STIVALI BLU di Alfredo Nepi, ed.Giovane Holden

pubblicato da: Mirna - 16 Gennaio, 2017 @ 1:03 pm

9788863969412_0_0_120_50[1]Ho avuto il privilegio di leggere in anteprima Stivali blu  e sono rimasta colpita dalla profonda empatia  che l’autore  riserva ai suoi personaggi.

Già nel suo primo romanzo Alfredo Nepi ci aveva svelato la sua  acuta sensibilità e un animo poetico.

E qui non è da meno: oltre a originali  e immaginifiche similitudini percepiamo l’entusiasmo e il desiderio di raccontare, di farci riflettere  sui molti aspetti della vita.

Il protagonista è Pietro, un ventisettenne sensibile e  dolce, un ragazzo triste che si ritrova in un corpo che non sembra appartenergli.

E proprio nell’incipit alla Pirandello vediamo Pietro allo specchio. Un oggetto spietatamente sincero che gli rimanda un’immagine di sè che lo repelle “Vedersi gli rubava l’anima….Non si piaceva”.

Pietro è un grande obeso e non riesce a dimagrire. E non lo vuole neppure  come se tutta la sua carne fosse un cuscino difensivo nei confronti dell’ambiente circostante.

Inutili quindi le sedute di psicoterapia, indossare stivali blu (…capirete perchè) e i buoni propositi di seguire una dieta.  Si trova in un circolo vizioso in cui la frustrazione di non sentirsi accettato ed amato lo spinge a ingurgitare qualsiasi tipo di cibo.

Soltanto per riempire quello straziante vuoto che sente dentro di sè.

Alfredo Nepi ha indagato a fondo questa problematica  “seguendo” il suo Pietro al lavoro tra i suoi colleghi e durante il nascere dell’amicizia con Silvia.

Silvia, la co-protagonista, ci presenta un’altra problematica: la sudditanza a un padre autoritario e il tentativo di staccarsene.

Con lei  entriamo in una famiglia borghese, conformista all’eccesso, anafettiva e che nasconde bene segreti e bugie.stivali blu 002

Silvia e Pietro, in cerca entrambi  di autostima ed affetto sincero, si incontrano grazie ai gatti.

Sì, perchè la ragazza fa la volontaria in un gattile e proprio da questo luogo inizia una serie di eventi drammatici in cui agiranno anche amici e nemici di Pietro.

Sicuramente i lettori di Stivali blu parteciperanno delle ansie e delle frustrazioni dei protagonisti e non faranno a meno di gioire quando i nodi si sbroglieranno e la forza di volontà positiva riuscirà a vincere. 

Un racconto di ricerca interiore, un po’ di formazione, un po’ “giallo”, un po’ romantico.

Un racconto che rispecchia la vita  così com’è, denunciandone i pregiudizi e  la difficoltà dei rapporti interpersonali, ma anche e soprattutto il  desiderio di tutti noi  di condivisione  e amore.

 

thCANWHUYNAlfredo Nepi è marchigiano. Collabora con varie testate radiofoniche e televisive tra cui Radio Rai per la realizzazione di una trasmissione sui personaggi storici. Lavora come responsabile commerciale nel settore industriale.

Pubblicista, iscritto all’albo dei giornalisti, collabora con diverse testate e siti internet.

Nel 2010 ha pubblicato I sogni non hanno scadenza la cui recensione si trova nell’archivio del mio blog.

 

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Pensieri sparsi…in borsetta

pubblicato da: Mirna - 14 Gennaio, 2017 @ 3:31 pm

thCARK7B2FLavorìo costante della mente.

Pensieri che girano come trottole, si rincorrono, si azzuffano, talvolta si perdono.

Necessario è  talvolta starsene da soli per lasciare che la mente sia sincera e non condizionata dall’altro.

Allora riesci a chiederti  e forse a risponderti  del perchè della recrudescenza della gastrite, riesci a capire la tua necessità di passeggiare sul lungo fiume in mezzo alla neve fresca saltando una lezione di storia dell’arte.

Stuttgart marzo 2013 001Fronteggiarsi.

E una passeggiata solitaria “sola e pensosa” può fare bene.

Forse ho capito perchè mi fa male lo stomaco: decisioni da prendere, golosità eccessiva, somatizzazione di qualche disguido interpersonale.021

Mi chiedo però perchè non con tutti riesco a confidarmi.

E qui riemerge il quesito sull’amicizia.

Quella  profonda, quella  superficiale o quella mascherata.

MART gennaio 16 019Per una solida amicizia, quella nella quale ci si confronta con affetto, attenzione e partecipazione sembra sia necessario aver condiviso qualcosa di importante in gioventù oppure aver trovato delle consonanze e affinità elettive forti.

Certo che senza l’altro da noi non possiamo crescere e cambiare, imparare a conoscerci.

Siamo animali sociali e lo stare insieme ci conforta, ci rallegra, ci fa sentire meno soli.

Sta a noi scegliere e decidere chi ci fa bene.

Stare con coloro  che ti lasciano sempre una parvenza di sorriso e il ricordo di  parole tra noi…léggere… o meno.

 

 

 

 

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QUALCUNO di Alice McDermott, Einaudi ed.

pubblicato da: Mirna - 11 Gennaio, 2017 @ 9:02 am

Nonostante la nostra Biblioteca trentina non riesca ancora a fare grandi acquisti tra le novità letterarie io riesco sempre a trovare romanzi poco arton145213-8d0661pubblicizzati, ma notevoli.

D’altronde i lettori accaniti come fanno a trovare buoni romanzi? Non certo dai consigli TV, forse da qualche inserto dei quotidiani o da alcune  riviste o soltanto cercando in librerie e biblioteche con il proprio fiuto di lettore individualista.

Ognuno ha i propri gusti e le proprie esigenze. Quindi quando incontro questa Alice McDermott e imparo che è stata finalista dei maggiori premi americani, come il Pulitzer e il National Book Award (anzi questo l’ha proprio vinto) non posso fare a meno di portarmelo a casa e gustarmelo o sul sofà o a letto, la sera.

E che piacere, che diletto!

Leggere, leggere, leggere in questo mese così freddo e pieno di emozioni natalizie. Nel bene e nel male.

Mi piacerebbe tanto avere ogni tanto un cenno da voi, cari lettori e lettrici del mio blog.

Qualcuno o “Someone” è la storia di una donna qualunque che noi cominciamo a conoscere da bambina. Una bambina con la vista offuscata per un difetto congenito agli occhi per cui tutto ciò che lei osserva con curiosità golosa è appannato e forse reso più onirico.

La troviamo subito seduta sui gradini della sua casa ad aspettare l’amato padre che odora di alcool e che per lei è un profumo affettivo e consolatorio.

Ma quante persone camminano e agiscono nel suo rione: c’è Pegeen che inciampa di continuo e guarda troppo i ragazzi, C’è Lucy la Cicciona, impavida e scurrile, Bill Corrigan reso quasi cieco dai gas in trincea, Walter Hartnett che sarà il suo primo amore.

Un rione, quello di Brooklin, un piccolo mondo (Come per me fu Cantarana durante la mia infanzia e prima adolescenza)

Marie la protagonista narrante ci introduce nel suo mondo in una sorta di flash back – che sembra essere il nuovo stile narrativo per molti autori  -dalla sua infanzia , alla vita matrimoniale, fino alla vecchiaia.

Da un’infanzia fragile in cui Marie si sente alla mercè dei grandi ( ma sarà così per tutti i bambini?)  alla consapevolezza dei suoi desideri.  Un quasi romanzo di formazione che passa attraverso un obitorio dove Marie lavora per anni, come se già dovesse intravvedere la fine di ognuno di noi.

Ci sono immagini folgoranti di persone e di intuizioni sulla vita in generale.

Immagini accorate di una vita semplice  che racchiude, come in ogni vita – anche la nostra – il mistero  di ciò che ci circonda.

Una scrittura poetica che incide dolcemente la vita, la morte, l’amore.

Da leggere.

 

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Pensieri sparsi…in borsetta

pubblicato da: Mirna - 5 Gennaio, 2017 @ 9:01 am
Comincio  finalmente a leggere Pape Satàn Aleppe di Umberto Eco.

 

So che mi piacerà.Sono suoi appunti inizialmente scritti sulle bustine dei fiammiferi Minerva: dapprima brevi annotazioni e divagazioni sull’attualità o su vari temi che gli passavano per la testa, poi un compendio  di riflessioni sulla nostra società che lui, come Bauman,  definisce “liquida.

pasqua-2014-002Una società postmoderna in cui si affollano diversi fenomeni culturali non sempre in modo coerente. Un sorta di crisi e di liquefazione? Ancora non lo sappiamo.thcak6v3g1

Io ricordo mio padre che annotava sugli  eleganti cartoncini delle sigarette Turmac i suoi pensieri,  le sue curiosità, i suoi dubbi.

E ritrovo me stessa che sui foglietti con un po’ di spazio scrivo ciò  mi ha colpisce, un verso, un libro da leggere, una riflessione importante, una illuminazione. Trovo in borsetta  scontrini con mie frasi enigmatiche sul retro, pezzi  strappati di giornali  con scritto parole illeggibili o  interessanti, biglietti dell’autobus e del treno  con una thcaor8c4pdescrizione.

Insomma  anche una signora può scrivere i suoi fuggenti pensieri  e perplessità,  se non proprio sulle bustine Minerva , su quello che trova in borsetta.

Allarme meningite.

Mi destabilizza perchè penso a mia figlia che che va sui treni affollati su un percorso lungo e a rischio. Trento, Brennero, Monaco, Stoccarda. Ma non solo: sempre a contatto con molte persone sia nei viaggi che  per le sue lezioni,  per i concerti e  durante le affollate meditazioni Zen.

Le parlo di vaccinazioni. Resistenza. Battibecco.

Ma contattiamo dottoressa e ASL. La lista delle richieste è lunghissima.

Non so se lei sia convinta, ma forse un po’ lo è, ma per placare la mia ansia prende un ipotetico appuntamento per la fine di febbraio.

Intanto improvvisamente i mass media ammoniscono: niente panico, non c’è nessun allarme, anzi…meno casi dell’anno scorso.

Che fare ?  prendo il televisore e i giornali e li “rompo” ? O faccio come Grillo che li demonizza? Mentre lui fa peggio di loro con i social network?

Oppure – penso –  scrivendo il mio pezzetto di carta virtuale…respiriamo, facciamo in modo che se non proprio la”forza sia in noi”, almeno lo sia il  buon senso e valutiamo caso per caso senza negare l’evidenza o sottovalutando il pericolo.

Con prudenza, saggezza, ascoltando e guardando  ma pensando con la propria testa.

 

 

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RITRATTO DI UN MATRIMONIO di Robin Black,ed.Neri Pozza

pubblicato da: Mirna - 2 Gennaio, 2017 @ 7:43 am

tn_18981__ritratto-di-un-matrimonio-14344718631Il titolo originale è Life Drawing, quindi ritratto di una vita, ma direi che la traduzione è azzeccata perchè parliamo soprattutto della vita di Augusta, detta Gus,  vita intrecciata  quasi simbioticamente con  quella di suo marito Owen.

Seppure l’abbia tradito.

Due artisti , lui scrittore, lei pittrice, che hanno deciso di ritirarsi in campagna grazie ad un’insperata eredità e coltivare la propria arte.

Ma si può rimanere così avvinghiati l’uno all’altro e addirittura stabilire regole per mantenere e salvare un’unione che ad un certo punto si rivela  un po’ stanca e logorata ?

La ricerca di entrambi di una presunta sicurezza nel loro isolarsi come artisti viene destabilizzata dall’arrivo di una vicina, Alison, che metterà in discussione molti  punti fermi.

E’ una storia impegnativa ed avvincente e Robin Black riesce  con i suoi flash back a movimentare il ritmo narrativo. Il passato e il presente come una fotografia o meglio come uno schizzo in divenire.

Gus aveva dunque tradito Owen cinque anni prina con Bill, una storia appassionante, troncata,  ma non ancora metabolizzata.

Ma che bisogno c’era stato  di confessare tutto a Owen?

Perchè rientrava nelle loro regole “a tavolino” per la riuscita del matrimonio: essere sempre sinceri a tutti i costi?

Owen ha fatto molta fatica a perdonare e dimenticare e poi qualche cosa capita anche a lui .  Un’infatuazione per la giovanissima figlia di Alisona. Come farà la  coppia a gestire  questo nuovo turbamento?

Vogliono salvarlo  questo matrimonio che sembra una zattera per entrambi?

Ma, pensa Gus, è possibile esplorare qualcosa al di fuori di quel  NOI DUE quasi claustrofobico?

Ogni matrimonio è diverso in fondo, come l’infelicità tolstoiana.

C’è l’io narrante per cui le pagine sono piene di monologhi interiori, molto belli e intriganti. C’è tutta la vita di questa quarantenne artista che analizza i suoi ricordi di orfana di madre, di sorella, di artista, ecc.

L’ho letto con attenzione crescente fino all’ultima pagina. Una vita che continua a disegnarsi…

“Magnifico ritratto di un matrimonio d’amore con tradimento!”

 

 

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Il mio primo Natale…abroad

pubblicato da: Mirna - 24 Dicembre, 2016 @ 9:01 am

IL MIO PRIMO NATALE ABROAD ( Da “Vestivamo in minigonna”)

che non vuol dire …in brodo…ma all’estero.

Ma devo tornare a sei mesi prima quando io, Giuliana e Guerrina (tre amiche per sempre, un’emiliana e due friulane) stavamo lasciando Londra prenatale-2016-006per tornare a casa dopo un anno trascorso alla pari … passando per Parigi.

prenatale-2016-009Era il maggio del Sessantotto e noi eravamo convinte di “cavalcare” degnamente la rivoluzione culturale e sociale in corso. Portavamo la minigonna!!! Parlavamo un po’ di inglese! Ci sentivamo libere!

Non ci spaventavano i fermenti e le proteste ma eravamo in cerca di situazioni…. divertenti e frizzanti …da fotografare. Persino con i soldati con carro armato davanti alla Sorbonne.

Incoscienti, ma fortunate.

Come Magoo passavamo indenni tra situazioni dense di pericolo come autostop con tipi loschi, pernottamenti in pensioni di infimo ordine, pochi soldi per nutrirci, tentativi di seduzione… rese forti dall’entusiasmo ingenuo e da quella ricerca di prenatale-2016-007autorealizzazione e libertà che forse era uno dei punti ideologici del Sessantotto. (senza esserne consapevoli. )

prenatale-2016-010Se si doveva scegliere tra un rullino nuovo per scattare foto o un pasto si sceglieva il primo.

Così ci si accontentava di una scatoletta di sardine mangiate al Bois de Boulogne e di qualche crackers ; ma ora abbiamo foto straordinarie di noi tre ragazze poco più che ventenni che si fanno ritrarre in Place du Tertre, che ridono e che si lavano soltanto la frangetta dei capelli nelle toilettes di qualche bar .

Che si poteva fare ancora per prolungare questo sapore nuovo di libertà e possibilità che sembrava proprio ci venissero offerti dal momento storico?

 

Inebriante infatti era stata la scoperta delle nostre possibilità a Londra : vivere a modo nostro.prenatale-2016-004

Se Giuliana aveva avuto soltanto in testa i Beatles e continuava a ripetere di averli visti (il che non era vero perchè quell’anno i musicisti erano andati in India) , se Guerrina era fuggita da una delusione d’amore, io vagavo a mo’ di Alice nel paese delle meraviglie… alla ricerca dei luoghi dei miei libri preferiti : Austen, Dickens, Agatha Christie. I miei gridolini di gioia quando scoprivo Baker Street dove  -nei romanzi – abitava Sherlock Holmes destabilizzavano gli amici.

Sì, avevamo tanti amici, uno in particolare molto caro, romano de Roma, ci chiamava le “spampanate”, ma avrebbe fatto prenatale-2016-005tutto per noi.

C’erano anche vari corteggiatori.

Ognuno i suoi.

Se Giuliana attirava Pakistani, iraniani, afghanistani che la definivano “Lady Madonna”per via dei suoi capelli lunghi e ondulati, Guerrina sfarfalleggiava a destra e a manca, io avevo un intellettuale turco, un cambogiano, alcuni spagnoli, e un africano che mi chiamava Mirinda perchè a quel tempo c’era una pubblicità di arance Mirinda. E per lui, io , bionda e spesso vestita di arancione dovevo chiamarmi così.

Il sogno di incontrare il Lord inglese che mi avrebbe impalmato e portato a vivere nel maniero dal parco pieno di pavoni e dove ci si doveva cambiare d’abito per la cena era miseramente crollato. Non ho conosciuto nessun ragazzo inglese!

Ma torniamo alla nostra decisione di andare ad imparare il tedesco.

 Mio padre aveva sempre paura mi capitasse qualcosa: quando andai a Londra si era raccomandato fingendo di divertirsi “Attenta a Jack lo squartatore” quando andai in Spagna a trovare un’amica esclamò affranto “Ma ci sono i Pirenei”!, ora che avevamo deciso di andare in Germania brontolò “E il mostro di Dusseldorf?

prenatale-2016-002Avevamo dunque deciso per Monaco di Baviera. Mio padre ci diede un nominativo. Un certo signor Manna, che un po’ fu veramente la manna dal cielo. Ci aiutò per il primo mese a trovare un lavoretto in una fabbrica di….mutande. La Trikot Fabrik…piena di operaie turche e straniere che ci avevano adocchiato e capito benissimo. Le verginelle!

Arrivavano all’improvviso e ci aprivano davanti agli occhi …riviste pornografiche… io appannavo lo sguardo per non vederle .( Ci riuscite voi? ) E così le fregavo. Non facevo una mossa.

Vabbè.

Poi le cose migliorano perchè mio padre venne ancora in mio soccorso. Andai a lavorare in un’oreficeria e le mie amiche alla Siemmens

Abitavamo nella Shattenmanheim una sorta di residenza per studentesse e lavoratrici. Friederich Loy strasse, nello prenatale-2016-001Schwabing, una zona festosa di Munchen. Per i primi tempi rimanemmo nella Keller, lo scantinato. (Poi ci trasferimmo in una stanza tutta per noi tre). Qui, nella Keller, eravamo in otto, ma che incontri, ragazzi..!

Verlyn, californiana,  una straordinaria amica, venne persino a Borzonasca! Chris, altra americana che decise poi di andare in Iran in autobus alla ricerca di “viaggi” particolari, ma da allora ne ho perso le tracce. .. Frankie un’ irlandese dagli occhi azzurri e le gote rosse che esclamava sempre “Life is great”.

So che è sposata con un tedesco e che vive in Spagna e che continua ad essere felice.

E poi Eika cecoslovacca fuggita dal comunismo. Quando si sentiva triste e sola correva in profumeria e si dava allo shopping di cosmetici e profumi. Mi regalò Un certo sorriso di Francoise Sagan, in tedesco. Non sono mai riuscita a leggerlo, ma lo conservo devotamente come cimelio di un altro anno importante, quello tedesco, durante il quale, anche se non ho imparato bene la lingua mi sono divertita moltissimo e ho vissuto un importante momento:

Il primo Natale lontano dalla famiglia.prenatale-2016-003

Sapevo ciò che nella mia casa di  Carpi ci sarebbe stato: tavola apparecchiata con cura, cappelletti in brodo, branzino o lesso, tante salse, zuppa inglese, albero di Natale, ma soprattutto la mia famiglia, il calore della home. Le tradizioni, la consuetudine, il conforto.

Qui a Monaco, nella grande sala dei pasti, saremmo state in tante ragazze , tutte con una personale motivazione. Necessità? Un sogno da realizzare? chissà…il sogno di un mondo migliore? Di un’eguaglianza sociale? Sicuramente della voglia di vivere gioiosamente insieme  un tratto  della nostra giovinezza.

Mi rimangono alcune foto di quella vigilia di Natale: sono sorridente con la tazza di tè accanto e il regalini offerti dalle direttrici: un asciugamano e un sacchetto di dolcetti.

Un’altra foto con Giuliana e Guerrina con le quali condivido ancora gli alti e i bassi della vita.

E una corale con tutte le ragazze dei vari paesi: sguardi vivaci, sorrisi grandi, gesti giovani e spontanei.

Ma ciò che ricordo soprattutto di quel mio primo Natale abroad (non in brodo, ripeto) è la consonanza con altre anime golose di vita, di conoscenze, di empatia e di affetto.

E ripensandoci tutto ciò era quello che mi avevano insegnato i miei genitori con il loro esempio : guardare e ascoltare gli altri, essere aperti all’altro da noi.

Perchè stiamo percorrendo tutti quanti un tratto di vita individuale e universale e se condividiamo, ci parliamo, ci vogliamo bene, tutto può essere più facile e più lieto.

Buon Natale a tutti voi che mi leggete!

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IL REGALO di Eloy Moreno, ed. Corbaccio

pubblicato da: Mirna - 18 Dicembre, 2016 @ 3:32 pm

il-regalo1“L’Isola esiste.

Fisicamente potrebbe trovarsi in molti luoghi,

ma mentalmente è dentro di te.

Esiste anche una strada per arrivarci,

ma non si trova in nessuna mappa,

la troverai solo quando i tuoi sogni

diventeranno più forti delle scuse che inventi.”

Un regalo questa storia.

Non saprei dire esattamente in quale genere letterario inserirla. Fiaba? Narrativa semplice? Formazione?. E’ una storia con una trama avvincente e con tante riflessioni portate allo scoperto. Riflessioni che ognuno di noi fa o dovrebbe fare.

I personaggi non hanno nomi propri, ecco perchè il protagonista potrebbe essere uno qualunque.

Una persona con una vita che sembra realizzata. Infatti questo giovane uomo, sposato, con una bambina, un lavoro importante in un’azienda di software ha appena raggiunto un suo altro desiderio: possedere una bellissima automobile bianca.

Ma…improvvisamente mentre sosta in un autogrill questa gli viene rubata. E con essa valigia, computer, documenti.

In un attimo la gioia per il possesso di un oggetto di lusso pagato profumatamente si trasforma in un deserto.  La sua vita sembra cambiare in pochissimo tempo perchè succedono fatti strani. Un chitarrista col cappello a cilindro cerca di aiutarlo. Lo porterà per la denuncia  al vicino commissariato che si trova in una località chiamata  Isola.

Uno strano viaggetto questo durante il quale il chitarrista gli racconta la sua storia e lui pensa e ricorda e riflette. Ripensa al padre che dopo la morte della moglie se n’è andato a Hollywood per realizzare finalmente il suo sogno: girare un film. Ripensa a sua moglie e a  sua figlia che non riesce a vedere quanto vorrebbe. Constata quante volte non si pronunciano le parole Ti amo a chi si vuole bene.

E intanto giungono all’Isola varcando tre archi. Un luogo sospeso dal quale il protagonista percepisce di non poter scappare. Un luogo che è la metafora di un proprio tempo interiore, presente, ma inconscio.

Un luogo pareticolare dove la gente vive come voleva vivere, ogni persona fa il lavoro che desiderava fare, la pasticcera, il fotografo, il musicista. E i luoghi riflettono l’armonia del benessere psicofisico con naturalezza e chiarezza.

La scuola, il castello, persino il cimitero.

Insomma cercare di raggiungere il proprio sogno invece che sottostare alla routine imposta. Perchè volere è potere. Perchè non fare il vignaiolo th3-2invece del programmatore? Si può, si può, ci suggerisce questo delizioso racconto.

“Dopo “Ricomincio da te” lo spagnolo Eloy Moreno ci regala un’altra meravigliosa storia sulla vita, sulle opportunità che ci offre e sulla possibilità di cambiare il proprio destino.”

E il finale degno di questo racconto –  proprio un regalo  – da leggere con un sorriso e un punto interrogativo nel cuore.

 

 

 

 

 

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IL DIARIO DI NINA di Nina Lugovskaja

pubblicato da: Mirna - 14 Dicembre, 2016 @ 9:40 am

97888827495901Ci ha letto con interesse ed emozione Il diario di Anna Frank apprezzerà anche il diario di Nina Lugovskaja, sebbene sia stato scritto in una situazione diversa, ma …non troppo, come vi accorgerete.

Se Anna viveva la sua adolescenza nascosta, braccata dai nazisti, senza nessuna possibilità di uscire nonostante la flebile speranza di poterlo fare , Nina vive nella Russia di Stalin, libera di uscire, andare a scuola,  ma sottomessa a regole e timori staliniani. Suo padre, sovversivo, viene arrestato e lei stessa (con madre e sorelle)  e proprio per questo diario sarà condannata a cinque anni di lavori forzati in un gulag.

Della terribile esperienza del gulag non c’è traccia perchè quando Nina sarà liberata non scrive più. E pensare che nelle sue pagine si legge che voleva tanto diventare scrittrice.  E ammutolita dalle atrocità subite. Riuscirà a dar spazio alla sua voce soltanto con una pittura neutra e pacata. Si sposerà dopo i 40 anni.

E pensare che era una ragazzina vivacissima, attenta, intelligente che riusciva a dare giudizi maturi sulla situazione storica e sociale in cui viveva.

Il suo diario potrebbe anche essere definito “diario di una scolara” perchè molte pagine sono dedicate alle lezioni che segue, alle amicizie, ai primi amori, ma ci sono tante riflessioni importanti ruguardanti sia la sua vita interiore e i suoi rapporti con i genitori e coetanei,  sia acute valutazioni sul regime, su Stalin stesso- Giudizi taglienti che dimostrano l’insofferenza nei confronti del sistema totalitario. Con una precisione incredibile in una ragazzina di 14 anni leggiamo le sue valutazioni su ciò che succede . Scrive inorridita il 31 agosto 1933 .”Strane cose avvengono in Russia. Fame, cannibalismo…” , parla della terribile carestia che soprattutto in Ucraina faceva strage fra la popolazione contadina.

Lei stessa, pur di famiglia cttadina, mamma insegnante, soffre la fame. Ha un solo abito che deve lavare e asciugare in fretta per poterlo indossare a scuola e nelle rare visite.

Dalle sue pagine si evincono il suo illuminato spirito critico e brama di libertà.

Durante una perquisizione in casa viene trovato il suo diario. Confiscato, letto attentamente  da parte dell’NKVD e sottolineato nelle parti ritenute sovversive sarà la “prova”  delle sue intenzioni terroristiche,

Nina nasce nel 1918 e vive la sua adolescenza proprio negli anni del terrore stalinistista,  gli anni Trenta. Le purghe ebbero inizio. La gente spariva senza lasciare traccia. Improvvisamente e senza scampo si sentiva bussare di notte alla porta di casa…chi non veniva giustiziato finiva nei campi di lavoro il famigerato Arcipelago Gulag descritto da Solzenicyn.  Si calcola che venti milioni di persone morirono nei campi di lavoro durante gli anni del Terrore Staliniista..

Nina si salvò

Il suo diario rimase  insieme a tanti altri tra i dossier della polizia segreta.

Irina Osipova lo ha scoperto quando  dal 1988 si poteva raccogliere e studiare documenti relativi alle repressioni politiche in URSS tra il 1918 e il 1954.

 

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LibrIncontri e proposte

pubblicato da: Mirna - 9 Dicembre, 2016 @ 6:40 pm
dicembre-2016-002Carissimi amici,
finalmente e   con un po’ di ritardo riepilogo e racconto il nostro ultimo frizzante LibrIncontri.
Contrariamente a Riccardo “mano e pensieri veloci” io dopo un evento, grande o piccolo, devo fermarmi, riflettere, rielaborare, stendermi  per alcuni giorni sul sofà con un libro e riepilogare…
Intanto vorrei ricordare con gioia e sorrisi  il pomeriggio colorato del primo dicembre quando numerosi ci dicembre-2016-004siamo seduti intorno ai tavolini accoglienti del caffè Città con la gradita sorpresa del ritorno di Nadia tra noi.
E con il brindisi finale offerto da Sir Riccardo, cuor di gentilezza e amabilità. 

Eravamo in tanti, credo tutto il gruppo dei LibrIncontri. C’era anche Stefania portavoce dei suggerimenti dei dicembre-2016-008signori Steinbacker  che la ospitano  a  Stoccarda.

I quali si riuniscono nel loro gruppo lettura  sia per presentare un romanzo, a turno, con indicazioni sull’autore, sia per leggere un testo teatrale.  Trovo questo secondo  suggerimento molto molto intrigante. Da fare ogni sei settimane, naturalmente, in un salotto, dopo aver concordato una tragedia o una commedia e approvata soltanto da coloro che intendono partecipare.  I due signori tedeschi (che hanno messo in “dubbio” la nostra disciplina!!! dicono che questa è un’esperienza bellissima) , fra l’altro mi hanno inviato una specie di “statuto” con tutti i titoli dei romanzi letti e dei testi teatrali recitati seduti in poltrona.  Molto  seducente.dicembre-2016-005

dicembre-2016-003Naturalmente noi  possiamo variare, suggerire, optare per Shakespeare, Pirandello, Goldoni…

Le proposte dunque sarebbero  quelle di prediligere letture dei nostri   romanzi preferiti,dai classici ai nuovi casi editoriali,  non ospitando , se non in casi eccezionali, autori occasionali . (sebbene so che Carla ha pubblicato un libro con prefazione di Santo che dovrebbe proprio presentarci!)  e continuare le nostre riunioni come sempre .

L’idea di spostare qualche volta gli incontri nei salotti disponibili è stata approvata in parte.

dicembre-2016-007La cosa divertente è che siamo riusciti a dare un’opinione leggermente discordante le une  dalle altre-  come quando ordiniamo il caffè al bar – ma in sostanza il punto centrale è che ci piace tanto riunirci fuori casa. Quindi proseguiremo come abbiamo fatto finora. Siete d’accordo?  Ricominceremo a Gennaio , da definire soltanto la data. (potrebbe essere mercoledì 11 )

Ma a Gennaio ci sarà anche  l’esperimento.- salotto. Proviamo, non vi pare? 

Carla ha detto che ci ospiterà…ha sicuramente 12 sedie! Poi di volta in volta decideremo per quanto riguarda il testo teatrale, mentre terremo fermo i LibrIncontri al Caffè Città ( o in altra sede che potete suggerire anche voi)

 

Prendendo spunti dalla sintesi che Riccardo gentilmente mi ha inviato il giorno dopo credo che potremo attuare”piccoli e calibrati colpi di timone”

L’importante però è rimanere uniti e continuare a condividere l’amore per la letteratura, l’attualità, il nostro percorso esistenziale, la nostra amicizia che si sta consolidando incontro dopo incontro. 

Intanto vi auguro un periodo prenatalizio sereno e  gioioso

La vostra book-blogger amica,

Mirna

 

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L’OSCURA SACRALITA’ DELLA NOTTE di Julia Glass

pubblicato da: Mirna - 30 Novembre, 2016 @ 6:08 pm

 

9788865944141_0_0_300_801Julia Glass è nata a Boston nel 1956. Vive con la famiglia a Marblehead, in Massachusetts. È una delle più apprezzate julia_glass_cropped_12665_01scrittrici statunitensi, autrice di cinque romanzi, vincitrice del National Book Award nel 2002 e premiata, tra gli altri, con il National Endowment for the Arts, il Nelson Algren Award e il Tobias Wolff Award

Questo  bel romanzo pubblicato lo scorso anno da Nutrimenti mi ha tenuto compagnia in molti pomeriggi bui catturandomi con una storia o meglio con più storie che ruotano intorno ad una paternità negata.

In un breve intermezzo d’amore viene concepito Kit che ormai quarantenne sente la necessità di ritrovare le sue radici paterne. Si ritrova disoccupato, in crisi esistenziale nonostante una bella famiglia, sa che deve  trovare coraggio per ritrovare autostima e decisionismo. La moglie lo incita ad “andare avanti” e per lui questo significa partire e cercare…

Sua  madre Daphne rimasta incinta giovanissima non gli ha mai voluto rivelare l’identità del padre ma poi si era sposata con Jasper un vedovo con due figli.

Kit si è sempre sentito protetto da Jasper, guida alpina, sciatore provetto, rude e sicuro uomo di montagna, lasciato  però da Daphne dopo alcuni anni per un altro uomo.

Kit che ormai si sente allo sbando pensa che andando da Jasper possa sapere qualcosa del vero padre. Forse sua madre quand’era ancora sposata con lui si è confidata.

E qualcosa Jasper sa.

L’interessante di questo romanzo sono i flash back e i tanti personaggi che partono da un punto, giungono alla fine a sciogliere i nodi passando attraverso alcuni punti cruciali.

Come la tempesta perfetta che arriva proprio mentre Kit si trova da Jasper, così insieme riescono a salvare una coppia ferita nel bosco.

O come la telefonata tra Jasper e la nonna paterna di Kit, Lucinda che a metà romanzo diventa il perno della vicenda.

Lucinda cattolica fervente che ha dovuto sottostare alla decisione di Daphne di non rivedere mai più il nipotino, Lucinda che è terrorizzata dall’ictus che ha appena colpito il marito. Lucinda che pensa al figlio morto con afflizione continua.

Sì perchè il figlio prediletto , il padre di Kit, è morto ormai da tempo. L’altro figlio è omosessuale , la figlia ha tre bambine.

Un altro punto clou diventa – come spesso nella narrativa americana  –  il pranzo del Ringraziamento, quando  si svelano segreti e i  timori e quando  la famiglia si riassesta.

Ci sono spessore,  coralità e quell’inevitabile ribaltamento di prospettive quando una  verità inaspettata si rivela.

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