PAPA FRANCESCO E DON MARCELLO FARINA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2014 @ 8:09 amDetto altrimenti: “Li guiderò a fresche sorgentiâ€: un libro dell’ amico, sacerdote, storico e filosofo Don Marcello Farina su Papa Francesco   (post 1510)
Coordinate: “Lega Vita serenaâ€, Sala Segantini, Arco, 7 marzo 2014 ore 15,00.
Marcello è appena rientrato da Roma, dove è stato in udienza dal Papa. Il suo libretto – così lo definisce – è stato scritto in due mesi, a Balbido (Tn), il suo paese (“dipintoâ€) natale. Lo ha terminato l’11 ottobre 2013, giorno del suo compleanno.
Le date. Non sono un caso. 11 ottobre 1962, Marcello aveva 22 anni, il discorso della luna del Papa Buono, detto altrimenti Papa Roncalli o Papa Giovanni XXIII. Marcello dice che il 13 marzo 2013, data di elezione del nuovo Vescovo di Roma, e quindi anche Papa (Francesco), egli ha provato lo stesso senso di tenerezza, la stessa intensità di sentimenti, la stessa emozione. Francesco, un “rivoluzionario†che ha impresso un cambiamento radicale alla vita della comunità cristiana e non solo. Egli ha rivitalizzato gli insegnamenti del Concilio Vaticano II°, ha condotto la comunità attraverso un “tornante storico†(sic) assolutamente fondamentale, ha indotto un mutamento della sensibilità stessa della Chiesa, la quale ha modificato il proprio rapporto con il “Mondoâ€: non più “Mondo del male†e “Chiesa del beneâ€, bensì Chiesa e Mondo in una reciproca reazione “parificataâ€, comunicanti attraverso un dialogo sincero. Il Papa Buono aveva sostituito alla “Chiesa che giudica il Mondo†la “Chiesa che ama il Mondoâ€. E Francesco prosegue su questa strada, riprende quella “primavera†che dal 1062 era stata “interrotta†anche da alcuni (troppi, n.d.r.) “inverniâ€.
Sollecitato dal conduttore della riunione, Marcello ci parla anche del Cardinale Martini che sul finire della sua opera pastorale, scriveva “Ho sognato una Chiesa povera attenta ai poveri. Ora che sono in pensione, a 75 anni inizio a pregare per la Chiesaâ€. Prosegue Marcello: “Ed io inizierò a pregare quelle stesse preghiere l’anno prossimo, quando compirò anch’io 75 anni!â€.
Il nome: Francesco. Nel Conclave si stava delineando la sua elezione, il collega Vescovo di San Paolo del Brasile (che di poveri se ne intendeva! N.d.r.) gli disse “Ricordati dei poveriâ€. Ed ecco il nome. Che poi Francesco ci ha spiegato ogni sua motivazione nella Evangeli Gaudium del novembre 2013 (da leggere, n.d.r.): “La Chiesa ha diritto di esistere perché condivide da povera la condizione dei poveriâ€. In questo Francesco supera il Vaticano secondo, che voleva una Chiesa (non obbligatoriamente povera) “semplicemente per†i poveri.
Le insegne: croce di ferro, niente paramenti super accessoriati, niente auto di lusso. Un Vescovo (italiano) viene arrestato perché ha rubato? “E’ un ladroâ€. Un altro Vescovo (tedesco) spende 36 milioni di euro per ristrutturare il proprio palazzo? In un convento in Baviera  a riflettere. Francesco ha impresso una “direzione irreversibile†alla Chiesa e al mondo. Al mondo? Si, egli infatti afferma “Non sono un esperto di economia, ma le regole del libero mercato non sono eterne, non sono immutabili …â€. Francesco, una discontinuità rispetto ai Papi precedenti. Francesco, un Papa Nuovo, molto di più che un “nuovo papa” (le maiuscole non sono da me utilizzate a caso, n.d.r.).
Nuovo per il nome, Francesco. Per la prima volta nella storia. Carlo Bo, negli anni ’80 aveva scritto un libro “Se tornasse Francescoâ€. Ebbene, Francesco è tornato!
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Nuovo per il linguaggio (“Le parole sono pietreâ€, firmato Don Lorenzo Milani, n.d.r.). Il linguaggio di Francesco, semplice, quello della gente comune: “Buon giorno, buon pranzoâ€, lontanissimo dal linguaggio (ex) ufficiale dei papi precedenti, dal linguaggio di una Chiesa che “assolve ma non perdonaâ€, che “giudica e decideâ€. Francesco dice ai sacerdoti: “Non opponetevi ai Sacramenti che i cristiani vi chiedonoâ€. Una rivoluzione. Le frasi di Francesco cambiano secoli e secoli di storia. Le Sue parole più ricorrenti  … “tenerezza, gioia, misericordia, pace, popolo, amore …, occorre sentire l’odore delle pecoreâ€.
La Verità di Francesco. “La Verità è relazione; non è vero ciò che io riesco a dimostrare, ma ciò che riesco a condividere; la Verità si costruisce almeno in due.“
La coscienza di Francesco. Francesco riprende il Vaticano II° e ristabilisce il primato della coscienza. Io decido della mia vita. Ciò è molto importante, perché non tutti – anche fra i laici – ammettono questo primato. Già nel 1800 il Cardinale Newmann affermava: “Prima la coscienza, dopo il papaâ€. E Don Primo Mazzolari: â€Quando entri in Chiesa ti levi il cappello, non la testa. Occorre dare potere alla coscienza dopo aver dato per secoli coscienza al potereâ€.
La morale di Francesco. La morale è al secondo posto. Al primo posto c’è il Vangelo, le sue Beatitudini, la Creazione, la Resurrezione. la Chiesa non “è” più la morale, bensì semplicemente “ha” (anche, n.d.r.) una morale. E’ la fine del cristianesimo moralistico. E’ la fine dei cosiddetti “valori non negoziabiliâ€. L’unico valore non negoziabile è l’amore.
I due mondi di Francesco. Questo Mondo e l’aldilà . Francesco ci insegna a vivere in questo Mondo. L’aldilà poi … ci viene regalato da Dio.
I modelli di Francesco.  S. Agostino (354-430), in quanto “tormentato, sempre alla ricerca di Dio. S. Francesco (1200) per quanto già detto. S. Ignazio di Loyola, in quanto profondo studioso che “tiene sempre aperto il dialogoâ€. “La frontiera del dialogo deve essere spostata sempre in avantiâ€.
Riflessione finale:  alcuni preti sono stati avanti rispetto al proprio Papa. Altri indietro. Oggi, lo seguiranno? Il pericolo è che tutti lo inneggino ma che molti continuino per la loro strada.
Mia riflessione finale: Francesco ha autorevolezza, cioè una dote che “si è dato da soloâ€. L’autorità è della carica, del ruolo. La eserciterà fino in fondo? La rispetteranno gli altri? A mio personale e sommesso avviso Papa Francesco è “anche†un papa laico, nel senso che i principi ai quali informa la sua azione potrebbero e dovrebbero esser alla base anche dell’azione della politica laica del Mondo.
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INCIDIT IN SCILLAM CUPIENS VITARE CARYBDIM
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2014 @ 6:59 amDetto altrimenti: incappa in Scilla chi cerca di evitare Cariddi  (post 1509)
Stretto di Messina. Uno scoglio, un gorgo. Il timoniere che cerca di evitare un pericolo, incappa nell’altro. Oggi diremmo: dalla padella nella brace (a proposito, incidit si legge ìncidit, non incìdit!), oppure, in dialetto trentino, l’è pezo ‘l tacon del bus!
Gli uomini del destino. Nel secolo scorso ne abbiamo avuto uno. In questo secolo due: un primo che diceva che tutto andava bene, quello che “ghe pensi mi†e “chi non salta con me comunista èâ€. L’altro che dice che tutto va male, che glie è tutto sbagliato, tutto da rifare: ma non è un ex campione di ciclismo. Il rischio è che per evitare il secondo si debba dare o ridare credito al primo! Ma se poi vogliamo evitare anche il primo, be’ .. allora tanto vale che da subito si dia credito ad un terzo!
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Le due curve di ultras. Ma non del calcio, questa volta, ma della Politica. Anzi, della politica. Certo che quando non ci ribelliamo ad una legge che va contro i principi fondamentali del nostro Ordinamento Giuridico e contro quelli della nostra Costituzione e permette di erogare quali cosiddetti “diritti acquisiti” (ma quando mai??) pensioni mensili di migliaia di euro (sei)  a politici (napoletani) condannati a sette anni per mafia o altre m igliaia (cinque) a signore (sarde) quarantunenni … be’ allora non ci dobbiamo più stupire e lamentare di nulla. O no?
P.S.: al momeno di andare in stampa giunge un’Ansa: tale Scajola sarebbe stato arrestato. A sua insaputa.
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DINO BUZZATI, MA NON SOLO (vedi prima i post del 29 luglio 2013 e del 27 gennaio 2014, cliccando “Dino Buzzati†nell’apposito riquadro sotto il mio curriculum)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2014 @ 1:32 pmDetto altrimenti: la bellezza del “moto browniano” degli eventi  (post 1508)
Con in termine “moto browniano†si fa riferimento al moto disordinato delle molecole presenti nei fluidi, quando stanno trasmettendo calore. Orbene, anche i nostri eventi – apparentemente disordinati – trasmettono calore … umano!
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Luglio scorso: tanti amici in bici da Dobbiaco a Cortina – Longarone – Belluno – Feltre. Poco dopo Belluno … un’idea! Proviamo a vedere se si può visitare Villa Buzzati. Dino Buzzati per me, lo confesso, da ignorantone qual sono significava quasi esclusivamente (e me ne vergogno!)  “Il deserto dei Tartariâ€, Die Tartar Wueste … uno splendido romanzo pieno di significati. E invece quanto, quanto  di più … ma rimedierò! Andiamo, ci fermiamo e siamo accolti da Valentina.
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Dino Buzzati aveva due fratelli ed una sorella, Nina, maritata Ramazzotti. Nina ha una figlia, Lalla Ramazzotti maritata Morassutti. Lalla ha una figlia, Valentina. Valentina, sebbene non preavvisata, ci accoglie cortesemente nella Villa. Grazie ancòra, Vale! Dico Vale, coì come spesso chiamo mia figlia Valentina, appunto … E la cosa sembrava finita lì. E invece poco tempo fa ricevo una mail da Valentina che ci segnala “DOLOMITI”, la mostra dei quadri ” (e della vita) di sua mamma Lalla, deceduta nel 2012: Trento, Palazzo Trentini, sino all’11 maggio (chi non c’è ancora andato ci vada, ne vale la pena!), nell’ambito del 62° Film Festival della Montagna.
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Mostra di quadri (inchiostri di china e colori acrilici) che ritraggono moltissime cime dolomitiche ed altro. Mostra di testimonianze di vita di una Famiglia. Famiglia sicuramente molto benestante soprattutto dati i tempi. Ma molte famiglie anche più benestanti non ci hanno lasciato nulla. Questa famiglia, anzi, queste Famiglie, al contrario, ci hanno lasciato romanzi, novelle, racconti, quadri, calore umano, passioni di vita – per la montagna e l’alpinismo, ad esempio – come ha fatto mamma Lalla. In una parola: cultura.
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Quadri di colori, quadri di vita e scritti su pannelli murali: sono tentato di fotografarli tutti, i pannelli! Poi rifletto: telefonerò a Valentina e le chiederò di mandarmi i testi per e – mail.
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Il Cimon de la Pala, quadro che ho fotografato anche perchè questa cima l’ho scalata ben tre volte!
 “Non si può fotografare†mi avvisano. “Ma … sa … io sono un giornalista … scrivo su Trentoblog†il mio bigliettino da visita mi salva. Scatto qualche posa con il telefonino. Maria Teresa ed io siamo entusiasti. Lasciamo traccia scritta del nostro comune sentimento sul “libro di bordoâ€. Appena fuori telefoniamo a Valentina per manifestarle il nostro “grazie†per averci segnalato la mostra della mamma. Grazie, di cuore … e, mi raccomando, per favore mandami i testi dei murales. Ecco, sono passato al “tuâ€, mi è scappato dalla penna … ops … dalla tastiera del PC, ma ne sono contento. Dopo tutto sono un signor nonno e dare del Lei ad una giovane Signora che si chiama Valentina come mia figlia proprio non mi riesce …
Per ora la chiudo qui. Dico per ora, perché questo post alla fine risulterà scritto a più (coppie di) mani: le mie, quelle di Maria Teresa che conosce Dino Buzzati molto meglio di me; quelle di Valentina appena mi menderà  quanto richiestole.
Buona mostra a tutti, a Palazzo Trentini, Via Manci 27, Trento, sino all’11 maggio!
P.S.: … Â e se, come Accademia delle Muse (v. post precedente) organizzassimo una gita in pullman per visitare Villa Buzzati?
Valentina della mamma Lalla scrive: “Le dolomiti di Lallaâ€
A Lalla piace danzare, ma ai suoi tempi danzare non è “conveniente†per una ragazza di buona famiglia. A Lalla piace anche dipingere, ma anche dipingere non è proprio così “conveniente†per una ragazza di buona famiglia. “Non convenienti†ai suoi tempi sono tutte le cose non opportune, che non rientrano in determinati schemi mentali del ceto sociale di appartenenza, perché inconsuete, perché sfiorano mondi non regolari, perché sono pericolose, inadatte, “sconvenienti†appunto. A Lalla piace anche la montagna, e la montagna, stranamente e per fortuna non rientra in queste categorie di cose sconvenienti, forse solo perché è osannata e celebrata da tutti! Certo Lalla è una donna, ma tutto sommato questo non è considerato così un male come tutte le altre sue sconvenienti passioni !
Lalla frequenta la montagna fin da piccola con suo padre, l’ingegnere Eppe Ramazzotti, sì proprio quel Ramazzotti, che discendeva da una famiglia di appassionati viaggiatori che erano andati in Cina nei primi anni dell’ottocento, riportando a casa, insieme a originali oggetti e antiche stampe, anche la ricetta di un amaro, che poi avrebbero messo in commercio in tutto il mondo, con il rinomato nome sull’etichetta rossa. A Eppe piace la montagna, da giovanissimo ha fatto la Prima Guerra da volontario sull’Adamello e per fortuna è tornato a casa! Ama anche le motociclette, esplora l’arco Alpino, da Occidente a Oriente, in lungo e in largo, su e giù per le valli spesso con Lalla seduta sul piccolo sellino posteriore della sua Moto Guzzi verde, reso più confortevole da un vecchio cuscino legato con le cinghie. Il sellino è duro ma Lalla è felice.
Eppe sposa Nina Buzzati Traverso, sorella proprio di quel Buzzati, quello che avrebbe lavorato per 40 anni al Corriere della Sera, dipinto fantastiche tele e scritto romanzi e racconti tradotti in tante lingue e che sarebbe diventato uno dei più grandi scrittori del ‘900 italiano.
Eppe e Nina hanno due figlie femmine, Pupa e Lalla. Ed è proprio di Lalla, mia madre, che vi sto parlando.
Non è facile raccontare di qualcuno che conosciamo bene, si ha paura di dire cose non vere. Gli occhi vivi di mia mamma nascondono verità , dai suoi racconti ricostruisco la vita dei miei nonni e dei miei zii e di tutto quello che ci gira attorno. La nostra storia.
Non saprei dire se poi la mia immaginazione a volte ha superato i suoi racconti, piccoli frammenti lasciati cadere per caso sul fare del discorso. A lei non piace raccontare, preferisce il presente, i giornali, le recensioni, le mostre, i libri, tanti e nuovi. A lei, pare che il passato le scivoli via, come sapone dalle mani. Non le interessa.
Lalla non lascia che le proprie passioni, così poco convenienti per una ragazza di buona famiglia, vengano sepolte dalle convenzioni, lei le coltiva con energia, è caparbia e intelligente, un po’ ribelle ma timidissima, riesce a convincere tutti e si iscrive al Liceo Artistico a Milano. Nel dopoguerra affina la sua arte presso importanti studi d’artista a Milano e a Torino, conosce giovani pittori che poi diverranno famosi e di tutto questo fa tesoro. Durante quegli anni frequenta l’atelier di Casorati e sperimenta tecniche e soggetti. Milano rinasce dopo la guerra, con le prime grandi mostre d’arte, la vita che riprende, la voglia di vivere.
Tutti gli anni la famiglia trascorre l’estate, da giugno a ottobre, in Villa Buzzati a San Pellegrino, alle porte di Belluno. La villa, con la sua caratteristica chiesetta rossa e il lungo viale di carpini, è un luogo magico. Qui sono nati tre dei quattro fratelli Buzzati, Lalla e Pupa sono le uniche nipoti e adorano quella vecchia casa piena di stanze e quel giardino con gli stradini di ghiaia bianca e il vecchio granaio. Sullo sfondo le montagne. Le Dolomiti.
Si parte, oggi finalmente si va, con gli zii Augusto e Dino e tantissimi altri amici. Con loro sempre le ragazze, Lalla e sua sorella Pupa, le cugine Silvana e Bianca Maria, Adelisa e tante altre, quelle che arrampicano bene e quelle che solo camminano, tutti insieme, in bicicletta, partenza dalla Villa e poi su verso il Cadore, l’Ampezzo o San Martino di Castrozza, nelle amate Dolomiti. Treno, bici, scarponi, scarpette…un racconto che non finisce mai: prati, boschi, rifugi, bivacchi, panini, salame, tutto nello zaino, a volte anche l’ombrello, strade sterrate, sentieri e ferrate, cenge, canaloni e ritorni a valle…tutti a cena alle venti in punto, sala da pranzo, gambe sotto il tavolo, richiesta puntualità assoluta.
Lalla ama la montagna, le Dolomiti le entrano nella pelle, a poco a poco, arrampicare per una donna all’epoca è cosa abbastanza rara, anche se non rarissima, le piace seguire Zio Dino in parete, non è bravissima sui gradi alti, ma è agile e veloce. Preferisce divertirsi ed esplorare piuttosto che piangere per una via troppo difficile o una doppia, che lei odia esattamente come me, sarà un difetto di famiglia! Le giornate prima si allungano e nel caldo della sera arrivano i temporali e poi torna il cielo di settembre, quello migliore per andare in montagna e per scalare. Una volta si diceva proprio così, “quel giorno abbiamo scalato la Croda da Lago…†“ ti ricordi ? …che emozione !â€
Poi c’è la vita, Lalla nel ’51 si ammala di TBC e trascorre parecchi mesi in sanatorio a Sondalo, lì riceve quasi tutti i giorni cartoline dallo Zio Dino, che raffigurano quadri di famosi pittori o montagne o vedute, Dino la incoraggia a dipingere e tutti i suoi cari a non mollare, a guarire…e Lalla guarisce! Nel ’55 sposa Mariano Rech di Rovereto, psichiatria e specialista in malattie tropicali. Nel ‘56 nasce Sebastiano, ma purtroppo poco prima del lieto evento, Mariano muore. La vita a volte può non essere facile, può segnare e scalfire per sempre, come una linea, uno spigolo netto in parete. Se si riesce si supera, ci si prova, con tutte le forze, non è facile… e si esce, da quel infido diedro, stanche, con le mani sbucciate, con la sabbia tra i denti e un bambino dai riccioli d’oro da portare sui prati.
Tra gli anni ‘50 e ’60 Lalla si dedica alla grafica e alla pubblicità , è moderna e precisa, linee pulite e volti stilizzati, colori pieni e decisi, segno veloce nella città che cresce. Quelle linee e quel tratto segneranno in seguito le sue montagne, le sue pareti, rendendole uniche in quei tagli di luce e di ombre ma lei adesso ancora non lo sa.
Nel ’58 Lalla sposa Bruno Morassutti, architetto padovano tornato da poco dal suo viaggio di formazione professionale presso la scuola di F.L.Wright in America. Bruno diventerà un affermato architetto nel panorama italiano e internazionale di quegli anni, firmando e costruendo tra l’altro, tre bellissime case ai piedi delle Pale di San Martino e decidendo di tenersene una, la più bella, per sé. Lalla è felice.
Lalla e Bruno hanno due bambine Valentina e Antonella. A me, Valentina, piace disegnare, costruire oggetti e raccontare storie, a mia sorella Antonella piace danzare e recitare.
Non vorrete che vi racconti tutta la storia ? …E’ la vita di tanti, oppure è quella di noi, o una storia qualunque… Oppure una storia un po’ speciale come questa, che Lalla ci ha raccontato nel libro-diario. Sono Montagne. Tutte le storie del mondo, da che mondo è mondo, hanno ad un certo momento un inciampo, un dolore, una svolta, una vetta, una stella cometa…
E Lalla un bel giorno riprende i pennelli, i cartoni, le carte, i colori, quei vasetti quadrati, le chine, con quel loro fortissimo odore, gli acquarelli, gli acrilici dai tubetti giganti e contorti, le matite, la gomma, gli occhiali e riprende a sognare…sopra i fogli di carta, rivedendo la roccia, camminando sull’orlo di quel precipizio, percorrendo un ghiaione, scivolando sull’ultima neve, ritrovandosi dentro ad un buco, superando una cengia, raggiungendo una vetta, ritrovando uno sguardo che la porta a dipingere per la prima volta le sue amate Dolomiti, le montagne che ha dentro nel cuore e negli occhi, tra le mani e sotto le dita, nei pensieri.
Io scrivo e dipingo per passione e vorrei diventasse il mestiere ma non sono un critico d’arte. Attraverso una vita trascorsa a cercare di capire cosa intendo e si intenda per bello, ho una serie di idee e pensieri sull’estetica e il gusto. Lalla dice :i maestri hanno sempre insegnato che il bello non muore, supera mode e tendenze, dura negli anni e regala stupore. Sembra molto scontato, perfino banale, ma in questo momento storico assai dimenticato.…il bello che esprime l’essere intrinseco delle cose crea emozione. Ecco la chiave in natura come in architettura, in pittura come nella scultura, in un gesto, una danza, un segno…
Nelle Dolomiti di Lalla io vedo il colore che lei ha sempre amato, trattato come un gesto e quasi mai come la ricerca assoluta della riproduzione della realtà , intesa come raffigurazione della stessa, assai rara da ottenere e raggiungere in un soggetto tanto rappresentato come è la montagna e, invece, qui così esplicito e semplice. Vedo il segno che negli anni è cambiato e ha portato alla luce la vita. Racconta di passione autentica e vissuta per la roccia, la verticalità , la parete ma anche di dedizione dell’artista al lavoro, al segno pittorico, la linea, l’ombra, il nero che danno vita a quelle pareti ma esprimono, nello stesso tempo, anche l’anima di chi le dipinge. Tutto il sentire, nel bene e nel male, la gioia e la sofferenza, il ricordo e il distacco. Negli ultimi anni Lalla si è espressa al meglio, stilizzando quel segno, quel colore e quelle forme con una modernità ed essenzialità che amo pensare sarebbe piaciuta molto anche a mio padre, architetto, che di linee e volumi se ne intendeva.
Lalla ha imparato a togliere, a eliminare, come tutti i grandi artisti che arrivano a capire l’essenza di un semplice gesto che rappresenta un pensiero.
Queste le Dolomiti di Lalla”.
Ecco, grazie Valentina. Posso aggiungere una mia poesiola sulle e “alle” Dolomiti?
Dolomiti la prima volta
 Si sale pian piano
con una seicento che sbuffa
fra nuvole stanche
sedute nei prati rossi di umori
e di foglie.
E sotto il maglione d’autunno
compare
dapprima ogni tanto
e quindi ogni poco
il bianco sparato di neve.
D’un tratto si apre
nel sole
una torre dorata
adagiata su coltri
di freddo vapore d’argento.
Il ricordo di Lei
profuma nei sogni nascosti
di un solitario turista
un po’ fuori stagione
che ha spalancato per caso
la porta di un camerino
e s’innamora alla vista
della Prima Donna
intenta a rifarsi il trucco
per lo spettacolo d’inverno.
ACCADEMIA DELLE MUSE, TRENTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2014 @ 6:26 amDetto altrimenti: un circolo culturale amicale privato (post 1507)
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Dai … che se leggete i miei post, sapete benissimo di cosa si tratta! Comunque, per chi si fosse messo in ascolto in questo momento … si tratta di un gruppo di amici che si ritrovano una volta al mese in casa della Presidente Cristina. Si fa un po’ di tutto: teatro, libri, molta musica, canto, viaggi, pittura, arti varie … ognuno ci mette del suo, ognuno contribuisce con ciò di cui è capace, con ciò che ama, con ciò che può donare  … con “l’arte suaâ€, insomma,  direbbero a Napoli …
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E ieri sera eravamo in cinquanta! Per fortuna non tutti (siamo un centinaio!). Cinquanta, ma che fai, li conti? No, scialla raga, calma ragazzi: “siccome che†tre di noi erano rimasti in piedi ed hanno dovuto prendere tre sedie dalla cucina e “siccome che†i posti a sedere normalmente sono 47, il conto è presto fatto! La foto di gruppo non rende, ma mica posso farli ammucchiare tutti entro il mio obiettivo i miei amici … mica posso … io!
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Tutto comincia con la presentazione di due “nuovi†accademici, Davide Pivetti e la sua bella fidanzata berbera che parla benissimo italiano ma con la quale ho voluto sfoggiare tutto l’arabo che conosco, con il saluto: “Salam aleikum va rahmal Liali va barakatuâ€: un saluto che va benissimo per tutte le religioni “La pace sia con te e la misericordia di Dio e le Sue benedizioniâ€. Davide è il direttore del quotidiano l’Adige, redazione di Riva del Garda.
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Quindi Cristina ci spiega i segreti del canto lirico ed introduce il primo “numero†della serata: i sei cantanti lirici che lei stessa segue (Cristina oltre che prof di piano è stata cantante lirica!): Cinzia Rosati, Michela Andreatta, Stefano Galetti, Giovanna Laudadio, Sergio Runcher, Letizia Grassi. Costoro cantano da tempo: chi da un mese, chi come Letizia è prossima al diploma o chi come Sergio, rinato ad una nuova giovinezza canora! Che età hanno? Be’ … coprono un ampio spettro! Il repertorio eseguito? Il programma di sala? Eccolo!
 “LA VOCE UMANA – QUESTA SCONOSCIUTAâ€
CINZIA – “Quando spezziamo il pane†di Anonimo
R. CACCIAPAGLIA – Oceano
 MICHELA – J. BRAHMS Ninna Nanna
F. SCHUBERT – Serenata
STEFANO – W.A.MOZART- dalle Nozze di Figaro -Se vuol ballare
Non più andrai farfallone amoroso
GIOVANNA – G. GIORDANI – Caro mio ben
G.GLUCK – O del mio dolce ardore
 SERGIO – V.BELLINI – Vi ravviso o luoghi ameni da Sonnambula
VERDI – Il lacerato spirito da Simon Boccanegra
 LETIZIA – G.PUCCINI – Mi chiamano Mimì da Boheme
Tu che di gel sei cinta da Turandot
LETIZIA/STEFANO – LÃ ci darem la mano
duetto dal Don Giovanni di Mozart
GIOVANNA/LETIZIA – G.ROSSINI Duetto dei gatti
FUORI PROGRAMMA – Tutti eseguono FASCINATION
Intervallo: si cena! Come sempre, grazie alla generosità della padrona di casa e di tutte le signore intervenute, c’è solo l’imbarazzo della scelta!
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Indi si riprende. Io stesso presento brevemente Davide che ci parla delle “Isole†e cioè del suo “isolamento†che nel caso suo vuol dire “andar per isoleâ€! Il tutto per introdurre il suo libro “Emersioniâ€, un piccolo grande libro, tredici racconti “su†tredici isole. No, non che si parli di tredici isole, ma quel “su†significa “racconti di vita vissuta su quelle isoleâ€. La sua è filosofia e poesia del viaggiar per isole. Come definire il suo “sentire e scrivereâ€? Io ci ho provato: si tratta di poesia scritta in prosa … Il tutto accompagnato dalla proiezione di sue “foto di isoleâ€. Grazie Davide! E complimenti! Intervieni ancora alle nostre, ormai anche tue, serate! Che poi è saltato fuori che sei un tenore! Cristina non ti mollerà di certo!
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L’angolo delle anteprime? Lo abbiamo saltato … l’ora era tarda … gli interessati mi mandino le loro proposte che io circolarizzerò.
Prossimi appuntamenti: Lunedì 9 giugno 2014,  Cristina in Recital pianistico. Riccardo (cioè io) ed i suoi (cioè i miei)  post. Giovedì 24 luglio 2014, Festa di mezz’Estate. Poi … si riprenderà in autunno!
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P.S.: ho preso una fra le tante belle foto scattate da Davide e mni sono permesso di accompagnarla con una mia poesiola, integrandone il titolo con una parentesi … per l’occasione! (In realtà la poesia è stata ispirata dai gatti di Boccadasse, a Genova)
Gatto (isolano!) di mare
Non insegui il Tempo
e grato
il Tempo
non ti rincorre.
Immobile sulla tela di un gozzo
assapori l’amico profumo di pesce
il caldo insperato del sole invernale
e mi osservi
col nobile sguardo
del marinaio antico
al quale ogni giorno tu presti la barca.
Voglio indossare
pantaloni di tela
colore del mare profondo
sfumati di bianco salino
sedere in silenzio al tuo fianco
su questo gradino
dal bordo ormai liso e rotondo
per non disturbare
segreti
ricordi
speranze
e tesori
dei gatti del posto
e dei pescatori.
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VARIE ED EVENTUALI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2014 @ 6:48 pmDetto altrimenti? E dai … ci risiamo … non sono io quello che è “detto altrimentiâ€, bensì è ciò che dico che è detto altrimenti, in altro modo. (post 1506)
E poi, anche le “varie ed eventuali†ve le ho già spiegate … comunque rieccomi qui: nelle riunioni dei Consigli di Amministrazione delle SpA, le decisioni importanti si prendono spesso (distrattamente da parte di alcuni) alla fine, quando all’ordine del giorno ci sono le “varie ed eventuali†… quando la gente è stanca, si è alzata dalla sedia, sta già facendo la “cartata†ovvero la raccolta dei propri documenti, tanto poi li metto in ordine dopo … (e invece … n.d.r.)       (post 1506). Il mio Direttore Generale (io ero Direttore “sempliceâ€) in Siemens, uscendo sul finire della riunione, diceva “Verkaufen Sie nicht die Firma!†… cioè, (in mia assenza) “non vi vendete la Società !â€.
Mi dicono che scrivo molto … e anche che i miei articoli (post) sono un po’ lunghi … ma, scialla raga, calma ragazzi … oggi ho comperato due quotidiani. Non faccio nomi. Sono bellissimi, ricchissimi, per leggerne anche solo uno ci vorrebbe qualche giorno, ma domani ne esce un altro … e allora? Allora leggo i titoli e poi scelgo quale articolo leggere. Comunque oggi voglio accontentare i “cortistiâ€, quelli che amano i post corti.
1)   Cuffaro, ex Presidente della regione Sicilia, in carcere da tre anni (e per quattro ancora) per appoggio esterno alla mafia. Percepisce “regolare†(?) pensione di €6.000,00 (euro seimila) al mese perché la Legge Monti prevede la sospensione della erogazione solo per “delitti contro la Pubblica Amministrazioneâ€, non per “reati di mafiaâ€. Magistrati ordinari e della Corte dei Conti …. sveglia! Che fine ha fatto la interpretazione della legge, il rispetto dello spirito della legge? Legislatore, sveglia! Giù dalle brande … ricordate? Si pecca per pensieri, parole, opere e OMISSIONI!
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2)   Senigallia, la new entri delle emergenze alluvioni. Due morti e milioni di danni. E noi acquistiamo gli F 35. E bravi che siamo …
3)   Trentino. Comunità di Valle – CDV. Ente intermedio. Chi le vuole, chi no. Oggi gli amministratori delle CDV dicono che tali enti devono avere più poteri (e più soldi). Mi chiedo: sottraendoli a chi? Alla Provincia Autonoma o ai Comuni?
4)   Gli immigrati sono sempre di più. L’Italia ne sopporta il peso e li gestisce (male). Dov’è l’UE? Facciamo la voce grossa: o ci aiutano o noi facciamo come la GB, che ottiene eccezioni, esoneri, disciplina diversificata su vari argomenti, quali ad esempio, il segreto bancario e la circolazione delle masse finanziarie …
5)   I dieci italiani più ricchi “valgono†come mezzo milione di operai. Non mi scandalizza che un imprenditore si arricchisca, purchè lo faccia legalmente. Vorrei inoltre vederci chiaro sui flussi finanziari internazionaliper cercare di capire se e come questi capitali che fanno capo a Italiani sono reinvestiti in Italia.
E allora … che ne dite? A domani!
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IL MIO CALCIO non e’ questo …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2014 @ 6:44 amDetto altrimenti: l’ultima partita di calcio che ho visto allo stadio?  (post 1505)
Mio babbo, classe 1912, era toscano (Montalcino). “Teneva†per la Fiorentina. La mia ultima partita allo stadio: con babbo, Genoa-Fiorentina, anno 1956, vince il Genoa 3 a 1 , Genoa che finisce il campionato imbattuto in casa. La Fiorentina si era già aggiudicata in anticipo quel campionato. Io sono nato “in guerraâ€, il 3 febbraio 1944 alla Doria, una frazione montana di Genova, dove i miei erano sfollati. Ho inaugurato quel fonte battesimale. Mio figlio Edoardo giocava a calcio (ora è “mister”) ed è sampdoriano. Io da ragazzo ero tifoso “viola”. Poi, da padre di famiglia, per due ragioni, sono diventato sampdoriano.
Ieri sera accendo la TV e, per caso, vedo lo scempio del pre partita Napoli – Fiorentina, all’Olimpico di Roma, poi vinta dal Napoli per 3 a 1. Mi limito ad una sottolineatura: le Autorità di Pubblica Sicurezza e calcistiche sono state costrette a trattare e concordare lo svolgimento della partita nientepopodimeno che con il capo popolo Tommaso Gennaro, detto “Genny a carognaâ€, figlio di Ciro De Tommaso, soggetto affiliato al clan camorrista Misso. Genny indossa la maglietta con scritto “Speziale libero, libertà agli ultras†(Antonio Speziale è colui che ha ucciso il commissario Raciti negli scontri di Catania del 2007).
Ma è mai possibile? Certo, è stato il solo modo per non fare scoppiare il peggio … ma la mia rifessione riguarda i presupposti che hanno condotto a queste “necessità “. Panem et circenses, dicevano gli imperatori rimani, al popolo date quel po’ da mangiare e i giochi del circ, e non penseranno alla politica … Ecco, oggi la “fede” non è in un Dio, non è in ideali di civiltà , pace, giustizia sociale ed altre cosucce simili. La “fede” è nella massa urlante, nell’orda barbarica che spara bombe di carta e petardi contro chi si avvicina per cercare di spiegare, di trovare un accordo, di calmare gli animi … Un mio “antico” professore, Luigi Porro (Ginnasio Doria di Genova) ci raccontava che uscendo di casa la mattina incontrava uno strillone che per vendere il giornale “Popolo d’Italia” lanciava un richiamo che assomigliava tanto, forse troppo a “Pover’Italia!”
PRIMO MAGGIO A TRENTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2014 @ 1:39 pmDetto altrimenti. una delle tante manifestazioni … (post 1504 – Le maiuscole non sono utilizzate a caso …)
Ho scelto quella organizzata da un Amico, Alfonso Masi, il quale insieme a due colleghi Mariaconcetta Lucchi e Bruno Vanzo ha organizzato un recital – concerto: “Portatemi al sole che illumina la piazza“: letture di poesie e testimonianze della Resistenza intercalate da canti della Resistenza eseguiti del Coro “Bella Ciao†presieduto da Ottorino Bressanini e diretto dal M.° Professore Tarcisio Battisti. Il tutto all’interno della sala ricavata all’interno delle gallerie di Piè di Castello. Folta la partecipazione di pubblico, nonostante la giornata di sole, il che è tutto dire.
La Resistenza, la Liberazione, la Libertà … ma che c’azzeccano con il Lavoro? c’azzeccano, c’azzeccano, per una serie di ragioni. Proviamo a ragionare su alcune di esse.
Il Sacrificio di molte persone, di molti giovani per liberare l’Italia dalla dittatura e dall’oppressione straniera; per fondare le basi della Democrazia, cioè di un Valore che è come la salute: ne comprendi l’importanza quando inizia a mancarti … Parlo della Democrazia vera, di quella da sempre teorizzata come la migliore forma di governo, non di quella talvolta male attuata sì da perdere il suo reale significato. Se leggiamo la nostra (ottima) Costituzione, vediamo che Democrazia è “Libertà e Lavoroâ€. Libertà , parola spesso abusata. Libertà che non vuol dire possibilità di fare ciò che voglio, di violare impunemente le leggi, di evadere il fisco, di dileggiare le sentenze dei tribunali. Ma tant’è … il “popolo della (finta, n.d.r.) libertà †era già tale all’epoca della (finta) democrazia ateniese di Pericle (450 a. C.), in quanto, come ci ricorda l’Anonimo Ateniese – pesantemente critico di quel sistema di governo – “quel popolo preferiva essere libero sotto un mal governo molto permissivo, piuttosto che regolato, anche con rigore, da un buon governoâ€.
No, amici: Libertà è la possibilità di operare delle scelte, all’interno di una serie di possibilità “legali e legittimeâ€. Libertà è in altre parole perseguire ciò che si ritiene essere il “proprio beneâ€, purchè il nostro singolo bene perseguito sia “comune†– cioè coesista – con i tanti altri eventualmente diversi “beni†perseguiti dagli altri, e per converso non li distrugga, non li schiacci. Libertà è quindi la possibilità per tutti di perseguire un Bene che sia Comune: il Bene Comune.
Ora, cercare di lavorare è un Dovere Morale e Sociale ed un Diritto Acquisito Legittimo per tutti, quindi è il Bene Comune per eccellenza. Pertanto, non avere un Lavoro e nemmeno potere aspirarvi significa non potere perseguire il proprio Bene e quindi significa non essere liberi.
Libertà , quindi, dalla “schiavitù della mancanza di lavoroâ€. Ma non basta: Libertà della mente dai lacciuoli della retorica; Libertà dal travisamento del significato delle parole (“Le parole sono pietreâ€, scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa …); Libertà dai condizionamenti mentali di una informazione strumentale; Libertà dalla mancanza di una informazione corretta; Libertà da leggi più uguali per alcuni; Libertà dalla mancanza di cultura; Libertà dalle percezioni sensoriali che ci fanno perdere la visione d’insieme; Libertà dalla immoralità ; Libertà dalla amoralità ; Libertà dagli estremismi, quindi, moderazione.
La moderazione, i moderati … recentemente un politico appartenente ad un partito che si definisce “moderato†ha affermato: “Se il PPE espellesse il nostro partito dalla propria compagine sarebbe un guaio perché non ci potremmo più chiamare moderatiâ€. Ecco, hai calato la maschera, “amicoâ€: tu stesso parli del rischio di non “essere chiamatoâ€, e non del rischio di non “essere†più moderato. Apparire, più che essere. Le parole sono pietre, si diceva … ed allora stiamo attente ad usarle!
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ProgrammaÂ
- Bella ciao            Â
- O ragazza dalle guance di pesca (Italo Calvino)
- La scelta partigiana ( Nuto Revelli)
- Dalle belle cittÃ
- Perché gli ho sparato? (Pino Levi Cavaglione)
- Il partigiano Ulisse (Davide Lajolo)
- Lettera alla figlia (Giulio De Sanctis)
- Bersaglier ha cento penne
- Racconto di Alcide Cervi
- Papà Cervi raggiunge i sette figli
- Lettere dei condannati a morte
- Fischia il vento
- Prose e poesie sui caduti per la Resistenza
- Bandiera nera (Pietà l’è morta)
- Le torture
- E quei briganti neri
- La partigiana nuda (Egidio Meneghetti)
- Sebben che siamo donne
- Sull’attenti, o borghi di pianura
- Festa d’aprile Â
Nel recital si alternano canti, pagine di diario, lettere, poesie, stralci di racconti per celebrare la Resistenza attraverso la testimonianza di chi vi prese parte. I brani recitati sono tratti dai seguenti volumi:
- AA. VV. – Lettere di condannati a morte della resistenza italiana
- Calamandrei - Uomini e città della Resistenza
- Luti – Romagnoli, L’Italia partigiana
- Tarizzo – Come scriveva la Resistenza
- Maestri – Resistenza italiana e impegno letterario
- Gobbi – Il mito della Resistenza
- Falaschi – La Resistenza armata nella narrativa
- Meneghetti – La partigiana nuda
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Appendice: ricevo e pubblico
Coro Bella Ciao
I cori in Trentino, lo si sa, sono molti, perché radicata è fra la nostra gente la tradizione del canto popolare e, trattandosi di gente di montagna, è evidente che la predilezione di settore, anche nel mondo dei cori, ha riguardato principalmente la canzone di montagna.
Oltre e insieme  alla specializzazione “orograficaâ€, tuttavia, la coralità trentina esprime anche un forte senso di solidarietà        e di appartenenza: cantare in coro è più importante di cantare e basta; si impara a vivere insieme, uno vicino all’altro, facendo andare in sintonia (o perlomeno sforzandosi perché ciò avvenga) modi diversi di interpretare la stessa canzone, per ricavarne un’armonia che è diversa, complementare e più ricca di ogni singolo modo individuale.
In questo ampio, ricco ed entusiasmante mondo, vi era una lacuna, mancava in Trentino un legame con il settore della società che attraverso la musica popolare guardava agli ideali espressi dal mondo del lavoro, da quello per la pace e della lotta alla violenza (in primo luogo dalla resistenza al nazi-fascismo), all’uguaglianza fra gli uomini, fra tutti gli uomini, montanari o meno che essi siano.
Nel 1994, 20 anni fa, dall’ ambiente sindacale della CGIL ed alla guida del maestro Giuseppe Grosselli (don Bepi), si rifondevano quelle tensioni ideali che rappresentano anche la base della nostra Costituzione repubblicana; nasceva il Coro Bella Ciao, proprio con l’intento nobile e difficile di andare a colmare quella lacuna.
Il nostro repertorio sta lì a ricordare questo nostro impegno:
le canzoni sul lavoro (Canto del minatore – Son la mondina – Sciur padrun) e, in particolare, sull’emigrazione del nostro popolo per andarselo a cercare (in Germania, in Belgio, in America … nel mondo) con delle sensibilità strazianti e, a tutt’oggi, attualissime (Aizinponeri – Merica merica – Bella se tu sapessi).
Le canzoni sulla resistenza con il ricordo crudo di episodi che le nostre genti hanno subito a causa della guerra e degli invasori; ma anche con la celebrazione dovuta, perché meritata, e gloriosa di quanti, spesso anche senza la consapevolezza dell’eroismo, hanno dato la vita per un mondo più libero (E quei briganti neri – Fischia il vento – Bella ciao – Veniamo da lontano – Ragazze di Auschwitz).
Le canzoni sulla giustizia sociale, contro ogni disuguaglianza
(Sebben che siamo donne – Nick e Bart – Che ne sarebbe del mondo – Non maledire – Son cieco) e contro ogni tipo di guerra (O Gorizia -  Maledetta la guerra – Katzenau).
Sotto la guida artistica di don Bepi e, da ultimo, del maestro Tarcisio Battisti, ci sembra che lo scopo che ci eravamo preposti si stia piano, piano realizzando; ci sembra di riuscire a cantare, con dignità , quelle canzoni che pur fanno parte della nostra tradizione popolare; ci sembra di riuscire a comunicare anche ai più giovani di noi, in maniera leggera, ma non per questo meno importante, la memoria di valori del vivere civile che a volte, nella nostra frenetica vita di tutti i giorni ci sembra di smarrire.
VUOLSI COSI’ COLA’ DOVE SI PUOTE CIO’ CHE SI VUOLE …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2014 @ 8:21 amDetto altrimenti: per l’Autorità , volere è potere   (post 1503, ma prima leggete  il post precedente …)
Tale Alighieri Dante, nell’Inferno della sua Commedia Divina, per bocca di Virgilio in tal modo fa apostrofare gli spiriti infernali che vorrebbero impedire il cammino di Dante e Virgilio. Tradotto: “Si vuole così, che questo accada, che i due proseguano, là dove è possibile realizzare ogni volontà â€.
Ecco ciò che mi è venuto alla mente sentendo il capo della polizia dire alla madre del ragazzo ucciso dai poliziotti, che lui, di fronte agli applausi riservati ai condannati â€ha le mani legate … non può fare nulla …â€.
Lo stesso sentimento (rectius, risentimento, n.d.r.) provo quando sento dire che un ospedale “non è gestibile … sapete … ha 2.000 posti lettoâ€. Oppure quando si dice che “i privilegi (medievali, n.d.r.) di cui godono (ingiustamente, n.d.r.) le varie caste non sono eliminabili … sapete … sono così tanti …†o altre baggianate del genere.
Ho lavorato (anche) alla Siemens. Ero un capo. Ogni capo, in Siemens, non deve avere più di cinque persone a lui direttamente sottoposte. Infatti se sono di più si rischia il suo ingolfamento, si rischia di creare una strettoia a collo di bottiglia. Ebbene, io avevo sotto di me cinque dirigenti. Ognuno di loro cinque funzionari. Ognuno di loro cinque capi ufficio etc. in tale modo io concordavo con i “miei†dirigenti gli obiettivi di fondo, e loro, via via, a cascata, obiettivi sempre più dettagliati nel senso che se per caso io avessi trovato carta straccia abbandonata all’interno di un laboratorio (o cicche di sigaretta all’interno dell’ascensore di un grande ospedale, senza fare nomi, il S. Martino di Genova!), si sarebbe saputo immediatamente di chi era la responsabilità di quella trascuratezza.
Inoltre … troppi dati da gestire? Ma quando mai!? Pensate un po’ a quanti dati gestisce l’Agenzia delle Entrate che sa rilevare se voi vi comperate un orologio di marca! O quanti miliardi (miliardi) di dati gestisce una qualsiasi compagnia telefonica!
E allora? Allora, se non si interviene è solo perché non si vuole (o non si ha voglia o interesse a) intervenire. Tutto qui. Per dirla con il Padre Dante: se si afferma che “non si puote†(“non si puòâ€) è solo perché non “vuolsiâ€, cioè perché non lo si vuole …
Capito, raga?
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APPLAUSI AI POLIZIOTTI CONDANNATI?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2014 @ 12:53 pmDetto altrimenti: no!  (post 1502)
Sono figlio di un maresciallo dei Carabinieri che a suo tempo si è fatto due anni di prigione: in Germania. La sua vita, il suo lavoro, l’educazione che ha dato a noi figli era del tutto diversa rispetto ai comportamenti di alcuni attuali appartenenti alle forze dell’ordine.
Infatti, troppe volte abbiamo visto in TV anonimi appartenenti alle forze dell’ordine manganellare gente inerme, sdraiata a terra, ferita. Ieri poi, si è toccato il fondo: la platea dei poliziotti che applaude i cinque colleghi condannati con sentenza passata in giudicato per delitto colposo (colposo? “Troppe†percosse, “troppe†botte! Come se “poche†fossero legali!). Cinque minuti di standing ovation. Ebbene, a mio avviso si tratta di un atto rivoluzionario, sovversivo, illegale, un totale dispregio delle Istituzioni democratiche tanto più grave in quanto perpetrato da chi invece dovrebbe difenderle! Un tale “ammutinamento†contro le Istituzioni in tempo di guerra meriterebbe la decimazione. Dico questo solo per far capire quale gravità si possa e si debba riconnettere a quel comportamento.
Ma non basta. Alla radio, il presidente del sindacato di quella platea, messo alle strette dal giornalista, minimizza e paragona il “delitto colposo†di chi uccide per “troppe botte†a quello di chi uccide per “delitto colposo stradaleâ€: ma ci siamo bevuti il cervello? Inoltre costui ha affermato: “Noi siamo per la ricerca della verità â€. Ma la verità è stata accertata da tre gradi di giudizio! Quale altra verità vorrebbe costui? La sua? Una verità “ad personasâ€?
Al Premier Renzi e ai Ministri degli Interni e della Difesa, chiedo:
1)   le forze dell’ordine impiegate in servizio di ordine pubblico siano riconoscibili attraverso numeri apposti sui caschi e sui giubbotti;
2)   non basta stigmatizzare: occorre intervenire, prevenire, educare e formare diversamente le forze dell’ordine e, dopo (cioè adesso!), anche reprimere i comportamenti deviati. Perseguiamo chi – dando uno pericoloso esempio – dimostra di non meritarsi l’affido ai servizi sociali. Perseguiamo anche chi – seguendone lo scellerato esempio – disprezza le sentenze della Magistratura, minando scandalosamente la credibilità delle Istituzioni.
Come fare? Si intervenga dall’alto, sui capi, e poi via via sempre più giù, a cascata. Altrimenti la nostra Repubblica diverrà come quella dell’Atene di Pericle: ottima, teoricamente, ma in prativa una “archèâ€, un principato anti democratico (nel quale una persona da sola poteva decidere di scatenare una guerra – quella del Peloponneso - per poi, fra l’altro, perderla).
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LA STORIA DI IERI E (“E” senza accento) QUELLA DI OGGI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Aprile, 2014 @ 1:10 pmDetto altrimenti? La Storia di ieri “è†(con l’accento) quella di oggi!   (post 1501)
Anteprima
Sono nei corridoi della Biblioteca Comunale di Trento, al primo piano. Devo andare al bagno. So che all’interno vi è solo un gancetto per appendere una giacca. Domando all’addetta al bancone: “Per favore potrei poggiare qui un momento un giornale e un libro … sa, devo andare al bagnoâ€. Mi guarda seccata, con aria di sufficienza, socchiude gli occhi, inarca le sopracciglia, piega leggermente la testa all’indietro, aspira, sospira, infine concede: “Lasci qui, un minuto (sottinteso: solo un minuto … ma come si permette? Che non si ripeta, n,d,r,)â€. “No grazie†rispondo secco e al bagno poggio le mie cose per terra.
Fine dell’anteprima
Qualche minuto dopo. Prof Maria Lia Guardini (Prof senza il puntino, lei è Prof e basta, la nostra amata Prof e lo dico senza alcuna ironia!). Lettura e commento dei classici. Tucidide, La guerra del Peloponneso.
Atene, Pericle, la sua “repubblica†(anacoluto manzoniano) in realtà era una “archè†cioè un principato. E lui, il principe.
Atene, la sua potenza (altro anacoluto manzoniano) la doveva al dominio delle reti. La rete delle rotte marine dominate dalla sua flotta. La rete della cultura (presente o mancante) e dell’informazione. Oggi, chi ha il predominio delle reti? Chi di quella televisiva? Chi di quella web? Chi di quella delle piazze? Chi di quella dei movimenti dei capitali?
Ieri. Solo due sono i casi di aperta critica alla cosiddetta repubblica ateniese. quella fatta dall’araldo ne “Le supplici†di Euripide e le denunce dell’anonimo ateniese (appunto, anonimo e probabilmente esule!). Oggi io mi domando: perché mai in ben otto anni di scuole classiche (le vecchie “medieâ€, il ginnasio e il liceo classico) e dopo una laurea in giurisprudenza nel corso della quale ho studiato anche le origini del diritto romano), mai nessun professore ha portato alla luce la “sostanza†del fenomeno “democrazia†nell’antica Grecia?
Pericle aveva speso molto denaro pubblico,  si era “impegnatoâ€. Aveva introdotto la “paga†per i politici di mestiere (eccolo …!), aveva lanciato un maestoso piano di opere pubbliche, fra le quali spicca la ricostruzione dell’Acropoli. Accampando ragioni di sicurezza aveva trasferito da Delo ad Atene il tesoro della Lega (Attica, Attica, non altra, che stavate pensando?!) e se ne era servito a piene mani (ecco da dove hanno imparato i tesorieri dei nostri partiti politici, n.d.r.). Ma non bastava. Atene non aveva un sistema fiscale: incassava solo dazi portuali ed aveva un paio di miniere. Quindi era “corta di liquidità â€. Occorreva altro. Ed allora … guerra! Guerra, quella del Peloponneso che poi alla fine Atene, dopo 27 anni di guerra, perse contro Sparta, aiutata dai Persiani, nella battaglia di Egospotami, (agosto 405) in Asia Minore. Così impara.
 Ma … e per iniziare? Andiamo un po’ a provocare Corinto e l’isola di Meli, alleati di Sparta. I resoconti dei colloqui fra i futuri invasori ateniesi e i futuri “invasi†sono impressionanti. Tucidide, all’inizio della sua opera, ci ha avvertito: è tutto vero, ho registrato con rigore … e allora vediamo qualcuna di queste “perle†con le quali la diplomazia ateniese cercava di ottenere la “resa preventiva†di chi altrimenti avrebbe attaccato.
- “Noi siamo i migliori (pura razza ariana, n.d.r.), tutti gli altri i peggioriâ€.
- “Noi siamo dominatori perché gli altri ci chiedono di essere dominatiâ€.
- “Noi non siamo qui per ricordavi i nostri meriti storici, che sono :…… (e intanto li elencano tutti, n.d.r.)â€.
- “Le circostanze ci inducono ad essere egemoni: il timore che avete dei Persiani; il nostro prestigio; il nostro interesseâ€.
- “Non potete odiarci se cerchiamo di difendere al massimo tutto ciò che abbiano conquistatoâ€.
- “La regola che vale è la seguente: il dominio del più forte sul più debole. E i più forti siamo noiâ€.
- “Ma … scusate: chi mai, potendo fare un acquisto con la forza, fa uno sconto all’avversario per rispettare il suo diritto?â€
- “Noi siamo bravi nella retorica ma voi non ci consentite di parlare al vostro popolo e ci mandate ambasciatori†(Chi “parla al popolo†in TV, sulla rete, nelle piazze, anche oggi, se conosce l’arte della retorica, prevale a prescindere dalle sue idee, n.d.r.).
- “Alla giustizia si fa ricorso quando le forze in campo sono pari. Ma se una è più forte, allora questa vince e l’altra soccombeâ€.
- “Non temiamo i nostri nemici, ma i nostri sudditiâ€.
- “Se accettassimo la vostra amicizia direbbero che siamo deboli. Se invece vi sconfiggiamo e voi ci odiate, saremo più rispettati†(“Molti nemici, molto onore, n.d.r.).
- “Non temiamo i grandi regni del continente, ma i liberi pensatori sulle piccole isole (mi chiedo: anche i free bloggers? N.d.r.)â€.
- “Anche gli dei sono con noi, il dio più forte vince gli dei più deboli e comunque sta con gli uomini più forti†(Got mit Uns, n.d.r.).
- “L’interesse politico esige la sicurezza dello stato (nostro, n.d.r.). La giustizia e l’ideale, a metterli in pratica (altro anacoluto manzoniano) chiunque corre dei rischiâ€.
- “Gli Spartani non vi aiuteranno: infatti si va in aiuto del più forte non del più deboleâ€.
- “La vita migliore del successo è non transigere con gli uguali; avere tatto con i più forti; non esagerare con i più deboliâ€.
- “Ragionate … convincetevene … vi diciamo noi cosa vi conviene: a voi conviene arrendervi prima che noi vi assaliamo: diventate nostri alleati, ci pagate un tributo e mantenete le vostre proprietà . Conviene sia a voi che a noi†(Della serie: pagami il pizzo altrimenti ti brucio il negozio, n.d.r.). E oggi? Anni fa chiedevo ad un mio impiegato: “Se tu mi domandassi un aumento di stipendio, quale sarebbe la mia risposta migliore e quale la peggiore?â€. Mi rispose. “La migliore sarebbe che lei mi dicesse di si. La peggiore che mi dicesse di noâ€. “No, dissi io, la peggiore sarebbe che io ti dicessi di riflettere bene … che se tu riflettessi bene ti accorgeresti da solo che hai fatto male a domandare questo aumento, che non sono momenti adatti, che ancora non te lo meriti …â€. Ecco, quella sarebbe stata la risposta di gran lunga la peggiore!
E brava Atene! La morale elastica, a contenuto variabile: prevale l’utilità !
Historia magistra vitae? Sit sane verum … la storia è maestra di vita? Sia pur vero … certo è che noi o mariniamo la scuola, o siamo disattenti alle spiegazioni o proprio siamo de coccio (romanesco. In trentino, corti de gabana).
Ma … dice …come è finita la storia? Gli Ateniesi hanno sconfitto Meli, ucciso gli uomini, ridotto in schiavitù donne e bambini, immesso al loro posto 500 coloni. Gli Spartani, 27 anni dopo, hanno distrutto la flotta ateniese, catturato 3.000 prigionieri che hanno subito ucciso e instaurato in Atene una dittatura favorevole a Sparta. Historia magistra vitae … si diceva poc’anzi …
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