Generazione Smartphone

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Maggio, 2013 @ 1:41 pm

OPEN BLOG? SI ,CERTO! INFATTI BEN VOLENTIERI PUBBLICO IL POST INVIATOMI DA FAUSTO LAMMOGLIA

INIZIA

Ultimamente, dopo un convegno organizzato da Agesci Liguria e dopo la lettura del libro “Sotto il segno di Facebook” di L. Verdone, mi sono trovato a riflettere circa la connessione tra giovani e nuove tecnologie.

Detto altrimenti: non ci si guarda più in faccia, ma solo in faccia – libro. Ecco alcuni spunti.

La rivoluzione tecnologica di questi ultimi anni ha portato ogni abitante della terra ad essere vicino di casa di ogni altro attraverso la semplice connessione internet. Se prima serviva un PC (personal computer? No, i francesi lo chiamano l’ordinnateur! N.d.r.), ora basta uno smartphone perché questo accada. Se ciò è fonte di innumerevoli vantaggi, la tecnologia porta con sé più di uno spettro.

Fausto Lammoglia

1) Aumenta ogni giorno il divario tra relazioni faccia a faccia e relazioni mediate da uno schermo. Le persone non si parlano più guardandosi in faccia, ma scrivendo sms, mail, o post sui social network. La mancanza di un contatto diretto implica la possibilità di essere asettici, se non addirittura falsi. La relazione mediata dallo schermo, infatti, permette a colui che scrive (anche se ormai è comune affermare che egli “parla”) di non esporre le sue emozioni oppure di falsarle. Questa condizione, impraticabile quasi del tutto in una conversazione in carne ed ossa, consente al mittente di reinventare se stesso e i suoi sentimenti, cioè di barare nella relazione. Le persone intessono quindi relazioni alterate, non vere, non sincere. Si noti inoltre la possibilità aumentata del fraintendimento: la nostra lingua permette un’infinità di sfumature tale che ogni frase può significare più cose a seconda del timbro di voce, dell’intonazione, dell’ espressione facciale; in una conversazione on line, dove questi fattori si perdono, le parole perdono il loro pieno significato (le parole sono pietre, firmato Don Milani, n.d.r.) e il messaggio è affidato totalmente all’interpretazione del destinatario (o del lettore, nel caso delle bacheche pubbliche).

2) La costante rintracciabilità e immediata possibilità di comunicare, porta con sé la graduale diminuzione del senso dell’impegno. Un appuntamento fissato per un giorno ed un’ora, che sia lavorativo o amicale, può essere disdetto o ritardato in pochi secondi, senza portare con sé gravi conseguenze. Prima di questo tipo di comunicazioni, le persone fissavano appuntamenti e si impegnavano a rispettarli, se non altro pensando agli altri avventori che attendevano nel dubbio se non nell’apprensione.

3) Albert Einstein disse: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”. Questa citazione, che ritroviamo on line sempre più spesso (proprio nei social network), ci riporta al problema delle relazioni personali. Aggiriamoci tra le piazze delle nostre città, nei locali, nei bar, nei pub. Quante persone dialogano tra loro mentre almeno uno degli interessati “smanetta” con il telefono? Una persona parla ad un’altra e questa distrattamente scrive altro (situazioni paradossali quali quella di due amici che non si vedono da molto tempo, e mentre uno parla, l’altro posta sul suo profilo la gioia di rivedere un amico perduto… Rivederlo e basta, ascoltarlo diventa superfluo!). Se tra amici questo può essere “tollerato”, diventa assurda la tolleranza mostrata in altre situazioni: professori che rispondo al telefono in classe, alunni che risultano on line durante le ore di lezione, telefoni che squillano durante momenti di silenzio e raccoglimento quali cerimonie pubbliche o funzioni religiose. Tutto ciò non solo è tollerato, ma diventa sempre più accettato come consuetudine sociale.

4) La musica. Le note che accompagnano la nostra vita, un tempo urlate da amplificatori potenti, oggi vengono racchiuse in piccoli auricolari o grandi cuffie le quali, per permetterci di apprezzare meglio la musica, fanno da isolante con il mondo. Frotte di ragazzi (ma anche persone adulte) passeggiano, corrono, girano per le nostre città con la musica nelle orecchie. Al di là dei problemi fisici che questo ascolto prolungato porta, esse chiudono un’altra porta di relazione con il mondo: giriamo per strada, un amico ci vede e ci chiama, ma noi non lo sentiamo; ciò che ci accade intorno diventa un rumore, un fastidio che disturba, a cui non prestiamo attenzione.

5) Infine, la relazione mediata dallo schermo è pericolosa. In rete, ognuno abbassa la guardia. Ci ritroviamo a chattare (o “dare l’amicizia”) a sconosciuti, a relazionarci con persone che possono potenzialmente danneggiarci (pedofilia in primis) e altro. Da una parte, ci diciamo attenti e allertati sui problemi della rete, dall’altra confidiamo in una privacy che su internet non esiste. Una foto, pubblicata on line, non è più nostra, ma è di dominio pubblico. Ciò che noi pubblichiamo non è più nelle nostre mani salde e attente: basta un “amico” o un altro user che condivida ciò che noi abbiamo postato e il nostro controllo svanisce. Si noti, all’estremo, che basta salvare un dato su uno smartphone perché questo possa fatalmente diventare pubblico. Basta un conoscente ignorante (nel senso che ignora i pericoli) che, sfogliando il nostro telefono, pubblichi qualcosa che noi non volevamo (quante volte lasciamo i nostri dispositivi incustoditi?).

Lo smartphone è ormai parte integrante delle nostre vite, è il diario che non scriviamo più, la lettera all’amico che non spediamo più, la piazza dove non ci incontriamo più (o perlomeno molto di rado). Lo strumento che nel collegare le persone virtualmente, le isola nella realtà. Rivalutiamo le nostre relazioni personali, incontriamo le persone, tocchiamole, ascoltiamole. Ridimensioniamo questi nostri strumenti, potenti e utilissimi, ma pur sempre strumenti. Essi sono mezzi per trasmettere noi stessi, non per modificarci, come sembra stia accadendo.

P.S.

Molti sono i libri e gli articoli inerenti a questo argomento, basta cercare… su internet! Uno fra i tanti, consigliato per la sua agilità e come introduzione può essere L. Verdone “Sotto il segno di Facebook”. Buona lettura!

“Boschi, acque, venti ed alberi, il favore della giungla ti accompagna”

FINISCE

Fausto, hai ragione. Aggiungo volentieri un mio commento in calce al tuo post

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TRENTO: GRUPPO DI LETTURA PRESSO LA BIBLIOTECA COMUNALE (Le Georgiche di Virgilio)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Maggio, 2013 @ 6:30 am

Detto altrimenti: … “conduce” MARIA LIA GUARDINI

Il Garda avanza …

E anche quest’anno il nostro gruppo di lettura è giunto  alle “vacanze estive”, di un’estate che non è preceduta da alcuna primavera. “E la chiamano estate …” recitava una vecchia canzone di Bruno Martino … ma già, direte voi, siamo ancora in primavera, di che ti lamenti? Ma qua’ pimavera? Qui da noi, in Trentino, abbiamo la neve a 900 metri di quota. Ma si può? E poi, piove piove – altra canzone famosa – sul nostro … suol ! I laghi … alcuni (Caldonazzo) esondano, altri (Garda) poco ci manca … Da Ligure trapiantato qual sono io, alterno ad espressioni trentine quelle d’origine: “ e zu egua”, e giù acqua. Ed allora niente gite in montagna, tanta, tanta bicicletta in meno (addio sogni di … gloria kilometrica: “quest’anno ho fatto tot km” … una frase che non direte a fine stagione, non vi converrà!).

Mamma, a quarant’anni

Libri. Letture. Quelle sì. E siamo arrivati alle Georgiche di Virgilio. In biblioteca ci danno una copia a testa dell’opera. A me no … ho quella di mia mamma, classe 1904, prof di lettere, una bella edìzione Zanichelli del 1954 (io avevo dieci anni, mamma quaranta). Sfogliandola, ho “scoperto” due leggerissimi tratti a matita. Mi sono commosso, sicuramente sono suoi… Primo secolo a. C.: Ottaviano Augusto, pax romana dopo 200 anni di guerre. L’imperatore voleva riscostruire il ceto medio agricolo, la classe contadina media e restaurare i valori che avevano fatta grande la Roma repubblicana. Ed allora sotto con gli … spot televisivi dell’epoca, cioè con l’esaltazione della pastorizia (Bucoliche) e della vita contadina (Georgiche).

Virgilio viene ingaggiato da Mecenate, che era una sorta di Ministro della Comunicazione e della Cultura dell’epoca, una sorta di Minculpop, che poi attrarrà a sé anche Orazio. Ingaggiato ma non del tutto sottomesso, nel senso che non rinuncia alle sue idee. Lo dimostra del resto quando scrive che si atterrà alle indicazioni di Mecenate, condotto a ciò dalle sue non leggere pressioni: “haud molla iussa” (III, v. 41). Cultura un po’ “pilotata” quindi se vogliamo, ma pur sempre cultura. Del resto lo storico  Tito Livio ci racconta che Ottaviano, incontrando Virgilio, lo abbia salutato con amichevole ironia: “Ah, ecco qui il mio amico pompeiano!” Amico, lo definisce, benchè pompeiano, comprendendo appieno, egli, l’Imperatore vincitore in guerra, l’importanza della nuova arma: la cultura!

Quale differenza, rispetto al nostro oggi, oggi “dove” (che brutto modo di dire!) i nostri governanti semplicemente la ignorano, la cultura! Oh tempora, oh mores …

Virgilio

Le Georgiche rappresentano una svolta della poetica virgiliana, che concorre a sostenere il programma di restaurazione di Augusto, alla ricerca dei “boni mores antiqui”, di quando i Romani erano contadini di padre in figlio, ma che poi, strappati dalla loro vita dalle guerre, avevano girato il mondo, visto cose, conosciuto gente, preso contatto con altre religioni, maturato altre idee (strane, n. d. i, ovvero, nota dell’imperatore) e non si adattavano più a tornare a zappare la terra. Un po’ come i disadattati reduci dal Vietnam… mutatis mutandis, naturalmente! Quello di Ottaviano è quindi un intervento anti-crisi, pochi anni dopo l’uccisione di Giulio Cesare e la fine della guerra civile (42 a.C., battaglia di Filippi, 31 a.C. battaglia di Azio). Ottaviano fa chiudere il tempio di Giano, per testimoniare la fine del periodo delle guerre, tempio che era restato aperto per ben 200 anni!

E anche oggi, qui da noi, in Italia, la cultura potrebbe essere un ottimo strumento anti crisi: da coltivare per noi stessi e da vendere ai turisti.

 E Virgilio scrive le Georgiche (38 -29 a. C.). Si tratta di quattro libri dedicati alla coltivazione e all’allevamento del bestiame. Poesia dotta, didascalica, letteratura intesa come “sistema” (dal greco sùn ìstemi = sto insieme) di generi. Tuttavia Virgilio non ha inventato nulla. Prima di lui su questo filone si sono cimentati Esiodo e quindi in età ellenistica, Aratto e Teognide. C’è poi anche Lucrezio, con il suo “De rerum natura”. Ma Lucrezio è un personaggio anomalo, che vuole diffondere la filosofia epicurea la quale contestava l’intervento degli Dei nelle cose umane e il valore della tradizione (Lucrezio era un “picconatore” ante litteram). Religione? Per Lucrezio deriva da re-ligo, “incateno” (le menti). Più picconatore di così … Altri riconducono l’origine della parola al radunare insieme le persone.

Un’ora sola … t … rebbierei …

Ma torniamo al nostro Virgilio, Le Georgiche non sono il manuale del perfetto contadino, bensì un “manifesto” rivolto alla classe elitaria, agli opinion leaders, per convincerli a sostenere la riforma augustea. Il paesaggio descritto non è più quello idilliaco delle Bucoliche, del pastorello che “non suda” intento com’è a zufolare sul flauto. Qui si lavora, gente! Qui lo sfondo è quello del sudore e della fatica intese come allenamento per la riconquista delle antiche virtù (un po’ come il nostro duce Benito, a schiena nuda, sotto il sole cocente, a trebbiare il grano … per dieci minuti!). Infatti l’agricoltore è “pius”, cioè “rispettoso delle leggi umane e divine, dei genitori, della tradizione”. Un perfetto conservatore, quindi.

Se vogliamo anche oggi ne abbiamo. alla TV. Tutte le trasmissioni tipo “Sereno Variabile”, “Linea Verde”, “Mare Azzurro”, etc..

Il lavoro … “labor omnia vincit” (I, 145) sta scritto sul portone della mia casa d’origine, a Genova, in Via Rodi n. 10, quartiere di Albaro, edificata in epoca fascista. Tipo: “qui si lavora, non si fa politica”. Eh .. eh … Quanta ipopcrisìa nell’abuso della parola “lavoro”! Pensiamo all’ Arbeit macht frei posto sul cancello d’ingresso ad Auschwitz!

Lavoriamo, non perdiamo tempo “fugit inreparabile tempus” (III, 284), chi ha tempo non aspetti tempo, altro che l’odierno “non fare tu oggi ciò che puoi far fare ad altri domani” della nostra politica!

Ma basta, voglio chiudere da velista gardesano qual io (fra le altre cose) sono, con i due versi che maggiormente amo (II, 159, 160):

anne lacùs tantòs? Te Lario, maxime teque
fluctibus et fremitù adsurgens Benàce marino?

E che dovrei mai dire dei laghi italiani così belli? Cosa mai di te, Lario, ma soprattutto cosa mai dovrei dire di te, Benaco, le cui tempeste nulla hanno da invidiare a quelle del mare?

Grazie Lia, alla nostra ripresa autunnale … con l’Eneide. Di chi? Di Virgilio, diamine, e che … sono domande  da farsi queste?

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Seràr dala spina e dàverzer dal boròn (o boròm)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Maggio, 2013 @ 4:53 pm

Detto altrimenti: tegnìr dala spina e molàr dal boròn

Botte con il suo boron bene in vista

Detto trentino: chiudere bene il piccolo rubinetto della botte (del vino, ovviamente!) e non accorgersi che grandi quantità del prezioso nettare fuoriescono dal “boron”, cioè da quella grande apertura praticata nelle grandi botti per consentire – ovviamente quando siano vuote! -  l’accesso agli operai per operazioni di pulizia o di riparazione del fasciame.

Questo detto, indifferentemente in una delle sue due forme, viene utiizzato per indicare chi si interviene su piccoli dettagli e non sui problemi più rilevanti.

Il Premier Letta, ne sono certo, saprebbe e vorrebbe da subito fare di più, e cioè saprebbe bene serar il boron ovvrero tegnir dal boron (ad eempio dell’evasione ed elusione fiscale, dei costi della sovrastrutturazione ammnistrativa, etc.)  ma … glielo lasceranno fare? Auguriamoci di sì! Nel frattempo Letta sta cercando di  serar il maggior numero di spine possibili.

Forza Letta!

 

 

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LE IDEE E LE PROPOSTE DEL BLOG A “PRIMA PAGINA” E AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Maggio, 2013 @ 11:05 am

Detto altrimenti: questa mattina, a “Prima Pagina” su Radio 3 …

Il Direttore de l’Adige, Pierangelo Giovanetti

Questa settimana  la trasmissione RAI  3 “PRIMA PAGINA”  è condotta da PIERANGELO GIOVANETTI, Direttore de l’Adige. Ho telefonato da Riva del Garda. La redazione ha accettato la mia richiesta di intervento. Ho parlato con il “nostro” Direttore. Gli ho chiesto se non ritenesse possibile inserire fra i temi del Festival dell’Economia di Trento anche la possibilità per lo Stato di emettere titoli di debito pubblico irredimibili (come già positivamente sperimentato nel 1935). Mi ha detto che farà in modo che ciò avvenga.  Sono grato al Direttore per la Sua disponibilità.

Qui di seguito mi spiego meglio, ancora una volta, non certo per il Direttore Giovanetti, bensì per i “non addetti ai lavori” (importi in miliardi di euro).

 1. Obiettivo che si prefigge quanto sto per proporre: riduzione del debito pubblico; creazione di liquidità che lo Stato possa destinare a investimenti produttivi, welfare e riduzione del debito “redimibile”.

 2. Essere indebitati: non è un “minus” ma un “plus” se con il denaro che ho preso a prestito genero utili maggiori degli interessi che devo pagare ai miei creditori.

 3. Titolo di debito pubblico irredimibile: è un titolo sul quale lo Stato paga solo interessi e non è tenuto alla restituzione del capitale (cioè: non “deve” rimborsare il capitale, ma  – ove lo decida – “può”).

 4. Il nostro debito pubblico (oggi interamente redimibile) è pari a 2.000 sui quali lo Stato paga circa 80 l’anno di interessi, il che significa che in media gli/ci costano il 4%. Circa 1000 sono posseduti da cittadini italiani.

 5. Per comodità di ragionamento ipotizziamo che siano in scadenza 500 di titoli “redimibili” al 4%. Lo Stato emette 1000 di irredimibili al 5% i quali vengono tutti sottoscritti (ma il ragionamento funzionerebbe anche se ne fossero sottoscritti solo una parte).

 6. Lo Stato rimborsa i vecchi 500 in scadenza e quindi il totale del debito scende da 2000 a 1500. I nuovi 1000 non sono un debito di capitali ma solo un debito di flussi di interessi. Di questi 1000, dopo avere rimborsato 500 dei vecchi, allo Stato ne restano 500 disponibili per investimenti, welfare e rimborsi di redimibili. A titolo di interessi lo Stato non pagherà più 80 l’anno, ma 60 sui 1500 e 25 sui 500, totale 85, cioè 5 in più, il che non danneggia il sistema, anzi, lo migliora, se i 500 sono investiti in modo da generare un rendimento superiore al 5%.

 7. I nuovi sottoscrittori potranno rientrare in possesso del capitale vendendo i loro titoli in borsa (cioè sul mercato secondario), nel senso che vi saranno acquirenti desiderosi di investire anche quando lo Stato non sta emettendo titoli irredimibili. Il prezzo di vendita sarà inferiore, uguale o superiore al costo del loro acquisto a secondo che la domanda di acquisto in borsa sia inferiore, uguale o superiore alla quantità di titoli offerti in vendita.

 8. Ammettiamo che quanto al punto 6) sia “censurato” dall’UE, nel senso che l’UE voglia computare come nostro debito anche le nuove emissioni di irredimibili: noi potremmo, anzi potremo, anzi dovremo chiedere e soprattutto ottenere dall’Europa l’OK sulla nostra impostazione, se non come regola accettata, almeno come deroga accettabile e quindi come deroga accettata (GB e F hanno già ottenuto dall’UE importanti deroghe su materie diverse).

 9. Il tutto si regge se ed in quanto lo Stato presenti all’UE la proposta degli “irredimibili” insieme ad un Piano di Rafforzamento e/o Riconversione del Sistema Produttivo Italia e di Interventi Strutturali su riorganizzazione dell’apparato amministrativo (ad es. eliminazione delle province); poderosa sburocratizzazione; revisione delle priorità di investimento; riduzione dei costi della politica; eliminazione di tutti i privilegi di tutte le caste; revisione della Costituzione, della legge elettorale, bancaria, delle aliquote fiscali, delle norme anti corruzione ed antievasione, etc..

Il Premier Enrico Letta

Perché sono giunto ad ipotizzare un intervento così massiccio di ben 500 miliardi “liberi”, disponibili per investimenti produttivi, welfare e rimborso di titoli redimibili? Perché temo che la velocità di caduta dell’Aeroplano Italia sia superiore alla potenza dei motori di cui il Comandante Letta dispone e che egli sta comunque spingendo al massimo per riprendere il controllo di un Velivolo che da tempo sta pericolosamente perdendo quota con una accelerazione esponenziale …

Per i giuristi nazionali ed europei: Signori, alla vostra possibile obiezione che quanto sopra non si può fare “de iure còndito”, cioè sulla base delle attuale leggi, dico: facciamolo “de jure condendo”, cioè, cambiamo le leggi in modo che lo consentano.   Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira stava assegnando le case popolari alle famiglie più bisognose. Gli fecero osservare che i criteri di assegnazione previsti dalla legge erano diversi. Lui rispose: “Io assegno le case secondo equità: voi andate a cambiare le leggi”. Tertium non datur, cioè non vedo altre soluzioni.

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S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2013 @ 8:14 am

Detto altrimenti: se non hanno pane, che mangino brioches!

Sei mesi … per sei euro di cibo rubato

Così avrebbe risposto Maria Teresa d’Austria, infanta di Spagna e moglie di Luigi XIV riferendosi all’affamato  popolo francese, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. E da noi, oggi, qui, in Italia, chi è disoccupato, non ha più soldi per comperare il cibo per il figlio di quattro anni va a rubare pochi generi alimentari in un supermercato, viene scoperto, arrestato e condannato a sei mesi di prigione. Siamo tornati al tempo di “Ladri di biciclette” (solo che oggi le bici rubate sono d’altro tipo, da migliaia di euro l’una, ma io volevo riferirmi a quelle povere rubate ai poveri del dopoguerra!).

Ecco a cosa penso quando affermo che ben prima del TAV e degli F35 abbiamo ben altre priorità!

Eh no, ministro, non basta sistemare i microfoni come fa il suo capo o ripetere a memoria la lezioncina pro TAV appena imparata …

Del TAV ho già scritto, ma il Ministro Lupi mi ha provocato, ed allora .. Infatti ha detto che “su quella linea passa il 30% delle merci …” ma il 30% di quanto? Di un volume totale di merci decrescente da 20 anni? E poi ci ha detto quanti TIR sarebbero eliminati. Ma già oggi si può fare intermodalità! E se non si può fare, ebbene la si faccia, ma tenendo conto che i treni merci non possono viaggiare ad alta velocità (distruggerebbero la linea ferroviaria con la loro massa!) e che sugli stessi binari  sarebbe folle mandare le merci a 90 kmh e i passeggeri a 200! Prima o poi ci scappa la strage!

Il TAV è utile? 1968. Ero allievo ufficiale di complemento. Durante una lezione in aula il Capitano mi chiese: “Allievo, risponda: il servizio militare è utile?” Io risposi: “Signor Capitano, occorre distinguere: utile a chi lo presta e/o a chi lo riceve? E poi, utile in assoluto o utile in relazione ad altri possibili impieghi del nostro tempo?” La risposta gli piacque. Suonò la campanella. Non ci fu tempo per approfondire. Peccato, avremmo parlato delle diverse priorità e delle diverse utilità relative.

E oggi è assolutamente prioritario il lavoro, il welfare, la verifica del modello di sviluppo, una maggiore giustizia sociale, l’abolizione di tutti i privilegi di tutte le caste, etc. che non il TAV o gli F 35.

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IL BLOGGER, CHI E’ COSTUI? + ILVA DI TARANTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2013 @ 12:27 pm

Detto altrimenti: rileggiamo i Promessi Sposi …

 Anteprima

 

Il manzoniano Don Abbondio

Carneade! Chi era costui?” Ruminava tra sè don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l’imbasciata. “Carneade! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?”. Tanto il pover’uomo era lontano da prevedere che burrasca gli si addensasse sul capo.

 Carneade di Cirene (214 – 129 a.C.) è stato un filosofo greco antico della corrente degli scettici. Viene considerato come il fondatore della terza Accademia di Atene (nota anche come Nuova Accademia).

 Ora possiamo iniziare

Un blogger, chi è costui? Lavora da solo, ragiona da solo, di fronte ad un computer. Non ha strutture, uffici, personale. Ma allora … come opera? Raccogliendo notizie, selezionandole, raffrontandole, facendone estratti, traendone collegamenti e riflessioni, evidenziando aspetti che forse ad una prima lettura del “giornalismo stampato o web” passano inosservati, raccogliendo gli interventi scritti dei suoi lettori. Infatti, pur non trattandosi di un “forum”, su ogni post è possibile per ogni lettore formulare il primo, il secondo intervento e così via …

Di questo mio, anzi, nostro blog … quante sono le pagine giornalmente lette, tenuto conto che ogni pagina contiene oltre dieci “post” (alias articoli)? Ogni blogger che si rispetti dispone di un sistema automatico di rilevazioni, ed io sono lieto di comunicarvi che la media delle pagine lette ogni giorno nelle ultime due settimane è di 450 pagine lette al giorno! Quindi, caro singolo lettore, grazie! Come vedi, sei in buona compagnia! Si dice: il web per la notizia. La carta stampata per l’approfondimento. Bè, io credo che “approfondimento” non sia solo scrivere tante pagine su di un unico argomento, ma è approfondimento anche raccogliere tanti pareri su ciascun argomento. In questa accezione anche il blog è approfondimento.

Due miei amici. Giornalisti. Uno più giovane, l’altro più anziano. Entrambi in pensione. Il giovane dice dell’anziano: “Lui era il nostro archivio … già perché di fronte ad accadimento del momento le cui premesse magari risalivano ad anni prima, noi tutti non avremmo potuto scrivere nulla se non avessimo prima consultato l’archivio”.

Ecco, il blog è un archivio pratico, sicuro, aperto a tutti, di facile consultazione. Un esempio?

ILVA DI TARANTO

Da tempo se ne discute. Oggi si apprende che ai suoi proprietari sono stati sequestrati cautelativamente ben 8 miliardi di euro. Cosa si diceva sul blog, da mesi? Basta scrivere il termine “Ilva” nel riquadro della home page, quello appena sotto il curriculum del sottoscritto e subito troverete tutti i precedenti. Cosa dicevano i precedenti? bè, andate voi stessi a leggere …

Comunque, di fronte ai sequestri, arrivano le dimissioni del CDA che dice : “A rischio 40.000 posti di lavoro”, cioè ci vogliono dire “to big to jail”, cioè, troppo grandi per essere arrestati. Cosa avevo scritto io alcuni mesi fa? Ecco qui:

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

Oggi sarebbero “Letta bond”, ma la sostanza non cambierebbe.

P.S.: oggi, 27 maggio 2013, si inzia a parlare della possibile “nazionalizzazione” dell’Ilva, ma solo per dire che l’ipotesi è “in salita”, cioè di difficile attuazione. Ma almeno se ne parla … ed io mi permetto di insistere: se non è fattibile de iure còndito, che lo sia de iure condendo! Cioè, se le leggi attuali non lo consentono, cambiamo le leggi! Obiezione: occorrerebbe l’aok dell’UE! E noi chiediamo all’UE di fare una eccezione come tante ne sono state fatte a GB e Francia!

In ogni caso, al di là dell’acquisto dell’ILVA, i titoli irredimibili potrebbero essere emessi in sostituzione dei titoli attuali (redimibili) man mano che questi vengono a scadenza.

Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira stava assegnando le case popolari alle famiglie più bisognose. Gli fecero osservare che i criteri di assegnazione previsti dalla legge erano diversi. Lui rispose: “Io assegno le case: voi andate a cambiare le leggi”.

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Lettera aperta alla Signorina Karima El Marough

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2013 @ 7:06 am

Detta altrimenti, “in arte” Ruby Rubacuori (ma quando mai “in arte”? In quale arte?)

Come vede, fra le tante ben diverse, ho scelto una foto “castigata”, non da “donna oggetto” … apprezzerà …

Gentile Signorina, in quanto  Italiano sono profondamente offeso dalle Sue parole, da come Lei dimostra di considerare le nostre Istituzioni (in particolare la nostra Magistratura), dalla disinvoltura con cui Lei si permette di inondare di “cavolate” i nostri processi. Infatti delle due l’una:

1) o le “cavolate” sono false, cioè i fatti raccontati sono veri, ed allora vi sono alcuni uomini colpevoli;

 2) oppure le cavolate sono veramente tali, cioè sono solo un Suo “millantato credito sessuale ed erotico” ed allora la colpevole è Lei, per avere vilipeso una delle nostre maggiori Istituzioni e tutti noi cittadini che vi crediamo (“vi”, cioè che crediamo nelle Istituzioni … mi comprenda).

Infine, Gentile Signorina, non posso esimermi dall’imputarLe comunque una grave colpa: quella di avere contribuito – come conseguenza del fatto che si parli e riparli di lei – a generare in molti Italiani una malattia mortale: l’ “assuefazione” all’esistenza di problemi del genere di quello che La vede protagonista, e quindi anche l’eventuale “tolleranza” al subentro dell’amoralità all’immoralità (della moralità … neanche a parlarne, purtroppo). Tolleranza … dicevo? Eppure … questo termine …. il termine “tolleranza” mi richiama alla mente un altro fenomeno d’altri tempi  … mi ci lasci pensare … appena mi ricordo Le saprò dire.

Lei è giovane, Signorina, molto giovane … (“prima” era “troppo” giovane!), ha una vita davanti a sé … per il futuro Le auguro di poterla vivere diversamente.

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INCONTRI – 20) ANDREA DANIELLI, Architetto

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2013 @ 6:17 pm

Detto altrimenti: dopo tanto tempo riprendo la serie di interviste a personaggi …

Spesso, pedalando da Riva del Garda, superata la salita iniziale che parte da Drò (ma se provenite da nord, ad esempio dal paese di Sarche, non vi sono salite da superare!), dopo avere costeggiato i massi parenti della roveretana ruina dantesca (le marocche), calo in discesa sul bel Lago di Cavedine. Da velista qual sono ho subito notato la nuova piccola ed interessante scuola di vela “Windvalley Surfcenter Sport & Bar”, interessante anche perché un buon caffè e quattro chiacchere con il gestore fanno sempre piacere. E cosa scopro? Che Andrea Danielli, il gestore, è anche il titolare dell’impresa e che è un giovane architetto di 33 anni, Andrea. Detto, fatto … ottimo motivo per una interessante intervista per il mio blog.

Andrea al … lavoro!

Andrea, innanzi tutto complimenti per l’iniziativa, sia quanto al tipo di scelta che hai fatto, superando i “vincoli” che la crisi odierna pone ad una laurea come la tua; sia per avere scommesso su un sito, il Lago di Cavedine, non ancora valorizzato appieno per quanto invece esso vale.

 Sì, Riccardo, grazie dell’apprezzamento alla mia persona ed al sito! In effetti piuttosto che stare a dannarmi l’anima nel ricercare un posto da impiegato presso uno studio di architettura (peraltro mal retribuito!), ho preferito “architettare” io stesso in proprio questa iniziativa. E poi il “mio” lago … che dire? E’ splendido per chi ricerca la pace … cosa che certamente laghi più grandi (non voglio fare nomi!) faticano ormai ad offrire …

A scuola …

Come, quando ti è nata questa idea, e quanto ci è voluto per realizzarla?

Tutto nasce da un idea che mi è venuta una mattina di primavera del 2005. Fui mosso dal desiderio di creare un luogo di aggregazione basato sullo sport e sulla natura, di crearmi un lavoro e di realizzare qualcosa che mi offrisse la possibilità di trasmettere agli altri la mia passione per gli sport d’acqua e d’aria e più in generale per la natura. Da allora è iniziato un percorso durato in tutto ben sette anni per l’ottenimento dei permessi e delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione del progetto. Grazie alla laurea in architettura conseguita nel 2007 a Venezia ho poi curato personalmente la progettazione nei dettagli, dall’ottenimento della concessione edilizia a tutto l’iter di costruzione in cantiere.

… di surf …

Sette anni per i permessi!? Incredibile … poveri noi … e tu che tenacia!! …Ma dimmi piuttosto, quali opere hai realizzato?

Il progetto ha visto l’allargamento del parco, la costruzione della struttura ora sede del centro e la riqualificazione generale di tutta l’area di proprietà di Hydro Dolomiti Enel, che si è espressa favorevolmente all’opera consentendomene la realizzazione. I lavori di costruzione, durati quasi 2 anni, sono stati svolti da me e da mio padre, artigiano di professione, con un significativo apporto di tutta la famiglia. Il centro è stato inaugurato nel settembre 2012 al termine di una stagione di grandi soddisfazioni e di grande entusiasmo.

 L’Ente Pubblico ti ha aiutato?

Il progetto è stato realizzato anche grazie al sostegno dell’Agenzia del Lavoro attraverso l’assegnazione del contributo costituito dal Prestito d’Onore, intervento orientato all’incentivazione dell’avvio di nuove realtà imprenditoriali.

Quali servizi offri ai turisti?

Il centro mette a disposizione le migliori attrezzature ed è stato pensato per adulti e bambini, famiglie, ed amanti della natura, dello sport e del relax. I servizi offerti: corsi di windsurf e di vela, noleggio windsurf, noleggio barche a vela, noleggio kayak. Il tutto accompagnato da un Servizio Bar e punto di ristoro con veranda e ampia terrazza, docce, servizi igienici e spogliatoi, area parco di 2500 mq. zona gioco per i bambini, spiaggia che scende dolcemente fino all’acqua … Il centro è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 22.00 per tutta la stagione, fino alla fine di ottobre.

… sul Lago di Cavedine!

Mi sembra già un buon pacchetto di offerte. Se posso suggerire qualche intervento, che ne diresti di dotarti anche di qualche bicicletta da noleggio? La recente bretella ciclabile che da questa sponda del lago conduce a Pietramurata, consentirà ai tuoi clienti di proseguire, sempre in ciclabile, sino a Sarche: è un percorso sicuro e che non richiede un grande allenamento ai pedali.

Si, Riccardo, mi sembra una buona idea: ti candidi come accompagnatore? Dai che ti assumo! A parte gli scherzi, ci rifletterò. Inoltre penso di organizzare anche una piccola palestra di roccia ed inoltre di offrire ai turisti anche l’idea di una passeggiata intorno al lago, lungo un sentiero che andrebbe meglio segnalato … Per non parlare di orientarli anche alla scoperta delle “Marocche” e delle impronte dei dinosauri. Infine, in un prossimo futuro prevedo di fare rete con strutture ricettive della zona e con il circuito dell’offerta trentina.

Hai un sito internet?

Lo stiamo costruendo.

Andrea, più grinta di così? Anche la traversata del lago ti faccio io … a pedali!

Come sta andando la stagione 2013?

La nuova stagione avviata ufficialmente lo scorso 24 aprile 2012 è iniziata bene, nonostante il tempo non sia dei migliori … e prosegue… sempre a gonfie vele!!! He …he… he …

Complimenti, Andrea, e … alla via così, avanti tutta!

Grazie Riccardo, alla prossima e mi raccomando, sempre con quella tua solita grinta sul pedale!!!

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FATTI E MISFATTI DEGLI ABBONAMENTI E DELLE DOMICILIAZIONI BANCARIE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2013 @ 5:30 pm

Detto altrimenti: le procedure di abbonamento dovrebbero comprendere sistemi di salvaguardia dell’utente, non del suo ingiusto sfruttamento.

Premessa

Tutte le cosiddette domiciliazioni bancarie (bollette della luce, del gas, dei telefoni, di Viacard, del telepass, di internet, etc.) sono autonomamente revocabili nel senso che l’utente può in ogni momento ordinare alla banca di sospenderne il pagamento. In caso di contestazione, si tratterà di un problema fra il fornitore del servizio o dell’utenza ed il cliente.

 C’è un solo caso che fa eccezione: i pagamenti Telepass e Viacard, rispetto ai quali il fornitore ha accettato la domiciliazione bancaria dei pagamenti delle proprie forniture di servizi, solo in quanto la banca stessa abbia assunto un impegno nei confronti del fornitore, per cui essa deve effettuare in ogni caso il pagamento, salvo cercare di rivalersi sul proprio cliente. E se voi provate a chiudere il conto corrente, la banca ve lo permetterà solo dopo che le avrete dimostrato di non essere in debito verso il fornitore. In caso di contestazione, si apriranno due “contenziosi” uno fra il fornitore e il cliente circa la legittimità o meno dell’addebito ed uno fra la banca ed il cliente per recupero a carico del cliente di quanto pagato dalla banca al fornitore.

Fine della premessa

FATTO: abbonamento internet con pagamento a minuti di utilizzo. Il cliente lo usa poco. Poi, distrattamente, lascia acceso il collegamento per una settimana. Il fornitore sa che la ricezione di una fattura di alcune centinaia di euro a chi era abituato a riceverne una di poche decine, può indurre l’utente a bloccare i pagamenti e può far sorgere un costoso contenzioso. Ed ecco che il fornitore si fa carico di avvisare il cliente dell’anomalia e si rende disponibile a rateizzare gli importi dovuti. E’ già qualcosa, direte voi. Anche se non tutto, dico io, perché potendosi verificare che in quella settimana non c’è stato traffico di dati, la tariffa potrebbe essere ridimensionata già in contratto. Ecco, questa sarebbe la “buona fede”, la buona volontà” e “l’onestà intellettuale” che manca in questa contrattistica. Tuttavia ho classificato questo episodio come FATTO e non come MISFATTO (anche per differenziarlo dai due misfatti qui sotto elencati).

MISFATTO n. 1: utente con sua piccola società e partita IVA, con contratto “business” da 8 Giga. L’utente cessa l’attività e comunica la modifica al fornitore. Il fornitore cambia l’intestazione delle fatture ma non il contratto (malafede n. 1) e poiché presume che l’utente utilizzi meno internet, senza avvisarlo gli riduce la velocità di utilizzo da 8 ad 1 Giga (malafede n. 2). Dopo un po’ l’utente ha un dubbio, telefona al fornitore e dopo lunghe peripezie riesce a farsi riaumentare a 5 e poi a 8 Gica un contratto poi comunque entro breve, per ritorsione, disdetterà.

 MISFATTO n. 2: avete cambiato auto o apparato Telepass o Viacard, specialmente se con pagamenti domiciliati presso banca? Preoccupatevi che i contratti “vecchi” siano formalmente chiusi, altrimenti vi addebiteranno canoni annuali anche a fronte di tessere Viacard inutilizzate per anni e comunque, se decidete di chiudere quel rapporto bancario, scoprirete che vi sono domiciliati ordini permanenti di pagamento a fronte di forniture inutilizzate da anni, ordini che devono essere revocati – con dichiarazione del fornitore – prima che la banca vi conceda la anelata chiusura del conto. In questo caso il fornitore NON vi ha avvertito che avevate aperto un contratto inutilizzato da anni, tanto era certo del suo incasso, in quanto garantito da banca e non revocabile se non dietro propria attestazione. Come fate a reperire l’elenco di domiciliazioni vecchie di anni? Ve le fornirà la banca stessa.

 Buona “difesa burocratica” a tutti!

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MUSICA A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2013 @ 3:13 pm

Detto altrimenti: musica classica, in questo caso.

Edoardo Bruni

L’Associazione Culturale “Antonio Rosmini” di Trento, con sede in via Dordi n. 8, –Presidente la Prof. Lia de Finis -. organizza ed ospita annualmente tre concerti di musica classica. Direttore artistico dell’intera manifestazione dal significativo titolo “Verso il Novecento ed oltre: tre concerti-conferenza sulla musica del XIX° – XX° – XXI° secolo” è il pianista musicologo compositore M°. Edoardo Bruni. Ecco i concerti:

 1 – 13 maggio, Edoardo Bruni (1975) pianista e relatore, musiche di Chopin (1810 – 1849); Liszt (1811 – 1886); Rachmaninov (1873 – 1943) e sei brevi ed intense composizioni di Bruni stesso.
2 – 17 maggio, Alessandra Taglieri e Roberto Genitoni pianisti e relatori, musiche di Chabrier (1841-1894), Borodin (1834-1887), Ciajkovskij (1840-1892) Milhaud (1892-1974), Di Fiore (1966).
3 – 23 maggio, il violinista Francesco Iorio (1985) , suona su un “Guarnieri” (!) e su un violino appartenuto a Mozart (!), e il chitarrista classico Carlo Fierens(1986), allievo innanzi tutto del padre a sua volta allievo di Segovia (!) hanno eseguito brani di Pablo de Sarasate (1844 – 1908); Francisco Terrega (1852 – 1909); Niccolò Paganini (1782 – 1840); Jacques Ibert (1890 – 1962); Astor Piazzolla (1921 – 1992); Cesare Lutzemberger (1918 – 2001).

Alessandra Taglieri e Roberto Genitoni (pianoforte a quattro mani), hanno proposto un percorso imperniato sul concetto di viaggio, inteso in senso non solo “temporale” (come tutti i concerti del ciclo, che hanno spaziato dall’Ottocento ad oggi), ma anche “spaziale”: il pubblico è stato trasportato così dalle memorie wagneriane di Monaco di Baviera (riviste da Chabrier in chiave salottiera e quasi ironica) alle steppe dell’Asia centrale di Borodin, attraversando poi l’Italia del Capriccio Italiano di Ciaikowski (che ripresenta, in un pout-pourri molto gradito dal pubblico, melodie tipiche della canzone del Sud Italia) per poi sbarcare oltre oceano, prima in Sud America con la “sinfonia cinematografica” di Milhaud intitolata “Il bue sul tetto” (basata su celebri arie appunto sud-americane, trasfigurate con tecniche novecentesche quali politonalità e poliritmia) ed infine in Nord America, precisamente a New York con la brillante Manhattan-Suite di Francesco di Fiore, descrittivamente impegnata nei frenetici ritmi della vita newyorkese.

 

Francesco Iorio e Carlo Fierens

Dell’ultimo concerto i due musicisti hanno illustrato alcune notizie salienti. De Sarasate, spagnolo di origine musicale gitana. Tarrega, Recuerdos de la Alhambra, scritto per chitarra e ieri eseguito al violino (!); Paganini, anche chitarrista (!), brano scritto per violino e ieri eseguito alla chitarra (!); Ibert, il migliore studente della scuola parigina, vincitore del Prix de Rome che gli consentì di vivere e studiare tre anni in Italia; Piazzolla, argentino di origine italiana.

Piazzolla che ha sviluppato i quattro “periodi” del tango (da “tangere”, toccare): il primo, suonato nei bar-postriboli dell’angiporto e ballato fra uomini; il secondo, il “tango cafè” suonato per essere ascoltato e non ballato nei caffè cittadini; il terzo, il tango ballabile; il quarto, il “tango musica classica”. Infine, Lutzemberger, nonno del violinista, che ha fondato la cattedra di chitarra classica a Trento, e scritto numerosi pezzi: Quello eseguito dal nipote gli fu ispirato durante una pausa della sua guerra d’Africa”.

E la musica contemporanea? Ci siamo mai chiesti perché certa musica “moderna” difficilmente ci rimanga in mente ed ancor più difficilmente la canticchiamo o almeno la riconosciamo? Siamo proprio noi, semplice pubblico, a non capire? E invece, perché invece rimaniamo estasiati di fronte ad un preludio di Chopin o ad un pezzo di Brahms o di Debussy?
E come mai capiamo” e ci sentiamo coinvolti emotivamente nell’ascoltare motivetti, melodie, canzonette, canti di montagna, tante belle musiche da film?
Il fatto è che la musica è una cosa meravigliosa “inventata” dall’uomo. Ci accorgiamo che, anche senza averla studiata, non ne possiamo fare a meno! Così come non possiamo fare a meno di tante altre scoperte dell’uomo.

… appartenuto a W. A. Mozart !

Da sempre i “poeti della musica” studiano e propongono nuove forme compositive che rispecchiano e spesso anticipano lo spirito del loro tempo.
Alcuni compositori del XX° secolo si sono cimentati con tipi di musiche che sembrano ancora poco amate e minimamente accettate dal comune “sentire” cui appaiono assai strane.
La musica senza sintassi e destrutturata fa fatica, ormai da un secolo e più, ad essere capita dal nostro cervello… Ed allora perché non provare altre vie, perché non dare ascolto ad altre sperimentazioni, altre ricerche?
Edoardo Bruni da tempo affronta e studia queste tematiche musicali; nella conferenza ha spiegato la sua “Ars modi” e la nuova prospettiva della sua composizione musicale, la cosiddetta Pan-modalità‘, che propone un giusto mezzo: comporre cioè con tutti i modi, di tutte le scale… Esistono infatti, a disposizione del compositore, 352 scale che generano ben 2048 modi!
Più di 2000 modi non ancora sfruttati sono lì, in attesa di essere utilizzati, suonati, ascoltati … Chi vuole saperne di più ed in modo più completo può visitare il sito www.edoardobruni.it. “Progetto Ars Modi”.

(Da appunti presi alla conferenza di E. Bruni in occasione dei primi due concerti. – Mi scuso sin d’ora con il Musicista per eventuali miei svarioni).

Che altro aggiungere? Viva la musica! Viva Trento!

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