LE QUATTRO STAGIONI (DEL TRENTINO)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Febbraio, 2012 @ 7:33 amDetto altrimenti: musica? Poesia? o entrambe … reduce da un concerto, mi è venuta un’idea: ho radunato quattro mie poesie … ed ecco che Vi presento le mie “Quattro stagioni” (del Trentino)
Primavera a Trento:
“Novecento in Via Grazioliâ€
Cuscini di alberi in fiore
circondano vecchi disegni
edere di stucchi
che la terra germoglia
a cingere antiche mura
e scale sbrecciate
a passeggio in giardini di ghiaia.
Nobili dame
ingioiellate di ferro battuto
imposte di legno
guardano salire la via
che hanno solcato
nei prati del tempo
difese ed amate
da chi vuole che vivano
serene
il futuro dei loro ricordi.
Estate in Val di Non:
“Anauniaâ€
T’adorna corona di monti
tu stessa diadema regale
a smeraldi lacustri![]()
di verde.
Ti apri allo sguardo
che insegue
i gonfi altipiani
ondeggianti
qual giovane petto al respiro
plasmati da un vento
che scala le cime
e si perde.
La mente che t’ama
curiosa
più attenta ti scruta e profonda
ov’acque percorron segrete
le nobili rughe
che segnan l’altero tuo viso
di antico lignaggio
e indagan
leggendo il passato
tuo storico viaggio.
Tu, ramnus, romano,
tu uomo del fiume,
pagano,
or’altro è il Dio che onori
ma l’acqua è la stessa che bevi
del cervo
sacrifica preda
di Principi Vescovi e di Senatori.
Risuonan le selve
di ferri e armature
latine
che scuotono i passi
per le aspre montane
tratture.
E senti vibrare le note
di orda cruenta
le grida di donna
che arman lo sposo
a difender le messi
il figlio che piange
furor di Tirolo
equestre rimbombo
sul suolo operoso
che viene a predare
ma inerme
di fronte ai castelli
s’infrange.
Munifica rocca di luce
saluto lo spazio
che scende
dal Tempio maestoso del Brenta
e dopo che t’ha generato
dall’alto di crine boscoso
cascata di pietra
a Sponda Atesina conduce.
Autunno in Brenta:
“Dolomiti la prima volta†(Verso il Crozzon di Brenta)
Si sale pian piano
con una seicento che sbuffa
fra nuvole stanche
sedute nei prati rossi di umori
e di foglie.
E sotto il maglione d’autunno
compare
dapprima ogni tanto
e quindi ogni poco
il bianco sparato di neve.
D’un tratto si apre
nel sole
una torre dorata
adagiata su coltri
di freddo vapore d’argento.
Il ricordo di Lei
profuma nei sogni nascosti
di un solitario turista
un po’ fuori stagione
che ha spalancato per caso
la porta di un camerino
e s’innamora alla vista
della Prima Donna
intenta a rifarsi il trucco
per lo spettacolo d’inverno.

L'Orsa, rocce scure, non coperte dalla neve, nella foto a destra degli alberi ("Fin che ghe l'Orsa su la Vigolana no te cavar la maglia de lana")
Inverno a Trento:
“L’orsa della Vigolanaâ€
Pascoli bianchi
nutrono
fauci protese su fiocchi di neve
ferma a riposare al sole
prima di scavarsi la strada
verso le vene preziose del monte.
E vigile
tu
monti di sentinella
all’inverno che circonda di freddo
la bella città accovacciata ai tuoi piedi.
E quando di nuovo
il sentiero
ritorna a calcare il passo dell’uomo
ormai sgombro di neve
tu
schiva
scompari alla vista
e ti nascondi nel folto di pensieri
che invano
alzato lo sguardo
ti cercano attenti.
il futuro dei loro ricordi.
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INCONTRI – 10) ENRICO FUOCHI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Febbraio, 2012 @ 6:56 amDetto altrimenti: io sono amico suo, sapete, sì …  suo amico, io …!
Enrico Fuochi , 50 anni compiuti … da quando?
50 anni? Grazie per il complimento, ma forse è meglio aggiornarsi! Sono passati più di 11 anni da quando ho compiuto mezzo secolo! Per il momento però non me ne faccio un problema: come diceva il grande Manfredi “basta ‘a salute e ‘n par de scarpe nove e pòi girà tutt’er monnoâ€!
Enrico , pensionato? Ma se non ti ho mai visto più attivo di adesso! Infatti, Enrico dai mille interessi. Ma procediamo con ordine. Io ti ho conosciuto velista …
Il poter disporre di libertà , intesa non solo come tempo libero, ma anche come libertà mentale dai problemi del lavoro, mi ha permesso di poter dedicare più tempo a quelle passioni che prima praticavo con fatica e solo marginalmente. Fra gli sport che ho praticato e pratico, la vela è senza dubbio, assieme al nuoto, il mio primo amore e quello che, agonisticamente
parlando, mi ha dato più soddisfazioni. Ho iniziato a 16 anni con il Flying Junior e sono poi passato allo Strale e al Flying Dutchman. Con l’FD ho partecipato a diverse regate internazionali e campionati italiani con molte soddisfazioni ma poi, a 27 anni, per impegni di lavoro e di famiglia miei e del mio prodiere, ho dovuto smettere. Ho ripreso in età più matura con barche più comode e negli ultimi anni, dopo una breve e negativa parentesi con il Contender, mi sono dilettato con il J24 e l’UFO22 sul lago di Garda. E’ proprio in occasione di alcune regate sul Garda che ho conosciuto l’amico Riccardo con il suo fun “Whisperâ€.
Poi ho scoperto che volavi con il parapendio…
Beh, sono nato sotto il segno della Bilancia, noto segno zodiacale dell’aria, e non potevo non essere affascinato dal volo libero per eccellenza come il parapendio, uno sport che se praticato con la “testaâ€, senza imprudenze e sempre consapevoli dei propri limiti, è una delle cose più affascinanti che ci siano: volare, da sempre il sogno dell’uomo.
Poi, che sei un esperto di fotografia…
Eh già , la fotografia. Questo è un amore nato quando avevo ancora i pantaloncini corti…e non perché facesse caldo, ma perché la mia prima macchina fotografica mi è stata regalata dai miei genitori in occasione della mia Prima Comunione. La passione è continuata senza interruzioni fino ad oggi. E’ stato anche il mio primo lavoro: diciottenne e ancora studente, mi ero impratichito in camera oscura e guadagnavo qualche lira sviluppando e stampando fotografie per un negozio di Riva del Garda. Poi, compatibilmente con gli impegni di lavoro, ho fatto diverse mostre personali in Italia e collettive all’estero. Con l’occasione vorrei ricordare il mio prossimo
impegno: il 5 maggio 2012 (per 1 mese con inaugurazione alle ore 18) esporrò a Trento presso lo Spazio Espositivo Pretto in Piazza San S. Benedetto. La mostra si intitola “Tempus mutandisâ€. E’ un lavoro decisamente “particolare†per il contenuto e al quale mi sono dedicato al termine del progetto “A bordo della Città di Milanoâ€.
Poi, che scrivi libri…
Ecco, a tal proposito ci tengo a precisare nuovamente che io non sono uno “scrittore†e non ho la presunzione di classificarmi tale. Mi considero un fotografo che si diletta, di tanto in tanto, a scrivere qualche breve racconto di accompagnamento alle mie immagini. Così ho fatto nei miei primi due libri FotoGrafie e FotoStorie.
Poi, che hai una splendida cagnetta…
Isotta, il mio bracco italiano, alla quale mi sono affezionato al punto da far nascere in me il sospetto che Marina qualche volta sia gelosa! Gli animali sono splendidi e vanno amati e rispettati. Tu, Riccardo, che hai avuto Dorian, sai cosa vuol dire!
Poi, che tua moglie era collega della mia…
Eh sì, Riccardo, oltre alla vela, alla lettura e ad altre cose, abbiamo in comune anche la professione delle nostre mogli: non solo insegnanti entrambe, ma anche ex colleghe!
Poi, che tuo figlio è pilota di elicotteri…
Qualis pater, talis filius! Anche mio figlio Luca, ha sempre avuto la passione per il volo, una passione che però è il suo lavoro: è pilota professionista di elicotteri con una sua società in provincia di Verona. Comunque penso sia un problema di DNA: anche mio zio, il fratello di mia madre, è stato uno dei primi piloti in Trentino, e mio padre, in tempo di guerra, è stato per un periodo aviatore a Trieste.
Poi, sei un appassionato camperista…
Campeggiatore da sempre e camperista da quando ho potuto permettermi l’acquisto di un camper. Ho sempre amato viaggiare e penso che viaggiare senza vincoli dia la possibilità di avvicinarsi di più alla natura e alle persone. Finora con il camper (sempre per limiti di tempo libero) ho viaggiato solo in Europa e nel nord Africa, ma per il futuro i progetti sono tanti. Vedremo!
Poi, sei un membro dell’Accademia delle Muse…
Il poter partecipare alle serate culturali dell’Accademia delle Muse è per me un motivo di grande piacere e orgoglio. Ti sarò sempre grato, Riccardo, per avermi dato questa opportunità .
Poi, che eri un bancario, ma proprio non si direbbe!
Bancario? Eh, sì, diciamo che fino a qualche anno fa facevo parte dell’organico di una delle 796 banche presenti in Italia. La mia comunque non è stata una vocazione: a 23 anni, in attesa di completare i pochi esami che mi mancavano alla laurea e per poter essere autonomo finanziariamente, ho fatto domanda di assunzione. La mia doveva essere una scelta temporanea in quanto non mi riconoscevo come “bancarioâ€. Ma poi sai com’è: lo stipendio allora era ottimo, mi sono sposato, c’era lo “zuccherino†della carriera…mi sono laureato e…sai com’è la vita!
Grazie, Enrico … solo che la tua innata modestia ti faceva dimenticare di ricordarci che il 2 marzo prossimo, alle ore 20,00, presso la Biblioteca Comunale di Lavis, nell’ambito delle iniziative dell’Associazione Culturale Lavisana presieduta da Daniele Donati,  ri-presenterai il tuo ultimo lavoro, che poco fa hai semplicemente citato, e cioè il libro “A bordo della Città di Milanoâ€, la nave appoggio del Dirigibile Italia del Comandante Nobile, lavoro che hai realizzato grazie all’iniziativa della nostra Presidente dell’Accademia delle Muse, Cristina Endrizzi Garbini il cui suocero era il medico di bordo di quella nave, e che pertanto ha potuto darti le testimonianze ed il materiale fotografico sul quale poi tu hai lavorato.
LE AGENZIE DI RATING USA HANNO DECLASSATO – FRA I TANTI – ANCHE LA NOSTRA PROVINCIA AUTONOMA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2012 @ 6:15 pmDetto altrimenti:Â Â cui prodest? A chi giova?
Repetita iuvant, le ripetizioni spesso aiutano a capire! Ne sapeva qualcosa il Senatore Romano Marco Porzio Catone detto il Censore che dal 157 a. C. alla sua morte (149 a.C), ogni volta che interveniva in Senato sui più diversi argomenti, chiudeva immancabilmente con “Ceterum censeo Carthaginem delendam esse”, e cioè, “in più credo che Cartagine debba essere distrutta”, tanta era la sua convinzione che Cartagine rappresentasse un pericolo per Roma. Distruzione che avvenne tre anni dopo la sua morte, nel 146 a.C.. Ora, non che si voglia radere al suolo e cospargere di sale il terreno fabbricabile sul quale insistono le sedi delle Agenzie di rating USA, ma almeno dare loro delle regole, moderarle, responsabilizzarle e sanzionarle quando commettono colpe gravissime.
Ecco quindi che anche io, molto, ma molto più modestamente di un antico Senatore Romano (ma oggi abbiamo un On. Senatore che si faccia promotore di una iniziativa al riguardo?)  ripeto le domande e le proposte  che avevo formulato nel mio post del 15 gennaio scorso. Domande che oggi più che mai noi riproporci.
1. Chi sono i loro azionisti?
2. Al loro interno, chi approva e firma la dichiarazioni finali dei loro esperti, frutto di profonde analisi, con le quali vengono attribuite le pagelle?
3. Da dove provengono i loro ricavi? In particolare: chi ha pagato il lavoro delle recenti analisi che hanno determinato i declassamenti europei? O forse le Agenzie hanno lavorato gratis? Ma dai …
4. Quali responsabilità hanno le Agenzie allorchè commettono errori macroscopici, ad esempio classando con la tripla A banche e società che dopo pochi giorni o alcuni mesi falliscono?
5. Quale responsabilità è stata loro ascritta quando hanno ammesso la pratica dei titoli derivati della loro cartolarizzazione (si veda mio post del 4 gennaio scorso)?
6. E’ vero che l’Europa sta studiando se e come richiedere i danni alle citate Agenzie, di fronte a loro certificazioni non veritiere che abbiano causato forti perdite alle borse, agli Stati ed alle economie europee?
7. Quali garanzie abbiamo che non siamo di fronte ad azioni che possono rappresentare veri e propri reati di turbativa dell’andamento dei corsi delle borse?
8. Perché l’Europa non crea ERA, European Rating Agency, per classare e declassare le agenzie USA?
9. Perché non si indaga sui grossi movimenti di titoli sovrani e di azioni avvenuti subito prima e subito dopo questi declassamenti europei di massa?
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DORIAN
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2012 @ 5:36 pmDetto altrimenti: caro micio, ho radunato altre tue foto …
Gli amici mi dicono che è normale soffrire per l’improvvisa morte del tuo gatto, dopo dieci anni che lui ti aveva adottato e ti faceva le coccole. Chi non ha mai avuto animali forse non mi capirà del tutto. Chi li ha avuti, penserà che io abbia scoperto l’acqua calda … ma era la prima volta che avevo una bestiolina in casa … arrivata quasi per caso, un regalo di mio figlio Edoardo … Dorian era diventato parte della famiglia. E lui aveva scelto me, come suo “amico†Sì, i mici, sono loro a sceglierci, non viceversa.
Dorian mi seguiva negli spostamenti da una stanza all’altra. E non per chiedere da mangiare o altro, ma semplicemente per starmi vicino talchè io dovevo sempre avere un posto libero per lui accanto me: davanti al computer, a pranzo, alla televisione. Nel lettone matrimoniale poi io accennavo a mia moglie la canzone “E lui fra di noi …â€.
Al mattino appena mi svegliavo e la sera prima che io mi addormentassi Dorian veniva a trovarmi, sdraiandosi sul mio petto guardandomi con quei suoi occhioni azzurri e dolcissimi.
Questo è l’aspetto che maggiormente ricordo e che mi fa commuovere, ogni volta che lo penso. Questo suo darmi la amicizia, ricercarmi, volermi state accanto. Questo suo darmi tanto, chiedendo poco, veramente poco. Noi “umani†dovremmo veramente imparare molto da loro, da queste bestioline.
Quando ci si spostava in automobile, il tragitto da casa alla macchina e viceversa lo faceva dentro la sua gabbietta. I primi tempi, quando capiva che si stava per uscire, (e lo capiva, e presto anche, alla prima borsa o valigia che vedeva girare per casa!)
andava a nascondersi sotto il lettone, al centro, ed io a sdraiarmi per prenderlo e farlo uscire. Tuttavia mai un graffio, una ribellione. Era sereno e rassegnato, del tipo “Va bene, va bene … vengoâ€. Poi, in auto, tutto il sedile posteriore coperto da un asciugamano, era tutto suo, tranne qualche “affaccio†sul bracciolo anteriore, fra me e Maria Teresa, forse per controllare se … avevo imboccato la strada giusta.
E le serenate alla gattina della porta a fianco a Trento e quella del piano di sopra a Riva del Garda, quando andavamo a trovare la nonna?
Avevi una cuccetta tutta tua, con la copertina … quando mai!? Dove si dorme? In inverno, sui piedi miei o di Maria Teresa. Nella
bella stagione, nel posto più fresco della casa, in sala da pranzo, con tutti quei tappeti e divani … e se no perché ce li avrebbero messi?
Sapevi chiedere ciò che volevi, ma con garbo e dignità , sempre. Volete qualche esempio?
ï¶ Io sono a letto o in poltrona, leggo un libro. Dorian arriva, si sdraia sul mio petto o sulle ginocchia e con una zampina cerca di scostare il libro “che ci divideâ€. Al terzo tentativo cedo.
ï¶ Fame? Basta sedersi dignitosamente in silenzio davanti alla ciotola vuota, o anche semipiena se le crocchette sono vecchie … e che diamine!
ï¶ Acqua fresca? Stessa attesa dentro la vasca da bagno. Meglio se io m i riempio d’acqua il cavo della sua mano: gli piace bere da lì! In mancanza si beve dalla apposita ciotola.
ï¶ Coccole al mio rientro a casa? Ci si sdraia a pancia all’insù.
ï¶ Grattatina con la apposita spazzola? Si salta sul tavolo della cucina. Chi vuol capire capisca.
ï¶ Vuole giocare? Gli bastava mordicchiare delicatamente i miei pantaloni e poi corsa a nascondersi fra le gambe del tavolo della sala.
ï¶ Uscire sul balcone? Come per chiedere cibo, davanti alla porta finestra.
ï¶ Rientrare in casa? Normalmente lasciavo la porta finestra accostata. Dorian si alzava sulle zampette posteriori, si appoggiava con quelle anteriori al vetro ed il gioco era fatto.
ï¶ Se sono a tavola o al computer e non ho collocato accanto a me una sedia per lui … piccoli colpetti con le zampine sulla gamba (destra o sinistra, non importa). Se poi tardavo, me lo ritrovavo sulla tastiera del computer!Â
I suoi miagolii, rari e misurati, uno per ogni circostanza. La serenata alle gattine, un lungo miaaaaoooooo (da pianoforte); voglia di coccole? Un semplice mià (nota più “corta”,.da fortepiano, con la o appena sfumata), breve breve. Il viaggio in auto dura troppo? Miaoo miao, due volte. Ci capivamo alla prima, vero Dorian?
E quella volta che sei venuto con noi in vacanza al mare, in Liguria? Eri piccolo … ti abbiano lasciato solo casa un pomeriggio … tu ti sei infilato nel poggiolo della vicina e poi in casa sua … e quella signora a chiedere aiuto a noi perchè … perché aveva paura a prenderti in braccio!
E quella volta, l’unica, che ti ho portato a cena con me, dagli amici
con casa e giardino alle pendici del monte Brione a Riva del Garda? Uscendo non ti ho più visto! 24 ore di ricerche (Maria Teresa mi aveva fatto nero!) e poi dov’eri finito? Sotto il pavimento di legno della loro veranda c’era un piccolo intercapedine, perché non esplorarlo? Però quella volta … io avevo sbagliato, d’accordo, ma anche tu … via … per 24 ore senza rispondere ai nostri richiami! E quando alla sera successiva, in risposta a nostro scuotere la tua ciotola piena di crocchette abbiano sentito il tuo miaoooo flebile flebile … che gioia! Un’altra volta ti avevamo perso … in casa: eri dentro un armadio! Insomma, in queste occasioni tutto è bene quel che è finito bene.
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Questa volta però non è finita bene. Dorian, te l’eri cavata egregiamente da un volo dal terzo piano, avevi ancora sei vite a disposizione … perché te le sei bruciate tutte e sei, così, improvvisamente? Stavi bene, pulito, curato, sereno e poi …. improvvisamente, nonostante le immediate cure del veterinario ed il ricovero presso la clinica per gatti, perché … a nemmeno undici anni compiuti? Sai, me ne ero accorto che qualcosa non stava andando bene, l’ultima mattina che sei salito ul letto per il buongiorno. Non è stato il solito salto silenzioso per cui ti materializzavi all’improvviso sul copriletto, al mio fianco. No. Ho sentito che mentre saltavi ti aiutavi a salire con le unghiette sulla “parete” laterale del letto: la spinta non era stata sufficiente, cominciavano a mancarti le forze, e tu, ugualmente, non hai voluto macare all’appuntamento e sei venuto a salutarmi! Grazie Dorian per l’affetto che mi hai regalato!
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Imposte, equità , famiglia e ….
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2012 @ 6:49 pm
 Detto altrimenti: pane al pane e vino al vino + … un po’ di formaggio (ovvero, alcune riflessioni sul lessico familiare fiscale + … qualcos’altro)
1) Si dice: Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) e Imposta sul Reddito delle Persone Giuridiche (IRPEG). Ciò è vero per l’IRPEF, la quale è l’imposta è sul reddito delle persone fisiche cioè sulla somma calcolata senza detrarre prima se non una minima parte dei costi di produzione del reddito. Ma al contrario, L’IRPEG è l’imposta sull’utile delle imprese, cioè su quello che resta tassabile dopo la detrazione della stragrande maggioranza dei costi di produzione del reddito. Il suo nome esatto dovrebbe essere IUPEG, cioè Imposta sull’Utile delle Persone Giuridiche. A meno che una famiglia non riesca ad organizzarsi in società , detraendo dalla massa imponibile il costo dell’affitto, del mutuo, delle bollette, dei trasporti, etc., la Morale (n. 1) è che la persona fisica (la famiglia) è penalizzata.
2) Si dice: l’IVA, l’Imposta sul Valore Aggiunto, non è un costo né un ricavo, ma una partita di giro perché l’impresa la paga a monte (quando acquista beni e servizi) e l’incassa a valle, quando vende beni o servizi. Se il prezzo di vendita sarà maggiore di quello d’acquisto, l’IVA incassata in più sarà versata allo Stato, a pareggio. Ma la famiglia è solo acquirente di beni e servizi, mai venditrice. Quindi l’IVA la paga solo, a monte. Non la può scaricare a valle, mai. Morale n. 2 : come sopra.
3) Rivalutazione degli immobili anche ai fini dell’applicazione dell’ICI-IMU. Nel caso di una famiglia, la rivalutazione colpisce subito l’immobile, generando immediate maggiori imposte,
indipendentemente da un aumento del reddito della famiglia la quale vede “certificato†l’aumento del valore dell’immobile e cioè vede “accertato†il maggior valore del proprio patrimonio, e pertanto deve far fronte a maggiori imposte, cioè a maggiori esborsi finanziari, senza poter contare su maggiori introiti finanziari. Per pareggiare tale sbilancio, la famiglia dovrebbe avere maggiori entrate e cioè, al limite, vendere l’immobile stesso. Morale n.3 : come sopra.
4) L’adeguamento del valore dell’immobile “dichiarato in atto notarile†al suo valore di mercato, valore diventato negli anni molto superiore al dichiarato, fa sì che quando la famiglia acquista un immobile non potrà più essere invitata dal venditore a dichiarare nell’atto notarile un valore inferiore e a (pre) pagare una parte del prezzo “a parteâ€. Quanto sopra:
a) “fa male†alle singole famiglie compratrici e venditrici di case in quanto potrebbe portare un aggravio di prezzo per la famiglia acquirente e un aggravio di imposte per la famiglia venditrice;
b) “fa bene†a tutte le famiglie (anche non venditrici o compratrici di case), perché tutti i venditori e tutti i compratori di case pagheranno più tasse e tutte le famiglie potranno contare su maggiori servizi da parte dello Stato;
c) “fa bene†a tutti perché elimina dalla circolazione masse notevoli di denaro nero, contribuendo alla moralizzazione del sistema (ecco il …”qualc0s’altro!)
Morale n. 4 : qui l’equità c’è.
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GLI “ACCADEMICI DELLE MUSE†ALL’OPERA PER SAN VALENTINO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2012 @ 5:05 pmDetto altrimenti: si tratta di loro attività “extra moenia†dell’Accademia, ma sempre all’interno dell’antica cerchia delle mura medievali di Trento
Ebbene sì, amici, non sto per raccontarvi manifestazioni organizzate dalla nostra Accademia delle Muse, ma di altre attività , svolte da chi è “anche “ nostro collega Accademico. Per chi si fosse messo in ascolto in questo momento, l’Accademia delle Muse è un circolo privato trentino nel quale si fa musica, pittura, poesia, teatro, fotografia, viaggi, etc.,… cioè, ognuno porta il contributo della sua esperienza, arte, passione, hobby, professione.  Ovviamente i nostri associati operano anche al di fuori delle nostre riunioni … e quindi, eccoli a voi nella giornata di San Valentino, insieme ad altri valentissimi colleghi aderenti ad altri Sodalizi e Associazioni:
Ore 16,45, presso il Centro Rosmini, a cura dell’Associazione Dante Alighieri, nell’ambito della rassegna “L’arte al femminileâ€, con la presentazione da parte della Professoressa Signora Luciana Grillo Laino, la prima conferenziera, Tania Caroli, ha parlato di un suo libro scritto in due tempi ispirandosi a due quadri di un pittore americano di cui mi sfugge il nome (forse Hopper?). Ha una scrittura veramente molto bella, asciutta e molto incisiva: intanto che si legge sembra di vedere scorrere un film. Indi  la “nostra Accademica†Marisa Postal ha parlato di due suoi quadri esposti, ha poi presentato una breve ricerca di tipo sociologico sulla donna nell’arte ed ha llustrato l’arte di tre pittrici: Artemisia Gentileschi, del ‘700; Emily Carr, canadese di fine ‘800; – Frida Kahlo, messicana del ‘900. E’ quindi intervenuta la poetessa Elisabetta Postalche ha letto e commentato tre sue poesie. Indi è
stata la volta di Enrica Buratti, pittrice poetessa, la quale ha letto alcune sue poesie ed ha commentato alcuni quadri. Infine, last but not least, Loretta Zanella, la quale ha parlato del suo libro scritto per la malattia dl padre ammalato di alzheimer.
La sala era piena!
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 Ore 17,30, Biblioteca Civica, Sala degli affreschi, l’Accademico delle Muse Alfonso Masi e Mariabruna Fait in un “quasi monologoâ€, visto che gli attori erano due. Alfonso Masi ha recentemente testimoniato il giorno della memoria con un monologo di ben altri contenuti. Nel giorno di San Valentino, il discorso è completamente diverso. Si tratta infatti di “Caro amore ti scrivoâ€, esposizione di brani di lettere d’amore, d’ amore sempre “in assenzaâ€, visto che di tratta di lettere, appunto. Amore coniugato nelle sue varie sfaccettature dell’abbandono, del desiderio, della nostalgia, della gioia, dell’esaltazione e perchè no? Anche della sessualità . Ci siamo gustati una splendida lettera di Penelope al marito Ulisse che a guerra finita “tardava†a rientrare a casa; altre di Gabriele D’Annunzio (prevedibili!); di Cesare Pavese, scritta nel 1950, pochi giorni prima di morire suicida quarantaduenne; di Giuseppe Ungaretti, innamoraosi quasi ottantenne di Bruna, una poetessa conosciuta in Brasile, alla quale scriveva una lettera ogni due giorni; di Mozart, molto passionale e semplicemente “arrapato” della moglie;  di Gioacchino Rossini, che definisce l’amore “una sinfonia in Sol maggiore”; del partigiano Paolo Braccini, poco prima di essere fucilato; di Carlo Lucarelli, che sintetizza così l’amore: “Se sei felice o soffri io sono felice o soffro con te. Se non ci sei, mi manchi”; di Alessandro Bergonzoni che all’amata che gli dice “Mostro!”, risponde: “Sì, mostrami tutto di te!”Solo per citare alcuni “scrittori d’amoreâ€. Non sono mancati voli di fantasia (a parte a lettera di Penelope, tutte le altre sono vere): una serie di lettere scritte a Giulietta (quella di Giulietta e Romeo) ed uno scambio epistolare fra una gattina innamorata ed un bel gattone focoso.
Ore 20,30, Istituto Comprensivo “Comenius” di Cognola, la Presidente dell’Accademia Cristina Endrizzi Garbini in concerto: “Ritratti in musica”: Franz Schubert, viennese, morto trentaduenne nel 1828, dopo aver composto oltre 720 opere. Cristina La Generosa, pur influenzata, si è sobbarcata un compito non da poco. Schubert, lo “splendido monotono”, il romantico melanconico (e squattrinato), molto bello per chi gli si dedica con attenzione .  Il repertorio è stato vario. Per citare solo alcuni brani eseguiti, tre momenti musicali fra i quali l’allegro, vivace e conosciutissimo n. 3 in fa minore. E poi tre “improvvisi” (Op.142 n. 2; Op. 90 n. 3; Op. 90 n.4), i Valzer Nobles del 1827, Op. 77 e, per finire fuori programma, la splendidaÂ
“Staendchen Op. 51”, la conosciutissima Serenata. Cristina, con la sua breve ma efficace “lectio magistralis” ci lascia sempre qualcosa in più, arricchisce la nostra (scarsa) cultura di musicofili dilettanti, e ci consente di gustare appieno la musica, i suoi Autori e la loro epoca. Grazie, Cristina!
TRENTO PER ME, DA 25 ANNI E NE SONO FELICE, ma anche “Genova per noi”
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2012 @ 7:00 amDetto altrimenti: … “finalmente” (per dirla con il Goldoni), cioè, “dopo tutto”  io sono nato a GENOVA e allora, lasciatemi scrivere …100 motivi per cui è bello vivere a Genova, o anche solo 100 motivi per cui è bello ogni tanto tornarci, ri- conoscerla, visitarla e conoscerla. L’elencazione non è mia, me l’ha mandata un’amica da Zena! (ALLA FINE DEL POST TROVERETE IL TESTO DELLA CANZONE “GENOVA PER NOI” DI PAOLO CONTE)
E poi … anche perchè Genova non è solo alluvioni e naufragi!
01. Una città che non sarà mai una metropoli, per fortuna
02. Avere mare e monti a distanza di 30 minuti, forse anche meno
03. Non conoscere il concetto di nebbia
04. La “focaccia” calda a tutte le ore
05. Il cielo terso che abbaglia gli occhi nelle giornate ventose
06. Il silenzio irreale che si gode dalla cima della Lanterna
07. I colori dell’orizzonte dopo una violenta burrasca
08. La cucina genovese, che riesce ad essere ricca con quasi niente
09. “Belìn”, questo nostro intercalare onesto, melodioso e mai volgare
10. Il mare, ovunque
11. Il centro storico più grande d’Europa
12. Il centro storico più grande d’Europa, che non è una bomboniera per turisti distratti, ma un luogo veramente abitato e vissuto (Via del Campo, Fabrizio De Andrè)
13. Il centro storico più grande d’Europa con i suoi colori, la sua luce, le sue ombre, i suoi odori (non sempre gradevoli).
14. Il centro storico più grande d’Europa, con un tale miscuglio di stili e architetture .. che gli abusi edilizi passano quasi inosservati
15. Il centro storico più grande d’Europa, il cui ventre marcio ti emoziona anche quando dovresti incazzarti
16. I Palazzi dei Rolli, patrimonio dell’Umanita’
17. La medaglia d’oro per la Resistenza
18. Avere inventato la Repubblica alcuni secoli prima della Rivoluzione Francese
19. Il Genoa e la Sampdoria
20. La Sampdoria e il Genoa (par condicio)
21. Avere inventato la Banca. Ma di questa invenzione non so quanto abbiamo da vantarci
22. Trentatré chilometri di costa, che per andare da Voltri a Capolungo devi chiedere ferie
23. Il vento di tramontana che d’estate benedici perché non sopporti la “maccaja”. (caldo umido)
24. Il vento di tramontana che d’inverno maledici perché ti taglia la faccia
25. Le fessure blu cobalto del cielo tra le case dei “caruggi” (alias, vicoli)
26. La colazione “alla genovese” con la “fugassa” (focaccia ) pucciata nel caffelatte
27. I contrasti tra quartieri “bene” e quartieri “degradati”.
28. Portare la tua nuova amica a “vedere la città dall’alto”
29. Piazza dell’Amor Perfetto
30. Sfrecciare sul lungomare con la Vespa (la mia era una Rally 180 c.c., n.d.r.!)
31. Gli autobus che si inerpicano anche sulle strade più assurde
32. “Le donne di Genova, che ridono tra i denti” ( Francesco Baccini )
33. Le donne di Genova, che parlano come “camalli” anche quando hanno l’aspetto da nobildonne .. e troviamo tutto ciò molto attraente
34. Le donne di Genova, che sembra sempre che ce l’abbiano solo loro
35. Le donne di Genova, che sembra sempre che ce l’abbiano solo loro .. anche quando sei il loro amante / fidanzato / marito da dieci anni
36. Una gatta che attraverso la persiana verde di una finestra scruta il cielo blu
37. Le pietre bianche e nere del Medioevo fianco a fianco con la Modernit�
38. Poter fare il bagno in mare ad ottobre come se fosse la cosa più normale del mondo
39.
Boccadasse, di giorno e di notte sempre affascinante
40. Vedere da Via XX il vessillo della città sventolare con orgoglio sulla Torre Grimaldina
41. Scoprire angoli della città che non hai mai notato per vent’anni anche se sono sempre stati lì, sotto il tuo naso, da sempre
42. Appisolarsi sulla spiaggia senza nessuno che ti rompa le scatole per sloggiarti
43. I possenti leoni della cattedrale di San Lorenzo, che non sembrano per nulla cattivi, ed infatti sono diventati i “cavallucci” più amati dai bambini
44. Il “pesto”, che ci offendiamo se gli altri lo copiano, anche se sappiamo benissimo che oramai lo fanno tutti
45. La vista da Capo Santa Chiara, che vengono le vertigini da tanto che sei a strapiombo sul mare
46. I chilometri di ringhiere di ghisa che hanno vissuto mille stagioni e sono sempre lì, con quel colore indefinito, con quel colore “un po’ così”
47. La metropolitana più corta del mondo, che se fossimo in America sarebbe già diventata un’attrazione tipo Disneylan
48. Il piacere delle birrerie con i tavolacci di legno che hanno visto passare generazioni di ragazzi, appena usciti dall’ascoltare il coro della SAT o del Monte Cauriol
49. Inforcare gli occhiali da sole 365 giorni all’anno (o quasi)
50. L’enorme basilica di Carignano, fatta costruire da una famiglia nobiliare per puro “dispetto” verso i “vicini di casa”
51. Salire in 10 minuti per i “bricchi” (montagne attorno a Genova ), e trovarsi fuori dal mondo
52. Salire in 10 minuti per i “bricchi” di cui sopra e trovarsi dentro una calda osteria (“ostaiaâ€)
53. I veri genovesi … quelli che “una parola è poco, ma due sono già troppe”
54. I veri genovesi, così “chiusi” e così grandi di cuore
55. Ammirare dai Magazzini del Cotone l’arco del porto al tramonto
56. Il mare grigio d’ardesia disteso sotto il Belvedere di Castelletto
57. I mille locali della “movida”: piccoli, caldi e non troppo rumorosi
58. Sentire i nostri vecchi parlare in dialetto e riuscire a capire quello che dicono (più o meno)
59. Portare in giro per il mondo il nostro animo sinceramente “antipatico”
60. Archivolti, antri, colonne, cancelli …una città rompicapo, sempre uguale e sempre diversa
61. I circoli della “pétanque” (boccie ) a Sampierdarena, nemmeno fossimo in Provenza
62. Tirare fuori il cappotto dall’armadio solo poche settimane all’anno
63. Centomila muri scrostati dal tempo
64. Gli slip e i reggiseni stesi sulle facciate delle case, che ti chiedi con curiosità di chi saranno
65. L’aperitivo delle 19, che non è stato inventato a Genova, ma ci piace credere che sia così
66. L’aperitivo delle 19 d’estate, con la brezza che ti asciuga il sudore di una giornata in spiaggia .. e sei sempre a 10 minuti da casa
67. Il selciato e le mura delle “creuze”, immutate nei secoli dei secoli, mentre oggi le case nuove vanno in malora dopo pochi anni. Creuza de mà , Fabrizio de Andrè
68. Le strambe declamazioni di Melina Riccio che puoi leggere anche sui cassonetti della rumenta.(spazzatura)
69. Prendere in giro i “padani” per le code che si devono sorbire in autostrada per raggiungerci
70. La Notte Bianca, dove bisogna farsi largo tra la folla col “machete”
71. La presenza e il ricordo di De André in ogni angolo della città vecchia
72. Il “pandolce” .. .che non è mica fatto d’aria come quella roba da milanesi
73. La spruzzata di neve a gennaio che paralizza la città e fa subito chiudere le scuole di ogni ordine e grado nemmeno vivessimo al Polo Nord
74. Il “mugugno”, (lamentarsi) che almeno questo non costa nulla
75. Il “mugugno”, che è diventato il nostro sport preferito
76. Il misto “torte di verdura” servito in trattoria
77. La collana di perle delle nostre “brave ragazze”, che poi è la stessa delle loro madri, delle madri delle loro madri, ecc. ecc.
78. Gli spazi sprecati nel bel mezzo della città , che ti chiedi sconcertato come sia possibile
79. La “farinata” … semplicemente geniale
80. La Sopraelevata, che in effetti bruttina lo è, ma se non ci fosse la città rimarrebbe spezzata in due
81. La Sopraelevata, che in effetti bruttina lo è .. ma che vista ragazzi !
82. Il cartello arrugginito “città denuclearizzata” che ti accoglie quando torni a casa dalle Riviere
83. Prendere la granita a Castelletto, anche quando non fa caldo
84. Indicare educatamente ad un turista la strada per uscire sano e salvo dai caruggi
85. Far capire ad un turista che non esiste solo l’Acquario (impresa molto più difficile)
86. Riuscire a perdersi nei vicoli .. nemmeno fossimo noi i turisti
87. “Genova è un’idea come un’altra” (Paolo Conte)
88. Le nostre brutture . che solo noi genovesi abbiamo il diritto di parlarne male
89. La coloratissima “urban art” di Piazzetta Faralli
90. La storica funivia a cremagliera di Granarolo
91. La musica ovattata che sale dai locali e dai baretti incastrati in mezzo agli scogli
92. I concerti “casalinghi” dei Meganoidi
93. Ammirare la città dall’alto quando si torna a casa con l’aereo
94. I colori, i suoni, il caos del vecchio Mercato Orientale
95. Leggere 10 gradi sul termometro nelle mattine d’inverno e mugugnare che “fa freddo”
96. Leggere 10 gradi sul termometro nelle mattine d’inverno, arrivare a 20 gradi a mezzogiorno, e mugugnare che “fa caldo”
97. Leggere 10 gradi sul termometro nelle mattine d’inverno, arrivare a 20 gradi a mezzogiorno .. e ti vien voglia di fare qualsiasi altra cosa tranne che lavorare
98. “Che Genova non è mai una cosa sola. Ma sempre due cose assieme, o tre, o quattro. Sempre, in ogni suo luogo, circostanza e anima” (Maurizio Maggiani)
99. Genova, che non ammette mezze misure: o la si odia, o la si ama
100. Trovarsi in qualunque punto di Genova e pensare che viviamo in ta citè ciu bella du mundu, nella città più bella del Mondo, anche quando per mille motivi “a ne fa arraggià ” (ci fa arrabbiare)
“GENOVA PER NOI” DI PAOLO CONTE
Con quella faccia un po’così
quell’espressione un po’così
che abbiamo noi prima andare a Genova
che ben sicuri mai non siamo
che quel posto dove andiamo
non c’inghiotte e non torniamo più.
II. Eppur parenti siamo in po’
di quella gente che c’è lì
che in fondo in fondo è come noi selvatica
ma che paura che ci fa quel mare scuro
che si muove anche di notte
e non sta fermo mai.
Genova per noi
che stiamo in fondo alla campagna
e abbiamo il sole in piazza rare volte
e il resto è pioggia che ci bagna.
Genova, dicevo, è un’idea come un’altra
Ah… la la la la
III. Ma quella faccia un po’così
quell’espressione un po’così
che abbiamo noi mentre guardiamo Genova
ed ogni volta l’annusiamo
e circospetti ci muoviamo
un po’randagi ci sentiamo noi.
Macaia, scimmia di luce e di follia,
foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia.
E intanto nell’ombra dei loro armadi
tengono lini e vecchie lavande
lasciaci tornare ai nostri temporali
Genova ha i giorni tutti uguali.
In un’immobile campagna
con la pioggia che ci bagna
e i gamberoni rossi sono un sogno
e il sole è un lampo giallo al parabrise.
Ma quella faccia un po’così
quell’espressione un po’così
che abbiamo noi che abbiamo visto Genova…
P.S. 1 –  nel mio post del 26 gennaio scorso trovate il testo di “Creuza de ma’ “ di Fabrizio De Andrè, in dialetto e in italiano.
P.S.: 2 – Motivo di cui al n. 3,  nebbia a Genova: una sola volta, 1961 se ricordo bene, di mattina, eclisse tiotale di sole, tutti sui bricchi (monti) a guardare … e in città … nebbia a banchi assolutamente ben netti, nella “piana” fra Piazza Palermo e Piazza della Vittoria, ma solo nelle strade perpendicolari alla costa!
NAUFRAGI E NON
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2012 @ 7:52 amDetto altrimenti: in mare i maggiori pericoli si corrono vicino alla costa non in mare aperto, sia in caso di tempesta che di mare calmo.

Imboccare l'entrata del posto con 60 nodi di vento al traverso, a poche decine dui metri dalla schiuma della risacca contro gli scogli! (Foto scattata da terra senza teleobiettivo!)
30 ottobre 2008, Genova. Tempesta senza naufragio. Stessa entrata est del porto.. Il traghetto da crociera “Fantastic†della Grandi Navi Veloci SpA, proveniente da Barcellona con circa 500 persone a bordo, alle 08,45, con mare forza 10 e venti a 60 nodi, riesce ad entrare in porto. Manovra assai rischiosa, molto ben eseguita dal Comandante al quale tuttavia non è mancata anche una buona dose di fortuna! Infatti in quel punto il braccio di mare è largo solo 200 metri!. Un minimo errore di valutazione, un anche lieve calo della potenza dei motori come pure un improvviso fuorigiri, una raffica di vento più anomale delle altre avrebbero
portato la nave a schiantarsi contro gli scogli della spiaggia. Alla fine si sono riscontrati una trentina di feriti, a causa del rollio e del beccheggio della nave. Lucky strike, colpo fortunato!
Gennaio 2012, Isola del Giglio. Mare calmo con naufragio … della Concordia.
Tre capitani, tre comportamenti: il primo, distratto e sfortunato. Il secondo, abile e fortunatissimo. Il terzo … vabbuo’ … ia …
INCONTRI – 9) DANIELE DONATI – Presidente dell’Associazione Culturale Lavisana
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2012 @ 8:15 amDetto altrimenti: … Donati? … ma non era il cognome della moglie di Dante Alighieri?
Nato quasi 40 anni fa a Lavis, dove è cresciuto, figlio di uno dei maggiorenti della cittadina, Romano, uno dei tanti Trentini andati in Australia e poi tornato per essere depositario di autentici frammenti di storia trentina, locale e d’emigrazione, capace di testimoniare più che solo raccontare storie ed aneddoti che sembrano di un’altra epoca ma che invece sono storie vissute personalmente negli ultimi ottant’anni. Da questa premessa ben si comprende come Daniele, Presidente della locale Associazione Culturale Lavisana, non possa che essere figlio d’arte. Impegnato nel suo lavoro, marito e papà , trova il tempo per questo ed altro …
Daniele Donati , innanzi tutto il tuo cognome …
Donati, è un cognome importante nella nostra storia, ma non so se le mie origini mi portino fino a Dante o alla nobile famiglia dei guelfi fiorentini. Sicuramente se facessi una ricerca araldica scoprirei nobili origini e mi manderebbero a casa lo stemma di famiglia, ma credo che di storico ci sarebbe ben poco.
Presidente, quando e come è sorta l’Associazione Culturale Lavisana?
L’Associazione nasce ufficialmente nel 1978 però già nel 1972 aveva cominciato a muovere i suoi primi, come sezione culturale, all’interno del Circolo Cine Fotoamatori di Lavis
Logisticamente, come siete organizzati?
Non siamo messi benissimo. Al momento la sede dell’associazione è presso l’abitazione del suo presidente. I nostri archivi, le nostre pubblicazioni, il materiale storico che nel corso degli anni abbiamo raccolto al momento é custodito nelle soffitte o nelle cantine di alcuni nostri associati . A breve il Comune dovrebbe darci un locale nella parte più antica del paese. Per una sede vera e propria confidiamo in prossime ristrutturazioni di immobili del Comune.
In pratica, chi vi opera concretamente, oltre al Presidente?
Il lavoro principale viene svolto dai nostri tre storici, Andrea Brugnara, Andrea Casna e dal nuovo entrato Daniele Erler, che sono rispettivamente direttore, vicepresidente e segretario dell’associazione, che vede poi il supporto di tutto il direttivo (10 persone in tutto) e di volta in volta di qualche socio.
Finanziariamente, godete di contributi pubblici e di sponsorizzazioni?
I soldi … sarebbe bello poterne fare a meno ma con la sola buona volontà non si va lontano! La nostra attività è supportata da un contributo annuale del Comune a da un contributo annuale della Cassa Rurale di Lavis Valle di Cembra. Altre entrate sono rappresentate dalle tessere dei soci, ma si tratta di pochi euro in quanto l’iscrizione ne costa solo cinque.
Per i progetti più importanti ci è capitato di chiedere aiuto anche a Provincia e altre istituzioni locali con un buon riscontro, probabilmente grazie alla bontà del progetto.
Come viene diramata l’informazione circa le vostre manifestazioni?
Attraverso i canali classici quali locandine, articoli su giornali locali e comunicati sulle televisioni locali. Poi siamo attenti anche ai nuovi modi di comunicare è quindi mail, facebook, ecc..
Nel passato più recente, quali manifestazioni ha organizzato?
L’ultima manifestazione è stata fatta in dicembre con una mostra di 15 giorni e una pubblicazione sulla nobile famiglia dei Thun ed il loro legame con la comunità di Koenisgberg. In autunno abbiamo organizzato una serie di incontri legati al 150°  anniversario dell’Unità d’Italia.
Abbiamo anche organizzato due pomeriggi con i bambini in cui abbiamo portato per le strade del paese San Nicolò, con frate, Angelo e Krampus che distribuivano dolci a tutti i presenti. Un successo inaspettato.
Conservate documentazione di quanto andate facendo?
Cerchiamo di catalogare e conservare tutto. Certo che se avessimo una sede tutto sarebbe più comodo. Adesso è già un’impresa sapere chi ha cosa.
Siete sul web? Pensate di andarci?
Abbiamo i nostro sito internet www.associazioneculturalelavisana.it
e siamo presenti anche su facebook
Qual è la rispondenza della popolazione alle vostre iniziative?
Talvolta spendi tempo e fatica e poi vedi che solo poche decine di persone vengono a vedere il frutto del tuo lavoro e allora pensi di avere sbagliato qualcosa. Poi parli con persone di altre associazioni e capisci che anche loro difficilmente riescono a smuovere l’interesse della gente. Il nostro compito è quello di fare una proposta; se a fine serata o manifestazione c’è qualcuno che se ne torna a casa soddisfatto, allora credo che abbiamo fatto un buon lavoro.
In quali rapporti siete con altre associazioni e organismi locali, quali SAT, circoli sportivi, organizzazioni di volontariato, etc.?
Nel corso degli ultimi anni mi sembra ci sia un maggiore dialogo con le altre associazioni, ci sono progetti comuni che cerchiamo di portare avanti assieme. Credo sia giusto che ogni associazione mantenga la propria identità , ma credo sia anche fondamentale non pestarsi i piedi e provare a portare avanti qualcosa di importante assieme.
Nel panorama dei Comuni “minori†(e cioè, escludendo i “grandi ed i “medi†quali Trento, Rovereto, Riva del Garda, Pergine, Borgo Valsugana) ti risulta che esistano analoghe Associazioni?
Di sicuro esistono realtà simili alla nostra, basta prendersi la briga di andare e cercare e si vedrà che anche nei paesi più piccoli ci sono incontri, conferenze manifestazioni ecc. Da questi punto di vista il nostro territorio è una fucina inesauribile.
Esiste una reciproca comunicazione?
A livello di singole associazioni, se si esclude qualche progetto che viene portato avanti assieme, non c’è molta comunicazione. Noi comunque siamo iscritti al Centro Servizi per il Volontariato.
Ultima domanda: come valuti che sia colto il senso ed il significato del vostro impegno?
“Mi sembra che il nostro lavoro sia apprezzato sia dalla popolazione sia dalle istituzioni pubbliche.
Anche se come ti ho detto non smuoviamo folle oceaniche. Un dato confortante è che negli ultimi anni abbiamo ricevuto un discreto numero di richieste di iscrizione da parte di persone che hanno visto cosa facciamo e che hanno deciso di dare una mano. Questo ci ha permesso di ringiovanire l’associazione e di portare forze fresche, nuove idee ed entusiasmo. A questo punto non mi resta che invitare tutti a consultare il nostro sito e a venire al nostro prossimo appuntamento fissato per il giorno 2 marzo alle ore 20.30 presso l’Auditorium della Biblioteca di Lavis per una serata dal titolo “A bordo della Città di Milano – L’impresa del dirigibile Italia di Umberto Nobile fotografata da Carlo Felice Garbiniâ€. Interverranno Cristina Endrizzi Garbini, Alessandro Aichner, Enrico Fuochi.”
Grazie Presidente, la vostra iniziativa è assolutamente meritevole: mantenete vivo l’amore e l’interesse per le tradizioni, per la cultura, per lo “stare insieme” e dimostrate quale sia l’enorme differenza fra il “fare” e “l’aspettare che altri facciano”.Â
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VIABILITA’ SOSTENIBILE: PROPONIAMO PER LA NOSTRA PROVINCIA UN MANIFESTO PER SALVARE I CICLISTI (e per indurli a rispettare a loro volta le regole)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2012 @ 7:25 amDetto altrimenti: l’amico Alessio Zanghellini mi segnala dal Corriere della Sera quanto promosso dal quotidiano londinese Times per aumentare la sicurezza di chi usa le due ruote.
La campagna “Cities fit for cycling” del Times a sostegno della sicurezza dei ciclisti in pochi giorni ha raggiunto 20 mila adesioni. Il 2 febbraio scorso, il Times, dopo un grave incidente subito in novembre da una sua giornalista ora in coma, aveva aperto la sua homepage con un appello, chiedendo al governo inglese una serie di azioni da porre immediatamente in campo per tentare di fermare una strage che ha contato, in dieci anni, ben 1.275 ciclisti uccisi. Ecco gli interventi proposti per la GB:1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.
2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.
3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta nel Regno Unito e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.
4. Il 2% del budget della società che controlla le autostrade dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.
5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.
6. la velocità di 30 km/h devono essere il limite di velocità massima dei moto ed autoveicoli nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.
7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays Bank.
8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.
La campagna si è estesa in tutta Europa e ha conquistato il Web, inducendo ulteriori interventi più specificamente necessari in Italia, paese in cui oggi circolano oltre 11 milioni di biciclette e che, a livello europeo, nel 2010, si colloca al terzo posto per la mortalità stradale dei ciclisti, preceduto solo dalla Germania (462 morti) e dalla Polonia (280).
E voi, quali osservazioni avete da fare a favore e/o a carico dei ciclisti? Quali norme proporreste fossero ribadite (se già esistenti), o emanate ex novo e comunque rispettate, fatte rispettare e sanzionate nella nostra Provincia Autonoma?






































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