E-BIKE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Giugno, 2016 @ 3:19 pm
Detto altrimenti: bici a pedalata assistita                       (post 2402)
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Tanto tuonò che piovve. Ebbe sì, me la sono presa. Non in sostituzione di -, ma a fianco delle sue sorelle da corsa e mtb. Già , perché le salitone ripide o anche solo lunghe, dice il mio doc è meglio evitarle. Roba dell’età : da fermo 58 battiti al minuto, ma non devo superare i 120-130 … e con quei “giri†mi sarebbero preclusi molti traguardi. L’ho presa, l’ho provata due volte, sempre con il mio amico Giovanni: 1) il “giro di Levicoâ€, ovvero Trento, Vigolo Vattaro, Lago di Caldonazzo, Levico, Vecchia strada di Levico, Pergine, Lago di Canzolino, Civezzano, Trento: 47 km di cui 12 circa in salita, quattro ore senza forzare, soste comprese. 2) La seconda volta ieri, da Molina di Fiemme (950 m circa slm) a Canazei (1450), quindi 500 metri di dislivello oltre quelli delle risalite dopo le ridiscese del percorso, su 247 km.. Pendenza limitata, ok, ma 47 sono pur sempre 47! E poi, con il ritorno, diventano 90 (47 per due fa 90 perché abbiamo fatto alcuni tratti sulla statale, più diretta della pista ciclabile). Sempre le solite 4 ore. 47 (km); 4 (ore); 2 (amici): e se me li giocassi al lotto?
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Il consumo elettrico: su cinque “tacche†ne sono rimaste due, quindi teoricamente ancora il 40%. Tuttavia il computer di bordo mi diceva che a regime eco ( il minor aiuto elettrico nella scala delle possibili erogazioni: eco, tour, sport, turbo) mi restavano solo altri 20 km di assistenza alla pedalata.
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Prossimi obiettivi: la Val di Non dal Passo Palade su e giù fino al Rio Novella; la Val di Sole da Mostizzolo al Passo del Tonale. In attesa di arrivare a 2000 km pedalati, oltre i quali potrò ricominciare a pedalare in salita anche sulle bici non E-bike.
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Good Bike a tutte e a tutti, elettriche o non che siano!
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MASCOULISSE QUARTET
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Giugno, 2016 @ 2:42 pmDetto altrimenti: leggete il post Festival dell’economia 2 – Musica†del 4 giugno scorso, solo, qualche post fa ….. (post 2401)
Pedalo per strada: musica, mi fermo, ascolto, sono giovani. Giovani … ma quale età deve avere un uomo per non essere più “giovaneâ€? Certo che per me classe ’44 le schiere dei giovani sono numerose e ricoprono un range molto ampio di età . Anyway, giovani ho scritto e giovani sia. Li ascolto suonare, scatto qualche foto, li cito nel mio post quotidiano (“dacci oggi il nostro – …â€). Lascio loro un biglietto del blog perchè si possano leggere e chiedo se mi mandano un pezzo sulla loro genesi. Me lo hanno mandato. Eccolo, lo pubblico molto volentieri:
Inizia
Il Mascoulisse quartet nasce da una storia di amicizia e amore per la musica risalente al lontano 2006 quando tutti noi frequentavamo il conservatorio di Brescia. Dovevamo eseguire un brano a libera scelta  per un esame di musica da camera e visto che non ci andava di farlo con gente che non conoscevamo decidemmo di farlo tra noi amici di strumento e di vita: qui nacque l’idea di fondare un quartetto di tromboni, il Mascoulisse quartet. Probabilmente l’idea del quartetto ci venne un po’ per gioco, per sfida e per questo legame che avevamo per la musica che ci univa sempre più, ma col passare del tempo abbiamo visto che in realtà questa tipologia di formazione ci piaceva molto fino a farci pensare che forse avremmo potuto investirci del tempo, facendo diventare il tutto la nostra professione e il nostro sogno. Allora da quel segnale decidemmo di dedicare risorse, sudore, fatica e impegno nel quartetto con sempre le solite due costanti che sempre ci hanno unito e tuttora presenziano nel nostro modus operandi: passione e divertimento. Da li a pochi anni, dopo numerosissimi concerti, ideammo Masterbrass.
Masterbrass è un corso di perfezionamento per trombone aperto a professionisti e amatori che ormai da 6 anni si svolge nel territorio bresciano, invitando come docenti ospiti trombonisti di fama internazionale come Christian Lindberg, Stefan Schulz, Michel Becquet, Vincet Lepape, Matteo de Luca, David Ceste, Diego di Mario e Diego Gatti.
Con impegno e costanza nello studio e nell’organizzazione siamo riusciti a realizzare uno tra i tanti nostri sogni, come quello di esibirci in altri stati e continenti. Tra questi citiamo la Spagna, la Danimarca, la Cina e la più recente America, dove da meno di un mese siamo ritornati dopo una serie di concerti a New York. Prossimamente saremo impegnati in numerosi concerti in tutta Italia, non solo come quartetto, ma anche come quartetto solista e orchestra e nel tempo libero che ci rimane siamo sempre alla ricerca di nuovi progetti musicali. Tra questi posso citarne alcuni come produzioni di video musicali sulla rete, una bellissima collaborazione con una delle cantanti liriche più in voga del momento e ovviamente siamo già all’opera nell’ organizzazione per il nostro rientro negli States ma non solo… anche in altre nazioni!!!
Con l’entusiasmo, la passione, la costanza e l’impegno si possono raggiungere tutti gli obiettivi prefissati, basta crederci fino infondo. Noi ci stiamo provando! Mai Mollare.
Finisce
Il nome, Maascoulisse†richiama il genere (tutto maschile) dei quattro componenti. La seconda parte del termine, a me che sono genovese di nascita, ricorda la culissa, che poi altro non è che il termine dialettale ligure di “rotaiaâ€. Rotaie sulle quali auguro ai Quattro che possa correre veloce il treno dei loro successi. Bravi raga! Alla via così, avanti tutta! Una domanda: com’è che siete venuti a suonare al Festival dell’Economia? Sono curioso …
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FIAB TRENTO A SABBIONETA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Giugno, 2016 @ 5:27 amDetto altrimenti: cultura a pedali     (post 2400)
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FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta (gruppo di Trento, 220 associati). Fiab, non “pedali” bensì “cultura a pedali”. E innanzi tutto cultura delle relazioni interpersonali: stare insieme, ritrovarsi, accomunati da un “simbolo”: la bicicletta, ovvero da un quid che unisce, che accomuna, che identifica. Quindi cultura della scoperta, dei piccoli grandi tesori della natura e dell’arte del nostro Bel Paese ove il sì suona.
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Resoconto? No, questo mio, nostro per chi legge, è un rivivere la giornata di ieri: un successo pieno di sole fra giornate piovose (fortuna iuvat audaces); di ricchezza di percorsi (grazie alle nostre “guide” Fiab locali che ringraziamo veramente molto di tutto: Daniele Mattioli, Massimo Codurri e Gianfranco Bettoni); di paesaggi (la confluenza Oglio-Po); la scoperta della scultura di Italo Lanfredini; la simpatia del pranzo al lambrusco dell’ agriturismo El Merendero; la ricchezza di Sabbioneta illustrata magistralmente dalla guida Dr.ssa Marcella Luzzara. In totale 50 km casa-casa. Ma procediamo con ordine.
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In meno di due ore da Trento a quasi Curtatone (col pullman, ovviamente!). Indi le ciclabili e strade assai poco frequentate, prima a livello della campagna, poi sui poderosi argini dell’Oglio e del Po. La dolcezza di curve armoniose di un percorso dipinto dal verde dei campi e dall’azzurro di un cielo trapunto di bianche e innocue nuvole.
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Breve sosta a Commessaggio per ammirare l’imponente torre daziaria, nei pressi della confluenza Oglio-Po, subito dopo avere attraversato il ponte di barche.
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Indi, a circa 40 km dalla partenza: la villa-cascina-laboratorio dello scultarchitetto (uno scultore un po’ architetto. O viceversa?) Italo Lanfredini (info@italolanfredini.it – www.italolanfredini.it – 347 7974956). Scultarchitetto dei volumi improvvisi, del ferro e della creta, di formesculture inserite nella natura. Un grande laboratorio-officina nel quale egli realizza prima il modello in scala delle sue opere e quindi l’opera vera e propria, avvalendosi anche di mezzi meccanici per movimentare le masse di materia che modella e fa rinascere a nuova forma di vita. Scultarchitetto poeta. Poeta dal greco poieo, creo. Infatti egli crea opere insolite, assolutamente imprevedibili, estrae dalla materia una nuova natura, un diverso ruolo. Grazie Italo, della tua disponibiltà a riceverci!
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E siccome l’uomo e la donna non sono di legno e non vivono solo d’arte, pochi km prima di Sabbioneta eccoci al pranzo al lambrusco presso l’ Agriturismo El Merendero in località 46010 Commessaggio (Mn), SS 420 Viale della Libertà ,  3395287045 – 329 3423305. Verdure, pastasciutta alle erbe o alla bolognese, lambrusco e caffè. Ah … dimenticavo: c’era anche l’acqua minerale (evvabbè …). E il nocino per digerire.
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Finalmente Sabbioneta! E qui siamo magistralmente guidati dalla Dr.ssa Marcella Luzzara, guida autorizzata per Mantova e provincia marcella.luzzara@alice.it – 0039 346 7937510 lingua: francse, così recita il suo biglietto da visita. Marcella letteralmente ci illumina della sua scienza, conoscenza e del suo modo accattivante, comunicativo e sorridente di trasferirci il suo sapere.
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Vita e opere di Vespasiano Gonzaga: la città fortezza fra il milanese e il veneziano, la galleria per le esposizioni delle opere d’arte, il palazzo ducale, il teatro, la sua carriera politica e nobiliare, i suoi tre matrimoni. E noi trentini un po’ rivani a ricordare che tale Alfonsina Gonzaga, in sposa all’ultimo dei Madruzzo, capitano delle armi a Riva del Garda, ha edificato in quella città la splendida chiesa dell’Inviolata. Per finire la visita alla splendida chiesa della Beata Vergine Incoronata (dall’esterno non lo diresti, ma all’interno è un trionfo di spazi che ti innalzano, di inaspettata e incredibile verticalità spirituale!) ed alla sinagoga. Il tutto arricchito dalle informazioni d’arte e di storia di Marcella, Grazie, Dottoressa!
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Concludo: Sabbioneta, fuori dalle rotte autostradali, pur “depredata” da Maria Teresa d’Austria, da Napoleone e dalla sua stessa Mantova (molte sue opere d’arte sono allocate nei musei del capoluogo), ha un fascino ed una ricchezza assai particolare ed invita a riflettere sul fatto che la nostra Italia sia il più ricco ed entusiasmante museo a cielo aperto del mondo!
Non mi resta altro da dire se non joint us, unitevi a noi, iscrivetevi alla FIAB !
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MARIA PIA VELADIANO E RICCARDO MAZZEO – FESTIVAL DELL’ECONOMIA 3
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2016 @ 4:57 pmDetto altrimenti: “I luoghi della crescita” attraverso la comunicazione in tutti i luoghi, ovvero “Solo le relazioni ci salveranno!” Â (post 2399)
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Tre ore fa: “Mi dispiace, la sala è già piena” “Ma io sono di Trentoblog … devo fare una relazione” “Allora si accomodi, un posto per lei lo troviamo”. Ecco, la forza della (quasi) stampa!
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Come si conciliano i luoghi della crescita con i luoghi delle relazioni? Innanzi tutto, di quale crescita stiamo parlando? Non di quella economica tout court: si tratta infatti di un obiettivo obsoleto, superato in quanto “inadatto” alla crescita del SU-Sistema Umanità . Lo hanno dimostrato, fallendo,  due ideologie: il comunismo ed il capitalismo. E’ di ieri la piece teatrale su Adriano Olivetti. Oggi, se così posso dire, per certi aspetti mi è parso di cogliere una prosecuzione di quel discorso. Relazione uomo-donna, capo-collaboratori, fra politici, fra etnie diverse, etc.. insomma, fra “diversi”. La diversità arricchisce se si dialoga sulla base del reciproco rispetto. Diventa guerra in caso contrario. Ma come superare stereotipi, aggressività , pregiudizi, supponenze, privilegi millenari di caste culturali (ove per cultura si deve intendere il complesso delle conoscenze e delle abitudini, buone o cattive che siano)? Riccardo Mazzeo ha incentrato il suo intervento sulla utopia (u-topos, non luogo, ovvero luogo non “ancora” raggiunto) della parità di genere, sull’origine primordiale e poi storica del “predominio maschile”, quasi una colonizazzione (termine mio) della donna da parte dell’uomo.
Rilevante e illuminante anche l’analisi di Mazzeo sui diversi ruoli paterno e materno e sulla necessità dell’autorevolezza paterna, la cui mancanza induce il figlio alla ricerca di altre “pseudo-autorità /autorevolezze non sempre positive.
Maria Pia Veladiano, autrice conosciuta (anche personalmente) innanzi tutto  per la sua splendida “La vita accanto”, libro che ha spinto mia moglie Maria Teresa e me a visitare i luoghi di Rebecca (protagonista del romanzo) nella città location dell’opera (Vicenza) e per i suoi ottimi titoli successivi (v. internet), ha incentrato il focus del suo intervento sui “luoghi” e sulle “parole” (le parole sono pietre, scriveva Don lorenzo Milani, n.d.r.). I luoghi come luoghi e non come u-topoi, non luoghi, utopie, luoghi quali la Scuola e la Piazza, e le parole, quali la Cura (l’essere accanto a-), il Ponte, il muro, la meritocrazia (le lettere Maiuscole e minuscole non sono utilizzate a caso. Lo stesso dicasi per il carattere  Grassetto).
Luoghi dove si fa azione comune, ovvero communis actio, ovvero comunicazione. Non luoghi nei quali non si comunica. Le parole … la Veladiano invita a usare quelle “giuste”, semplici, sintetiche, vere, significative, a rifuggere dal burocratese, dalle circonlocuzioni a tranello: in breve, per sconfiggere “la malattia delle relazioni” e il “sadismo dei rapporti”, Maria Pia suggerisce di mantenere alta la consapevolezza, di conoscere i meccanismi del linguaggio e della logica, e di “resistere” ovvero di avere la volontà , la capacità e la forza di remare contro-corrente.
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E’ difficile per me, semplice blogger in un semplice post, riassumere e commentare simili interventi. Mi aiuta tuttavia un riferimento, quello a Don Lorenzo Milani che oltre alle parole-pietre, nella sua aula di scuola, al fascista “Me ne frego” aveva contrapposto il suo  “I care” – io mi prendo cura di -. Don Milani che aveva stigmatizzato la meritocrazia come un criterio micidiale (ovvero  mortale) se usato così, brutalmente, a danno del figlio dell’operaio di fronte al ben più formato figlio del ricco borghese.
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E mi aiuta anche l’avere letto “Laicità , grazie a Dio” di Stefano Levi Della Torre (Giulio Einaudi Ed.): laicità nel senso di accettazione del pluralismo. Ma per accettare occorre conoscere e per conoscere occorre dialogare, avere relazioni “giuste”, non prevaricanti.
Per concludere: Festival dell’Economia, I luoghi della crescita, non solo o non più solo o principalmente crescita economica bensì umana, culturale, sociale. Attraverso le relazioni. Quelle giuste.
P.S.: continuo ad avere problemi con il mio PC: ne soffrono la qualità e le dimensioni delle foto. Me ne scuso con le lettrici e con i lettori e soprattutto con la relatrice, con il relatore e con la moderatrice. Provvederò al più presto.Â
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NO, CARO PEDONE NO, COSI’ NON VA …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2016 @ 11:05 amDetto altrimenti: io, automobilista, pedone e ciclista, oggi scrivo da ciclista  (post 2398)
Tempo incerto, mi dico facciamo una sgambatina sulla pista ciclo-pedonale, 25 km vicino casa, se dovesse piovere … Detto, fatto.
Dice … stai attento … sulla ciclo-pedonale sono le biciclette a creare pericolo, perchè procedono a velocità troppo elevata. Dico: se in autostrada procedete a 30 kmh, siete voi a creare pericolo! Insomma, è tutto relativo. Ma veniamo alla ciclo-pedonale con un esempio: il pedone procede a 3 kmh, la bicicletta A 15, cinque volte tanto. Un po’ come se in autostrada un’auto procedesse a 20 kmh e un’altra a 100. Quella che viaggia a 20 kmh all’ora vi precede. Voi state per sorpassarla e quella, senza alcun preavviso, fa inversione di marcia tagliandovi la strada. Che succede?
1) Oggi sulla ciclo pedonale. Procedevo a 20 kmh. Davanti a me, nella stessa direzione,  sulla loro destra (errore, i pedoni devono tenere la sinistra!) una coppia di pedoni-corridori. Mentre sto per sorpassarli la lei della coppia fa inversione di marcia. Io non riesco nemmeno ad arrivare ad impugnare i freni. Il lui si ferma a destra. La lei è incerta se finire l’inversione o retrocedere. Per sua (e mia) fortuna, in una frazione di secondo decide di finire la manovra ed io mi infilo fra lei e lui. Dalla mia bocca è uscita una frase che finiva con un ” … di Budda!”
2) Davanti  a me nella mia stessa direzione pedala un nonno seguito dal nipotino. Davanti a loro, correttamente sulla propria sinistra, in senso opposto, un podista corridore. Il nonno segnala con la mano sinistra che si allarga verso sinistra per lasciare spazio al corridore. il nipotino fa lo stesso. Io idem e mi accodo. Il corridore decide di lasciarci strada e si sposta tutto alla sua destra ovvero alla nostra sinistra! E fu così che l’Andrea Doria si fece speronare dallo Stockolm!
3) Sto per incrociare due passeggiatori che procedono al centro della strada in senso opposto al mio. Mi domando: accosteranno a destra, a sinistra, al centro? Lui si sposta a destra, lei a sinistra, poi improvvisamente ci ripensa e va a destra lasciando a me il passo ma non ad un ciclista tedesco che procedeva nella loro stessa direzione.  Questa volta io taccio e percepisco un’esclamazione in tedesco ” …. alla pronuncia suonava un po’ come “scaisse” o qualcosa del genere. Evabbè …
4) Esco dalla ciclo-pedonale e faccio un salto fra i vialetti del Muse. Un attraversamento pedonale … rallento per far passare mamma e bimbo. Loro incrociano mamma e cagnolino. Il cagnolino fa le feste al bimbo. Loro si fermano. In mezzo alla strada. Io anche.
Morale: tutto è bene quel che finisce bene, ma non date sempre la colpa al più veloce: infatti può anche accadere che un pedone investa un ciclista, un motociclista, etc..Â
 (ah … dimenticavo: poi non è piovuto!)
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FESTIVAL DELL’ECONOMIA 2 – MUSICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2016 @ 7:00 amDetto altrimenti: This is Festival to … il Festival è anche questo  (post 2397)
MASCOULISSE QUARTET, un quartetto di giovani tromboni  nel senso che chi suonava erano quattro giovanotti assolutamente non proprio “vecchi tromboni”, e gli strumenti erano quattro tromboni nuovissimi e ben lucidati! In internet trovate il loro sito, la loro storia ed i loro programmi, ne vale la pena! Musica con simpatia da parte loro e del pubblico e tanti applausi.
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In questa sede mi soffermo su un dettaglio anzi due.
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1) Nello stesso pomeriggio la musica arricchiva anche la piece tetarale su Adriano Olivetti (v. post precedente). La musica, anzi … la Musica … anch’essa un “luogo della crescita”. Già … crescita della bellezza della vita; della sensibilità , cultura e ricchezza interiore di ognuno; del patrimonio artistico del nostro Bel Paese (che non è solo un formaggio, diamine!), del “prodotto turistico” che possiamo offrire al turismo di cui abbiamo tanto bisogno. Musica come “simbolo” che unisce tutti coloro che le si avvicinano.
2) Musica come componente di una organizzazione molto complessa e molto ben riuscita: un Festival veramente cittadino, onnipresente, coinvolgente, partecipato. ricco di eventi, presenze e contributi  importanti e di  spunti di riflessione. Complimenti all’organizzazione e … Bravi ragazzi del Mascoulisse Quartet!
P.S.: ho il computer in semi-tilt, per cui se cliccate sulle foto, queste NON si ingrandiscono come invece dovrebbero. Provvederò al più presto a riparare la falla della mia navigazione web.
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FESTIVAL DELL’ECONOMIA 1 – ADRIANO OLIVETTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Giugno, 2016 @ 7:24 amDetto altrimenti: la variabile economica massimamente governabile   (post 2396)
“La ripresa è avviata ma sarà lenta … occorre riequilibrale il mondo … la globalizzazione si/no, le politiche monetarie e fiscali, i luoghi dell’economia, etc..” Di questo Festival (trentino) dell’Economia (come dei precedenti e dei futuri) ne parleranno e scriveranno persone assi ben più qualificate di me. Tuttavia non posso farmi scappare l’occasione di un evento odierno: oggi alle ore 17,00 al palazzo Roccabruna ci sarà una piece teatrale (“Lettera 22” ) su Adriano Olivetti.
Adriano Olivetti aveva compreso, primo fra tutti, che il principale fattore della produzione non era il capitale nè il lavoro, bensì la Motivazione del lavoratore, il rispetto del lavoratore come Persona, la sua crescita culturale oltre che professionale.
Tutti concetti che oggi hanno avuti un certo sviluppo (solo “un certo”, purtroppo, ma sempre meglio che niente …) ma che alla sua epoca – 70 anni fa – furono una anticipazione geniale. Oggi, anche grazie all’intuizione di Adriano Olivetti
- si è passati dalla IT-Tecnologia dell’Informazione alla ICT- Tecnologia della Comunicazione e dell’Informazione. Comunicazione, communis actio, azione in comune, coinvolgimento responsabilizzato:  altro che “tu devi obbedire e basta”!
- Spesso (purtroppo non sempre!) nelle SpA si opera per progetti, si decentra potere e responsabilità , si mantiene unito in capo ad ognuno potere e responsabilità (anzichè il potere a me e la responsabilità a te);
- si è capito che il primo obiettivo di una SpA non è l’utile ad ogni costo, ma la crescita umana e professionale dei fornitori, dei propri lavoratori, dei propri clienti.
Un “capo” che non capisca e non applichi questi principi, va rimosso: infatti danneggia la SpA affidatagli, le Persone che vi lavorano e l’economia in genere.Â
Adriano Olivetti, un “Santo laico del Lavoro” per come ha interpretato il valore della dignità del Lavoratore-Persona. A lui dovrebbe essere dedicata la festa del primo maggio.
P.S.: … oggi invece … vi è chi fa firmare alle donne lavoratrici una lettera di dimissioni senza data, così, in caso di gravidanza …
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CLORATO DI POTASSIO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2016 @ 9:09 amDetto altrimenti: KClO3Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â (post 2395)
Rovistando fra le vecchie cose della nonna è venuta a galla una vecchia scatoletta di metallo, gialla: roba di 60 anni fa. Conteneva pastigliette di clorato di potassio KClO3 (da sciogliersi in bocca contro il mal di gola e a favore della voce). All’epoca, una cinquantina di pastiglie, 50 lire, se ricordo bene. Noi ragazzi ne facevamo incetta. S’andava, a turno per non destare sospetti, in tutte le farmacie a portata di “gambe†e se ne acquistavano il maggior numero possibile. Perché? E’ presto detto: non che avessimo tutti il mal di gola! Ma perché, mescolando la polvere di clorato di potassio con un po’ di zolfo e zucchero, ottenevamo una sorta di polvere da sparo che all’oratorio utilizzavamo – di nascosto – quale tentativo di propellente per i razzi di cartone con i qual avevamo la pretesa di conquistare lo “spazio†immediatamente sopra il nostro campetto da calcio.
Per non correre rischi, avevamo escogitato un innesto a tempo. Si faceva così: si infilava nel corpo della polvere la mina sottile di una matita, i cui estremi venivano collegati con due corti e sottili fili elettrici ai poli di una comune pila. La corrente dopo un po’ rendeva prima calda e poi incandescente la mina la quale innescava l’ “accensione†del “combustibileâ€. Solo che più che un combustibile la polvere risultava essere un esplosivo, e noi ragazzi razzi sulla luna non ne abbiamo mai mandati!
Altra considerazione di tutt’altro genere: 60 anni fa ti vendevano tante pastiglie e poca scatola. Oggi lo stesso prodotto viene venduto in modo diverso: tanta confezione e poche pastiglie. Ma si sa … il marketing … Ma questa è un’altra storia.
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ITALIA MIA, BENCHÈ ‘L PARLAR SIA INDARNO …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2016 @ 7:25 amDetto altrimenti. … a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo si spesse veggio …  (post 2394)
Così inizia Francesco Petrarca in una sua celeberrima “canzoneâ€. Ma oltre alle piaghe abbiamo anche tanta, tanta salute! La salute di chi opera in favore dei migranti mentre altri “europei†parlano, parlano, parlano! Che dire infatti dell’ipocrisia europea che loda l’Italia per i soccorsi in mare (parole), la incita a rafforzare i controlli (parole) e ad organizzare migliori centri di accoglimento dei profughi (parole)?
Africa? Terra una volta misteriosa, ispiratrice dei fumetti in bianco e nero di un Tarzan anteguerra che lotta contro animali (feroci? Ma se mangiare le prede era il loro mestiere!) e contro i pigmei cattivi (contro quelli buoni no, certo).
Profughi? Persone in fuga da guerre, fame, violenze d’ogni genere, mancanza di un futuro.
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UE, dove sei? Non lo sappiamo. Ma sappiamo benissimo dove eri. Africa, il “Far West†europeo, terra di conquista e di spoliazioni. Leggete il libro sulla colonizzazione imperialistica europea dell’Africa “Il predominio dell’occidente – Tecnologia, ambiente e imperialismo†del professor Headrick Daniel R. (Ed. Il Mulino, Biblioteca storica). Poi, quando la cosa stava diventando ingestibile da parte di noi “conquistadoresâ€, abbiamo regalato all’Africa una improvvisa democrazia: ecco ora is your turn, sta a voi, gestitevi. Ma la civiltà della democrazia non si improvvisa né tanto meno si “regala†(ricordate il timeo danaos et dona ferentes?).
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Italiani brava gente. Oggi. Non ieri. Ieri siamo stati gli ultimi “civilizzatori†dei popoli africani ma i primi ad utilizzare l’aviazione per bombardare con bombe incendiarie i villaggi dei “ribelliâ€. Oggi siamo di nuovo “brava genteâ€, per amore o per forza, visto che siamo la spiaggia dell’UE.
Un tribunale africano ha comminato l’ergastolo per l’ex dittatore del Ciad, tale Habrè, responsabile di circa 40 (mila!) omicidi. L’inizio di una nuova era. Peccato che Habrè abbia già 72 anni … la sua pena sarà necessariamente breve: quanto potrà vivere ancora? Solo altri dieci, venti anni? Peccato, lo avrei voluto più giovane …
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E’ L’ORA DI BARGA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2016 @ 10:34 amDetto altrimenti: scomodiamo il Pascoli ma si tratta d’altro .… (post 2393)
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E’ il secondo anno che ci provano, gli amici del CAI Barga, di quel paese citato dal Pascoli, con la sua bellissima poesia “L’ora di Barga”. E finalmente anche per loro è giunta l’ora di … arrivare al Brennero e pedalare sulla Ciclopista del Sole. Come “guida indiana” hanno cercato e trovato un tale, iscritto al CAI (Sezione Ligure) da 50 anni e da qualche anno anche alla FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta (Trento): il vostro blogger. Detto, fatto.
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I magnifici 12 a Novacella: Franca, Elisabetta, Alessandro, Federica, Mario, Ilaria, Luigi, Mauro, Patrizia, Alessandro, il sottoscritto, Barbara
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Primo giorno. Appuntamento al piazzale di sosta a Egna (uscita A22 Ora, girare a sinistra sulla statale verso nord, dopo 200 metri si trova il piazzaletto di sosta con il casotto vendita mele, apfelsaft etc. del mio amico Otto). Loro arrivano alle 11,00 (i km  da Barga sono tanti). Fatta salire sulla “diligenza” la guida indiana si riparte destinazione Brennero. Se non che, a causa di una coda interminabile, l’autista rischiava di “sfiorare” l’orario di guida consentito dalla legge. Quindi la guida propone una soluzione diversa: si sbarcano le bici a Vipiteno (Sterzing) e si pedala da Vipiteno a Bressanone. Detto, fatto. Pernottamento in ostello a Brixen. (km. 38)
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Secondo giorno. La mattina successiva la “diligenza” ci porta finalmente da Bressanone al Brennero, da dove si pedale fino a Sterzing. Si risale a bordo fino a Bolzano (le code sulle strade – A22 e provinciale – hanno impedito ai nostri eroi di pedalare la tratta Bressanone – Bolzano). A Bolzano, sosta in Piazza Walter con inaspettata e divertente partecipazione ad una simpatica  festa di addio ad un nubilato. Indi si pedala fin sotto Castel Firmiano a prendere la salita per Appiano, da dove, passando alti sopra il bellissimo lago di Caldaro, si scende fino ad Egna, stessa piazzola della partenza, a riprendere la diligenza. (Km 50). La guida indiana si congeda (in serata deve essere a Riva del Garda). Alcuni proseguono in diligenza, altri a pedali fino a Salorno: questi ultimi, dopo aver conosciuto l’Ora di Barga, conoscono l’Ora del Garda, dovendo pedalare controvento alla stessa! Si cena e pernotta a Salorno.
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Terzo giorno. Piove: tutti a Trento, visita al Castello del Buonconsiglio e pranzo alla Birreria Pedavena di piazza Fiera. Indi si rientra a Barga.
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Note “tecniche”
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Quando vi dicono “Porta pure tanti bagagli tanto c’è il pullman al seguito” non vi fidate perchè poi può accadere che i ritardi dovuti alle code del traffico costringano l’autista a fermarsi e voi vi dovete caricare tutto sulla bicicletta (e se non avete i tiranti elastici necessari, la cintura dei pantaloni va benissimo!).
- Al confine di Brennero paese, nessun sbarramento della Polizei austriaca, solo un mezzo dei nostri alpini con due alpini e due alpine (molto carine: acc … quando ero sottotenente di complemento della Brigata Alpina Tridentina a Bressanone eravamo tutti maschi!).
- Se al Brennero i prati adiacenti alla ciclabile sono letteralmente gialli e bianchi di fiori non vi ci piazzate dentro per farvi fare una foto: infatti i contadini locali vi “infamano” (dal dialetto toscano: vi gridano dietro di tutto).
- I lavori per l’allungamento della ciclabile nella vecchia sede ferroviaria sembrano (purtroppo) sospesi, visto che nella galleria che avrebbe dovuto essere sistemata per prima vengono ricoverati carri agricoli.
- Lavori nella valle costringono ad un tratto stradale prima di Fortezza.
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Questo il resoconto in bianco e nero. Vediamo ora di colorarlo.  Un bel gruppetto di (nuovi) amici, sei giovani belle signore e cinque giovanottoni (over 40, ma appena appena!): alcuni allenati altri meno ma tutti molto motivati a pedalare e anche a fermarsi per sorseggiare la buona birra locale, senza disdegnare qualche bottiglia di chardonnay fresco fresco. Un po’ sorpresi dal fatto che negli ostelli del Sud Tirol, quando ti dicono che si cena “dalle” 18,30 in realtà significhi “alle” 18,30!
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Le principali soste enogastronomiche sono state effettuate al km. 2 della ciclabile urbana che da Bolzano conduce sotto Castel Firmiano (Bar sulla sinistra); al Bicigrill di Peter e Sonia a fianco della vecchia locomotiva a vapore che si trova in cima alla salita Bolzano-Appiano. La sosta pranzo alla Birreria Pedavena a Trento è ovviamente fuori concorso.
Detto questo, mi aspetto 11 commenti dagli 11 partecipanti! Nel frattempo, a nostra insaputa, Vincenzo Nibali vinceva il Giro d’Italia!
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P.S. 1: una nota seria: salendo al Brennero, comodamente seduto sul pullman, pensavo alle risalite di altri: ai deportati “antichi” (della seconda guerra mondiale) e a quelli “moderni”, i nuovi deportati: i migranti. Stessa strada, stesso percorso ma quale diverso destino!  Una riflessione in  tal senso dobbiamo farla: quanto pericolosi e dannosi siano i nazionalismi di ieri e di oggi e a cosa conducano.
P.S. 2 : non posso chiudere il post senza riportare la poesia del Pascoli:
L’ora di Barga
Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell’ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.
Tu dici, È l’ora; tu dici, È tardi,
voce che cadi blanda dal cielo.
Ma un poco ancora lascia che guardi
l’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,
cose ch’han molti secoli o un anno
o un’ora, e quelle nubi che vanno.
Lasciami immoto qui rimanere
fra tanto moto d’ale e di fronde;
e udire il gallo che da un podere
chiama, e da un altro l’altro risponde,
e, quando altrove l’anima è fissa,
gli strilli d’una cincia che rissa.
E suona ancora l’ora, e mi manda
prima un suo grido di meraviglia
tinnulo, e quindi con la sua blanda
voce di prima parla e consiglia,
e grave grave grave m’incuora:
mi dice, È tardi; mi dice, È l’ora.
Tu vuoi che pensi dunque al ritorno,
voce che cadi blanda dal cielo!
Ma bello è questo poco di giorno
che mi traluce come da un velo!
Lo so ch’ è l’ora, lo so ch’ è tardi;
ma un poco ancora lascia che guardi.
Lascia che guardi dentro il mio cuore,
lascia che viva del mio passato;
se c’è, sul bronco sempre quel fiore,
s’io trovi un bacio che non ho dato!
Nel mio cantuccio d’ombra romita
lascia ch’io pianga su la mia vita!
E suona ancora l’ora, e mi squilla
due volte un grido quasi di cruccio,
e poi, tornata blanda e tranquilla,
mi persuade nel mio cantuccio:
è tardi! è l’ora! Sì, ritorniamo
dove son quelli ch’amano ed amo.
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