RESTART restarts!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Luglio, 2018 @ 5:29 amDetto altrimenti: ripartono gli eventi dellâ’Associazione RESTART! (post 3261)
Restart Trentino, – un’associazione culturale voluta due anni fas da Donatella Conzatti – che inizia a ragionare dalla pre-politica, cioè dagli aspetti della vita che devono stare alla base di qualsiasi scelta politica a prescindere. Io ne sono il presidente e l’anno scorso abbiamo attivato ben cinque Eventi: lavoro, imprenditoria giovanile, parità di genere, famiglie con bimbi affetti dalla sindrome di Down, Autonomia. E quest’anno ripartiamo dall’Autonomia e dall’Economia dei territori di montagna.
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Oggi pomeriggio infatti si terrà a Trento il primo Evento Restart dell’anno. Restart Trentino . Si parla di Europa, di Stati Uniti d’Europa: sono entità che si costruiscono dal basso. Infatti solo il grado di decentramento distingue uno Stato unitario strutturato su provincie autonome da uno Stato Federale. Lo stesso vale per la distinzione fra l’UE e gli (da me auspicati, n.d.r.) Stati Uniti d’Europa.
Ma parliamo delle Provincie Autonome. Alle originarie ragioni storiche e amministrative che le hanno giustificate e generate, oggi si uniscono ragioni di democrazia. Premesso infatti che sistemi perfetti di governo non esistono (summa lex summa iniuria, dicevano i Latini), la democrazia è l migliore dei sistemi imperfetti. Tuttavia sempre più spesso si deteriora la catena di trasmissione della democrazia dall’elettore agli organi di governo centrale, nel senso che il movimento del voto , strada facendo, viene modificato ed allora il governo centrale non è più di fatto espressione dell’elettorato di base, bensì espressione di forze centriste autocratiche.
A ciò oggi si tende di reagire in due modi: uno (a mio avviso) è falso ed uno (a mio avviso) è vero. Quello falso è inneggiare alla democrazia diretta (ad esempio con l’introduzione del referendum propositivo senza quorum, dell’obbligo della calendarizzazione parlamentare e del vincolo di mandato) ed uno quello del ricorso alle autonomie locali (tanto più un sistema di governo centrale è autocratico, tanto più sorgono spontaneamente spinte autonomiste locali).
Perchè definisco falso il sistema della democrazia diretta? Perchè di fatto quel “diretta” starebbe ad indicare che esiste comunque qualcuno che dirige la tua democrazia, per cui essa non è diretta nel senso di originaria dall’inizio alla fine del suo percorso, ma è diretta nel senso di participio passato del verbo dirigere – verbo transitivo nel quale il participio passato ha sempre significato passivo – cioè gestita da altri.
Al contrario il decentramento per mezzo di amministrazioni locali organizzate democraticamente significa l’eliminazione dell’influenza degli organi autocratici (alias poco democratici) centrali. E l’Autonomia Locale che tutti noi reclamiamo si badi bene non è un diritto degli enti nei confronti del governo centrale, bensì un postulato politico, una sorta di vero e proprio diritto naturale.
In un sistema politico gestito centralmente secondo una vera democrazia, non si avverte l’esigenza delle spinte autonomistiche periferiche in quanto non necessarie. Ragionando a contrario, se ne deduce che …
Per venire ai giorni nostri, alle nostre imminenti elezioni amministrative, esiste una falsità occulta alla quale dobbiamo reagire: alla nostra affermazione “Non vogliamo candidati paracadutati da Roma , Roma risponde “Si, uno dei vostri, ma vi diciamo noi quale”. Ebbene, per noi sempre di paracadutisti, si tratterebbe!
Buona ripartenza a tutte e a tutti, ad iniziare dalla completa ripartenza dell’Autonomia del Pensiero di ognuno!
Ripresa 21 luglio
Amici, quanto sopra è stato il mio breve intervento introduttivo, seguito da un ben più “spesso” contributo filmato di Herbert Dorfmann, il nostro parlamentare europeo. L’Evento è durato circa due ore: dibattito interessantissimo e soprattutto arricchente da molti punti di vista e la conoscenza è la base di ogni decisione. Le tre realtà : Bolzano, Trento, Belluno. Il Bellunese che si regge a fatica solo grazie ai finanziamenti di confine da Trento e ai risarcimenti del Vajont; area “dimenticata” dalla lontana Venezia; area montana molto pù¹ simile alle nostre nella quale fra l’altro vivono 40.000 Ladini. Se devo trarre una conclusione, oltre a quella scritta in grossetto quattro righe sopra, è che l’Europa si costruisce qui, partendo da questi modelli di integrazione regionale, dai contributi consapevoli e attivi della Gente e della Politica (le lettere maiuscole non sono utilizzate a caso).
Un’Europa delle Regioni, Regioni forti che conducano gli Stati a confederarsi su tre livelli legislativi e amministrativi: confederale, statale, ma soprattutto regionale contro il cancro di un nascente, cieco e bieco nazionalismo-sovranismo. Quale può essere intanto un obiettivo concreto? Questo: “I 38200 Belluno TN”
Intanto a Roma la Sen. Conzatti lancia l’Intergruppo Parlamentare “Territori di montagna alpini – Una nuova cultura di sussidiarietà ed europea delle Regioni”.
Grazie quindi ai nostri ospiti venuti da lontano (Feltre, Belluno); all’organizzatore della serata Roberto Sani e alla sua ispiratrice Donatella Conzatti.
Il primo commento ricevuto. Scrive Fabio Pipinato :
Un complimento per l’incontro di stasera. Interessantissimo politicamente! Ottima scelta dei relatori. Finalmente si è parlato di politica.
Al che mi permetto di aggiungere: “politica” nel senso greco cioè di “teknè politika”, ovvero di capacità di studiare (seriamente) affrontare e risolvere i problemi della città stato (in allora) e del nostro Stato (oggi). Politica, in origine un aggettivo che oggi abbiamo sostantivato e che spesso erroneamente usiamo al posto di “partitica”.
P.S.: per i nostri amici del Bellunese: qui sul blog cliccate “Feltre” o “Lentiai” e troverete i resoconti delle nostre pedalate fatte (anche) in occasione del 25 aprile e della frana del Vajont. Per vostra comodità di lettura mi permetto di riportare qui la mia poesia Vajont:
VAJONT (Va-jont)
Va giù va giù
dapprima silente
e poi improvviso
cade
pesante nell’acqua ristretta e profonda
un monte ucciso dagli anni
e da un progetto assassino.
Lampeggia sul monte!
Cos’è? Temporale?
Valanga di aria compressa
strappa i panni di casa
dai fili distesi
fluido maglio d’annuncio mortale
soffoca i muri indifesi
di una indifesa città .
Cos’è questo tuono?
Un Foen improvviso?
Chiudete le porte!
Non vedi ch’è solo?
Ormai superato il terzino!
Fa goal lo spagnolo!
Sibilante
più volte annunciato
maremoto alpino
interrompe violento
azione
partita
la vita.
Dolori scheggiati
infangati
parole ormai mute
non legano più fra di loro
sbriciolati frammenti
di una impazzita ragione.
Pochi oramai gli occhi ancor vivi
tristi cavalli di frisia
a sbarrare la strada ed il passo
al nulla rimasto
svuotati di lacrime
dal troppo dolore
come il lago dal Toc.
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Domenica 29 luglio sarò una delle due guide che condurranno un gruppo di ciclisti di Fiab Trento nel percorso Dobbiaco (m 1210) – Cimabanche (m 1538) – Cortina d’Ampezzo (m 1211) – San Vito, Borca, Vodo, Valle , Pieve e Calalzo di Cadore (m 806).
La buona politica è come andare in bicicletta: per progredire occorre pedalare!
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I SOCI (FIAB) RACCONTANO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2018 @ 2:42 pmDetto altrimenti: FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento branch    (post 3260)
(note redatte da un non-super-esperto-mtbiker in favore di altrettanti non-super-esperti-mtbikers)
Alla scoperta di percorsi ciclabili “segreti†nell’Altogarda Trentino: 30 km con una e-mtb con pneumatici slick (primo mio errore), partenza da Riva del Garda alle 07,30, arrivo alle 10,30 soste per foto comprese. Alimentazione: ½ borraccia di acqua e sali. Un giubbetto senza maniche (sarebbe servito con le maniche, secondo mio  errore). Consumo elettrico; 50% di una batteria da 400.
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Premessa: salire da Riva del Garda a Ballino paese, 2 km prima del Passo del Ballino (h 1,30). Si tratta di circa 700 m di dislivello su 15 km circa (dipende da dove partite e quale delle due SP fate: quella che passa da Pranzo o quella che attraversa Tenno). Arrivati a Ballino, immediatamente dietro la chiesetta di S. Lucia  (che trovate alla vostra destra) si diparte una stradina asfaltata “Località Castil”: la potete “vedere†su Google maps, che l’ha fotografata per tutto il tratto asfaltato, poche centinaia di metri nel bosco con una pendenza che arriva al 16%. Indi inizia lo sterrato.
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Superata una sbarra anti motocross, lo sterrato – si trasforma in un sentiero sassoso con salite e discese abbastanza impegnative: suggerisco di non andare da soli (come ho fatto io, terzo e ultimo errore della giornata), così in caso di caduta potete avere un aiuto. Il sentiero è tutto in ombra e fa freschetto. Dopo alcuni tornanti in discesa, finalmente il sole. Superata una seconda sbarra anti motocross, il sentiero spiana e sovrasta il bellissimo Lago di Tenno, raggiungibile con facili deviazioni. Da qui con una ripida discesa (lastricato e asfalto) si raggiunge facilmente la frazione di Canale e ci si reimmette sulla SP che scende dal Ballino a Tenno-Riva. Su di essa, velocemente si raggiunge il Castello di Tenno, appena superato il quale si lascia la SP e si prende a sinistra sulla stradicciola asfaltata di cui al post n. 3253 (cfr. ivi).
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Arrivati all’immissione sulla SP in Località Volta di No, non prenderla ma immettersi subito a sinistra in altro sentiero segnalato per mtb e per ripidissimi tornanti cementati (sconsigliati per chi “soffre di vertigini†tanto è ripida la pista) si arriva ad Arco e da qui a Riva del Garda.
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Una variante meno impegnativa: per chi volesse godersi il bosco e la vista del Lago di Tenno, suggerisco di invertire il senso di marcia del percorso e partire da Canale (salita ripida), per fermarsi alla citata sbarra anti motocross e – dopo avere percorso il sentiero che circumnaviga il lago – rientrare per la stessa via. Il lago è ovviamente più facilmente raggiungibile da chi sale da Riva per le due citate SP (via Pranzo e via Tenno, ma così … sono capaci tutti!)
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Percorso per e-mtb con discreto allenamento o per mtb con molto, molto allenamento anche a salite e discese ripide, su fondi sasso-ghiaiosi-lastricati o cementati.
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Good e-bike everybody!
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LA CICLABILE DEL GARDA A LIMONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Luglio, 2018 @ 5:59 am
Detto altrimenti: cerchiamo di essere più specifici … (post 3259)
La ciclopista pedonale da Limone verso il Trentino, 2 km a sbalzo sul lago. Sicuramente una splendida passeggiata, visto che non si può tecnicamente definire “pista ciclabile†a termini del DM 30.11.99 n. 557, GU 26.09.200, capo II°, art. 7, perché non ne ha i requisiti (larghezza inferiore al minimo di m. 2,5). Le autorità di Limone comunque si vantano molto del loro risultato ma dimenticano di dire che è stato reso possibile grazie ai denari trentini. Si vantano poi di avere dato il via alla realizzazione della Pista Ciclabile del Garda, dimenticando la nostra Pista Ciclabile che già attraversa tutto il lato nord del lago e le tratte della quasi-ciclabile in riva al lago che da poco dopo Tempesta conducono a poco dopo Castelletto. In realtà da sempre si parla della “pista ciclabile del Garda†un po’ troppo superficialmente non solo in relazione ai requisiti di legge di cui sopra, ma anche rispetto agli aspetti di impatto naturalistico ambientale; del coordinamento della realizzazione delle varie tratte; dell’attraversamento delle cittadine del Lago.
Tuttavia l’aspetto che in questa sede desidero sottolineare è quello delle priorità degli investimenti trentini. Mi riferisco al fatto che forse vi erano altri interventi “ciclabili†più urgenti rispetto a quello effettuato in favore della pur splendida passeggiata realizzata nel territorio del Comune di Limone, sulla quale – stante la larghezza insufficiente – è stato necessario limitare la velocità massima delle biciclette a 10 kmh.
In particolare mi riferisco al collegamento delle ciclabili dell’Altogarda Trentino alle ciclabili della Valle dell’Adige, superandosi i nodi del Passo San Giovanni e delle gallerie di Cadine. Il tutto con pendenze e fondi stradali “familiari†perché non tutte le famiglie sono in grado di “scalare†la salita della Vecchia Torbole; o quella da Torbole alle Busatte e da qui alla piana di Nago; nè sono in grado di arrampicarsi sulla vecchia pista romana da Prato Saiano a Nago; ugualmente non è suggeribile ad una famigliola di avvalersi della “Maza†per via del pericoloso traffico automobilistico anche pesante ivi esistente. Per non parlare della salita stradale da Bolognano al Passo Bordala o dello scavalcamento dei contrafforti del Monte Brione, imprese riservate solo a ciclisti giovani atleti molto, molto allenati! Inoltre, sicuramente prioritario è il collegamento ciclabile della Valle dell’Adige con la Valsugana, sulla quale investire anche in territorio veneto, là dove la pista è da anni interrotta per frana.
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Tuttavia, dum Romae consulitur … mentre si discute su questi grandi sistemi, con un investimento irrisorio – da subito – si potrebbero illuminare le gallerie della Gardesana Orientale a sud di Torbole, magari con un sistema di alimentazione ad energia solare, rendendole assai meno pericolose per i ciclisti di quanto non lo siano ora ed evitare in tal modo ulteriori incidenti mortali.
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P.S.. la Provincia Autonoma di Trento realizzerà la parte di sua competenza in buona parte in galleria per sfruttare una strada dismessa e soprattutto per non esporre i ciclisti al pericolo di caduta massi (cautela che fu ed è alla base della scelta di realizzare le vecchie e le nuove  gallerie per il traffico auto).
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OFELEE FA EL TO MESTEE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2018 @ 6:52 amDetto altrimenti: pasticcere fa il tuo mestiere, ovvero ognuno faccia il mestiere suo … (post 3258)
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Dialetto milanese, non molto frequentato nei film del dopoguerra e nemmeno in quelli di oggi per cui meno conosciuto dai non-milanesi di quanto non lo siano il romanesco, il toscano, il napoletano, il siciliano. Tuttavia dialetto da rivalutare se non altro per questa sua massima di saggezza, particolarmente attuale oggi che nel governo del paese si fa fatica a capire chi deve-può fare cosa.
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Avevamo già due Papi ed ora ci ritroviamo anche con tre Presidenti del Consiglio di Ministri e due Vicepremier. Ma il bello (si fa per dire) è al livello dei singoli Ministeri: quello dei Rapporti con l’UE dice che occorre comunque preparare un piano B per il caso che altri ci caccino fuori dell’euro, poi subito smentito da uno dei due Vicepremier; quello degli Esteri non si è ancora visto; quello degli Interni allo stesso tempo fa il Premier, il Ministro della Difesa, dei Trasporti, della Navigazione; si fa riprendere dal Presidente della repubblica che telefona al Premier per farlo correggere; minaccia di dichiarare guerra a Malta, etc..; il Premier fa … no, anzi, “non fa” …
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Una riflessione in merio all’affermazione fatta dal Ministro per i rapporti con l’UE, subito smentita da una Autorità superiore, un Vicepremier. Essa è palesemente falsa ma … ma questo lo sapeva benissimo anche chi l’ha fatta, tuttavia l’ha fatta. Direte … allora la cosa non è poi così grave. Eh no, raga, scialla, calma, ora vi dico. Nel post precedente parlavo di informazione e comunicazione e – fra l’altro – sottolineavo come l’importanza di una affermazione non sia la sua veridicità , ma la reazione che essa determina in chi la riceve. E quale volete che sia la reazione dell’UE di fronte ad una simile affermazione, anche se poi subito smentita? Aumenta la sfiducia verso il nostro paese e lo spinge nella direzione voluta da chi vuole uscire dall’euro.
Ora, pur volendo riconoscere il massimo ella buonafede in chi l’ha fatta, cioè volendo ammettere che il suo autore abbia voluto mettere una pezza a quanto prima affermato (“Usciamo dall’euro!â€) direi che gli è venuta male, che l’è pezo ‘l tacon del bus, per dirla in un altro dialetto, quello trentino: è peggio la toppa del buco che si voleva rattoppare.
O no?
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INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2018 @ 5:56 amDetto altrimenti: due armi da maneggiare con cura    (post 3257)
Mondo anglosassone: nella gestione aziendale e del business da decenni si è passati dalla IT – Information Technology alla ICT-Information Communication Technology.
L’informazione è unidirezionale: io fornisco o ricevo un’informazione, ma non la discuto con il destinatario o con la sua fonte. L’IT è lo strumento per la gestione delle menti altrui: più io so, più potere ho.
La comunicazione … mi piace fare derivare il termine dal latino communis-actio, azione comune: l’informazione viene condivisa e soprattutto discussa fra emittente e ricettore. L’ICT è lo strumento del coinvolgimento, della motivazione dell’altro: più ragioniamo insieme, più forti siamo entrambi, più forte è la nostra squadra, il nostro gruppo, la nostra associazione, etc..
Questa la differenza fondamentale. Ma vi sono altri aspetti sui quali cerco di fare qualche ragionamento:  in merito ai contenuti di ciò che si trasmette o condivide.
La tecnica originaria della comunicazione era incentrata sulla verità o meno di ciò che si trasmette o condivide: nel momento in cui io dico, apprendo o condivido un’informazione la mia preoccupazione massima è la verifica della veridicità dei suoi contenuti. Ora accade invece che io mi stupisca nell’assistere che da parte di taluno si è adottata una tecnica diversa basata su affermazioni palesemente false, le quali tuttavia producono effetti e reazioni particolari nell’uditorio. Ecco la malizia di questa nuova tecnica: non mi importa di sparare cavolate, l’importante è che la reazione di chi le ascolta sia quella che io desidero.
Un esempio: “Se tu, cittadino italiano, sei disoccupato, la colpa è degli immigratiâ€. L’affermazione-informazione è palesemente falsa, ma la reazione dell’uditorio è quella che io voglio: c’è chi spara ai neri ma soprattutto c’è chi vota il mio partito politico.
Un altro aspetto sul quale mi permetto di invitare le mie lettrici e i miei lettori a riflettere è quello del rapporto verità -azione all’interno del processo comunicativo. La tecnica originaria prevedeva azioni per arrivare a dimostrare la verità dell’affermazione. Oggi conviene invertire questo rapporto e “partire dalla verità †per dare efficacia alle nostre azioni successive. Da qui discende che di fronte ad affermazioni-azioni palesemente non vere, premia di più una loro demolizione documentata che non la faticosa costruzione di un parallelo processo di verità “vereâ€.
Grazie per avere letto questo PP-Post Pesantuccio, a dire la verità … per di più senza figure, foto, disegni …
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I SOCI (FIAB) RACCONTANO …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2018 @ 2:36 pmDetto altrimenti: percorsi in bicicletta      (post 3256)
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FIAB … chi sono costoro, direbbe il manzoniano Don Abbondio. E invece basta navigare qui sul blog e/o in internet. Quindi io dò per scontato che lo sappiate. Nel sito Fiab c’è una sezione “I soci raccontano†nella quale vengono riportate le uscite di gruppo, quelle “socialiâ€, organizzate dalla Fiab. A me piace raccontare anche quelle “individualiâ€, come si faceva con il mio CAI-Sez. Ligure, nella cui rivista venivano riportate anche le scalate individuali.
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Parto da Riva del Garda alle 07,30 – Bici e-mtb con pneumatici slick (non scolpiti). Voglio “farla lunga†tanto per scaldare le gambe. Quindi tutta la ciclabile lungolago (deserta, meravigliosa!) dal centro di Riva alla foce del Sarca. Indi verso nord, ad Arco, centro storico. Dopo 11 km, immediatamente a nord dell’ultima rotonda, la prima fuori Arco, a destra inizia la salita “Chiesa S. Martino – Bosco Caproniâ€.
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La salita. 6 km di asfalto verso NE su una stradina (anche) carrozzabile con molti tratti al 10-15 %. Salgo con l’aiuto elettrico modalità “tourâ€, la seconda su quattro di una batteria da 400. A circa metà strada, la meraviglia del Bosco Caproni, con piante secolari dalla circonferenza del tronco espressa in metri. Il sole, in faccia, filtra fra gli alberi e trafigge l’ombra con lame di luce. Una meraviglia!
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Al sesto km, la strada spiana e gira verso Nord. Ho utilizzato il 40% della potenza elettrica (due “tacche†su cinque). Seguono 3 km di leggeri saliscendi. Sulla sinistra, in basso, si apre il paesaggio sulla valle: Ceniga, Drò. Un ulteriore km di ripida discesa con tornanti “in piedi†ed arrivo a Drena.
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Drena. Una foto al suo bellissimo Castello ed inizio a salire sulla SP 84 per 4 km al 5-3 % media 4% fino a Vigo Cavedine. Indi 2 km di leggera, veloce discesa nella Valle dei Laghi (a destra i primi contrafforti del Monte Bondone) e raggiungo Cavedine. Qui giro a sinistra, attraverso il paese, passo a monte della chiesa e con 1 km di ripida salita scollino il passo dal quale scenderò al lago di Cavedine. Totale dalla partenza, 27 km. Consumo + 20%, totale 60% (tre “tacche†su cinque).
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Falsopiano, mi lascio a destra il bivio per la zona archeologica ed inizio a planare. Di fronte a me un cartello di “Strada interrottaâ€.
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Poco male, prendo il bivio a destra e proseguo. In totale una discesa di 5 km, ogni tanto ripida, qualche tornante. Mi accompagna il cinguettio degli uccellini: sono “fuori dal mondo†… in senso buono, s’intende!
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Fine della discesa: sbuco poco a sud del traverso di Pietramurata sulla strada che costeggia quel ramo del Sarca, 1 km prima dell’intersezione da destra del ponte ciclabile. Oltre quel ponte, ancora 1 km e raggiungo il centro velico WindValley dell’amico Andrea Danielli. Tot. dalla partenza, Km 34 – Consumo elettrico invariato (60%, tre “tacche†su cinque). Tempo impiegato: tre ore, comprese le numerose soste per le foto.
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Breve sosta per quattro chiacchere con Andrea e riparto. Da qui per il rientro potete scegliere diverse vie che non descrivo perché note a tutti: da 20 a 25 km a seconda dei percorsi. In quest’ultimo tratto, con pochissime salitelle, ho “spinto†molto perché volevo raggiungere mia moglie in spiaggia a Riva, dove giungo alle 11,45. Morale: ho consumato la quarta “taccaâ€, cosa che di solito non faccio in assenza di urgenza, per cui consumo elettrico totale: 80% per 60 km.
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Alimentazione:Â una borraccia di acqua e sali ed un succo di frutta.
Commento: senza l’aiuto elettrico percorso adatto solo per molto allenati. Con l’aiuto elettrico per chi è già un po’ allenato. Sconsigliate bici da strada. Eventualmente arrivati a Drena si può accorciare l’itinerario, scendendo a sinistra lungo la SP 84. Arrivati ad un tornante a sinistra di questa SP, prendere a destra la salitella che costeggia le marocche (la ruina dantesca!)  e che scollinerà poi verso nord verso il lago di Cavedine. Dopo la sosta al Bar di Andrea, proseguire circa 1 km a nord, prendere a sinistra il ponte ciclabile e rientrare a Dro-Arco-Riva per piste ciclabili. In totale si risparmiano 5 km di salite. Ulteriore riduzione: al citato tornante della SP 84 NON prendere a destra e scendere a sinistra direttamente a Dro, etc..
Good e-bike & Good Fiab everybody!
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VITALIZI E DIRITTI ACQUISITI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2018 @ 6:10 amDetto altrimenti: parliamo un po’ dei vitalizi dei parlamentari e di varie ed eventuali (post 3255)
Si vogliono abolire i vitalizi “retributivi – non contributiviâ€. I titolari di tali vitalizi probabilmente eccepiranno che si tratta di “diritti acquisitiâ€. Al riguardo pongo alcune questioni (non alcune soluzioni).
Si può ragionevolmente affermare che il primo diritto (soggettivo) acquisito sia la proprietà derivata dall’occupazione di un terreno (pensiamo all’età primordiale dell’uomo). Nei millenni successivi a seguito dell’occupazione di terre da parte di bande armate (o eserciti) nasce una “nobiltà terriera†successivamente riconosciuta e difesa dal “diritto oggettivo†(la legge). Quindi il diritto soggettivo verrebbe prima del diritto oggettivo (la legge). Ma un individuo ha “il diritto†di possedere qualcosa (una terra, un rendita) anche se prima non vi è una legge che regoli in via generale il passaggio dal possesso di fatto (nel caso in esame: di una rendita) alla sua proprietà �
Ammettiamo che esistano – come categoria – i cosiddetti diritti acquisiti. In tal caso ne esistono di tipo e di intensità diverse: alla salute, al lavoro, alla famiglia, al vitalizio parlamentare, etc.. Ora, il “Diritto†non è “una†regola, ma un “complesso†di regole e nessuna regola può essere “di Diritto†se non rapportata alle altre (la lettera “D” maiuscola non è utilizzata a caso). Quindi, ove non si possano soddisfare subito tutti tali diritti, occorre fare delle scelte, stabilire delle priorità . Sulla base di quali valori prioritari?
Nell’applicazione pratica della decurtazione, il vitalizio non potrà comunque essere inferiore ad un tot ed inoltre si terrà conto di situazioni di particolare bisogno, casi nei quali si “procederà ad un ricalcoloâ€. L’individuazione di un livello minimo è un criterio oggettivo. L’altro, quello del riconoscimento del “particolare bisogno†sarebbe un criterio discrezionale?
Un analogo intervento verrà proposto per le “pensioni d’oroâ€. Vengono definite tali quelle “retributive-non contributive superiori ad un certo livello che parrebbe individuato in 4.000 euro netti al mese (alcune oggi arrivano a 70-80.000 euro al mese), spesso pagate da “gestioni separateâ€. Al riguardo il problema dell’esistenza del “diritto acquisito†si pone anche per le gestioni separate: hanno “diritto†ad esistere?
Le gestioni separate. Sono anche quelle relative alle “somme stanziate e vincolate†a prescindere dalle esigenze complessive del sistema finanziario che le alimenta. Un esempio: le somme garantite al bilancio della difesa prima e indipendentemente dalle esigenze della gestione di tutta la finanza rimanente. Quand’anche si eccepisse che tale diritto di precedenza è stato sancito per legge, una nuova legge (contraria) potrebbe modificarlo?
Un altro “diritto acquisito†è quello di essere ricompresi nella categoria delle eccezioni della legge. Per capirsi: “La legge è uguale per tutti, salvo le eccezioni di leggeâ€. Ma quando è che una “eccezione†diventa “violazioneâ€? In pratica: l’età pensionabile è uguale per tutti salvo le eccezioni di legge per alcuni lavori usuranti. Ma chi stabilisce quali siano tali? E chi controlla che siano dichiarati tali “tutti e solo†quelli usuranti?
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Potrei continuare con le domande ma il post diverrebbe troppo lungo. Le soluzioni? Eh no, amici, oggi mi sento socratico nel senso che io “so di non sapereâ€: mi basta aver posto i problemi. Buone soluzioni a tutte e a tutti!
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AUTORITA’ E AUTOREVOLEZZA, RETORICA E ORATORIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Luglio, 2018 @ 6:10 amDetto altrimenti: facciamo un po’ di chiarezza … (post 3254)
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L’autorità è un quid che alla persona è conferito da altri: Tizio viene eletto Presidente, Caio viene nominato Amministratore Delegato, Sempronio viene nominato Ministro. L’autorevolezza è una dote innata che alcuni hanno ed altri no.
Alcide De Gasperi, ad esempio, quando dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale andò a Parigi a perorare le necessità più che le ragioni dell’Italia, ebbe moltissima autorevolezza che sopperì alla mancanza di autorità che gli derivava dall’essere l’inviato di un Paese sconfitto.
Un atto di governo è sicuramente frutto dell’Autorità che le regole democratiche hanno conferito a chi lo compie. Tuttavia esso dovrebbe sempre essere accompagnato dalla credibilità che deriva dall’autorevolezza che dovrebbe avere chi lo compie (quanti condizionali …!).
L’Autorevolezza deriva dall’esperienza di vita di ognuno, dalla sua formazione culturale, sociale, professionale, di lavoro, politica e – mi sia concesso – anche religiosa e si manifesta nei toni pacati, sicuri, non aggressivi, nella precisione delle argomentazioni e del linguaggio, nell’ampiezza dell’angolo visuale con il quale si affrontano le situazioni, nel rispetto delle opinioni e soprattutto nel rispetto della dignità altrui, nella mancanza di eccessi retorici.
La retorica, modalità nata con i sofisti solo per dimostrate la pericolosità della parola mal usata, la quale poteva dimostrare tutto e il suo contrario, oggi rappresenta un modo di scrivere e di parlare “ampolloso e risonante, enfatico e sostanzialmente vuoto, privo o povero di impegno intellettuale, civile e moraleâ€. Retorica quindi come “arte di persuadere a prescindere dai contenutiâ€. L’autorità utilizza la retorica.
L’oratoria, che  è l’arte di esporre con chiarezza contenuti ben individuati e ben argomentati senza forzare l’intelletto dell’uditorio, libero poi di scegliere se approvare o meno l’oratore. L’autorevolezza si avvale dell’oratoria.
Ecco, fra poco (qualche ora? Qualche giorno?) cercherò di riportare qui di seguito un esempio di un discorso con pochissima retorica (un poco di retorica è quasi sempre inevitabile e non guasta) e molta oratoria. Un poco di retorica utilizzata positivamente per attrarre l’attenzione dell’uditorio, seguita immediatamente dall’esposizione di precisi contenuti esposti con autorevolezza.
Ed ecco, dopo solo pochi minuti, Â quanto ho appena promesso:
Il Senato della Repubblica istituisce la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (XVIII Legislatura) a firma delle Senatrici Emma Bonino, Donatella Conzatti (qui di seguito la sua dichiarazione di voto) e altri.
Inizia
Gentile Presidente, onorevoli senatrici, senatori, questo mio intervento riguarda la dignità umana. Dignità come presupposto del valore che la politica mira a creare per la società .
Tutte le colleghe ed i colleghi presenti sono accomunati da una consapevolezza: la politica è un qualcosa di solenne per noi. All’origine della nostra civiltà , per coloro che hanno inventato l’idea di democrazia, il luogo che ospitava il solenne era il tempio greco. Un tempio che si regge sulle colonne così come la politica si regge sui valori. Possiamo credere in valori diversi e valori diversi creano le visioni diverse.
Ma tutti noi siamo accomunati alla voglia di costruire partendo dalle fondamenta. In politica parliamo di valori, così come nei templi ammiriamo le colonne, dando spesso per scontato il fondamento su cui quelle colonne si basano. Quel fondamento, in politica, è il rispetto della dignità umana. E quando diamo per scontato questo fondamento, corriamo il rischio i costruire templi sulla sabbia. Grazie quindi alla Senatrice Bonino, ai proponenti il disegno di legge, che hanno creato i presupposti per riportare all’attualità , la centralità della dignità umana.
Dire no al Ddl oggi significa rinnegare il proprio passato e i fondamenti che hanno portato ciascuno di noi a fare politica.
Dire sì oggi è tutelare la diversità di opinione, perché diversità è ricchezza.
Dire sì oggi è sancire il passaggio della politica dalla retorica ai fatti.
Dire sì oggi significa tornare nel mondo e in Europa con un ruolo da protagonisti, protagonisti consapevoli dei valori che più contano.
Parlando a questo livello – che può sembrare filosofico – è anche facile trovarsi tutti d’accordo. Dovremmo però avere l’onestà intellettuale di dirci che – stiamo costruendo templi su un terreno minato – se non ricolleghiamo il dibattito quotidiano ai fondamentali. Se non ripartiamo dalla dignità umana, anche il tema dell’immigrazione – oggi al centro di un dibattito politico di mero rimpallo tra buonismo e brutalità – rischia di far saltare in aria l’Europa oltre alle buone pratiche di multilateralismo. Il problema dell’immigrazione non sono gli immigrati. Il problema è l’ autorevolezza dell’Italia ai vertici internazionali e ai tavoli europei, la sua capacità di mediare tra le esigenze degli Stati membri da paese fondatore, la volontà di approvare regole eque e rispettate da tutti. Finchè il tema dell’immigrazione verrà usato come strumento di consenso e non come tema che riguarda la convivenza e le regole, tarderemo a praticare la Politica, quella Politica che risolve i problemi.
Quella stessa Politica che non discrimina! Che consente il diritto alla vita dando servizi alle famiglie e opportunità alle generazioni entranti. Che consente alle donne naturale presenza e parola: in politica, in economa e nella vita sociale. Quella Politica che non nega l’esistenza delle persone sulla base del tipo di affettività scelta. Quella Politica che sa come la dignità della persona passi dalla possibilità di avere un progetto di lavoro e lo sa talmente bene da collaborare con chi il lavoro lo genera. Oggi ci viene chiesto di bonificare il terreno politico, di ripartire dalle fondamenta, di dare vita ad una nuova stagione partendo proprio da quella dignità umana che è il tema centrale. Ed è il tema del disegno di legge che stiamo discutendo, al quale dico sì.
Finisce
Che vi dicevo? Un po’ di retorica con le colonne dei templi greci ma molti, molti contenuti: l’immigrazione, l’autorevolezza internazionale dell’Italia, la famiglia, la parità di genere, il rispetto delle sessualità , il futuro dei giovani, il lavoro.
COMMENTI
Scrive Maria Teresa:
“Ho avuto modo di ascoltare, oltre che leggere nella trascrizione qui sopra, il discorso di Donatella Conzatti e condivido in pieno la valutazione che ne fai, Riccardo, così come ritengo essenziale saper distinguere autorevolezza da autorità . La prima, l’autorevolezza, è figlia di una buona formazione culturale, di oneste riflessioni e di un pensiero sereno, aperto, non improntato su di sé. L’autorità è figlia di una cattiva o nessuna base culturale, dell’incapacità di pensare al di fuori del proprio tornaconto (diretto o indiretto) e di una mentalità dai confini angusti. Ho molto apprezzato nel filmato anche il tono della voce e l’atteggiamento della senatrice, così lontani dalle volgari pose di tanti rètori di oggi!”
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PICCOLI PERCORSI IN BICI, BAGNI NEL LAGO, REGATE E CONCERTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Luglio, 2018 @ 6:56 pmDetto altrimenti: A Riva del Garda      (post 3253)
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Percorsi poco impegnativi in termini di tempo, con qualche salita (occorre un minimo di allenamento o la e-bike), interamente su asfalto, assai poco sconosciuti. Il percorso di oggi è interamente individuabile su Google maps che fra l’altro l’ha mappato con una serie foto successive, per cui potete percorrerlo anche dalla vostra poltrona davanti al computer di casa. Si parte da Riva del Garda. Lungo il Viale Carducci, dal centro di Riva verso Torbole, all’altezza della spianata Area Cattoi (parcheggio sterrato libero sulla destra), a destra inizia la corta ciclabile verso sud che in leggera discesa conduce al parco dell’Ora e quindi al lago (Via F. Nietzsche); a sinistra inizia verso nord la nostra ciclabile, denominata Via G. Bresadola. La pista, ricavata seguendo il piccolo bastione del torrente Varone, in leggera salita, è sopraelevata rispetto alla città e ne fornisce una visione nuova. Nella parte superiore costeggia graziose casette con giardini fino a raggiungere il traverso della chiesa di Varone. Qui ci si sposta di pochi metri a sinistra e si prosegue verso destra (nord) su un tratto di ciclabile che costeggia la strada (indicata da Google come SS 421). Dopo avere percorso in totale 3,5 km, la ciclabile finisce all’altezza delle Cartiere Fedrigoni. Cinquecento metri su detta strada e siete all’altezza del Parco Cascate Varone che vi lasciate a sinistra.
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Qui la salita si fa un po’ più impegnativa (4-5%) e dopo una serie di tornanti, in 3 km si raggiunge il castello di Tenno. 30 metri prima del Castello, dalla strada si diparte verso destra, con inversione a “U†una stradicciola asfaltata a larghezza ridotta (traffico motoristico praticamente nullo!) che percorre la Val di Pil: è la vostra meta. Per circa 3 km con leggeri saliscendi e discesone finale, vi regala il panorama del fondo valle da Arco a Riva e vi riconduce in discesa  a circa metà di quei 3 km di salita che vi avevano condotto al castello di Tenno, in Località Volta di No (1). Qui, in discesa per 2 km riprendete la ciclabile dove poco prima l’avevate lasciata e in leggera discesa ritornate al punto di partenza. In totale circa 16 km.
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Arrivati al Viale Carducci, scendete di sella, lo attraversate sulle strisce pedonali e rimontati in sella scendete al lago (km 1-2) dove avete solo l’imbarazzo della scelta circa la spiaggetta dalla quale fare il bagno (sempre che non ve l’abbiamo già occupata altri!)
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Dopo il tuffo vi cambiate e, sempre lungo la ciclabile, in 1 km raggiungete verso Riva il Club nautico Fraglia Vela Riva, nel quale si sta inaugurando il campionato mondiale delle barche a vela classe Yngling. Qui, se siete un regatante o – come me – un componente del direttivo del club, siete invitati a partecipare ad un gioco tedesco: ci si pone in cerchio e a turno bisogna riuscire a piantare un chiodo in un tronco utilizzando la parte sottile della testa di un martello: cosa non facile, vi assicuro, anche perché, se ci riuscite e ogni volta che ci riuscite, dovete festeggiare con un bicchiere di grappa! A facilitare la cosa, il martello ha il manico a curve …
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Dopo tutto ciò, la sera al concerto di cui al post precedente. This is Riva del Garda too … Riva del Garda è anche tutto questo!
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(1) Per la cronaca: da qui io sono risalito fino al Lago di Tenno, indi sono sceso fino a Pranzo, ho traversato in discesa e risalita la valle e ho raggiunto il Castello di Tenno dal quale sono sceso a Riva etc. etc. Tot. 32 km. Bici utilizzata: e-mtb; consumo elettrico: 40% ovvero due “tacche”). Tempo impiegato: poco più di due ore, foto comprese.
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IL PIANOFORTE DI VASYL KOTYS A RIVA DEL GARDA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Luglio, 2018 @ 6:30 amDetto altrimenti: organizzato dall’Associazione Amici della Musica  (post 3252)
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Ieri sera, concertone all’Auditorium Bonporti in Riva del Garda. E’ nostra consuetudine (nostra perché io sono il tesoriere dell’Associazione) invitare a suonare il vincitore del concorso annuale pianistico internazionale di Verona e nel 2017 ha vinto Vasyl, Ucraino classe 1984. Vasyl abita a Rostock (D), sul Mar Baltico e fa base musicale ad Hamburg e nel … mondo. Arrivato ieri in aereo a Verona alle 12,00, a Rovereto alle 14,38, a Riva alle 15,28, in sala a “riscaldare i muscoli†dalle 18,00 alle 20, 30, in concerto alle 20,45 fino alle 23,00. Oggi 10 luglio concerto a Verona, l’11 luglio a Mantova a ritorno in Germania: evviva la gioventù! Il suo palmares è ricchissimo e fra l’altro, da vincitore di concorsi internazionali è passato ad essere anche giudice in alcuni di essi! Il programma eseguito, preceduto da una breve illustrazione del nostro Presidente, il Professore Franco Ballardini:
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F. Schubert (1797 – 1828) Sonata in la minore D. 784 (1823)
M. Ravel (1875-1937) “Gaspard de la nuit (1908) Ondine-Le gibet – Sgarbo
W. A. Mozart (1756 – 1791) Variazioni in re maggiore K.573 (1789)
S. Rachmaninov (1873 – 1943) Variazioni op. 42 su un tema di Corelli
Come si vede, da un secolo all’altro e viceversa, dal romanticismo di Schubert all’eclettismo di Ravel. Alleggerimento mozartiano, per chiudere con la complessità di Rachmaninov. Tutto a memoria, of course!
Vasyl è una Persona molto naturale, spontanea, molto seria nella sua arte (lo dimostrano da ultimo le ore di “riscaldamento†prima del concerto) che suona con una grande tecnica, un grande sentimento ed una passione tutta russa! Egli è rimasto affascinato da Riva del Garda, nella quale si ripropone di tornare da turista insieme alla sua ragazza Daria, pianista attualmente impegnata a Roma: durante il tragitto da Rovereto a Riva e a Riva ha continuato a scattare foto, estasiato. Ad Amburgo conosce un’altra vincitrice dello stesso concorso veronese, Elizaveta Ivanova, la quale è già stata ospite della nostra associazione per due volte. Chissà , Vasyl, anche tu potresti fare il bisâ€.
Vasyl, ti aspettiamo, come turista, come concertista e soprattutto come amico insieme a Daria! E salutami Elizaveta!
P.S.: Riva del Garda offre molto, di tutto, di più: in mattinata giro in bicicletta sulle sue alture concluso con una nuotata rinfrescante nel lago; nel  pomeriggio inaugurazione del Campionato Mondiale Yngling, presso la Fraglia della Vela Riva (v. post successivo) e in serata il concerto di cui sopra. Che dite … può bastare?
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