SARDEGNA COME AFRICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2019 @ 3:50 pm


Detto altrimenti: proteste dei pastori sardi                                                       (post 3520)

Il formaggio pecorino sardo … eccezionale! Ne so qualcosa io che è quello che noi Genovesi utilizziamo per il nostro pesto: infatti se usate il pecorino romano, il pesto che ne risulta è “spento”. Se poi il pecorino sardo è invecchiato, meglio mi dice! E che prezzi! Peccato che ai pastori sardi il latte sia pagato solo €0,60 al litro, ragion per cui in questi giorni la loro protesta con versamento del latte sull’asfalto. Poco pagato il lavoro di produzione del bene di base: il loro latte.

.

.

Ma la successiva filiera di caseari, trasportatori, distributori, supermercati non mi risulta che siano in perdita o in sciopero: vorrà ben dire qualcosa, o no?  La situazione – mutatis mutandis – si può paragonare allo sfruttamento del lavoro nero (fatto dai neri d’Africa) che lavorano per le molti-multi-nazionali europee, USA, Cinesi etc. in quel continente; o anche a quella dei lavoratori che producono il carbone da legna in Romania (v. qualche post fa). Al riguardo mi permetto di suggerire la lettura del libro qui a fianco.

.

.

Comments Closed

LA SHELL IN NIGERIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2019 @ 11:47 am


Detto altrimenti: immigrati? Sento dire “aiutiamoli in casa loro”: questa sarebbe un’occasione  per farlo (post  3519)

Da decenni la Shell inquina fortemente parte della Nigeria, stato in cui il 50% dei 98 milioni di abitanti è alla fame: l’aria, le acque, il terreno sono diventati veleni per gli abitanti locali che cercano di opporsi fondando movimenti di protesta. La Shell invita il governo a farli tacere. Il governo ne impicca i capi. Dopo 25 anni quattro vedove riescono a portare la Shell davanti al Tribunale dell’Aja.

Mi chiedo: quante “Shell” e quante “Nigerie” ci sono in Africa? Il primo aiuto a tutta l’Africa sarebbe quello di fare un censimento e mettere ogni multinazionale ed ogni Stato (europeo, USA, cinese, etc.) di fronte alle proprie responsabilità. Il resto sono dettagli, pura ipocrisia.

Comments Closed

TAV SI/NO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2019 @ 8:29 am

Detto altrimenti: Cambiare rotta? Forse si, ma … con juicio!  (post 3518)

“Adelante, Pedro, con juicio …”

Cambiare, migliorare, peggiorare, rivoluzionare. Fra tutti questi verbi il più comprensivo è sicuramente “cambiare”. Un cambiamento che a me piacerebbe sarebbe quello dell’ordine delle priorità di spesa, di tutte le priorità di spesa. Mi spiego. Ogni governo, al momento della sua elezione, si trova di fronte al fatto che l’80% circa delle risorse finanziarie sono “bloccate” per impegni pluriennali assunti dai precedenti governi, quindi la sua possibilità di incidere con politiche efficaci è limitata.

Ora accade che si prenda uno di questi casi, ad esempio il TAV, e si dica: “Blocchiamo i lavori, sblocchiamo la finanza: potremo finanziare priorità più impellenti”. Mi potrebbe anche star bene se questo ragionamento fosse fatto – quanto al metodo – su tutti gli impegni – fra i quali, in testa, i miliardi “impegnati” per l’acquisto dei cacciabombardieri F35 (no, non sono un anti militarista, sono stato Sotto Tenente di cpl della Brigata Alpina Tridentina ed ora alla tenera età di 75 anni sono stato promosso Tenente: pensate un po’ quanti muli potremmo comperare con il costo anche di un solo F35!).

Altra condizione che vorrei vedere esaudita è che il riallineamento delle priorità rispondesse ad una politica complessiva caratterizzata da obiettivi di portata generale: ad esempio, “Liberiamo tutte le somme bloccate che sono liberabili e dedichiamoci alla difesa idrogeologica dei Comuni italiani” (il 90% del totale).

In caso contrario, l’intervento su una sola delle priorità “bloccate” (nell’esempio il TAV) sa di politicamente strumentale. Dice … “Ma il calcolo “costi-benefici dice che …”. Ma qua’ calcolo? Quello fatto sulla tratta Torino Lione? E quello sulla tratta Lisbona – Kiev non lo considerate?  

Credo di poter dire che ogni “regime” ha bisogno dei suoi nemici, siano essi di volta in volta, i comunisti, i capitalisti, i meridionali, gli Ebrei gli immigrati, le grandi opere, etc. Un nemico che funzioni da anti-simbolo da combattere sotto la comune bandiera del simbolo “Io contro”. A prescindere dal merito. Peccato.

Comments Closed

DEMOCRAZIA FRANCESE, MILLENARIA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2019 @ 2:14 pm

Detto altrimenti: colta al volo una discussione fra due Napoletani veraci    (post 3517)

Luigi di Maio ha scritto alla stampa francese che i Francesi hanno una tradizione democratica millenaria: Gennaro e Totò, due pescatori napoletani, pensionati, abitanti in due casette condonate, commentano la notizia seduti al tavolino di un bar nell’isola di Ischia, davanti ad un bicchiere di vino

Gennaro: Ue’ cumpa’ e sentut l’urtam e Giggino?

Totò: No, che è succiess ?

Gennaro: Chill Giggin a ritt che è francis tennen na tradizion di democrazia millenaria.

Totò: O’vero?

Gennaro: Si, o’vero l’ha ritt propr’iss.

Totò: E allora che problema c’è ? Forse qualch malament dic che non l’ritt?

Gennaro: Ma  nun stai  capenn? Si, l’ritt, ma chill ch ritt nun e’ o’vero.

Totò: Ma addosta’ o problema? Si, isso l’ha ritt, avrà avuto le so raggion. E po lavrann frainteso.

1789, “dopo” Cristo!

Gennaro: Ma qual’e frainteso? Chill l’ha  scritt n’copp a nu giurnale francese important assaie, nero su bianc. E po i Francesi la democrazia la tengono colla loro rivoluzione che è dello 1789, ma roppo Crist, no primma.

Totò: E vabbuo’ ma che sta a spacca’ o capill: primma o ropp Crist che sarà mmai!

Gennaro: Cumpa’, ma intant noi italiani facimm na’ bell figura e merda da ignorantoni.

Totò: E se è ver c’ ha Giggino  nun tene o compiutèr, che si o tenev bastava che iesse a guarda’.

Gennaro: Ma, dai, chill e’ vicepremièr vuoi che nun ten  o compiutèr?

No, non “Caro Gigino”. Scrivi: Eggreggio Onorevole Luigi … con quattro “g”!

Totò: Facimm acussi’: gli scrivimme na bella letter, comm quell e Totò e Peppin e l’ricimm che gli regaliamo nu compiutèr …….vabbuo’?

Gennaro: Vabbuo’

.

Totò: Ma rimm nu poco cumpa’, amme’ lo po di’: ma è o’vero sol a ropp’o Crist?

.

.

.

Comments Closed

AHI GENOVESI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2019 @ 6:39 am


Detto altrimenti; un po’ di autoironia                    (post 3526)

Ebbene sì, lo confesso, sono nato a Genova (di me la stampa locale, qui a Trento, scrive: “ … nato a Genova ma residente in Trentino da trentatrè anni..”. Praticamente non di pura razza locale “ma” bene inserito, accettabile: ah … ah …!). Da ragazzo la mia famiglia decise di andare in vacanza in Val di Non, i cui abitanti sono noti per la loro tirchieria. “”Stai attento, mi disse un amico, i Nonesi sono tirchi!”. Al ritorno dalle ferie incontrai quell’amico: “A me sono sembrati normali” gli dissi. Con noi Genovesi se la prese anche Dante: “Ahi genovesi, uomini diversi /d’ogne costume pien e di magagna /perché non siete voi del mondo spersi?” Un po’ fortina se vogliamo, ma si sa i Toscani sono “maledetti toscani” come bene li definì quel tale Curzio Malaparte.

Su di noi, anzi, sui tirchi in genere, ne girano molte che poi si adattano indifferentemente a noi, agli ebrei, agli scozzesi e ai Nonesi. Una cara amica mi ha appena mandato una sfilza di barzellettine su Genovesi, un po’ preoccupata che io avessi ad offendermi. Quando mai, Gigliola, ci mancherebbe altro! Eccone alcune:

Giuanim, sai che è morto sciu Parodi? Ah si? Avrà avuto la sua convenienza

Burlano a Parodi: Ciao, vieni che paghi il caffè. Parodi: E chi sono io, la Banca d’Italia?

In pasticceria: “Quanto mi prende per quella scatola di cioccolatini?” “10 euro, ma se ne prende due facciamo 15”. “Bene, prendo l’altra”

Baciccia Burlando è sul letto di morte, in casa. Con un filo di voce chiama i suoi cari: “Luigina …” “Son qui nonno, son qui”. “Pinuccio …” Son qui papà, son qui”. “Marta …” “Son qui marito mio, son qui …” Ed allora Baciccia: “Ma belin, allora in negozio non c’è romasto nessuno?!”

Quattro amici per la pelle: un Genovese, un Ebreo, uno Scozzese e un Noneso: “Quando morirà uno di noi, gli altri dovranno mettere nella fosse la cosa più cara che hanno, insegno di eterno affetto”. Muore lo Ccozzese. L’Ebreo mette 500 euro nella tomba. Idem il Noneso. Il Genovese mette un suo assegno da 1500 euro e ritira il resto di 1000, in contanti.

Potrei continuare una cifra, ma la chiudo qui, Mi consolo che essendo io Genovese sono ovviamente anche Ligure e i Ligures sono stati i primi abitanti dominatori a Riva del Garda: andate a leggere la lapide commemorativa appesa fuori della porta del Municipio, se non ci credete! Ed io, per far fede a questa loro Memoria, quando sono a Riva, prima di andare a veleggiare con il mio Fun, la mattina presto, in tutto segreto, verso un pacco di sale nel lago: hai visto mai che alla lunga …

Per onestà e completezza storica devo dire che noi Genovesi a Riva le abbiamo prese dai Veneziani, quando nel 1439 noi s’era alleati con i Milanesi e si occupava Riva e i Veneziani, accorsi per liberarsi la strada verso la loro alleata Brescia assediata dai Milanesi, scese (scendere, ora anche transitivo!)  le galee (“Galeas per montes conducendo”) dal Passo S. Giovanni, persero la prima battaglia navale ma vinsero la seconda e costruirono il torrione a guardia del porto di Riva, torrione che poi fu semidistrutto da quel genio del generale francese Vendomme. Noi però ci siamo rifatti alla battaglia dell’isola di Curzola, ma questa è un’altra storia.

.

.

Comments Closed

NON SAPEVO COME INTITOLARE QUESTO POST …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Febbraio, 2019 @ 7:32 am


Detto altrimenti: … e invece poi mi è venuta un’idea: lo chiamerò EVVABBE’! ……. (post 3415)

Basta che non sia lo spread a salire a questi livelli …

Buongiorno amiche lettrici ed amici lettori. Sono agli arresti domiciliari da una settimana per via di una fastidiosa influenza e dire che sono vaccinato, ma questo non diciamolo a quei tali che poi …“avete visto? Che vi dicevamo?” Da V.I.P. qual sono (Vecchietto In Pensione, altri dicono In Paganella ebbene sì, mi manca un po’ la Paganella, chevvidevodire?) mi consolo con i miei libri, qualche sinfonia estratta dai tanti dischi di classica e scrivo i miei post. Ah, naturalmente leggo i giornali e guardo i TG. E qui sto male. Sto male perché vedo improvvisazione, incoscienza, ignoranza, presunzione, superficialità, arroganza, retorica, populismo, populismo qualitativo (v. post precedenti), irresponsabilità. Forse anche un po’ di malafede. O forse tanta. Evvabbè.

I veri problemi del Paese non sono gli immigrati eppure non si parla d’altro. Evvabbè.

100.000 giovani italiani DOC di pura razza bianca locale espatriano e noi non riusciamo a trattenerli.  Evvabbè.

L’istat segnala: diminuiscono gli italiani residenti in Italia (90.000 neonati in meno sull’anno precedente); aumentano gli stranieri che rappresentano l’8,7% della popolazione: 55 milioni di Italiani e oltre 5 milioni di stranieri. E noi respingiamo gli immigrati. Evvabbè.

TAV: la si descrive come la tratta Torino-Lione mentre è  Lisbona-Kiev. Evvabbè.

La scuola, studiare? A che serve? Vedi bene che anche se non hai studiato puoi anche arrivare a fare il Vicepremier.

Nonostante quanto dopra, volete studiare? Ebbene, che la scuola vi dia la “capacità” di lavorare nei mestieri che esistono oggi. Per la “conoscenza”, quella che vi darebbe la possibilità di imparare a lavorare nei mestieri che nasceranno nei prossimi dvenni, si vedrà, si vedrà … Evvabbè.

Si risparmia qualche centinaio di milioni l’anno riducendo il numero dei parlamentari, ma non si cura la loro qualità e la loro libertà di pensiero. Evvabbè.

Hanno ridotto il numero dei parlamentari e hanno ridotto i parlamentari (a soldatini ubbidienti, con il vincolo di mandato).

La “democrazia diretta” trasforma la democrazia in oligarchia. Evvabbè.

Piensa mal y acertaràs, pensa male e indovinerai

Le incertezze del governo fanno aumentare lo spread e diminuire il PIL: al costo di miliardi e miliardi. Evvabbè .

Salir, sempre a salir, mentra al governo si canta così: “Sì, sì!”

Lo spread cresce, il PIL diminuisce e il Premier dice che sarà un anno bellissimo. Evvabbè.

Spendiamo 75 milioni di euro: al giorno, per le spese militari; all’anno, per la difesa idrogeologica. Evvabbè.

Presto arriveranno nuove tasse (IVA al …) e una patrimoniale. Evvabbè.

Piensa mal y acertaràs, pensa male e indovinerai

Già adesso le nuove leggi emanate sono “fatte” tutte dall’esecutivo, non tengono conto del sistema delle leggi esistenti, degli impegni internazionali, dei principi della Costituzione (si veda: taglio lineare dei parlamentari in Trentino Sud Tirolo). Evvabbè.

Mancano investimenti pubblici e privati. Evvabbè.

Il Presidente del Consiglio confessa che non riesce a tenere a freno i suoi due vice. Evvabbè.

I due vice sono l’uno contro l’altro armati. Evvabbè.

Uno (io tiro dritto) vorrà più soldi al Nord per le nuove autonomia locali, l’altro (chissenefrega dell’UE) vorrà più soldi al sud. Evvabbè.

Cadrà il governo? Ma no che non cade! Disaccordo su alcuni temi? Si trova subito l’accordo su un nuovo nemico: le banche. Evvabbè.

Io tiro dritto, me ne frego, molti nemici molto onore. Chi l’aveva già detto? Evvabbè.

Manca l’alternativa corposa di centrosinistra o di centro. Senza un’alternativa possibile non vi è vera democrazia. Evvabbè.

E’ bene che governi chi ha vinto le elezioni, ma se uno ha “troppo vinto” o “vinto troppo” manca il ruolo e il controllo di un’opposizione costruttiva. Evvabbè

Se ci saranno elezioni, voterò per il partito/coalizione che avrà la maggiore probabilità di arrivare secondo: troppo potere al primo guasta. Senza evvabbè.

In ambito internazionale il governo è un conservatore di sinistra: non condivide alcune delle sue stesse idee (questa è di Woody Allen). Evvabbè.

Un vicepremier in cravatta, sorride sempre (ma cosa avrà mai da sorridere?). Sorrisetto impossibile per un diaolgo vero, una machera. Evvabbè.

L’altro, a muso duro, sta facendo collezione di giubbotti e divise. Grinta impossibile per un dialogo vero, una maschera. Evvabbè.

Il premier ha iniziato anche lui con un giubbetto e berrettino, in elicottero. Evvabbè.

Non bastava la perfida Albione, ora abbiamo la perfida Gallia. Evvabbè.

I tre amici ci stanno impoverendo e isolando in Europa e nel mondo. Evvabbè

.

Comments Closed

DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2019 @ 9:36 am

Detto altrimenti: da maneggiare con cura …. (post 3514)

Libro, in latino liber che significa anche “libero”: chi non legge ha vissuto una vita sola. Chi legge, ne vive molte, tutte da uomo libero. Dice …”Ma io non ho tempo … non ho la cultura sufficiente … cosa vuoi mai che serva leggere …” Dico: “Eh no, ragazzo, se vuoi farti del male da solo continua pure su questa strada anche se io mi permetto di insistere che tu ne esca: guarda, facciamo così: inizia con il leggere il libro di Umberto Eco che citerò fra poco, sono 50 paginette, farai prestisssimo e se non ti è chiaro qualche passaggio, mi telefoni al 335 5487516 che ne discutiamo insieme. Dai … ci conto!”

Scuola di Barbiana. “I care” io mi prendo cura, altro che “me ne frego”, “tiro dritto”!

.

.

.Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani: pietre che possono aiutare a costruire qualcosa o essere lanciate per ferire e uccidere. Hai di fronte una persona con in mano la parola “democrazia” e non sai come deciderà di usarla. Infatti nei secoli la parola “democrazia” ha assunto in successione significati diversi:

  1. potere SUL popolo: il democrator era il dittatore;
  2. strapotere del popolo, usata in senso dispregiativo da parte delle classi nobili escluse dal governo;
  3. potere DEL popolo.

Sul democrator esiste una lirica che mi piace molto della quale riporto il ritornello

Who opened the door for the democrator?
And how come he let in the market-conquistadors?
Why is he acting as if he has something to hide?
The privilege of the stupid is to be taken for a ride.

Chi ha aperto la porta al democrator? / E come mai egli si è collocato nel gruppo dei conquistadores? / Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? / Il privilegio dello stupido è quello di essere preso in giro.

1 – A scuola ci hanno imparato (pare che ora si possa dire così, ah! Ah!) la democrazia ateniese. Bella roba! Con quella parola si etichettava un principato (di Pericle) imperialistico e coloniale. Al riguardo si leggano i dialoghi fra gli Ateniesi e i Melii, che si possono sintetizzare così: ”Siete liberi di scegliere: vi alleate con noi, ci pagate ogni anno un tributo in denaro, guerrieri e belle fanciulle; oppure sbarchiamo e vi rendiamo schiavi”. Altra lettura consigliata: il breve libretto dell’ Anonimo Ateniese il quale, da esule, si permise (in quanto esule, appunto, altrimenti …) di criticare la democrazia di Atene e di spiegare come mai, nonostante tutti i suoi difetti, essa potesse durare tanto a lungo.

2 .Lo strapotere del popolo? Dopo ogni rivoluzione ditemi voi quale rivoluzione abbia poi portato una democrazia vera.

.

.

3 .Infine, potere del popolo. Ecco, noi qui in Italia eravamo arrivati a questo stadio. C’eravamo arrivati dopo un tristissimo ventennio di dittatura, di leggi raziali, di guerre inutili e per di più perse, di stragi fatte e subite. C’eravamo arrivati grazie alla Resistenza e ai nostri Padri Costituenti, redattori della Costituzione più bella del mondo. Un notevole contributo poi fu quello di persone come Altiero Spinelli, fondatore del Movimento Federalista Europeo; quello dei Trattati di Roma del 1957, quello dell’UE che ha comunque garantito 70 anni di pace fra paesi che in soli trent’anni erano stati capaci di farci entrare ben due guerre mondiali.

.

.

.

.

.

Perché dico che “eravamo arrivati”? Perché oggi temo che ne stiamo uscendo, per regredire al secondo stadio, ovvero allo strapotere del popolo, o meglio, allo strapotere del popolo delle reti o meglio ancora, allo strapotere dei gestori di quelle reti: i nuovi oligarchi (al riguardo si legga “La maschera democratica dell’oligarchia di Canfora Zagrebelsky, Ed. Laterza, €9,50).

Quando sento dire che “Il Parlamento non è più rappresentativo della volontà popolare” mi rileggo un piccolo libro di 50 paginette, scritto 20 anni fa da Umberto Eco, libretto che risulta il più venduto in assoluto di tutte le sue produzioni, anche più del Nome della Rosa. Il titolo è “Il fascismo eterno” (Ed. La nave di Teseo, €5,00). L’Autore ci mette in guardia contro un ritorno della non-democrazia sotto spoglie apparentemente innocenti (e ne illustra diverse tipologie). Una in particolare mi ha colpito, la nascita dell’antidemocratico “populismo qualitativo”. Cito:

“Il fascismo eterno si basa sul populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritto, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime una “volontà comune” (quante volte abbiamo di recente sentito la frase: lo vogliono 60 milioni di Italiani” n.d.r.). Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di delega (“Il Parlamento non serve più!” N.d.r.), i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Per avere un buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza Venezia o dello Stadio di Norimberga. Nel nostro futuro (queste parole sono state scritte 20 anni fa, n.d.r.) si profila un populismo qualitativo TV o Internet in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come “la voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, il fascismo eterno deve opporsi ai “putridi governi parlamentari”. Una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu: “Avrei potuto trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli” …… Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del Parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore del fascismo eterno”.

Capirete come e perché io sia allarmato dalle manovre in corso per la revisione della Costituzione in danno della libertà di pensiero dei parlamentari (introduzione del vincolo di mandato) e del ruolo stesso del Parlamento per mezzo del piede di porco “democrazia diretta”. Dice: “Ma no, ti offriamo uno strumento di più …” Al che rispondo in spagnolo (“piensa mal y acertaràs”), in latino (“Timeo Danaos et dona ferentes”) e in italiano: a pensar male si fa peccato ma si indovina.

 Aspetto vostre e-mail di commento all’indirizzo riccardo.lucatti@hotmail.it – Le pubblicherò io come vostri commenti al post.

Alla prossima!

.

.

Comments Closed

ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2019 @ 5:46 pm

(se non ci conoscete, leggeteci nel blog …)


Detto altrimenti: un post “in contumacia”, in assenza dell’imputato         (post 3512)

Sala prove: Giovanni Soncini all’opera

L’imputato sono io che mi sono ammalato proprio in occasione della seratona accademica di ieri. E pensare che nel secondo tempo della serata noi dell’ Allegra Compagnia dei Guitti avremmo dovuto rappresentare – in costumi d’epoca – una commedia del ‘700 secondo un testo sintetizzato da Maria Teresa! E come ci eravamo preparati! Prove e prove a casa nostra, una prova costumi ed una prova generale da Cristina. Comunque ieri sera non mancavo solo io tra gli interpreti, ma anche la mia “amata”, ossia un affascinante Giovanni Soncini in voluttuosi abiti femminili, perché abbiamo controriformato la commedia dell’epoca e i ruoli femminili sono interpretati da maschi. Uno spasso, ma ora i maligni vanno dicendo che Giovanni ed io siamo malati entrambi a causa dei baci troppo ravvicinati che – nonostante la sua barba ispida – ci saremmo scambiati durante le prove: le malelingue! Infine, per lo stesso motivo, mancava anche un nobiluomo, solo che quello (purtroppo!) io non me lo ero proprio baciato e dico purtroppo perché quel ruolo è ricoperto dalla bella Mirna!

Ragionpercui, all’allarme lanciato ieri pomeriggio “Riccardo ha 39 di febbre!” si è messo in moto il piano “B”: Alfonso si è offerto seduta stante di recitare uno spassoso monologo di  Anton Cechov sui danni del fumo e la serata è stata salvata. E la commedia è spostata a marzo, l’intervento di Giovanni sulla prospettiva nella pittura da marzo a maggio e la mia conferenza di maggio “Viaggio in Lucania” all’anno prossimo. Ma veniamo alla serata di ieri.

Nella prima parte il giovane cantautore trentino Giovanni Dallapè ha eseguito alcuni suoi brani, accompagnato dalla chitarra del simpatico Pierluigi Colangelo il quale è intervenuto alcune volte raccontando fra l’altro come i due si siano conosciuti proprio alla Scuola di Mogol.

Giovanni, già allievo musicale di Cristina, laureato in Scienze dell’Educazione, ha frequentato il CET-Centro Europeo di Toscolano la cosiddetta “Scuola di Mogol” ossia il Centro di Eccellenza Universitario della Musica Popolare, nella verde Umbria. Le sue canzoni hanno un comune denominatore nel ritmo gradevolmente cadenzato, sottolineato dall’accompagnamento della chitarra. I testi sono in gran parte legati al pensiero personale dell’Autore e sono stati presentati in ordine cronologico di composizione e accompagnati da aneddoti e curiosità. Ne è risultata quasi una sua biografia e del resto il titolo del CD che ha pubblicato “Un punto di vista” allude proprio a qualcosa di personale. Giovanni è stato molto gradevole, sorridente ed affabile nel porgere a tutti i presenti la sua opera.

Il CD di Giovanni Dallapè

Intermezzo eno-gastro-(astro)nomico – Angolo tecnico delle anteprime, già recepite nel post “Prossimi eventi”.

Seconda parte della serata: il monologo di Alfonso “I danni del tabacco” di Anton Cechov. In realtà quello scritto da Cechov è un duetto fra un oratore indotto dalla propria moglie a tenere una conferenza sui danni del fumo di tabacco e la moglie stessa, che lo incita, lo corregge, lo interrompe, lo strattona, lo frena al punto tale che il conferenziere, invece di trattare l’argomento impostogli dalla moglie autoritaria e nevrotica, parla dei propri guai, dei trentatré anni di vita matrimoniale succube di una donna che lo tiene al guinzaglio come un cane e come uomo tuttofare nella scuola di musica da lei gestita. Passano i minuti, ma i danni del tabacco non vengono a galla: solo la desolazione interiore del conferenziere e il suo desiderio di fuggire lontano, di scordare tutti gli anni di vita matrimoniale e trovarsi solo di notte alla luce di una luna amica. Ma la voce stridula della consorte lo riporta alla realtà e quindi giunge frettolosamente alla conclusione della sua conferenza sui danni del tabacco. E per ribadire tali danni, il povero uomo si accende una sigaretta. Ottima la recita del Duo Masi: di Alfonso conoscevamo già l’arte e le capacità, arricchite in questa occasione da una gustosissima mimica facciale, e la moglie Augusta è stata una vera rivelazione: ha interpretato benissimo la parte di una donna severa, rigida, arcigna addirittura despota nei confronti del marito. Anche di questo ci siamo complimentati con Alfonso che fuori onda, ai nostri microfoni, ha dichiarato: “Sì, l’ho preparata io. Le ho semplicemente detto di trattarmi un poco meglio di come mi tratta usualmente!”

La Presidente Cristina con Giovanni e Pierluigi

Risate e applausi da standing ovation l’hanno detta lunga sul loro divertimento: scrivo loro e non nostro perché io ero a casa a curarmi l’influenza! Acc ….

.

Comments Closed

DI TONINELLI SI MUORE ( e anche di Di Maio)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2019 @ 12:45 pm

(I commenti sono in calce al testo, in colore rosso)


Detto altrimenti: ma si può?    (post 3512)

  1. Tunnel del Brennero: “Ci passano già felicemente migliaia di utenti …”.
  2. TAV: “Ma chi se ne frega di andare a Lione?!”
  3. Autostrada del Brennero: “Una mangiatoia”.

Al che mi consenta una replica, signor ministro, anzi tre:

Il tunnel di base del Brennero non è ancora terminato, inaugurato, operante. Ma vabbè … mica un ministro può sapere tutto, mica può!

Andare a Lione? Ma chi se ne frega?!

La valutazione del TAV va fatta in quanto tassello di una linea europea di alcune migliaia di km: e quindi il TAV è da farsi anche se il calcolo costi benefici della singola tratta fosse negativo. E poi, quel “Chi e ne frega di andare a Lione!”  Dai signor  ministro … che figura da peraccottari mangiaspaghetti ci fa fare lei con i cugini d’oltralpe!  Misuriamo le parole, almeno quello! Ma poi, costi-benefici? Ma quanti costi e quali benefici? Al quanti costi si può dare risposta. Ma al quali benefici no. Infatti, come si farebbe a dire che un grande Ente Fiera andrebbe chiuso perché non tutte le sue manifestazioni hanno un bilancio in attivo, quando tutte portano un enorme vantaggio economico all’indotto cittadino?

F35? A pedate nel c….! Anzi no.

E qui è intervenuto il suo correligionario Luigi Di Maio:Con 20 miliardi possiamo costruire 2500 scuole antisismiche etc….” . Ecco, Luigi (mi consenta signor ministro vice premier, ma sa, mentre lei faceva il suo giovanile percorso di vita e di lavoro, io studiavo, mi laureavo, facevo il Sottotenente nella brigata Alpina Tridentina, mi sposavo, avevo due figli, lavoravo come manager capo azienda per 35 anni), ecco, dicevo, lei parla di priorità. Ma non era lei con i suoi a gridare ai quattro venti che “Quelli che hanno ordinato i cacciabombardieri F35 bisogna prenderli a calci in culo”? E che ora invece no!? E che “Noi le autorizzazioni a procedere le daremo sempre” anzi no!? Allora se si tratta di rimettere in ordine le priorità, esaminiamole un po’ tutte queste spese “bloccate”, a cominciare dallo sblocco di quelle per F35 che ci costano due occhi della testa, uno per l’acquisto ed uno per la manutenzione! Sa quanto potremmo investire su un altro tipo di difesa, quella idrogeologica della nostra Italia? Ed oggi invece per le spese militari si spendono circa 70 milioni di euro al giorno e la stessa cifra, ma all’anno, per la difesa idrogeologica!

La nostra bandiera, la nostra Autonomia

A22, la mangiatoia. Che il Bambinello avesse scelto l’A22 per nascervi proprio non mi risulta. Anche qui, frasi ad effetto, parole alla pancia, retorica populista o populismo retorico: faccia lei, signor ministro, che se io nella mia vita di capo azienda (piccola e grande, pubblica, privata e mista, italiana ed estera, operativa e finanziaria, industriale e di servizi, singola e holding) mi fossi comportato come lei, i “calci nel culo” auspicati da Luigi per chi ha acquistato gli F35 li avrei presi io e sonori: si sarebbero chiamati licenziamento in tronco + azione di responsabilità nei miei confronti. Sa, signor ministro, volesse il cielo che tutto il nostro Paese fosse governato come noi qui in Trentino Sud Tirolo governiamo quelle che lei chiama mangiatoie! Anche a questo riguardo è una questione di priorità: non le pare che PRIMA di cercare di livellare al basso le amministrazioni locali, sarebbe più urgente cercare di livellarle verso l’alto?

Fine (per oggi) ma certe sue uscite sono un po’ come nar col cul ne le pedae (andare a mettere il culo nelle pedate) cioè sono un po’ come andarsele a cercare. Solo che se le pedate figurative riguardano il suo fondo schiena (e fino a qui …), quelle derivanti al Paese dai danni di simili comportamenti riguardano il fondoschiena di tutti noi poveri amministrati.

Niente di personale, e … senza rancore (anche da parte stra, ci conto!)

COMMENTO DI GIOVANNI S.:   Circa le battute sulla Torino Lione, che –
per consentire una visione corretta dell’intera tratta sarebbe assai più corretto chiamare ferrovia Lisbona-Kiev –  osservo che la tratta sulla quale si continua a fissare ossessivamente l’attenzione degli sprovveduti è solo un piccolissima parte. A parte poi che Lione è una magnifica città, pensate cosa sarebbe accaduto quando si decise di costruire l’Autostrada del Sole se un Toninelli qualunque dell’epoca avesse detto Chi se ne frega di andare da Fiorenzuola a Fidenza” e fosse diventato ministro? Per nostra fortuna erano altri tempi! Fai bene a smorzare i toni, ma io un po’ di astio per questi ministri improvvisati e sprovveduti comincio a nutrirlo.

RISPONDO A GIOVANNI S.: i tanti interventi “minori” che si potrebbero realizzare con i 20 miliardi che si dice sarebbero risparmati dalla interruzione del cantiere TAV, interventi pur necessari, avrebbero comunque una maggiore forza attrattiva di voti locali. Mi pare che questo governo sia in una continua doppia campagna elettorale: una per le europee ed una interna alle due forze di maggioranza governativa. Sono un malpensante? Può essere ma un’amica spagnola mi ha recentemente fatto una raccomandazione: “Piensa mal y acertaràs!”.

.

.

COMMENTA FABIO P.: Bravo Riccardo, andrebbero invertiti i budget. Più che mai oggi con la Natura che non perdona. Più Canadair e meno F35. Più forze armate europee e meno sovranità statuali. Più Europa e meno nazionalismi. 

.

.

Comments Closed

PICCOLA FARMACIA LETTERARIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Febbraio, 2019 @ 7:02 pm


Detto altrimenti: “curarsi” con i libri         (post 3511)

Trento, Trentino: finalmente è arrivata la neve, quella vera ed io … io mi son preso una bella influenza ragion per cui sono agli arresti domiciliari fra i miei libri, i miei post e qualche zapping TV. Acc …

Ed è proprio lo zapping che mi ha fatto conoscere un’iniziativa molto particolare e apprezzabile: Elena Molini (Firenze) ha aperto la “Piccola Farmacia Letteraria” (Via Rigoli, 7 r, quartiere Gavinana, FI), nella quale ogni libro in vendita ha il suo “bugiardino”: siete depressi? Nessun problema ecco il libro per voi! Siete in vena di ridere, volete distrarvi? Ecco un altro libro, e così via. Dice … ma non è una vera cura, non è una vera farmacia! E chi lo ha mai detto? La realtà è che gli acquirenti si aprono alla titolare, espongono le proprie necessità del momento, si instaura un rapporto umano, una comunicazione (termine che a me – giusto o sbagliato che sia – piace ricondurre al latino communis actio, azione comune), ci si apre all’Altro, si parla con l’Altro. Ecco, io credo che questo “aprirsi” sia già una prima “medicina” che inizia a portare i suoi benefici ancor prima della lettura del libro scelto.

Volete saperne di più? Trovate tutto in internet. Intanto io dico “grazie” a Elena anche perchè mi ha dato materia per questo mio post.

.

.

.

.

P.S.: in un mio viaggio a Udine ho trovato un altro tipo di “farmacia”: ma questa è un’altra storia!

.

.

.

.

Comments Closed