POESIE DI NATALE AL SALONE PEDRON

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2015 @ 6:56 am

ULTIMO POST DEL QUARTO ANNO DI VITA DEL MIO BLOG

 INIZIATO IL 6 DICEMBRE 2011

Detto altrimenti: poesie al Salone-Parrucchiere-Culturale- PEDRON, Via dietro Le Mura B, n. 4      (post 2208)

 

.Eventi di dicembre 2015 007

Chi lo avrebbe mai pensato? Un salone di parrucchiere uomo-donna-bambino, una seconda saletta per le mostre: di iniziative, di quadri, di foto, di poesie. E – perdonate l’autocitazione – nel mese di dicembre sono esposte dieci mie poesiole sul Natale.

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Quello “bianco” sono io. Lui è l’altro!

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Il Salone Pedron, già salone Marco Patton, il “mio” salone da vecchia data. In bici, dietro le Mura B (mi raccomando quel “B”!). Si parla anche di bici. Talvolta con il mio “collega” ciclista Gilberto Simoni … “collega” fra virgolette, s’intende!

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Poesia dal Parrucchiere

Dipinti e foto … / Ma anche poesie? / Domando/ Si, certo / E mie / ne vorreste? / Ma sì, con piacere! / Ed allora non resta / che andarle a stampare!

I titoli:  Natale a Trento – Vele rivane – L’Orsa della Vigolana – Natale sul Fersina – Natale surreale – Natale di guerra purtroppo – Natale di neve – La casa di vetro – La leggenda del Garda – Natale rivano

P.S: nel mese di aprile p.v. sarà allestita una mostra fotografica di FotoFiab – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento.

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GIAN PAOLO MARGONARI, 1700 KM A PIEDI IN 49 GIORNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2015 @ 6:19 am

Detto altrimenti: un via-andante ed un pellegrino a zonzo sui caminos de Santiago   (post 2207)

Amiche lettrici ed amici lettori, sapete ben che questo mio è un open post, ovvero aperto ai “postaltrui” (dicesi “postaltrui” un articolo non scritto da me) e che inoltre può contenere interviste sotto forma di “Incontri”. Be’ … in questo caso ho unito le due forme edito-letterarie: un postaltrui ed un incontro. Inizio con il presentarvi il soggetto.

Just walking in the rain

Just walking in the rain …

Gian Paolo Margonari nascente a San Lorenzo in Banale (provincia di Trento). Già insegnante, poi operante nel settore bancario, attualmente VIP, vecchio In Pensione, risiedente  e lavorante a Trento. Frequentante l’ambiente montano di cui apprezza in egual misura sia gli aspetti antropico-culturali sia quelli naturalistico-botanici.I scritto alla Società Alpinisti Tridentini (SAT), accompagnatore titolato di escursionismo del Club Alpino Italiano (CAI), spesso viene coinvolto quale docente nei corsi di formazione di tali figure di volontariato professionale. Iscritto all’Albo delle Guide Alpine come Accompagnatore di Territorio del Trentino, ama trasmettere la gioia del viaggiare a piedi. Dal maggio 2006 al maggio 2009 Consigliere Centrale del CAI per conto dalla SAT. Gli piacciono, tra molto altro, i viaggi (soprattutto a piedi), i libri (quasi tutti) ed è probabilmente a causa di queste passioncelle che si possono “godere“ le sue colpe letterarie, frutto di alcune esperienze di viandante.

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Sue pubblicazioni:

  • ida y vuelta

    AR, ida y vuelta

    El Camino de Santiago de Compostela – Breviario/Diario di un trekking tutto speciale. Editore Curcu & Genovese – Trento, giugno 2005

  • Un uomo a zonzo sulla Via Francigena – Diario & Amene divagazioni di un viaggiatore a piedi. Editore Curcu & Genovese – Trento, giugno 2007
  • La Guida. Col du Grand Saint-Bernard > Canterbury. Editore Curcu & Genovese – Trento, dicembre 2011
  • Un viaggio a piedi tra due Culture – Andreas Hofer Weg/Via Andreas Hofer. Editore Curcu & Genovese – Trento, febbraio 2010
  • (Coautore con Franco de Battaglia) Il Sentiero di San Vili – un cammino di storie e Storia. Editore SAT – Trento, dicembre 2013
  • (con altri) Venticinque anni in montagna con il Circolo Sociale della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, raccolta sistematica di 300 escursioni nel Trentino-Sudtirolo. Editore Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto – Trento, 2005.

Ed ora inizia il “postaltrui”

Camino del Norte

Camino del Norte

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L’idea. Un amico mi ha proposto: “Se vieni anche tu voglio andare a Santiago de Compostela”. Risposta: “Sai che il Camino si dovrebbe fare in compagnia di se stessi, in breve da soli, ma fammici pensare”. Il problema comunque mi era entrato dentro. Qualche giorno dopo ha reiterato la richiesta ed io: “Sì vengo, però percorriamo El Camino del Norte nell’andata fino a Santiago de Compostela e El Camino Francés nel ritorno; o così, o…”. Decidemmo, in breve, il programma di andata e di ritorno (ida y vuelta) sui due Caminos.

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Ocean

I Soggetti. Siamo due VIP (acronimo per Vecchietti In Pensione). La somma delle nostre età è di 137 anni, di gran lunga superiore all’età canonica, età minima di 40 anni, stabilita dal Concilio di Trento perchè a servizio degli ecclesiastici potessero essere ammesse le donne (anche allora assai astuti, peraltro!). Non siamo atleti, ma buoni camminatori. Siamo due “ammalati sani”, come dice il nostro buon medico. Una dozzina di pillole è la dotazione quotidiana. Uno ha la fama di essere buono; l’altro gode fama di orkiklasta: uno fa finta di comandare, l’altro fa finta di obbedire. Sostanzialmente andiamo d’accordo e il ritmo sia fisico sia mentale è sincrono. Amici? Amici sì, ma distinti e distanti per il modo di ragionare.

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In buona sostanza c’è un Pellegrino, cattolico praticante e un Viandante, laico “illuminista” con una spiritualità extra-religiosa. Il diario del nostro viaggio avrà come punto di riferimento il contrasto antropologico-religioso di questi due termini.

Pellegrino. La Storia ci ricorda che solamente chi raggiungeva la tomba di San Giacomo (=Santiago, in lingua gallega) a Compostela era il Pellegrino propriamente detto perché peregrinus vuol dire lontano, straniero e, la mèta (Santiago de Compostela), nel Medioevo, era la più peregrina cioè la più lontana, non solo in senso geografico, ma perché poco frequentata. Il termine “pellegrino” successivamente si estese a tutti coloro che si recavano devotionis causa ad un luogo sacro.

Viandante. E’ chi ama camminare instaurando un dialogo con se medesimo, con i compagni, con le persone che incontra, quindi un dialogo con il Territorio nella sua doppia accezione: ambiente e cultura. Viaggiare è “copulazione” tra il viandante e il Territorio.

Logistica

Logistica

Festina lente. Affrettati lentamente! Questo è il mio motto. Ogni viag. Non abbiamo record da conseguire, né voti da sciogliere. L’obiettivo è giungere a Santiago, ma è il percorso che vogliamo godere, vogliamo divertirci vedendo a bassa velocità la Spagna del Nord, la verde Spagna e il mar Oceano.

Il viaggio, piccolo o grande, è sempre Odissea. Ho vissuto un viaggio in cui non è successo nulla, ma questo “nulla” mi riempirà tutta la vita. Viaggiare è fatica e gioia: il viandante dimentica la fatica e ricorda la gioia. (MarGOnauta)

La mission. La nostra mission (senza essere missionari!) è completare l’itinerario di andata e ritorno in autonomia individuale, gestendo il percorso in base al nostro ritmo fisico e mentale giornaliero. Non sarà una gara, ma dobbiamo guadagnarci la giornata! Partenza non dopo le sette del mattino; sobrietà nel bere e nel mangiare, perché… il Pellegrino è una buona forchetta e il Viandante un buon bicchiere. Augurio: che la nostra convivenza sia come un fidanzamento, che non scada nel matrimonio.

Il percorso. Ce la faremo sotto, ma ce la faremo! questo è il viatico del nostro viaggio, già usato dal viandante nei trekking di alpinismo giovanile organizzati con la SAT

Vecchia casa

Vecchia casa

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Abbiamo iniziato il Camino del Norte il 6 giugno (il nostro D-Day), partendo da Irun, prima cittadina spagnola nel Golfo de Vizcaya dopo Biarritz. Il viaggio si è messo in moto: abbiamo percorso i primi 10 metri del milione e oltre di passi che mancano per Santiago. Il primo metro percorso è premessa indispensabile per qualsiasi viaggio: se non c’è il primo passo non c’è il resto. Siamo quindi a buon punto, penso tra me e me.

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Abbiamo attraversato, con vista sull’Oceano Atlantico, le sue rias, le sue spiagge lunghe e larghe, le sue forti maree, la regione spagnola dell’Euskadi (Paìs Vasco) con le città di Donostia (San Sebastian), Gernika, Bilbao, la regione Cantabrica con Castro Urdiales, Santona, Santander, Santilliana del Mar, San Vicente de la Barquera, l’ Asturias con Llanes, Villaviciosa, Gijòn, Avilés, infine la Galicia con Santiago de Compostela. Il respiro dell’Oceano Atlantico sulla nostra destra mi allargava l’animo e la mente e sulla nostra sinistra campagna, verde e ventilata, pascoli con belle mucche di svariati colori; mancava solo il color della “Milka”; l’immancabile eucalipto che sta sostituendo il pino e il cui legno viene utilizzato per la cellulosa. Paesaggi spettacolari, fascinosi anche se un po’ difficoltosi per l’alternarsi di alti e bassi che tagliano le gambe. Ho perso 4 kg di peso: l’unica perdita…, tutto il resto è stato guadagno. Dopo 26 giorni siamo arrivati a Santiago de Compostela percorrendo 860 km.

Pecten jacobeus e fleccia - Simboli del Camino

Pecten jacobeus e fleccia – Simboli del Camino

Giunti nella Praza de Obraidoro, il Pellegrino ha seguito il rito liturgico del pellegrino: cattedrale, S. Messa, botafumeiro. Il Viandante non è entrato nella cattedrale; si è inginocchiato nella Praza e ha pensato alla moglie in primis; indi ai figli; indi a chi c’è e a chi non c’è più; ai nipoti, ai parenti, agli amici. Si è alzato con gli occhi lucidi e, dopo il suo personale rito, è entrato nel bar, ha ordinato un vaso de vino Albarino e ha brindato ai suoi genitori: Vi ringrazio di avermi fatto così, uomo con tanti difetti e qualche virtù. Forse potevate farmi meglio, ma io mi accontento e vi ringrazio di cuore.

Dedico questa esperienza alle mie due donne: a mia figlia che non c’è più e a mia moglie che mi sopporta quando sono a casa e mi desidera quando sono in viaggio (misteri dell’amore coniugale!)

Il ritorno sul Camino Francés  l’abbiamo completato in 23 tappe percorrendo circa 790 km. Questa autostrada di pellegrinaggio cattolico – noi in senso contrario al flusso – è stata caratterizzata da migliaia di !Hola! e !Buen Camino!, parole che, come le frecce gialle, identificano i Caminos spagnoli.

Bocadillos, panini

Bocadillos, panini

Ho dialogato con centinaia di persone di 25 nazionalità diverse, ho scherzato con un centinaio di hospitaleros, ho parlato di vino e di cibo con centinaia di camerieri e baristi, ho rispolverato la mia limitata conoscenza di quattro lingue.

Avventura, piacevole, vivificante e indimenticabile: contenti di averla fatta e contenti di averla finita, Pellegrino e Viandante, ospiti del forte e generoso popolo spagnolo.

Del Camino Francés ho scritto una guida nel 2005. Chi è interessato può chiedermela scrivendo a margonauta@interfree.it.

Due Caminos fascinosi entrambi, ma quello del Norte (a mio parere) vale tre volte il tradizionale.

Obiettivo raggiunto quindi! Siamo arrivati a Santiago, siamo ritornati, ci siamo sopportati e supportati, il Camino non ci cambia la vita ma ce la ravviva.

Giunti a St. Jean Pied du Port, donne e champagne! Per le donne lasciamo perdere, ma una bottiglia di champagne ce la siamo fatta.

La sintesi con due citazioni, una anonima di origine veneziana: Viagiar descanta, ma chi parte mona torna mona! E una spagnola: El Camino te limpia.

La logistica. Primum vivere, dehinde philosophari. Dimenticarsi la colazione; la partenza è verso le 7, i bar in Spagna aprono raramente prima delle 10. Pranzo solitamente con due pomodori, una banana, albicocche secche e datteri; qualche volta una ensalada mixta. Cena abbondante con una bottiglia di vino tinto>che – ce lo diciamo al primo sorso – ottunde il senso di stanchezza e facilita il sonno.

La cena è momento di sintesi della giornata e breefing per la tappa di domani. Gli spiriti sono allegri, l’ottimismo spadroneggia.

Il dormire. In albergues municipali o privati con camerate a letti a castello come nei nostri rifugi alpini o come nelle camerate di vecchie caserme… alcuni ben tenuti altri un po’ meno… A tale proposito propongo un commento sulla dura convivenza notturna:

 Sinfonia notturna

Hotel dapoesia!

 Hotel “Al chiaro di luna”

Prima del sonno / stridori / insolita prova d’orchestra / russare-ronfare-sfiatare / rumori di fori intasati / grida smorzate / risate / isterismi di incubi sogni / tendini stanchi / vesciche nei piedi / tossi-starnuti / sfrigola plastica odiata / lamenta la rete di ferro / danzante su letto a castello / ziiippp degli straaappp delle velcro / la porta che sbatte / cigola il cardine anziano / campane battono i quarti / e l’ora due volte / si dorme / ma sùbita all’alba / la sveglia offende la mente / il colpo di grazia / sonorità mattiniere/ orchestra ancor senza maestro / il pubblico invoca /  anch’esso a gran voce  / al canto del gallo / il suo bis.

MarGOnauta

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Antologia. Il bucato quotidiano è attività non tipica del Viandante. Il Pellegrino lo prende per i fondelli, al che il Viandante risponde: “Non voglio mica essere eletto la più brava lavandaia del Camino”!

Una prominente signora ungherese, complice qualche birra di troppo, abbraccia il Pellegrino segnando con le dita il proprio anello nuziale. Il Pellegrino pensa di assomigliare al marito, probabilmente defunto, della gloriosa Ungherese. L’hospitalera, pur essa allegra, grida: Desea casarme con tigo!

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Tierra, tierra!

Il Pellegrino beve acqua, in quantità industriale, solo all’arrivo. Il Viandante gli dice: “Sei come un cammello” e il Pellegrino: “Tu sei come un mulo della naja. Quando senti l’arrivo acquisti forza e corri per arrivare a stalla”.

Un hospitalero dice che i cinque euro che raccoglie per il sonno sono troppo pochi per uno che viene dall’Italia dove c’è il Papa e lì il dormire costa molto di più.  “Dio sta in tutti i posti, ma a Roma tiene il suo ufficio” risponde il Viandante.

Oggi è giorno di mezza guerriglia tra il Pellegrino e il Viandante. L’occasione del contrasto è la chiesa (costruzione): momento architettonico per il viandante, segno e momento religioso per il pellegrino. La guerriglia di parole meditate, altre ideologiche, è il contrasto tra la religione/istituzione (cristianesimo/cattolicesimo, ebraismo, buddismo, islamismo e altre mille religioni) e il sentimento religioso che c’è o non c’è individualmente, ma che esiste comunque come spiritualità laica.

Manzanas per il sidro

Manzanas per il sidro

Il Viandante: “Quando si parla di Dio, bisogna credere, non ragionare. Se ragioni, Dio scompare come una voluta di fumo”.

Il Pellegrino afferma che anche lo sforzo del camminare è preghiera. Il Viandante è, stranamente, d’accordo.

Il Viandante, spesso per ingraziarsi le bariste, afferma in perfetto spagnolo che la miglior invenzione della Spagna è los Caminos, le tapas, i pinchos y la paella.

Sua battuta colorita: “El Camino de Santiago se hace por e-tapas”!

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Due giovani signore ci chiedono dove andiamo. “In cerca di donne”; “ Perché allora non vi fermate qui?” Entusiasti… ma la mission è il pellegrinaggio. “Siamo troppo vecchi e…”. “Buon cammino e auguri”.

Il Pellegrino realizza che “L’ultimo kilometro in Spagna è più lungo che in Italia”.

Il Viandante, per non contrastarlo, è pienamente d’accordo.

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Incontri

Il Viandante cura le public relations e qualche volta, alla sera si formano gruppi di pellegrini di diverse lingue: “Io porto due zaini” inizia sconcertando gli ascoltatori. “Uno sulle spalle, zaino assai leggero, e l’altro assai pesante… la mia età”.

“Io credo nell’Uomo, solo il Pellegrino crede in un Dio. Io l’uomo lo vedo e credo in lui, di Dio e in suo nome ne parlano i diversi sacerdoti delle diversissime religioni e sono mentitori”.

“Parlo tutte le lingue, ma non quelle straniere”.

Alla fine il Viandante veniva definito “filosofo”.

Due apprezzamenti raccolti: Valente! da una spagnola e Mitici! da una ragazza di Rimini

Fine del “postaltrui”.

 INCONTRI -INTERVISTA AL VIA-ANDANTE

GP, perché spesso viaggi sulle antiche strade d’Europa?

Perché mi piace camminare e può essere già una risposta definitiva, ma voglio argomentare. Perché il camminare è uno sport economico ed ecologico, perché il camminare fa bene alla salute fisica e mentale. Una camminata al giorno toglie il medico di torno. Perché non faccio del male a nessuno. Mi considero un apprendista-viandante che ha molte cose da imparare e qualcuna da insegnare. Cominciai a viaggiare, prima imparando a viaggiare, poi viaggiando per imparare.

Arrivato!

Arrivato!

Cartesio (filosofo e matematico francese) affermava “cogito ergo sum”.  Parafrasandolo: “Cammino perciò sono vivo” Camminare fa bene, ma viaggiare a piedi è meglio: io viaggio quindi sono “vitale”. La differenza tra il camminare e il viaggiare a piedi consiste nel fatto che il camminare, cosa buona e giusta, è solo l’aspetto fisico-meccanico della mobilità umana, mentre viaggiare a piedi è il Camminare più la Cultura, più il Dialogo con se stessi, con gli altri  compagni di viaggio e gente che incontriamo, dialogo con il Territorio, con la sua cultura soprattutto del fare, con la botanica, con gli usi, con il folclore, con la sua storia, ecc.

Già 10/12 mila anni fa l’Uomo (pioniere, esploratore, colonizzatore, avventuriero, mercante, prete, pellegrino, conquistatore, etc.) ha sfidato i propri limiti geografici e mentali e si è mosso su tracce, su sentieri, su strade che sono il primo monumento della civiltà umana.

Per quanto riguarda le strade d’Europa confermo che le Vie – dalle preromane alle successive – mi entusiasmano, perché sono autentici monumenti dell’Umanità e all’Umanità, più delle stupende chiese, più di altre architetture civili.

I Caminos spagnoli, la Via Francigena, la Via Romea, la Via di San Michele, il cammino di San Francesco, la Via Appia, la Via della Seta sono una rete (una specie d’internet ante litteram) che ha trasferito i popoli, la cultura, la guerra.

Vorrei incitarvi a mollare gli ormeggi e andare, perché camminare (viaggiare a piedi) rischiara la mente, conforta il cuore e cura il corpo.

Esistono motivi religiosi nel tuo peregrinare?

No, nessun motivo religioso. Sono di cultura e di tradizione cristiana come ogni europeo; sono stato battezzato. A volte frequento la chiesa ma per motivi di tradizione più che per convinzione.

Non credo né al Paradiso, né all’Inferno intesi in senso religioso; ritengo che l’Inferno e il Paradiso rappresentino un mix della nostra vita quotidiana. Volendo tradurre: fortuna e sfortuna, morte e amore, dolore e felicità. Siccome non voglio convertire nessuno, mi astengo dal continuare.

Per essere chiaro non mi considero un pellegrino che compie i viaggi devotionis causa, ma un viandante, un viaggiatore a piedi per diletto, per cultura.

Quali i tuoi programmi futuri?

Bisogna sempre avere un sogno in tasca ed io ne tengo qualcuno.

Per esempio, l’Appalachian Trail negli USA lungo circa 3.500 km, una parte della Muraglia cinese, tratti della Via della Seta. In Regione il Sentiero di San Vili e la Via Andreas Hofer, l’Alta Via N. 2 delle Dolomiti, che vorrei percorrere e vivere con i miei nipoti.

Infine, poiché ho un nipote di nome Adriano, desidero percorrere il Vallo di Adriano con lui, ma vorrei che fosse lui a chiedermelo

Quali i tuoi programmi “letterari’?

Parola grossa! Non sono un letterato, ma come ben sai programmo e organizzo viaggi che hanno una relazione con la storia e le tradizioni locali. Ho preparato una revisione della mia guida “La Via Andreas Hofer – un viaggio a piedi tra due Culture”  tradotta in tedesco, completata con l’aspetto logistico e con l’aspetto topografico.

Sto preparando una guida dal titolo provvisorio “La via dei Segantini o Via degli emigranti stagionali” da Malé a Riva del Garda. Voglio illustrare il percorso verosimile che i numerosi migranti trentini, dal 1500 al 1900, seguivano per arrivare in Italia a lavorare da novembre ad aprile e il loro ritorno alle famiglie.

 FINIS-TERRAE (per ora …! )

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INFLAZIONE SU O GIU’?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2015 @ 7:57 am

Detto altrimenti: per i non addetti ai lavori       (post 2206)

Quando i prezzi salgono, ci lamentiamo noi consumatori. ll  perchè è intuitivo. Quando i prezzi scendono, si lamentano gli economisti. Perchè? Proviamo a spiegarlo elencando i costi dei vari passaggi:

  • th3ZEEM7I2materia prima 100
  • lavoro …
  • semilavorato 110
  • lavoro …
  • prodotto finito 130
  • lavoro …
  • grossista 150
  • lavoro …
  • distributore finale 200

Orbene, se i prezzi al consumo finale scendono, non c’è spazio per remunerare il lavoro, quindi per giustificare e stimolare la produzione.

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MUSCOLI DI GUERRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2015 @ 7:43 am

Detto altrimenti: Dio ce ne scampi …      (post 2205)

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La storia si ripete e noi purtroppo non ce ne accorgiamo. La psicologia collettiva ammaliata dalla guerra. Alcuni la contestano apertamente, la maggioranza tutto sommato vede con un certo sollievo il decollo “televisivo” dei cacciabombardieri e le altrettanto televisive esplosioni delle bombe sul nemico di turno (“Bene, purchè not in my garden!”). La storia si ripete, dicevo.

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thT0TXOA9ZCredo che si possano ricordare alcuni (tragici) esempi: circa 2500 anni fa la quasi festosa partenza della flotta ateniese alla conquista di Siracusa e della Sicilia, isola “delle cui dimensioni nemmeno si aveva conoscenza”, spedizione che si risolse in un disastro ; le avanzate napoleonica e tedesca nel territorio russo, del quale di conosceva l’estensione ma non la si voleva “capire”; le folle osannanti sotto il funesto balcone di Piazza Venezia a Roma, dal quale veniva proclamata l’ora delle decisioni irrevocabili.

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Gli equilibri (dovremmo dire: gli “squilibri”!) internazionali sono basati su un insieme contraddittorio di interessi: militari, economici, finanziari, geopolitici. Ciò rende  incoerente e difficilmente gestibile la posizione  di molti stati. Anche queste situazioni sono un déjà vu, un già visto nella storia. Un esempio: la Repubblica marinara di Genova manteneva pacificamente i suoi fondaci – zone commerciali extraterritoriali dotate di immunità diplomatica e fiscale – nei territori dei paesi (arabi) con in quali era in guerra aperta.

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A metà dell’ottocento l’Europa fu condotta dall’Inghilterra alla guerra dell’oppio contro la Cina, “rea” di avere vietato l’importazione dell’oppio inglese coltivato nella colonia inglese dell’India.

Oggi rischiamo una guerra del petrolio perché – al converso – ciascuno vuole vietare all’altro (ma non a se stesso?) l’approvvigionamento petrolifero di contrabbando contro denaro e armi a venditori banditi. Lo so, lo so … sono  situazioni diverse, direte voi, d’accordo, ma sono presenti alcune analogie, e cioè che  l’interesse economico-finanziario per cui c’est l’argent qui fait la guerre è sempre valido. Oggi però si è aggiunta la globalizzazione di tutto, anche delle guerre. Basta tuttavia che la psicologia individuale non diventi psicologia collettiva, ovvero che a pensare non siano più i singoli capi del mondo, ma siano trascinati da una psicologia globalizzata, collettiva ingovernabile, psicologia da effetti micidiali.

Perchè affermo questo? Perchè i capi degli Stati hanno la possibilità di conoscere tutti gli elementi delle questioni, tutti i particolari, tutte le motivazioni … e quindi potrebbero assumere decisioni ragionate; mentre gli altri, noi tutti (io in testa) abbiamo una conoscenza superficiale, incompleta delle questioni internazionali, quindi la nostra psicologia individuale – ove  associata,  ovvero ove diventasse collettiva – potrebbe indurre ad assumere decisioni su basi sbagliate. Per questo motivo io  personalmente  mi rifugio nell’analisi dei precedenti storici, unica base sulla quale io possa in qualche modo cercare di verificare le mie prese di posizione.

P.S.: una maldicenza, di quelle da “maledetti toscani” (ed io solo sono al 50% da parte del babbo montalcinese).

  • thZA01PI9UParte del petrolio ufficiale diventa petrolio di contrabbando.
  • Sempre petrolio resta.
  • Distruggiamo i pozzi del petrolio di contrabbando.
  • Diminuisce la quantità di petrolio di contrabbando sul mercato.
  • Diminuisce la quantità di petrolio sul mercato.
  • Il prezzo del greggio era sceso.
  • Ora forse risale.
  • Cui prodest, cui bono? A chi giova? Direbbe l’avv. Cicerone …

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SI FA PRESTO A DIRE “DEMOCRAZIA IN POLITICA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2015 @ 8:17 am

Detto altrimenti: parliamone … anzi, scriviamone un po’. Dopo potremo parlarne attraverso i vostri commenti      (post 2204)

Tot capita, tot sentantiae. E noi Italiani, individualisti, creativi, artisti, popolo di single irripetibili come quadri d’autore, in quest’arte siamo maestri. E quindi ogni partito ha la sua opposizione. Anzi due: l’opposizione esterna (e sino a qui ..) e l’opposizione interna! Così, ovviamente  “democraticamente”, ci mancherebbe altro!

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“Le parole sono pietre” (Don Lorenzo Milani)

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Ora, se andiamo a ricercare l’origine storica della parola e del concetto di democrazia, vediamo che essa non definisce il governo della maggioranza numerica, ma di una classe: all’origine, il demos, ovvero una sola parte dell’intero popolo. Una sola parte, dico, infatti se non altro la disaffezione dalla politica  fa sì che oggi a votare vada una minoranza degli aventi diritto, la cui maggioranza poi governa il popolo intero che è formato anche da chi non ha votato e da chi non ha diritto al voto (ad esempio per età)!  Ecco che vedete bene che – di fatto – democrazia oggi non è governo della maggioranza numerica dell’intero popolo, bensì di quella classe-gruppo che alla fine ha ottenuto solo qualche voto in più della concorrenza.

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PRIMA CONSIDERAZIONE: se vuoi difendere la democrazia vera, vai a votare!

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Senza parole, non ho parole …

Ma torniamo alle opposizioni interne. Esse possono essere interne-interne oppure interne-esterne, nel senso che l’oppositore ricerca l’aiuto di un “esercito” straniero, ovvero di un altro partito. Questa ultima modalità viene soprattutto scelta quando a perdere la propria “maggioranza interna” è un abituèe dell’oligarchia di pensiero, un leader carismatico, il quale si alimenta di un’ideologia, ovvero di un’idea non disponibile al dialogo con sue “consorelle” (=altre idee diverse):  e cioè che un sistema democratico – il quale difende strenuamente se stesso – non possa essere oggetto di una “modifica” bensì solo di una “sostituzione” ovvero della sua stessa “distruzione”. Se non credete a questa mia conclusione, partiamo dal considerare la conseguenza che essa determina: una opposizione interna violenta, aggressiva alla “maggioranza interna” evitando un civile confronto sui contenuti della politica al potere. Violenza quindi. Un ritorno alle origini del concetto di democrazia, la quale è nata (circa 2500 anni fa) non come fatto positivo (governo da parte del popolo), bensì come fatto negativo di “forza violenta contro il tiranno di turno”. Direte: e allora, sempre di democrazia si tratterebbe! (Ma questa mia … dai … è una battuta, per alleggerire il discorso!)

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Dal dittatore al leader

2500  anni fa, dicevo … ma anche nel nostro secondo dopoguerra, qui, da noi, in Italia. Forze democratiche interne erano quelle che si opponevano con “forza” alla dittatura fascista, quindi i politici esposti (che hanno pagato con il confino, l’esilio o con la vita), e  i partigiani. Non il popolo che subiva – più o meno condividendolo – il regime. E allora? Allora “panta rei” tutto scorre, diceva quell’uno … anche il concetto di democrazia che non deve essere più una “forza violenta di opposizione” a niente e a nessuno, bensì da “forza-potere del demos, ovvero di una classe” deve diventare “volontà, desiderio capacità, partecipazione del popolo intero”. Quindi – e nessuno fraintenda la portata del lessico che sto per utilizzare – virate da partito “democratico” ovvero di una parte del popolo a partito “popolare” ovvero di tutto il popolo, espresso da tutto il popolo, che ascolta tutto il popolo. Ma allora, direte voi, si deve passare dalla demo-crazia alla popolo-crazia? Be’ .. sul piano concettuale questo passaggio è già avvenuto, non vi pare? Magari attuato in modo generico (Popolari Europei) o in modo  strumentale (Popolo della Libertà; Popolo della Rete) ma è comunque pur sempre un indizio ed un inizio della trasformazione in corso.

SECONDA CONSIDERAZIONE: se un gruppo va al governo solo perché ha raccolto il voto di un numero di votanti maggiore della controparte, è democratico all’ antica, non popolare in senso moderno. Ovvero la democrazia vera oggi non può essere quella badata solo sul “maggior numero delle schede voto raccolte”, bensì quella del maggior numero dei consensi ottenuti attraverso il dialogo costruttivo sui contenuti raccolti attraverso il dialogo con tutto il popolo.

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Dice … ma perché non puntare all’unanimità dei consensi? Eh no … dico io, guai all’unanimità, guai al pensiero unico dominante, guai alle folle osannanti di tristissima memoria. Se non altro, perchè “all’interno dei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male” (così il premio Nobel Josif Broskij, ne “Il canto del pendolo”, Adelphi Ed.).

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Le mie sono teorizzazioni? Forse si. Ma non si diventa esperti alpinisti del pensiero se non si fa anche un po’ di palestra di roccia!

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FOTOPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2015 @ 6:53 am

Detto altrimenti: Rosa di Natale                           (post 2203)

 

 

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Ieri, fra i vasi di fiori del mio balcone di Trento, con il mio telefonino ho colto letteralmente “al volo” una piccola ape intenta a suggere il nettare dalla mia Christrose o Wintergold o Helleborus o Rosa di Natale.

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Quale migliore auspicio? In contrapposizione ai muscolari ed innaturali comportamenti umani di questi nostri orribili tempi di guerra … la leggerezza, i colori, la bellezza, la vita che si rinnova nel Mondo della Natura!

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ACCADEMIA DELLE MUSE A NATALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2015 @ 6:26 am

Detto altrimenti: gli Accademici si ritrovano per gli auguri …      (post 2202)

 

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Chi siamo? Navigate fra i post e lo scoprirete! Martedì 1 dicembre ci siamo ritrovati per la consueta serata pre natalizia. La prima parte della riunione è stata dedicata a canti corali (Adeste Fideles, Bianco Natale, Stille Nacht, Jingle bells), intervallati dalla letture di nostre poesie e racconti altrui sul tema, con lo sfondo di musiche di Rimsky Korsakov e di Schumann (Cristina al pianoforte). Altro “intervallo”, il trio di voci Letizia, Giovanna e Stefano ha eseguito “Resonet in Laudibus” di Anselm Schubiger.

 

 

Quindi Mirna ha illustrato i libri da leggere durante l’inverno in previsione della tavola rotonda in programma il 4 aprile (“Una  lettura per la Felicità”):

 

  1.  IMG_3598Il club delle lettere segrete di Angeles Donate, giovane scritttrice spagnola. Per chi ama scrivere, leggere, la poesia, la compagnia, la solidarietà. Siamo in Francia.
  2. Olive Kitteridge di Elizabeth Strout, premio Pulitzer del 2009 .  Un’altra struttura narrativa , ma che si può comparare al romanzo precedente per il filo comune  che lega i vari personaggi. Siamo in America.
  3. La corsa di Tim Krabbè,  edito Marcos y Marcos. Suggeritomi da un giovane ciclista come libro cult per chi ama pedalare.Un romanzo che si legge da mille prospettive, capitoli brevi, grandi tensioni, illuminazioni. Competizione.
  4. L‘ultimo arrivato di Marco Balzano, Sellerio. Non poteva mancare un italiano, l’ultimo vincitore del Campiello. Per chi ama tematiche storico-sociali.  Anni Cinquanta: migrazione dal sud al nord Italia in cerca di lavoro.

Angolo delle anteprime: Mirna, prossimo incontro gruppo-lettura  si terrà mercoledì 9 dicembre alle ore 17.00 sempre al bar Galileo di via Galilei. Ospite la scrittrice  Maria Annita Baffa  che ci parlerà del suo romanzo “La sposa della neve” introdotto dapprima da Maria Grazia Bertagnolli.

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Improvvisamente … noi tutti Accademici abbiamo voluto dare a Cristina, con un po’ di anticipo ma ci scuserete, il segno della nostra amicizia e riconoscenza per essere lei una “Musicista di Amicizia”, nel senso che organizza (“scrive”) e esegue e dirige “Concerti di Amicizie”: i nostri incontri mensili, nei quali gli strumenti sono i nostri sentimenti. Grazie, Cristina!

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Indi, dopo una ricca pausa enogastronomica, il lavoro di Emanuela Merlo: “Fiori, poesia, musica e…..due voci”: splendide diapositive a corredo della lettura delle poesie del Poeta dialettale Marco Pola (la cui biografia ed opera è stata ricordata dalla stessa Emanuela)  da parte di Cristina e Maria Bruna Fait. In sottofondo le variazioni Goldberg di J.S. Bach eseguite da Edoardo Bruni.

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Al commiato, Cristina ha regalato a tutti noi la sua marmellata natalizia. Alla prossima, dunque e Buon Natale a tutte le mie lettrici ed a tutti i miei lettori!

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LA RESPONSABILITA’ STORICA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2015 @ 8:20 am

Detto altrimenti: … dell’inquinamento, dello sfruttamento delle risorse naturali, delle guerre a pioggia, delle migrazioni, delle dittature diffuse, del dominio delle bande armate, etc..                 (post 2001)

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Ri-suggerisco la lettura di un libro: “Il predominio dell’occidente – Tecnologia, ambiente, imperialismo – La storia del colonialismo occidentale di pari passo con l’evoluzione della tecnologia – (battelli a vapore, armi, medicine, etc.) del prof. Daniel R. Headrick (Il Mulino).

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Suggerisco la lettura di un libro: “Esportare la libertà – Il mito che ha fallito” di Luciano Canfora (Mondadori).

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Dopo ne parliamo.

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FURTI PERMANENTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2015 @ 7:47 am

Detto altrimenti: … fino a quando qualcuno “improvvisamente” se ne accorge …       (post 2000)

Improvvisamente l’estate scorsa … ma no! Anche in ogni altra stagione … improvvisamente si legge che Tizio ha sottratto, nel tempo, tot milioni di euro ad un partito politico, tot al fondo della Confraternita dei Frati minori (qui erano 50 i milioni mancanti! e se fossero stati frati Maggiori?), tot ad un’Abbazia famosa, etc.. E quei “tot” sono milioni e milioni di “euri”.

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th2HQ12QZJMi domando: maccome (maccome) è possibile che nel tempo non vi siano stati controlli sufficienti a controllare e bloccare i flussi del furti permanenti? Io ho lavorato come responsabile finanziario della più grande finanziaria italiana e come capo di una piccola società della mobilità. Entrambe le società gestivano denaro, sia elettronico che contante. In entrambi i casi io – come prima cosa – organizzai i controlli in modo tale che  nemmeno io stesso, caso mai avessi deciso di diventare un delinquente, avrei potuto rubare nemmeno un euro.

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E allora? Allora mi vien da pensare che se la cosa non si fa è perché non la si vuole fare perché di sta partecipando al banchetto oppure  perchè si spera, prima o poi, di sostituire i commensali attuali.

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IMMIGRATI, UE E TURCHIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2015 @ 7:30 am

Detto altrimenti: qualche riflessione ….    (post 1999)

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th2FMTL582L’UE versa miliardi di Euro alla Turchia perché controlli ed organizzi meglio l’accoglienza dei profughi. Al riguardo, mi chiedo come sarà suddiviso questo esborso fra le seguenti voci:

  • controlli;
  • repressione;
  • arresti;
  • accoglienza.

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Le organizzazioni umanitarie per l’accoglienza avvertono che provvedimenti simili non fermeranno le ondate dell’esodo, ma semplicemente le renderanno più costose e rischiose per i profughi. Ieri in Turchia 1300 arresti di immigrati.  Nello stesso giorno, altri 9000 immigrati arrivati in Grecia.

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“Nessun uomo, nessuna donna è un “rifiuto!”

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Sicuramente è un segnale positivo che qualcosa si stia muovendo. Tuttavia l’impressione che ne ricavo è (anche) un po’ quella che avverto quando leggo che i rifiuti pericolosi ed inquinanti degli stati industrializzati sono stati trasferiti (venduti) a paesi del terzo mondo, (tanto loro …), ovvero, ok, but not in my garden … va bene, purchè non nel mio giardino. Ovvero, esseri umani trattati “come rifiuti” (sono parole di Papa Francesco).

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