DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA O DIRETTA?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Luglio, 2018 @ 2:47 pm
Detto altrimenti: “Timeo danaos et dona ferentesâ€Â      (post 3271)
Parole che Virgilio (Eneide, II, 49) fa pronunciare a Laocoonte, quando vuole dissuadere i Troiani dall’accogliere nella città il cavallo di legno lasciato dai greci: “Temo i Danai (Greci) anche quando mi offrono regaliâ€. Infatti sapete poi com’è andata … Un mio caro amico d’università , genovedse, commerciante ed ebreo mi ha insegnato “Quando ti fanno una proposta, un regalo, domandati dov’è la fregaturaâ€. Da tempo c’è qualcuno che insiste per “regalarmi†la democrazia diretta, al posto della “vecchia, frusta democrazia rappresentativaâ€: leggete al riguardo il post “Democrazia, Diritto, Politica†del 22 luglio scorso.
Oggi un altro Bigpolitico, nel corso di un servizio TV su TAV si/no, ha affermato che occorre passare dalla democrazia rappresentativa a quella diretta. Insomma, qualcuno mi vuole fare un regalo … dice che io devo potermi esprimere maggiormente: devo vivere in un sistema governato dalla democrazia diretta. Ma “diretta†è il participio passato del verbo “dirigere†che essendo di un verbo transitivo, ha significato passivo: un’orchestra diretta da Tizio; un coro diretto da Caio; , una democrazia diretta da Sempronio.
Ho già espresso le mie forti perplessità nel post citato che mi permetto di invitarvi a leggere/rileggere: mi vuoi regalare la democrazia diretta? No grazie, io penso da solo. Ma quel tale, evidentemente, a sua volta pensa che per lui sarebbe poi assai più facile “manovrare” direttamente le masse dei cittadini attraverso la TV e le varie reti, che non doversi confrontare faticosamente con i partiti politici.” Volete mettere?
P.S.: quel tale dice che occorre bloccare il progetto TAV. Io ero contrario ad iniziarlo, quel progetto, ma ora che è avviato, bloccarlo sarebbe peggio che andare avanti: infatti ‘l tacon l’è pezo del bus, la pezza è peggio del buco che si vuole rappezzare. Ma questa è un’altra storia.
Alla prossima.
Scrive Giovanni Soncini:
Sulla “democrazia diretta” concordo in toto con Riccardo. La democrazia diretta, già oggi e ancor più domani alimentata dal Web e dai “telefonini intelligenti†avvantaggia i pifferai, e di pifferai magici sono piene le fiabe, e non sono mai a lieto fine. Sulla TAV nella situazione attuale è improponibile un tardivo ripensamento e, ancor peggio, sospendere i lavori, pagare le relative penali e interrompere per pochi km una dorsale ferroviaria di alcune migliaia di km che unisce Lisbona a Kiev e che, a suo tempo, abbiamo richiesto con forza e fortunatamente ottenuto passasse a sud delle Alpi per inserire il nord Italia e la sua economia nel contesto europeo. Infine, a differenza di Riccardo, io sono stato da sempre favorevole alla TAV e considero errate le posizioni di chi insiste che i livelli di traffico merci e passeggeri attuali e prevedibili non giustificano i costi e i relativi impegni. Questi discorsi li ho già sentiti a suo tempo dai detrattori dell’A1 Milano-Napoli quando sostenevano, all’inizio degli anni ’60, che i livelli di traffico automobilistico e di merci non giustificavano un’autostrada a due corsie per ogni senso di marcia e il relativo impegno finanziario. Per nostra fortuna allora non abbiamo dato retta a queste obbiezioni ed abbiamo costruito l’autostrada.
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UN’EUROPA “GIUSTAâ€
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Luglio, 2018 @ 7:08 am Detto altrimenti: è “giusto†avere un Europa Unita? (post 3270)
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“Giusto†potrebbe intendersi, dal latino “secundum jusâ€, conforme al diritto. Ma anche i nazisti sterminavano gli Ebrei in ottemperanza alla loro legge. No, così non va … ma allora, cos’è la giustizia? Cos’è giusto? Taluno si rifà al diritto naturale, a principi che sarebbero innati nell’uomo: è giusto ciò che rispetta tali principi. Solo che su queste basi si può affermare tutto e in contrario di tutto: la proprietà privata e quella collettiva spinte entrambi all’eccesso. Infatti il diritto naturale può essere estremamente progressista ed estremamente conservatore.
Summa lex, summa iniuria dicevano i latini: per quanto possa essere perfetta una legge, può sempre recare danno ad alcuni. Forse è per questo motivo che la rappresentavano bendata la giustizia.
No … accantoniamo queste due opzioni: non funzionano. Proviamone un’altra. Razionalmente non possiamo arrivare a conoscere la giustizia, bensì solo interessi e quindi conflitti di interessi. Ma noi vogliamo evitare i conflitti (guerre) ed allora sostituiamo al concetto di giustizia quello di Pace: è giusto quel sistema politico che – grazie a compromessi fra opposti interessi – garantisce la Pace. Esso è quello che ha le maggiori possibilità di essere duraturo: l’UE ha garantito decenni e decenni di Pace fra gli Stati Europei, quindi se si accettano le conclusioni di cui sopra, è un sistema politico giusto. Il mio sogno? Io non ho sogni bensì solo utopie e un’utopia è un obiettivo semplicemente “non ancora” raggiunto, cosa ben diversa da “irraggiungibile”: gli Stati Uniti d’Europa.
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Dice … ma per far ciò occorre scendere a compromessi. Dico: occorre “salire” a compromessi. Come ci insegna Paolo Mieli nel suo bel libro “I conti con la storia” il compromesso può essere sordido (1) e quindi inaccettabile, come quello di uno scarafaggio che sia entrato nella vostra minestra. Ma esistono anche compromessi accettabili, come quello di una mosca che si sia posata sulla pomata che avete spalmato su una vostra ustione: la cacciate con un gesto,  né vi ha danneggiato in alcun modo (Mieli cita “Sordidi compromessi”, un libro di Avishai Margalit, in corso di pubblicazione per l’editrice Il Mulino).
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(1) il primo a individuare la categoria dei compromessi sordidi fu Albert Einstein.
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UN LIBRO PER L’ESTATE di Claudio Morelli
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Luglio, 2018 @ 5:44 am Detto altrimenti: è il libro al quale mi riferisco che è di Claudio Morelli. Il post è mio, una sorta di new-post, un post-lettura, non nel senso di “dopo la lettura†bensì nel senso di “post da leggereâ€, come se fosse esso stesso un racconto breve  per l’estate …     (post 3268)
Non me ne vorrà la mia madrina-collega-blogger Mirna Moretti se occupandomi di libri “invado il suo campo†di liber-blogger, ma d’altra parte “liber†significa “libro†ma anche “libero†e quindi mi sento liber di occuparmi di un liber.
Le fortune non vengono mai sole. L’ho appena coniato mio questo proverbio, vabbè? Infatti, se andate a leggere fra i recenti miei post le vicende che – in relazione al fiume Fersina e alla Festa di mezz’Estate dell’Accademia delle Muse – mi hanno portato a conoscere due splendide persone, Claudio Morelli e Lino Beber (dell’Associazione Amici della Storia- Pergine, Presidente Iole Piva), capirete il perché del nuovo proverbio. Ma veniamo al libro. Nel 2015 è stato presentato a Canezza (Katetschin in tedesco, Caneza in dialetto trentino, Kaneitsch in lingua mochena è una frazione del comune di Pergine Valsugana) il libro di Claudio Morelli “Quando i Mocheni giunsero al mareâ€: si tratta di 72 racconti, uno dei quali ha per protagonista il suo grande amico Lino Beber, coautore con Morelli e Mario Cerato del libro sulla Fersina di cui ai miei recenti citati post. Questo racconto è relativo ad una vicenda del 1958.
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Ho pensato di offrire direttamente un po’ di lettura estiva alle mie lettrici ed ai miei lettori anche prima che corrano a comperare questo libro. Ed allora ecco due chicche: la presentazione dell’opera a firma di Lino Beber e a seguire il citato racconto relativo alla vicenda del 1958. Buona lettura estiva!
La presentazione
Con gioia ho accolto l’invito del mio caro amico e coscritto Claudio di scrivere due righe di prefazione alla sua raccolta di racconti ambientati nella sua “Valle incantata†e a spasso per il mondo; protagonisti delle sue divagazioni sono i suoi cari, le sue passioni, il suo ambiente in un “amarcord†che la penna di “Claudicansâ€, come lo chiamò un giorno un suo professore delle magistrali, rende piacevole e stuzzicante.
        La parola “mito†(= μÏθος) per i greci indicava un racconto, una fiaba. Le favole di Esopo con attori principali gli animali (l’astuta volpe, il leone, l’agnello, il corvo…) terminano tutte con “la favola insegna cheâ€, la famosa “morale della fiaba†e nei racconti di Claudio ritrovo l’antico modo di insegnare la magia della vita.
        Nel suo favoleggiare emergono i suoi cari, la mamma Amalia e il papà Albino, i fratelli don Marco e Silvano, la sorella Clara, il suo paese, il cane Sofia e la capra Lela, alcuni personaggi dello sport e della musica, la televisione, le feste, i maccheroni invece della solita polenta, gli avvenimenti di storia locale, lo sbarco sulla luna, l’eclissi di sole, il “Vittorioso†del 1960, la bicicletta da corsa, la Fersina amica-nemica, l’amore. Claudio ricorda che abita nella casa che un tempo era la caserma dei carabinieri e la sua cameretta era la cella dove tenevano per una notte il ladro e il malfattore.
        Claudio ama definirsi “mocheno bianco†per differenziarsi dai Mocheni che parlano l’antico dialetto bavarese e nel suo racconto che dà il titolo alla raccolta delle sue divagazioni emerge l’aria di mutazione che, “quando i Mocheni giunsero al mareâ€, introdussero nel loro stile di vita.
        “0 tempora, o mores†tuonava Cicerone nelle sue orazioni contro Verre e contro Catilina e possiamo tradurre: “cambiano i tempi, mutano i costumi†e Claudio, che non è solo uno scrittore, ma prima di tutto un poeta, osserva e descrive il mutare del corso dei tempi e la sua penna scorre veloce e arguta a descrivere avvenimenti e sentimenti.
        Claudio per alcuni anni è stato un buon ciclista dilettante, continuando la sua attività di sportivo durante il periodo di leva militare presso il centro sportivo sempre con buoni risultati, tanto da essere tentato di continuare la carriera sportiva, come l’amico Marcello Osler. In quel periodo, avendo superato il concorso magistrale, fu chiamato per iniziare la sua carriera di maestro e, appese al chiodo le due ruote, scelse la vita di maestro elementare che ha svolto con diligenza in varie scuole della valle dei Mocheni e poi nel Perginese. Tutti i suoi scolari ricordano con simpatia e affetto il maestro Claudio. La sua scelta di passare dalla bicicletta all’arte dell’educatore è stata sicuramente indovinata e la sua grande passione per la poesia e per la letteratura si esprime ora nella sua produzione di scrittore, poeta, commediografo.
        Italo Calvino ha detto che “la poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere†e Claudio nelle sue “scorciatoie e raccontini di una vita in folle†è riuscito nell’impresa e chiudo citando le sue ultime righe dove scrive: “Sono nato e vissuto in mezzo alle montagne, fra le pietre e i dossi, al cospetto di picchi e selve ventose, eppure mai sono stato attratto dalle vette e dalla passione dell’arrampicare e del salire in alto; più forte è sempre stato il richiamo dell’acqua, un inconscio desiderio dell’amnios materno o forse soltanto la tendenza a essere Nessuno, come Ulisse, pur se per questo più che l’acqua della Fersina, ci vorrebbe il mareâ€.
Il racconto: “Il viaggioâ€
Era una Roma familiare, quasi paesana: il sole d’agosto la rendeva sonnolenta e bellissima nel fervore allegro di un dopoguerra pieno di promesse e futuro, non ancora travolta dal traffico caotico e dall’arroganza del boom economico. Papa Pacelli, Pio XII, nella residenza estiva di Castel Gandolfo viveva i suoi ultimi giorni di Regno e la città si stava preparando alle Olimpiadi che si sarebbero svolte due anni dopo.
Per Lino, otto anni, Roma era un premio senza prezzo, un viaggio nell’altrove e nel mito, il primo allontanarsi dalle montagne di Trento. La zia Agnese, maestra illuminata, organizzò il tutto a dovere: partenza in treno assieme ai nipoti, i fratelli Dario ventenne, Giuseppe adolescente e Lino, ancora un bambino. Le prime emozioni già da subito: oltre il finestrino del treno campagne e città , l’Italia concreta che si materializzava uscendo dal sussidiario e dagli atlanti. E poi lei, la fata morgana, la Roma dei Papi e dei Cesari, il punto d’arrivo di tutte le strade. Con la zia a spiegare per bene, la visita ai monumenti più celebri con negli occhi i capolavori sublimi. Lino, più di tutto, rimase abbagliato dalla magnificenza e dalle armoniche geometrie del Vaticano, affascinato e conquistato da una Chiesa trionfante e solenne. E già nel suo futuro si prefigurava il fratello più grande con la tiara pontificia, l’altro fratello avvolto dalle porpore cardinalizie; lui invece, più modestamente, si immaginava vestito con l’abito michelangiolesco delle guardie svizzere. Ecco: il suo sogno divenne subito quello di far parte degli alabardati difensori del romano pontefice. Grande fu la delusione quando venne a sapere che la “conditio sine qua non†per diventare guardia svizzera era quella di esser nato in un posto ben preciso della Confederazione elvetica.
Furono giorni che riempirono la mente e il cuore. Ma una visita a Roma non è tale se non si è visto il Papa, che non era, come si diceva, in città , ma a Castel Gandolfo. La zia allora organizzò la sortita “extra moenia†in modo da poter vedere il successore di Pietro e ricevere la Sua benedizione. Era però una trasferta impegnativa e faticosa che richiedeva una consapevolezza da adulti. E così si pensò di evitare a Lino una giornata che sarebbe potuta risultare, per lui bambino, noiosa e non sufficientemente interessante. E così mentre la zia e i fratelli si recarono a Castel Gandolfo, Lino venne parcheggiato al giardino zoologico con la raccomandazione di non allontanarsi da lì e di passare il tempo, in attesa del loro ritorno, a osservare i vari animali. E Lino lì rimase tutto il giorno, da solo, ad ammirare gli animali più esotici e strani, ammaliato dai più diversi versi, dai canti e dai sibili. Quando all’imbrunire la zia e i fratelli passarono a riprenderlo, lo trovarono euforico: capace di imitare il salto del canguro come il passo del gorilla, lo strisciare del boa e il volo del condor.
Quello che al giorno d’oggi sarebbe etichettato come abbandono di un minore, in quella Roma fine anni Cinquanta, fu invece un episodio che ci dà la misura di una vivibilità e di un equilibrio civile ormai definitivamente perduti. Anche grazie a quel fantastico giorno da solo allo zoo, il ricordo di quel suo primo viaggio a Roma, è rimasto a Lino, diventato nel frattempo gran viaggiatore del mondo, come uno dei momenti più cari, come una sortita nel sogno e nell’assenza di tempo.
Fine – Buone letture estive a tutte e a tutti!
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L’ACCADEMIA DELLE MUSE IN FESTA (DI MEZZ’ESTATE)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Luglio, 2018 @ 5:12 amDetto altrimenti: ritrovarsi fra amici    (post 3268)
(In calce il programma accademico 2018-2019)
Come ogni anno, a metà luglio. Chi siamo? Dai che lo sapete, basta che navighiate un po’ qui sul blog … dai! Ogni anno ci ritroviamo per un caldo saluto nel fresco del giardino della nostra Presidente Cristina, tuffo nella piccola piscina compreso. E’ stato un momento importante soprattutto per accogliere e salutare i nuovi soci Lino Beber, Claudio Morelli (dell’ Associazione Amici della Storia – Pergine, Presidente Iole Piva), Mauro e gentile consorte. In particolare Lino e Claudio hanno presentato il loro bellissimo libro sulla Fersina – scritto insieme a Mario Cerato –  e ne hanno fatto dono a Cristina: mai più “libro e dono appropriato†visto che qui siamo nella Circoscrizione Oltre Fersina, a due passi dal fiume! Claudio poi ha letto due sue poesie fra le tante contenute nell’opera, poesie che meriteranno di essere recitate durante una serata accademica; Claudio, la metteremo in programma. Grazie, amici!
Sul libro trovate maggiori dettagli nel post del 7 luglio “La Fersina, antica signora della valle”
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Ma andiamo con ordine: con la consueta disponibile generosità , Patrick (chitarra e voce) e Giovanna (voce) ci hanno intrattenuto con una serie di canzoni leggere, allegre ma non prive di significato e per di più “trascinanti†nella danza Gianfranco e Cristina. Quindi Lino ha raccontato la genesi del libro di cui sopra, che – ricordiamo – sarà presentato a Trento il 5 settembre ad ore 17,30 nella sala degli Affreschi al primo piano della Biblioteca Comunale di Trento.
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Nel frattempo cibi e bevande scorrevano allegramente fra i presenti.
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Improvvisamente l’estate in corso. Le due delegate a ciò preposte da tutti noi, Giovanna e Maria Teresa, hanno offerto da parte nostra a Cristina e a mamma Anna (oggi è S. Anna!) i regali che abbiamo voluto fare a Cristina, in occasione del suo compleanno e per ringraziarla della sua ospitalità (ormai decennale) e a mamma Anna per … tutto, per la sua presenza, per la sua simpatica partecipazione alle nostre riunioni.
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Improvvisamente l’estate in corso. Cristina (pianoforte), Giovanna (mezzo soprano)  e Sergio Runcher (basso) sono scomparsi nelle ombre della notte ormai calata su di noi, per … far riapparire le loro voci e la loro musica  che dall’interno della casa – finestre socchiuse – scendevano a distendersi sull’erba del praticello per giungere fino a noi, insinuandosi sul prato fra le piccole fiaccole accese, le cui fiammelle sembrava accompagnassero, nel loro ondeggiare, le note.
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Ecco, questa è stata la nostra Festa di Mezz’Estate: e, come recitava il biglietto che accompagnava il dono di Cristina, se la Festa è di Mezz’Estate, gli auguri e i ringraziamenti che ti porgiamo, Cristina, sono a Cuore Intero.
Qui a fianco i due più giovani Accademici: Silvia e Federico.
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Ed ecco il programma 2018-2019
- 1 OTTOBRE — Alfonso Masi + chitarra: “Canti di trincea†/ Cristina al pianoforte: Le danze
- 5 NOVEMBRE – Loretta Grisenti: canto / Presentazione del libro di Verena.
- 3 DICEMBRE – Stefania Neonato http://www.stefanianeonato.com/?q=node/2(pianoforte)  e Maria Letizia Grosselli http://www.gabrielanechina.com/maria-letizia-grosselli.html (soprano) in concerto: canto e pianoforte / Mary: la figura di Carolina Kostner (pattinaggio).
- 7 GENNAIO – Pergolesi, “Stabat Mater†con Giovanna e Letizia (voci); Cristina, pianoforte / Silvia Rosati : Speranza di pace dopo il conflitto.
- 4 FEBBRAIO – Giovanni Dallapè: canto + chitarra / La Compagnia dei Guitti in … (sorpresa!)
- 4 MARZO – Donne in …canto (Giovanna, Letizia, Barbara, Giacinta, Cristina) / Giovanni Soncini: la prospettiva nella pittura.
- 1 APRILE – Genio & Co: omaggio a Lucio Battisti / Umberto Sancarlo: Arte e follia.
- 6 MAGGIO – Michele Calzà e Cristina, pianoforte a quattro mani / Riccardo: Viaggio in Basilicata.
- 3 GIUGNO – Corrado Ruzza: gli Allievi Conservatorio Musicale di Riva del Garda in concerto / Marisa De Carli Postal: scorci della Trento minore.
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FIORI IN GARA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Luglio, 2018 @ 7:46 amDetto altrimenti: si accettano scommesse!    (post 3267)
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Le dipladenie “A†e “B†fanno a gara per raggiungere il traguardo “Câ€. Chi vincerà ? Si accettano scommesse: il percorso di A è più corto ma più ripido. B lavora “in piano” ma è distratta dalla punta del legnetto. Tutto può succedere!
Fate le vostre puntate, gente!
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BICICLETTA E’ POESIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Luglio, 2018 @ 4:46 pmDetto altrimenti: poesia dal greco poieo, creo …Â Â (post 3266)
(I soci FIAB raccontano …)
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Creare. Far nascere sogni, creare percorsi, nuovi punti di vista di paesaggi peraltro già noti, frequentarli in orari diversi … La “Busa†dell’Altogarda Trentino. Un circuito di circa 60 km di piste ciclabili, dalle quali si dipartono salite interessanti (in senso orario, da ovest verso est: la strada Ponale che poi si biforca e a destra ti fa arrivare al Lago di Ledro, a sinistra a Pregasina e a Cima Larici (ciclabili). La “Pinza†che conduce a Campi (ciclabile) e prosegue fino a Malga Grassi a 1000 metri. La strada che da Arco sale a sinistra a Padaro e quindi al Rifugio S. Giovanni; una ciclabile nascosta che da Arco, ripidissima e cementata, conduce alla località Volta di Nò; le due strade che salgono al Passo del Ballino; la ciclabile che porta verso nord a Vezzano, Terlago, Cadine; la salita a Ranzo e poi, ciclabile, al Lago di Molveno; quella al Lago di Cavedine; la salita al Bosco Caproni e alla Valle dei Laghi; la salita al passo Bordala; le tre salite da Arco e Torbole a Nago; la salita verso il Monte Baldo; etc.). Insomma c’è di che saziarsi.
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Dall’ombra della bici si deduce la direzione: verso Nord. Il mio percorso è circolare in senso orario.
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Ma … si diceva … “creare†percorsi. Io l’ho fatto oggi. Sentite un po’. Salgo da Riva del Garda al Passo del Ballino, appena superato il quale abbandono la SP 37 e prendo a sinistra uno stradello sterrato, saliscendi di 4 km nel bosco: la vecchia strada romana. Poesia: nessuno nei paraggi, silenzio interrotto solo dallo sfrigolare della ghiaia e della terra sotto le ruote.
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Un’edicola con il Crocifisso: mi fermo per un ringraziamento, un saluto.
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Poco più avanti un puledro: “Vieni qui dentro, nel recinto, vedremo chi è più veloce†sembra dirmi!
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Sullo sfondo a sinistra, l’incavo del Passo del Ballino: Riva del Garda è là dietro. Dall’ombra della bici si deduce che sto “virando” verso est, incontro al sole.
Proseguo. Lo sterrato finisce. Raggiungo la SP 5 che da Fiavè conduce a Balbido, il Paese Dipinto grazie ai suoi bei murales, dove ha la casa un mio amico, Marcello Farina. Chissà se è in casa. Pedalo di nuovo in salita: Cavrasto, Balbido. No, Marcello non è in casa. Gli lascio un biglietto di saluto nella fessura del battente della porta. Risalgo a Rango, mi mantengo in quota: il paesaggio della vallata circondata dalle Giudicarie Esteriori è splendido: ampio, soleggiato, di grande respiro. Segue discesone entusiasmante su asfalto perfetto, in alcuni punti a 60 kmh, tornanti sciistici, entusiasmanti, fino a Ponte Arche.
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Sosta per uno spuntino a Terme di Comano (una banana + acqua e sali).
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Riparto. Un po’ di SP ex SS 237 e finalmente la ciclabile del Maso Limarò (nella foto, vista dall’alto).
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Maso Limarò. Peccato che l’iniziativa di attivarlo come maso ciclo-adventure-turistico non abbia funzionato. Bellissima la ciclabile, sull’orlo dello splendido canjon, in quella che una volta era la sede stradale.
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Scendo di volata a Sarche.
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Ciclabile fino a Pietramurata, deviazione a sinistra fino al Lago di Cavedine. Una spaghettata + coca cola + caffè al bar del Wind Valley Center dell’amico Andrea Danielli. Pediluvio nel lago. Riparto.
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Le Marocche, Qui a fianco, le Marocche, la ruina dantesca: Inf. XII, vv. 4-6: “Qual è quella ruina, che nel fianco / di qua da Trento l’Adige percosse / o per tremuoto o per sostegno manco ” … Poi a Drò.
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Ceniga, tuffi dal ponte romano
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Poi Arco, Riva. Totale 70 km. Utilizzata e-mtb, consumo elettrico 80%. Dislivelli totali in salita m 800. Da Sarche in poi, al ritorno, vento contrario (la famosa Ora del Garda). Dalle 08,30 alle 14,30, molte soste comprese.
Cosa? Volete conoscere le mie misure? Eccole: 75, 80, 120. 75 anni (quasi); 80 kg (un po’ troppi); 120 battiti cardiaci da non superare. Allenamento? Quest’anno sono a 2000 km pedalati (30% elettrico; 70% normale).
Dice … ma la poesia? Eccola, una mia piccola piccola:
BICI, PERCHE’?
Perché
in una chiesetta al Ghisallo
riposa sospesa
antica reliquia a pedali.
Perché
insieme a lei
tu scali la vetta
compagno soltanto a te stesso.
Perché
ti ha insegnato
ad alzare più spesso lo sguardo
a scrutare che cielo farà .
Perché
sempre incontri qualcuno
che non ha timore
di aprire la sua vita al vicino.
Perché
con il vento dei sogni
giocando
ritorni un poco bambino.
Perché
restituisce
ad un uomo affannato
profumi di suoni e colori.
Perché
in salita
ricorda ad ognuno
che volendo e insistendo si può.
E poi … perché no?
Good bike & good FIAB everybody!
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DIRITTO COME INSIEME DI REGOLE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Luglio, 2018 @ 6:05 amDetto altrimenti: simul stabunt vel simul cadent . Quando il relativismo è un valore.
(post 3265)
Scialla raga, calma ragazzi, che ora mi spiego anche per chi non ha studiato il latinorumâ€!
Il Diritto è un insieme di regole e “vive†se ogni regola è interpreta anche in relazione alle altre. In caso contrario ognuno tira l’acqua al suo mulino e non vi è più una regolamentazione unica ed uniforme per tutti, cioè non vi è più il Diritto. Ecco che le regole del diritto devono valere tutte: in caso contrario se qualche regola non viene fatta valere, cade il diritto, cioè cadono tutte.
Ogni regola (legge) ha quindi un valore “relativo†in relazione alle altre regole. Un esempio? La libertà . La legge stabilisce che ogni persona sia “liberaâ€. Ma la libertà di ognuno finisce là dove inizia la libertà dell’altro. Quindi proprietà privata si, ma non tanto da impedire che anche l’Altro abbia la sua.
Nell’azione di governo: ogni investimento non ha valore e significato assoluti di per sé ma in quanto sia valutato il suo peso specifico rispetto al totale degli investimenti. Un esempio: “investiamo 70 milioni di euro all’anno per la difesa idrogeologica†non dice nulla se non si aggiunge che la stessa somma è investita – al giorno – in spese militari.
L’ ISPRA ha recentemente documentato che il 91% dei comuni italiani sono a rischio idrogeologico. E noi comperiamo cacciabombardieri F35!
Altro esempio: “Il mio vitalizio è un diritto acquisito: non si tocca!â€. Ok, ma anche il diritto al lavoro, alla salute, a farsi una famiglia, ad avere un futuro … sono diritti acquisiti con il fatto stesso di essere cittadini italiani governati e difesi dalla stessa Costituzione: quanto vale la difesa dei privilegi acquisiti di fronte a diritti acquisiti - acquisendi?
Ai posteri l’ardua sentenza.
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LE FOTO DEL GIORNO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Luglio, 2018 @ 12:57 pmDetto altrimenti: todays’s photos        (post 3264)
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Le piramidi di sassi nel fiume Sarca near Arco
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Barbara Hirst (Canada), the most important Visual Artist (Instruction and Art Coaching) in the world, painting in Fraglia Vela Riva.
403.690.6488 – www.collectorsgallery of art.com – blhirst@Hotmail.com
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DEMOCRAZIA, DIRITTO, POLITICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Luglio, 2018 @ 6:27 amDetto altrimenti: qualche tentativo di riflessione fra non addetti ai lavori (me compreso!)Â Â Â Â (post 3263)
Democrazia. Nei millenni storicamente ha assunto successivamente tre significati diversi: 1) potere del democrator, cioè del tiranno, sul popolo; 2) strapotere del popolo sulle classi ricche e nobili; 3) potere di tutto il popolo. Oggi siamo al terzo significato e cerchiamo di restarci, ragazzi, mi raccomando! Per restare dove siamo ci avvaliamo della legge, anzi del Diritto cioè dell’insieme delle leggi che traggono la loro forza e legittimazione  (validità ed efficacia) dalla norma fondamentale, cioè dalla nostra Costituzione.
Ci sentiamo garantiti da un Diritto che sia una scienza, cioè un qualcosa di oggettivo, uguale e valido per tutti, un insieme di regole simili a quelle della fisica, ambito nel quale nessuno può cambiare il verso della forza di gravità che attrae verso il basso tutto per tutti, indistintamente, o  – se preferite – nel quale nessuno può cambiare l’effetto della portanza, forza che mantiene in aria tutti i velivoli, indistintamente.
Ma la vita non è “un insieme di regoleâ€, bensì un “insieme di comportamenti†(studiati dalla sociologia) che possono ben essere anche in contrasto con quelle regole. Ed ecco che interviene il Diritto per correggere comportamenti deviati rispetto al Diritto stesso; e interviene la Politica per correggere eventualmente regole del Diritto inerti e/o sostanzialmente contrarie allo spirito (nel caso nostro: democratico) dell’intero nostro Sistema Diritto.
E qui sta la vera difficoltà : nello stabilire quali siano i principi ai quali la Politica deve uniformarsi: infatti, dire che sono i “diritti naturali” è molto, molto pericoloso perché la storia ha dimostrato come “a ciascuno il suo”, “non rubare”, “non desiderare la roba d’altri” – principi a difesa della proprietà privata – abbiano generato un liberismo sfrenato e quindi enormi disuguaglianze a livello planetario; ugualmente come il “tutti uguali” abbia generato il collettivismo comunista, fallimento dell’economia produttiva.
Ma oltre che dal “diritto naturale” – o peggio, divino (“Dio lo vuole”, “Got mit Uns”), la politica può essere deviata e deviante in quanto infuenzata dall’ interesse preponderante di chi detiene il potere o di chi anela a conquistarlo. Questa forza deviante nei secoli nulla ha potuto contro la scienza naturale, stante il predominante interesse a che le scoperte scientifiche venissero a galla in favore dell’intera umanità . Ecco però che lo stesso positivo interesse predominante non esiste quando si tratta di arginare le invasioni del campo della democrazia da parte della politica, sino al paradosso di una Democrazia che, manovrata dalla politica, distrugga “legittimamente†se stessa.
La Politica custode della politica? Ma “quis custodiet ipsos custodes?” (chi sorveglierà  i sorveglianti?) Così Giovenale (I sec. d. C.) nella sua VI Satira, fa dire ad un tale a chi gli suggeriva di mettere alcuni sorveglianti a custodia della fedeltà della moglie.
Un esempio. Supponiamo che nel nostro ordinamento giuridico, attraverso il previsto iter parlamentare, quale dichiarata volontà di instaurare una democrazia diretta (nel senso di emanazione diretta di ogni persona) venissero legittimamente introdotte le seguenti leggi: 1) referendum propositivo senza quorum; 2) obbligo di calendarizzazione dei risultati del referendum da parte del parlamento; 3) vincolo di mandato per i parlamentari. Orbene, in un sistema informatizzato, nel quale la comunicazione attraverso i media prevale su ogni contenuto; nel quale manca il tempo per la riflessione; nel quale è venuta meno la comunicazione bidirezionale, schiacciata da una informazione unidirezionale, orbene, in un tale sistema il potere è detenuto da chi detiene e gestisce la rete web, radio e TV. Ciò fa vincere le elezioni a chi manovra gli spot pubblicitari e promesse d’ogni tipo.
Inserire l’obbligo di mandato per i parlamentari sarebbe un po’ come togliere l’indipendenza di giudizio ai giudici.

Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l’altre stanno / timidette atterrando l’occhio e ‘l muso; / e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno; (Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio III, vv. 79-84)
In questa situazione, i parlamentari eletti nulla potrebbero di fronte alla loro eventuale successiva constatazione che le premesse-promesse elettorali che li hanno fatti eleggere e nelle quali essi stessi hanno creduto non sono realizzabili e realizzate: infatti, in quanto vincolati dal vincolo di mandato, i parlamentari sarebbero trasformati in  pecorelle costrette a restare in quell’area politica, in quel partito e a dire si, si, sempre si alle proposte/ordini dei loro “mandanti”. Se poi, ad abundantiam, 4) venisse abolita anche la possibilità del voto segreto, il gioco sarebbe completo! A questo punto, i gestori della rete potrebbero proporre qualsiasi referendum propositivo senza quorum e il parlamento dovrebbe adeguarsi a nuove leggi, frutto della volontà di poche persone. In tal caso, dove sarebbe il potere? Chi sarebbe il vero detentore (occulto, ma mica tanto!) del potere? Chi sarebbe diventato novello democrator?
Who opened the door for the democrator? /Â And how come he let in the market-conquistadors? /Â Why is he acting as if he has something to hide? /Â The privilege of the stupid is to be taken for a ride.
Ecco che una democrazia “diretta” (nel senso: diretta, indirizzata da pochi) avrebbe legittimamente distrutto se stessa.
“Dirigere”: modo infinito di un verbo della terza coniugazione, transitivo. In quanto transitivo (io dirigo un concerto), il suo participio passato (diretto, diretta) ha sempre il significato passivo: io sono diretto. “concerto diretto da una persona, il Direttore d’Orchestra”; pugno diretto al mento, dall’avversario; etc.. Quindi “democrazia diretta” significa “democrazia diretta da qualcun altro”.
Un commento: scrive G.P.: “Se io voto Tizio perché appartenente ad un partito, non posso accettare che poi Tizio cambi casacca in quanto sarebbe tradito il mio mandato”. Rispondo: è vero, ma fra i due mali io preferisco il minore, e cioè che Tizio tradisca il mio mandato ma che io non sia governato da un democrator o da una oligarchia.
TG3 del 23 luglio ore 19,00: un esponente di uno dei due partiti dell’attuale governo, C. Jr. afferma: “Presto non servirà più avere un Parlamento”. Subito contestata da tutti, tuttavia l’affermazione è la punta di un iceberg antidemocratico molto, molto pericoloso che svela un’inconfessabile aspirazione (o piano d’azione?).
Scrive Giovanni Soncini:
Sulla “democrazia diretta” concordo in toto con Riccardo. La democrazia diretta, già oggi e ancor più domani alimentata dal Web e dai “telefonini intelligenti†avvantaggia i pifferai, e di pifferai magici sono piene le fiabe, e non sono mai a lieto fine. Sulla TAV nella situazione attuale è improponibile un tardivo ripensamento e, ancor peggio, sospendere i lavori, pagare le relative penali e interrompere per pochi km una dorsale ferroviaria di alcune migliaia di km che unisce Lisbona a Kiev e che, a suo tempo, abbiamo richiesto con forza e fortunatamente ottenuto passasse a sud delle Alpi per inserire il nord Italia e la sua economia nel contesto europeo. Infine, a differenza di Riccardo, io sono stato da sempre favolevole alla TAV e considero errate le posizioni di chi insiste che i livelli di traffico merci e passeggeri attuali e prevedibili non giustificano i costi e i relativi impegni. Questi discorsi li ho già sentiti a suo tempo dai detrattori dell’A1 Milano-Napoli quando sostenevano, all’inizio degli anni ’60, che i livelli di traffico automobilistico e di merci non giustificavano un’autostrada a due corsie per ogni senso di marcia e il relativo impegno finanziario. Per nostra fortuna allora non abbiamo dato retta a queste obbiezioni ed abbiamo costruito l’autostrada.
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BICI SUL GARDA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Luglio, 2018 @ 6:43 amDetto altrimenti: le foto del giorno      (post 3262)
In questi giorni le bici sul Garda sono di scena: innanzi tutto per la nuova tratta pedonale di Limone, percorribile anche in bici entro i 10 kmh (v. apposito post) e ieri per queste foto. E’ arrivato un gommone carico di …. ecco il titolo delle due foto. Ieri mattina, in attesa di andare a Trento all’Evento Restart di cui al post precedente, ero in spiaggia a Riva del Garda a godermi il sole prima della tempesta di acqua e vento che poi è arrivata la sera. Vedo arrivare alcune bici dal lago, su di un gommone. Subito qualche scatto! E quando mai mi si ripresenta uno spettacolo simile?
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Di che si tratta? Niente di eccezionale, solo del “trasporto†delle bici di una catena alberghiera da un hotel all’altro della sponda del lago. Tuttavia da qui un’idea: così come prima le auto ed ora i bus turistici si sono attrezzati per il trasporto bici, altrettanto potrebbero fare i battelli e i motoscafi taxi del lago. E ciò per integrare quei collegamenti che ancora mancano (e probabilmente mancheranno ancora per molti anni) per circumnavigare via terra e a pedali il Lago di Garda.
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Scrive Anna Moretti: “Mi pare una bella idea quella di integrare i tratti senza ciclabile con mezzi “acquatici” però bisognerebbe non usare quelli a motore …”
OK Anna, hai ragione! ecco, ti invio qui a fianco un mio progetto ancora riservato, tienilo per te, lo voglio brevettare …
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A parte gli scherzi, a Riva del Garda esiste da tempo l’idea (non ancora progetto) di un traghetto (ovviamente a motore) per biciclette. La navigazione “a pedali” credo che sia difficile per le mutevoli e talvolta improvvise e “forti” condizioni meteo del lago.
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