INCONTRI – 14) MERY MODENA, BICIGRILL DI NOMI (TN)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Marzo, 2012 @ 6:37 am

Bicigrill di Nomi (Tn): festina lente, dicevano gli antichi Romani, affrettati lentamente ...

 

 

Detto altrimenti: un utente del bicigrill osserva; Accoglienza, Cordialità ed Ospitalità Trentina, prima ancora che semplice ristorazione e assistenza tecnico-ciclistica, che pure non difettano!

Mery, l'animatrice del bicigrill

Mery, l'anima del bicigrill

Da due anni pensionato e dopo una parentesi di 20 anni (!) sono di nuovo ciclista. Mentre tanti anni fa, spinto dalla vigorìa giovanile, quasi snobbavo le piste ciclabili sia perché ve ne erano poche sia perchè  “non erano in salita”, oggi le apprezzo moltissimo anche se, dopo un po’ di allenamento, sono ben riuscito a rifare il Bondone da Aldeno. Ma di rifare il “giretto” Trento, Bosentino, Telve di Sopra e di Sotto, Passo del Manghen, Val Floriana, Trento (fatto anni fa con con l’amico Lino) non se ne parla nemmeno! Tanto meno quell’altro “giretto” che feci in Piemonte con l’amico Paolo: Cesana Torinese,  Monginevro, Lautaret, Galibier, Telegraf, Moncensio, Città di Susa, Cesana Torinese  … che dire? Viva la gioventù! L’anno scorso piuttosto, mi sono iscritto all’Associazione ciclistica UISP … insomma, ho ricominciato in modo più umano! E questo mio ritorno all’antico bene si sposa con una crescente cultura bicicloturistica del Paese in generale e della nostra Regione in particolare. Il che è un fatto molto positivo. Si veda, al riguardo, quanto è accaduto in Olanda, raccontato nel mio post del 28 febbraio 2012. Orbene, a forza di fare piacevolissime soste al Bicigrill di Nomi, di bermi un succo di frutta o un caffè sempre accompagnato dal sorriso della Mery, ho pensato di realizzare questo “Incontro”.       

 

Clienti? No ... ormai amici!

Mery, come è nata in voi l’idea di dedicarvi a questo tipo di attività?

Vi sono stata chiamata dopo un solo anno di gestione da parte della FIAB

Siete subentrati a precedenti gestori o avete operato ex novo? In altre parole, come si è creato ed evoluto l’ “avviamento”?

Praticamente è stata una gestione ex novo, avendo dovuto organizzare tutto

Quante persone vi lavorano?

Cinque, a rotazione, me compresa

Ciclabile Rovereto-Trento: dopo una sosta al Bicigrill di Nomi si pedala meglio ...

Una curiosità. Chi è il “capo” della vostra organizzazione?

Sono io stessa

Quali investimenti avete effettuato sulla struttura?

Il chiosco era vuoto … fai tu

Qual è la tipologia dei vostri clienti?

Di tutte le categorie: sportivi impegnati, pensionati, comitive di turisti stranieri e italiani, giovani …….

Ho notato che il vostro Bicigrill è frequentato anche da non ciclisti

Sai, essendo contiguo anche alla strada carrozzabile, abbiamo spesso famigliole, contadini, operai, motociclisti … insomma, è una struttura che svolge una funzione plurima

Ho notato che moltissimi vostri clienti sono diventati anche vostri amici, il che vi fa onore

Se l’avventore si trova bene, ritorna, e a forza di “ritornarci e ritrovarci” si diventa amici, anche se la parola è molto impegnativa. Tuttavia è indiscutibile che il rapporto che si instaura è quanto meno di reciproca disponibilità e simpatia

Bicigrill di Nomi: pedalata con amicizia e foto, tutto compreso!

Il ponte in costruzione: come cambierà la viabilità della pista ciclabile?

Se il bicigrill sarà “tagliato fuori” da un eventuale nuovo diverso percorso ciclabile, probabilmente molti ciclisti non vi si fermeranno più. No so se è prevista una sua ricollocazione in altro sito

Per evitare ai cicloturisti l’attuate pericoloso attraversamento del ponte automobilistico, invece di costruire un ponte che riporta i ciclisti dalla destra alla sinistra Adige, non sarebbe bastato, due km a monte, far proseguire la ciclabile sulla sinistra Adige anziché spostarla per questi stessi 2 km sulla destra del fiume, e invece spostare semplicemente il Bicigrill dalla destra alla sinistra Adige? In tal caso la spesa sarebbe stata assolutamente minore e i tempi di realizzazione brevissimi! Il tracciato della ciclabile a sinistra Adige esiste già, sarebbe bastata un’asfaltatina …

Di idee, parole e commenti ne abbiamo sentiti tanti. Certo che la soluzione cui accenni avrebbe potuto risolvere più rapidamente ed economicamente il problema. L’attraversamento del fiume da parte dei ciclisti locali non provenienti dalla ciclabile si sarebbe potuto ovviare con un paio di semplici raccordi ciclabili

Bicigrill di Nomi: IL PRIMO BICIGRILL IN ITALIA!

Non sono aggiornato: ho solo letto sul giornale che avreste problemi con la concessione e a mia volta ho scritto una lettera alla stampa locale per testimoniare l’ottima qualità del vostro servizio. Chiedo: in che termini esiste il problema?

Be’, abbiamo un contratto che si rinnova di vota in volta e non ci è stato disdettato. Tuttavia nel frattempo il Comune ha lanciato un bando di gara per la gestione della struttura (?) al quale noi non abbiamo ovviamente partecipato … staremo a vedere

Trentino-Sud Tirol in bicicletta

Grazie Mery. Come utente del bicigrill non posso nè voglio entrare nella questione dei vostri rapporti con i soggetti concedenti.  Ti auguro comunque che si tenga conto  dei vostri  risultati, e cioè l’ottima qualità del servizio e soprattutto i rapporti umani che avete saputo creare fra voi e la vostra utenza, la quale testimonia l’alta qualità della vostra “ACCOGLIENZA TRENTINA” dei turisti. Infatti già due volte, a me che conosco un po’ il tedesco, è capitato di ascoltare i commenti ammirati di ciclisti d’oltralpe sul rapporto amichevole che essi vedevano instaurato fra voi e i ciclisti “nostrani”, in un clima di accogliente familiarità. Che poi è ciò che maggiormente contraddistingue ogni migliore servizio turistico: la qualità dell’ospitalità trentina deve essere  prevalente rispetto ad una eventualmente superiore qualità del “servizio” in senso materiale. In altre parole, ho riscontrato che si predilige molto di più la qualità dei “modi dell’accoglienza” rispetto a quanto servito sul vassoio delle portate, il quale tuttavia, da voi, non è certo deficitario. 

Cliccate sulla foto! Ciclabile della Valle Aurina (Bz): un esempio da imitare!

Infine mi domando: il sistema delle ciclabili Trentine ha ormai valenza provinciale ed anzi deve crescere a DIMENSIONE REGIONALE, come elemento importante della attrattività turistica  trentina e sudtirolese. Non mi sembra conveniente quindi lasciare l’organizzazione delle singole tratte della rete ciclo-viaria e dei relativi servizi di supporto a ciascun Comune interessato per vari motivi: 1) occorre creare una immagine omogenea dell’Offerta Trentina, SUL VOSTRO STANDARD DI ACCOGLIENZA; 2) i ponti sono costruiti con denari della PAT;  3) in fase di crescita si decentra, in fase di recessione (quella attuale, purtroppo) si accentra; 4) occorre ricondurre le componenti della rete a sistema funzionale, non a semplice somma di addendi.

SISTEMA FUNZIONALE REGIONALE che ai sempre più numerosi cicloturisti che transitano sulle nostre ciclabili anche in folti gruppi e a più tappe gioraliere, ad esempio da Passo Resia al Garda Trentino, offra ciò che troppo spesso viene offerto da organizzazioni di fuori regione: la pianificazione del viaggio, il trasporto a monte con bus o funivia, il noleggio della bicicletta, l’accompagnamento, il trasporto bagagli, le prenotazioni alberghiere, l’assistenza medica e meccanica, depliant con le informazioni turistiche, etc.. E se deve e può essere solo un SISTEMA REGIONALE, per il Trentino la materia deve e può essere gestita solo dalla Provincia.

 

 

 

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BOCCADASSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2012 @ 7:00 am

Detto altrimenti: intermezzo di poesia che sa di focaccia genovese

Alla TV è ripresa la serie del Commissario Montalbano, la cui eterna fidanzata Livia abita a Boccadasse. Bucca d’ase, bocca d’asino … E’ una piccola baietta che forma un’ansa somigliante alla “bocca spalancata di un asino” , antico borgo di pescatori ormai completamente inglobato  dentro  la città di Genova, il quale ha però mantenuto le caratteristiche architettoniche originali di fine ‘800. Ci si arriva facilmente a piedi scendendo per una creuxa (stradicciola pedonale) dalla paseggiata del Corso Italia, là dove questa finisce, verso est, “chiusa” dalla Chiesetta del Borgo, adornata di ex voto di marinai scampati al naufragio: quadri, fotografie, modellini di velieri …

Ecco come l’ha vista, ben tredici anni fa, mio figlio Edoardo, oggi trentenne:

           “Boccadasse”

Degli anziani pescatori e di reti più ruvide,
appress’al varco uman
de l’abisso,
sottile serba l’eco antica

Boccadasse, e quell’innomato odor
d’anni votati alla pira.
Ti vidi in grazia di neve,
nell’abito scomodo pei tetti tuoi sorpresi.
Ti vidi quando i sassi balzellavo
sul blu che t’appaga.
E ti vedo adesso, anfiteatro sul tardo mover
de’ gozzi,
ti vedo.
Son l’alieno.
son io il mondo che,
pria del tempo,
pur fu.
Al freddo bagno di luce,
seguo l’onde a macchia fuggir
via via più scure;

d’intorno, piangono secche sorti
quei legni traditi, or di raminghi felini
un soppalco.
Nel volger le spalle
al caro fraseggio de l’acque
saluto il guscio d’origine,
ma ‘l ligure mar a sua grand’arte
queta dei ciottoli gli spigoli,
e ‘l mio passo fa mesto.

Ed ecco come l’ho vista io, qualche anno fa

“Boccadasse”

A fine settembre alle sei di mattina è ancora buio. Non siamo in molti con cane e guinzaglio in Corso Italia. D’altra parte Ilios, un bel dalmata di tre anni dal carattere dolcissimo, aveva ormai iniziato a passeggiare discretamente per il corridoio sino alla porta di casa, facendo tintinnare la sua medaglietta in modo inequivocabile…  

... ci affacciamo ...

Dal muretto della piazzola dietro la chiesa parrocchiale ci affacciamo sul porticciolo di Boccadasse. Il mare è calmo. Una leggera brezza di terra lo scurisce d’un ammaliante blu notte. Al largo qualche lucina brilla sulla propria barca, al pari delle ultime stelle non ancora cancellate dall’alba. Il profilo del Monte Fasce, la curva della costa da Quarto a Camogli e, di fronte, il Promontorio di Portofino gli fanno da cornice.   Abbassiamo lo sguardo ed in silenzio osserviamo i movimenti a loro volta silenti, quasi sacri e rituali di alcuni vecchi pescatori, pescatori vecchi. Uno o due di essi, a turno, afferrano il proprio gozzo, lo trascinano sullo scalo, ne legano una estremità alla carrucola ancorata al muretto e quindi, lascando la cima, con una spinta lo fanno scivolare in acqua. Infine, pongono a lato il carrellino, che resterà a testimoniare che una barca è uscita in mare. Tutto ha una sua funzione. Il gozzo si

... non hanno fretta ...

adagia sull’acqua, accomodandosi con un lieve rollìo, soddisfatto al pari di una signora che finalmente abbia trovato sul tram un posto libero dove sedersi. Gli scogli sono vicini, ma i pescatori hanno stipulato un accordo con quel poco di mare di cui dispongono: loro lo amano e lo rispettano, ed egli frena gli scafi e li protegge dagli urti. Alcuni procedono a remi. Dopo averli fissati sugli scalmi remano eretti, volto in avanti, appoggiandosi su di essi come gondolieri veneziani. Non hanno fretta, ma non sprecano tempo in movimenti inutili. Infatti in pochi minuti il gozzo è al largo, intento ad assecondare l’andamento delle onde, a recuperare reti, nasse, palamiti, o a calare bollentini. Altri sono dotati di motore. Vecchi diesel entrobordo, che stentano un po’ a mettersi in moto ed all’inizio scoppiettano lanciando anelli di fumo rotondi e regolari, come se anch’essi fumassero il toscano o la pipa al pari dei loro armatori. E se alcuni escono, altri rientrano, accompagnati dal volo dei gabbiani e dagli sguardi attenti dei gatti.

Genova: Corso Italia verso Boccadasse. Sullo sfondo Portofino

Più in alto, in Corso Italia, il traffico cittadino si è già risvegliato ma sulla spiaggia non se ne avverte il rumore. Qui il tempo si è veramente fermato: per il grande silenzio, per gli spazi ristretti e preziosi, per l’architettura delle casette marinare dai colori a pastello e soprattutto per i gesti e la vita di questa umanità sopravvissuta al progresso, fatta di pescatori, di vecchiette sedute sull’uscio di casa, e perché no, anche di gatti interessati all’andamento del tempo e della pesca, marinai e pescatori anch’essi.

Sono parte di questo incantesimo. Mi accosto alle barche, le guardo come se mi aspettassi una loro parola, un cenno di saluto. Mi avvicino ai pescatori. Non parlo. Li osservo, grato che accettino la mia presenza, che non si chiedano che cosa voglio. Ascolto il loro dialetto, che tanti anni fa era anche il mio; mi godo la musica di quelle poche parole, delle cose semplici che raccontano. Nelle voci, nei gesti, negli sguardi credo di potere cogliere tutta la loro vita. Ed invece come posso sapere quanto hanno vissuto, gioito, sofferto, pescato, amato, sperato, navigato?

La focaccia genovese

La luce aumenta. E con lei arriva il profumo della focaccia appena sfornata. Ne compero un pezzo, avvolto nella carta da pane, e lo mangio con gusto, bevendoci sopra il sapore del mare. Risalgo la scaletta. Entro nella chiesa, adorna di modelli di velieri sospesi fra le colonne, e prego. Cara Boccadasse, cari amici, tornerò a trovarvi, la prossima volta dal mare, a vela, all’alba, con il mio Fun, lo prometto.

 

 

E dopo il “cane di mare” in nostro caro dalmata Ilios, ecco il “gatto di mare”, troneggiante su un gozzo a Boccadasse:

Di chi è questo "gozzo"?

Gatto di mare

Non insegui il Tempo

e grato

il Tempo

non ti rincorre.

Immobile sulla tela di un gozzo

assapori l’amico profumo di pesce

il caldo insperato del sole invernale

e mi osservi

Lo stesso colore blu dei pantaloni sbiancati dal salino ...

Lo stesso colore blu dei pantaloni del mio pescatore, sbiancato dal salino ...

col nobile sguardo

del marinaio antico

al quale ogni giorno tu presti la barca.

Voglio indossare

pantaloni di tela

colore del mare profondo

sfumati di bianco salino

sedere in silenzio al tuo fianco

su questo gradino 

Cianìn cianìn, sans'asbriu ... piano piano, senz' abbrivio ...

dal bordo ormai liso e rotondo

per non disturbare

segreti

ricordi

speranze

e tesori

dei gatti del posto 

e dei pescatori.

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INCONTRI – 13) EDOARDO PELLEGRINI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2012 @ 6:00 am

Detto altrimenti: Nonesi e Solandri … e Genovesi …  libera nos Domine!

Edoardo al Bicigrill di Nomi (TN) lungo la ciclabile dell'Adige: 22 marzo 2012, prima uscita della stagione, da Trento al Passo San Giovanni, poco prima di Nago e ritorno: 86 km!!

Edoardo (noneso!) ed io (genovese!) ci siamo “incontrati” in un Forum internet riservato ai ciclisti. Già, perchè Edoardo ed io siamo due ciclisti. E poi si chiama come mio figlio, ragion per cui quando, parlando con mia moglie, nomino “Edoardo”, se mi voglio riferire a lui punto il dito verso alto (per riferirmi al “nordista”) e mi moglie capisce. Altrimenti se non aggiungo alcun gesto, è inteso che mi sto riferendo a mio figlio, ormai “suddista” bolognese da anni. E poi Edoardo abita a Cavareno, in Val di Non, valle nota per la parsimonia dei suoi abitanti, dove io, giovane genovese andavo in ferie (e dove sennò?) … quando si dice le combinazioni … La cosa è avvenuta durante la fine della passata stagione ciclistica, quindi non abbiamo ancora potuto pedalare insieme, ma per questa primavera estate abbiamo grandi progetti. Incontrandoci, ho scoperto di trovarmi di fronte ad un “collega” pensionato, che però è “Maestro nell’arte di lavorare il legno.

Edoardo, so che eri disegnatore tecnico, ma poi hai finito la tua carriera lavorativa con un’altra mansione                                                                                                                                                                        Si, i miei primi 18 anni di lavoro li ho passati davanti al tavolo da disegno, prima in due aziende metalmeccaniche di Brescia e poi all’IVECO DVD di Bolzano. Alla fine del 1988  ho deciso di cambiare genere di lavoro, allettato da una proposta fattami da un’azienda locale e dall’idea di poter così ritornare ad abitare a casa mia, abbandonando definitivamente la vita cittadina alla quale sono sempre stato poco avvezzo e che mi impediva soprattutto di praticare i miei hobby preferiti.

Art.. "3LC", Lampada in Legno a Luce Calda (brev. E.P.)

Da quando sei in pensione, hai potuto dedicarti maggiormente ai tuoi hobby ed alla tua bici. Parliamo un po’ del tuo laboratorio di falegnameria, che tu descrivi come dilettantistico, ma che a me sembra molto di più. Quando hai cominciato ad essere un “Maestro” del legno?
Devi sapere che quando comprai la casa, il luogo ove ora c’è il mio laboratorio era un fienile. Dovendo ristrutturarla è stato per me una necessità imparare a fare il più possibile da solo. Per i lavori di muratura me la son sempre cavata bene, mio padre aveva una piccola impresa edile per cui i rudimenti del mestiere avevo fatto in tempo ad impararli ma il resto, in particolare i lavori di falegnameria, sono venuti in seguito, quando è stato necessario arredare la casa. Il laboratorio è sempre stato il centro della mia attività ma soltanto nei primi anni 2000, quando ero vicino alla pensione, ha assunto la configurazione attuale, maggiormente orientata ai lavori di falegnameria. Tutto quello che si vede in foto e quindi le opere di muratura, pavimento, porte e finestre, impianti, banchi di lavoro, cassettiere, pensili ed anche molti attrezzi, li ho costruiti con le mie mani, in un lasso di tempo piuttosto lungo. Il macchinario pesante e molti elettroutensili che costituiscono la ricca dotazione del mio laboratorio, li ho potuti acquistare solo recentemente, impegnando una parte della mia liquidazione. Non credo di essere un maestro del legno, ho iniziato troppo tardi ad interessarmi di falegnameria ed anche se posso vantare qualche bella realizzazione, mi considero un appassionato più che un maestro e credo di avere ancora molte cose da imparare.

Quante ore al giorni vi dedichi?
Tantissime, specie nel periodo invernale. Il mio laboratorio è così accogliente e ben riscaldato che ci sto volentieri, dalla mattina alla sera e talvolta, quando sono particolarmente impegnato, anche fino ad ore tarde. Con la bella stagione le cose cambiano e prevale di gran lunga il tempo dedicato alle uscite in bicicletta ed alle passeggiate.

Fra le tu realizzazioni, di quali sei maggiormente fiero?
La realizzazione di cui vado maggiormente fiero è senz’altro lo stesso mio laboratorio. Ho progettato e costruito personalmente tutto l’arredamento e parte dell’attrezzatura di lavoro. A parte questo vado molto fiero della costruzione del tavolo a tre piedi che si vede in foto. Il progetto è di un amico di Rovereto, che ha concepito l’idea originale dell’opera, ovvero quella di poter incastrare fra loro le tre gambe, mediante una manovra molto particolare. Il tavolo è piuttosto grande ed attorno al piano di cristallo temperato possono trovare comodamente posto nove commensali. La particolarità del tavolo è che le tre gambe sono smontabili e possono essere assemblate solamente con una manovra combinata. Se sei interessato è possibile vedere

l’operazione ai seguenti link:

http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=KQ1YifNN7IA&feature=endscreen

Art. “TAA”, Tavolo ad Agganciamento Automatico

La mia realizzazione  è stata oggetto di pubblicazione sul N. 33 (Settembre 2011) della rivista Legnolab della quale sono un collaboratore saltuario.

Non hai pensato di “allevare” qualche giovane a questa tua arte? In un periodo di crisi del lavoro, sapere fare quello che sai fare tu è una risorsa importante.
Potrei farlo ma non avendo figli a cui dedicare il mio tempo non saprei bene verso quale persona indirizzarmi. Mi pare infatti che le attività manuali, almeno come le concepisco io, siano assai poco attrattive per la massima parte dei giovani d’oggi.

Non credi che la Provincia potrebbe fare un censimento degli “artigiani dilettanti”, Maestri nel loro genere, per organizzare il passaggio generazionale di una importantissima cultura locale? Sai, io n conosco uno ad Arco, Maestro nel ferro e nell’acciaio. Quando smetterà di lavorare, il suo prezioso know how rischia di andare perso.

Macchinari

Sì, credo che sarebbe interessante e soprattutto sorprendente scoprire che c’è un mondo sotterraneo fatto di persone come me e che, in spazi talvolta molto angusti e scomodi, praticano ancora attività che si ritenevano scomparse da tempo o in via di estinzione, con grande passione e dedizione. Credo soprattutto che per evitare la scomparsa di preziosi know-how, dobbiamo imparare a condividere le nostre capacità con altri appassionati. Da questo punto di vista, pur conservando ancora numerosi tesori di conoscenza e di manualità, abbiamo molto da imparare dal mondo anglosassone, dove tali esperienze sono maggiormente condivise e quindi conservate e tramandate nel tempo. A questo proposito sono convinto che il web rappresenta una grande opportunità, almeno per quelli, sempre più numerosi, che hanno una sufficiente familiarità con quell’ambiente.

I due sposini, Edoardo e Pia

Veniamo alla tua famiglia. Merita il giusto spazio l’occasione in cui hai conosciuto tua moglie. Ci siamo conosciuti in pizzeria, a Cavareno. Lei era appena tornata dal Cile, dopo 33 anni di permanenza in quel paese e faceva la cameriera nel locale, di proprietà della zia. E’ stato il classico colpo di fulmine, ci siamo sposati nel 1985, pochi mesi dopo il suo rientro in Italia ma per conoscere quel lontano paese abbiamo dovuto aspettare una decina d’anni, a causa dei lavori di ristrutturazione della casa, che hanno assorbito tutte le nostre risorse economiche. Il Cile è un bellissimo paese, ricco di risorse minerarie, agricole e naturali ed il turismo, che pure meriterebbe tantissimo per la grande ospitalità dei cileni e la bellezza del paesaggio, è ancora assai poco sviluppato. Un vero paradiso nel quale meditiamo da tempo di ritornare.

Sui Laghi del Passo Resia, in cima alla val Venosta (Bz)

E veniamo alla bicicletta. Da quando hai cominciato?
Piuttosto tardi, ero un motociclista convinto ma nel 1988 comprai la mia prima MTB con la quale iniziai a praticare moderatamente finchè non andai in pensione, nel 2008. Da allora il mio impegno è cresciuto costantemente, come il numero dei chilometri percorsi durante la stagione. L’anno scorso, come tu ben sai, ho raggiunto il record di percorrenza, 3500 Km,  ma quest’anno vorrei andare ancora oltre, diversificando maggiormente le uscite e puntando più alla qualità che alla quantità.

Verso Cortina d'Ampezzo

Preferisci la bici da corsa o quella da montagna?
Sicuramente la bici da montagna, anzi, quella da corsa non l’ho ancora provata, mi intimidisce la posizione raccolta che bisogna tenere ed inoltre, l’idea di poggiare per terra con due sottilissimi tubolari mi fa sentire assai poco sicuro, per cui preferisco di gran lunga la MTB, con le sue belle gomme scolpite, gli ammortizzatori motociclistici ed i freni potenti.

Qual è lo standard delle tue uscite?
Mi piace fare lunghe galoppate, specie su percorsi vari ma che non mi impegnino fisicamente allo spasimo, con percorsi troppo accidentati e salite troppo dure.
Mi piace godere il panorama, fermarmi nei posti più belli per scattare qualche fotografia, da condividere poi con gli amici. Non amo l’agonismo sfrenato e le gare, anzi, l’unica che faccio è con me stesso, per misurare i miei limiti e le mie capacità.

Da quel poco che ti conosco, tu non vai in bici con la testa ripiegata sul manubrio; ti fermi, guardi, osservi, fotografi, conosci. Raccontaci un tuo viaggio particolarmente istruttivo
Penso che il viaggio più bello lo debba ancora fare, magari una lunga galoppata a tappe sulle ciclabili dell’Austria (la faremo insieme! N.d.r.). Della scorsa stagione ho bei ricordi del viaggio andata ritorno da Tell, in val Venosta, fino a passo Resia. 158 Km in una sola giornata, che ricorderò sempre. Poi è stato molto bello andare in val Passiria, a Bressanone, Vipiteno, sulla ciclabile delle Dolomiti verso Cortina,  sulla ciclabile della vecchia ferrovia della val di Fiemme e in val di Pejo.

Cavareno: casa, garage, laboratorio ... Spazio! E, dentro, tutto in legno! Solo chi ha vissuto nelle grandi città può apprezzare veramente tutto ciò!

Quando ci siamo incontrati a casa tua la prima volta, a Cavareno, mi avevi ben avvertito che avrei trovato cambiato il paese rispetto a “sti anni”. E’ vero: ho notato i bellissimi platani della piazza in meno, ed una grande stalla a ridosso del Paese, in più. Tutto ciò a mio avviso non aiuta il turismo. Tuttavia sono certo che tu intendevi riferirti anche e soprattutto a ciò che è stato fatto di meglio, come ad esempio, con l’avvio della costruzione di una bella pista ciclabile. Parlacene un po’.
Tocchi un tasto dolente. Cavareno è molto cambiato, da quando ci venivi tu con la famiglia. Quello che mi sorprende di più è dover constatare il progressivo degrado del centro storico e dell’aspetto generale del paese, viabilità in particolare. Situazioni indecorose, come la fatiscente stalla che sta fra Cavareno e Sarnonico sono nocive all’immagine del paese e assai poco adatte a rappresentare l’agricoltura di montagna. La pista ciclabile giunge in alta valle con grave ritardo rispetto alle altre valli trentine, in particolare alla Val di

La ciclabile dell'Alta Val di Non

Sole, che ha una bellissima pista ciclabile da quasi vent’anni. La costruzione della pista ciclabile prosegue, come ti ho già detto, con molta lentezza ed anche se è stato aperto al traffico qualche spezzone di pista fra Romeno e Fondo, fra Cavareno e Ronzone, Malosco Amblar e Salter, mancano alcuni punti di raccordo che consentano di percorrere la ciclabile interamente, senza necessità di muoversi su strade trafficate. Proprio ieri ho fatto un piccolo sopralluogo in località “La Piena”, fra Cavareno e Romeno, dove i lavori di raccordo fra il tratto di ciclabile proveniente da Cavareno e quello verso Romeno, procedono a rilento. Lo stesso dicasi per il ponte in costruzione lungo la statale, prima dell’abitato di Romeno e per il tratto successivo, quello che condurrà fino a Malgolo. Speriamo bene, abbiamo già perso molto tempo e con tutti questi lavori ancora da completare, chissà quando sarà possibile percorrerla per intero.

Per chiudere, un gossip”. So che Licia Colò possiede una casa sul dosso a fianco della ciclabile. Quando la vedi, salutala da parte mia, sono un suo grande ammiratore, la apprezzo molto come conduttrice televisiva e anche ….come donna! (Mia moglie è informata …)

Licia Colò

Licia Colò? Non ho ancora avuto occasione di incontrarla, so che ha una bella casa vicino al Golf Dolomiti e che ogni tanto viene in Val di Non per riposarsi. Ho letto della sua recente intervista pubblicata su l’Adige (10 marzo 2012, pag. 49, n.d.r.) e condivido le sue opinioni circa le potenzialità turistiche ed ambientali dell’Alta Valle di Non, in gran parte ancora inespresse. Come lei, mi auguro innanzitutto che le praterie fra Fondo e Romeno possano rimanere intatte e che la coltivazione della mela rimanga confinata negli ampi spazi della valle che sono stati ad essa destinati. La coltivazione intensiva delle mele, con il largo uso di pesticidi che viene fatto, in media 90 Kg per ettaro secondo fonti della Fondazione Mach, rappresenta un pericolo per le rimanenti praterie e i boschi dell’alta valle e mi auguro che l’espansione continua delle coltivazioni, che hanno già stravolto buona parte delle praterie nella parte bassa di Fondo e Romeno, venga fermata, prima che sia troppo tardi.
Sai Riccardo, io faccio parte dell’Associazione Alta Val di Non Futuro Sostenibile, che si prefigge di tutelare il paesaggio, le qualità naturalistiche e la biodiversità dell’Alta Val di Non, in modo particolare le praterie che la caratterizzano.
http://www.altavaldinon-futurosostenibile.it/home/chi-siamo.html

CLICCATE SULLA FOTO PER INGRANDIRLA!

Grazie Edoardo, sei una persona dai molti contenuti. I lettori del blog ti apprezzeranno.

P.S.: Ciclabili, terreno sottratto ai contadini? Guardate un po’ come hanno risolto il problema in Valle Aurina (Bz),  da Brunico a Campo Tures:

 

 

 

 

 

 

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21 marzo – Giornata mondiale della poesia

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Marzo, 2012 @ 7:00 am

Detto altrimenti: dal musical Cats, tutti la canticchiamo, ma le parole … le conosciamo?

 Memory

Cats

Midnight, not a sound from the pavement
has the moon lost her memory
she is smiling alone
in the lamplight the withered leaves collect at my feet
and the wind begins to moan.

Memory. All alone in the moonlight
I can smile at the old days
I was beautiful then.
I remember the time I knew what happiness was.
Let the memory live again.

Every street lamp seems to beat a fatalistic warning
someone mutters, and the street lamp gutters
and soon it will be morning.

Daylight. You must wait for the sunrise
you must think of a new life
and you mustn’t give in.
When the dawn comes tonight will be a memory too
and a new day will begin.

Aurora

Burnt out ends of smokey days
the stale cold smells of morning
a street lamp dies, another night is over
another day is dawing.

Touch me, it’s so easy to leave me
all alone with the memory
of my days in the sun.
If you touch me, you’ll understand what happiness is:
look, a new day has began.

Anonymous

Ed ora, la mia libera traduzione (ricordando  Dorian)

Dorian ... ascoltando "Cats" ...

Ricordi

Mezzanotte.
Il marciapiede suona il silenzio.
Siorride la Luna smemorata e solitaria
e raduna ai miei piedi
foglie secche,
lampioni di luce,
sussurri di vento.

Memorie.
Solo,
al chiaro di luna,
ricordo
sorrido

I semafori della notte

rivivo
bellezza felice d’un tempo.

Semafori
artifici di lampi
minacciosi ruggiti
lacrimano
gocce di luce alla strada.
Ma presto sarà di nuovo mattino.

Alba

Il sole d’Aurora
anima nuova sfida di vita.
All’alba di nuovo giorno nascente
la notte è solo ricordo.

Si spengono fumi di giorni bruciati.
Il freddo d’allora profuma di nuovo mattino.
Nascente albeggiare
uccide le luci
di una notte sconfitta.

Abbracciami.
Non lasciarmi compagno soltanto ai ricordi di giorni di sole.
Abbracciami
felice del tuo giorno nuovo.

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20 MARZO 2012 – FESTA DELLA DONNA – 3° PUNTATA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Marzo, 2012 @ 5:32 pm

Detto altrimenti: nel mio post del 9 marzo (2° puntata) vi avevo detto che sarei tornato all’Alpe Lusia per cercare quella maestra che fa la stagione in rifugio come cameriera. Oggi ci sono tornato.

Dal centro a destra: la Vezzana, il ghiacciao del Travignolo, la Nord del Cimon de la Pala e il suo famoso "spigolo" con la parere ovet

Alpe Lusia. Un’ora e venti da Trento. Da Moena si sale ancora qualche chilometro. Poi, dietro una curva, l’impianto. Siamo su un fondovalle un po’ chiuso, che, proseguendo, conduce al passo San Pellegrino. Nulla lascia presagire il paesaggio che vi illumina il respiro e la mente, una volta arrivati in cima alla funivia. Infatti, alla stazione d’arrivo, dietro di voi qualche guglia dolomitica, ma davanti … davanti lo Splendore della Pale di San Martino! La Cima Vezzana, la Cima Rosetta, il Cusiglio, il Dente del Cimone, le Due Beppine, il Campanile Pradidali e fra tutte, la bellissima guglia del Cimon de la Pala! Solo per citare alcune cime. Combinazione: sono quelle che ho scalato da giovane, talvolta in solitaria (ero aiuto istruttore sezionale del CAI- Sezione Ligure, Genova) , talvolta in cordata ma sempre con gli “schizzi” (disegni molto più utili di qualsiasi guida!) del compianto Micel Gadenz, gestore del “Rosetta” e Capo del Soccorso Alpino. Anni 1967-1968 … ah .. la gioventù …!
Arrivo alle 08,15. La neve è ottima nonostante la stagione sia calda. Mi sfogo sulla pista nera e sulla

Lusia Berghutte

Mediolanum (rossa). Un paio di giri anche dal lato di Belamonte. Indi alle 14.00 vado al Rifugio Lusia, in cerca della maestrina e a magnar qualcosa da galantom …
Mi presento al proprietario, mi spiego … spiego cosa mi ha colpito della sua dipendente … da sposare, aggiungo, chi ne ha l’età, ovviamente, non certo io che sposato, e felicemente, con Maria Teresa, lo sono già da 41 anni e per di più sono anche un giovanissimo nonno, da 17 mesi, della mia splendida nipotina Sara!. Sì, Marcella c’è, ora arriva. Domani non l’avrebbe trovata … è il suo giorno libero e va a sciare con la tavola …. Intanto, cosa mangia?
Il Lusia Berghutte è un posto familiare. Niente self service. Tu scegli, paghi

Marcella

e ti servono al tavolo. Locali di dimensioni umane. Non ci si sente polli di batteria, ma clienti, alla seconda volta si è quasi amici … il caffè glielo offro io, dice il proprietario… grazie!.
Sono al tavolo, dopo poco arriva Marcella con la mia pastasciutta. Accenno … ah .. è lei … credevo che il padrone mi avesse fatto uno scherzo … me ne fa spesso, sa … No, è tutto vero, dico io. Si, sono autorizzato a scrivere qui il suo nome: Marcella Pedriali di Ferrara. Una foto? Perché no? Ma … sto lavorando … non sono sistemata bene … ah .. le donne ….Non importa, lei verrà benissimo: viva la gioventù! Ma, prosegue, come posso sdebitarmi? Già fatto, dico io, con il sorriso con il quale si rivolge a tutti i clienti, e quindi con il quale si è rivolta anche a me…
Dal tavolo viocino una famigliola si gira, incuriosita. Spiego tutto l’ambaradan anche a loro, a scanso di equivoci …sorridono … genitore e due bimbetti …
Vi chiederete: perché Marcella merita questo particolare post? Andate a leggere quello del 9 marzo scorso, diamine …

E con ciò, per quest’anno, ho adempiuto al dovere-piacere di festeggiare le Donne (Dominae, in latino). In particolare, Marcella, sai una cosa? Ho approfittato di questo mio terzo post sull’argomento, per ri – festeggiare anche la “filiera delle mie Donne”: la bisnonna Emma,  mia moglie Maria Teresa, mia figlia Valentina e la mia nipotina Sara. Quindi, grazie anche per questo! Viva le Donne!  Sara?  … 17 mesi … ancora 3 anni e poi … via .. con il nonno … all’Alpe  Lusia!

Cliccate sulla foto!

Ago 1975: il mio amico Alfredo, alla sua prima scalata (!) sulla vetta del Cimon della Pala

Ed ora qualche documento “storico”: un foglietto con il timmbro del Bivacco Fiamme Gialle al

Cimon de la Pala, firmato da Michele Micel Gadenz e Gianni Barbetta, una foto in bianco e nero davanti al Rosetta.  Infine, il sottoscritto,  sulla vetta del Cimon de la Pala, con sullo sfondo S. Martino di Castrozza, 1.500 metri più in basso! Siamo nell’agosto 1968. Sul Cimon ci sono stato tre volte: in cordata con Luciano Righetti; in arrampicata in solitaria;  con un amicio assolutamemnte neofita della scalata: Alfredo Fanara.

 

da sinistra: Micel, io e due cameriere del Rosetta

Da sinistra: Micel, io e due cameriere del "Rosetta" (1968)

Avevo 24 anni! (S. Martino di Castrozza, giù in basso 1.500 metri)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da sinistra: Gianni Barbetta e il sottoscritto ... di 'sti anni: la neve anca in estate!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INCONTRI – 12) RUGGERO POLITO, PRESIDENTE EMERITO DEL TRIBUNALE DI ROVERETO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Marzo, 2012 @ 8:12 am

Oggi, due anni esatti dopo l’intervista del 18 marzo 2012, oggi … 18 marzo 2014… pochi minuti fa … dopo una breve, incurabile malattia, se ne è  andata una delle Persone migliori che io abbia mai conosciuto … l’amico Ruggero

(nel testo e in calce trovate i commenti del 2012 e quelli attuali del 2014 – Intervenite anche sul post di Mirna su www.trentoblog.it/mirnamoretti)

EDIZIONE SPECIALE: IL MIO CENTESIMO POST (18 marzo 2012)

DEDICATO AD UNA PERSONA SPECIALE

Detto altrimenti: “Dagli Appennini (della Campania) alle Bande”, alle nosse bande, a Riva del Garda. Un giovanotto di 79 anni ha superato l’esame di violino per il passaggio al nono anno di corso presso il Conservatorio Bonporti di Riva del Garda. E non si tratta di un ripetente incallito!

Da pochi giorni, un carissimo amico, Ruggero, ha conseguito questo importante risultato. Direte: vabbè, ce ne sono tanti che poi anche si diplomano al Conservatorio! Eh no, non è la stessa cosa! State un po’ a sentire, anzi, a leggere questa intervista:

Parlaci di te, Ruggero

San Mango Piemonte

Sono nato a San Mango Piemonte (SA) il 23 giugno 1933, frequentando poi le medie e il liceo classico a Nola, dove conseguivo la Maturità  nel 1952. Mi iscrivevo quindi a Napoli alla Facoltà  di Giurisprudenza, frequentandola per un anno, ma avendo per la  necessità  di … guadagnarmi la pagnotta, nel 1953 affrontavo e superavo il concorso per funzionario di Cancelleria, venendo destinato come Cancelliere al Tribunale di Rovereto, dove prendevo servizio il 9 settembre 1954. Coniugando studio e lavoro, dopo il servizio di leva come Sottotenente al Reggimento Montebello di Cavalleria Corazzata in quel di Roma, conseguivo la laurea in giurisprudenza presso l’Università  di Ferrara il 27 giugno 1961. Continuavo quindi i miei studi, facendo pratica notarile e forense e nel contempo iniziando la preparazione al concorso in Magistratura. Nel frattempo fui nominato Cancelliere Dirigente della Pretura di Egna (BZ), ove approdai nel settembre del 1962.

Maria Grazia e Ruggero

A Egna conobbi Maria Grazia, con la quale convolai a nozze il 1° maggio del 1965. Alla data del mio matrimonio, avevo nel frattempo vinto il concorso in Magistratura e come prima sede di tirocinio fui destinato prima a Venezia e poi a Bolzano. Al termine del tirocinio, venni destinato come Giudice alla Pretura di Montagnana (Padova). Su mia domanda, nel 1968 venivo trasferito come Pretore a Riva del Garda, divenuta la mia residenza definitiva e dove tuttora vivo. Lo sviluppo della mia carriera di Magistrato mi ha visto prima come Consigliere Pretore Dirigente di Rovereto e da ultimo come Presidente del Tribunale della stessa citt  fino al 30 aprile 2008, data del mio pensionamento, a settantacinque anni,  dopo cinquantaquattro anni di servizio effettivo nell’ambito della Giustizia.

I tuoi primi contatti con la musica?

Avevo appena otto anni e frequentavo la terza elementare a Torre Orsaia, un piccolo ameno paesino di tremila abitanti nel Cilento. In casa avevamo un pianoforte e d’istinto provai a riprodurre sulla tastiera qualche motivo in voga in quegli anni. Ricordo che il mio primo cimento fu Lilì Marlen, canzone molto in voga negli anni della guerra. Mi accorsi che, se sbagliavo una nota, ero in grado di correggerla ad orecchio. E così prima con qualche dito, poi con la mano destra, in poco tempo riuscii a riprodurre tutto ciò che conoscevo come motivo melodico. Sempre da autodidatta, decisi di impegnarmi ad usare anche la mano sinistra per gli accordi e così, dopo aver scoperto, di tentativo in tentativo, che l’insieme di tre note (triade) formava un accordo, riuscii pian pianino ad integrare la melodia della mano destra con l’accompagnamento realizzato con la sinistra. I risultati che ottenevo mi entusiasmarono a tal punto che quasi tutti i giorni ero sul pianoforte per esercitarmi, arrivando a comprendere in modo empirico e guidato dal solo orecchio tutta una serie di accordi, che ricercavo e memorizzavo di volta in volta, realizzando uno schema pratico ma efficace, che mi consentiva di suonare il piano senza conoscere la musica. Ma, stranamente, malgrado avessi acquisito una buona disinvoltura a suonare il pianoforte a orecchio, le mie continue insistenze presso i miei genitori erano volte a voler studiare il violino, strumento che non avevo mai visto ma il cui suono mi affascinava. Dovetti però attendere che mio padre, Maresciallo dei Carabinieri, ottenesse il trasferimento come Comandante alla Stazione di Nola, cittadina campana di quarantamila abitanti, per poter iniziare solo nel 1947 lo studio del violino con un maestro privato, non essendoci in Nola alcuna scuola o altra istituzione musicale. Quando nel 1954 approdai a Rovereto, come Cancelliere, ebbi modo di entrare subito in contatto con gli ambienti musicali della Città  della Quercia e quindi ebbi l’opportunità  di riprendere lo studio del violino sotto la guida del compianto amico Prof. Mario Proffer. Inoltre iniziai le mie prime esperienze di componente di gruppi musicali, che venivano continuamente organizzati a Rovereto, grazie alle iniziative del Prof. Franco Melotti, umanista e musicista, del compianto M° Padre Tonetti, Insigne Compositore e Musicista, dell’amico M° Renato Chiesa, Musicologo e Umanista, ed altri ancora. Dal 1962 al 1968, gli impegni dell’intenso studio per il concorso in Magistratura unitamente a quelli del lavoro, mi tennero lontano dall’attività  musicale, fino a quando nel 1969 venivo eletto Presidente dell’ Associazione Amici della Musica a di Riva del Garda, carica che ricopro tuttora e che, anche se divenuta gravosa, riesco a svolgere dignitosamente e con discreti risultati, grazie alla preziosa collaborazione degli Amici del Consiglio Direttivo, prima fra tutte la tua, Riccardo, senza il cui contributo non si riuscirebbe ad andare avanti (non è vero, sono solo il tuo tesoriere, sei tu il motore di tutto! N.d.r.).

          Esercizi al violino

Il rientro in Trentino nel 1968 e la Presidenza dell’Associazione Amici della Musica mi riproiettarono esponenzialmente nell’ambiente della cultura musicale, offrendomi l’opportunità  di conoscere e frequentare musicisti di alto livello, quali il M° Dionisi, Il M° Riccardo Giavina, il M° Dardo, Il M° Deflorian, l’indimenticabile Prof.ssa Margit Spirk insigne violinista e docente emerita al Conservatorio di Trento, che negli anni 1975 e seguenti è stata la mia insegnante privata e che, in due anni di studio, mi portò al conseguimento del V° corso di violino come privatista. Nel 1985, grazie all’iniziativa veramente meritoria del M° Giorgio Ulivieri, entrai a far parte come violinista nella Camerata Musicale Città di Arco,da lui fondata e diretta, tuttora operativa e nella quale continuo a suonare.

    25 ottobre 2009: duo di violini             Ulivieri-Polito

Nel 1987 fui vittima di un gravissimo incidente stradale, che mi costrinse per sei mesi in ospedale e per circa tre anni mi impedì di suonare sia il violino che il pianoforte. Nel 1990 ripresi lentamente a suonare e dopo circa sei mesi riconquistai le mie anteriori capacità  strumentali. Nel settembre del 2005, sfortunatamente, rimasi vittima di secondo grave investimento, che mi obbligò in ospedale altri sei mesi di lunga convalescenza. Ripreso il lavoro in Tribunale (dove mi recavo con le stampelle), riattivai pian pianino anche la mia attività  musicale.

Il 30 aprile 2008 sono andato in pensione.

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       Al pianoforte … con il violino a               “portata di mano!”

Ho dovuto poi attendere l’età  del mio pensionamento per decidere di affrontare un esame di ammissione al Conservatorio, come allievo interno. Superato l’esame, riprendevo studi regolari alla Sezione Distaccata di Riva del Garda del Conservatorio di Trento, dove, dopo il superamento degli esami propedeutici di Armonia Complementare e Storia della Musica, qualche settimana fa ho superato anche l’esame dell’ VIII° corso, frequentando ora il IX° corso di violino del corrente Anno Accademico. Data l’età  e …. gli acciacchi relativi, ritengo piuttosto improbabile la possibilità  di affrontare il decimo corso ed il diploma! Per intanto continuerò la frequenza del IX° corso in Conservatorio fino al termine dell’anno accademico, poi si vedrà !

Che mi dici del tuo Interesse per la Liuteria?
Studiando il violino, ho scoperto il fascino dell’arte liutaria e non ho potuto fare a meno di approfondire tale settore, interesse che mi ha spinto a studiare la storia delle grandi scuole italiane di liuteria da quella bresciana alla celebre scuola cremonese e poi a quella di Venezia, Milano, Bologna e Napoli, a partire dal 1600 ai giorni nostri.

Ad un fortepiano d’epoca

La famiglia ha sempre contato molto per te
Un grande tributo di affetto e riconoscenza devo a mia moglie Maria Grazia, compagna dolce e affettuosa della mia via, che oltre a darmi la gioia delle nostre tre splendide figlie, pur coltivando il suo prevalente interesse per la letteratura, la storia e la storia dell’arte, ha condiviso con me l’amore per la musica, incoraggiandomi sempre a coltivare la mia passione, conseguendo, pur a digiuno di studi musicali, una incredibile capacità  di ascolto e di acquisizione di gusto musicale, tale da spingerla a qualche garbato rimprovero quando, durante il mio studio sul violino, mi contesta di aver ripetuto una certa frase musicale per tre volte con gli stessi errori! Tutte e tre le mie figlie hanno studiato musica: Patrizia diplomata in Pianoforte e laureata in lettere e musicologia; Anna Carla, oggi psicologa, ha studiato violino fino all’VIII° corso; Elisabetta, laureata in giurisprudenza e bancaria, ha studiato il violoncello fino al V° corso. Il nonno Ruggero corre verso gli ottanta ma la sua progenie continua, perchè con le figlie ho acquisito tre generi e cinque splendidi nipotini, che spero vengano educati anch’essi ad amare la cultura e la musica

E inoltre, quasi un medico, anche di te stesso

Amico Riccardo, affettuosamente esageri! E’ vero che coltivo la passione per la medicina così come un po’ per tutte le discipline scientifiche, filosofiche e teologiche. Le mie letture, infatti, si indirizzano più verso la saggistica che verso la narrativa.

Importante membro dell’Accademia delle Muse a Trento, ti sobbarchi i viaggi da Riva per partecipare alle nostre serate

Accademia delle Muse. Tre giovani in pausa cena: il chitarrista classico Carlo Fierens, la pianista Katia Bonadiman e Ruggero

Grazie all’affettuosa proposta tua, caro “Vicepresidente Accademico” e Maria Teresa, io e Maria Grazia siamo entrati a far parte dell’ Accademia delle Muse, fondata dalla vulcanica e spumeggiante Presidente Cristina Endrizzi Garbini, pianista, cantante lirica, musicologa e ottima parlatrice, che nella sua bella casa di Trento ha costituito un salotto culturale, appunto l’Accademia delle Muse, dove mensilmente si ritrovano tutti gli amici che ne fanno parte e dove, a turno, ciascuno porta il suo contributo nel mondo della cultura, che spazia dalla letteratura, all’arte, alla storia, alla musica, ai viaggi e a quant’altro possa divenire oggetto di arricchimento dello spirito e della mente; il tutto spesso allietato dalle performance pianistiche della brava Cristina, che si è adattata in qualche occasione perfino ad accompagnare questo giovane (solo leggermente maturo) violinista, per fare un po’ di intrattenimento musicale in duo.

Commendatore da quando?
Amico Riccardo, m’induci a fare un peccato di immodestia, dato che non utilizzo questo titolo, che ho sempre collegato ad un personaggio, certamente benemerito, ma che nel mio immaginario ho sempre identificato come piuttosto anziano e … attempato. Sentendomi ancora … giovane , ho difficoltà  a rivestire quel ruolo! Peraltro sono stato felice di un tale prestigioso riconoscimento, che il Capo dello Stato ha ritenuto di conferirmi e del quale mi sono sentito onorato. In ogni caso, soddisfo tua la curiosità : ebbene, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quale Capo dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, con suo decreto del 9 settembre 2009, mi conferiva l’onorificenza di Commendatore, con facoltà  di fregiarmi delle relative insegne.

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In duo con Carlo Fierens

Ruggero,  fermo … mai?
Qui hai ragione ed è fondata la tua ipotesi: mai fermarsi! La vita è¨ un dono splendido, anche quando è costellata di difficoltà  e momenti difficili. Il cammino della nostra esistenza terrena bisogna percorrerlo sempre con tenacia e fiducia e con la œgioia di vivere, sostenuta dalla continua tensione verso il bene, la fiducia e la speranza, sollecitando continuamente lo spirito e la mente. A questi fini la cultura è uno strumento formidabile per alimentare la nostra interiorità  e farci godere il meraviglioso dono della vita, resa preziosa dalla stupenda potenzialità  della nostra mente e dalla potenziale immensa profondità  del nostro spirito. Perciò² ritengo che l’anima dell’uomo sia effettivamente immortale!

.Fine dell’intervista

Nota per il lettore: ovviamente all’insaputa dell’interessato e prima di realizzare l’intervista, ho raccolto presso amici comuni alcuni pensieri su Ruggero.

Giorgio Ulivieri: Complimenti vivissimi: grande passione per la musica. Costanza e caparbietà.

Ruggero, i migliori auguri dalla tua collega Stefania!

Stefania Neonato: Ruggero è una persona ricca di entusiasmo, nel senso greco del termine, ovvero “ispirato da un dio”. Tutto ciò di cui si occupa, viene quindi trasformato dal suo atteggiamento di sorpresa, scoperta, meraviglia. Ad un mio concerto di alcuni anni fa, Ruggero non aveva esitato ad alzarsi in mezzo al pubblico e a venirmi incontro ringraziandomi di un’esecuzione che lo aveva toccato particolarmente. La nostra amicizia era iniziata in quell’occasione e subito improntata al rispetto e simpatia reciproci. Mi sento fortunata ad averlo per amico e gli mando un caro abbraccio e molti complimenti per il traguardo violinistico raggiunto.

Mirna Moretti

Mirna Moretti: di Ruggero amo sopra ogni altra cosa, la sua capacità di comunicare la gioia per la vita e per gli altri. Il sorriso, la gentilezza, la simpatia sono parte di lui. Essergli amica è un privilegio in ogni momento d’incontro: sia in famiglia, sia nell’ascolto del suo violino, sia quando si conversa con lui … assolutamente certi che la sua saggezza e la profonda umanità  ti arricchiranno.

Luigi e Daniela Sardi

Daniela Dalri e Luigi Sardi: “Carissimo Maestro Ruggero, felici di congratularci per il successo dell’esame, non avevamo dubbi!!! Un saluto e ancora tanta musica!

Riccardo Giavina: Ammirevole tenacia nel grande amore per la musica. Bravo Ruggero!

Gian Franco Peterlini: uomo tenace vince sempre.

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Giovanna Laudadio

Giovanna Laudadio: Ho conosciuto Ruggero agli incontri mensili dell’Accademia. Inizialmente ero un po’ in soggezione nei suoi confronti (lui è stato un magistrato, ha svolto una delle professioni più difficili e delicate che esistano, per la quale servono grande preparazione, intelligenza e umanità), ma col passare del tempo ho capito di trovarmi di fronte a una persona squisita, molto disponibile, saggia. E’ bellissimo parlare con lui, perchè dimostra un sincero interesse per ogni argomento si affronti, e, pur avendo una grande cultura, è capace di parlare con la semplicità  delle persone veramente sapienti, dei maestri che sanno mettere ciascun interlocutore, grande o piccolo che sia, a proprio agio. Ruggero ha uno sguardo vivace ed intenso, che riflette l’entusiasmo e la passione per le cose belle della vita, come la musica ad esempio. Sono onorata di conoscerti, caro Ruggero, ti auguro di continuare a coltivare le tue passioni con gioia e soddisfazione e, come ti ho scritto qualche giorno fa congratulandomi con te per il superamento dell’esame di violino, SEI UN MITO!”

Cristina e Ruggero

Cristina Endrizzi Garbini: Ho conosciuto Ruggero e Maria Grazia qui all’Accademia, grazie a Riccardo e Maria Teresa. Quando sono arrivati la prima volta ero molto agitata e avevo una grande soggezione di Ruggero, mentre Maria Grazia mi ha ispirato subito serenità. Poi abbiamo cominciato a provare i vari brani per la nostra serata e, grazie alla musica, tutta la mia timidezza è svanita come per magia. Poi Ruggero suona con l’anima e ricordo benissimo i brividi che ho sentito quando abbiamo interpretato Medditation dal Thais. Ero commossa e ancora lo sarò nuovamente quando eseguiremo insieme della musica. Infatti suonare insieme vuol dire cercare di fondere i suoni dei due strumenti, non solo accompagnare la melodia, ma sorreggerla dove serve e bisbigliare quando deve emergere. Insieme siamo riusciti a farlo. Sono orgogliosa di averlo conosciuto, è una persona bellissima, di grande spessore culturale e di immensa umanità . Quando suona poi si diverte moltissimo trascinando nella sua gioia anche coloro che lo ascoltano. Grazie Ruggero”.

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Maura Bruschetti:  “Tantissssssssssime congratulazioni a Ruggero anche da parte mia!!!!!!!!! E un abbraccio”.

Con la violista dell’Orchestra Haydn, Maura Bruschetti, e tanti altri amici alla Rastnerhutte (Bolzano) a 1930 metri!

Maria Luisa Postal: Giovanissimo plurinonno” E’ una bella definizione ed è così che ognuno di noi dovrebbe affrontare lo scorrere degli anni: impegno continuo per una meta e ancora un’altra e ancora un’altra: mi unisco con affetto ai complimenti e congratulazioni. Forza Ruggero!”

Carlo Fierens: (per telefono, dalla Spagna ove partecipa ad un importante festival di chitarra classica):”Riccardo mi ha presentato a Lei. Lei mi  ha accolto in casa, ha ascoltato le mie esecuzioni, ha ritenuto di apprezzarle. Il Suo giudizio mi lusinga. La Sua umanità  mi commuove”.

Maria Teresa Perasso:  “Gentiluomo” e “vero signore”: riferite a Ruggero, queste espressioni non hanno alcuna ombra di retorica! Riccardo ed io gli vogliamo molto bene!

Natale in casa … Polito (la prima a destra, seduta, la cara sposa Maria Grazia)

Io stesso: Ruggero, sei un Grande Comunicatore, da comunicazione, communis actio, azione comune, il che ti porta alla condivisione, con semplicità , spontaneità , dedizione, impegno e attenzione per gli altri:  Familiari, amici, conoscenti. Tutti. Il tuo cuore è come la tua casa: sempre aperto a tutti.

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ALTOGARDA TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2012 @ 7:30 pm

Detto altrimenti: il Garda trentino o il Trentino del Garda?

Ebbene sì, dopo un libro di viaggi a piedi sulla terra, quello dell’amico Gian Paolo Margonari, tre (mie modeste) poesie di viaggi con la mente sulle acque delle tre Perle dell’Altogarda Trentino: Arco,  Torbole,  Riva del Garda. In italiano ed in tedesco, quale omaggio ai tanti nostri graditi ospiti d’oltr’Alpe.

Riva del Garda

I colori del Garda al mattino

Fanciulla che dormi
in un letto di Vento
al mattino
tu adorni
di mille colori
il ricordo
di luce
profumo
di fiori.

E appena ti svegli
trattieni il respiro
e un poco rimani
a fissare
l’azzurro del cielo.

Ma ecco che esplode
il tuo sentimento:
ti vesti di un velo

La danza dell' .... Ora

di lago già adorno
da mille pagliuzze d’argento
di onde e di palme
che voglion danzare
di piccole foglie d’ulivo …

… è l’Ora d’amare!

Maedchen du ruhst
auf luftigem Lager
und schmuckst
am Morgen
mit tausend Farben
die Erinnerung
an Licht
an Wohlgeruch
an Blumen.

Riva del Garda ... ti svegli al mattino ...

Kaum erwacht
haelst du den Atem an
und blickst
gebannt fuer ein Weilchen
zum hellblauen Himmel.

Doch schon treibt zum Sturm
dein Gefuhl:
du unhullst dich mit einem Schleier
mir dem See, der schon geziert
mit tausend silbernen Halmen
im beginnenden Tanz
mit den feinen Blaettern der Olive
die dich umfliegen …

… es ist die Ora zu lieben!

Mignon
(per Torbole sul Garda)

 

Sul mio Fun ...

Preziosa di luce
attenuata
da brume soffuse
inviti all’abbraccio
la piccola vela
già gonfia di sole
di un Fun. (un Fun, la mia barca a vela da regata di nome Whisper)

Da questa finestra ti vide
già Goethe
e cantava l’agrume dorato
di cui fecondavi le sponde
ch’ormai la cascata d’ingegno (condotte idroelettriche)
gelata
ha ucciso per sempre.

E tu
conosci il Paese
che prima donava limoni?

Lichtgeschmeide
gedaempft
vom gleisenden Nebel
umarmst du
das kleine Segel
schon von der Sonne geblaeth
eines Fun.

Limoni del Garda

Aus diesem Fenster
hat dich schon Goethe geschaut
als er die goldene Suedfrucht besang
womit du die Ufer befruchtest
und die der Fall des genius
zu eis erstarrt
fuer immer vernichtet.

Und du
kennst du das Land
das einstmals Zitronen verschenkte?

Arco

Saette di pietra nei fianchi bagnati del Sarca

L’impero
ha teso il suo arco
a scagliare
saette di pietra
nei fianchi bagnati
del Sarca.

Ghibellina
la rocca
troneggia la storia.

Strapiombi di forze
modellano il cielo
che vedi
dal lago lontano
e sposano
in duomo di pietra
le palme africane danzanti

Das Reich
hat seinen Bogen gespannt
um Blitze aus Stein

Il Duomo di pietra

zu schleudern
in die nassen Flanken
der Sarca.

Ghibellinisch
die Burg
beherrscht de Geschichte.

Felsueberhaengende Kraefte
zeichen den Himmel
den di siehst
von fernen See
und vermaehlen sich
in der Kathedrale aus Stein
mit den tanzenden afrikanischen Palmen.

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INCONTRI – 11) GIAN PAOLO MARGONARI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Marzo, 2012 @ 3:17 pm

Detto altrimenti: domani, 16 marzo 2012, presso il palazzo della SAT, Via Manci, 57 a Trento, sarà presentato l’ultimo libro del Grande  Viaggiatore a Piedi,  Gian Paolo Margonari, il Margonauta; “Francigena. la Guida”.

Gian Paolo, qui però non sei a piedi, ma in sci, in Marmolada ... e vabbè .... (cliccate, cliccate sulla foto!)

Gian Paolo Margonari, 67 anni, già insegnante, poi bancario, ora nonno di Adriano e Alessandro,  pensionato, è “diversamente attivo”. Infatti è Accompagnatore titolato di Territorio del Trentino del CAI (per chi volesse farsi accompagnare … margonauta@interfree.it). Trentino DOC, anzi giudicariese di San Lorenzo in Banale, splendido paese entrato nel Club dei Borghi più belli d’Italia. Più lungo che magro, ogni mattina, quando non è in viaggio, a Trento misura a passo di marcia el giro de la Fersena, tanto per tenersi in allenamento in vista dei sui GP (non Gran Premi!) ma Grandi Percorsi a piedi dai 1.000 km in su ognuno. Frequentatore da tempo immemorabile dell’ambiente montano di cui apprezza in egual misura gli aspetti antropico-culturali e quelli naturalistico-botanici. Iscritto alla Società Alpinisti Tridentini (SAT) da 45 anni, spesso viene coinvolto quale docente nei corsi di formazione di tali figure di volontariato professionale. Per anni Consigliere Centrale del CAI per conto dalla SAT. Gian Paolo ama trasmettere la gioia del viaggiare a piedi a chi con lui escursiona. Gli piacciono, tra molto altro, i viaggi (soprattutto a piedi) ed i libri (quasi tutti) ed è probabilmente a causa di queste sue passioncelle che possiamo “godere“ le sue colpe letterarie:

• El Camino de Santiago de Compostela – Breviario/Diario di un trekking tutto speciale; Curcu & Genovese – Trento, giugno 2005
• (con altri) Venticinque anni in montagna con il Circolo Sociale della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, raccolta sistematica di 300 escursioni nel Trentino-Sudtirol; Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto – Trento, 2005
• Un uomo a zonzo sulla Via Francigena – Diario & amene divagazioni di un viaggiatore a piedi; Curcu & Genovese – Trento, giugno 2007
• Un viaggio a piedi tra due culture – Andreas Hofer Weg/Via Andreas Hofer; Curcu & Genovese – Trento, febbraio 2010
• Francigena – La Guida – Col du Grand Saint-Bernard > Canterbury; Curcu & Genovese – Trento, dicembre 2011

I ferri del mestiere

Gian Paolo, grande Esplo-Camminatore o Margonauta, quando e come è nata in te questa passione?
Caro Riccardo, vorrei essere considerato un via-andante, un viaggiatore a piedi, quindi sì un camminatore più qualcosa d’altro che forse chiarirò se continui l’intervista. Una breve premessa… e mi scuso se sono autoreferenziale, ma sono convinto che la mia testimonianza sia comune a molti. Come tanti di noi della mia generazione, nati e cresciuti nelle vallate, ho scoperto la frequentazione della montagna come attività dilettevole e come attività sportiva, a differenza dei nostri padri e antenati che hanno “dovuto” frequentare la montagna per bisogno e per sostentamento o, peggio, l’hanno dovuta frequentare come scenario di guerra. Le mie prime gite in montagna, ma presumo anche le vostre, nel mio caso limitate al Gruppo di Brenta, (anche nel mio! n.d.r.!) erano basate essenzialmente sulla performance fisica, sullo spirito di emulazione, sulla competitività tra coetanei e non. Nei primissimi anni ’80 ho avuto il piacere e la fortuna di leggere il libro di Franco de Battaglia dal titolo “Il Gruppo di Brenta”, vero, autentico libro di montagna, analizzata a tutto tondo nei suoi aspetti naturali, culturali, storici e mitologico/mitici e per me fu una folgorazione. Per dirla tutta, ho un po’ invidiato Franco de Battaglia perché quel libro l’avrei voluto saper scrivere io. La lettura di quel libro mi disvelò la Montagna e mi allargò gli orizzonti mentali e il camminare in montagna, da allora, non fu solo performance fisica, ma cercò di diventare lettura attenta, appassionata ed integrata degli aspetti naturalistici, antropico/culturali e storici

L Punta dell'Ideale, Val d'Ambiez, Gruppo del Brenta

del territorio montano; ecco che il “viaggiare camminando”, l’escursionare diventa intima goduria fisica, mentale ed arricchimento culturale.

Qual’è la tua carriera in Montagna?
Sì, il primo amore è stata la Montagna, che ho affrontato giovanissimo nella sua verticalità, tentando l’arrampicata, esperienza che si è conclusa con un flop, ma senza vittime. Fui recuperato, anzi… fummo recuperati perché eravamo in due, un mio compagno quattordicenne ed io quindicenne, da Amanzio Collini gestore del Rifugio Silvio Agostini, stremati sulle pareti di Cima dell’Ideale in Alta Val d’Ambiez. Ciononostante il primo terreno di gioco è rimasta la Montagna, ma nel suo aspetto escursionistico, “orizzontale”: Il Gruppo Brenta, il Trentino, il Sudtirol, le Dolomiti con tutte le sue vie, le Alpi, gli Appennini, il Sud America.

Nel mare di Brighton

Qual’è la tua carriera “fuori della Montagna”, cioè quali GP hai compiuto?
– El Camino de Santiago de Compostela;
– La Via Francigena, dal Colle del Gran San Bernardo a Roma;
– La Sud-Francigena, da Roma a Bari;
– La Nord-Francigena dal Colle del Gran San Bernardo a Canterbury (Inghilterra);
– La Via Alpina (lunghi tratti) che congiunge Trieste a Monte Carlo;
– La Via di San Vili, dal Duomo di Trento a Madonna di Campiglio; (rivista dal sottoscritto);
– La Via Andreas Hofer, da San Leonardo in Passiria a Riva del Garda; (inventata dal sottoscritto);
– La Dűrer Weg, da Laghetti di Egna a Segonzano;

I GP li troviamo tutti narrati nei tuoi libri o ve ne sono alcuni non narrati?
Non ho narrato un viaggio, sempre a piedi, programmato da Roma, destinazione Gerusalemme, conclusosi al Pireo di Atene per mancanza di navi verso Haifa. Viaggio interessante, inventato sulla Via Appia e che narrerò (per me e per gli amici) in altro contesto viaggiatorio.

Quando effettui i tuoi GP pensi di più a ciò che hai momentaneamente lasciato, a ciò che stai incontrando o a ciò che incontrerai?
Penso solo alla novità che inventerò e/o che sta davanti a me, al Territorio che incontro nel suo aspetto paesaggistico e antropologico.

Durante i tuoi GP fotografi, filmi, prendi appunti? Come? Scrivi, registri…
Sì, sulla mia moleskine brevi, essenziali appunti, foto da scarso fotografo: vorrei con me un buon regista, un buon fotografo, un buon disegnatore, perché il viaggio è sintesi di vita che meriterebbe sensibilità letteraria, fotografica, di disegnatore. Mi dispiace non essere un bravo fotografo, né un bravo letterato né soprattutto un bravo disegnatore!!!

Hai avuto occasione di trovare compagni di viaggio che si sono uniti a te, occasionalmente, durante i GP?
Sì, spesso nel Camino de Compostela e li ho descritti perché rappresentavano l’essenza del viaggio. Nei percorsi della Via Francigena o della Via Micaelica, due incontri di viandanti che la percorrevano in senso inverso al mio.

Ti sei mai trovato in situazioni di pericolo?
In due le occasioni: una volta, in Irpinia, circondato, aggredito da tre, quattro cani che mi hanno “accompagnato” (termine eufemistico) per 2 km abbaiando forsennati e io terrorizzato, a difesa, un sasso in mano… la mano mi ha fatto male per tre giorni!. Una seconda volta, fuori dal mondo …in Svizzera (!), obbligato a dormire presso una fontana. Il mio timore era che qualche poliziotto, vigile urbano o chi altro c’è nell’ordinatissima Svizzera, mi creasse problemi. Non ho dormito. Non ricordo se per lo sciabordìo dell’acqua o per la paura d’avere infranto la Regola.

Canterbury (credo, mi farò confermare ...)

Davanti Canterbury

Ci puoi raccontare un episodio simpatico e singolare, al di là dei fatti documentaristici?
Parecchi episodi, perché l’esperienza di via-andante è straordinaria anche per persone ordinarie come il sottoscritto.
1. Strada deserta, in leggera salita, temperatura ideale, odore di resina. Procedo spedito alla periferia di Abbadia San Salvatore; improvvisamente qualcosa di fradicio mi colpisce la testa lasciandomi tra lo stupito e l’intontito. Oh! Ke kazzo! mi esce automatico. Arrabbiato, un po’ disgustato mi accorgo d’esser stato aggredito da uno strofinaccio da pavimento; alzo gli occhi e vedo, dietro un vaso di fiori, un viso che – movimento repentino – si ritrae e subito dopo si riaffaccia. Che s’è fatto male? Mi scusi proprio, ma mi è scappato di mano; è pulito, venga su che gli si dà una sistemata. Chi mi parla è una donna affacciata al quarto piano di un caseggiato popolare. L’inkazzatura, che subitanea mi aveva preso, rientra e ….Non si preoccupi signora, tutto a posto, non si disturbi; per fortuna non era un vaso! Sdrammatizzo io. La signora insiste ed allora, raccolto lo straccio, salgo le rampe di scale e sono accolto in cucina dove, su una poltrona, un uomo immobile e muto guarda fisso davanti a sé. E’ mio marito; è in poltrona stabilmente da quasi cinque anni. Intanto che lei si dà una ripulita, preparo un caffè, mi dice la signora con una gentilezza e una serenità che mi si trasmette. Rimango piacevolmente con loro un quarto d’ora a rispondere alle domande della signora che, seduta accanto, strofina mani e piedi al marito. Ha sempre freddo, anche in questo luglio che fa veramente caldo. Ci salutiamo, tutti e tre, un po’ dispiaciuti, credo, di lasciarci.
2. L’incontro con tre nudi. Mentre attraverso il Parco Archeologico della Turona, posso ammirare (!) due uomini e una donna impeccabilmente nudi che stazionano vicino ad un fontanile. Il quadretto non è poi tanto male grazie alla cornice ed anche ai soggetti. Simulando indifferenza mi rifornisco d’acqua; uno dei tre mi si rivolge: Ci stiamo godendo un po’ di fresco. Beati voi! Fate bene, rispondo sorridendo, ma non del tutto convinto

Davanti Canterbury: "V" di victory!

Cosa pensi che si possa fare per diffondere, soprattuttontra i giovani, la tua sana passione per i GP?
Comperare le mie guide/diari, in cui parlo della forza del viaggio a piedi; in cui parlo di scrittori di viaggio. Ho proposto il mio concetto di viaggio a piedi, in contrasto con il mero camminare (solo aspetto fisico/meccanico, seppur positivo) presso le Scuole Medie Superiori: tentativo, allo stato, non riuscito.

Hai mai pensato di fare i tuoi GP i bicicletta?
La bicicletta è mezzo ecologicamente sano e apprezzato, ma io ho un culo delicato… In ogni caso i miei percorsi sono fattibili anche con bici e poiché so che questa mobilità “onesta” è riferibile per un 85% alla bici, avanti con la bici…

In quale misura ti hanno influenzato nella scelta dell’itinerario le mete religiose? In altre parole alcuni tuoi GP sono Pellegrinaggi o semplicemente Pellegri… viaggi?
Sono agnostico, quindi i miei sono pellegrinaggi laici, o come ben dici Pellegri… viaggi dove la sacralità è il… Viaggio e il dialogo con sé stessi e con il Territorio, anche se le mete sono le chiese perché rappresentano gli aspetti architettonici più belli ed evidenti.

La più grande soddisfazione in materia di GP
Credo molto al motto del Deutscher Alpenverein, la più grande associazione alpinistica del mondo: “Der Weg ist das Ziel”, la via è la mèta;…. sottinteso: importante non è la cima, non il traguardo, bensì ciò che sta nel mezzo tra la partenza e l’arrivo, quindi l’itinere, il percorso. Ciò nonostante, nei miei GP gli arrivi sono orgasmatici: Roma, Gerusalemme – muro del pianto, Canterbury, Compostela.

Gian Paolo, ti aspetto, dai, vieni ... Taluno diceva che ero lunga 6350 km., ma ora mi hanno rimisurato con gli strumenti moderni; sono lunga 8851km! Ne hai da camminare!

Le tue prossime mete
Quest’anno vorrei percorrere la Via Micaelica da Le Mont-Saint-Michel (Francia) fino alla Sacra di S. Michele in Val di Susa. Da lì fino a Monte Sant’Angelo sul Gargano l’ho già percorsa. Un sogno, che sempre bisogna avere nel cassetto: un tratto della Grande Muraglia Cinese (perchè non tutta? n.d.r.)

Ultima domanda: E quella santa donna di moglie? E poi, quando pensi di coinvolgere i tuoi nipoti?
Mia moglie, sì, una santa donna, certo che prima di ogni viaggio occorre una accurata preparazione psicologica … (di chi? n.d.r.). I miei nipoti? Me lo auguro cjhe mi seguano e a proposito, siccome un mio nipote si chiama Adriano gli ho proposto di percorrere il Vallo di Adriano. Ma la domanda e quindi la risposta che più mi preoccupa è: i miei nipoti vorranno camminare con me? Termino ringraziandoti ed offrendoti tre azzeccati modi di dire, in tre diversi idiomi sulla filosofia dell’escursionista-viaggiatore: Sii un viaggiatore, non solo un turista! Be a traveller, not a tourist! Reisender, nicht nur Tourist!

Appendice: pillole di saggezza estratte dall’intervista radiofonica Radio 3 del 15 aprile 2008 ore 10,00, Trasmissione “Appunti di viaggio” di Tiziana Raffaelli e Francesca Re

Camminare è un piacere

 Una camminata al giorno toglie il medico di torno, più di una mela

 Camminare è lo sport meno costoso, meno tecnico, con il miglior rapporto costi/benefici

 Siate leggeri, leggeri, leggeri di zaino di mente e di cuore

 Il viaggio a piedi è soprattutto gustare, rivivere la dimensione cultura (uomo, storia, civiltà) in libertà di cuore e di mente

Il camminare è solo la modalità, l’aspetto fisico-meccanico dell’attività umana ben più articolata e complessa che è il viaggiare a piedi che impegna ovviamente il fisico, ma soprattutto coinvolge la mente, l’intelligenza, la curiosità, la sensibilità, la voglia di conoscere, la voglia di emozionarsi

Emozionarsi è la ricerca, la scoperta dell’autenticità dei luoghi, di luoghi con un’anima, di luoghi con una Storia o anche con una storia

Viaggiare a piedi è scoprire l’autenticità dei luoghi, in contrapposizione ai non luoghi: camere d’albergo, rotonde, centri commerciali, villaggi turistici, studi televisivi, etc.

Festina lente, affrettati lentamente: il tempo si trova sempre, basta volerlo. Il tempo non si deve sprecare, non si deve farlo passare. Il tempo bisogna riempirlo, organizzarlo

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COMUNITA’ AUTONOME DEL TRENTINO E DEL SUD TIROLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2012 @ 7:00 am

Detto altrimenti: dobbiamo occuparci di più dello Stato. Infatti, se l’Italia affonda, fa affondare anche noi! Quanto a noi, non “crescita” ma “nuovo modello di crescita”. Ancora: si vuole creare una Europa Unita? Non si indeboliscano le prime Euregio,  catalizzatrici di questa agognata Unione! E il principio di sussidiarietà, dove lo mettiamo? (Non faccia l’ente superiore ciò che sta facendo bene e può ancora fare l’ente inferiore”).

Il Comandante Monti è stato chiamato a subentrare al timone della nave Italia quando essa, con la carena già piena di falle preesistenti per una serie di impatti con scogli vari dei mari della Sardegna e dei laghi brianzoli, era a pochi metri dallo  Spread Rock, il cui impatto  l’avrebbe affondata in pochissimo tempo. E invece questo Comandante con una improvvisa virata  ha evitato il peggio.  Ora però deve pensare a turare le numerose, piccole, pericolose falle preesistenti.

Nel frattempo però, una virata così improvvisa (e gli altri colpi di timone che il Comandante Monti deve ancora dare) pesa molto sulla massa dei … passeggeri. Le loro risorse diminuiscono, i consumi si contraggono, le somme incassate dal fisco (al di là del recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale) diminuiranno nonostante gli aumenti del numero e del livello di tasse e imposte. Le Pubbliche Amministrazioni tardano a saldare loro debiti verso i fornitori privati. Anche i privati sono costretti a seguirne l’esempio. Cioè: nella misura massima possibile ognuno fa da banca a se stesso, visto che le banche latitano. Il risultato? Molte piccole “multinazionali tascabili”, come le definisce Prodi, cioè molte piccole e medie imprese poco più che familiari falliscono e licenziano, molti imprenditori si suicidano. Le banche latitano?

Già, e le banche? Hanno ricevuto molta liquidità dalla BCE al tasso dell’1%, non prestano denaro a famiglie e imprese e quelle poche volte che lo fanno, applicano tassi vanno dal 4,5% al 12% (ma ai Parlamentari all’ 1,75%? Possibile?) , oltre spese e commissioni che tradotte in termini di incremento del tasso annuo alzano di ulteriori punti percentuali il costo effettivo annuo del denaro. Ma dove investono questa  liquidità?  Ad acquistare i titoli di stato in scadenza? Ma allora, sia pure indirettamente, ad acquistarli sono gli stessi … passeggeri!

A maggior ragione il governo dovrebbe sentirsi impegnato a far rendere pubblici in forma comprensibile le strategie ed i bilanci delle banche. Infatti la visibilità diretta che lo Stato ha voluto ed oggi ha ottenuto sui conti correnti dei clienti bancari potrebbe essere accompagnata da una analoga visibilità da parte dei cittadini sui reali significati delle strategie e dei bilanci delle banche.

 Non basta che  politici rom-padani (romano, da “ramnus”, letteralmente “uomo del fiume” … Tevere o Po, fa lo stesso, ecco i rom-padani!) dicano “le banche devono aprire i cordoni del credito”, tanto per mettersi a posto di fronte all’opinione pubblica. Non basta che siano efficienti, del tipo: lo dovevo dire? Ebbene, l’ho detto. Occorre che siano efficaci, cioè  la loro azione produca effetti concreti, e presto, anche! Aber schnell, auch!

E poi, visto che le banche ricevono quasi gratuitamente  “denaro pubblico”, che sia loro vietato di strapagare i loro supermanager, anche perché, di fatto, costoro sono ormai solo dei burocrati gestori di denari quasi regalati loro dall’Europa, cioè dagli Stati, cioè da noi cittadini. Si veda, tanto per fare un esempio, “La Stampa” del 3 marzo 2012 pag. 24: Profumo (Unicredit), 2010, compresa la liquidazione, € milioni 40,6 – Saviotti, Banco Popolare, 2010, € milioni 2,47 – Passera, Intesa san Paolo, 2010, € milioni 3,5 – Massiah, Ubi Banca, 2010, € milioni 1,43) ! Tanto per capirsi: molte banche fanno pubblicità alla TV, tutte per fare raccolta di denaro. Nessuna  per reclamizzarne impieghi !

Nella seconda metà degli anni ’70 ero Dirigente Capo della Finanza Italia della Stet, Società Finanziaria Telefonica, Torino, la maggiore società finanziaria italiana, operativa e di partecipazioni, solo poi  raggiunta dalla Fiat Holding. Ricordo Il responsabile Finanza Fiat, Dr. Garrino, che venne a vedere come eravamo organizzati). Ero pagato bene ma non strapagato: percepivo il quadruplo dello stipendio di base di un impiegato bancario. All’epoca, ferocissima stretta creditizia e valutaria. Costo effettivo annuo del denaro (non tasso nominale, si badi, ma costo effettivo, reale, finale, onnicomprensivo!) al 25-30 -40 %!  Mai l’economia reale era stata così strozzata. Mai le banche chiusero i bilanci così bene. Tutto ciò non deve ripetersi. Si dice: ma le banche non possono essere lasciate fallire. Ok, loro no, ma i loro alti dirigenti possono ben essere pagati il giusto (cioè assai meno) e, al limite, possono essere sostituiti!

Torniamo alla pubblicità leggibile e facilmente comprensibile dei bilanci. delle banche. Lo stesso dicasi per il bilancio dello Stato e di ogni ente pubblico (e relativi emolumenti, a tutti, politici, manager e burocrati). Questi documenti devono essere riformulati per cifre e per poste significative, tali da rendere comprensibile a tutti i cittadini dove si stia dirigendo la nave Italia, quale sia l’ordine e il peso spcifico delle priorità adottate nelle poste in entrata (fisco) e in quelle in uscita (spesa corrente e investimenti). Un chiaro elenco delle priorità è stato reclamato anche da Bankitalia (Visco, 13.03.2012).

Non basta che nei convegni alla Bocconi si dica che siamo salvi, lo spread è sceso sotto quota 300.  “Invece ed inoltre” occorre intervenire con azioni di brevissimo periodo, occorre recuperare subito tutte le risorse finanziarie recuperabili …

 … dalla Svizzera, da super stipendi, super pensioni, cumuli di stipendi, cumuli di pensioni, cumuli di pensioni e stipendi, dagli incredibili benefit ai parlamentari, dai tesoretti dei partiti politici, dalla significativa riduzione dei costi della politica, dalla sospensione delle mega opere pubbliche, dall’acquisto di armamenti, dalle decine di sperperi scandalosi pubblicamente denunciati in TV (si vedano per tutti le trasmissioni Report e simili), dalle false pensioni d’invalidità (nel Trentino Alto Adige nel 2010 ne è stata concessa una sola. In altre regioni anche del nord, Lombardia in testa (!),  a seguito dei recenti controlli ne vengono revocate circa il 40! Ma allora, … Roma ladrona … o non solo Roma?). Etc..

Il “blu” da eliminare non è solo quello delle auto. Anche tutto ciò che è stato qui sopra elencato è un costosissimo “blu” che va eliminato (non nascosto!). Il Presidente della Corte dei Conti (13.02.2012) denuncia: carico fiscale troppo gravoso e sbilanciato su lavoro e produzione. Occorre tagliare spese e costi superflui e tassare le rendite. 

Pescare ovunque si sprechi o si esageri, insomma, e varare subito una serie diversificata e distribuita sul territorio di iniziative immediatamente produttive, soprattutto nei settori agricolo, culturale, archeologico, artistico, musicale, delle piccole e medie imprese, delle micro centraline idroelettriche, in breve: intervenire sui nostri punti di forza reali e/o potenziali. Occorrono interventi di microeconomia. Quelli di macroeconomia soni necessari ma assolutamente non sufficienti!

Varare subito, dicevo. Molti cittadini non possono aspettare, crollano prima.  Infatti, la famiglia monoreddito basso o senza reddito, il disoccupato, il sotto occupato, il giovane, molte donne, la piccola impresa, il sotto pensionato, gli alunni portatori di handicap, il disoccupato non ancora pensionato, etc. non possono aspettare i risultati di medio termine di una virata improvvisa e brusca sotto costa! Questi soggetti sono troppo deboli per afferrasi alle poche maniglie disponibili sul ponte della nave Italia e quindi reggersi in piedi durante il forte sbandamento dovuto all’improvvisa virata effettuata dal Comandante Monti. Questi soggetti vengono sbatacchiati di qua e di là sul ponte della nave, contro le sue infrastrutture, si feriscono e non pochi di essi finiscono in mare ed annegano!

Comunità Autonome del Trentino Alto Adige

Ma in tutto questo, che c’azzecca il Trentino? Il Trentino ed il Sud Tirolo potrebbero, per primi, cercare di ovviare e avviare. Ovviare alle diseconomie sopra elencate, ove ve ne fossero anche qui da noi (nessuno è perfetto!) e soprattutto, potrebbero avviare quelle numerose, piccole iniziative distribuite sul territorio cui sopra si è accennato. Inoltre Trentino e Sud Tirolo potrebbero avviare una migliore conoscenza e vendita all’esterno della Regione dell’immagine della nostra Autonomia e dei suoi prodotti di eccellenza già esistenti, quale l’arte del buon governo, le tecniche turistiche, le tecniche di difesa del territorio da alluvioni, il sistema dell’Università, della cura del cancro con i neutroni, etc..

Questo deve essere il nostro rapporto con il Paese. Non accettare di essere uno dei tanti salvagente dei passeggeri di una nave nel recente passato particolarmente mal condotta e mal ridotta, ma essere oggi co-piloti di questa nave. Come? Riassumendo:

 1 – Occupiamoci maggiormente noi stessi Trentini e Sudtirolesi, nativi o naturalizzati, della nave Italia, e con ogni buon diritto, perchè se essa affonda trascina a fondo anche noi;

 2 – valorizziamo ed incrementiamo il nostro sistema bancario locale delle Rurali;

 3 – portiamo a termine i progetti in favore del Ceto Medio, in primis quello edilizio;

4 – reclamiamo e riceviamo dallo Stato maggiori competenze, a sgravio delle finanze centrali;

5 – invitiamo il Comandante della nave Italia a venire a trovarci qui sul nostro Territorio e offriamogli   la nostra esperienza di decenni di governo della nostra nave, in navigazione “in solitaria” sia in mare aperto sia fra gli scogli di una “navigazione interetnica” che ormai abbiamo trasformato da problema in opportunità. In  questa ccasione gli potremmo fare omaggio dei Libri della nostra Storia;

6  – proponiamo e realizziamo presso la Nostra Comunità Autonoma, primi in Italia, non la crescita ma innanzi tutto un diverso modello di crescita.

 

Resta una domanda: per far valere le nostre ragioni,  conviene che i nostri parlamentari a Roma si inseriscano nei partiti centrali o facciano invece parte di un unico, stesso gruppo, quello delle Autonomie? (In parallelo, a Trento, della convergenza delle forze politiche popolari, progressiste e autonomiste in un unico partito autonomista territoriale).

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L’ILIADE LETTA A TRENTO – Libri XIII-XVI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2012 @ 7:37 am

Detto altrimenti: continua la lettura e commento dell’Iliade di Omero presso la biblioteca di Trento, con il coordinamento della Professoressa Maria Lia Guardini . Si vedano  precedenti post del 31 gennaio, 11 febbraio, 29 febbraio e 9 marzo scorsi.

Libro XIII – Poseidone interviene in favore dei Greci. La battaglia continua. I greci Idomeneo e Merione imperversano nell’ala sinistra. Ettore avanza e arretra
(in grassetto le attualizzazioni)

Zeus, il capo, il Boss ...

Zeus è stanco vedere stragi, e allontana sguardi e pensieri da quella carneficina, per interessarsi di vision amene. Viene alla mente il comportamento dei sovrani del ‘700 (e non solo), i quali, all’interno delle loro corti, dei loro immensi parchi e tenute di caccia, vivevano beati senza essere “costretti” a rattristarsi con la visione delle bruttezze e delle povertà dei loro popoli.

Zeus è assente? Ne approfitta Poseidon. La sua uscita dal mare è maestosa, ricorda la scena del passaggio del Mar Rosso da parte degli Ebrei nel film “I dieci Comandamenti”. Poseidon corre in aiuto dei Greci, assume le sembianze di Calcante, infonde vigore ai combattenti, li incita, riporta in battaglia chi se ne era allontanato. Tuttavia Aiace lo “sgama” (dialetto romanesco, se ne accorge, capisce il trucco).

Poseidone

Ettore  non si risparmia …

… pari a veloce
rovinoso macigno che torrente,
per gran pioggia cresciuto, da petrosa
rupe divelse e spine giù al basso …

l similitudine è ripresa da molti poti successivi (Virgilio, tasso). Ricordiamo il Manzoni, ne “Il Natale”.

Qual masso che dal vertice
di lunga erta montana
abbandonato all’impeto
di rumorosa frana
per lo scheggiato calle
precipitando a valle
batte sul fondo e sta …

La lotta prosegue, i guerrieri cadono …

… a frassino simil , che su la cima
d’una montagna da lontan veduta,
reciso dalla scure, l suolo abbassa
le sue tenere chiome …

oppure …

…siccome quercia o pioppo o alto pino
cui sul monte tagliar, con raffilate
bipenni, i fabbri a nautic’uso …

Ad ogni uccisione segue la solita spoliazione delle armi del vinto. Solo ai versi 654-655 non ci riescono: … ma le bell’armi rapirgli non poteo …

I guerrieri talvolta riescono portare in salvo i resti di un compagno ucciso:

… somiglianti a due leoni,
che, tolta al dente di gagliardi cani
una capra talor, fra i densi arbusti
la portano nel bosco, alta da terra,
nell’orrende mascelle …

Talvolta uno di loro al nemico …

mozza la testa fè volar dal busto
e … la gittò rotta come lubrico globo …

Le scene di ammazzamenti non si contano. Merita l’entrata in scena di Idomeneo

… simile in vista la corrusca folgore, che Zeus
vibra dall’alto a sgomentar le genti …

La battaglia è così irta e fitta di armi e combattenti che pare di assistere ad una tempesta di sabbia. Ettore e Aiace si offendono reciprocamente. Come due ultrà moderni allo stadio

Libro XIV – I GRECI SONO ALLA FRUTTA. INTERVENGONO I TRE RE FERITI. LI AIUTA ANCHE  POSEIDONE. IL CAMPIONE TROIANO ETTORE E’ FERITO. I TROIANI INDIETREGGIANO (in grassetto le attualizzazioni)

Niccolò Machiavelli

I greci sono demoralizzati e sconfitti. Nestore corre a cercare tre re feriti: Agamennone, Ulisse e Diomede. Per la seconda volta Agamennone, molto machiavellico, propone la fuga e dice: coraggio, scappiamo!

non è biasmo fuggir di notte ancora
il proprio danno, ed è pur sempre meglio
scampar fuggendo, che restar captivo …

Ulisse e Diomede lo fanno nero. Indi i tre tornano in battaglia, benché feriti.

Hera abbindola Zeus e lo distrae

Hera (sorella e moglie incestuosa di Zeus) vuole aiutare i Greci, che sa al momento osteggiati dal marito. Escogita uno stratagemma. Con inganno si fa aiutare da Afrodite dalla quale riesce a farsi prestare un cinto magico (un importante “afrodisiaco”, appunto!). Indi circuisce anche il Sonno e se ne garantisce l’aiuto. Infine si avvicina al marito, lo abbindola, lo distrae con le sua arti amorose e fa sì che possa essere addormentato da Sonno. A questo punto, Poseidone, sapendo che Zeus dorme, aiuta vieppiù i Greci. Hera qui ci appare come una Mata Hari.

Poseidone, insieme ad una sapiente disposizione tattica del Greci, rovescia l’esito della battaglia. Il mare si gonfia, Aiace stordisce con un macigno Ettore (Aiace, gran lanciatore di massi). La battaglia diventa “titanica”. Volano teste, spiccano pupille, si sventrano le viscere … altro che Dario Argento! Una proposta. quale odierno regista si sentirebbe di fare un film con la stessa dose di crudo realismo delle descrizioni omeriche?

Alla fine interviene di nuovo l’aviazione: appare la solita aquila che i greci interpretano come un segnale a loro favore.

Libro XV – ZEUS CAPISCE L’INGANNO DELLA MOGLIE HERA E SI INQUIETA. Hera è richiamata all’ordine e deve convocare Iride, cui il Capo intima di ordinare Poseidone di smetterla. Febo, che si vuol far bello con il Capo, rianima Ettore, lo riconduce in battaglia, atterrisce i Greci, spiana il fosso, dirocca la muraglia. I Greci fuggono e si difendono sull’ultima linea possibile: quella a difesa delle stesse navi, simile alla linea del Piave (In grassetto le attualizzazioni)

Zeus infuriato, potrebbe fulminarla sua moglie ...

Zeus a Hera: scaltra malvagia, ti dovrei frustare … non ricordi quando per punirti ti appesi a testa all’ingiù? Hera si spaventa e smentisce, mentendo, la sua partecipazione in favore dei greci. E’ stato Poseidone, è stato lui … sembra una scolaretta colta in fallo che cerca di incolpare una compagna i classe …
Zeus si placa e svela il suo piano: terrorizzare i Greci, indurre Achille a mandare avanti Patroclo, farlo uccidere da Ettore, far rientrare in battaglia Achille e sconfiggere i Troiani.
Facendo così però Omero svela la fine e ci priva della suspence …
Hera è felice, convoca, come ordinatole, Iride e fa avvisare Poseidone di piantarla di aiutare i Greci. Poseidone “arse d’ira” a udire il comando e dichiara che non ubbidirà Zeus. Iride insiste, lo ammonisce e Poseidone ritratta. Ubbidirò. Ma se Troia non cadrà, fra Zeus e me sarà guerra aperta! E si ritira.
Zeus allora chiama Febo che fa quanti sposto nel titolo del libro. Ettore è “regagito” (dal dialetto genovese, rincuorato) e corre alla battaglia …

l'Ettore Furioso

come destrier di molto orzo in riposo
alle greppie pasciuto, e nella bella
uso a lavarsi correntìa del fiume,
rotti i legami, per l’aperto corre
insuperbito, e con sonante piede
batte il terren; sul collo agita il crine,
alta estolle la testa, e baldanzoso
di sua bellezza, al pasco usato ei vola,
ove amor d’erbe il chiama e di puledre …

e … “i Greci fuggivano, gridando Alpini abbiate pietà …” ma qui non si tratta della nota canzone militarpopolarealpina della seconda guerra mondiale, secondo la quale a fuggire erano i Greci!

I Greci gridano: ma non era morto Ettore? Coraggio …scappiamo, ritiriamoci a difendere le navi! E’ quasi una Dunqueque!

Commento: le manovre di Zeus, di questo Zeus che crea una “provocazione”: la temporanea vittoria dei Troiani per puro spirito di vendetta, per punire i Greci (colpevoli di quale misfatto?), per creare nello spettatore la tensione necessaria a giustificare poi la sua azione in favore della vittoria Greca e della distruzione della città di Troia. Ciò richiama certe guerre odierne, certe ipotesi e dubbi dei giorni nostri, secondo i quali prima si creerebbero ad arte incidenti militari o diplomatici o certe azioni terroristiche, solo per sentirsi poi legittimati ad una reazione di ben più ampia portata.

Questione d'onore? Ecco come si fa ...

Omero non esalta certo questo tipo di società soprattutto guerriera. Ma quali guerrieri, poi, che si lasciano trascinare in guerra da una “questione di corna” si direbbe oggi nella Magna Grecia, questione che gli uomini d’onore risolvono direttamente, a tu per tu. Quali guerrieri, che vincono o perdono nella misura in cui sono aiutati o meno dai loro sponsor divini … Qui a fianco vedete come si risolve una questione di corna, personalmente e semplicemente, senza tante guerre …

LIBRO XVI- ACHILLE CONCEDE A PATROCLO DI INDOSSARE LE SUE ARMI  E DI ANDARE IN BATTAGLIA ALLA TESTA DEI  SUOI MIRMIDONI. PATROCLO STRAFA, DISUBBIDISCE ALLE ISTRUZIONI DI ACHILLE, TENTA DI SCALARE LE MURA DI TROIA, VIENE RICONOSCIUTO E UCCISO DA ETTORE (in grassetto le attualizzazioni)

Patroclo, di fronte alle sofferenze dei Greci , piange. Come un ministro, di fronte alle sofferenze dei pensionati. Achille lo rimprovera benevolmente. Patroclo è risentito: ma come, non ti basta questa vendetta? Vuoi vederci tutti morti? Osservo: ma l’area del campo greco ove sono le tende dei Mirmidoni di Achille, non è interessata dalla battaglia? Come giustifica questa anomalia il regista Omero? Patrolo insiste: non vedi quanti morti e feriti, anche fra i re? Almeno, lascia che vada io a combattere, rivestito delle tue armi, alla testa dei tuoi Mirmidoni … Achille per l’ennesima volta ripete le ragioni dell’offesa subita (e qui, Omero, dai … le conosciamo queste ragioni, ti stai ripetendo per l’ennesima volta ..

"Achille" Tomba!

forse lo fai per chi si sia messo in ascolto in questo momento). Vabbè, dice Achille, hai vinto, mi hai convinto, vai pure, ma non esagerare. Appena hai fermato l’avanzata dei Troiani, fermati e torna alla tenda. Non avvicinarti alle mura della città, mi raccomando!

Grinta troppo diversa ...

Pensavo, ma se io avessi indossato la tuta da sci di Tomba compreso casco ed occhialoni a nascondere completamente il viso e mi fossi cimentato in uno slalom, io dico che tutti avrebbero subito capito che quel discesista non avrebbe potuto essere Tomba!

Nel frattempo il greco Aiace è in difficoltà, cerca di colpire Ettore con la lancia ma Ettore gliela tronca di netto con un colpo di spada ed Aiace si demoralizza: così non vale … non ci sto più … mi ritiro … I Troiani sono sempre più vicini. Incendiano la prima nave. E qui il regista Omero si prende il suo tempo, descrive la vestizione di Patroclo, vstiti ed armi, con calma … ve la immaginate la scena? Ma quanto distava la nave incendiata dalla tenda di Achille? Lo domanderemo ad Alberto Angela!

I Mirmidoni …

quasi crudivori lupi, il cor ripieni / di molta gagliardìa, prostrato avendo / sul monte un cervo di gan corpo e corna / sel trangugiano a brani, e sozze a tutti / rosseggiano di sangue le mascelle; / quindi calano in branco ad una bruna / fonte, a lambir colle minute lingue / il nereggiante umor, carne ruttando / mista col sangue; il cor ne’ petti audaci / s’allegra, e il ventre se ne va gonfio e teso …

Il discorso di Achille ai suoi Mirmidoni

Achille fa loro un bel discorso per inquadrarli: armamoci e partite. Loro partono, Achille fa gli scongiuri (“sacrifica” agli dei una coppa di ottimo vino, che poi si beve!). Prega per Patroclo e per le navi. Zeus lo ascolta solo per la parte che riguarda le navi. I Mirmidoni vanno all’attacco. I Troiani si spaventano: è arrivato Achille! Fuggono spaventati. Ciò consente ai Greci di prender fiato. Il loro cuore si apre …

… siccome allor che dall’eccelsa vetta / di gran monte le nubi atre disgombra / il balenante Zeus, appaion tutte / subitamente le vedette e gli alti / gioghi e le selve, e immenso s’apre il cielo

Segue la solita caneficina con dettagliato elenco di uccisori, uccisi e tipo di ferite inferte. Roba da medico legale e da polizia scientifica …

qual su capri ed agnelle i lupi piombano / sterminatori, allor che inospita / balza neglette dal pastor si sbrancano, / appena le adocchiar, che ratti avventasi / alle misere imbelli,  e ne fan strazio …

Anche Ettore si ritira. Patroclo avanza. I Troiani fuggono. Viene descrita la fuga dei cavalli troiani che irrompono come piena di fiume straripante. Seguono immagini di orrore puro, a descrivere come viene estratta una lancia dalla testa di un ucciso, che prima di essere spiccata, trascina con sè la vittima come il pescatore tira fuori dall’acque il pesce preso all’amo.

Il troiano Sarpedonte cerca di rincuorar i suoi. Patroclo lo affronta e i due lottano  … qual due grifagni ben unghiati avoltoi forte stridendo … In Olimpo si accende il tifo per i due contendenti ed alla fine si decide di far vincere Patroclo. Sarpedonte, colpito, cade come la solita quercia tagliata “a nautico fabbisogno“. La lancia he lo aveva ucciso viene quindi statta da petto, trascinandosi

Dario Argento

dietro il polmone! (Dario Argento). Patroclo contina l’ avanzata e irrompe … qual veloce sparvier che gracci paventosi e storni sparpaglia … La battaglia prosegue e rimbomba come i tronchi abbattuti dai boscaioli in montagna. Zeus ha un dubbio, questo Patroclo .. lo faccio vivere e trionfare ancora o basta così,  lo faccio morire lì … Sembra l’autore, lo sceneggiatore di un film. Decide per farlo andare avanti ancora un po’ … Febo, su ordine di Zeus, scende fra i mortali e recupera il cadavere di Sarpedonte. Patroclo, gasato per le sue vittorie e disubbidendo ad Achille, tenta quattro volte di scalare le mura di Troia. Febo, già che si trova sul campo di battaglia, cede alla tentazione, non sa resistere e  fa la spia: dice ad Ettore che quello lì non è Achille ma Patroclo! Nel frattempo Patroclo aggrava la situazione

Maramaldo (Ettore) uccide Francesco Ferrucci (Patroclo) , già "uomo morto"

perchè schernisce i Troiani che sta uccidendo. Allora Febo si arrabbia. Gli dà un manrovescio che fa cadere l’elmo dalla sua testa  svelandone la vera identità.  Patroclo, stordito dal colpo e vedendosi scoperto, si ritira, ma Euforbo lo ferisce alla schiena. Ettore lo affronta e lo colpisce a morte, il Maramaldo! Insulti reciproci fra il feritore ed l morente. Anche qui, estrazione della lancia dal petto, dopo aver appoggiato il piede sul corpo del morto.

Commento: è il libro di Patroclo. Amico di Achille ma ancor più della causa dei Greci. Generoso al massimo grado, si contrappone all’orgoglioso ed egoista Achille. Omero lo gratifica facendolo morire non sconfitto ma assassinato.

 

 

 

 

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