DEMOCRAZIA VIOLATA (prima puntata)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Agosto, 2015 @ 6:59 am

Detto  altrimenti: sostanzialmente violata …    (post 2116)

In tanti ambienti:  associazioni, condominii, onlus, partiti politici, etc … spesso è previsto il voto per delega. Ciò comporta da parte del delegante la rinuncia ad ascoltare ciò che si dibatte in aula; la rinuncia  a confrontare le ragioni proprie con quelle degli altri; la rinuncia a confermare o rielaborare le proprie posizioni alla luce  delle ultime risultanze, degli ultimi ragionamenti. Taluno dice: ma se uno sta male, è malato, costretto a casa … Orbene, posso essere d’accordo per una sola delega a persona, magari accompagnata da un certificato medico o da altro documento giustificante l’assenza.

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Come le pecorelle escon del chiuso /   a una, a due, a tre, e l’altre stanno /   timidette atterrando l’occhio e ‘l muso; /    e ciò che fa la prima, e l’altre fanno,  / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno; (Dante, Purgatorio, III, 79-84)

Prima violazione. Ma quando non vi limite al numero delle deleghe che un unico votante può raccogliere, allora la cosa cambia, e di molto. Cambia perché significa trasformare la democrazia del confronto di idee diverse in un confronto fra diverse “capacità di acquisizione di deleghe”.

Seconda violazione. Ancor più la democrazia è sostanzialmente violata quando in una riunione la  fase delle votazioni viene aperta prima che i candidati abbiano esposto le proprie tesi. Dice … ma devono andar via, i gha i lor mesteri da far … hanno i loro impegni … Che valore ha un voto espresso (per delega e) prima di avere ascoltato le ragioni altrui?

Terza violazione. La democrazia è sostanzialmente violata quando vi è una iniqua ed ineguale distribuzione del tempo e del momento dell’intervento assegnati a ciascun oratore. Infatti usualmente parlano prima i big del convegno. Oppure li si tiene di riserva per l’ultimo intervento, al fine di indurre i partecipanti non solo ad essere indotti a presenziare la riunione ma anche a non allontanarsi dall’aula. Nell’intervallo fra i due “momenti dei big”, i peones. E allora molta gente che fa? Si distrae, esce dall’aula … non parliamo poi del peone ammesso a parlare verso fine giornata … avrà sicuramente pochissimi ascoltatori. Ed allora, che fare? Innanzi tutto prendere atto che questo sistema rappresenta una violazione di fatto del sistema democratico. Poi, che so, intervallare gli interventi dei big con quelli dei peones: un big, un peone, un big, un peone … E a tutti lo stesso spazio, gli stessi minuti.

Quarta violazione, quella dei pullman. Già, perché talvolta si è assistito a pullman organizzati per portare cinquantina di persone a votare, giusto nel momento in cui si apre la votazione, persone che prima non erano presenti e che subito dopo spariscono perché … il pullman deve ripartire sennò sai come sale il costo del noleggio!

th16A41SV1Quinta violazione. Parla il big di turno. I suoi nemmeno lo ascoltano, ma al momento di votare, tutti compatti! Compatti, unanimi: il premio Nobel Josif Brodskij, nella prefazione del suo bel libro “Il canto del pendolo” (Adelfi) mette in guardia i giovani “Diffidate delle unanimità, delle folle osannanti, dei bilanci ben assestati, degli eserciti compatti se non altro perché più facilmente nei grandi numeri può nascondersi il male”.

E allora ecco qui la situazione democraticamente ideale: non  prevedere il voto per delega; non aprire la fase della votazione se non dopo che tutti i candidati abbiano espresso le loro tesi; intervallare gli interventi; sorteggiandone l’ordine. E a tutti gli stessi minuti.

Utopia la mia? Si, ma ricordiamoci che l’utopia non è un obiettivo irraggiungibile, bensì solo un obiettivo non ancora raggiunto!

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IL TRENTINO CHE VORREI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2015 @ 4:41 am

Detto altrimenti: … anzi, il Trentino che voglio, il Trentino per il quale mi  impegno …     (post 2115)

All’inizio di questa mia “avventura blog”, oltre tre anni  e 2114 post fa,  il mio editore Ing. Andrea Bianchi, mi disse: “Inizia a scrivere sul Trentino che vorresti”. Lo feci, molto banalmente, per ben due volte. Questa è la terza, un po’ più “maturata”.

thZLDVB4ZKVorrei, anzi voglio, un Trentino che rilanci la propria Autonomia. Autonomia, dal greco “autòs – nòmos”, capacità autonoma di darsi le leggi. Quanto dobbiamo alla Grecia, ancora oggi! Ma cosa vuol dire oggi essere “autonomisti”, essere un partito autonomista? Non basta certo definirsi e chiamarsi tale quanto piuttosto occorre dimostrare con i fatti che la propria azione conduce a risultati migliori, anzi, ai risultati migliori in assoluto. Ed il Trentino che prima era “il migliore in assoluto” oggi – purtroppo – è solo “fra i migliori”. Quindi ha perso un po’ di “capacità e quindi di legittimazione di  autogovernarsi”. Le cause di ciò? Sicuramente molte, fra le quali mi permetto di sottoporne alcune  all’attenzione delle lettrici e dei lettori.

  • La tendenza a collegare “troppo” la politica locale a quella nazionale. La politica nazionale, una sorta di sirena ammaliante che porta la nave sugli scogli. Una politica – quella nazionale – troppo pesante, troppo avvolgente, ammaliante per alcuni, deleteria per molti. Quindi la necessità di far ripartire la politica locale svincolata da quella nazionale, o quanto meno, di adottare una politica locale non in anticipo su quella che potrebbe essere la politica nazionale, bensì una politica locale “non in contrasto con l’assetto assunto dalla politica nazionale”, senza però cadere nella riproposizione locale dei “partiti del Presidente o del segretario di turno”.
  • Il non avere trasportato sul piano dei rapporti locali il rapporto fra la politica locale e quella nazionale, ovvero non avere realizzato il “non fare agli altri – i Comuni e le Comunità di Valle – quello che non vuoi che (dallo Stato) sia fatto a te”. In altre parole: il “rapporto di autonomia” fra Comuni e CDV – PAT deve essere come quello fra PAT – Stato.
  • Il vincolo, per la politica locale attuale, dei “fondi bloccati” dalla politica locale del passato: il governo dei fantasmi, mi piace definire così la politica “postuma” di chi, nel passato – pur lodevolmente – ha vincolato fondi decennali a favore di questo o quel settore. In questo modo si sono create “sacche di privilegio e di priorità a prescindere” che non tengono conto delle diverse successive esigenze maturate nel frattempo, soprattutto a seguito delle due crisi in corso: quella che stiamo vivendo negli ultimi anni e l’ultima, quella “cinese” i cui effetti negativi non si sono ancora manifestati localmente ma che sicuramente non saranno indifferenti per la nostra economia.
  • La tendenza ad intervenire soprattutto sugli “strumenti di governo” e sul “migliorare l’esistente” anziché puntare maggiormente sull’innovazione delle idee, su nuovi progetti, soprattutto nell’ambito della nostra prima industria: il turismo in una natura da salvaguardare.
  • Il dilagare del “mestiere della politica”, ovvero di una politica intesa come fonte di reddito personale, anziché come servizio alla collettività.
  • L’autoreferenzialità.
Comunicazione, communis actio, azione comune

Comunicazione, communis actio, azione comune

Fino a qui molta problematica e poca “soluzionatica”. Ma allora, che fare? Un giorno un amico mi disse: “In Trentino non è che la gente non vada d’accordo: è che c’è poca comunicazione, ci si parla troppo poco, ci si confronta troppo poco …”. Qualcuno potrà dire che  un maggior confronto non basta. Sarà pur vero, ma almeno proviamoci … usciamo dalla “politica dell’ombelico”, diciamoci la verità e parliamoci con onestà: molto probabilmente riusciremo a scontentare un poco tutti, il che avrà significato avere risolto la maggior parte dei problemi di tutti.

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PEDALANDO LUNGO IL LAGO DI CAVEDINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Agosto, 2015 @ 8:31 pm

Detto altrimenti: incontri ….    (post 2114)

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Questa mattina parto in bici da Riva del Garda, raggiungo Sarche lungo il versante destro orografico della valle e rientro dal versante opposto, lungo il lago di Cavedine. In totale 56 km. Il lago, bellissimo … ma … che vedo? Mi fermo, torno indietro e … posso fotografarla? Si accomodi. Il suo nome? Remigio. Nato a … Benevento. Abitante a … Zambana nuova, da molti decenni. In bocca al lupo, Remigio, anche per i pesci!

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Un saluto e via si pedala verso casa.

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La mia riflessione: una persona semplice e molto intelligente, una persona che capisce i tesori di cui dispone: un lago splendido, spazio verde, silenzio, colori e … pesce fresco alla brace!

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CONTRO LO SPRECO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Agosto, 2015 @ 1:03 pm

Detto altrimenti: perché … perché siamo alla ricerca del più del necessario?   (post 2113)

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Mo babbo, classe 1912. Toscanaccio DOC. Carabiniere. Arrestato dai tedeschi dopo l’8 settembre. Campo di prigionia. Liberato dagli Alleati. Mi raccontava: “Gli americani avevano messo a disposizione di tutti centinaia di pacchetti di lamette da barba. Uno di loro arrivava, ne utilizzava una e via. Uno di noi  arrivava, si riempiva le tasche di lamette nuove e via”. Poi aggiungeva: “Pensa un po’ … per lavare i vestiti … bidoni di benzina avio a disposizione: tu arrivavi, immergevi i tuoi vestiti e  li andavi a risciacquare! E noi … noi … che ci mancava la benzina anche per l’accendisigari … ecchè … si è fatta la guerra a gente così? Oh che siamo stati grulli dappoco!?” Ma questa è un’altra storia.

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WP_20150824_001Ma torniamo allo spreco. Trentino Solidale ONLUS recupera e distribuisce oltre 2.000 tonnellate all’anno di cibo perfettamente commestibile e conservato che altrimenti i supermercati butterebbero nella spazzatura! Oggi sono andato al ristorante cinese di Arco. Prezzo fisso €10,90 acqua e vino esclusi. Ti servi e mangi quello che vuoi. Ti fanno una raccomandazione: serviti due, tre volte, quante volte vuoi. Però cerca di evitare di prendere troppo cibo se poi lo lasci – sprecato – come avanzo nel piatto. C’è chi sta attento – ed è la maggior parte della clientela –  mangia a volontà e non spreca nulla. C’è anche chi, purtroppo, lascia i piatti con molti avanzi: quello sì che è cibo sprecato. Quando impareremo?

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IO NON CREDO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Agosto, 2015 @ 8:28 am

Detto altrimenti: no, non è una questione di Fede …   (post 2112)

Una SpA. Si redigono piani pluriennali scorrevoli, ad esempio triennali ed ogni anno si elimina il primo e se ne aggiunge uno nuovo: scorrevoli, appunto. Poi si redige il budget annuale sulla base delle stime e delle previsioni. Indi si fanno i controlli mensili. Verso fine anno, si redige il preconsuntivo e all’inizio di ogni anno successivo il consuntivo dell’anno precedente. Io non credo che si possa agire diversamente.

Uno Stato, una Comunità di Stati. Io non credo che non si facciano previsioni. Previsioni sugli effetti della abnorme crescita economica della Cina; sulle conseguenze delle guerre in medio Oriente e della fame in Africa. E allora, perché non ci si è preparati a far fronte ad “emergenze” ben prevedibili?

No. Io non credo a quello che ha detto tale Feltri (Feltri  chi?) alla radio ‘sta mattina (“Tutta la città ne parla”), che gli studi classici, letterari e filosofici non servano a produrre posti di lavoro e che li possa seguire solo chi “se li può permettere” ovvero chi sa che vivrà di rendita. No, io non credo. Nella mia lunga vita di lavoro ho apprezzato ingegneri e tecnici, ma ho anche apprezzato chi ha la “tecnica della logica del pensiero”: e questi ultimi – non me ne vogliano gli ingegneri – sono proprio le persone che si sono formate agli studi così disprezzati da quel tale.

 

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SOLO E PENSOSO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Agosto, 2015 @ 6:58 am

Detto altrimenti? Meglio di così non si può!                                   (post 2111)

“Solo e pensoso i più deserti campi / vo  misurando a passi tardi e lenti / e gli occhi porti per fuggire intenti / ove vestigia uman l’arena stampi!”

Così Francesco Petrarca, in un sonetto del suo Canzoniere (il XXXV°). E anch’io, ogni tanto, mi isolo a riflettere.

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Un mio amico. Gestiva una bella goletta sul Garda, la Siora Veronica. Portava a spasso i turisti. Tutta rifinita in legno, il ponte in teck. Raccomandava ai turisti di non mangiare mentre passeggiavano sul ponte: infatti se il cibo fosse caduto loro di mano, avrebbe unto il prezioso legno. Una signora gli disse: “Guardi, le suggerisco un ottimo prodotto sgrassatore …”. “Signora, il problema non è pulire, bensì non sporcare”.

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St. Paul de Vence. Milioni di visitatori all’anno. Quanti ne abbiamo in Italia, assolutamente “invenduti” al turismo estero, di analoghi siti?

Settembre, andiamo. E’ tempo di … tagliare. Leggete il post precedente. Immancabilmente e “improvvisamente” ad ogni settembre, l’ “emergenza” ciclica (ma allora che emergenza è?): trovare i soldi per questa o quella necessità della finanza pubblica. Si prendono qui, si mettono lì … ma la coperta è sempre la stessa. Un passo avanti lo si fa quando si cerca di recuperare finanza dall’evasione ed elusione fiscale e dall’abolizione di privilegi e disuguaglianze inaccettabili. Ma non basta. Una cosa non vedo fare: il varo di iniziative concrete che “producano” denaro a carico dell’estero, quale potrebbe essere il varo di un progetto per la manutenzione, gestione e vendita delle migliaia di siti artistici, storici, naturalistici, architettonici, archeologici di cui il nostro Paese è (inutilmente) ricco. In altro “vecchio” mio post confrontai il turismo francese di St. Paul de Vence con la zona archeologica della Lunigiana. Un po’ come confrontare il mare con un laghetto …

Mio cognato. In Spagna. 20 euro ed una fila interminabile per visitare … un palazzotto dei primi ‘900 di cui le nostre città sono strapiene. E noi? Libero accesso alle splendide chiese di Bergamo Alta, solo per citare il primo esempio che mi viene in mente.

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Migranti. Tragedia umanitaria di proporzioni enormi. Bibliche, dite voi? Molto di più! Quanti saranno stati gli Ebrei dell’esodo dall’Egitto? Qualche migliaio, non di più. Oggi invece siamo a decine, centinaia di migliaia di esseri umani che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla barbarie, dalla fame, dalle malattie, dalla mancanza di un futuro. Ma ognuno di noi ha mai provato ad immaginarsi nei loro panni? Facciamo uno sforzo, come ci comporteremmo se ci trovassimo in quelle situazioni?

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Africa. Dice … aiutiamoli a casa loro. Già, si fa presto a dire così, ma nel frattempo? Nel frattempo cosa facciamo noi Europei che per secoli siamo andati a depredarli a casa loro?

Medio Oriente. Abbiamo esportato … trattati internazionali per petrolio contro armi. Ci tornava utile. Fino a quando la popolazione si è ribellata, tuttavia cadendo dalla padella (della tirannia di un singolo) nella brace delle bande armate dei vati signorotti della guerra o dei fanatici pseudo religiosi.

Le strisce! Mettiamole le strisce!

Le strisce! Mettiamole le strisce!

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Che fare? Io mi permetto di dire che la prima “cosa” da fare sarebbero gli Stati Uniti d’Europa per la definizione e l’attuazione di una politica comune. Comune non solo a questi Stati, ma anche a quegli altri, gli USA, i quali, oggi, mi pare, protetti come sono da due oceani, stiano un po’ troppo a guardare …

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Cina. Mi ero sbagliato. Di fronte al loro progetto (in corso di attuazione) di costruire ben 10 città da 100 milioni di abitanti ognuna, mi ero detto: la Cina scoppierà per una rivolta sociale. E invece no. Sta scoppiando per una “rivolta” monetaria e finanziaria. Mi ero sbagliato, lo ammetto, ma mica si può sempre indovinate tutto, non vi pare? E poi, dovremmo cercare di spiegare alla gente perchè la crisi cinese fa crollare le borse europee: in modo semplice, comprensibile da tutti, anche dai non addetti ai lavori …

Grecia. I prestiti sono erogati da tutta l’UE, ma è solo la Germania a prendersi i suoi aeroporti. La sola gestione, s’intende, ma se poi la gestione produce utili, questi vanno in Germania. Non ho capito …

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SETTEMBRE, ANDIAMO. È TEMPO DI TAGLIARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Agosto, 2015 @ 7:35 am

Detto altrimenti: manovra d’autunno in arrivo   (post 2110)

Poesie

 “Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare …”

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”

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Fra tutti coloro che avranno indovinato i titoli e gli autori delle due poesie sarà estratta una veleggiata in barca a vela sull’Altogarda Trentino: skipper, il vostro blogger Riccardo.

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Realtà

 “Settembre, andiamo. E’ tempo di tagliare”

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Manovra d’autunno in arrivo. Tagliare, tagliare gli eccessi, fra i quali i super stipendi, a cominciare dalle Spa partecipate dai comuni. I Comuni, vabbè, d’accordo. Ma le Spa regionali? E le Spa interregionali, ovvero le multiregionali di servizi? Ne esistono di quelle che hanno contemporaneamente Presidente Operativo, Amministratore Delegato e  Direttore Generale, tutti e tre super pagati. Quanto? Poco. Poco … ognuno poco meno o poco più di €500.000 all’anno. Ma lordi, s’intende. Ah, be’ allora… se sono lordi … Ma se Tizio percepisce €500.000,00 all’anno lordi, il costo per la Spa è molto, molto superiore … diciamo quasi il doppio. E i cumuli? I super cumuli (stavo per scrivere super Cimoli!) di super pensioni e super stipendi? Dove li vogliamo mettere?

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Settembre, andiamo. E’ tempo di tagliare! Altrimenti, a star come d’autunno sugli alberi le foglie sarà ciascun contribuente italiano che da un momento all’altro si vede aumentare le imposte e/o ridurre i servizi di cui dispone …

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I FUNERALI DEL PADRINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Agosto, 2015 @ 6:38 am

Detto altrimenti: una visione aziendale del fatto … anzi, del fattaccio    (post 2109)

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Vittorio Casamonica, a capo di una “famiglia” che ha “conquistato” Roma. Funerali stile capomafia, anzi, “da” capomafia! Carro funebre con sei cavalli neri, elicottero che spande petali di rosa sul corteo, Rolls Royce, manifesti “papali”, corteo di 200 auto … musica del film! Tutte le autorità sapevano. Nessuna è intervenuta. Lo scandalo fa il giro del mondo. Povera Italia!

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Mi voglio soffermare su un aspetto, su quel “tutti sapevano”. Tutti: magistratura, prefettura, carabinieri, polizia, polizia locale. Ma nessuno ha “dato l’ordine”. Ecco il punto. Tutti efficienti, nessuno efficace. Tutti presenti, nessuno responsabile perché “è mancato l’odine espresso”, è mancato il coordinamento. Della serie: ai bassi livelli “non ho istruzioni in merito, quindi non intervengo”; agli alti livelli “con tanti che siamo devo prendermi proprio io questa responsabilità? E chimmoffafà?”

Efficienza: io sono in servizio, ho timbrato il cartellino, attendo ordini che sono pronto ad eseguire. Se poi manca il risultato, mica è colpa mia! Efficacia: devo essere efficace, devo fare in modo che si raggiunga il risultato, altrimenti è inutile che io sia efficiente.

Ora il Prefetto si sente autorizzato a chiedere spiegazioni e giustificazioni a tutte le forze dell’ordine. Ieri lo stesso Prefetto non si era sentito obbligato di organizzare in anticipo e quindi di gestire ex ante il necessario coordinamento. Oggi – a buoi scappati dalla stalla – ha “il potere di”; ieri non si è fatto carico della “responsabilità di”.

Potere e responsabilità. Come è comodo tenere separate queste due attribuzioni! Io il potere, altri la responsabilità. Succede anche nelle SpA, anche in quelle piccole. Infatti vi sono due modelli gestionali:

Il primo, quello giusto: prevede delega di potere e responsabilità ai dipendenti: ognuno si deve sentire proprietario della “fetta di SpA” affidatagli. Deve prevenire, deve fare di ogni sua iniziativa un intervento “seriale”, ovvero deve fare in modo che ogni singolo inconveniente sia prevenuto e/o superato a livello di tutta la SpA. Opera senza attendere ordini, di sua iniziativa. Il risultato è che il dipendente è motivato e la SpA funziona molto meglio.

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Il secondo, quello deleterio: “Tu operi solo dietro mio ordine espresso di volta in volta. Non assumere alcuna iniziativa”. Il risultato è che il dipendente è demotivato e la Spa va male. Se il capo è assente o se gli sfugge qualcosa, sono guai. Tuttavia egli può sempre rimediare e salvare se stesso, seguendo lo schema qui a fianco.

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La motivazione del personale dipendente: il principale fattore della produzione, ben più importante del capitale e del semplice “lavoro senza motivazione”: un capo che non motiva i propri dipendenti deve essere licenziato. Quando arriveremo a capire questa semplice regoletta della gestione aziendale?

Appendice

Mi telefona un amico che ha letto il commento (favorevole al funerale!) di Giuliano Ferrara sul Foglio  e mi dice che dopo tutto, non vede quali leggi sarebbero state violate. Rispondo: uei, raga, ma scherziamo? Ci siamo dimenticati che non è lecito agire contro l’ordine pubblico, il buon costume ed il comune senso del pudore? E poi, dall’insieme della sceneggiata miliardaria, roba da mafia siciliana anni ’50, emerge chiaramente un incitamento a delinquere. Può bastare, credo.

The day after ore 07,25

La radio dice che si sta punendo l’elicotterista e – forse – anche un carabiniere ed un poliziotto i quali non avrebbero avvisato i propri superiori del fatto che … Io mi permetto di sottoporre alle lettrici ed ai lettori una sottolineatura: mi pare che si “giri intorno al problema”: a Napoli dicono “o pesce fete da capa”, il pesce inizia a puzzare dalla testa … Ritorno nella chiave aziendale di cui sopra: se quando io ero a capo di SpA, una cavolata del genere fosse stata fatta da uno dei miei dipendenti, i miei azionisti se la sarebbero presa innanzi tutto con me. Mi avrebbero detto: “Noi la paghiamo perchè cose di questo genere non succedano”.

Una class action?

Sono Italiano. L’Italia è anche mia. Da ciò che è successo mi sento offeso e danneggiato due volte: la prima, per ciò che è successo. La seconda, perchè si è permesso che succedesse. Offeso e danneggiato come persona. A chi chiedo i danni?

Una questione di soldi

Quanto è costato ai Casamonica questo “scherzo”? Hanno redditi leciti e denunciati che siano congrui con questo stile di vita? E a me, anzi, a ciascun contribuente italiano, quanto costa il dispiego di forze dell’ordine, di funzionari, prefetti, sindaci, ministri etc. per porre una pezza al fattaccio?

 

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IMMIGRAZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Agosto, 2015 @ 8:15 am

Detto altrimenti: Dum Romae consulitur, Saguntun expugnatur …  (post 21089

Mentre a Roma si discute, Sagunto (alleata di Roma, assediata dai cartaginesi) viene espugnata

Immigrazione … mi viene in mente una storiella: i topolini erano in allarme perché un falco ne faceva strage. Si recarono dal gufo saggio per chiedere aiuto. Il gufo saggio disse: “Legate un campanello al collo del falco, lo sentirete arrivare e potrete mettervi in salvo”. I topolini avevano chiesto un aiuto e invece ricevettero un consiglio (del tipo: “Hai fame? Ti consiglio di mangiare!”). Un topolino disse: “Già, ma chi legherà il campanello al collo del falco?”.

Immigrazione: “Occorre risolvere il problema alla base, occorre trovare alternative, occorre fermare le stragi, occorre … occorre …. occorre …”. E bravi i nostri tanti Gufi Saggi Europei (questa volta utilizzo le maiuscole, per rispetto reverenziale verso tanti Soloni): quanti bei consigli!

th[4]Già, caro blogger, direte voi, ma anche tu – non ti pare? – sei u n Solone … Un momento, raga, scialla, calma: il mio contributo è un po’ diverso. Infatti mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione una sottolineatura: salvo errore – e nel caso mi scuso sin d’ora – nessuno dei Soloni Europei (le maiuscole!!) ha fatto un esame di coscienza della cause storiche del fenomeno immigrazione, le quali, a mio sommesso avviso, sono il frutto delle politiche coloniali dell’Occidente perpetrate nei secoli scorsi.

In other words, chi semina vento raccoglie tempesta. Leggete il libro “Il predominio dell’occidente tecnologia, ambiente, imperialismo” del professore canadese insegnante negli USA Headrick r. Daniel (Hoepli-Il Mulino) e vedrete che ne abbiamo combinato proprio delle belle a danno di quei popoli!

 

 

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CRISI CINESE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Agosto, 2015 @ 9:45 am

Detto altrimenti: così lontana, così vicina … (post 2107)

 

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Lontana geograficamente, vicina concettualmente. Il giorno 8 febbraio 2013 pubblicavo un post sulle crisi finanziarie degli ultimi 150 anni. In altri post spiegavo i trucchi dei titoli derivati …

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1870, Vienna:  la grande deflazione. Tutti a comperare le azioni ferroviarie – settore in fortissima crescita – per poi rivenderle poco dopo, a catena, guadagnando tutti … excelsior, sempre più in alto fino a quando ci si è accorti che il prezzo della “carta” (le azioni) era superiore di multipli rispetto al valore dei beni rappresentati e … boom! Scoppia la bolla: chi ha investito denaro proprio si è impoverito. Chi si è indebitato per potere investire, fa fallire se stesso e la banca che lo ha finanziato.

1929, USA: la grande depressione. Non si riesce a far arrivare le derrate alimentari dalla compagna alle grandi città. Si produce più di quanto si consuma e … boom, altro scoppio! Qui interviene l’industria bellica che rimette le cose a posto.

2008, USA:  mutui a gogò anche a chi non se li merita, mutui poi venduti da banca a banca (tutte con il loro bravo utile) fino all’ultima banca che ha cartolarizzato i crediti, vendendo ai risparmiatori frazioni di crediti inesigibili. Morale: tanti piccoli risparmiatori mai rimborsati; tanti piccoli debitori insolventi sfrattati da casa.

Anni 2000, Grecia: meno turismo “grazie” alla crisi in Europa e bilanci dello stato truccati, ed il gioco è fatto.

2015, Cina: PIL esplosivo, tutti si indebitano in banca per acquistare titoli/azioni/derivati che poi rivendono guadagnando fino a quando …. (v. anni 1870 e 2008). Gli esperti cinesi avevano avvertito, ma nemo propheta in patria! E poi, a rimetterci sono stati milioni di piccoli risparmiatori. I grandi avevano capito e si erano premuniti: sarebbe interessante andare a vedere chi sono stati i grandi venditori di titoli prima del crollo delle borse.

Historia (economica-finanziaria) magistra vitae? Quando mai!

P.S.: … e poi … la Cina possiede importanti quote azionarie in nostre banche, industrie etc.. La crisi cinese può avere effetti negativi anche sulla nostra economia.

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