LEGGE ELETTORALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2014 @ 6:37 am

Detto altrimenti: … via i partini? Non facciamo di tutt’erba un fascio, perchè spesso il vino migliore sta nelle botti piccole ….   (post 1338)

“Porcellum”, “Italicum” … e allora non predentevela con me se anch’io uso il “latinorum”!

“Summa lex, summa iniuria”, per quanto sia stata studiata questa legge (come ogni altra, del resto), essa recherà ingiuria, danno a qualcuno.
Dice … meglio un cattivo accordo che una buona guerra …
Vabbuo’ … un passo avanti è stato fatto. Certo che fino a ieri eravamo sull’orlo del baratro (elettorale, s’intende!). Speriamo solo che il passo sia stato fatto nella direzione giusta.

Ed io, come commento?

No, raga, scialla, tranquilli ragazzi, non pretendo di essere come quei milioni di italiani che nei bar svolgono il difficile mestiere di CT-Commissario Tecnico della Nazionale di calcio … no. Proverò solo a fare qualche riflessione teorica, a far fare qualche esercizio ginnico al cervello. In particolare, vedo che per la ginnastica del cervello mi hanno approntato il quadro svedese. Ricordate? Quel grosso telaio in legno entro i cui riquadri ti costringono a divincolarti, svincolarti, torcerti, raddrizzarti, tirarti di qua e di là, salire, scendere, traversare …

1) Dice … se un partito avrà almeno il 9% in almeno 3 circoscrizioni, sarà presente in Parlamento. La chiamano “clausola salva Lega”. Allora per simmetria, equità e par condicio” (e ci risiamo con il latinorum, ma questa la sanno tutti!) si sarebbe potuto dire anche “Un partito che abbia almeno il 3% in almeno 9 circoscrizioni, sarà presente in Parlamento”.

 2) Limitare i piccoli partitini per evitarne i ricatti? Allora, per lo stesso principio, si sarebbe potuto dire che “non sono ammesse le crisi di governo al buio”, per evitare nuove scilipotate.

 3) Liste cortissime, ma sempre bloccate? Ma allora perchè non imporre le “primarie” per la scelta dei candidati?

4) Pluricandidature? No grazie, ne farei a meno. Se non altro infatti non sono coerenti con la pluralità dei distretti/collegi elettorali. E poi, si dice liste bloccate sì, ma corte,anzi cortissime … così potete sapere chi sono i candidati (locali, ecco il punto!) che votate. Locali? Ma via … 

 5) Nel frattempo, che fine ha fatto l’altra parte dell’accordo, quella sul Senato, Province e Regioni?

6) Il nome …”Italicum” va bene, nel senso di tot capita tot sententiae, ognuno la pensa a modo suo, quindi … avanti con il bilancino: un po’ di questo, un po’ di quello e alla fine, quando tutti sono scontenti, vuol dire che la soluzione è quella giusta. Ma in questocaso,  al contrario,  pare che  qualcuno sia contento. Ed allora, come la mettiamo? 

Ecco, ha fatto ginnastica. Ora mi sento meglio, posso iniziare la mia giornata.

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IO E IL TERRORISMO – Terza puntata

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Gennaio, 2014 @ 12:12 pm

(Puntate precedenti: post del 15 e del 27 gennaio)

Detto altrimenti: come l’ho visto io e (sia pure marginalmente) vissuto, e come lo temo oggi (post 1337 – 87/2014)

Torino, 14 ottobre 1980: la marcia dei 40.000 che sconfisse l’ideologia della tensione e del terrorismo

Ieri sula stampa: assalti armati alle tabaccherie. Ieri sera, seconda e ultima puntata TV della fiction “L’Ingegnere”, Torino, Fiat e non solo, terrorismo anni ’70.  Oggi sulla stampa locale, bomba a Trento, contro il Tribunale di Sorveglianza (pag. 1) . E poi, a pag. 3 l’UE (Lagarde) avverte: “In UE venti milioni senza lavoro”. Infine, a pagina 5) . Insulti (da codice penale!) 5 Stelle : “Napolitano è un boia”.

Lo so, sono visioni parziali, ma Paolo Mieli nel suo bellissimo ultimo libro “I conti con la storia – Per capire il nostro tempo” (Rizzoli), ci ricorda che i sovvertimenti sociali non sono la causa ma la conseguenza dell’ (auto) disfacimento delle istituzioni, e che fino a poco tempo prima che essi  avvengano, non ci se ne rende conto.

Mi domando: in UE, ci si rende conto che in una Europa (e in un mondo) in declino, anche i (pochi) paese virtuosi (Germania) non hanno un futuro?

Mi domando: è troppo ipotizzare che nel semestre italiano di Presidenza UE, l’Italia confezioni e proponga un modello di Stati Uniti d’Europa?

Mi domando: nel frattempo, perchè in Italia non decidiamo di verificare l’adeguatezza dell’attuale Modello di Sviluppo? Perché non riscriviamo l’ordine delle priorità, a superamento delle (ormai superate) cosiddette “Priorità prioritarie con fondi impegnati e gestioni separate a prescindere”?

Mi domando: è sbagliato pensare che il primo problema nostro sia antropologico, cioè che ognuno senta lo Stato come proprio e non come tutto ciò che è al di fuori del suo privato? Che il secondo problema sia il Problema Morale? Che tutti gli altri problemi si risolveranno di conseguenza?

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GIACOMO LEOPARDI secondo ALFONSO MASI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Gennaio, 2014 @ 7:45 am

Detto altrimenti: iri pomeriggio, presso la “Dante Alighieri” di Via Dordi, a Trento … (post 1336)

Nadia Reina intervista Giacomo Leopardi, impersonato da Alfonso Masi. In sala oltre cinquanta persone. In poco più di un’ora. Un successo. Mai, in tutta la mia vita scolastica – e dire che ho fato studi classici – mai, dicevo, ho “capito” il Poeta e l’Uomo Leopardi come ieri. Bravissimo, quindi, Alfonso, per l’idea, per come l’hai realizzata e grazie a Nadia Reina che ti ha intervistato.

Ciò premesso, mi concedo alcune osservazioni, alcune banali, altre, forse, un po’ meno (spero!)

La prima, banale. Cinquanta persone, un successo. Di questi tempi, sicuramente, tempi nei quali la cultura, la poesia, la sensibilità, l’amore per il passato sembrano “cose” inutili, vecchie, superate … Cinquanta persone attente, rapite dalla magìa della voce narrante, dalla musicalità dei versi, dall’intensità dei sentimenti da cui sono pervasi, dalla tragicità di una vita infelice, “guarita” da una morte all’età di 38 anni.

La seconda, un po’ “sociologica”: Leopardi Uomo, nobili genere natus, che disprezza la gente del “natìo borgo selvaggio” per la sua mancanza di cultura … un po’ snob – e nemmeno poco, direi – lui che ogni tanto “fa finta di lavorare” e “i gha bon temp” (dialetto trentino: “si può concedere il lusso di dedicare tempo a …”) ma che evidentemente può contare su una cospicua rendita familiare che comunque lo segue di città in città.

Di città in città, dicevo, infatti si diparte dal borgo selvaggio di Recanati per visitare le grandi città: Roma, Bologna, Firenze, Pisa … tutte sulle prime gli appaiono belle e vivibili; dopo poco, esattamente il contrario. Le critica, le disprezza insieme agli abitanti loro. Forse si salva Pisa, che invece per il suo “collega” Dante Alighieri era addirittura “vituperio delle genti” tal che che avrebbe dovuto essere allagata e affondata dalla piena provocata dalle isole Capraia e Gorgona, che avrebbero dovuto “muoversi” per andare ad ostruire, a mo’ di diga, la foce dell’Arno, con le conseguenze del caso (Inf. XXXIII, 79-81):

Ahi Pisa, vituperio de le genti
del bel paese là dove ‘l sì suona
poi che i vicini a te punir son lenti,

muovasi la Capraia e la Gorgona
e faccian siepe ad Arno in su la foce
sì ch’elli annieghi in te ogne persona!

Ma come, direte … si sta parlando del Leopardi e citi versi di Dante? Certo, sia perchè l’evento è stato organizzato dalla  “Dante Alighieri”, sia soprattutto perché, quanto a “linguaccia”, Leopardi Uomo avrebbe ben potuto essere uno di quei toscanacci che Curzio Malaparte definì “maledetti” …

Leopardi scrittore, assai più che poeta. L’epistolario soprattutto ci rivela l’impietosa sofferenza di una vita “cominciata male” già in famiglia …

Leopardi Poeta. Desiderio d’amore, mai soddisfatto (Silvia, rimembri …); desiderio di “evasione” mentale e fisica … (Sempre caro mi fu quest’ermo colle); rimpianto per una fanciullezza, una gioventù perduta (La donzelletta vien da la campagna …), solo per citare alcune poesie, fra le più note.

E a proposito di quest’ultima: ricordo che alle scuole medie (io sono del 1944), il Sabato del villaggio ci veniva proposto monco, privo di quei versi con i quali il poeta invitava il “fanciullo” a godersi il sabato della sua vita, “che la tua festa, anco tardi a venir, non ti sia grave”. Ora, ditemi voi, ci voleva l’ottimo Alfonso Masi e i miei ormai 70 anni (che compirò il 3 febbraio prossimo) per capire quale scempio di stava facendo dell’Uomo Leopardi, più che del Poeta Leopardi, col troncarne l’opera …!?

Un’osservazione “di servizio”: se questi sono i dati di presenza, se cinquanta persone sono un successo – e lo sono – be’ allora non posso certo lamentarmi dei dati di frequenza del mio blog, con una media giornaliera – ad oggi – di 142 lettori; 867 pagine lette; 928 contatti da altri siti/blog ed una durata media di ciascun contato di 9 minuti circa. E di ciò ringrazio tutti voi mie lettrici e miei lettori, che mi date l’entusiamso di proseguire con le mie “sudate (moderne) carte”.

Ultima nota: complimenti Alfonso, complimeti Nadia: per essere io un fruitore e talvolta ben più modesto “co-produttore”  di manifestazioni culturali locali “autoprodotte” so bene quanto lavoro ci possa essere stato, e quale faticoso lavoro di cernita e di sintesi, dietro al meraviglioso concentrato leopardiano che ci avete regalato! E “Grazie!” all ‘Associazione Culturale “Antonio Rosmini” che ha ospitato l’evento.

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FISCAL COMPACT – MES

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 3:58 pm

Detto altrimenti: Patto Fiscale e Meccanismo Europeo di Stabilità (post 1335- 85/2014)

Ho scritto più volte che il mio è un “open blog” aperto a terzi. Mi scrive Alberto e mi prega di pubblicare quanto segue (denuncio la mia ignoranza: non sono preparato a verificare quanto riporto. Invito pertanto ad intervenire persone più preparate del sottoscritto. Grazie).

Inizia

“Il Fiscal Compact (letteralmente “patto fiscale”), è un trattato internazionale firmato il 2 marzo 2012 dai presidenti del Consiglio di 25 dei 27 stati membri dell’Unione Europea, ratificato poi dal nostro Parlamento e dal Presidente della Repubblica, inserito nella nostra Costituzione ed entrato in vigore il 1 gennaio 2013.
Il patto prevede che il rapporto deficit/PIL di ciascuno stato debba scendere, entro 20 anni) al 60%.
Attualmente il rapporto in Italia è al 133% ma può ancora aumentare se il deficit aumenta (cosa che si sta verificando, ora siamo a 2104 mld) e/o diminuisce il PIL (cosa che, sostanzialmente, si sta verificando da anni).
Per rispettare il trattato l’Italia dovrà “risparmiare” qualcosa come 50 mld all’anno per 20 anni. Come farà? Taglio dello stato sociale? Nuove tasse? Privatizzazioni? …..
Per rendersi conto dell’entità dei tagli basta pensare alle difficoltà circa la spending review (taglio di spese di 29 mld in tre anni) ed ai problemi che ci sono stati per il reperimento di 4,5 mld per l’abolizione dell’IMU
A questo esborso va aggiunto quello previsto dal trattato istitutivo del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), ratificato contestualmente al fiscal compact, che impegna l’Italia a versare 15 miliardi in 5 anni per la realizzazione di un fondo “paracadute” per le banche”.

Finisce

Che dire … se non “verifichiamo:  quanto sopra; la validità dell’attuale modello di sviluppo; l’attuale ordine delle priorità di spesa”? Da parte mia aggiumgo: continuo a credere negli Stati Uniti d’Europa.

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REGALI REGALI, CIOE’ REGALI DA RE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 1:53 pm

Detto altrimenti: est modus in rebus, c’è (rectius, ci dovrebbe essere) un limite nelle cose (regalate) (post 1334 – 84/2014)

Amministratori Pubblici. Non possono ricevere doni se non entro valori limitati. mi pare giusto. Politici, contra.

Un politico paga 7 una casa che vale 17. Gli altri 10 li paga un altro soggetto. Il politico è assolto. L’altro è prescritto.

Tutto giusto, giusto cioè secundum jus, secondo la legge. Una assoluzione “procedurale” perchè il fatto, che è stato commesso – e su questo non ci piove, è stato commesso  – non è classificabile come reato. L’altro è “innocente” perché prescritto cioè perchè il fatto commesso – reato o no che sia – è comunque caduto in prescrizione. Giusto anche questo, secondo la legge, secundum jus.

Ma almeno lasciatemi sfogare: “summa lex summa injuria”: per quanto sia perfetta una legge, tuttavia essa potrà sempre recare ingiuria (danno, offesa) a qualcuno. In questo caso ad essere ingiuriate sono l’intelligenza, il buon senso e il senso del limite di ognuno. Ed inoltre la coerenza stessa dell’Ordinamento Giuridico.

A quest’ultimo riguardo, o estendiamo ai politici il limite dei regali ricevibili o lo togliamo anche agli Amministratori Pubblici. Tertium non datur? Non esiste una differente, terza soluzione? Ma si che esiste: indicatemi chi sia disponibile a dare anche a me, senza chiedere alcuna contropartita, quei 10 a fronte di una casa che costa 17. Gli altri 7 li metto io!

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TRENTINO CONSULENZE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 8:28 am

Detto altrimenti: occorre distinguere, non si è mai abbastanza specifici … (post 1333)

Vi sono consulenze e consulenze.

Vi è quella vera, del soggetto “partita IVA vera”, che fa il consulente di mestiere. Costui ha diversi clienti.

Vi è poi l’ex dirigente dipendente, licenziato e subito dopo “riassunto” come consulente a “partita IVA finta”, perchè “costa meno”. Costui fattura solo un cliente,  il proprio ex datore di lavoro. Mi chiedo: ma se è “finta” perchè mai l’Agenzia delle entrate non controlla ed evita di rilasciare o di rinnovare queste finte  partite IVA?

Altro modello di consulente è il Presidente Operativo e Amministratore Delegato di una Spa, di cui di fatto è anche Direttore Generale, che viene remunerato solo a titolo di Presidente e di consulente (con unico cliente), “così ci costa meno”… Altra finta partita IVA (v. sopra).

Infine, vi sono i consulenti che io definisco “postumi”, cioè coloro che, dopo l’ “estinzione naturale per anzianità o vecchiaia” (ecco perché “postumi” !) del loro rapporto di lavoro subordinato, di fatto continuano a fornire la loro opera alla ditta. Parliamone un po’.

E’ indubbio che vi sono persone che durante la vita lavorativa accumulano una preziosa esperienza la quale non può essere immediatamente rinunciata nel momento del loro pensionamento. In questi casi occorre comunque che – prima – ci si preoccupi di formare la loro successione interna, e – dopo – che ci si garantisca la loro disponibilità ad eventualmente affiancare i “giovani” sostituti che sono subentrati in quelle posizioni.

In Olanda esistono organizzazioni pubbliche che operano per evitare la dispersione dell’esperienza degli “anziani” che vanno in pensione. Pertanto, mi sento di affermare che queste ultime “consulenze” non siano da demonizzare tout-court. Tuttavia una notazione la esprimo: la loro retribuzione deve tener conto che il “consulente” percepisce già dalla stessa SpA (o Ente Pubblico) una lauta pensione e che il rapporto consulenziale è costituito anche sulla base dell’interesse del consulente stesso, che gradisce ed ambisce a non essere estromesso del tutto dal sistema lavorativo. Sempre però che egli sia chiamato ad affiancare, a formare, non a sostituire chi dovrebbe operare al suo posto.

In medio stat virtus, anche in questi casi …

P.S.: Un tale al bar … l’ho entito affermare “In mediaset virus” ! Povero latinorum!

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MASTRAPASQUA, CHI ERA COSTUI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 7:52 am

Detto altrimenti: Carneade, chi era costui? (post 1332 – 82/2014)

Ah … il Manzoni … i suoi “Promessi Sposi”! Sempre attuali … Mi domando: se fosse vissuto ai nostri giorni, sarebbe stato giornalista? E se si, di quale quotidiano? Io la risposta ce l’avrei … ma preferisco non condizionare la vostra immaginazione …

Mastrapasqua, Presidente dell’INPS. Qualche tempo fa ne parlai con un mio amico, una persona molto inserita nel sistema, pensionato “ma” anche consulente, presidente di …etc. Insomma, una persona che conta. Di Mastropasqua, contestavo la retribuzione, quale risultava dalla dichiarazione dei redditi: un 1,2 milioni di euro l’anno. “Si, ma ha chiarito: non è lo stipendio dell’INPS, bensì la somma dei proventi di tutti gli incarichi che ricopre”.

Ah … be’ … se le cose stanno così …

Mi domando: a parte che pare – “pare” che in qualche occasione sia andato un po’ fuori delle righe (sarà la magistratura ad accertare i fatti, grazie all’iniziativa del Governatore del Lazio Zingaretti) - … mi domando:  come faceva a gestire bene e senza entrare in conflitto di interessi  tutte quelle cariche, tutte quelle mansioni?

E allora, che il Governo apra una inchiesta conoscitiva ed esamini se e quante altre abnormi situazioni del genere pervadono il nostro apparato pubblico. Non potremmo accettare che si faccia luce solo sulla punta dell’iceberg … occorre intervenire sul sistema.

E poi dicono che l’Italia non è una SpA! Per questi aspetti l’Italia deve essere una SpA, con tanto di certificazione di qualità, la quale impone di intervenire sui sistemi delle funzioni e delle disfunzioni, non sui singoli fatti. Altrimenti i revisori ti tolgono la certificazione!

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LICENZI QUEL DIRIGENTE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 7:13 am

Detto altrimenti: Il grande statista Alcide De Gasperi soleva dire: “Fate il vostro dovere, a qualunque costo”.                         (post 1331 – 81/2014)

Ero appena stato assunto in una grande Spa, in una posizione di responsabilità. Mi convoca il super-super-super capo e, riferendosi ad un dirigente che operava all’interno della struttura a me affidata, mi dice: “Licenzi quel dirigente”.

La risposta che io NON diedi, politicamente in linea con il mio personale, egoistico e cinico interesse ma moralmente e professionalmente censurabile, sarebbe stata: “Lei non mi ha detto nulla. Averi già dovuto accorgermi io stesso della necessità di questo provvedimento. La prego di perdonare la mia inerzia. Provvederò al più presto”.

La risposta che io diedi invece fu: “La ringrazio della segnalazione. Controllerò con particolare attenzione l’operato di quella persona e se necessario interverrò”. Il dirigente non meritava il licenziamento. Non lo licenziai. Dopo due anni fui costretto a cercarmi un altro lavoro. E portai con me quel dirigente.

Nella mia vita di lavoro ho purtroppo riscontrato casi di impiegati che, per ingraziarsi il capo, non hanno esitato ad infierire sui colleghi.

Perché cito questi episodio? Questa sera la TV trasmetterà la seconda puntata del L’Ingegnere. Fiat Torino anni ’70. Gli intimarono di licenziare – licenziare a torto o a ragione, non è questo il punto – operai per comportamenti da lui non conosciuti e non conoscibili, bensì conosciuti ai suoi superiori gerarchici. Nella stessa fiction, il Direttore Amministrativo di un Ospedale (per paura di ritorsioni da parte del terrorismo) si rifiuta di denunciare fatti criminosi scoperti da un primario e manda avanti quel primario, che denuncia, si espone e poi viene ucciso dai terroristi.

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IO E IL TERRORISMO – Seconda puntata

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 11:57 pm

Detto altrimenti: la prima puntata? Il 15 gennaio scorso. (post 1330)

Questa sera ho assistito alla prima puntata del “L’Ingegnere” (Fiat, n.d.r.). Torino anni ’70. Io ero a Torino, dirigente responsabile della Finanza Italia della Stet. Questa sera, su un altro canale, la storia di SIP-Telecom. Ho scelto lo sceneggiato. Tuttavia, una coincidenza, una provocazione  troppo forte per me: ed ecco un post!

Ero amico di quegli ingegneri, di quelli che vivevano sotto scorta, la cui scorta preavvisava la portineria qualche minuto prima di arrivare sotto casa, perché qualcuno aprisse cancelli e portoni, perché non ci fossero tempi “morti” a disposizione dei terroristi.

Alcuni dei nostri interlocutori bancari, nostri della Stet intendo, furono gambizzati (Dr. Astarita, Chemical bank Milano, se non ricordo male …). Al mio ufficio … primo piano in Via Bertola 28, angolo Via Barbaroux, furono messi i vetri antiproiettile. Sotto le mie finestre passò la marcia dei 40.000 colletti bianchi, per manifestare contro ogni forma di violenza. A mio fratello ingegnere alla SIT Siemens di Milano arrivarono minacce. Ricordi sfumati … ricordo che dopo un certo periodo di “pausa” venne ucciso un ingegnere (Italtel?) che si occupava dei semafori intelligenti …

Cosa penso oggi rivedendo tutto ciò? Che noi, in Stet Torino, stavamo lavorando per mandare avanti un gruppo industriale la cui maggiore società (la SIP) era quotata in borsa, come noi, la Holding, del resto. Anche quando le tariffe SIP vennero “bloccate” per oltre un anno, quando il denaro ara al 15%-20% (tasso nominale annuo, costo effettivo anche il 35%), quando c’era stretta creditizia e valutaria. Consapevoli … fino a che punto? O troppo occupati – almeo io – per essere tali … Infatti, nei mesi che avrebbero potuto precedere il crollo delle istituzioni, da parte di molti “si assiste al venir meno della consapevolezza di ciò che sta accadendo” (sempre a pag. 94 del libro che cito poco più avanti).

E quegli ingegneri … io li conoscevo benissimo: padri di famiglia, 12 ore e più al giorno di lavoro, ben pagate, s’intende, ma che vita … quale vita … era vita quella? E non mi riferisco solo al molto lavoro, ma alla mente, si, alla loro mente che era occupata solo dal lavoro, anche quando ci trovavamo sulle piste a sciare. E il terrorismo? Ragazzi. Manovrati da chi? Lo sapremo mai?

E oggi? Per nostra fortuna la società è almeno in parte maturata, certe tendenze criminali si sono esaurite … tuttavia mi è venuta da fare una riflessione. Sto leggendo un libro, anzi, un Libro, con la L maiuscola, se lo merita: “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” di Paolo Mieli (Rizzoli). A pagina 94, una sottolineatura (oltre alle tante altre) mi ha attratto. “… l’ipotesi che la rivoluzione non sia la causa, bensì la conseguenza del collasso del sistema (democratico, n.d.r.) per occupare lo spazio lasciato vuoto dalle Istituzioni”. Ecco, se questo ragionamento ha un qualche fondamento storico (e ce l’ha, come lo testimonia il crollo della Russia di Nicola II°:dell’Austria-Ungheria di Carlo d’Asburgo e la Germania di Guglielmo II° – op. citata, pag. 91), be’ … in questo caso a maggior ragione non ci resta che difendere le nostre Istituzioni, ad iniziare dalla Magistratura. E non ci resta che cercare di migliorare le altre. Per migliorare l’intero sistema sociale. Questa deve essere la vera rivoluzione: non lasciare più spazio al terrore, alla paura … della mancanza di futuro. Soprattutto nei giovani.

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DIE TARTAR WUESTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 7:42 pm
Villa Buzzati

Detto altrimenti: “ll deserto dei Tartari”, splendido romanzo di Dino Buzzati. Villa Buzzati, appena fuori Belluno, venendo verso Trento. L’ho visitata questa estate, durante il giro ciclistico Dobbiaco – Cortina – Sulla frana del Vajont – Belluno – Feltre. (post 1329 – 79/2014).

 

Dino Buzzati, 9 ottobre 1973, uno dei primi giornalisti recatisi sul posto della tragedia del Vajont (lui partiva da Milano). Dino Buzzati, ottimo scrittore. “Il deserto dei Tartari” … dal libro un film. Da leggere, da vedere, da capire.

Dalla cima del monte che sta in mezzo all’ex lago! Sullo sfondo ciò che resta del lago!

Il deserto di fango, il nulla, quello che è rimasto dopo la frana del Vajont. Il deserto, il nulla, la paura del nulla, del vuoto, della mancanza di un futuro, quella che fa sperare nell’arrivo dei Tartari, del nemico, di qualcosa o di qualcuno, purchè sia. Ecco cosa mi viene in mente quando penso ai giovani senza lavoro, senza futuro, senza nemmeno più la forza, la volontà di cercare un lavoro. In cosa possono sperare? Cosa si augurano che accada? Ecco che non mi stancherò mai di insistere. se la Politica è “riordino delle priorità” e “ricerca del Bene Comune” … allora, rimettiamole in ordine queste priorità, ricerchiamolo, questo bene Comune!

Priorità. Ve ne sono alcune che possono aspettare, quali l’acquisto dei cacciabombardieri F35, il completamento del TAV.

Dice: ma tu sei un antimilitarista? No amici: provengo da una famiglia che “ha fatto il militare”, dal (minimo) grado di Maresciallo Maggiore del CC – mio babbo – a quello (nassimo) di generale di corpo d’Armata a quattro stelle di Comandante della FTASE – Forze Terrestri Alleate del Sud Europa – mio zio -. In mezzo ci sono stato io, classe 1944, Sotto Tenente di complemento della Brigata Alpina Tridentina, nel 1969.

Ma allora, direte voi, almeno … lo sarai un no-TAV? No, amici! Nemmeno questo! Infatti per anni sono stato amministratore di Società e GEIE pubblici e privati che si occupavano del traffico lungo l’asse del Brennero …

Ma allora, direte voi!? Allora ogni progetto, ogni investimento va ricollocato nel giusto ordine delle priorità. E per me la prima priorità è la soluzione del problema antropologico, e cioè che ognuno di noi si senta parte della stessa famiglia: oggi l’Italia, domani l’Europa, dopodomani il Mondo. Il secondo è il problema morale, e cioè la ricerca del Bene Comune. Ma … dice … all’atto pratico? All’atto pratico? Lavoro e Futuro, Futuro e Lavoro, all’interno di un Modello di Sviluppo aggiornato, cioè verificato ed eventualmente, se necessario (come pare, n.d.r.), cambiato.

Dice … Bene Comune? Ma se io ne perseguo uno diverso da quello di tanti altri, e così via … come fa ad essere “Comune”?… Ok, raga, scialla, ragazzi, calma. Intendiamoci. Ognuno si scelga pure liberamente il “proprio tipo di Bene Comune”: ma fate attenzione, il “mio” Bene Comune è legittimamente e moralmente perseguibile solo se non violenta il Bene Comune di ciascun’altra persona.

Un esempio? E’ lecito e morale che io desideri arricchirmi, a patto che il mio arricchimento non avvenga a scapito dell’impoverimento altrui, dello sfruttamento altrui, della sopraffazione altrui, sotto ogni profilo. Il mio “Bene” è “Comune” solo se coesiste con gli “altri” Beni Comuni, ad esempio con quelli di chi vuole un lavoro, vuole uscire dalla povertà, dalle guerre, etc.. Insomma, “comune” se coesiste con il Bene Comune di chi anela per un futuro di dignità.

E la Banca d’Italia oggi ci dice che il 10% della popolazione possiede il 49% della ricchezza nazionale (perCentuale in crescita da anni!); che il 16% della popolazione è a rschio povertà. E la Germani auspica – in generale – una patrimoniale sui grandi patrimoni (sic, TG3 delle ore 19,00 di oggi, di poco fa …).

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