RENZI: COMPROMESSO STORICO N.2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Gennaio, 2014 @ 8:45 am

Detto altrimenti: Eppur si muove … (post n. 1313 – 63/2014)

L’Italia è ferma? No … “Eppur si muove”, disse Galileo Galilei a chi voleva la terra ferma al centro dell’Universo con il sole che le girava attorno …

Renzi, giovanotto coraggio … non c’è che dire.

Berlusconi: ma non doveva essere “al gabbio”?

L’incontro con Berlusconi: “Ottimo!” direbbe tale  Machiavelli …

Mi sta bene tutto il pacchetto Renzi? No, ad esempio non digerisco le liste bloccate anche se “mini”. Tuttavia preferisco “risultati parziali” a “parole totali”.

Il compromesso? Paolo Mieli, nel suo ottimo recente libro “I conti con la storia- Per capire il nostro tempo”, nel capitolo “Mosche e scarafaggi: quando i compromessi fanno la storia”, afferma che “Il compromesso è la cosa migliore che ci sia. Fu Albert Einstein a dire che che gli unici compromessi inammissibili sono quello sordidi”. Prosegue citando il filosofo israeleiano Avishai Margalit che distingue fra il “compromesso scarafaggio” (lo scarafaggio caduto nel piatto della minestra la rende immangiabile) e il “compromesso mosca” che cade in un unguento, mosca che può essere asportata senza che l’unguento sia rovinato.

Mi sta bene che sia la politica ad accodarsi sulla legge elettorale.
Mi starà bene se le leggi (a cominciare da quella elettorale) saranno nuovamente “fatte” dal parlamento.
Mi sta bene se la vita del Governo sarà più lunga e più sicura.
Non mi sta bene che in parallelo non si proceda, nelle sedi opportune, ad una sostanziale e significativa revisione urgente dell’ordine delle priorità del Paese e che non si chiarisca il significato delle parole “Bene Comune”.

E Renzi? Renzi, Toscanaccio DOC. di quelli “maledetti” da Curzio Malaparte, di quelli che trainando il loro vecchio carroccio carico di masserizie varie, costrinsero alla stessa velocità di marcia la colonna dei carrarmati americani che avrebebro avuto la “pretesa” di entrare in Firenze a “spron battuto”!

Toscani, menti pronte, argute, sarcastiche, eredi orgogliosi di un Granducato, concittadini degli artefici del Rinascimento, padri della lingua … e di che lingua! Basta leggere Dante e la su’ Commedia. Vabbè che lui con alcuni Toscani ce l’aveva proprio, in particolare con i Fiorentini (Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande che per mare e per terra batti l’ali, e per lo ‘nferno tuo nome si spande!) e con i Pisani (Pisa, vituperio de le genti). Pisani? Allora forse andava d’accordo con i Livornesi. Dice un Livornese. “Meglio un morto in casa ch’un Pisano all’uscio”. “Dio t’ascolti” gli risponde il Pisano! (Cioè, che tu possa avere un lutto in casa, n.d.r.). Con noi Genovesi (chi scrive lo è, nato a Genova “ma” sampdoriano) poi, se la prese per benino (Ahi genovesi, uomini diversi, d’ogne costume pien e di magagna, perché non soete voi del mondo spersi?”. Non c’è male … non vi pare?)

Ma… è lui o è Crozza?

Ma torniamo a Renzi. I “partitini” tremano, s’infuriano … Ma proviamo ad esaminare il problema a monte. Italiani: individualisti, creativi, fantasiosi. Se affiancate a queste qualità le (troppo) alte remunerazioni della politica (denaro, benefit, potere), capirete bene che, a fianco di Politici veri, preparati, impegnati, capaci di “vedere il futuro prima degli altri” (e noi dal piccolo ma grande Trentino, little but great, ve ne abbiamo mandato uno di questi a Roma) vi siano politici non veri, che hanno trasformato la Politica in politica, cioè in un (loro) mestiere molto (troppo) retribuito (le lettere maiuscole e minuscole non sono usate a caso) e quindi assolutamente allettante. Non ci credete? Ma quando sentiamo un politico affermare “Che te ne frega … che me frega … io mi faccio i c… miei … penso alla mia pensione … qui ognuno si fa i c… suoi…” (sic, testuale!) che ci si può aspettare da questa politica? Che si faccia da parte e lasci il posto alla Politica, aber schnell auch, ed anche di corsa!

Grande: big, di dimensione; great, qualitativamente. Nei partiti big non sempre vi sono Politici great.  In pariti “little” possiamo avere Politici great. Utilissimo per il Paese sarebbe avere incece avere Politici great in partiti big, che loro trasformerebbero  partiti anche great.

Scusate … dimenticavo: via il Senato? OK! Via le povincie a statuto ordinario? OK …

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POST DI SERVIZIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2014 @ 6:34 pm

(post n. 1312 – 62/2014)

 “Si avvisano i Signori viaggiatori …”

Un saluto alle mie lettrici e ai miei lettori da una giornata sulle nevi di Solda

Ovvero, amiche lettrici e amici lettori del blog, un avviso. La procedura del blog mi consente di far apparire come “ultimo post pubblicato” un determinato post, ancorchè superato dalla pubblicazione di altri post successivi. Ugualmente posso far apparire come ultimo pubblicato un post “vecchio”. Ciò mi consente di dare rilevanza ad argomenti particolari o che tornano ad essere di attualità.

Pertanto vi avverto che potrei ri-sottoporre alla Vostra attenzione post datati quanto alla data di pubblicazione, ma tornati ad essere molto attuali.

Il loro riposizionamento in “prima fila” sarebbe e sarà comunque solo temporaneo. In ogni caso potrete scorrere il blog e leggere l’ultimo post pubblicato subito dopo, al secondo posto, e così via.

Grazie per l’attenzione – Il vostro blogger preferito (vero che è così?) Riccardo (… Neve? Non di soli post vive l’uomo …)

P.S.: anche questo post  … collocato per alcuni giorni in prima fila …

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SPA PUBBLICHE, PRIVATE O MISTE? Seconda puntata (prima puntata: solo tre post fa!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2014 @ 2:56 pm

Detto altrimenti: Fare crescere il personale che lavora all’interno di una SpA.

Come gestire una SpA? Vi sono due modi:

 A) MODO “ANTICO” E SBAGLIATO, IMPRODUTTIVO

1) I lavoratori sono “dipendenti subordinati”, esecutori di ordini. Io passo loro solo quel poco di informazioni che servono LORO per operare settorialmente.
2) Non li faccio crescere professionalmente più di tanto e comunque sempre “settorialmente” così non potranno avanzare troppe pretese retributive.
3) Pianificazione pluriennale: la conosco solo io! I miei dipendenti mi devono rispondere sul giorno per giorno. Eseguire, dipendenti, eseguire! A pensare ghe pensi mi! (Bel gioco di parole, vero? Sono anche spiritoso, io … che figo che sono!).
4) Non promuovo riunioni collettive ma solo strettamente settoriali.
5) Ordine del giorno e verbale delle riunioni? Niente, dirigo io tutto e poi faccio verbalizzare quello che dico io. Oppure non faccio verbalizzare nulla.
6) Ferie e permessi? Li uso come strumento di  “coercizione”.
7) Interscambiabilità dei lavoratori? Manco a parlarne: ognuno al su posto. Mai insegnare a leggere e a scrivere alla stessa persona!
8) Potere e responsablità? Certo, potere a me, responsabilità a loro! Mica sono fesso, io ….
9) Non rendo pubblico organigramma (non approvo il funzionigramma) a meno di esservi costretto. Comunque: io sono il capo e a capo di tutti. Tutti gli altri .. tutti sotto di me!
10) Certificazione di qualità? Solo se costretto (è solo un autoincensarsi!).
11) Certificazione di responsabilità sociale? manco a parlarne, cribbio!
12) Premi di produzione pre – concordati? Manco a parlarne! So io poi cosa fare.
13) Ascoltare proposte da parte del personale? Mai! Bene fece quell’ammiraglio inglese che a capo di una flotta di alcuni galeoni fece impiccare il marinaio che si era permessi di dirgli che la rotta sulla quale si trovava la flotta era stata calcolata in modo errato (ma poi la flotta finì sugli scogli e ci furono 2.000 morti annegati, n.d.r.).
14) Chi prediligo io? Chi mi è fedele, chi mi dà sempre ragione, chi mi fa la spia, chi schiavizza i suoi colleghi (anzi, ex colleghi perchè io questo qui lo promuovo subito!).
15) Preparare e far crescere un mio successore?
a. SpA privata: se ho un figlio, cerco di tirare su lui. Se non ce l’ho o se lui non vuole, alla fine o chiudo baracca oppure cedo l’azienda alla concorrenza.
b. SpA pubblica: non ci penso nemmeno! Io devo essere insostituibile, altrimenti quando tutto funziona bene, mettono un altro al mio posto!
16) Far crescere la SpA?
a. SpA privata: si, fino al limite che è gestibile da me personalmente. Oltre le colonne d’Ercole delle mie capacità, no: guai a delegare, guai a fidarsi di altri!
b. SpA pubblica: si, solo nel limite dello stretto necessario, anche al di sotto delle mie capacità, perché altrimenti corro il rischio che la Spa diventi appetibile per qualcuno più potente di me..
17) Fattori della produzione? Potere,  Capitale e Lavoro.
18) Mio obiettivo? Guadagnare più soldi possibile, e guadagnarli comunque. Prediligo la distribuzione di dividendi agli investimenti. Il personale è demotivato? Ecchissene …

B) MODO MODERNO E CORRETTO, PRODUTTIVO

1. I lavoratori sono collaboratori, colleghi. Io dò loro il massimo dell’informazione. In tal modo sono motivati anche se operano settorialmente, ciascuno nel suo ambito. Ed inoltre si autocorreggono il sistema delle loro interrelazioni funzionali operative aziendali.
2. Li faccio crescere professionalmente, agevolo lo sviluppo di carriere lineari, progressive ed interne alla SpA e sono felice se meritano una retribuzione più elevata. Il mio motto è: “Se va in pensione il tuo Direttore Generale, assumi un fattorino”.
3. Pianificazione pluriennale: io fornisco alla SpA le linee guida. Poi la SpA redige la Pianificazione Pluriennale scorrevole, il budget annuale, i report mensili, i flussi finanziari. I miei collaboratori devono conoscere tutto ciò.
4. Promuovo riunioni collettive di indirizzo generale e operative settoriali.
5. Ordine del giorno e verbale delle riunioni e relativi verbali? Certo, con la massima tempestività e precisione su chi deve intervenire, su chi dice o fa cosa, ed entro quando si verifica ciò che deve essere stato fatto. Distribuzione del verbale: ai partecipanti e a tutti coloro che sono coinvolti.
6. Ferie e permessi? Ferie: il piano ferie se loro facciano loro, essendo responsabilizzati sulla continuità del servizio di ognuno. Permessi? Certo, a richiesta, a secondo della necessità: autogestiti come le ferie. Loro si autocontrollano reciprocamente.
7. Interscambiabilità dei collaboratori: la curo al massimo.
8. Potere e responsabilità? Devono coessitere in capo ad ogni persona.
9. Rendo pubblico organigramma e concordo con loro il funzionigramma. Organigramma? Un capo può avere sotto di sè al massimo cinque sotto-capi e così via, a cascata. Funzionigramma? Il capo progetto “comanda” anche il suo superiore gerarchico che faccia parte del gruppo.
10. Certificazione di qualità? Certo, e deve esistere ben prima che ce lo insegnino i certificatori!.
11. Certificazione di responsabilità sociale? Si, è un doppio dovere: aziendale e morale.
12. Premi di produzione pre – concordati? Si, MBO significativi per tutti.
13. Ascoltare proposte da parte del personale? Certo, anzi, stimolare le loro proposte!.
14. Chi prediligo io? Chi mi dice la verità, chi collabora con i colleghi, chi mi avanza proposte, chi sente la SpA come sua.
15. Preparare e far crescere un mio successore?
a. SpA privata: se ho un figlio, cerco di tirare su lui. Se non ce l’ho o se lui non vuole o se non è capace, ricerco il futuro capo innanzi tutto all’interno. In ogni caso coinvolgo i collaboratori nell’azionariato della SpA.
b. SpA pubblica: cerco comunque di crearne uno dall’interno.
16. Far crescere la SpA?
a. SpA privata: si, al massimo, anche oltre le mie personali capacità.
b. Spa pubblica: si, al massimo, anche se sono cosciente che poi, quando tutto va per il meglio, potrebbero mettere un altro al mio posto.
17. Fattori della produzione in ordine di importanza decrescente: Onestà, Idee, Motivazione del Personale, Lavoro, Capitale.
18. Mio obiettivo? Fare crescere le persone che operano nella SpA ed i sistemi economici e sociali entro i quali la SpA opera. Prediligo gli investimenti alla distribuzione di utili.

(continua alla terza puntata)

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RENZI-BERLUSCONI: ANALISI LOGICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2014 @ 1:45 pm

Detto altrimenti: proviamo a fare una “analisi logica”dei fatti, o meglio, una “analisi della logica dei fatti”, della loro concatenazione logica, della loro coerenza … a prescindere dai contenuti (post 1310 -60/2014)

Non voglio difendere o accusare Tizio, Caio o Sempronio. Sto solo cercando di ragionare con “logica” e “coerenza”, perchè se si fa confusione sui presupposti; se si è illogici e incoerenti, allora dopo …  be’ dopo, ogni discussione, ogni argomentazione è solo pretestuosa, strumentale, non scientifica e nella migliore dei casi “sbagliata”. Sbagliata ho detto? Cioè … che sia io a sbagliare? Forse. Ma almeno ci provo … a ragionare. Comunque, se mi sbaglio, mi … corrigerete! Ma veniamo al dunque:

Tutti i partiti hanno un segretario
Tutti partiti dialogano a livello di segretari.
FI è un partito numericamente importante.
Il “capo” di FI è condannato e quindi dovrebbe essere in prigione.
Un altro importante partito (PD) ha necessità di dialogare con FI.
Il segretario del PD dialoga con l’unico “segretario” FI possibile, a meno di non escludere FI dal dialogo.
L’eventuale responsabilità di avere dialogato con un condannato non è del segretario del PD, ma di chi non ha messo in prigione l’altro, consentendo a FI di dotarsi di un segretario non condannato.

Per la nomina del segretario, il PD sceglie la formula delle primarie aperte anche ai non iscritti.
Vince Tizio, con 3 milioni di voti (al 50% sono di iscritti).
Caio e Sempronio hanno perso.
Nelle successive riunioni interne di partito, Caio e Sempronio non potrebbero opporre a Tizio che la maggior parte degli iscritti (votanti e non votanti alle primarie) potrebbero pensarla diversamente da Tizio. Infatti Caio e Sempronio avrebbero dovuto agire a monte e non far aprire le primarie ai non iscritti, altrimenti nel loro agire non c’è spazio per la coerenza. Coerenza? Coe .. Renz…a?! No … La mia non è una difesa di Renzi, ma della coerenza e della logica del ragionamento.

P.S.: ho scritto quanto sopra “prima” del discorso di Renzi alla Assemblea del PD (controllate l’orario di pubblicazione del post). Poi ho ascoltato  il suo discorso (RAI News 24) ed ho particolarmente apprezzato un passaggio: “Io ho le mie idee. Se l’avversario politico le condivide ed io rinuncio alle stesse proprio perchè condivise dall’avversario, nei suoi confronti dimostro sudditanza intellettuale”.

 

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RAI VERSUS (CONTRO) TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2014 @ 11:59 am

Detto altrimenti. RAI contro il Trentino? E “a me mi” dispiace avere già pagato il canone … (post 1309 – 59/2014)

Come replico? Tutti noi avremmo cento motivi per ribattere alle accuse dei Signori Vespa Bruno e Giletti Massimo. Io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una mia lettera aperta a questi due Signori:

Signori, se non altro per una questione di priorità, pensate Voi forse che sia meglio dedicare il Vostro tempo e a riempirci gli … schermi TV di attacchi a chi funziona bene, e non invece di sacrosanti attacchi a chi, a gruppi di cinquanta-cento alla volta, sta rubando soldi pubblici? A chi commette i reati, perché tali sono denunziati dai Vostri colleghi di Report e di Presa Diretta?

Signori, pensate Voi forse che noi “privilegiati Trentini e Sud Tirolesi” non ci si opponga a che il frutto di una buona gestione politica e amministrativa venga riversato in un barile (il Vostro!) pieno di mille buchi, piccoli e grandi, dai quali la maggior parte attinge “liquido” in modo elevato, illecito, palese e impunito? (O che prima non sia comunque necessario tappare quei buchi e arrestare quei ladri? N.d.r.)

Signori, pensate Voi forse che sia lecito attaccare una persona, un ente, un sistema, una Storia senza consentire un contraddittorio?

Pensate Voi forse che l’alternativa sia fra le Autonomie Speciali e quelle Ordinarie e non invece fra chi governa bene e chi governa male? Infatti vi sono Autonomie Ordinarie che governano bene e Autonomie Speciali che governano male!

Pensate Voi forse che sia giornalismo (cioè: giornalismo vero, professionale) preoccuparsi soprattutto dell’audience anche se ciò avviene a scapito della verità?

Signori, se pensate così, pensate male, molto male …

Vi ringrazio per avermi letto, resto in attesa di un Vostro cortese riscontro e porgo distinti saluti
                                                                                               Riccardo Lucatti

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SPA PUBBLICHE, PRIVATE O MISTE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2014 @ 8:07 am

Detto altrimenti: si fa presto a porre il problema in questo modo semplicistico … (post 1308)

N.B.: tanti post fa scrissi e pubblicai una serie di post in merito al libro di Gaetano Salvemini sulle origini del fascismo in Italia. Ecco, anche questo è un “post a puntate” nel senso che l’argomento svolto NON si esaurisce con questo post, bensì sarà oggetto di una succesiva serie di post.

Prima puntata

Recentemente (17 gennaio 2014, Rovereto) ho partecipato ad un convegno di politica economica. Un rappresentante di una associazione imprenditoriale privata ha dichiarato: “Il Pubblico faccia il pubblico, lasci stare le Spa, quelle sono di competenza dei privati”, alludendo alla proliferazione delle Spa pubbliche. Già il termine utilizzato, “proliferazione”, lascia intendere un degenerazione del sistema, un gigantismo del fenomeno che – come tale – presenta due elementi negativi: l’ “invasione di campo” (privato) da parte del soggetto pubblico, e l’ “invasione” dello stesso settore pubblico (strutture interne alla pubblica amministrazione) da parte di entità dalla stessa generate ma che poi rischiano di sostituirsi alla propria genitrice.

Ma, scialla, raga, calma … ragazzi, distinguiamo fra il “sistema” e la “degenerazione del sistema”. E’ chiaro che ogni “degenerazione” di qualsiasi sistema vada curata e corretta. Tuttavia ciò con significa che il sistema sia sbagliato: se una persona è malata, la si cura, non la si elimina.

Ricordiamo. Dalla grande cisi del ’29 gli USA uscirono grazie ai piani statali (new deal, politica industriale pubblica, v. mio post dell’ 8 febbraio 2013). Dopoguerra italiano: non ci dimentichiamo il grande meccanismo di investimenti diretti ed indotti messo in modo dall’IRI …

Il privato oggi (fino ad oggi) ha inteso che computo della Spa fosse quello di “massimizzare l’utile” in un sistema di mercato libero, anzi, liberissimo. Orbene, se il comunismo ha impiegato cento anni a mostrare i propri limiti, il capitalismo puro c’è riuscito in un decennio. E allora? Allora in medio stat virtus. Mi spiego. Alla base dei miei ragionamenti stanno alcuni punti. Infatti a mio sommesso avviso occorre che si chiarisca (e si accetti) quanto segue:

1. che oggi l’obiettivo di una Spa è cambiato: non è più quello di massimizzare l’utile economico, bensì di far crescere le Persone che vi lavorano e la Società al cui interno la Spa opera;

 2. che un servizio pubblico può ben essere gestito da una Spa, in quanto essa NON ha i vincoli gestionali della pubblica amministrazione, ed HA le competenze e le metodologie gestionali e decisionali tipiche di una entità non solo efficiente ma soprattutto efficace, e cioè mirata al raggiungimento di un risultato (non necessariamente in termini di utile economico, vedi dopo, n.d.r.);

 3. che una Spa (che ha concessioni e fa investimenti pluriennali) ha correttamente una programmazione pluriennale (aggiornata di anno in anno) che va ben al di là delle scadenze politiche elettorali di breve -brevissimo termine di una qualsiasi amministrazione pubblica;

 4. che i fattori della produzione non sono due (capitale e lavoro), bensì tre: motivazione del personale, capitale e lavoro;

 5. che si adegui e completi la legge (codice civile) che regola le Spa miste (pubblico-private) e pubbliche;

 6. che in assenza di ciò, l’azionista pubblico si comporti come se tale legislazione fosse già adeguata;

 7. che le Spa miste e pubbliche, o almeno alcune di esse, siano successivamente privatizzate;

 8. che la privatizzazione sia all’inglese, lingua nella quale “privatizzare” si traduce con ”to go public”, cioè “apertura del capitale al pubblico dei cittadini” e non all’azionista privato di turno;

9. che è più “privatizzata” una Spa appartenete a tanti enti pubblici , di una Spa apparenente ad un solo privato o a pochi privati

 10. che le pubbliche amministrazioni azioniste delle Spa si dotino di un Assessore alle Spa dotato della “cultura delle Spa” Per fare due esempi: 1) che sappia distinguere fra elementi patrimoniali, economici e finanziari; 2) che sappia che l’ordine giusto dell’agire di una Spa è a) piano strategico pluriennale; b) piano annuale o budget; c) piano finanziario (e non viceversa!). Cioè, che sia in grado in grado di dialogare con la stessa “lingua” delle SpA ed abbia il potere di decidere in merito alla loro gestione;

 11. che si abbia chiaro che una Spa concessionaria che fa investimenti possa dedurli dal canone di concessione eventualmente stabilito;

 12. che l’obiettivo di una Spa pubblica (o mista) dovrebbe essere il risultato economico vicino allo zero, per destinare invece ogni surplus agli investimenti ed al miglioramento del servizio:

13. che le Spa pubbliche o miste non siano necessariamente di “un solo” ente pubblico ed operino solo sul territorio di quell’ente, bensì siano di proprietà pubblica plurima  ed operino su aree funzionali omogenee “anche se” intercomunali, interprovinciali, interregionali, interstatali;

Fine. Per ora. Il resto alla prossima puntata (nel frattempo … su quanto sopra, concordate? 1) Si? Molto bene!  2) No? Discutiamone!)

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OPEN BLOG: UNA TESI DI LAUREA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Gennaio, 2014 @ 9:45 am

Detto altrimenti: mi giunge un open post, il riferimento ad una tesi di laurea (Dr. Fausto Lammoglia, Università di Genova): “Boschi, acque, venti ed alberi, il favore della giungla ti accompagna ovvero Il cantico della Carità. Carlo Gnocchi, Baden Powell e la bellezza dell’educare”. (post 1307- 57/2014)

Inizia

“Caro Riccardo, ti inoltro questo messaggio inviato alla fondazione don Gnocchi. Non so se sia pubblicabile come post, però lo meriterebbe, se servisse a far conoscere un po’ di più l’associazione, che tanto bene continua a fare nonostante i pochi fondi a disposizione.

Don Carlo Gnocchi

Visitare il centro don Gnocchi di Milano. Un impegno a cui ho mancato per due anni. Da quando ho iniziato a scrivere la mia tesi, e avvicinato per la prima volta la figura di don Carlo, mi sono sentito vicino a questo grande uomo che tanto bene ha fatto per i suoi fratelli e per la Chiesa intera. Finalmente, dopo due anni, ho colto l’occasione della pubblicazione della tesi per recarmi personalmente a donare alcune copie al centro. L’esperienza è inenarrabile. Grazie alla guida sapiente e cortese di don Maurizio Rivalta, e la gentilezza di Emanuele Brambilla che ha organizzato la stessa, ho potuto visitare il museo e il santuario, dove l’aria che si respirava mi ha riempito di commozione e affetto per il Beato. Ma ancor più importante per me è stato visitare gli ospiti della clinica, stringere le loro mani, accarezzarne i visi, sentirne i gesti d’affetto. Respirare quell’aria di serenità, fede e speranza, in mezzo a tanta sofferenza è un vero e proprio miracolo. Si sentiva vibrare forte la presenza di don Carlo che, proprio come nelle sue ultime parole, ama ancora molto, come nessun altro può amare, questi ragazzi, attraverso quello che ha fatto in vita, e quello che fanno oggi i volontari, i sacerdoti, e tutte le persone impegnate in questa opera di carità. L’amore di don Carlo, di don Rivalta, e di tutto il personale è contagioso e irradia chiunque si avvicini, arricchendo le persone che entrano in quel mondo, anche solo come ospiti o visitatori, ma che sono accolti come membri di un’unica famiglia. In luoghi come questo, risuonano ogni giorno le parole del Vangelo:

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”

Finisce

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TAV E FRANE SU TRENI IN LIGURIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Gennaio, 2014 @ 9:16 am

Detto altrimenti: io non sono un “no TAV” … sono per una analisi aggiornata di progetti ritenuti prioritari (post 1306 – 56/2014)

Un dialogo

Io
Il TAV non serve: alle merci non interessa viaggiare veloci, ma arrivare in tempo. E poi mandare treni passeggeri a 160 kmh e treni merci a 80 kmh rappresenta un rischio enorme. Infine il traffico merci su quella linea sta diminuendo, etc..

Un amico
Ma oggi questo è ormai un problema politico, non più tecnico. Si è detto che si fa, lo si fa anche “contro” le opposizioni vandaliche, etc..

Strage ferroviaria sfiorata per pochissimo …

Io
Eccomi a te, salgo anch’io dal piano tecnico al superiore piano politico. Posto che la politica è scelta delle priorità e ricerca del bene comune, dimmi: è più urgente il TAV o il raddoppio e la messa in sicurezza della linea Genova-Ventimiglia (anche alla luce del recente disastro appena sfiorato)?

Un amico
Ma sono stati stanziati i fondi … e poi è in programma

Io
Attento, amico: oggi non possiamo e non dobbiamo creare nuovo debito pubblico. E i piani di investimento a lungo termine programmati e garantiti “a prescindere” da “gestioni separate” come i 20 miliardi di euro all’anno per dieci garantiti – comunque e a prescindere – in favore del Ministero della Difesa (Parlamento, dicembre 2012); il piano di investimenti TAV (idem come sopra), rappresentano di fatto un “futuro debito obbligatorio” per le generazioni ed un limite per i governi futuri, quale pesante eredità passiva. Mi dici che è in programma? Peccato che la velocità di aggiornamento dei programmi pubblici sia troppo lenta … ancor più lenta rispetto alla stessa pur lenta velocità della loro realizzazione!

Un amico

Si è fatto tardi, scusa, devo andare … rischio di perdere il treno (da Trento a Rovereto, n.d.r.)

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BUROCRAZIA: BENE, BENINO, MALE, MALISSIMO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Gennaio, 2014 @ 8:58 am

Detto altrimenti: burocrazia, spesso la si critica in modo generico … proviamo ad analizzarne un aspetto in modo più specifico (post 1305 – 55/2014)

Si, si … fate leggi di semplificazione … tanto poi di qui hanno a passare …

Burocrazia, misto di sistema di garanzie e sistema di potere. Garanzia contro discrezionalità e abusi. Sistema di potere quando rallenta o stravolge le leggi. Come? Con i Regolamenti di Attuazione. Infatti spesso la burocrazia tarda a rilasciare tali Regolamenti, mettendo di fatto le leggi in naftalina. Altre volte emana Regolamenti che stravolgono lo spirito della legge.

Ecco, uno dei contenuti della prossima campagna elettorale di un partito popolare e territoriale potrebbe essere questo: nessuno ritardo e nessun stravolgimento dello spirito della Legge da parte dei Regolamenti di Attuazione.

Altro obiettivo: riscrivere le procedure, i processi decisionali, una sorta di certificazione di qualità, semplicità, efficacia. Uno studio da tradursi poi in pratica. Chi se ne fa carico?

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POPOLARISMO SOCIOLOGICO TRENTINO E IL SIGNOR VESPA BRUNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Gennaio, 2014 @ 8:23 am

Detto altrimenti: leggiamo dentro la trasmissione del Signor Vespa Bruno.  (post 1304 – 54/2014)

Perché il Signor Vespa Bruno ha attaccato la nostra Autonomia? Ci ha attaccato solo per fare audience? In tal caso non perderei tempo a ragionarci sopra.

Oppure egli è contro ciò che essa rappresenta, e cioè la cassaforte che conserva i valori del popolarismo di Don Luigi Sturzo, l’Autonomia di Don Lorenzo Guetti (nato a Vigo Lomaso, Giudicarie esteriori) e di Don Giuseppe Grazioli? Don Guetti, fondatore della Cooperazione e dello Spirito Autonomistico secondo cui Autonomia è “partecipazione al governo della cosa pubblica” (si vedano i relativi post pubblicati nel blog: Don Guetti, post del 21.11.2012 – 1.12.2012 – 3.12.2012. 24.4.2013 — Don Grazioli, post del 1.12.2012).

(Signor Vespa Bruno, se li legga!)

Ma torniamo alla NAO, Nostra Autonomia Oggi. Oggi più che mai la nostra Autonomia non può essere – ciò che non è mai stata – cioè Comunità del rancore, chiusa in se stessa, lontana dal Paese, lontana da Bolzano, bensì sempre di più consapevole attore in un ruolo nuovo, quale intermediario e gestore del rapporto fra “flussi” e popolazione, fra “flussi” e società locale.

Essa è sempre di più il catalizzatore delle Euroregioni, ponte verso gli Stati Uniti d’Europa, quale unica dimensione geopolitica capace di far modificare – agendo insieme agli USA – l’attuale rotta di collisione del Mondo contro … se stesso!

Il territorialismo (popolare) politico trentino è “rinato” da poco, cioè è ri-nato moderno, cioè non esposto alla trappola del modello rancoroso leghista o “Loss von Bozen” quale risposta al “Loss von Trient”. Territorialismo comunitario al suo interno e verso l’Europa, lontano dal comunismo, dal capitalismo sfrenato, dal populismo antieuropeo.

Bensì esso è nato pochi anni fa come gestore del rapporto fra forze del capitale locale e forze del lavoro locale, salvo oggi essere cresciuto ed essere il gestore del rapporto fra la società locale da un lato e i flussi della politica internazionale e statale, della immigrazione, della rete, della finanza, delle multinazionali, delle culture altrui. Autonomia quindi come comunità che pensa ed opera per se stessa ed essendo anche modello di una costruenda analoga gestione a livello nazionale e internazionale.

(Signor Vespa Bruno, “mi consenta” … )

Specificando ulteriormente, Autonomia ieri come Identità, poi come Territorialità e – da oggi – come ricerca del nuovo modello di crescita, cioè di un nuovo modello di sviluppo, prima, meglio e “contro” di chi nel Paese sta cercando di superare (distruggere) le reti corte, cioè le società di mezzo, siano esse i sindacati, le associazioni di categorie, la cooperazione, i piccoli comuni, le province, le regioni, le Autonomia Locali, gli “aderenti pensanti” ai partiti. Per creare cosa, poi?

Nuovo modello di sviluppo. Si parla di Green Economy, senza sapere che essa è “semplicemente” il “capitalismo che incorpora in se’ il concetto del limite”, con il che si realizza il Bene Comune (v. post precedenti). Un sociologo argentino afferma che il nuovo modello di sviluppo si basa su “potenza” unita al “limite”. Chi è questo sociologo? Tale Papa Francesco. Altro dirvi non vo’ …

Caro Signor Vespa Bruno, anche noi abbiamo avuto un nostro Bruno, Bruno Kessler, peccato che sia morto: avrebbe saputo risponderLe ben meglio di quanto non sia stato capace io …

Appendice

Un po’ di storia: il Partito Popolare

Gennaio 1919: Don Luigi Sturzo (prete siciliano) fonda il Partito Popolare, che si differenzia dalle preesistenti organizzazioni cattoliche e religiose, proclamandosi fedele ai  rincipi del cristianesimo ma non più sotto il controllo del Vescovo/Vaticano. La precedente Unione Elettorale cattolica (ante guerra) scomparve motu proprio. L’Unione Economico Sociale fu sciolta dal Vaticano. I sindacati fondarono la Confederazione Italiana dei lavoratori, la quale, insieme alle tre Cooperative dei consumatori, dei produttori e delle banche si allearono al Partito Popolare. Il Partito Popolare condannava l’imperialismo, sosteneva la società delle nazioni e il disarmo, voleva abolire la segretezza dei trattati internazionali, voleva il suffragio universale per le donne, la proporzionale, una forte legislazione sociale, lotta all’analfabetismo, libertà di comunicazione,  lotta alla burocrazia. Tuttavia era “nazionalista” nel reclamare Dalmazia, Asia Minore, Etiopia, etc.. Andamento lavoratori iscritti: 1914, 107.000 – 1918, 162.000 – 1919, 200.000 -1920, 1.189.000 (di cui 945.000 mezzadri, piccoli proprietari, affittuari) – 1920, 2.150.000. – Iscritti ai sindacati socialisti, 750.000 (classi agricole).

(Gaetano Salvemini, “Le origni del fascismo in Italia, Lezioni di Harward” – Feltrinelli Ed.)

 

 

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