STUDENTE UNIVERSITARIO DI GIURISPRUDENZA FUORI CORSO? NO PROBLEM, VICE PRESIDENTE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Marzo, 2013 @ 7:10 am

Detto altrimenti: ìncidit in Scillam cupiens vitare Carybdim

 Stretto di Messina: Scilla, uno scoglio, Cariddi, un gorgo. E gli antichi marinai romani dicevano: “E vittima di Scilla chi vuole evitare Cariddi”. Ovvero, dalla padella nella brace, oppure, in dialetto trentino, l’è pezo ‘l tacon del bus, è peggio la toppa del buco che si voleva riparare.

I nostri parlamentari erano troppo vecchi, troppo “professionisti” della politica? Detto, fatto! Immettiamo forze nuove, giovani preparati. Ecco, appunto, “preparati”. E non è un giovane “preparato” un ventisettenne studente universitario di giurisprudenza fuori corso nominato vice presidente della Camera dei Deputati.

Vedete, datemi pure del “classista”, dell’ “elitario”: io però non ne faccio una questione di titolo di studio ma di maturità della persona. Infatti preferisco mille volte un bravo elettrauto, un bravo idraulico che “si è fatto da solo”, che ha cominciato da garzone, poi si è messo in proprio e a 27 anni gestisce la sua piccola attività, ad uno studente che dai 18 anni del diploma, per nove anni, ha “frequentato” l’Università, senza riuscire a risalire il “vento” (che poi  …   una laurea … giurisprudenza … .oggi! Un “venticello”, che altro volete che sia?) che lo avrebbe portato a fine corsa e a fine corso.

Che modello forniamo ai nostri giovani? Prima, Berlusconi: “Siate giovani e belli (soprattutto belle), diventerete “tronisti” nelle mie TV e veline e/o “bunghiste” nelle mie simpatiche cene fra amici …”.

Taci, il nemico ti acolta! (Ma in “Parlamento” non si doveva “parlamentare”?

 

 

 Oggi da Grillo non è richiesto essere belli (visto il capo …, tutto è fuorchè “bello”, me lo concederà lui stesso, né io gli faccio “questa” colpa, ci mancherebbe altro!). Il modello cui tendere è: essere giovani, pensare poco anzi niente tanto pensa il duo Grilleggio per tutti, sapere navigare sul web, avere 50 amici al bar, e “credere, obbedire e tacere”. A combattere ci pensa lui. E lui ti fa diventare parlamentare, anzi vice presidente della Camera dei Deputati, un bello stipendio, presto un bel vitalizio. Che ca … spita vuoi di più dalla vita? La laurea? Lavorare? Ma dai, non farmi il tradizionalista conservatore, innoviamo! Innoviamo!

 

 

 

 

Ecco, mi sento “violentato” da questo stato di cose, da entrambi i modelli. L’unica mia consolazione che i miei due figli, 31 e 39 anni, non possono più essere drogati da questi due modelli.  Ma gli altri? I più giovani? Que serà?

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IN ADRIATICO SONO TORNATE PIRATERIA E SCHIAVITU’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Marzo, 2013 @ 6:21 am

Detto altrimenti: 2.000 anni dopo, la storia si ripete

 

 

Primo secolo avanti Cristo. I pirati infestavano l’Adriatico. Assalivano le navi in navigazione ma anche quelle ormeggiate nei porti, compivano razzie terrestri, distruggevano, rapinavano, uccidevano e catturavano prigionieri che rendevano schiavi. Roma fece loro guerra, utilizzando prima le proprie triremi (foto a lato) e poi, copiando il più snello, veloce e manovriero tipo di nave usato dai pirati, con le nuove “libarne”. E i pirati catturati furono sconfitti e divennero a loro volta schiavi.

 

 

Nella foto, uno “sciabecco” mediterraneo, moderno erede della libarna: scafo, snello, veloce, manovriero, basso di bordo, in caso di bonaccia poteva essere mosso anche a remi. La maggiore evoluzione rispetto al suo antenato è l’armo velico, non più a vele quadre, bensì alla “trina”, molto più adatto a risalire il vento di bolina. Ulteriore evoluzione di questo tipo di veliero, la goletta. 

 

 

Schiavi antichi

Oggi i pirati sono tornati. Sono gli imprenditori che gestiscono le concessioni marittime per l’esercizio degli stabilimenti balneari lungo le centinaia di km delle sabbiose spiagge adriatiche. Pirati, innanzi tutto perché le loro concessioni sembrano “eterne”, e quindi escludono l’applicazione delle leggi del mercato e della concorrenza, bensì appaiono applicabili quelle di un “cartello”. E poi …  pirati anche e soprattutto in quanto rendono schiavi i lavoratori stagionali, siano essi cuochi, bagnini, tuttofare. Alla TV ne sono stati intervistati più d’uno: la paga è di 1,7 – 2 euro l’ora per 10-15 ore al giorno per tre mesi senza un giorno di riposo (e poi ci stupiamo se molti giovani hanno votato Grillo!).

Schiavi moderni

 

Stessa schiavitù, quella dei precari adibiti ai call-center … o quella degli immigrati lavoratori “in nero” adibiti alla raccolta dei pomodori … di tutti loro si deve occupare una nuova guerra alla pirateria moderna che rende schiavi. Ecco il “nono punto” da aggiungere agli otto già inseriti nel piano di un possibile imminente governo: la lotta alla schiavitù.

 

 

 

 

 

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SESSO SELVAGGIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2013 @ 3:17 pm

Detto altrimenti: no … calma … che vi siete messi in testa? Questo è un post serio … un libro, una scienziata, un’ attrice, una cena …

Lella Costa

Biblioteca Comunale di Trento. Incontro fra l’attrice Lella Costa e la divulgatrice scientifica Claudia Bordese, autrice del libro “Sesso Selvaggio” – Quando ad amare è la natura”. La varia intimità: tante specie, molti approcci. Selvaggio in questo senso, da “selva”, cioè da “ambiente naturale”. E ora… cosa fate? Siete delusi? Non proseguite più avanti nella lettura del post? No, dai … se fate così vi tradite …
Dunque, si diceva … ah, ecco, ora ricordo: sesso selvaggio a Trento, 21 marzo 2013, ore 17,30, Biblioteca Comunale di Via Roma, ingresso gratuito (ma occorreva prenotarsi),  fra gli organizzatori l’amico Paolo Malvinni, collaboratore della Biblioteca.

La sala al piano terra è colma. Mi fanno accomodare al primo piano, Sala degli Affreschi, dove si può assistere all’evento in videoconferenza.

Amore ed amare per riprodursi? Per trasmettere i propri geni? Per miliardi di anni le cellule si sono riprodotte in modo asessuato: ogni cellula di scomponeva in due, ed ognuna delle due “generate” era uguale alla precedente unica cellula madre. Ciò in presenza di un ambiente che, nel frattempo, stava cambiando profondamente, sino a che una o più delle cellule “figlie” sono state generate “diverse”, “aggiornate”, cioè adatte a sopravvivere nel nuovo ambiente, e a riprodursi unendosi ad altre cellule a loro volta “diverse”.

Ecco che a me sono venuti in mente i partiti politici. Per decenni sono stati uguali a loro stessi, pur in un ambiente che stava cambiando moltissimo, fino a quando … fino a quando da un ambiente ormai troppo cambiato, ne è nato uno “veramente diverso”, al punto che si fa chiamare “Movimento”, il quale però si trova di fronte ad una scelta: per “figliare”, cioè per generare effetti e trasmettere i propri geni, deve “unirsi” ad altra cellula, cioè ad altro “partito”. Deve dialogare, deve scambiare geni. In caso contrario sarà destinato all’ estinzione.

 

Premessa questa considerazione personale, qualche spunto dalla relazione dell’autrice, pungolata dall’intelligente e simpatica Lella Costa.

Spermatozoi maschili e ovuli femminili. L’uomo produce facilmente, a scelta, milioni di spermatozoi. La donna al confronto  produce pochi ovuli. Spermatozoi e ovuli contengono, ognuno, la metà dei geni destinati alla dotazione del possibile futuro essere vivente. Solo che l’ovulo è di dimensioni molto maggiori in quanto contiene anche gli alimenti necessari allo sviluppo del nascituro. Ora, l’uomo può permettersi il lusso si “sprecare” gli spermatozoi, dato il loro elevatissimo numero. La donna no, deve essere più cauta e valutare, scegliere se “quel” partner è a lei congeniale. Ecco, vedete, la “scelta” …  crediamo di farla noi maschietti, invece “siamo scelti” dalla donna. Anche in natura. Il pavone maschio è bellissimo. Perché così “attrae” la femmina? No cari, bellissimo ma impacciato nel fuggire dagli aggressori, “Quindi, pensa lei, se quello lì, con quella bella, enorme, attraente, visibilissima ed impacciante  ruota, è ancora vivo, vuol dire che è furbo, altrimenti non sarebbe sopravvissuto. Ed io me lo cucco”.

Claudia Bordese

Che dire poi del fatto che in “quei giorni” le donne …  – secondo il detto del (basso) popolo, “non debbano andare in cantina, che il vino nuovo va a male; non debbano fare il pane, che non lievita; non debbano toccare le piante, che si seccano; etc.”? Lella Costa ritiene che oltre tutto ci sia stato un accanimento lessicale e fonetico: mestruazioni; menarca (o monarca Emanuele Filiberto? Sic); meno – pausa … ecco, ora ho meno pause, devo lavorare più di prima. “Se quelle cose le avessero gli uomini, ne avrebbero fatto occasione di ricorrenze sacre, religiose, non meno di tanto, altro che termini quasi impronunciabili come “mestruazioni”: str, tre consonanti in fila, e poi due dittonghi: ma dove l’hanno trovata questa parola?”

 

Quanto al rapporto sessuale fra umani, Lella ha citato una frase di Sharon Stone. “Le donne sanno fingere un orgasmo: gli uomini una relazione!”.

 

 

 

Capufficio arrabbiato: cercate di calmarlo in altro modo …

 

Molte cose le dobbiamo imparare dagli altri animali perchè “animali” siamo anche noi, non ce lo scordiamo). Altre … no, decisamente. Infatti … che dire del bonobo, scimmietta del centro Africa che vive di rapporti sessuali con tutti i suoi simili, e attraverso questi rapporti dirime ogni possibile aggressività? Non è importabile nel mondo umano. Infatti se il capo-uffìcio vi ha appena fatto una lavata di testa per un vostro errore, mica potete offrirgli le terga e dirgli. “Dai, fatti sotto, finiamola così e amici come prima”.

 

 

La monogamia invece sì, quella dei cigni, ad esempio, una volta sposi, sposi per sempre. Ecco, per non mettere in imbarazzo il pubblico, era possibile rivolgere domande per sms che poi un incaricato riceveva e leggeva su di un Ipad. Ed io, confesso, ne ho inviato uno. Eccolo: “Se un cigno vedovo non incontra una cigna vedova, è fregato”.

Questo e molto altro. Dopo, un brindisi offerto da una cantina locale e poi (pagando) tutti amorevolmente e simpaticamente  a cena.

Ciao a tutti!

P.S.:  … con la collaborazione – fra gli altri – del Museo delle Scienze Naturali di Trento, la cui nuova sede, progettata da Renzo Piano, sarà inaugurata il 27 luglio prossimo!

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CRESCE IL DIVARIO FRA (POCHI SEMPRE PIU’) RICCHI E (UN CRESCENTE NUMERO DI ITALIANI SEMPRE PIU’) POVERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2013 @ 11:15 am

Detto altrimenti: lo afferma l’Agenzia delle Entrate

I dati precisi li troviamo sulla stampa (Corsera odierno). In questa sede mi limito a sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori tre brevi sottolineature.

1) Da lato ciò è frutto della crisi che spinge sempre di più i “possessori di finanza e in genere di ricchezza“ a ricercare le vie più “consone” per una gestione “oculata” dei loro averi. Come ad esempio i privati proprietari di alcuni alloggi, i quali li intestano ad una Srl (a sua volta di loro proprietà), riducendo in tal modo il loro onere fiscale. Lo stesso professore Victor Uckmar dell’Università di Genova, famosissimo tributarista, ha denunciato questo aspetto. Oppure, dei commercianti che fanno transitare le loro forniture attraverso fatturazioni su e da società (loro) di S. Marino; oppure …. basta. Ho fatto solo due fra i tanti esempi.
2) Dal fatto che l’Agenzia delle Entrate sia portata dalla crisi ad analizzare molto più a fondo del passato la situazione italiana, emerge che fra una “ricchezza privata” di ben 8.000 miliardi di euro e la scarsità delle denunce dei redditi “ricche” si annida una moltitudine vastissima di elusori ed evasori fiscali.
3) Le recenti misure “anti crisi” o “salva Italia” hanno inciso in misura non proporzionale su ricchi e poveri, nel senso che non hanno significativamente inciso sulla qualità di “ricco” di chi tale era, mentre per converso hanno impoverito chi povero non era (ancora): si parla di prestiti bancari accesi per pagare l’IMU; di anziani che per fare fronte al fisco hanno venduto la nuda proprietà della loro casa restandone usufruttuari; di migliaia di famiglie che hanno chiesto la rateizzazione del pagamento delle bollette di luce e gas: di milioni di famiglie che hanno bloccato i consumi; etc..

Redistribuzione della ricchezza privata, dunque, per fare ripartire i consumi, la cui ripresa non potrà mai derivare dagli acquisti dei pochi ricchi, bensì da quelli dei tanti ex poveri.

Redistribuzione delle risorse pubbliche destinate agli investimenti, ad esempio da alcune mega opera – pur belle, decantate, europeiste ma non più attuali strategiche, quale ad esempio il TAV o da alcuni settori, quale quello delle spese militari , verso interventi a difesa (gelologica, non militare del suolo; al finanziamento di migliaia di cooperative giovanili nei settori del turismo, della natura e dell’arte; verso il sostegno all’agricoltura a larga diffusione, l’istruzione, la sanità, la ricerca, il welfare in genere.

E’ chiedere troppo? Oppure siamo tutti solo dei “comunisti”?

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PICCOLE LIBRERIE MUOIONO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2013 @ 9:27 am

Detto altrimenti: … come tanti altri piccoli diversi negozi, ma qui ci giochiamo la libera cultura …

Libreria indipendente = cultura indipendente. Cultura indipendente = cultura. Cultura non indipendente =  non cultura.

Passo ogni giorno davanti ad un paio di piccole librerie mie “amiche”. Getto uno sguardo al di là della vetrina … e le vedo sempre più vuote di clienti …Le grandi catene librarie stanno “schiacciando” le librerie piccole e indipendenti. Inoltre oggi i libri sono venduti anche negli autogrill, nei supermercati, via internet. Le piccole librerie stanno scomparendo, vittime di una doppia crisi: quella generale, e la loro particolare …

La piccola libreria: un luogo ove ci si incontra, ci si conosce, un luogo nel quale si accarezza il libro prima di sceglierlo e comperarlo. Un luogo di “comunicazione” fra clienti e con il “vostro” libraio. Io sono amico del mio.

Mirna, a destra, con la tazzina in mano …

 

Qui a Trento, la mia collega blogger Mirna Moretti (www.trentoblog.it/mirnamoretti), la mia blog-madrina, visto che è stata lei a propormi  all’editore per avviare e gestire questo mio blog, ha creato e gestisce l’angolo della lettura presso una piccola libreria – caffè bar letterario  locale. Ci incontriamo ogni quindici giorni, parliamo di libri, ci scambiamo commenti, suggerimenti … ma soprattutto impariamo a conoscere noi stessi e i nostri compagni di un viaggio culturale ed umano. Come si può fare ciò “via internet” o in un supermercato?

In Francia è stata promulgata una legge a difesa e sostegno delle piccole librerie e della piccola editoria. E in Italia?

 

 In Italia … ieri era su TV7 il comico Crozza, quello che “ridendo castigat mores” (potremmo proporgli un ruolo politico, per equilibrare quell’altro comico, come si chiama … Grullo … Grillo … qualcosa di simile … cui non va lasciato il monopolio della politica dei comici), estraendolo dal novero delle oltre 500 proposte di legge giacenti, ce ne ha elencato un campione di cinque semplicemente assurde e/o ridicole, come quella di costituire il Principato di Salerno e quella di inserire i cavalli fra il novero degli animali d’affezione.

Ma non hanno altro a cui pensare i nostri parlamentari? Visto che i comici vanno a fare i politici, alcuni parlamentari a buona ragione potrebbero andare a fare i comici, tanto ci fanno ridere già ora le loro “uscite”!

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LA STORIA D’ITALIA – 4) DAL FASCINO AL FASCISMO AL FASCINO (OVVERO, “ALLARME DEMOCRAZIA”)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2013 @ 8:36 am

Detto altrimenti: la puntata precedente la trovi al post del 12 marzo, ore 17,48

Don Luigi Sturzo

Gennaio 1919: Don Luigi Sturzo (prete siciliano) fonda il Partito Popolare.
Il Partito Popolare si differenzia dalle preesistenti organizzazioni cattoliche e religiose, proclamandosi fedele ai principi del cristianesimo. Non più sotto il controllo del vescovo/Vaticano.
La precedente Unione Elettorale cattolica (ante guerra) scomparve motu proprio.
L’Unione Economico Sociale fu sciolta dal Vaticano.
I sindacati fondarono la Confederazione Italiana dei lavoratori, la quale, insieme alle tre Cooperative dei consumatori, dei produttori e delle banche si allearono al Partito Popolare.

Il Partito Popolare condannava l’imperialismo, sosteneva la società delle nazioni e il disarmo, voleva abolire la segretezza dei trattati internazionali, voleva il suffragio universale per le donne, la proporzionale, una forte legislazione sociale, lotta all’analfabetismo, libertà di comunicazione, lotta alla burocrazia. Tuttavia era “nazionalista” nel reclamare Dalmazia, Asia Minore, Etiopia, etc..
Andamento lavoratori iscritti
1914 107.000
1918 162.000
1919 200.000
1920 1.189.000 (945.000 mezzadri, piccoli proprietari, affittuari)
1920 2.150.000 iscritti ai sindacati socialisti (750.000 classi agricole)

I liberali (anche se etichettavano come “bolscevici” anche gli scioperi del Partito Popolare) pensavano di fare del Partito Popolare un argine contro i “rossi”. Infatti Il Partito Popolare impedì al Partito Socialista di raggiungere il dominio incontrastato delle classi contadine. Tuttavia il Partito Popolare era poco presente nei grossi centri urbani e nelle campagne del meridione (primo ostacolo al suo sviluppo). Inoltre al suo interno v’era una minoranza di ricchi conservatori che finanziavano le campagne elettorali, avevano tempo di dedicarsi alla politica e amministravano banche anche corrotte, Banco di Roma in testa (secondo freno al suo sviluppo). Terzo ostacolo: la “questione romana” che la Legge delle Guarantigie (marzo 1871) non aveva risolto: e nel programma del Partito Popolare mancava il punto relativo alla piena libertà, sovranità ed indipendenza del Papa. La “fede democratica” dei leader (laici) era “vacillante”, stante anche l’ambiguo rapporto con il Vaticano. All’avvento del fascismo non pochi leader del Partito Popolare vi aderirono. I partiti di ispirazione anticlericale, eredi del risorgimento, rifiutarono il fascismo, ma allo stesso tempo ricercarono qualcosa di più laicamente democratico del Partito Popolare.

Filippo Turati

Il Partito Socialista. Il Partito Socialista “ufficiale” era stato l’unico ad opporsi alla guerra. Il partito radunò i propri sindacati nella Confederazione Generale del Lavoro, raccogliendo aderenti soprattutto nel centro-nord del paese. Nel meridione prevalevano spiriti conservatori, associazioni di ex combattenti e nazionalisti, ed il partito socialista “soffrì” al pari del partito popolare. I socialisti volevano eliminare dalla scena politica chi aveva voluto la guerra. Come prima della guerra vi erano stati interventisti e non, ora, sia pure nell’ambito di un partito e non della nazione, vi erano i “rivoluzionari” e non. I socialisti “massimalisti” volevano la rivoluzione, gli altri no, se non altro perché il paese sarebbe stato bloccato nelle sue indispensabili importazioni di carbone e grano. La “destra” socialista (Filippo Turati) aspirava ad una “rivoluzione culturale” che preparasse il proletariato ad assumere la guida politica del paese. Ma prevalse la sinistra rivoluzionaria dei “massimalisti”, offrendo il destro al nascere di quello che sarebbe stato il fascismo. Infatti sorsero numerosi, diversi “gruppi rivoluzionari” che agivano con scioperi non coordinati e comunque inconcludenti, prestandosi in tal modo alle facili critiche di tale Benito Mussolini.

Gli scioperi. In Germania, Francia ed Inghilterra gli scioperi furono ben più duri che in Italia. In Italia essi erano “moderati” in una certa misura dall’ala destra del Partito Socialista (Camillo Prampolini), che paragonava una rivoluzione cruenta ad una guerra, insistendo sulla necessità di acculturare le masse lavoratrici (con nuove scuole, biblioteche, palestre, etc.). Come al solito prevalsero i massimalisti con i loro scioperi selvaggi, sollevando per reazione contro-manifestazioni da parte del certo medio, borghese, militare e “neofascista” che sfociarono con la distruzione della sede del giornale L’Avanti ad opera del fascista Marinetti. Da Roma si intervenne per … elogiare le violenze neo fasciste (il generale caviglia, Ministro della Guerra, si congratulò con Marinetti per la difesa dello stato contro i bolscevici!).

 

 

La sinistra non reagì alla distruzione dell’Avanti se non ricostruendola. Non tentò alcun gesto di rivincita, dando prova di arrendevolezza. Gli scioperi che seguirono furono inutili ed inefficaci ostentazioni di muscoli, senza alcun obiettivo strategico. Praticamente rappresentarono il fallimento morale degli scioperanti. Il Governo punì i militari che partecipavano agli scioperi di sinistra e non quelli che partecipavano agli scioperi di destra.

Nell’area anti-socialista  si trovavano anche giovani studenti che avrebbero voluto cambiamenti ragionevoli, ma che la sinistra nel proprio giudizio etichettò come conservatori repressivi, compiendo un grave errore! In parallelo, gli operai con i loro scioperi, quanto meno ottenevano miglioramenti economici, mentre burocrati, impiegati, magistrati, intellettuali restavano fermi a livelli decisamente inferiori. Queste classi medie, sia pure declassate, non dismisero il loro ruolo e su di esse attecchì il germe del fascismo, in funzione antagonista della “bolscevica” classe operaia “rivoluzionria alla maniera massimalista”.

(continua)

P.S.: un mio commento? Anzi, due!  1) Prampolini e Turati vollero evitare la rivoluzione cruenta di sinistra, vista come un malanno al pari di una guerra. Ma altri fecero la rivoluzione di destra, la rivoluzione fascista, che prima fu come una guerra e poi fu  una guerra … 2) I giovani d’oggi, quelli di “area Grillo” … anche oggi non dobbiamo accomunare giovani in buona fede che anelano ad una “evoluzione” del sistema, con chi li sta strumentalizzando ai fini di una  “rivoluzione” che ha molto, troppo, di personale … Non facciamo che dal “fascino” di una persona si passi ad un nuovo, sostanziale  “fascismo” , basato appunto – ma questo sarebbe solo un dettaglio – sul “fascino”  anzichè sui “fasci” …

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GRILLO E IL CODICE DELLA STRADA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2013 @ 6:01 pm

Detto altrimenti: la legge è uguale per tutti

Ieri Grillo è stato ricevuto dal presidente Napolitano. Subito dopo, salito a bordo del suo SUV nero con autista, si è diretto a gran velocità verso casa sua (Genova, quartiere  S. Ilario). Nel percorso urbano è stato “inseguito” da giornalisti in motoscooter alla “caccia” di qualche dichiarazione. Per sottrarsi alla loro presenza, l’autista di Grillo – così riferiscono le fonti di informazione, cioè gli stessi giornalisti “inseguitori” – l’auto avrebbe commesso una serie numerosa di gravi infrazioni al Codice della Strada (che poi è una Legge dello Stato): almeno quattro passaggi con il semaforo rosso e utilizzo di due corsie preferenziali (v. anche Corsera 22.03.2013, pag.9). Le stesse fonti riportano che l’Agicom avrebbe chiesto alle autorità di sanzionare queste violazioni, le quali– ove accertate – comporterebbero il ritiro della patente per l’autista che poi è marito della cognata del capo.

Questi i fatti. Ora il commento

Se quanto sopra fosse accertato, si tratterebbe di un fatto gravissimo. Infatti chi si è appena proposto (al Presidente Napolitano) a ricevere l’incarico di formare il Governo, inizia, pochi minuti dopo, con il non rispettare platealmente una delle leggi “a più larga diffusione” del Paese e cioè il Codice della Strada. Questo comportamento, ove accertato, sarebbe indice di un grave disprezzo della Legge, di un sentirsi “legibus solutus” da parte di chi sta avendo la pretesa di stabilire un “ordine nuovo” attraverso gli strumenti (le leggi) che invece dimostra di ignorare platealmente, forte della sua super legge “A questo mondo c’è chi può e chi non può: io può”.

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CIPRO -1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2013 @ 5:32 pm

Detto altrimenti: ma la gente che non legge il Sole 24Ore … la gente “comune” cosa ne capisce?

Io sono europeista convinto. Concordo quindi sul fatto che gli Stati debbano  versare contributi all’UE e che all’UE e si possano – se del caso – richiedere e ricevere aiuti da parte degli Stati.  uttavia vorrei che gli aiuti UE agli Stati che ne hanno bisogno fossero erogati per esigenze “oneste”e  non “truffaldine”.  Mi spiego. Sembra che le banche cipriote offrissero ai depositanti interessi elevatissimi, a livelli fuori mercato e che lo Stato cipriota inoltre offrisse forti vantaggi fiscali a tutti, banche e depositanti. Le banche facevano fronte agli elevatissimi esborsi per interessi utilizzando anche parte dei sempre crescenti capitali che venivano depositati presso di loro, in quanto gli interessi incassati dalle banche sui prestiti concessi a terzi non erano sufficienti. Pertanto …

… cessato l’incremento dei flussi dei depositanti, le banche rischiano l’insolvenza …
… i maggiori depositanti sono russi (30-40 miliardi di euro) …
… l’UE sarebbe chiamata ad intervenire …
… l’UE è alimentata anche con fondi dell’Italia …
… l’Italia è alimentata anche con le tasse a carico mio …
… le mie tasse contribuivano ad arricchire i magnati russi.

Che dire poi della condizione posta dalla UE di tassare i depositi bancari ciprioti? Ne parlerò in un prossimo post.

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MA PRIMA DI “POSTARE” I DUE POST PRECEDENTI, ‘STA MATTINA SONO STATO TRE ORE IN PAGANELLA A SCIARE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Marzo, 2013 @ 3:53 pm

Detto altrimenti: eh no, cari amici, sennò uno che diventa vecchio e pensionato a fare? Che vi credevate, che fossi solo un blog man?

E in fondo il Garda!

Ieri notte è nevicato. Fine della perturbazione, fronte freddo, vento da nord. Alle 08,10 ero alla partenza della telecabina ad Andalo, ad aspettare che nelle prime cabine caricassero i rifornenti per i vari rifugi. Al loro “Via!, via di corsa, a guadagnarsi la prima cabina disponibile. Perché? Perché il primo che arriva in cima si fa una discesa in neve fresca e vergine. Ecco perchè! Già salendo si pregusta … la nevicata è stata lieve, diciamo quindici centimetri (ma l’altro giorno sono stati 50!) quindi non hanno fatto uscire i “gatti” a battere le piste: ottimo! Dopo la telecabina, un breve tratto e poi la seggiovia che ti porta ai 2200 metri di Cima Paganella. Sulla destra, la pista intonsa. Sulla vetta si intravedono sbuffi di neve, sollevata dagli ultimi colpi di coda del fronte freddo. E poi, il Lago di Garda! La visibilità è ottima. Si arrivano a distinguere gli Appennini che chiudono da sud la Val Padana! Portarmi appresso la macchina forografica … no … mi ingombra. E il mio telefonino è un po’ all’ “antica”, le foto le fa, ve le allego, ma non sono un gran che stante l’ottica limitata dell’apparato, “contentetene” (accontentiamocene, in dialetto trentino).

Verso nord, sullo sfondo la Valle dell’Adige

Inizio la discesa “controvento”, cioè verso nord, verso Fai della Paganella, e dopo pochi metri scavalco una piccola slavina. Slawinengefahr, pericolo valanghe livello “4”, cioè “forte”, stante le forti nevicate su neve già consolidata, l’innalzamento della temperatura e il forte vento. Ok, recepito. Restiamo in pista. Tanto oggi sciare in pista è come fare il “fuori pista”. Ho sci da pista, Salomon 1,70, raggio di curvatura 14 m., ma oggi su un solo palmo di fresca vanno benissimo lo stesso. Scio intensamente tre ore … poi a casa, a pranzo e a scrivere i miei post. Domani? Si replica, anche perché le piste saranno ben battute.

 

Verso Andalo!

Seconda discesa verso Andalo.  Previsioni: bel tempo sino a metà sabato, poi neve e ri-bello da lunedì. Chiusura impianti in Paganella, prorogata dal 1 al 7 aprile.

E dopo? Dopo via con le biciclette: prima uscita programmata: Trento – Domegliara, km 75 (i primi 55 in pista ciclabile, poi sulla sinistra Adige, attraverso le splendide “gole” del fiume). Di mattina, col vento “in poppa”. Ritorno in treno.

 

 

 

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IL “VAFFANCULO” COME FORMA DI PROFILASSI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Marzo, 2013 @ 2:41 pm

Detto altrimenti: “IT, Information Technology; ITC, Information Communication Technology; VCT, Vaffanculo Communication Technology.

Post dal solito www.narcolessico.wordpress.com

Inizia

Condannando tutti, non si condanna nessuno. Non si fa, cioè, alcuna differenza – operazione irrinunciabile per poter articolare un regime di pertinenze nel quale ascrivere le responsabilità e disporsi poi alla loro discussione e alla loro dimostrazione.

Si condannano tutti, anzi, proprio perché nessuno si senta chiamato in causa più degli altri e per poter dire – al momento opportuno – “ehi, mica ce l’avevo con te”.

Da questo punto di vista, il “vaffanculo” di Grillo (termine ombrello sotto cui possiamo raccogliere l’insieme delle sue “sparate” contro “i politici” o “i media”) non esprime alcun attacco, perché mancando di mira non ne ha la dignità eidetica.

In particolare, quanto più aumentano 1) il volume della fonazione e 2) la platea di coloro cui è rivolta l’invettiva, tanto più l’invettiva stessa si trasforma nel suo contrario e diventa una mera strategia difensiva, più precisamente una profilassi contro l’insorgere della reazione altrui (“Non dicevo a te”, “il problema non è Grasso”, ecc.).

Il tutto, infine, si sposa perfettamente con le risibili risorse intellettive del grillino medio, che è opportuno non oberare di gravose argomentazioni. Dove non si fanno differenze, in fondo, non c’è nulla da spiegare.

Finisce

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