in fine al cimitero di Adagliacco, sempre scortate da un seguito di soldati con la fascia nera al braccio. Funerale con rappresentanti di tutti i paesi, anche italiani e una banda militare scozzese lo accompagna con la su musica alla tomba.

Trasferimento della M.P. a Trieste in nave. Detenzione  a Trieste e suo diario di Spalato dove dissotterra i resti dei suoi colleghi docenti nella scuola locale  e delle sue avventure in Africa quando da crocerossina si traveste da uomo per raggiungere i soldati al fronte.

Il processo, le pressioni dei governi alleati sulla decisione della corte per evitarle la morte. Carcere a Perugia e poi a Firenze Processo Borghese   Legami con i partigiani della “Osoppo”.

La grazia

La sua vita e il suo silenzio a Brescia e poi a Bergamo dove si ritira con la sorella Tina e dove le allieve della scuola di Milano la andavano spesso a trovare

Maria Pasquinelli è morta in aprile 2013 all’età di cento anni, sempre ricordata dagli esuli.  Forse usciranno altre carte, tanto più che tra i documenti recentemente  resi
pubblici  in Inghilterra  e riportati nel saggio si trova la lettera di una  spia italiana nella quale si comunica agli alleati  che la Pasquinelli si stava esercitando nella
palestra della scuola di Pola per uccidere il loro generale. Ma nessuno se ne preoccupò.

Molto probabilmente il suo non è l’atto i un’ invasata ma parte di un piano non portato a termine. Il silenzio che ha ircondato tutti questi avvenimenti è stato voluto per evitare quella guerra ivile che in Italia era molto probabile.

 

La Lettrice Postal e l’Autrice

Perché un libro su questo episodio? L’intenzione è dichiarata in apertura, e riguarda proprio la possibilità di guardare da un punto di vista diverso un’azione che è condannabile, come qualsiasi omicidio, ma che in altre occasioni ha suscitato anche condivisione, tanto da restare impressa quale gesto eroico nella memoria collettiva.

Ma allora, perché questo post su un “saggio” scritto da una donna sulla vita di una donna? Non certo per fare del revisionismo ma per trarre una conclusione: la Storia va esaminata da tutti i punti di vista e la guerra non risolve nulla.

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Una donna … sola? Con precise idee politiche che però dopo la condanna a morte convertita in ergastolo, poi liberata dopo 15 anni, non ha mai più propugnato alcuna fede politica.
Una donna, sola? Che ha “trovato” la pistola a Milano, che si è esercitata d usarla all’interno di una palestra … tutto da sola?

Molte le considerazioni emerse nella discussione seguita alla presentazione dell’opera:

il silenzio postumo della Storia ufficiale sul momento storico.
Il rischio che “scoppiata la pace”, scoppiasse una guerra civile.
L’obbligo morale, sollecitato all’epoca da Gaetano Salvemini, di non ratificare un accordo internazionale così umiliante.
Il ritardo nella effettuazione del plebiscito.
Le pre-violenze fasciste e le successive violenze dei “Titini”.
L’indifferenza USA.
Il cinismo GB.
La mancanza di una interscambiabilità fra la perdita dell’Istria-Dalmazia e la eventuale cessione dell’Alto Adige (ma questa è un’altra storia).
L’etichettatura (italiana) di “fascisti” per tutti i profughi sopravvissuti alla stragi titine …

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Molti i libri citati dal pubblico a supporto delle tesi sostenute nel corso degli interventi:

Dichiarazioni, articoli e saggi di Gaetano Salvemini.
“Con il vento nei capelli Vita di una donna palestinese”, di Salem Salwa a testimonianza del comportamento inglese contro i palestinesi.
“I conti con la Storia”, di Paolo Mieli, per una conoscenza della storia da tutti i punti di vista.
“Le origini del fascismo” in Italia, lezioni di Harward, di Gaetano Salvemini.
“Il rogo nel porto di Boris Pahor”, circa le violenze fasciste a danno della popolazione slava.

L’Autrice ha lavorato otto anni alla stesura del saggio. Non è un grosso libro, no, non è big, bensì it is a great book! Un importante saggio storico, su un frammento significativo e poco conosciuto della nostra Storia. Non per fare revisionismo, No, per conoscerla tutta.

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FIAB- AMICI DELLA BICICLETTA TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2014 @ 7:40 pm

VENERDI’ 14 FEBBRAIO 2014, VIA CONI ZUGNA 9, AD ORE 16, CI SI ISCRIVE E POI, AD ORE 17,00, ASSEMBLEA ANNUALE  DELLA ASSOCIAZIONE FIAB-AMICI DELLA BICILETTA TRENTO. INTERVENITE NUMEROSI! (Segue ricco buffet).

Detto altrimenti: questo è post – open blog,  e quanto segue è firmato dalla Presidente della Associazione, MANUELA DEMATTE’, per celebrare trent’anni di attività! (post 1379)

Inizia

Bicicletta, mezzo di locoEmozione ….

… ovvero,“la bicicletta è una macchina che trasforma il lavoro muscolare in paesaggi“, come usa siglare un socio creativo di FIAB-Ruotalibera Roma. Il cicloturismo infatti è un viaggio in presa diretta, dove non stai alla finestra – al finestrino di un’auto – ma sei al centro della scena, in e con tutti i sensi.

Ma non solo di cicloturismo si occupa la FIAB, anzi potremmo dire che esso rappresenta la parte “circenses” della nostra attività; il “panem”, ovvero la nostra ragione sociale, è l’impegno per una mobilità – innanzitutto urbana – rispettosa della persona e dell’ambiente.

La nostra Associazione ha festeggiato nel 2012 trent’anni di attività, infatti è nata il 21 marzo 1982 organizzando la prima festosa “Biciclettata di primavera” per reclamare aria pulita e percorsi ciclabili in città. L’idea di questa iniziativa era scaturita in un gruppo di lavoro sulla mobilità urbana che si riuniva a Bologna nei primi anni 80 all’interno del cosiddetto “Arcipelago Verde”, gruppi ecologisti impegnati su vari temi come il no all’energia nucleare, sui rifiuti, sulla mobilità. Dopo l’ubriacatura della motorizzazione di massa degli anni 60-70 cominciava a farsi strada il concetto di “società a bassa velocità” con la bicicletta come simbolo di una diversa concezione del modo di vivere la città ed il tempo libero.

Concetti tuttora validi per noi: bicicletta come vettore di qualità ambientale urbana perchè non consuma, non inquina, non ingombra, non fa rumore; bicicletta come strumento privilegiato per immergersi profondamente nel territorio per incontri ravvicinati – ma mai invadenti – con la natura, l’arte, la cultura. Concetti ora finalmente entrati nella testa della gente, ma allora si doveva lottare anche contro una visione pauperistica della bicicletta dominante dagli anni 50, sintetizzata nel film “Ladri di biciclette” dove essa era l’unico mezzo di trasporto che ci si poteva permettere e se te la rubavano finivi alla disperazione.

Nascono così i primi gruppi “cicloecologisti” che si danno i nomi più fantasiosi: un po’ epici come i “Ciclopici” di Milano, un po’ vernacolari come “Quji d’la bizicleta” di Cesena. A Trento si sceglie il più lineare “Amici della Bicicletta” che poi darà il nome alla Federazione Nazionale.
Negli anni 80 l’Associazione si occupa prevalentemente di mobilità urbana organizzando passeggiate in bicicletta in città, raccolte di firme e cartoline da spedire al Sindaco con richiesta di piste ciclabili, rastrelliere e biciclette da mettere a disposizione dei cittadini, convegni per presentare esperienze di ciclabilità in Olanda e Germania; nel 1986 tiene con il VKE uno stand alla Fiera del Tempo Libero a Bolzano sull’uso della bicicletta negli spostamenti urbani e nel turismo con la presentazione di un percorso ciclabile lungo l’Adige fra Trento e Bolzano, che nel 1991 diventa ufficialmente la tratta trentina del progetto FIAB “Ciclopista del Sole” dal Brennero alla Sicilia.

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Ma eccoci alle due date cruciali di questo breve excursus: nel 1988 in Provincia di Trento viene approvata la legge sui “Percorsi ciclabili e ciclopedonali di interesse provinciale” (su proposta presentata dall’Assessore Walter Micheli ed elaborata da esponenti Amici della Bicicletta), la prima legge in Italia, che diventa lo strumento legislativo di supporto al lavoro del Servizio Ripristino e Valorizzazione Ambientale (ora Servizio Conservazione della Natura, con relativo Ufficio Piste Ciclabili), grazie al quale il Trentino può vantare la più bella rete di piste ciclabili in Italia. Nel 1990 in Comune (su impulso dei Verdi) vengono approvati i “Piani per la rete di piste ciclabili urbane”.
E’ il traguardo che tutti attendevamo, ma si sa che il controllo dal basso sull’applicazione delle leggi è fondamentale quindi non molliamo: nel 1991 si ripete la tradizionale “Biciclettata di primavera” con slogan come “assessore strafficaci! – one more bike one less car”. Nel 1992 si organizza una singolare gara nel traffico tra pedone, ciclista, auto e bus dove vince la bicicletta dell’attore Andrea Castelli e si tengono “flashmob” in via Belenzani e via Esterle con apposizione di una striscia gialla a simbolizzare una ciclabile per la circolazione delle biciclette in doppio senso. Bisognerà poi attendere più di dieci anni per vedere realizzati questi semplici provvedimenti.

Purtroppo ai progetti delle piste in città non seguono le opere, mentre nel frattempo la realizzazione delle piste ciclabili provinciali procede speditamente, quindi ci dedichiamo a promuoverne la conoscenza: nel 1994 organizziamo il primo Cicloraduno Triveneto sulla “Ciclopista del Sole” fra Trento e Bolzano e nel 1995 il Cicloraduno Nazionale FIAB in cui per 4 giorni accompagniamo 250 cicloturisti da tutta Italia a visitare il Trentino in tutti i suoi aspetti paesaggistici – laghi, castelli, musei, cantine – con avventuroso carico di biciclette sulle ferrovie Trento-Malè e Valsugana.

Dal 1997 al 2006 siamo impegnati nella valorizzazione della “Ciclopista del Brenta” fra Trento e Bassano, per promuovere il progetto, e sostenerne la realizzazione, del nuovo tratto ciclabile Primolano-Forte Tombion, necessario per non dover più pedalare in superstrada per 3,5 km. La sua inaugurazione nel 2005 è seguita nel 2006 dall’apertura del nuovo Bicigrill di Tezze di Grigno, sorto proprio nel prato dove avevano luogo i nostri rendez-vous in bici da Trento e dal Veneto.

Contemporaneamente si porta avanti la battaglia per il “Servizio Treno+Bici”, che era iniziata già negli anni 80 con gite domenicali fra Trento e Verona per dimostrare alle FS la necessità di far salire sul treno la bicicletta al seguito del viaggiatore. Si contesta l’introduzione sulla Valsugana (e sulla Trento Malè) del treno “Minuetto” (“Vivalto”) che prevede solo due (quattro) stalli per le bici, su linee che corrono parallele alla pista ciclabile. Si organizzano incontri con i sindaci di Pergine, Caldonazzo, Levico, Borgo e Grigno per chiedere l’appoggio delle comunità locali, che si dichiarano interessate allo sviluppo di un turismo dolce ed ecosostenibile.

Con la puntuale collaborazione del gruppo FIAB di Mestre – l’altro capolinea della Valsugana – viene raggiunto nel 2007 il traguardo della prima carrozza attrezzata porta-bici e del biglietto-bici a 1 Euro entro i confini provinciali (a livello nazionale costa 3,5 Euro). Ad un altro importante risultato si arriva nel 2009 quando, sia sulla Valsugana che sulla Trento-Malè, per intervento della Provincia a seguito di numerose proteste per episodi di disservizio, nei mesi estivi viene agganciata a tutti, o quasi, i convogli una carrozza dedicata al trasporto di 32 e 40 biciclette.

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Dal 1997 al 2010 coordiniamo la tappa a Trento del cicloviaggio “Monaco-Cesenatico” di ADFC Baviera; nel 2002 la tappa viene strategicamente dirottata a Nomi (TN) per promuovere il primo Bicigrill d’Italia, lanciato e gestito da FIAB nei primi due anni.

Nel 2000 ha finalmente inizio la realizzazione delle piste ciclabili in Trento città: via Alfieri, via Vannetti, via Brennero, Cavalcaferrovia, corso Alpini, Lung’Adige Montegrappa, via Verdi, via Esterle, via 24 Maggio, via Endrici, via Mattioli, via Veneto, via S. Pio X, via Degasperi, viale Verona, corso Tre Novembre, che nel 2011 assommano a 23 km dei 25 progettati nel 1990.
Ecco il momento tanto atteso! Il nostro lavoro nel primo decennio del millennio si concentra quindi sul riannodare il confronto con gli assessori comunali alla mobilità e all’ambiente per seguire gli stati di avanzamento della rete ciclabile urbana e segnalarne le carenze, per invitarli alle iniziative del mondo cicloambientalista (convegni tematici e viaggi di studio organizzati da FIAB per mostrare le strutture per la ciclabilità dei Paesi più avanzati), per informarli sulle novità tecnologiche pro-bike (nuovi modelli di rastrelliere, sistemi di targatura ecc.).

Organizziamo “Bimbimbici” – evento di punta della FIAB dedicato al diritto dei bambini a muoversi liberi e sicuri in bici nelle strade del proprio quartiere e nei percorsi casa-scuola – portando i piccoli pedalatori alla scoperta delle nuove piste in città, fino a percorrere nell’edizione 2012 un itinerario di 13 km da Trento nord a Trento sud interamente in ciclabile. Altro evento nazionale è “Giretto d’Italia”, il campionato della ciclabilità urbana con check-point conta-ciclisti in città, in cui nel 2012 Trento si classifica prima, rubando il podio a Ferrara. A settembre nell’ambito della “Settimana Europea della Mobilità” rispolveriamo una nostra vecchia iniziativa “Accendi la tua bici per favor!” per sensibilizzare i ciclisti sul dovere di rendersi visibili. Con “TrentoInBici”, gruppo di pressione formato da ciclisti urbani, proponiamo sondaggi sul finanziamento della ciclabilità e sul percorso casa-lavoro in bici.

A questo punto – direte voi – ci sono tutte le piste provinciali e quasi tutte quelle urbane, cosa volere di più ?

In realtà il lavoro non è finito: c’è da completare la rete cittadina mettendo in connessione fra loro gli assi principali; dove non è possibile creare una ciclabile in sede propria introdurre elementi di “moderazione del traffico” (zone 30, strade residenziali, isole ambientali, attraversamenti con isoletta centrale ecc.) per scoraggiare la velocità delle auto ed aumentare la sicurezza di pedoni e ciclisti; liberalizzare il doppio senso ciclabile; promuovere l’uso della bicicletta con eventi come il “Radtag” (che si tiene da vent’anni a Bolzano) e con strutture dedicate come l’Ufficio Biciclette per coordinare le varie iniziative e convincere i cittadini più pigri sui vantaggi del muoversi in bici (uno studio della UE del 1999 dice che il 30 e il 50% dei nostri tragitti in auto coprono distanze inferiori a 3 e 5 km, proprio le distanze ideali da percorrere in bicicletta!).

Esempi europei da cui prendere spunto non mancano: in Belgio, oltre al “Code de la route” (Codice della Strada) valido sulle strade extraurbane, esiste il “Code de la rue“ (Codice della Via) nel quale è prioritaria la considerazione per le funzioni pubbliche – non meramente automobilistiche – di una strada.

Firmato Manuela Demattè

In Italia nei prossimi mesi si inizierà a discutere la riscrittura integrale del Codice della Strada, che auspichiamo recepisca le indicazioni dell’ANCI (Associazione Comuni Italiani), che ha fatto proprie molte delle proposte che la FIAB sostiene da anni (riconoscimento dell’infortunio in itinere, limite dei 30 km/h in ambito urbano, doppio senso di circolazione per le bici ecc.).

Insomma, sono stati trent’anni non pensiate solo di impegni e fatiche: ci siamo anche molto divertiti – e vogliamo continuare a farlo – con ciclogite, cicloweekend, cicloraduni, ciclovacanze in allegra compagnia e perfino alcuni capodanni in bicicletta: “Bicincin!”

Finisce.

Che altro dire, amici, se non venite all’Assemblea ed iscrivetevi per partecipare poi alle numerose iniziative bici-culturali dell’anno. Vi aspettiamo numerosi! Nell’attesa di incontrarvi, vi saluto con una mia poesiola:

BICI, PERCHE’ ?

… e poi, con la bici, potete anche traversare i laghi!

Perché

in una chiesetta al Ghisallo

riposa sospesa

antica reliquia a pedali.

Perché

insieme a lei

tu scali la vetta

compagno soltanto a te stesso.

Perché

ti ha insegnato

ad alzare più spesso lo sguardo

a scrutare che cielo farà.

Perché

sempre incontri qualcuno

che non ha timore

di aprire la sua vita al vicino.

Perché

con il vento dei sogni

giocando

ritorni un poco bambino.

Perché

restituisce

ad un uomo affannato

profumi di suoni e colori.

Perché

in salita

ricorda ad ognuno

che volendo e insistendo si può.

E poi, … perché no?

 

 

 

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CDA – COMMEDIA DELL’ARTE A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2014 @ 8:27 am

Detto altrimenti: cultura itinerante … itinerante come la Commedia dell’Arte! (post 1378)

Amici … amici che fanno parte di un circolo culturale privato trentino (l’Accademia delle Muse) … uno dei contributi offerti dal loro “volontariato culturale trentino” … la Commedia dell’Arte … conferenza-spettacolo tenuta all’Accademia delle Muse e alla FIDAPA (Trento) e ieri all’Università della Terza Età di Riva del Garda.

CDA, per me fino a poco tempo fa era “Consiglio di Amministrazione”! Ma quanto è più bello “Commedia dell’Arte”! Ma cosa era questa CDA? Semplice! Dal 1550 circa al 1750 circa:

Il folto ed attento pubblico rivano

• gli attori recitavano improvvisando, senza un testo preparato;
• venivano utilizzate maschere (per il viso) e a recitare erano anche le “maschere” (Arlecchino, Pulcinella, Colombina, etc.);
• gli attori erano professionisti che si esibivano dietro compenso;
• le rappresentazioni erano itineranti, sulle piazze;
• le recite erano in lingue e dialetti diversi;
• a recitare erano ammesse per la prima volta anche le donne.

Fagiolino

La fine della CDA fu segnata dalla saturazione del “prodotto offerto”, dal trionfo del melodramma e dalla rivoluzione della commedia operata da Carlo Goldoni.

Ma è proprio morta la CDA? Non credo …  Ricordo infatti, nel primo dopoguerra … a Genova … circolavano teatranti ambulanti. Ricordo una troupe, “Fagiolino” … una maschera romagnola. Un carrozzone, una ribalta che “ribaltata” diventava il palcoscenico. Alcune sedie (a pagamento) all’interno di una staccionata. Offerta libera per chi si assiepava al di fuori.

E poi, le improvvisazioni di Totò, la sua mimica facciale e del corpo … ecco, la CDA non era morta nei film–commedia dell’immediato dopo guerra, in bianco e nero e spesso “dialettali” (gettonati soprattutto romanesco, napoletano, siciliano e veneto); non è morta ancor oggi nelle improvvisazioni radiofoniche del “Ruggito del Coniglio”, nelle battute-intervista degli ospiti di Fabio Fazio … non è morta, solo che noi non la chiamiamo più con quel nome, ma ne godiamo l’eredità!

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Totò “Antonio La Trippa” poi, una tragicomica anticipazione di una parte della politica odierna … quasi un secondo “1984” … che intuito, che preveggenza, che intramontabile attualità la sua! E che dire della sua mobilità corporea! Sul palcoscenico e sul set saltava come un … grillo! “Totò politico” ripreso da “Antonio Albanese politico” con il suo Cetto La Qualunque …

D’altra parte la genialità, l’improvvisazione … doti tipiche di noi Italiani … doti positive, fino a quando si resta in ambito culturale. Poi, in altri settori, ad esempio in politica, forse un po’ di comicità in meno e per converso un po’ di moralità, serietà, metodo e programmazione in più  non guasterebbe di certo! Ma bando alle tristezze e godiamoci la rievocazione della Commedia dell’Arte!

P.S.: Chi sono stati i conferenzieri, i “lettori”, gli “attori” della rappresentazione rivana?  Maschere, maschere, persone paludate, quindi! Chi li può mai identificare!? Se proprio vogliamo, ai nostri conferenzieri e attori (e a certi nostri politici) potremmo chiedere di … togliersi la maschera, che ne dite?

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A SUA INSAPUTA NN. 3 E 4

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 12:48 pm

Detto altrimenti: in Italia e all’Estero … (post 1377)

In Italia: il Ministro Mauro … pare che la sua foto sui depliant Lockeed di vendita dei cacciabombardieri F 35 nel mondo sia stata messa a sua insaputa …

All’estero: l’Infanta di Spagna … spendeva milioni di euro che provenivano da fonti a sua insaputa illegali.

Signor Scajola, anche all’estero va forte il Suo lessico … ne può ben essere orgoglioso!

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ITALIA – UE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 10:17 am

Detto altrimenti: Ue …i, Europa! Scialla, calma co’ ‘sta politica del rigore avulsa da una politica di rilancio dell’economia e degli Stati Uniti d’Europa! (post 1376)

Dice: il problema è che si è fatto l’Euro ma non lo si è accompagnato dagli Stati Uniti d’Europa.
E allora? Ecchè, basta dire così e ci siamo messi a posto la coscienza?

In Italia la politica del rigore non basta. Quella del rilancio ha una velocità troppo inferiore alla velocità di “caduta”.
E allora? Ecchè, basta dire così e ci siamo messi a posto la coscienza?

Ora, raga, statemi a sentire: la GB ha ottenuto dall’UE molte eccezioni dall’UE (segreto bancario, fisco etc.. Mica per niente la faimiglia Riva teneva in GB i suoi tesoretti, e la Fiat ha collocato in GB la “sede fiscale” – A pensar male …). E noi? Noi dobbiamo non “chiedere” ma “esigere” che si possa/debba:

1. fare un rescheduling del debito pubblico;
2. iniziare a sostituire titoli pubblici redimibili con titoli pubblici irredimibili;
3. avviare una forte opera moralizzatrice;
4. sburocratizzare il paese;
5. “normalizzare” la nostra politica;
6. verificare l’adeguatezza del nostro attuale modello di sviluppo.

Il nostro governo potrebbe ottenere dall’UE quanto ai punti 1) e 2), a condizione di realizzare quanto agli altri punti, sui quali metterebbe ogni volta la fiducia.

Giorgio La Pira

Dice … ma la legge prevede … Ok, raga, ve lo devo raccontare un’ennesima volta? Un Sindaco di Firenze (Giorgio la Pira, non quello di adesso!) stava assegnando le case popolari secondo equità. I suoi gli fecero osservare che la legge prevedeva criteri diversi (non equi, n.d.r.). Rispose: “Io assegno le case, voi andate a cambiare la legge”.

Ecco, se una legge impedisce una riforma equa, la si cambi, questa legge!

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AEREI, AEREI, AEREI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 9:45 am

Detto altrimenti: e invece bisogna comperarli quegli aerei …!  (post 1375)

Alitalia, viene “aiutata” dal Ministero delle Poste.
Sbagliato.
Avrebbe dovuto essere “aiutata” dal Ministero della Difesa (1), che è più bravo nell’acquistare aerei.
Aerei? Si, Ma non i cacciabombardieri F 35, bensì i Jumbo passeggeri a lungo raggio, quelli che servono ad Alitalia per coprire le rotte intercontinentali, le sole redditizie.
O no?

Fine.

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(1)  Ministero della “Difesa di Alitalia” e anche  della “Difesa del territorio” dai cataclismi idrogeologici, dai terremoti, etc. v.  post n. 1371

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BUROCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 9:37 am

Detto altrimenti: mi sono promesso di non lasciarne passare nemmeno una … (post 1374)

Concerto. A Riva del Garda. Organizzato da una Associazione privata senza fine di lucro. Organizzatori tutti volontari. Scende dalle due città capoluogo di provincia una parte dell’organico dell’orchestra regionale. Nei giorni prima da Riva abbiamo dovuto andare a Trento per ritirare i biglietti presso l’Ufficio Coordinamento Teatrale. Andata e ritorno, circa 100 km.. In totale oltre due ore. Dopo il Concerto abbiamo dovuto andare a Trento per riconsegnare (“Tassativamente entro cinque giorni dal concerto, mi raccomando!”) i biglietti non utilizzati all’Ufficio Coordinamento Teatrale. Andata e ritorno, circa (altri) 100 km. In totale (altre) due ore. Somma incassata dalla vendita dei biglietti: €163,00.

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INDIANI, NON FATE GLI INDIANI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 9:01 am

Detto altrimenti: certo che coerenti siete coerenti …! (post 1373)

Indiani, quanta strada avete fatto dai tempi dei thugs e della sanguinaria dea Kalì di Emilio Salgari!  Certo che fate bene ad essere rigorosi con i nostri due Marò … certo, due morti sono un fatto grave. Mi immagino cosa starete facendo per le centinaia di stupri e femminicidi giornalieri che avete in casa vostra … sarete rigorosissimi di certo …

Comunque mi permetto di suggerirvi la  “procedura Marò”, da me elaborata sulla base della vostra base di partenza:

1) Pena di morte per pirateria … (vostra base di partenza)
2) … pirateria ma non pena di morte …
3) … non pena di morte,  e  per altro reato…
4) … altro reato? Cinque anni …
5)… cinque anni? Due già scontati …
6) … due già scontati? Tre condonati per il risarcimento danni pagato …
7)…  risarcimento danni pagato? I nostri tornano a casa.

Mi auguro che l’accettiate: si chiama  C&CS.- Capra & Cavoli Solution.

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CH1 – CH2 – CH3 – CH4

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 8:46 am

Detto altrimenti: non sono formule di chimica organica, no … si tratta della Svizzera (post 1372)

CH1 : denaro contro le vite degli ebrei? Gestisco io!
CH 2 : evasori fiscali? Gestisco io!
CH 3 : bordelli legali e amorali? Gestisco io!
CH 4 : Unione Europea? Gestisco io! (vi esporto i miei “prodotti” ma non “importo” i vostri lavoratori).

Ma … niente paura! Il mio cioccolato è ottimo e i miei orologi precisissimi! – Ah … be’ … a saverle le robe … (dialetto trentino: a saperle, le cose …)

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LA DIFESA DEL TERRITORIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 7:01 am

Detto altrimenti: cosa richiamano alla mente queste parole? (post 1371)

Dite la verità la prima cosa, ovvero: 1) la difesa contro gli attacchi di eserciti stranieri oppure 2)  la difesa contro alluvioni, frane, smottamenti ed eventi sismici? A secondo della risposta che vi date, votate a favore di una delle due seguenti opzioni:

1) Opzione uno: approvare l’acquisto da parte del Ministero della Difesa dei cacciabombardieri F35 o di altri aerei (finalmente!) migliori.

2) Opzione due: esigere che il Ministero della Difesa di destini le risorse di cui sopra alla difesa del territorio dalle calamità idrogeologiche e sismiche.

Fra tutti coloro che avranno partecipato al sondaggio sarà sorteggiata la comunicazione di un dato: il numero del telefono cellulare del Signor Ministro della Difesa, la cui immagine compare quale testimonial dei depliant della Lockeed per la vendita nel mondo degli F 35, sottotitolata da un afrase attribuita al Ministro. “”To love peace you must arm peace. F35 does that”. Tradotto: “Per amare la pace devi armare la pace. Gli F 35 fanno appunto questo”. Praticamente il nostro “si vis pacem para bellum”. Il Ministro dice: ” A mia insaputa” (ed ecccone un altro!).

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