UN VOTO SOLO EUROPEO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2019 @ 6:03 am

Detto altrimenti: il nostro voto europeo non è il nostro voto politico italiano  (post 3600)

Post “tondo”, il 3600° della serie. Ed allora ecco un post “serio”, la mia lettera odierna ad un quotidiano locale:

Inizia

Egregio Direttore, non si può concordare con chi legge il voto europeo come un voto politico italiano. Infatti ormai l’elettore vota diversamente a seconda dell’ambito al quale il voto di riferisce: comunale, provinciale, statale, europeo. Ciò è dovuto al fatto che con la morte delle ideologie, le “idee” hanno di volta in volta stabilito la propria residenza in case in indirizzi diversi. Inoltre conta molto la considerazione che di volta in volta si ha per la persona politica che si presenta sulla scena. Infine, ci sono i “voti contro”, cioè: posto che Tizio proprio non mi va, io voto per chi ha le maggiori possibilità di farlo uscire di scena.

Deus vult!

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Quanto al Tizio di turno, dopo avere raggranellato il 34% dei votanti, cioè solo il 17,5% degli aventi diritto al voto, cioè probabilmente solo il 12 % di tutti gli Italiani, ebbene, costui va affermando che questa è la volontà di sessanta milioni di Italiani, anzi, degli “europei”. Ovvero: dopo i tuoni e i lampi della demagogia (“daremo tutto a tutti”) ecco gli scrosci di pioggia del populismo allargato: è il popolo italiano, anzi europeo che lo vuole, anzi … Deus vult!

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Ora, se la demagogia è la leva di una campagna elettorale permanente, il populismo è una forma di governo: “Le decisioni di governo non sono mie bensì sono vostre, di voi del popolo, di tutto il popolo”. Umberto Eco nel suo bel libro “Fascismo Eterno” (Ed. La casa di Teseo) definisce questo modo di governare come “populismo qualitativo”: il popolo è considerato come una massa qualitativamente uniforme che esprimerebbe un’unica volontà e siccome ciò non è possibile, il “democrator” (1) di turno spaccia come tale la volontà propria.

Per finire, le dolenti note: da dove salteranno fuori i circa 55 miliardi che servono per evitare l’aumento dell’IVA e per finanziare la flat tax? Quando il Tizio di turno ci spremerà come limoni per far fronte alla bisogna, ci spiegherà che la colpa non è sua, che ci sono le concause internazionali, le tensioni sui mercati mondiali, etc.. Ed io da vecchio manager gli dico sin d’ora: “Caro amico, gli elettori ti hanno messo lì non perché tu spieghi loro le ragioni per le quali ciò sta avvenendo, ma perché ciò non avvenga”. E quando mi si dirà che la colpa è dei vincoli dei parametri europei, che occorre aumentare le percentuali di sforamento del debito, io risponderò che ai mercati finanziari – come al temp, a le done e ai siori – non si comanda; che a questi mercati poca importa dei parametri; che il denaro va dove è remunerato in misura proporzionale al rischio, secondo decisioni maturate in frazioni di secondo da precisi algoritmi di matematica politico-finanziaria insensibili a demagogie e populismi di sorta.

Riccardo Lucatti – Presidente Restart Trentino

Finisce

(1) Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors? / Why is he acting as if he has something to hide? / The privilege of the stupid is to be taken for a ride …

Chi ha spalancato la porta al democrator? E perché mai egli si è collocato nel gruppo dei conquistadores? Perché si sta muovendo come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è quello di lasciarsi prendere in giro …

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2019 @ 5:12 am

Detto altrimenti: ultimo evento della stagione 2018-2019   (post 3599)

Chi siamo noi “Accademici delle Muse” non ve lo dico, lo trovate descritto qui fra i miei post. Ieri sera, innanzi tutto un saluto ai “nuovi” Accademici Ezio Amistadi e Signora, di Arco. Benvenuti, amici! Indi il via alla seratona: i migliori alunni del Conservatorio Bonporti in Riva del Garda, preparati, accompagnati e diretti dal M° Prof. Corrado Ruzza, ci hanno deliziato con la loro arte: Virginia Benini (e Corrado Ruzza), pianoforte; Anastasia Piva, violoncello; Agostino Poli, clarinetto; Davide Piva, baritono.  I Musicisti, reduci da importanti premi conseguiti in varie occasioni, hanno eseguito i seguenti brani, preceduti da una chiara presentazione da parte del loro Maestro:

Emil Hartmann (1836-1898)
Serenata Op. 24 per pianoforte, clarinetto e violoncello
Virginia Benini, pianoforte
Agostino Poli, clarinetto
Anastasia Piva, violoncello
(Premiati al concorso internazionale “Salieri” di Legnago 2019)


Saverio Mercadante – Il sogno
Gaetano Donizetti – L’amor funesto
Francesco Paolo Tosti – visione
Davide Piva, baritono
(1° premio al concorso lirico internazionale “Zandonai”)
Anastasia Piva, violoncello
Corrado Ruzza, pianoforte

Meritatissimi applausi da standing ovation! La loro presenza e partecipazione arricchisce la nostra Accademia: grazie, ragazzi, grazie M° Ruzza, grazie Riva del Garda che ogni anno “sali” a monte, qui da noi!

Davide, Virginia, Corrado, Anastasia, Cristina, Agostino

Una serata speciale dunque, non c’è che dire, anche perché è la prima di una primavera che non s’era ancora vista e che pare anticipata da una improvvisa estate, riscaldata dal calore che i quattro Musicisti hanno saputo infondere in tutti noi. A seguire, il consueto angolo delle anteprime nel quale ognuno segnala le iniziative alle quali tiene di più, delle quali vuol far partecipi i colleghi, iniziative che trovate elencate le post “Prossimi Eventi”. Indi, l’intermezzo eno-gastro-astronomico, tanto sono squisite le prelibatezze preparate dalla nostra ospite e dalle sue ospiti!

Marisa e Cristina

Alla ripresa, ecco la “Trento minore” di Marisa De Carli Postal che ci ha illustrato la storia di Piazza Fiera e le sue mura duecentesche. Marisa, preziosissima memoria storica della nostra Trento che anzichè “minore” definirei “maggiore” vista la Storia che evoca e … chi non ha Storia non ha futuro.

Festa di Mezz’Estate 2018 (uno scorcio)

Nel saluto finale Cristina ha ricordato la Festa di un’Accademia di Mezz’Estate, mercoledì 24 luglio p.v., invitando a portare il costume da bagno per un tuffo in piscina, tempo permettendo!

Altro scorcio …

Buona Accademia delle Muse a tutte e a tutti! E … GRAZIE se leggete i miei post.

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BICINGIRO 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2019 @ 8:53 pm

Detto altrimenti: i miei “Giri d’Italia”      (post 3598)

Amici, nel post “Bicingiro 1” ve l’avevo ben detto che il mio terzo “luogo a pedali” era il Trentino! E oggi? Oggi il Giro d’Italia quello vero ha scalato – fra le altre – due “cime” mie: il Passo del Manghen (quest’anno “Cima Coppi”) e il Passo Rolle.

Io, Lino Benassi e Rigoni al Passo Manghen … In quali anni? Guardate bene le biciclette e lo scoprirete!

Il Manghen, 19 km per 1500 m di dislivello. Ma a noi non bastava e così lo “arricchimmo”: partiti da Trento, saliti a Vigolo Vattaro, discesi in Valsugana, saliti a Telve di Sopra, scesi a Telve Valsugana (“di sotto”), saliti al Manghen, scesi a Molina di Fiemme, rientrati a Trento per la Val Floriana: tot. 145 km, se ricordo bene. Quando? Qualche anno fa.

La mia “Numero Uno”: 35 years old and still going strong!

Con quali biciclette? Ma quelle da corsa, naturalmente, quelle della foto, con i cavetti dei freni in bellavista sopra il manubrio, le leve dei cambi sulla canna, i telai “quadrati”, i pedali con le cinghiette! Con chi? Con gli amici della foto sopra.

Al centro, la Cima Vezzana. A Destra, il Cimon de la Pala (parete ovest. A destra visibile lo “spigolo”, salita di IV° grado secondo la classificazione dei miei tempi): fra le due montagne – non visibile nella foto –  il ghiacciaio  Travignolo.

E poi, oggi, loro, a seguire, il Rolle. Questo per me fu molto meno impegnativo: figuratevi che andai in auto fino a Cavalese e pedalai solo da lì in poi: arrivato al passo scrissi una cartolina a mia moglie: “Veni, vidi, bici”! (Cavalese-Predazzo, km 13,5 quasi senza dislivello; Predazzo-Passo Rolle, 21 km da 1000 a 1984 mlm).

A 24 anni: dalla vetta del Cimon de la Pala, laggiù S. Martino di Castrozza

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Ma il Rolle mi è caro anche perché è troneggiato dalla mole del Cimon de la Pala, che, partendo dal Rifugio Rosetta (allora gestito dal compianto Michele Gadenz detto Micel, Capo del Soccorso Alpino locale) scalai ben tre volte, tanto ne ero innamorato! Micel … quando ti accingevi a fare una scalata, ti dava i suoi “schizzi”, cioè le sue mappe dettagliatissime, scritte a mano su foglietti di carta del blocco notes, con tutti i segreti della salita, che poi, nel caso del Campanile Pradidali che ho scalato per la Via Castiglioni, sono stati utilisssimi soprattutto nella complicata via di discesa. Grazie ancora, Micel!

1968 – Da sinistra: Micel Gadenz, io e due addette al rifugio

Sul Cimon de la Pala … quando? Tanti anni fa. Con chi? una volta da solo e altre due rispettivamente con l’ottimo amico alpinista Luciano Righetti e – udite udite – per il battesimo delle scalate di un amico genovese, con Alfredo Fanara, che non aveva mai arrampicato in vita sua e che portai in vetta e a casa, in piena sicurezza. Altre salite: la citata Castiglioni al Campanile Pradidali, le due Beppine, il Dente del Cimone, la Cima Rosetta, etc.. Un’ultima volta salii su quella vetta, per dare una mano al soccorso alpino a cercare tale Gerard Sprandt il quale, salito in solitaria per lo spigolo, non era riuscito a trovare la via di discesa “normale” (attraverso il “Bus del gat”, uno stretto, corto ma non inuitivo cunicolo), era disceso per una via più difficile ed era precipitato).

Al bivacco “Fiamme Gialle” in una fase della ricerca di un disperso (si noti: l’abbigliamento “d’altri tempi” e le corde da 50 m).

La via “normale” si salita (e discesa), secondo e terzo grado, prevede infatti il passaggio attraverso questo “Bus”, particolare spesso sconosciuto alle guide redatte e stampate all’estero.

“Bus del gat” in salita: entrata (foto per gentile concessione di
http://www.trekking-etc.it/ )

Lo stesso inconveniente capitò ad un gruppo di Inglesi che furono costretti a pernottare in vetta e che la mattina si decisero a richiedere soccorso a gran voce.

“Bus del gat” in salita: uscita (foto per gentile concessione di
http://www.trekking-etc.it/ )

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A 74 anni: “Giro, ti aspetto!”
(Tn-Vr, 100 km di ciclabile)

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Domani il Giro d’Italia si conclude con la cronometro a Verona. L’auspicio è che il nostro “vecchio” Nibali mantenga il secondo posto. D’altra parte alla sua tenera età di 36 anni di fronte ai ragazzini emergenti è stato anche troppo bravo. Bravo Vincenzo!

Francesco Moser: 30 anni fa Francesco in una situazione analoga, nell’ultima tappa, una cronometro di ben 40 km Soave-Verona, riuscì a distanziare la maglia rosa di 2,5 minuti, lui che aveva un distacco di 1,5 minuti e pertanto vinse il giro ! In quella tappa Francesco stabilì una media superiore ai 50 kmh! Bravo Francesco!

Tre dolenti note: ieri uno spettatore (primo idiota) lancia una bicicletta di traverso sulla strada poco prima del passaggio del gruppo (bici per fortuna rimossa in tempo!): la polizia lo individua. Oggi un secondo idiota sospinge per il sellino un corridore che non ha fatto nulla per liberarsi da questo “aiuto”: la giuria lo ha penalizzato di 10 secondi; un terzo idiota, a pochi km dal traguardo e in una dura salita, urta e fa cadere Miguel Angel Lopez, campione in gara per il primo posto “giovani”, che si rialza e lo prende a schiaffi (ben fatto!). Spero che la polizia abbia individuato anche questi due.

Considerazioni personali di un semplice cicloamatore: 1) fermo restando il grandissimo valore di Francesco Moser, credo che una cronometro finale corta come quella di questa edizione il cui risultato non stravolga l’esito di tre settimane di pedalate, sia più rappresentativo di ciò che è accaduto durante il Giro. 2) A me mi (a me mi!) pare che i campioni emergenti di oggi siano molto più giovani dei campioni emergenti di ieri: cioè, oggi “emergono” prima. 3) I “Giri” di oggi, super elettronici super-radio informati, hanno tolto un po’ al “valore individiale” del campione che pedalava e ragionava soprattutto “da solo”.

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HUMILI GENERE NATUS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2019 @ 3:17 pm

Detto altrimenti: umile o nobile nel vero senso del termine?    (POST 3597)

S. Angelo in Colle (Siena)

S. Angelo in Colle, una frazione di Montalcino. I miei nonni paterni ci nascono nel 1875 nonno Giuseppe (morto nel 1958), e nel 1879 nonna Maria (morta nel 1972). S. Angelo è uno splendido paesino su un colle a 440 metri slm, a far da “capitale” ai tanti poderi che circondano la campagna sottostante, degradante verso la Valle dell’ Orcia. Al di là del fiume, il Monte Amiata.
Alle spalle del paese, a pochi km, l’Abbazia di S. Antimo (foto qui sotto) e Montalcino.

Per certi aspetti, il paese –  rispetto ai poderi – si poneva come una sorta di moderno “castello” medievale nei confronti del contado: infatti i “paesani” in una qualche misura si sentivano più “cittadini” dei “contadini”. All’orizzonte, nelle giornate limpide, si scorge l’isola del Giglio e il luccichio del mare. Nell’immediato dopoguerra la mia famiglia d’origine ci passava un mese di vacanza, in estate.

Il Monte Amiata da S. Angelo in Colle

Noi si risiedeva a Genova. Anni ’50, non s’aveva l’auto, sicchè si prenotava una vettura (ricordo: Fiat 1100 tipo 103 BE, quella con il muso sporgente e i fanali non inglobati nei parafanghi) per andare da casa alla stazione FS di Genova Brignole. Indi biglietto FS “Tariffa ‘51” quella dei dipendenti statali, carrozza di seconda classe. A Grosseto si cambia: una vaporiera inizialmente con i soli carri bestiame, presto sostituiti con i vagoni in legno della terza classe. Alla Stazione di S. Angelo Scalo, si scende e si prende la SITA, un vecchio autobus che ci porta a S. Angelo, una “corriera” con il motore interno, collocato a fianco dell’autista che fungeva anche da bigliettaio e da raccoglitore delle novità dei vari passeggeri che andavano via via salendo durante il percorso. Le strade erano “bianche” cioè sterrate, e quella principale era detta “la strada bona”. Dal muretto della “piazzola” che si affacciava sulla valle, i paesani si sfidavano nel riconoscere l’auto che – solitaria, in lontananza – transitava in quel momento sulla strada bona a circa 10 km di distanza in linea d’aria, riconoscendola dal tipo di polverone che alzava dalla strada!

A sinistra, l’ingresso della casa dei nonni (ai miei tempi, il “chiasso” era sterrato)

Il paese contava 350 abitanti e. tranne la farmacia, era dotato di tutto: stazione dei CC, parroco, medico condotto, macelleria, merceria, negozio di alimentari e varie, un fabbro, due falegnami, ufficio postale, un auto noleggiatore, due bar: uno DC ed uno PCI.   La farmacia … a dire il vero ve n’era più d’una, nel senso che i paesani definivano “farmacia” la cantina di ognuno … I due bar, i due partiti politici. Tutti avevano un coltello a serramanico in tasca: serviva per tagliare il pane, il prosciutto crudo, il cacio o per spiccare un grappolo d’uva o un melograno. Mai un fatto di sangue. Mai. Perché? Grazie allo “spirito toscano”. Eccone un esempio: Tizio dice a Caio: “Oh te, ma gli è vero te tu e sc’hai il bischero gobbo?” (alludendo ad un difetto estetico dell’organo riproduttivo del  compare). La risposta “Maremma bona, come è chiaccherona la tu’ moglie!” Oppure: “Ma … voi siete la Sora Emma? Sapeste quante corna v’ha fatto il vostro poro (povero=defunto) marito!” . Risposta: “Sie, perchè te t’un sai quelle che gli ho fatto io!” E la cosa finiva lì.

Quando si dice “Brunello di Montalcino” …

Ma quelli erano già tempi moderni. Torniamo alle origini. Nonno Giuseppe era l’unico operaio del Comune di Montalcino distaccato a S. Angelo: unico addetto per tutti i servizi della piccola comunità. Nonna Maria, casalinga.

La “madia” toscana della nonna Maria troneggia nella mia sala da pranzo

Nel 1904 nasce la loro prima figlia (zia Clelia, mancata nel 1954) e nel 1912 nasce il mi’ babbo Dario. Il babbo frequenta la terza elementare (aula unica, unico maestro per i cinque anni) e poco dopo va al lavoro in paese quale garzone di falegnameria. All’età di 12 anni lavora alla stazione ferroviaria (loc. S. Angelo Scalo): 9 km all’andata e 9 al ritorno, a piedi, tutti i giorni, con un dislivello di circa 350 m da superare.

Giovanissimo Carabiniere Reale

All’età di 18 anni si arruola nei “Reali” (“Carabinieri Reali”) e viene traferito in Trentino Alto Adige.

Mamma all’Alpe di Siusi (Bolzano), ovvero dalle “piramidi” alle Alpi!

In questi giorni, riordinando vecchie carte, riemerge un vecchio documento, datato Bolzano 22 settembre 1936/XIV° che attesta che il babbo, carabiniere di 24 anni aveva conseguito il diploma di quinta elementare con la classifica di “Buono”. Successivamente, sempre a Bolzano, consegue il diploma di Scuola Media, da privatista. Già, con la sua non certo ricca paga, si era pagato le lezioni private dalla prof.ssa Concettina Migliorino (insegnante a Bolzano del futuro On.le Berloffa) che poi alle ore 08,00 del 4 gennaio 1941 Dario ha sposato a Genova! Dal certificato di matrimonio il babbo risulta residente a Sant’Orsola (Valle dei Mocheni, TN) e mamma, nata ad Agrigento, residente a Genova, città nella quale negli anni 1942, 1944 e 1949 siamo nati noi tre figli. Babbo, due anni di prigionia in Germania.

Maresciallo, non ancora “Maggiore”, ma ci manca poco …

Babbo la sua carriera: Maresciallo Maggiore alla Legione CC di Genova, traferito nel 1964 a Cles (TN) nell’ambito delle “iniziative” dell’allora Com.te Gen.le dell’Arma De Lorenzo.

S. Angelo “Sotto i ponti”

E mamma? Mamma (Agrigento 1904 – Genova 1981), resta orfana all’età di nove anni: nonna Angelina muore di parto e nonno Francesco, Ispettore delle Imposte Dirette, la fa studiare  in collegio. All’età di 22 anni si laurea in lettere antiche a Palermo, diventa insegnante di scuola media, chiede ed ottiene il trasferimento a Bolzano.

Genova, Piazza della Vittoria: nel margine sinistro della foto, spunta nell’ombra lo spigolo della prestigiosa Scuola Media-Ginnasio-Liceo Andrea Doria

Poi mamma si trasferisce a Genova, dove si sposa, dove ci alleva, dove insegna nella prestigiosa Scuola Media A. Doria. Quante ragazze di Agrigento, in quegli anni, hanno fatto questo percorso?

Nonna materna Angelina, mancata quando mia mamma aveva nove anni

Quanta strada però noi figli, da quel lontano S. Angelo, da quel nonno toscano operaio! Noi tre figli, nell’ordine: Beppe, a Milano, ingegnere elettronico; io … be’, leggete il mio breve curriculum sul blog;  Alberto, a Genova, primario cardiologo. Umili le nostre origini? No, io direi piuttosto “nobili” nel vero senso della parola, nobili come la vita, il lavoro e i sacrifici dei nostri genitori che ora riposano a Genova.
Un abbraccio, babbo, un abbraccio, mamma!

Ed ora una mia poesia per Terra Toscana: ” La mia Africa”

Disegni a fumetti / sogni tascabili / in bianco ed in nero / riletti cento volte / poemi infantili. / Vola fra le folte liane / spinta ondeggiante altalena / nel greto di un dondolìo / che cela e che svela / infiniti confini / sopra i muretti / di cinta ai giardini / ed ai campanili / di chiese lontane. / Ossa di pollo od umane / spilloni preziosi / trattengono chiome / del capo tribù o di mamma. / Guerrieri mai dòmi / orde difese da scudi di rami intrecciati / stuoie toscane usate da nonna / per stendere i fichi al sole a seccare. / Lance appuntite per meglio colpire / canne recise nell’orto vicino / con la zagaglia da tasca / comprata alla fiera / a tre cento lire d’un tempo. / Zittite le piagge assolate / caldo il silenzio / striato soltanto / dal profumo di Terra Maremma / canto di antiche cicale alla sera / tigre di casa / a forma di gatto / in cerca dell’ombra dietro le scale / in questo meriggio ormai tardo / che sembra in attesa / di un qualche evento. / Ed ecco / appare improvviso allo sguardo / dell’esploratore bambino / il calabrone che vola / armato del nero suo spillone/ feroce la testa / d’un lucertolone / spacciato ai compagni di gioco / per un coccodrillo neonato. / Colori di Siena / scolpiti dal tratto / dell’acqua de’ fossi / etrusca e preziosa / linfa africana / culla a girini / e ad una rana. / E sogni anche tu / di vivere forse un domani / questa avventura lontana. /E invece / ti svegli cresciuto / e scopri di non correr più / nemmeno le strade de’ buoi maremmani / che lenti trascinano il carro / e spingono avanti pazienti / il loro orizzonte profilo d’un colle / e che l’ossatura di legno / di un molle divano / ormai è la bara / di sogni per sempre finiti / all’ombra di un fico / non tanto convinto / nel recitare il ruolo un po’ stanco / di finto / e per sempre immaturo / banano.

Cosa? Vi è piaciuta? Ne volete un’altra? Eccola: “Campagna Toscana”:

La luce accecante / sprigiona profumo di terra / da zolle rimosse ne’ campi. / Le pietre a contorno son ricche / di more spinose e di fichi: / in siepi sinuose costeggiano il bianco tratturo / che porta ad antico podere. / Ascolti cicale. / Sull’aia / un popolo gaio rincorre il mangime. / All’ombra d’un fitto pagliaio sonnecchiano cani. / C’è acqua nel pozzo / e lunga catena stridente vi cala una brocca di rame. / Profumano i pani appena sfornati / e ‘l fuoco rallegra la propria fascina. / Un fiasco di vino sul desco richiuso con foglie seccate. / Nell’aria le mosche. / La stalla è vicina: giumente imponenti frantuman pannocchie, / corone regali sovrastano candidi corpi giganti / e gran carri stanchi riposan le ruote dal duro lavoro. / Filari frequenti ed ulivi perforan la coltre del grano. / Colori: / la terra di Siena / il giallo del sole / il verde d’olivo. / Prezioso convivio, / culture scomparse, / memorie scolpite per sempre da tratti d’amore.

“Toscana … va bene blogger. Ma la tua Genova? Ci sei nato e cresciuto …” – ” Cosa? Volete una mia poesia su Genova? Ecccola!”

Ricordo di Genova

Pensavi ad un mondo inventato / ed alto volava il pensiero / che prima era tuo. / Il corpo restava seduto / davanti ad un libro di scuola / e dentro di te / esplodeva la gioia / per quella tua fuga segreta. / Ricordi? Ti vedi? / La penna tormenti coi denti / di legno e l’inchiostro ti sporca le dita. / La guardi segnare con tratti azzurrini / la coltre di neve / del bianco quaderno. / Raccolto nel caldo d’un’unica stanza / da un cielo segnato dai graffi / dell’ombra nascente / da piccola luce sospesa ad un filo ritorto / amica discende la voce / del vecchio apparecchio sonoro. / Conservi da giorni / la carta stagnola del cioccolatino / e credi che possa brillare / da sola / nel buio che attende silente l’evento / appena al di fuori dell’uscio / di questa cucina. / Ti vesti, vai fuori. / C’è buio in inverno, fa freddo. / Tu, speri che piova. / Ti piace che lavi le strade, i palazzi / che spazzi la costa / quell’acqua che il vento impetuoso / solleva ancor prima / che baci la terra. / Ti piace vedervi riflesse / le luci stradali ed i fari. / Il tram è stracolmo: / tu resti schiacciato ad un vetro / e soffi il calore del corpo / sui molti colori dei neon / che adornan fuggenti il tuo finestrino / a Natale. / E dalle sbandate / dal peso che ondeggia del corpo, / del tram che ora scende ora sale / conosci l’intero percorso. / E’ tua la città che ti parla / e suo il ricordo che scrivi.

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AAISP-AP ROVERETO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2019 @ 10:03 am

Detto altrimenti: AISM- Associazione Italiana Sclerosi Multipla – PK – Associazione Parkinson, Rovereto   (post 3596)

Ieri mattina, a Rovereto. La soprano internazionale Maria Letizia Grosselli e il pianista M° Calogero Diliberto detto Lillo, hanno rispettivamente preparato e diretto, l’una, e accompagnato, l’altro, il coro delle due Associazioni, nell’esecuzione di una serie di canzoni ispirate al clima (piovoso) della stagione, a conclusione di mesi di prove sotto la guida della stessa Maria Letizia. Organizzazione e principale finanziamento: AISC – Contributi dei parttecipanti e di PK.

L’esecuzione di ogni pezzo è stata preceduta da una breve introduzione.  Applauditissimi tutti i brani.Rilevante l’intervento di uno dei cantanti, Gianfranco, il quale ha evidenziato come la migliore cura al male sia la volontà insista in ogni persona, volontà di esserci, di fare, di non lasciarsi andare: infatti il repertorio si è concluso con ” ‘O sole mio”, addirittura bissato! La rappresentazione si è conclusa con i saluti delle Presidenti dell’Associazione Elena Dellaidotti  e Andreanna Bayer e del Vicesindaco del Comune di Rovereto Cristina Azzolini, la quale ha confermato l’imminente assegnazione alle Associazioni di una nuova sede.

Qui, Maria Letizia con la sua amica fortepianista Stefania Neonato (foto di repertorio)

Un grazie particolare infine, da parte di tutti, accompagnato da un ultimo, caloroso applauso al Comune di Rovereto per la presenza e per la nuova sede e a Maria Letizia Grosselli che fra i tanti suoi impegni internazionali ha voluto riservare tempo, attenzione e amore a questa iniziativa.


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FOTOPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Maggio, 2019 @ 6:00 am

Detto altrimenti: davanti a casa mia, Viale Trieste, 13 – Trento      (post 3595)

Giace lì, abbandonata, da dieci giorni, con un antifurto che le blocca la ruota ma chissà perché non l’ha assicurata al palo al quale è appoggiata. Ogni giorno mia moglie ed io ci poniamo la stessa domanda: è possibile “dimenticare” una bicicletta? Non è rischioso lasciarla così tanto tempo esposta al ladruncolo di turno? Davanti a casa, dicevo …

A born fisherman, un pescatore nato

Davanti casa (così dicono a Roma, senza quell’ “a”) … davanti casa mia: in dialetto la Fersena, in lingua la Fersina … chi la/lo chiama fiume, chi torrente. Siamo a 900 metri in linea d’aria dalla centrale Piazza Duomo. Sulla sinistra della foto la città è finita e “partono” la collina ed il bosco che poi diventano il monte La Marzola (m. 1738) con i suoi due bivacchi e il Rifugio Maranza (m. 1075), “ristorante tipico con ampio parcheggio”.

(Foto Luigi Zullo)

E dentro le sue acque, un pescatore urbano a contendere il cibo agli aironi cinerini che ormai vengono qui, immigrati da altra valle (la valle dei Laghi, dove abitano) a mangiare il pesce “nostrano”.

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I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Maggio, 2019 @ 9:31 am

Detto altrimenti: ovvero, sui risultati delle elezioni europee   (post 3593)


Scena: i tavolini di un bar sotto i portici di Piazza Duomo a Trento. Tizio e Caio stanno commentando i risultati delle elezioni europee. Nei paraggi si aggira, non visto, il diavolo Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio.

Tizio: Ma guarda un po’ se a questa stagione dobbiamo ancora indossare la giacca a vento … e poi, ‘sto sole … s’è dimenticato di noi …

Caio: Bevi il caffè che ti si raffredda. Ma poi oggi chi pensa al sole? Oggi dobbiamo ragionare sui risultati elettorali: la Lega è il primo partito …

Tizio: No Caio, il primo partito è quello degli astensionisti, quasi al 50%, per cui chi ha il 34% dei votanti, in realtà governerà il paese avendo il 17% degli aventi diritto al voto. Sai, in questi giorni su uozap girava una storiella:
 “Se decidi di mettere la testa sotto la sabbia, ricordati che il tuo sedere resta fuori: vai a votare!”

Caio: Ma ora al governo non tornano più i numeri dei ministeri, nel senso che si sono invertiti i rapporti di forza fra i due partiti al governo.

Tizio: Ma il capo di quel 34 % ha detto che non vorrà nemmeno una mezza poltrona in più, quindi niente rimpasto.

Caio: Si, ma farà quello che vorrà, a dispetto del suo alleato ora minoritario, il quale che farà?

Tizio: continuerà a perdere terreno perché … oh, ma guarda un po’ chi sta arrivando! Ehi, signor Sempronio, venga, si unisca a noi!

Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio si volta e si avvicina al tavolino dei due

Sempronio: Buongiorno amici, sì grazie accetto volentieri. Cameriere un caffè, grazie. Di cosa stavate discutendo, se non sono indiscreto? Scommetto delle elezioni …

Tizio: Si certo. Stavo dicendo che ora il capo di quel 34% farà un po’ il bello ed il cattivo tempo e il suo socio dovrà abbozzare (e perdere voti). Se non abbozza, rischia la crisi di governo e di perdere tutto, perchè l’altro potrebbe allearsi con quel partito che ha raggiunto quasi il 7% …

Ecco il clima che Tizio e Caio vorrebbero, a questa stagione! Al centro, sul fondo i portici e il bar dove si trovano i nostri due amici

Caio: No, quel vincitore non lo farà mai, perché ora tiene in pugno il suo attuale alleato, mentre se facesse il governo con quel partitino, sarebbe ricattabile da chi avrebbe da perdere molto meno di lui, in caso di crisi di governo.

Sempronio: Caio ha ragione. Solo che il problema si sposta in Europa, perché se ora il nostro governo mantiene tutte le sue promesse, dovrà sforare certi parametri UE e quindi dovrà preventivamente cambiarli, solo che in Europa si può formare una coalizione a quattro che non lo comprende e quindi niente modifica dei parametri. Questo è il punto.

Caio: Ma allora il secondo partito non potrebbe accettare l’alleanza con il PD, quella che gli aveva proposto quel tale Bersuni, Bersoni … come si chiamava?

Tizio: Bersani, cribbio! Ma come si fa a non ricordare quel nome?

Sempronio: il partito di Bersani, anzi di Zingaretti ha superato il secondo partito di governo e ripropone il dualismo destra-sinistra. Non credo che il secondo partito di governo ipotizzi questa soluzione.

Tizio: Bene, era ora! Solo che sarebbe bene che le destre facessero cose di destra e le sinistre cose di sinistra. E invece talvolta …

Sempronio: Sapete cosa vi dico? Che in Europa i sovranisti non passeranno, in Italia si sforeranno tutti i parametri, il populismo e la demagogia daranno un po’ a tutti.

Caio: Ma dove prenderanno i soldi per accontentare tutti?

Sempronio: E’ semplice: dalle pensioni, dalla scuola, dalla sanità e con una bella patrimoniale. Ma … cosa succede laggiù? Un’auto ha preso fuoco? Che gran fumo! Corro a vedere ….

Sempronio corre verso una nuvola di fumo, in fondo alla piazza.

Tizio: Ma che fine ha fatto Sempronio? Scompare sempre, diavolo d’un uomo! E poi … quel fumo … era solo polvere sollevata dal vento … vacci a capire … e intanto il suo caffè dobbiamo pagarlo noi!

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BICINGIRO 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2019 @ 5:51 pm

Detto altrimenti: I miei “Giri d’Italia”         (post 3593)

La mia ultima grande salita prima della e-bike: il Bondone 2010

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Amarcord, mi ricordo … ho cominciato molto tardi ad andare in bicicletta,  all’età di circa 38 anni. Abitavo a Monza, lavoravo a Milano. Da qualche parte qui fra i miei post sono raccontati gli esordi.  Monza, Milano ma … la seconda casa a Cesana Torinese, fra i colli del Sestriere e del Monginevro. Ed allora ecco, qui, fra i monti lombardi e quelli piemontesi e francesi, i miei “Giri d’Italia”.

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Laggiù, il Lago di Caldonazzo

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Oggi il Giro vero ha pedalato fra i “miei” monti lombardi: infatti accendo la TV e sento un nome, “Sormano”! Ma … siamo in una delle mie due “case ciclistiche” d’origine (l’altra come vi dicevo sono le vette franco-piemontesi! Poi, qualche anno dopo, ho avuto una terza “casa ciclistica”: il Trentino dove ho salito il Bondone, il Manghen, la Keiserjaegerweg (nella foto), etc., tanto per citare tre salitelle. Ma questa è un’altra storia).

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La mia “Numero Uno”: 35 years old and still going strong

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Oggi il Giro “lombardo” arrivava da sud direzione Canzo-Asso, mentre io spesso lasciavo l’auto a Onno, su quel braccio del Lago di Como che volge a mezzogiorno, e inforcata la mia “Numero Uno” salivo verso sud ovest a Valbrona e ad Asso mi collegavo verso nord all’attuale tappa del Giro. Sormano … il muro (oggi non era in programma).

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Tanti anni fa, sul Manghen

Il Muro di Sormano. Una volta ci ho provato ma poi ho desistito perchè temevo che … mi si staccassero i tendini dalle ossa! Sormano paese, falsopiano, si scende – il Giro e il mio giro insieme – a Nesso. Qui le strade si sono separate: loro verso sud, lago a destra, fino al traguardo di Como. Io svoltavo a destra, verso nord, lago a sinistra, fino a Bellagio. Indi scalavo verso sud il Ghisallo e poi via, a Magreglio, Asso, Valbrona, fino alla mia auto a Onno. Quindi a motore fino a casa a Monza, dove arrivavo in tempo per il pranzo delle 13,00.

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Fiab Trento in Val Concei

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Amarcord, dicevo, qualche anno fa … diciamo … una quarantina? Ma … oggi? Oggi, come sempre, W la bici, W il Giro e W la mia attuale “casa ciclistica” FIAB Trento (Federazione Italiana Amici della Bicicletta).

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BICINCITTA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2019 @ 8:08 am

Detto altrimenti: la bicicletta, questa “intrusa”! (post 3592)

Così dovrebbe sempre essere il rapporto fra ciclisti e pedoni in un’area ciclopedonale! (Asiago, 14 luglio 2013)

Trento. Lungo la pista ciclopedonale che sto percorrendo in bicicletta, un semaforo. Mi acccosto alla colonnina del lampione e “caldo” il pulsante della chiamata. Dietro di me un pedone: “Ah, queste bicilette, sempre nel mezzo!”

Scatta il verde. Attraverso la strada. Pedalo lungo il marciapiede ciclopedonale. Il fatto che la velocità di movimento dei pedoni sia quella che è, cioè lenta, pare che li autorizzi a muoversi senza preoccuparsi che ci possono essere “anche” i ciclisti, questi “intrusi”! Infatti davanti a me un pedone procede al centro della pista, nella stessa direzione: si sposterà a destra o a sinistra? Suono. Si volta infastidito:  ”Ma cosa vuoi?”

Improvvisamente la pista ciclopedonale diventa solo pedonale. Scendo sulla strada e  pedalo mantendomi rigorosamente sulla destra. La carreggiata non è molto larga, dietro di me un’auto rallenta, si accoda. Appena la carreggiata si allarga, l’auto mi si affianca e vengo apostrofato malamente: “Ma vai sul marciapiede!”

Scendo e conduco la bici a mano: io sul bordo del marciapiede, la bici sul bordo della carreggiata, la quale nel frattempo si è un po’ allargata. Davanti a me un’auto in sosta. Il suo conducente è in piedi sul marciapede. Mi guarda, sorride e mi dice: “Si decida, o sulla strada o sul marciapiede, non le pare?”.

Mi viene in mente una storiella che mi raccontava la mia mamma tanti tanti anni fa: padre e figlio camminano per strada tenendo un asino alla briglia. Incrociano un gruppo di passanti: “Guarda quei due stolti, hanno un asino e non ne approfittano!”. Il padre fa salire il figlio sulla groppa dell’animale. Un secondo gruppo di passanti critica: “Guarda quel figlio snaturato, sta comodamente seduto in groppa all’asino e fa andare a piedi il padre”. Il padre fa invertire le posizioni. Un terzo gruppo di passanti esclama: “Guarda quel padre snaturato: sta in sella e fa andare a piedi il figlioletto”. Al che il padre fa montare in sella anche il figlio. Un quarto gruppo di passanti esclama: “Guarda quelli, in due in groppa al povero asinello! Crudeli, insensibili!”

Nel frattempo, tornando ai giorni nostri, in una città come Trento che conta poco più di 100.000 abitanti, ogni giorno entrano 100.000 auto (sic!) di pendolari. In Danimarca si costruiscono “autostrade ciclabili” di accesso a Copenhagen. Evvabbè …


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UNA RIUNIONE FRA AMICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Maggio, 2019 @ 7:52 am

Detto altrimenti: ci siamo fermati a riflettere sulle prossime elezioni UE  (post 3591)

Europa-Africa. L’Europa è “unita” all’Africa da un braccio di mare. L’Africa è stata la culla dell’intera umanità. Nei secoli scorsi l’Occidente l’ha “conquistata” sotto la spinta dei nazionalismi. Oggi la sta riconquistando sotto la spinta delle multinazionali, solo che oggi l’Europa si trova di fronte un poderoso concorrente: la Cina la quale sta “comperando pezzi di Africa” facendo in grande ciò che Leopoldo II° del Belgio (un mini stato creato solo nel 1830!) aveva fatto su “scala congolese” quando aveva inviato l’esploratore Stalney a comperare dai vari capi tribù i terreni sui quali realizzare “stazioni” commerciali e politiche sulle quali poi sarebbe sorto il Congo Belga. Nel frattempo – tanto per fare un esempio – nella Repubblica Democratica del Congo (che di democratico proprio non ha nulla!) le multinazionali fanno estrarre il Coltran agli schiavi bambini che lavorano dieci ore al giorno immersi nel fango per un pugno di dollari al mese. Tutto ciò continuerà a generare flussi sempre più numerosi di “immigranti”. Di fronte a ciò, i nazionalisti del terzo millennio che fanno? “Fermiamoli in Libia!” dicono, come se il resto dell’Africa non esistesse. E invece la risposta può essere solo dall’intera Europa all’intera Africa, una risposta che urge, dettata se non dalla “intelligenza politica” almeno da un interesse egoistico: infatti la prima vittima dello “scempio africano” ad opera delle multinazionali e della Cina sarà proprio la stessa Europa che dovrà fronteggiare le ondate dei migranti in fuga dallo sfruttamento, dalla fame, dalle guerre, dalle malattie.

I nostri giovani, la nostra scuola. Oggi la scuola fornisce troppa capacità e poca conoscenza. Se un giovane sa riassumere un brano dei Promessi Sposi, ha capacità. Se ne sa trarre conclusioni, se sa operare raffronti, ha conoscenza. I giovani molto capaci oggi ma con poca conoscenza non saranno in grado di “essere capaci” di fronte ai nuovi e ancora del tutto sconosciuti mestieri che stanno per nascere.

Una scuola politica? Per chi? Per formare la nuova classe politica, diciamo … con iscritte 25 persone all’anno? Chi scrive preferisce una scuola che formi il popolo degli elettori.

Una “nuova lira” come la vecchia dracma?

Italia First, magari “da sola”? L’Euro è stato un male?  La moneta rappresenta la ricchezza dello Stato che la emette. L’Euro rappresenta la ricchezza media dell’UE. Se l’Italia produce poco e si indebita molto, vuol dire che gli Italiani acquistano i beni con “moneta altrui”, moneta che non hanno contribuito a rendere rappresentativa di valori economici reali. Se tornassimo alla lira, potremmo forse anche dire che al nostro interno essa “vale tanto”. Ma quando andassimo a spenderla all’estero per acquistare energia o materie prime, ci accorgeremmo che varrebbe la metà. Così mi è successo tanti anni fa, al rientro da una vacanza in Grecia a fronte della quale avevo acquistato dracme contro dollari USA: alla frontiera in uscita da quel paese i doganieri Greci mi ritirarono le dracme che avevo avanzato e mi diedero in cambio dollari USA: lì per lì io non capii … ma come? Si privano di una valuta forte? Il fatto era che non volevano che la dracma circolasse all’estero perché sarebbe emerso il suo basso valore, ben inferiore a quello convenzionale attribuito all’interno del loro paese. Dice: ma noi non vogliamo uscire dall’Euro! Rispondo: basta che non ci mandino fuori gli altri!

Da non perdere!

Alcuni o molti dicono: “L’UE così com’è non va, deve essere migliorata, modificata”. Concordo. Soltanto che fino ad ora non ho visto nessuno dei più accesi “modificatori” misurarsi con l’impegnativo compito di redigere un nuovo Progetto UE, completo in tutte le sue parti: evidentemente costoro non sanno andare oltre l’affermazione di principio per pigrizia e per incapacità. E invece, quando un sistema SW non soddisfa, non si interviene via via sulle sue singole componenti: piuttosto, conviene realizzare un nuovo sistema SW e quando è completo, sostituirlo al vecchio che fino a quel momento rimane pienamente operativo.

Prossime elezioni europeee: andare a votare? Si, tutti! Eppure la nostre TV pare che non invitino più di tanto la gente, che non la informino più di tanto … Si sa, meglio un “I Soliti Ignoti” ed una “Eredità” tutte le sere; due “Montalbani”, una “Corrida” ed un “Ballando con le Stelle” alla settimana e il gioco è fatto. Panem et circenses ed il popolo è contento. Tanto .. la politica? Per carità … mi ha nauseato! Quella europea, poi: si sa che all’UE la politica nostrana ci manda i segati interni! E invece no, ragazzi: ormai la politica italiana si farà in Europa, ed ecco che io credo che i nostri sovranisti stiano ben organizzando le proprie fila per arrivare al seguente risultato: pochi elettori alle urne; di questi la maggioranza sovranista per cui con la maggioranza di una minoranza di governerà l’UE e quindi l’Italia. Semplice, basta copiare dal gioco delle scatole cinesi nelle SpA, per cui con un investimento di denari (e di numero di voti) minimo, attraverso una serie a cascata di SpA controllo una Grande SpA (l’UE e l’Italia).

La democrazia diretta? Ma … diretta da chi? Scrive Umberto Eco nel suo “Il fascismo eterno”: “Quando sento un politico mettere in dubbio la rappresentatività del parlamento, inizio a sentire odore di fascismo”.

Dice … “E’ chiaro, amico blogger, che ti stai riferendo alle prossime elezioni europee. Ma tu, come voterai?”

Rispondo: non voterò per i gruppi sovranisti né per chi li sostiene: ad esempio, la Turchia a mio sommesso avviso deve essere allontanata dall’UE.

Dice … “Ma cosa farai in concreto?”

Rispondo: io speriamo che me la cavo!

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