FONDI LIBERI E SOMME IMPEGNATE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2014 @ 9:04 am
Detto altrimenti: com’è difficile governare … (post 1722)
Vi sono alcun i settori della spesa pubblica per i quali chi governa riesce ad “impegnare†fondi per anni: un tot all’anno, garantito a prescindere. Una sorta di variabile indipendente, nel senso: “Io ho tanto all’anno assicurato, per tot anni. Poi, il resto, quello che rimane, siete liberi di dividervelo come voleteâ€. Con il che spesso ci si trova di fronte a due fatti … anzi, a due misfatti:
- Vi è chi spende a man libera, “tanto resto all’interno del budgetâ€;
- Vi è chi deve governare la cosa pubblica con “quello che rimaneâ€: in genere miserie.
Dice … ma vi sono investimenti che richiedono esborsi pluriennali, ad esempio quelli per la Difesa (Ministero della Difesa). D’accordo, replico io, vada per la Difesa ma esiste anche un’altra difesa, la difesa del territorio dalle alluvioni. Ed allora facciamo subito due grandi categorie: da una parte collochiamo tutti (tutti) i settori che necessitano di somme pluriennali garantite (categoria “Aâ€) e dall’altra quei settori che possono essere gestiti e finanziati annualmente (categoria “Bâ€). Dopo di che stabiliamo le priorità all’interno di ciascuna categoria raffrontando fattispecie omogenee. Mi spiego: con riferimento a quanto sopra accennato, è prevalente la Difesa o la difesa? Ovvero, sono prevalenti i cacciabombardieri F35 (somme impegnate, 20 miliardi all’anno per 10 anni!) o la difesa idrogeologica del territorio (somme che dovrebbero essere impegnate, n.d.r.) ? Burrro o cannoni? Direbbe Paul Samuelson …
Quella dei “fondi impegnati” mi pare un po’ come quella delle “caste con privilegi acquisiti garantiti a prescindere” o come quella delle “gestioni separate per cui il bilancio dello Stato si vabbè ma prima io mi faccio il mio …  gli altri poi si vedrà , si arrangino con quel che resta se resta” o come quella delle gestioni separate dei fondi pensione o dell’Inps.
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SPENDING REVIEW NELLE FORZE ARMATE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2014 @ 8:33 amDetto altrimenti: ieri stavo veleggiando nel Garda Trentino quando improvvisamente … (post 1721)
… improvvisamente, di fronte alla pilotina della Benemerita da un anno tristemente ormeggiata inutilizzata nel porto della Fraglia della Vela ho rimpianto il tempo in cui la vedevo navigare per controllare e soccorrere chi navigava sul lago. Spending review, si dice, costava troppo.
La pilotina dei CC ferma. In compenso nei giorni scorsi sulla stampa locale un articolo: la Capitaneria di Porto vuole un ulteriore motoscafo … quelli di cui dispone sono troppo pochi … occorre acquistarne uno in più. Nel frattempo sono arrivate due nuove moto d’acqua della Polizia di Stato.
E poi, veleggiando davanti al Porto S. Nicolò, sopra il forte, c’è un bellissimo palazzotto rosa, vista lago. Un albergo? No. Una casa privata? No. E’ una “base logistica†delle forze armate. Base logistica, alias casa vacanze, simile al Centro Logistico con campi da tennis esistente nella parte alta della città di Riva del Garda. Altra casa vacanze.
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E quando si dice che la spendig review non deve essere lineare … giusto! Infatti questa qui non è lineare, è … selettiva!
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STEFANO CUCCHI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2014 @ 7:56 amDetto altrimenti: omicidio di Stato  (post 1720)
Tutti assolti in appello. Ho sentito alla radio che il rappresentante del sindacato delle forze di polizia avrebbe dichiarato che “se uno conduce una vita balorda, poi non c’è da stupirsi se poi gli capita …†(riporto virgolettato ma a memoria … ma il senso è esattamente questo). No comment.
Sono figlio di un Maresciallo dei Carabinieri. Ho prestato servizio militare quale sottotenente di complemento nella Brigata Alpina Tridentina. Sono laureato in giusripsrudenza. Sposato in Chiesa. Tanto per capirsi.
Ho sempre insistito a che i poliziotti abbiano un numero di riconoscimento sul caso e sul giubbetto.
All’interno delle carceri, dei posti di polizia (e anche delle stazioni dei CC?) cosa succede? Quello che era successo nella caserma di Bolzaneto a “quelli della Diaz”?
Il giudice giudica secondo “il suo libero convincimento†(ma ovviamente non oltre la legge!). Ciò lo mette al riparo da eventuali  “istruzioni gerarchiche†che invece sono lecite, possibili ed ammissibili in altri ambiti (nelle SpA, ad esempio), ma non lo esime dall’obbligo di evitare decisioni arbitrarie, come quando non tiene conto delle moltissime omissioni e trasgressioni – tutte documentate – delle regole che avrebbero dovuto garantire alla vittima un trattamento civile, umano, ma soprattutto legale.
In dubio pro reo, scrivevano e applicavano gli antichi romani. Ma i romani moderni no. Nel dubbio di non potere/volere accettare le certificazioni (degli organi pubblici!) esistenti, hanno deciso che la vittima ha torto ed hanno assolto i picchiatori ed i medici.
Quo usque tandem? Fino a quando, insomma, avremo questo stato (di cose) e questo Stato (quasi) di diritto?
Proceduralmente: se i giudici di primo grado si vedono modificate dal giudice di appello molte loro sentenze, sanno che ciò influirà negativamente sulla loro carriera. Il giudice d’appello invece non sbaglia mai, non può sbagliare, in quanto le sue sentenze possono essere impugnate in Cassazione solo per motivi di diritto, non di fatto, come quando ad esempio abbia (incredibilmente!) comminato una pena di anni superiore a quelli previsti dall’articolo del codice che viene applicato (è successo di recente!). Ma nel fatto no, essi non hanno nessun ulteriore controllo, quindi sui “fatti” sono “infallibili â€. Come il Consiglio di Stato. Quindi, arrivati in quelle posizioni, vi è solo “potere” e non anche la (possibile) “responsabilità “. E il potere disgiunto dalla responsabilità , nel migliore dei casi può diventare superficialità e – nel peggiore – arbitrio e malafede.
Dice … ma vi è l’esigenza della certezza del diritto, non si può andare avanti all’infinito. D’accordo, ma allora rispettate le regole, tutte le regole, anche quelle “intermedie”: ad esempio quelle che riguardano come trattare i fermati, gli arrestati, i carcerati, i malati e i loro diritti. Non solo le “regole finali” ovvero le sentenze passate in giudicato!
Dice … ma Cucchi si drogava … spacciava. A maggior ragione: proprio a queste persone va dedicata più attenzione, più cura, per cercare di recuperarle nell’interesse loro e della comunità , all’interno della giusta applicazione della pena legalmente prevista dal codice penale. Teniamo presente che un detenuto costa alla collettività 250 euro al giorno e che i detenuti che non hanno usufruito di un piano di recupero sono recidivi nella elevatissima  misura del 70%. Quindi, se non lo si fa per motivi umanitari, lo si faccia per motivi economici e pratici, ma lo si faccia.
Quanto alla immutabilità della sentenza di assoluzione … il PM ha annunciato che chiederà un supplemento di istruttoria. Forse – ma io non sono aggiornato e quindi scrivo “forse” – la sentenza può essere impugnata con una azione revocatoria, ove essa non abbia tenuto conto di alcuni fatti i quali nel procedimento di revocazione risulterebbero quindi esaminati ex novo, ovvero “nuovi”. E questi “fatti” non presi in considerazione potrebbero essere tutti quei “fatti intermedi” e quelle “violazioni delle regole intermedie” alle quali accennavo prima.
Oppure vale il principio “ne bis in idem” e cioè che nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso reato? Raga, mi sono laureato in legge nel 1968 (alla maniera antica, tradizionale, intendiamoci!) e poi ho sempre fatto un altro mestiere, ovvero ho gestito SpA … quindi mi sia concessa qualche incertezza … L’importante è avere posto il problema. Ad altri la soluzione.
E OGGI MI RILASSO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2014 @ 8:08 pmDetto altrimenti: dopo l’intensissima giornata di ieri, (vedi post precedente) oggi mi rilasso … (post 1719)
L’era ‘n pez che non portavo a vela l’amico Sergio … ed allora eccomi qui, a godere delle ultime giornate di sole autunnale (pare che da lunedì sera prossimo cambi il tempo). Alle 09.30 appuntamento alla barca, nel porto della Fraglia Vela Riva a Riva del Garda. Io sono lì ben da prima: metto in moto il motore fuoribordo con un’iniezione di benzina direttamente nella camera di scoppio (era fermo da un mese!); ripulisco alla bell’e meglio il pozzetto; armo le vele. Arriva Sergio e si parte! Verso Torbole quasi 30 nodi di vento: troppi per una barca da regata priva del giusto peso dell’equipaggio previsto (quattro persone e noi siamo solo in due), quindi ci manteniamo in zona monte Brione e Riva del Garda.
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Bordeggiando bordeggiando incrociamo la barca del mio caro amico Renzo Michelini, ottimo violinista dell’orchestra regionale Haydn, che a sua volta bordeggia con l’ultimo figlioletto, Giovanni. Chiacchieriamo a lungo, sul precedente e sul prossimo concerto, sulle qualità delle nostre barche, su quando ci siamo conosciuti “a velaâ€: era il 1992 e di acqua ne è passata sotto le nostre carene!
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Poi decido l’avventura: infatti pare che il vento sia un po’ calato, mi avventuro in zona Torbole, vento ornai ridotto sotto i 23 nodi. Qualche bordo e poi si rientra: a terra ci aspetta risotto con le brise etc. etc., un eccellente pranzetto da Zi’ Teresa, ovvero a casa mia, da Maria Teresa! Se non è relax questo!
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P.S.: la mia barca è un FUN, natante francese da regata;  di nome Whisper; modello originario di 30 anni fa; età di Whisper, 23 anni; numero velico (per le regate) ITA 526;  7 metri lft; stazza 2,8 tons; dislocamento (peso) 1 ton; randa 16 mq.; fiocco (autovirante), 8 mq; genoa, 16 mq; spinnaker, 40 mq. Motore fuoribordo da 4 CV; sartie volanti; carena planante: con oltre 20 nodi di vento sulle andature larghe plana come un surf. In regata, quattro persone. A passeggio, anche da solo. Traversate compiute; sei volte S. Vincenzo (Livorno) – Palau, sempre a vela, anche di notte, anche in solitaria. Das ist alles, questo è tutto.
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Poi, verso sera, a Messa, ho sentito una invocazione nuova, splendida, all’interno della Preghiera dei fedeli: “Per tutti coloro che soffrono a causa della loro coerenza sul lavoro … ascoltaci Signoreâ€.
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BICILETTA E DON LORENZO MILANI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2014 @ 8:04 amDetto altrimenti: … nello stesso giorno!  (post 1718)
Eh già , ieri, 31 ottobre: l’amico Fausto: “Dai che andiamo ad Appiano, Caldaro etc.â€. In bici, of course! Ok ma torniamo presto che alle cinque all’Università della Terza età , a Trento, Don Marcello Farina presenta un libro su Don Milani. Ok.
In auto fino ad Egna, dove incontriamo Otto che gestisce un chiosco di ottime mele locali. Ormai un amico, persona dai molteplici interessi culturali e sportivi, il figlio all’università di Berlino. Otto ci offre un bicchiere di succo di mela. Grazie Otto, ora il “dovere†ci chiama. 18 km fino a Bolzano, poi a sinistra la salita lungo il percorso dell’antica ferrovia.
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Poco prima di Appiano, in coincidenza di uno stop della pista ciclabile, a sinistra per una strada poderale asfaltata, in leggera discesa, semplicemente favolosa per l’ambiente (meleti e vigneti, allineati come solo i tedeschi sanno allineare!) che si attraversa e per i panorami (sul Lago di Caldaro) che ci regalala (usando una parola trita e ritrita, direi “da mozzafiatoâ€). Breve sosta al sole per un piccolo spuntino e poi velocemente all’auto. 42 km in totale. A Casa più che in tempo per andare all’Università della terza Età per ascoltare ….
… Don Marcello Farina che presenta ed introduce il libro “Lo schiaffo di Don Milani†del Professor Pier Giorgio Reggio, Edizioni Il Margine, presente l’Autore, pedagogista e formatore, docente alla Cattolica di Milano, esperto in “educazione degli adultiâ€, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione De Marchi che gestisce l’Università ospite.
 (Ho virgolettato da appunti presi a penna, quindi mi scuso con Marcello e con l’Autore per eventuali inesattezze)
 Marcello (rectius, l’Amico Marcello):
“Don Lorenzo Milani è stato una grande figura del novecento, un imprescindibile punto di riferimento per formatori ed educatori. Un prete degli anni ’60. Ha fatto molto parlare di se’ per la sua “Lettera ad una professoressaâ€; “Lettera ai giudici†(sull’obiezione di coscienza); “Esperienze Pastorali†di cui quest’anno ricorre il sessantesimo. Nato il 27 maggio 1923 a Firenze da famiglia di origine ebraiche, si trasferisce a Milano dove frequenta – insofferente – la scuola. Per motivi di guerra torna a Firenze nel 1942 e a 20 anni entra in seminario e nel 1947 diventa prete. La sua vocazione in quanto “cercava chi lo perdonasse”, ovvero, egli sperimentava che nella comunità cristiana si potesse accedere al perdono. Da prete, sette anni a S. Donato di Calenzano ove apre una scuola serale per adulti e sette anni a Barbiana, ove apre una scuola per ragazzi, Barbiana dove muore di malattia nel 1966 a soli 44 anni.
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Da Barbiana è uscito un nuovo modello educativo, ovvero quello di “dare ai ragazzi non quello che si sa ma quello di cui essi hanno bisogno per crescere nel senso di crescere per gli altriâ€. Il senso del libro di Reggio è che l’educazione ha a che fare con la giustizia molto più che con l’arricchimento delle nozioni che ognuno possiede. E lo “schiaffo†sta per “provocazioneâ€, per “profezia†per anticipazione di ciò che avverrà o almeno di ciò che dovrebbe, dovrà avvenire nel campo dell’educazione. Don Milani infatti anticipa, ed il libro lo coglie in pieno, il nuovo angolo visuale del binomio educazione-giustiziaâ€.
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Reggio:
“Il sottotitolo – Il mito educativo di Barbianaâ€, lo schiaffo come un Mito, uno schiaffo al conformismo educativo. Io ho vissuto l’esperienza educativa delle Scuole Popolari per adulti a Milano sotto la guida di Don Cesare Sommariva, prete operaio, animatore di quell’iniziativa, il quale utilizzava la logica di Don Milani. Egli affermava: “Non chiamiamo la nostra attività col titolo di programmazione. Chi siamo noi, privilegiati, colti … per “programmare†l’apprendimento di chi è stato meno fortunato di noi? Dobbiamo guardare le persone, non quello che noi sappiamo.†Invece oggi a scuola si guarda a quello che si sa non a quello che sono i ragazzi o gli adulti che ci ascoltano. “Guarda prima chi hai davanti†diceva Don Sommariva. Tutti dovrebbero essere messi in grado di andare avanti, non solo che parte da posizioni privilegiate per “classi precostituiteâ€. Proseguiva: “Non si possono far parti uguali fra disugualiâ€, ovvero lo stesso voto non può essere dato per gli stessi errori contenuti in due compiti uguali dati a due alunni diversi: a chi sa meno occorre dedicarsi e dare di più. A Barbiana si insegnava per 365 giorni all’anno, per otto ore al giorno. Era un vivere insieme, uno stare insieme, un “parlare†insieme anche per superare il fatto che il figlio del farmacista conoscesse 2.000 parole e quello del contadino solo 200 (la parola ed il suo uso è “potere”). Dalla conoscenza della parole, alla conoscenza della realtà che le parole rappresentavano, quindi anche lingue estere e viaggi all’estero, lavoro all’estero, per far crescere il bambino che non è un “adulto piccolo o un piccolo adulto†ma un essere diverso dall’adulto. Oggi purtroppo l’educazione è spesso fonte di ingiustizia: la meritocrazia a prescindere penalizza i più deboli a prescindere dal loro diritto di non essere sempre tali. Tuttavia la scuola può diventare la migliore forma di giustizia, ove cambi, s’intende. Quindi il lavoro educativo è innanzi tutto l’educazione degli educatori, del loro metodo operativo. Per me Don Milani è stato un pretesto. Questo non è un libro su Don Milani, ma un libro “da†Don Milani, ovvero narra cosa io ho capito e condiviso dall’esperienza educativa di Don Milani. Ed ho capito che oggi dobbiamo dare altre sberle al conformismo che relega l’immigrato in un angolo perché “non sa nemmeno la nostra linguaâ€. Il libro fa sì che ci si domandi: cos’è la cultura? Cosa vuol dire imparare’ chi insegna cosa a chi? Come si fa ad imparare? E al risposta è questa: non si impara per fare carriera, per trovare lavoro. Si impara per essere utili agli altri, per migliorare il mondo. Utopia? Forse. Mito? Sicuramente! E questo Mito deve essere tramandato ben oltre la vita dei ragazzi di Don Milani, il più giovane dei quali oggi ha all’incirca la mia età â€.
Nel dibattito che ne è seguito è emerso, fra l’altro come Don Milani fosse assolutamente e ferocemente contrario alle “mode†perché seguendo esse non si esercita lo spirito critico. Una frase di Don Milani morente: “Dio mi perdonerà per aver io amato più voi ragazzi di lui stessoâ€. Chi si ispira a Don Milani non deve far caso ai particolari dei 365 giorni … bensì deve ispirarsi all’ essere totali nel dare, a non avere spazi per se stesso, a non “insegnare selezionandoâ€: il merito dell’insegnante è soprattutto il dedicarsi a chi è meno dotato, non a selezionare i più dotati dai meno dotati. Meritocrazia, selezione, cose orripilanti agli occhi di chi ha compreso e segue l’insegnamento di Don Lorenzo Milani.
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AMICI DELLA MUSICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2014 @ 7:52 amDetto altrimenti: “Associazione†Amici della Musica, Riva del Garda  (post 1717)
30 ottobre 2014, prima assemblea dopo la scomparsa del nostro Presidente “storico†Ruggero Polito, avvenuta il 18 marzo di quest’anno. Eravamo, e in parte siamo ancora storditi da questo inaspettato lutto. Ruggero, persona – anzi Persona – dotata di una carica di Entusiasmo ed Umanità non comune, curioso di tutto, anzi, interessato a tutto e a Tutti (le lettere maiuscole non sono usate a caso), con i suoi occhi vivissimi, luminosi, scrutava l’Altro per capirlo, per condividerne i problemi, le gioie, i problemi, gli interessi. Diciamo anche che era un Uomo che era stato capace di “farsi strada“ e di “farsela da sé”. Nato in paesino del napoletano, si era laureato lavorando e quindi via via … fino a diventare Presidente del Tribunale di Rovereto. Tre figlie, cinque nipoti, la moglie dilettissima Maria Grazia che Ruggero ha incontrato ad Egna (Bz) dove l’allora ragazza era nata e viveva ed alla quale tutti noi ora siamo particolarmente vicini.
Ruggero era comunque … presente, nel senso che Maria Grazia ha rinnovato la tessera per se stessa e per il marito, con un aggiuntivo contributo in denaro da parte sua. Il Presidente Ballardini ha annunciato che il concerto del 21 marzo sarà dedicato alla memoria di Ruggero.
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Ma veniamo all’oggi. La sua scomparsa, dovuta ad un improvviso ed incurabile male, ha privato l’Associazione di chi la stava facendo “vivere†da quasi mezzo secolo. Sostituire una Persona simile non è facile. Vi si è dedicato l’attuale nuovo Presidente, nominato tale dall’Assemblea degli Associati del 30 ottobre, Professor Franco Ballardini, già Vice Presidente dell’Associazione e responsabile della sezione Rivana del Conservatorio Musicale Bonporti di Trento. Franco, aiutato dall’intero Consiglio Direttivo ha saputo ottimamente raccogliere una difficile eredità e sta rilanciando l’attività del sodalizio rivano. Il programma 2015? Qui in calce: si tratta dell’organizzazione di ben sedici concerti da gennaio a dicembre … mica male per un’Associazione che vive ed opera esclusivamente del volontariato di sette personeâ€. Un aggiornamento: in sostituzione di un Consigliere (Vice Presidente) diventato Presidente, è stata cooptata Consigliere la Signora Anna Bonora.
Finisco qui, ma una cosa devo dirla: Franco ha sottolineato come l’Associazione sia localmente la più “antica†nel suo genere ed unica in quanto sempre formata e retta da “rappresentanti del pubblico musicale” e  come sia auspicabile un coordinamento fra le molte iniziative similari ai fini della “logistica†della platea dei fruitori della buona Musica.
Dice … ma tu, Riccardo, che c’azzecchi con questa Associazione? Be’ … anni fa Ruggero – Amico carissimo – mi chiamò per esserne il tesoriere. Tutto qui. Ed ora che Lui non c’è più, non voglio tradirne la memoria e resto al mio posto, almeno fino a quando così vorrà il Consiglio Direttivo dell’Associazione.
Ed ecco il programma 2015:
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 1 -Sabato 24 gennaio, ore 17.30, Dro, sala consiliare
I solisti dell’Orchestra Haydn e i pupazzi di Luciano Gottardi
Mozart il piccolo stregone della musica
2 -Domenica 25 gennaio, ore 15.30, Arco, Casinò Municipale
Camerata Musicale Città di Arco – Concerto sinfonico
3 -Martedì 27 gennaio, ore 20.45, Riva del Garda, Chiesa di S. Maria Assunta
Duo Ivano Ascari – Leonardo Carrieri, tromba e organo
4Â – Sabato 21 febbraio, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
Trio Novalis, violino, violoncello e pianoforte – musiche di Robert e Clara Schumann
5 – Sabato 28 febbraio, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
Ensemble Emilio Rizzi, 12 violoncelli e soprano, direttore Italo Rizzi
Musiche di Goltermann, Marx-Markus, Bolzoni, Gardel, Villa-Lobos, Casals
6 – Venerdì 13 marzo, ore 20.45, Arco, Casinò Municipale
Orchestra Haydn, direttore Giacomo Sagripanti – musiche di Beethoven e Mendelssohn
7 – Sabato 21 marzo, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio – Duo Teofil Milenkovic-Gabriele Iorio, violino e pianoforte – Concerto in memoria di Ruggero Polito
8 – Sabato 28 marzo, Arco, Chiesa Collegiata
Camerata Musicale Città di Arco – Pasqua Musicale Arcense
9 – Sabato 18 aprile, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
Trio Rezza-Turri-Romani, soprano, mezzosoprano, pianoforte, Sabrina Simonetto voce recitante
Donne in prima linea (Duetti d’Opera)
10 – Sabato 9 maggio, Riva del Garda, Duo Arkos, violino e fisarmonica – musiche klezmer e di Semyonov, Dvarionas, Piazzolla, Galliano
11 – Venerdì 29 maggio, ore 20.45, Riva del Garda, Chiesa di S. Maria Assunta
Orchestra Haydn – Festival Regionale di Musica Sacra
12 - Giugno o settembre, ore 20.45, Riva del Garda, Chiesa dell’Inviolata
Ensemble Invisibile presente (11 esecutori + Direttore) – Musiche di Crescini, Priori, Ugoletti
13 – Inizio luglio, ore 20.45, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
Recital del vincitore del Concorso Pianistico Internazionale Città di Verona
14 – Sabato 24 ottobre, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
Concerto dei migliori diplomati del Conservatorio
15 – Sabato 21 novembre, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
Quartetto vocale e pianoforte a quattro mani – Brahms, Liebeslieder
16 – Martedì 8 dicembre, ore 18.00, Arco, Chiesa Collegiata
Camerata Musicale Città di Arco – Concerto sinfonico
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TRENTINO BIKELAND!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Ottobre, 2014 @ 1:40 pmDetto Altrimenti: bici, bici, bici, fortissimamente bici! Ovvero …
Goooood biiiiike Trentinooo …! (post 1716)
Non passa giorno che sulla stampa non si legga di nuovi record delle due ruote a pedali. Tutta l’Europa sta pedalando sempre di più, a tutte le età . La nostra stampa locale testimonia “Le due ruote hanno salvato la stagione turistica”. E allora, dai! Cosa aspettiamo a dare centralità e organicità allo sviluppo di questo settore?
Dice … ma lo stanno facendo anche le altre regioni d’Italia … non è più una novità … Si, è vero, ma noi in Trentino Sud-Tirolo alias Alto Adige abbiamo tre vantaggi competitivi: 1) la bellezza dei luoghi; 2) la nostra rete di ottime ciclabili in corso di completamento e raccordo; 3) i dislivelli. Cosa si intende con “dislivelliâ€? Eccomi a voi. In Austria esiste già una rete di ben 17 funivie che portano in quota i ciclo –escursionisti per farli planare su di una rete di 660 km di ciclopiste (Progetto, ormai realizzato, denominato  “Tirol Mountain Bike Safariâ€): si veda l’ultimo numero di BC-La rivista della FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, anno 4, n. 5 di settembre-ottobre 2014, alle pagine 36-39. E noi, in Trentino-Sud Tirolo, cosa aspettiamo?
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Ancora: allegato al numero della citata rivista, un opuscolo sulle piste ciclabili dal Ravennate al Delta del Po, con spiegazioni in sloveno ed in italiano. E noi, cosa aspettiamo a farne uno uguale per il prossimo numero della stessa rivista, magari in italiano inglese e tedesco, sulle piste e percorsi della nostra regione? Chi può e deve fare ciò? L’Ente Pubblico, supportato da chi di bici se n’intende. ovvero dalla FIAB la quale fa Bici-cultura e non bici-sport!
Dice … ma la biciletta è pericolosa: infatti l’altro giorno la Repubblica riportava il caso di un ciclista che ha investito una donna, la quale, cadendo, ha sbattuto la testa ed è deceduta. E’ vero, è successo. io tuttavia mi permetto si sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcun sottolineature:
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- Il ciclista che pedala sul marciapiede commette un’infrazione. Quante infrazioni commettiamo noi automobilisti in tema di superamento dei limiti di velocità e mancato rispetto della distanza di sicurezza?
- Non si tratta di ineducazione di un ciclista da di educare tutta la comunità , di ciclisti, automobilisti e pedoni;
- il numero delle biciclette in circolazione è di molto superiore al numero delle auto in circolazione;
- le auto in circolazione in un anno hanno causato tot (centinaia migliaia!) di incidenti gravi a danno dei pedoni;
- le biciclette in circolazione, nello stesso periodo, hanno causato un solo incidente grave, purtroppo mortale, a danno dei pedoni.
E allora? Allora, veni, vidi … bici e … good bike a tutti!
P.S.: si veda anche CAI Centrale, 2012, “Quadern0 di ciclo escursionismo”, reperibili in internet!
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GRUPPO DI LETTURA “LIBRINCONTRIâ€
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Ottobre, 2014 @ 5:41 amDetto altrimenti? Eccovi accontentati: “Gruppo di Lettura di Mirna Morettiâ€! Ovvero www.trentoblog.it/mirnamoretti    (post 1715)
Trento. “Per una di quelle stradiccole …”  ieri, reduce dalla pedalata Trento-Borghetto (vedi post precedente), un po’ di relax amicale-culturale.
Trento. Castello del Buonconsiglio. Dalle sue mura esposte ad ovest il terreno degradava sino all’alveo dell’Adige. Poi gli Austriaci deviarono il fiume per “fare spazio†alla ferrovia e da allora quell’alveo è diventato Via Torre Verde. Oggi in quell’area, parzialmente spianata, trova spazio Piazza della Mostra e, poco più sotto, la Via del Suffragio. Fra questa piazza e questa via, a fatica, soprattutto se avete la pretesa di scorgerlo dal lato della via sulla quale si apre un portoncino di legno antico che ha tutta l’aria di essere “solo†un acceso dl tutto privato, s’intravede uno stretto passaggio, una stradicciola che, nella sua parte interna, si allarga in una piazzetta.
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Ecco, siete arrivati. Su quella piazzetta si affaccia il Cafè de la Paix, il cui nome “tradisce†la sua origine di luogo di raduno di persone pacifiche, E’ un club ARCI. Ti ci puoi/devi iscrivere – la tessera costa veramente un pugnetto di euro l’anno – e così acquisisci il diritto all’accesso. E’ un Cafè Lab, ovvero Caffè Laboratorio: Caffè, nel senso che è un “bar†come tutti gli altri; Lab, nel senso che organizza corsi e attività varie: “Come mia nonna ..†ovvero corso di maglia e cucito; Raja Yoga; corsi di disegno e pittura; biocosmesi autoprodotta; etc. Inoltre vi è un piccolo pianoforte che aspetta solo di essere suonato.
In questo locale un po’ bohemienne si è trasferito quest’anno il Gruppo di Lettura di Mirna Moretti, in via di essere battezzato “Librincontri†(marchio registrato a nome di Giovanni S., n.d.r.!), gruppo “sfrattato†dalla precedente sede del Bar Libreria “Controvento†di Via Galilei, che ha cambiato gestione e destinazione commerciale – funzionale.
Come funziona il gruppo? Leggetelo sul blog di Mirna di cui sopra al titolo dell’articolo. Ieri sera abbiamo parlato anche di libri, ma su questo argomento scriverà Mirna stessa nel suo blog. Infatti ieri si è trattato soprattutto di una pre-visita, una sorta di sopralluogo per valutare l’ambiente, ed il verdetto è ampiamente positivo. In quello spazio infatti si respira un’aria diversa, ritrovarvisi … “Sembra di aver fatto un viaggio!†ho detto a Mirna la quale ha convenuto annuendo con un’espressione del viso fra in sognante ed il riflessivo, quasi rammaricandosi – questa è stata la mia impressione, o almeno così mi sarebbe piaciuto che fosse stato! – di non avere pronunciato lei stessa questo giudizio. Un po’ bohemienne, dicevo poc’anzi, ma soprattutto “spazio rilassante†nel quale si è accettati senza che ci si attenda da te che tu sia diverso da quello che sei: una persona che “legge libri e legge Voltiâ€, alla ricerca di se stessa e dell’ “Altroâ€, del “Volto†dell’Altro come appare dai libri che l’ Altro legge e che a sua volta non teme che il proprio “Volto†sia letto, capito e accettato dall’Altro che in questo caso sei tu. Della serie: “Dimmi se leggi e cosa leggi e ti dirò chi seiâ€.
Ed allora, appuntamento al Cafè del la Paix, lunedì 10 novembre ad ore 17,00! (Nota di servizio: la riunione si terrà al piano superiore, per cui se arrivando e guardando dall’esterno attraverso la vetrata non vedete nessuno, “nema problemaâ€: entrate, salite … noi saremo lì!)
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P.S.: nella foto del mio brindisi con Mirna, è rimasta “tagliata fuori” la titolare Francesca, animatrice del Club. Mi scuso con lei e cerco di farmi perdonare con un secondo brindisi a lei dedicato, interrompendo il pezzo di jazz che stavo eseguendo al piano: il bicchiere è quello di prima, idem il vino: tutto prestatomi da un amico molto comprensivo … al quale l’intero apparato è stato subito dopo restituito.
AL MERCATO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2014 @ 8:45 amDetto altrimenti: un altro “fotopostâ€Â  (post 1714)
Guardate a che ora ho pubblicato il post precedente. Poi sono andato al mercato a comperare le mele. Poi sono tornato a casa a prendere la macchina fotografica. Poi sono tornato al mercato a scattare alcune foto. Poi sono tornato a casa a pubblicare questo fotopost. Poi alle 10,30 … una delle ultime uscite in bici della stagione: Tento-Borghetto, 55 km, rientro in treno. Poi alle 17,00 al caffè letterario della collega blogger Mirna. Poi dice che vado a letto troppo presto la sera!
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Mercato cittadino, anzi, contadino, al mercoledì mattina in Via Filzi a Trento. Caldo, freddo, pioggia … loro sono sempre lì, ad offrirvi i loro prodotti a km zero o quasi, visto che provengono da una zona compresa nel raggio di due-tre km al massimo.
A me mi (“a me mi” … lo so che è sbagliato ma mi voglio sfogare un po’!) piace andarci anche per i colori, per quell’aria di “c’era una volta il mercato†poi quasi ovunque sostituito dai supermercati. Ma volete mettere la poesia dei colori dei tendoni, i colori delle lunghe file di frutta e verdura allineate con pazienza ed arte pittorica e il rapporto con chi la dipinge simili tavolozze? E poi: le sorprese. Questa mattina sfilata di moda di … zucche, di tutte le dimensioni e colori. Valeva la pena che tornassi a casa a prendere la macchina fotografica.
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Dopo gli scatti, l’inserviente (commessa? Titolare? non so …) sorridendo, mi ringrazia “Sa … quella composizione di zucche … l’ho fatta io …†e inaspettatamente soggiunge: “A lei piacciono le moto?â€. Che c’azzecca … ho pensato. Comunque ho risposto volentieri: “Più che altro io vado in bicicletta, tuttavia ho una “motoâ€, una Vespa Piaggio PX150 di 33 anni in ottimo stato…â€. “Vedrà , vedrà …†ha aggiunto con un sorriso. E allora aggiungerò anche una foto della mia Vespa, che volete … così lei (la commessa) e lei (la Vespa) saranno contente ed io … be’ … io “vedrò”!
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P.S.: … più che altro vado in bicicletta? Ed infatti eccomi qui, poche ore dopo,  a fotografare la mia mtb sulla ciclabile verso Borghetto all’altezza di Passo Buole.
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EXCELSIOR, PIU’ IN ALTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2014 @ 5:43 amDetto altrimenti: una poesia, due traduzioni diverse  (post 1713)
“Excelsior†è un breve poema scritto dal Poeta americano Henry Wadsworth Longfellow nel 1841. Esso è stato adottato quale “motto sociale†dalla SAT di Trento. Mi permetto qui di sottoporre alle lettrici ed ai lettori il testo originale inglese e due diverse traduzioni con la richiesta di esprimervi nei vostri commenti su queste due diverse interpretazioni del testo originale.
Testo originale
 The shades of night were falling fast,
As through an Alpine village passed
A youth, who bore, ‘mid snow and ice,
A banner with the strange device,
Excelsior!
His brow was sad; his eye beneath,
Flashed like a falchion from its sheath,
And like a silver clarion rung
The accents of that unknown tongue,
Excelsior!
In happy homes he saw the light
Of household fires gleam warm and bright;
Above, the spectral glaciers shone,
And from his lips escaped a groan,
Excelsior!
“Try not the Pass!” the old man said:
“Dark lowers the tempest overhead,
The roaring torrent is deep and wide!”
And loud that clarion voice replied,
Excelsior!
“Oh stay,” the maiden said, “and rest
Thy weary head upon this breast!”
A tear stood in his bright blue eye,
But still he answered, with a sigh,
Excelsior!
“Beware the pine-tree’s withered branch!
Beware the awful avalanche!”
This was the peasant’s last Good-night,
A voice replied, far up the height,
Excelsior!
At break of day, as heavenward
The pious monks of Saint Bernard
Uttered the oft-repeated prayer,
A voice cried through the startled air,
Excelsior!
A traveller, by the faithful hound,
Half-buried in the snow was found,
Still grasping in his hand of ice
That banner with the strange device,
Excelsior!
There in the twilight cold and gray,
Lifeless, but beautiful, he lay,
And from the sky, serene and far,
A voice fell, like a falling star,
Excelsior!
Prima traduzione
Fitta l’ombra cadea; tetro era il cielo
Quando un villaggio alpin vide un gagliardo
Oltre passar, che fra le nevi e il gelo
Reggeva alto-levato uno stendardo
E questo motto in esso
Misterioso impresso:
Excelsior!
Mesto era il fronte giovanil, divina
Lampeggiava sott’esso la pupilla,
Come brando in uscir dalla guaina;
E come tuba che argentina squilla,
Suonava alta la nota
Di quella lingua ignota:
Excelsior!
Sorgea pei lieti casolar la vampa
D’ospiti fochi ad ammansar il verno;
Al di là , sulla vetta ardua, s’accampa
Torvo lo spettro del ghiacciaio eterno;
Trasse un sospir dal petto
Profondo il giovinetto:
Excelsior!
“Non periliarti oltre la balza, o insano”
Grida il vegliardo; “colassù non senti
Adunarsi il furor dell’uragano?
Senza sponda divallansi i torrenti!”
Rispose d’uno squillo
La voce del vessillo:
Excelsior!
“Oh sosta, e sovra il mio seno reclina
Quella tua fronte travagliata e lassa”,
La fanciulla dicea. Sull’azzurrina
Pupilla ampia una lagrima gli passa,
Ne geme il cor; veloce
Pur replicò la voce:
Excelsior!
“Bada agl’aridi pini, alla foresta
Già dirotta dal turbine, ti sia
Custode il ciel dalla valanga”. È questa
La buona notte che il villan gli invia.
Lontano in sulla cima
Una parola intìma:
Excelsior!
Presso gl’albori mattutini, quando
Del San Bernardo per la chiostra algente
I pii monaci vengon mormorando
La consueta lor prece, repente
S’udì per l’aer rotto
Suonar l’arcano motto:
Excelsior!
Tra le nevi recenti i fidi cani
Un viandante ritrovar sepolto,
E ancor reggea fra le ghiacciate mani
Uno strano vessillo al ciel rivolto,
E questo motto in esso
Misterioso impresso:
Excelsior!
Quivi alla fredda e bigia alba del giorno
Giace la salma inanimata e bella;
Il sereno le spazia ampio all’intorno,
E come raggio di cadente stella
Piove dal firmamento
Il fatidico accento!
Excelsior!
Seconda traduzione
E’ scesa la sera.
Le ombre e la notte
slavinano a valle
a rapire una giovane vita
che compie il suo viaggio
s’un manto di voce attutita.
d’alpino villaggio
si sveglia al garrire
di una bandiera
recante uno strano messaggio:
“Più in alto!â€
D’aspetto egli è triste
al pari
di spento carbone
ma sotto le ciglia
scintillano occhi di brace
lame arabesche d’acciaio
scagliate saette a colpire
la luna e le case.
Un grido argentino
sanguina il cielo
gocce di buio:
“Più in alto!â€
E vede il calore e la luce
fasciare nel canto
riunite famiglie
magìa profumata e felice del fuoco
e soltanto per lui
quel poco
riflesso di ghiaccio
a indicare
là dove conduce la via.
Sospira il giovane
e parla a se stesso.
“Più in alto!â€
“Tentare non devi quel passo!â€
gli grida da sotto lanugine bianca
l’affetto d’un vecchio.
“E sta per tuonare!
Non senti il torrente?
Il suo rombo ti avverteâ€.
Ma alla parlante
ed antica
amichevole voce un po’ stanca
risponde uno squillo
di tromba vibrante:
“Più in alto!â€
Anche le donne
da dietro le porte
tentano invano fermare
la marcia di morte:
“Rimani a dormire sul seno materno!â€
è il loro amorevole invito.
Sospira
in silenzio com’era venuto
e ‘l buio dipinge colore del mare
due occhi ormai pieni di pianto
che innalza alla notte il suo canto
invito a partire incontro all’eterno:
“Più in alto!â€
ormai secche ed aguzze dei pini
ed alla valanga
che il foen svalanga dal monte!â€
E’ questo l’estremo saluto
che corre a sposare
in attonito tempio
di colonne ululanti silenzio
un gridato respiro:
“Più in alto!â€
Al nuovo mattino
sul passo del Gran San Bernardo
più forte del fischio del vento
devoti Pastori
intenti a innalzare la loro al convento:
odono nuova preghiera:
“Più in altoâ€!
pastore anche lui
scavando la massa di neve
fa emergere forme di ghiaccio
un giovane corpo
ed una speranza scolpita:
“Più in alto!â€
Sdraiate nel letto di neve
ormai senza vita ma belle
riposano statua e bandiera.
Lieve una stella
attraversa il velo dell’aria sospesa
mantello alla sera
e il pianto delle sorelle
fili di perle in un cielo cobalto
cadendo
consola con voce inattesa:
“Più in alto!â€.
Lo so, è un post strano, lungo … ma che volete … l’era ‘n pez che la cosa mi solleticava, ed allora mi sono detto: sentiamo un po’ che ne pensano lettrici e lettori. Quindi, grazie se leggete e commentate! Excelsior per voi tutti! Sempre più in alto … in montagna come nella vita!
Firmato: il vostro blogger Riccardo