INCONTRI – 24) FABIO PIPINATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Novembre, 2014 @ 2:23 pm

Riprendo il post oggi, 26 novembre, subito dopo la conferenza stampa sui due premi ricevuti dai due progetti a sud e a nord del monte Kenja (vedi in coda a questo stesso post)

Detto altrimenti: Trentino, dal Trentino per l’Africa  (post 1762)

La Persona mi incuriosiva. Anzi, mi interessa. Un poco schiva ma piena di contenuti. Infatti, amiche lettrici e amici lettori dei miei post, almeno questo me lo riconoscerete … e cioè che sono circondato – bontà e merito loro, non di certo mio! – da Persone di valore (la lettera “P” maiuscola non è utilizzata a caso).

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Fabio Pipinato

Fabio, nato a … etc.?

Sono del ’63, nato a Padova “ma” (si dice così, vero?) residente a Trento da molti anni; “ma” sposato con una Trentina, Paola Martinelli. Fra le altre cose – per inciso – sono stato il fidioterapista del tuo carissimo e purtroppo compianto amico Ruggero Polito …

Ruggero, una mancanza incolmabile … ma veniamo a noi. Di cos’altro ti occupi?

Dall’età di venti anni, di cooperazione internazionale. Ho iniziato nella Repubblica Centroafricana dove ho conosciuto la mia  futura moglie. Insieme ci siamo trasferiti in Ruanda …

Ruanda? In che periodo … mica al tempo della strage dei Tutzi ad opera degli Hutu (di cui alla terribile rappresentazione del film Hotel Ruanda, n.d.r)?

E invece si, proprio negli anni ’93 – ’94. La strage è del ’94: un milione di trucidati. Mia moglie ha poi testimoniato e raccontato quanto si è vissuto in quel tremendo periodo al regista del film Terry George, compreso il salvataggio di alcuni cani domestici europei prima che di alcuni bambini Tutsi, poi salvati da noi.

Terribile … potremo parlarne e scriverne in altra specifica occasione. Altre tappe del tuo percorso?

Il Premio Nobel Wangari Maathai

Il Premio Nobel per la pace  Wangari Maathai

Dal 2001 al 2004, sempre con ONG, in Kenya. Paola si è occupata di un  progetto sanitario; io della forestazione e soprattutto della deforestazione. A quest’ultimo riguardo, nel 2001 testimonial del mio progetto è stata la Dottoressa Wangari Maathai, la quale nel 2004 ha ricevuto, prima donna in assoluto, il premio Nobel per la pace. La Maathai conosceva molto del Trentino, delle sue foreste, del suo Corpo di Guardie Forestali, della nostra “Festa dell’albero” etc.. Ora, poiché il paese era uscito da una dittatura che aveva deforestato per vendere il legname alle multinazionali, lei si poneva l’obiettivo opposto e mi chiese un progetto nel settore.

E la tua risposta fu …

Creai il progetto “Tree is life”, albero è vita per deforestare di meno. Esso fu finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento (Governatore Lorenzo Dellai). In questo ambito, nacque prima il progetto e poi la realizzazione della “stufa incubatrice”.

Di che si tratta?

th[9]Di una stufa per cucinare, scaldarsi e covare le uova, di prossimo adattamento quale incubatrice o per neonati prematuri, la quale consuma meno legna e produce meno fumo. Il progetto è sostenuto da IPSIA – Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI del Trentino e dalla Fondazione Fontana, una ONLUS di Padova con sede anche a Trento e finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento.

 La stufa ha vinto in Kenya il Green Innovation Award (premio per l’innovazione verde). E’ stata la “first lady” del Kenya Ms. Margaret Kenyatta a consegnare il premio nelle mani del direttore del progetto “Tree is Life” Thomas Gichuru che ha costruito di persona le prime stufe a olle copiando quelle che scaldano le case delle Alpi italiane.

Invitata ad un expò delle Nazioni Unite sarà presentata in Italia in un convegno che avrà luogo in Vaticano il prossimo 4 dicembre, alla presenza di Papa Francesco.

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Lo staff trentino di Fabio: da sinistra, Andrea Lepore, Elisabetta Gardumi, Marinella Seidita, Gigi Moser, Gianni Ferrari, Marta Fontanari

La motivazione del premio è che si tratta di un’innovazione semplice come l’uovo di colombo. In molte famiglie di contadini kenioti sono state allestite nuove stufe in terra cotta con all’interno pietre refrattarie per il risparmio energetico. Esse sono costruite su di una intelaiatura di legno e rivestite di fango e terra rossa, la terra rossa dell’Africa ricca di ferro la quale trattiene e trasmette molto bene il calore. Costo unitario, al massimo €20,00 il che rappresenta una cifra comunque elevata per i kenioti ma infima per le industrie occidentali che non sono interessate ad un business così “povero” il quale – quindi – non rsischia di essere da loro monopolizzato e strumentalizzato.

  • Le stufe permettono di risparmiare più di un terzo della legna delle normali cucine.
  • Inoltre tolgono gran parte del fumo dalle cucine delle povere baracche africane: via il fumo e via anche le conseguenti malattie respiratorie.
  • Inoltre, l’aver alzato i fuochi dal pavimento salva la schiena a chi cucina in quanto era prima costretto a sollevare pentole da terra; altra cosa è sollevarle da 60-70 cm da terra.
  • Ma vi è un ulteriore vantaggio: infatti queste stufe, nelle quali l’alimentazione della legna avviene fa una fessura orizzontale posizionata nella parte superiore/anteriore della piccola struttura, presentano, a livello pavimento, la cavità tipica delle stufe a olle costruite nelle nostre montagne. Qui sotto vengono deposte le uova da cova al posto della legna da seccare o delle scarpe da asciugare: le uova si schiudono ed i piccoli pulcini possono trovare del mangime in un ambiente estremamente pulito, caldo, secco e buio, senza l’oltraggio di un lampada accecante come nelle nostre incubatrici industriali. Ad onor del vero a mettere per la prima volta le uova sotto la stufa non è stato un centro studi ma – casualmente e per errore – un bambino keniota!
1) Incubatrice - 2) Recinto interno - 3) Recinto esterno - 4) Alimentazione combustibile - 5) Fornelli - 6) Parete della capanna

1) Incubatrice – 2) Recinto interno – 3) Recinto esterno – 4) Alimentazione combustibile – 5) Fornelli – 6) Parete della capanna

La cavità ove si schiudono le uova viene tenuta quasi quotidianamente pulita dal contadino per prevenire malattie per i neo nati pulcini. In questa cavità i pulcini rimangono la prima settimana di vita. Viene loro dato sia mangime adeguato che acqua. La stufa, poi, comunica con un piccolo recinto protetto delle dimensioni della stufa stessa. Qui vi si crea  la temperatura essendo detto recinto-gabbia all’interno dell’abitazione e contigua alla stufa. I pulcini possono quindi crescere indisturbati ed al sicuro. Escono dalla cavità per passare al primo recinto a partire dalla seconda settimana di vita e con il passare dei giorni si allontanano sempre più dalla stufa prendendo confidenza con il nuovo ambiente protetto.

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Modello con alimentazione separata

Questo primo recinto con rete a maglia stretta interno alla casa ed adiacente la cucina è possibile solo in Africa e non certo in Europa ove le diverse legislazioni ne vieterebbero l’allevamento per motivi di igiene, sicurezza, etc.. Trattandosi spesso di abitazioni-baracca, tramite una fessura sulla parete in legno il primo recinto è collegato ad un secondo recinto, esterno alla capanna, ove i piccoli polli possono tentare lo sbalzo di temperatura e di umidità. Questo secondo recinto ha una rete di ferro anche a pavimento onde evitare incursioni di animali predatori. Il raccordo tra queste tre semplici unità: sottoforno, recinto interno e recinto esterno con relativa gradazione di temperatura costituiscono l’innovazione che ha permesso allo staff di Tree is Life in Kenya di vincere il Green Innovation Award. Trattasi di una modalità molto semplice di allevamento ma, nel contempo, molto efficace. Ora si sta differenziando anche con quaglie ed altri uccelli da cova.

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I tempi; 10 gg sotto la stufa, un mese nel primo scomparto; un mese nel secondo; poi nel cortile; poi “sopra” la stufa (in pentola!)

Con questa modalità si viene a risparmiare un terzo di legna dentro la stufa; due terzi di fumo dentro la cucina con il vantaggio di avere, nel contempo, un terzo di pollame / carne bianca in più da mettere un domani “sopra” la stufa. Le galline nate in queste condizioni protette sono di gran lunga più forti e sane delle loro coetanee che nascono liberamente nei cortili delle baracche africane e che inoltre spesso diventano facile preda di altri animali. Infatti esse crescono sotto l’occhio del fattore, della massaia che si accorgono subito se una è malata o è debilitata. In cucina, inoltre, cadono sulla gabbia gli avanzi alimentari abituando i pulcini a cibo diversificato.

Trattasi di un allevamento che si realizza a bassissimo costo e senza la necessità di corrente elettrica per cui è accessibile ai più. In tutta l’Africa v’è una capanna, una cucina ed un focolare. Basta alzare il focolare sfruttando il calore sia verso l’alto per cucinare le pietanze e sia verso il basso per la cova delle uova.

Le famiglie che hanno sperimentato la “stufa che cova” hanno avuto un’addizionale di reddito di un quarto di stipendio circa. Un uovo da cova, infatti, costa meno di un euro (0,90 Kshs). Se un contadino acquista un uovo potrà rivendere il pulcino dopo un mese a 2,5 euro. L’utile netto, tolte le spese di mangime ed ammortamento stufa, è di 1 euro per pulcino. Moltiplichiamo il tutto per 50, tante quante le uova che stanno sotto una stufa domestica, e vedremo che l’utile per il contadino sarà di 50 euro al mese. Non male, in quanto il reddito medio delle famiglie contadine che vivono per lo più di autoproduzione è di 150 euro al mese. E, grazie alla stufa, passerebbero subito a 200 euro al mese.

Premiate dalla FAO

Premiate dalla FAO

Sono soprattutto le donne africane, costrette quotidianamente a percorrere diversi chilometri a piedi per procurare legna per preparare il pranzo ad aver apprezzato questo progetto.  Esse infatti non cucinano più curve ed in ambienti molto fumosi. E non è un caso che il progetto sia stato apprezzato dal Governo del Kenya, dal Vaticano e da UNwomen delle Nazioni Unite per le donne) ed esposto nel mese di ottobre presso un expò internazionale a Nairobi.

Il 4 dicembre prossimo il progetto verrà presentato a Roma, in Vaticano, nell’ambito di un convegno sull’economia domestica all’interno di un momento promosso dalla FOCSIV – Federazione Organizzazioni Cristiane Servizio Internazionale Volontario che vedrà Papa Francesco parlare di cooperazione internazionale ed economia domestica.

Incredibile! Multa paucis … grandi risultati con investimenti minimi. E quante stufe sono state realizzate sino ad oggi?

 Ne sono in funzione circa 3.000, tutte autocostruite.

 Fabio, questo progetto ti sta assorbendo molto … oppure hai qualche altra sorpresa per “sorprendeci”?

Be’ … visto che me lo chiedi … mercoledì prossimo 26 novembre 2014 alle ore 11,00 presso la sede ACLI di Via Roma a Trento, al IV piano sui terrà una conferenza stampa per illustrare un altro mio progetto, realizzato a nord del monte Kenia (le stufe sono state create a sud della montagna): Un progetto per la realizzazione e conservazione di marmellate, premiato proprio questo mese dalla FAO e dal Governo del Kenia come il “miglior progetto agroalimentare dell’anno”.

Fabio, ma tu … che passaporto hai?

Ne ho due: italiano e keniota

Ma ti senti cittadino di …

Del mondo.

Grazie, Fabio. Ho finito. Da blogger dico che questa intervista arricchisce e nobilita molto il mio blog: e te ne ringrazio. Da persona … spero che molti la leggano perché si tratta di una testimonianza arricchente e che  stimola tutti noi a fare di più per gli Altri: e te ne ringrazio.

A seguito della conferenza stampa del 26.11.2014

IMG_2546Presso la sede Acli, Via Roma 57, ore 11,00, quarto piano. Presenti per il Comune Andrea Robol, per la Provincia Autonoma di Trento Luciano Rocchetti, sono stati presentati alla stampa i due progetti premiati: il forno di cui sopra (realizzato a sud del monte Kenja ad oggi in 3.000 esemplari) e il progetto premiato dalla FAO come il “miglior progetto di trasformazione agroalimentare”.

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Rispetto a quanto già detto, del primo progetto aggiungo:

  • IMG_2537i forni sono facilmente deteriorabili ma altrettanto facilmente manutenzionabili  a mano;
  • Il bambino che per primo – sia pure involontariamente – ha utilizzato i forno come incubatrici si chiama Kamau;
  • Il 4 dicembre p.v., dopo la presentazione a Papa Francesco, alle ore 15,00 a Roma si terrà un Convegno presieduto dal Vice Ministro Andrea Olivero, già Presidente Nazionale Acli;
  • la deforestazione per uso riscaldamento e cucina aumenta molto di più di quella per usi industriali;
  • il modellino qui a fianco è stato realizzato da Gianni Gecele.
Gianni Gecele

Gianni Gecele

Rispetto al secondo progetto:

  • a lavorarvi sono le sole donne (l’uomo non lavora!);
  • il processo produttivo arriva fino al confezionamento;
  • i prodotti (marmellate, tè, carcadè, camomilla, etc.) alimentano la catena Mandacarù – commercio equo e solidale;
  • il premio FAO ricevuto non è accompagnato da denaro (come il primo progetto di cui sopra) ma abilita all0accesso ai bandi FAO.

I rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni hanno espresso i complimenti ad IPSIA e ai realizzatori delle due iniziative premiate, evidenziando come

  • buone idee
  • capacità di mettersi in rete
  • capacità di informare e comunicare
  • capacità di realizzare multa paucis

possano sortire grandi risultati che fra l’altro contribuiscono – ala diffusione di un’immagine ottima del Trentino.

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POLITICA – ANTIPOLITICA – BUONA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Novembre, 2014 @ 2:11 pm

Detto altrimenti: non è mai un binomio, ma un trinomio   (post 1761)

Par condicio: provo a elencare un campione di quanto rispettivamente e quasi reciprocamente viene contestato fra diverse forze politiche/sociali, in quanto “decisioni fondamentalmente populiste”:

  • 80 euro a (quasi) tutti!
  • Non pagare in canone RAI!
  • Nessuna tassa sulla casa!
  • Sciopero generale!

Orbene, se una persona contesta contemporaneamente tutte queste scelte, rischia di essere tacciato di antipolitica. Invece io penso che se alla pars destruens (la citata quadruplice critica) costui facesse seguire la pars construens, ovvero le proprie proposte alternative, ecco che la sua potrebbe essere una “politica diversa” financo a poter diventare essa stessa una  “buona politica” (perché no?).

Dice, ma tu blogger … non è che come per il calcio in ogni bar ci sono almeno tre CT della “nazionale” anche in ogni blog c’è almeno un “deus ex machina”? No, scialla raga, calma ragazzi. Qui nessuno vuole salire in cattedra, ma questa giusta e doverosa presa di coscienza della propria posizione, del proprio livello, delle proprie capacità, dei propri limiti non può e non deve impedire ad ognuno di cercare di ragionare.

Un esempio: a chi proclama lo sciopera generale dei lavoratori per i mancati rinnovo contrattuali, una parte politica risponde che ha destinato prioritariamente le (poche) risorse disponibili a chi il lavoro non lo ha o a chi è remunerato a livelli infimi. Ecco, una spiegazione a livello di “diverse priorità”. Mi sta bene. Tuttavia non basta: a mio sommesso avviso occorrerebbe poter disporre dell’intero elenco di tutte le priorità (fabbisogno finanziario) e del relativo piano delle coperture (copertura finanziaria), secondo cifre agglomerate in modo significativo, secondo schemi semplici comprensibili da ognuno. Ad esempio, mi chiedo: è sempre valido quella LBP- Legge Bipartisan Privilegio (dicembre 2011 o 2012, non ricordo) che per dieci anni assegna ben 20 miliardi di euro l’anno alla difesa, a prescindere da altre priorità? Ovvero, “burro o cannoni”? Difesa …  da eserciti stranieri o da alluvioni?

Ora, restando nel campo della comprensione della completezza delle leggi,  mi piace tornare al mio  amato“latinorum”:

“Legem breve esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur” (Seneca, Epist., 94, 38): le leggi (e il loro sistema, n.d.r.) devono essere concise, perché più facilmente vengano comprese e tenute a mente da chi non è del mestiere.

“Corruptissina repubblica, plurimae leges” (Tacito, Annal. 3, 27): quando la Repubblica giunge all’estremo della corruzione, si moltiplicano a dismisura le leggi. Ovvero: il moltiplicarsi eccessivo delle leggi corrompe il sistema democratico.

E voi, che ne dite?

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LA SECONDA DOMANDA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Novembre, 2014 @ 9:47 am

Detto altrimenti: … e la seconda risposta: assai più importanti delle prime due …  (post 1760)

Succede spesso. Nel convegni, nelle conferenze stampa, nella rubrica lettere al direttore: l’interpellante fa una domanda, l’interpellato risponde, talvolta in modo elusivo o incompleto. E la cosa finisce li. Avanti un altro …

Si dice: il convegno, la conferenza stampa, la lettera al direttore è segno di democrazia nel senso che tutti possono intervenire, tutti possono porre domande, tutti avranno risposta. Solo che la vera democrazia non è “poter fare una domanda e ricevere una risposta”, bensì “fare una domanda e ricevere la risposta (completa ed esauriente)”.

Ed allora ecco il valore del “poter fare la seconda domanda”, ove la prima risposta non sia centrata, completa ed esauriente.

Perché ho affrontato questo tema? Per rivalutare – se mai ce ne fosse bisogno – il blog, che è un giornale, un convegno, una conferenza stampa, una rubrica di lettere al direttore assolutamente “open” ovvero aperta sine die alle domande di ognuno, alla risposta mia (che poi direttore non sono ma solo blogger) e di altri lettori, alla controreplica etc. etc.. Insomma, il blog è uno strumento vivo sempre. Nel senso – ad esempio – che se voi, care lettrici e cari lettori – semplicemente lo voleste, potreste andare a riprendere uno qualsiasi dei miei 1759 post (1760 con questo qui) e formulare domande, osservazioni, integrazioni, critiche, etc. E vi pare poco? E quindi, bravo blog, forza blog, ad maiora!

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DURA LEX SED LEX

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Novembre, 2014 @ 7:43 am

th[1]Detto altrimenti: per quanto una legge possa essere severa, dura, difficile da essere compresa e accettata, tuttavia è pur sempre una legge  (post 1759)

E allora, rispettiamola in ogni caso questa nostra legge! Ma se poi all’atto pratico la riscontriamo inadeguata, ingiusta, allora modifichiamola aber schnell auch, ed anche di corsa!

Quale differenza fra la concisione latina e la nostra verbosità! Dovremmo imparare dai nostri antenati ad essere sempre più concisi. A parte ciò, sono stato sollecitato a scrivere questo articolo da due fatti:

  • la condanna dei due attentatori (che si trovano all’ergastolo) della strage di Bologna ad un risarcimento di 2,2 miliardi di euro;
  • la prescrizione in favore del responsabile della morte di 3.000 persone uccise dall’amianto.

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Nel primo caso mi chiedo: la condanna sarà efficace, ovvero dove dovrebbero prendere i denari i due condannati per pagare il dovuto? E qui mi pare che non ci possa essere risposta alcuna. Fine.

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Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny

Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny

Nel secondo caso, prescrizione perchè l’azione dolosa è cessata nel 1985, anche se le morti continuano ancora oggi. A questo riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori tre sottolineature:

  1. occorrerebbe esaminare se vi sono state colpevoli ritardi da parte dei magistrati, ritardi che hanno consentito il decorso della prescrizione, ed anche come mai Tribunale e Corte d’Assise d’Appello non si sono “accorti” che il reato era prescritto. Quale enorme offesa alla parti lese! Se io fossi parte lesa mi chiederei se non fosse il caso di fare causa allo Stato perché i suoi organi hanno fatto maturare la prescrizione. Quale enorme spreco di denaro pubblico! (Che ne pensa la Corte dei Conti?).
  2. Occorre intervenire subito a livello legislativo per evitare che si ripetano casi del genere, emanando una nuova, diversa “bona lex”. Infatti i nostri padri latini affermavano “Leges bonae ex malis moribus procreantur” (Ambrogio Teodosio Macrobio 390-430 d.C., Saturn., 3, 17, 10), ovvero le buone leggi nascono dai mali costumi.
  3. Lo sfregio al nostro Paese perpetrato dal magnate svizzero (e dalle nostre stesse leggi!), colpevole ma “impunito” mi ricorda quell’altro oltraggio che abbiamo subito, quello dei morti del Cermis ad opera dei piloti USA. Anche loro “impuniti”, anzi, “promossi sul campo” a casa loro.

In un prossimo post mi permetterò di elencare altri proverbi e modi di dire latini a riguardo delle leggi. Historia magistra vitae … in questo caso lo possiamo ben dire: ma noi cerchiamo solo di essere scolari attenti e diligenti …

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PAROLE, FATTI, VERSIONE DEI FATTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Novembre, 2014 @ 10:21 am

Detto altrimenti: facciamo un po’ di “tecnica della comunicazione” (post 1758)

Premessa

  • Informazione: io ti dico una cosa, oppure tu la dici a me
  • Comunicazione: discutiamo insieme, comunichiamo (comunicazione = communis actio, azione comune).
  • Da anni nel mondo anglosassone (USA) la IT Information Technology è stata sostituita dalla ICT, Information Communication  Technology.
  • Tuttavia, spesso, il termine “comunicazione” viene comunemente usato nel senso di “dare informazione”. In questa mia breve esposizione utilizzo il termine in questa sua ultima, comune, diffusa (anche se tecnicamente inesatta o quanto meno parziale e superata) accezione.

 Fine della premessa

 “I fatti, signori miei, contano i fatti, non le parole!” Quante volte, amiche lettrici ed amici lettori, avrete sentito questa frase! Ed io oggi metto un sassolino nell’ingranaggio di questa scelta binaria “fatti o parole”, introducendo un terzo candidato alla “medaglia d’oro” della comunicazione: la “versione dei fatti”. Versione dei fatti. Versione, dal latino vertere, ovvero “girare sotto sopra, rivoltare, mutare, trasformare”.

La “versione”, ovvero il come vengono (diversamente) raccontati e scritti. In matematica esiste una “versione” neutra per rappresentare un numero, né in forma positiva (ad esempio, +5), né in forma negativa (nell’esempio, -5): ovvero si scrive “I5I” ovvero 5 fra due barre verticali, “in valore assoluto”: né positivo, né negativo. Cinque e basta.

Ecco, il “valore assoluto” del fatto viene spesso travolto dalla sua “versione” ovvero dalla retorica dello scrittore o del parlatore; dalla sua mimica; dal suo tono di voce; dal volume della sua voce; dall’utilizzo delle sofisticate arti di un dilagante populismo; dagli “effetti speciali” di adunate imbandierate alla stessa guisa; dal clamore dell’unanimità dilagante; dalla minor fatica che si fa nel seguire – annuendo – la moda anziché nello sforzarsi di ragionare con la propria mente; dal “prestigio a rimorchio” che si ottiene seguendo la fama (fama in valore assoluto, quindi positiva o negativa) del più conosciuto e noto oratore/scrittore di turno.

E la fatica, amici, la fatica – quanta fatica!- che si fa a rimontare la china di una discussione scivolata su questi tappeti viscidi e sfalsanti sui quali ogni mente onesta rischia di fare un volo, di finire a gambe all’aria … quanta fatica costa il riportare il fatto al se stesso e non alla sua versione!

Ma allora, che fare? Cadere vittime delle ingiuste versioni dei fatti e consolarsi con il piangersi addosso, paghi della visione che si ha di noi stessi allo specchio: una visione limpida, onesta, serena, forte della verità del fatto ancorché negato e sfalsato da altri? No, amici: occorre rispettare la “verità del fatto” e intervenire prima, molto prima, ovvero al primissimo accenno del distacco della valanga “versione distorta”, bloccarne lo scivolamento a valle sin dalle prime parole. Già, perché come ci ha insegnato Don Lorenzo Milani, “le parole sono pietre” e le pietre scagliate alla cieca possono colpire e fare danni … e una parola che “descrive in modo assoluto” non fa danni ma una parola che “verte”, cioè che “fa versione”, ne fa e molti.

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LA CITTA’ E’ ANCHE DELLA POLIZIA MUNICIPALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Novembre, 2014 @ 6:01 pm

Detto altrimenti: problema antropologico, la città è anche mia … anzi, doppiamente mia … o almeno così dovrebbe essere, soprattutto se faccio parte del Corpo della Polizia Municipale    (post 1757)

Martedì 18 novembre 2014

. .WP_20141118_003 .

Ore 14,30: Piazza della Mostra a Trento. Mi fermo a fotografare il Castello del Buonconsiglio attraverso una trama  arabescata  d’oro.

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WP_20141118_006Ore 14,35: scorgo una persona addormentata su di una panchina proprio all’altezza dell’area di sosta dei bus turistici. Fa freddo. Lui indossa una giacchetta leggera e per ripararsi dorme in posizione “fetale”. ai piedi una sola scarpa. L’altra è a terra. Arriva un esponente della Polizia Locale. Io mi aspetto che lo svegli, lo soccorra. Niente di tutto questo. Si avvicina, lo guarda, se ne va. Io lo fotografo di spalle … hai visto mai che mi arresti per … chessò? “Foto abusiva di Pubblico Ufficiale”… è meglio essere prudenti … noi blogger …

. .WP_20141118_007   Ore 14,35: una comitiva di giovani appena scesi da un bus turistico osserva la scena. . .

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Dalle ore 14,40 alle ore 15,00: telefono alla Polizia Municipale, 0461 884444. “Gli uffici sono chiusi. per emergenze attendere in linea”. Musichette varie. Attendo lo spazio di due musichette e rotti “per non perdere la priorità acquisita”. Nessuno risponde alla mia chiamata di emergenza. Riattacco. Dentro di me commento: il “barbone” dorme. Ma … solo lui dormiva? No, ragazzi … Infatti …  una tempestiva risposta al telefono, la solidarietà umana, il dovere d’ufficio, la difesa del decoro della città, lo spirito di iniziativa, il buon senso,  un comportamento normalmente umano, una normale virtù sociale … tutti comportamenti, sentimenti e qualità  che dormivano … anch’essi, al fianco del “barbone” (al quale chiedo scusa per il termine che sto usando … ma lo sto facendo apposta, provocatoriamente: se una persona si trova in quello stato, va soccorsa in ogni caso, anche se ubriaco, anche se drogato, anche se “semplicemente” disperato, anche se “nient’altro che” barbone: anzi … a maggior ragione!

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LA RETRIBUZIONE DEI MANAGER PUBBLICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Novembre, 2014 @ 2:08 pm

Detto altrimenti: non si è mai abbastanza specifici   (post 1756)

Trentino. E’ di questi giorni la pubblicazione sulla stampa localedelle retribuzioni di amministratori e manager pubblici (rectius, della provincia: nulla si dice delle molte SpA comunali). A tal fine mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune sottolineature, al fine di una corretta valutazione di quelle cifre.

Infatti occorre distinguere fra

A) Amministratori (componenti dei CDA-Consigli di Amministrazione)

  • presidenze
  • con deleghe
  • senza deleghe
  • assistiti da una struttura manageriale
  • non assistiti da una struttura manageriale

B) Manager (Direttori e dirigenti, dipendenti)

Inoltre occorre distinguere fra chi opera

  •  in regime di monopolio
  • nel libero mercato

Ancora, occorre distinguere fra

  • chi ha una responsabilità precisa
  • chi ha una responsabilità formale

Ed ancora, occorre distinguere fra

  • chi opera a tempo pieno
  • chi opera a tempo parziale

Non basta. Infatti occorre distinguere fra collaboratori

  • con partita IVA vera
  • con partita IVA finta (ovvero con unico cliente)

Inoltre occorre valutare

  • se quell’emolumento è il suo unico reddito
  • se si tratta di persona già plurireddito (con pensione, altro incarico, etc.)

Va anche considerato se la persona proviene da una lunga carriera

  • manageriale oppure
  • politica oppure
  • amministrativa

Occorre poi distinguere se la Spa nella quale ciascun personaggio opera sia

  • una SpA semplicemente da gestire, oppure
  • una Spa da costruire ex nono o che debba costruire il proprio avviamento e mercato.

Quanto alla parte di retribuzione legata ai risultati, occorre distinguere fra

  • risultati “veri”. cioè dovuti all’azione delle persona, quale ad esempio la realizzazione di un’opera pubblica
  • risultati “finti”, dovuti a cause esterne, quale ad esempio il forte incremento nella produzione dei energia elettrica dovuta alla maggiore piovosità della stagione.

 Infine, per valutare l’equità e la congruità del livello retributivo di ognuno, occorre avere riguardo alla dimensione della Società entro al quale si opera, non nel senso che “Società più grande paga di più”, bensì nel senso opposto e cioè che “società più piccola spesso non si può permettere di pagare quanto sarebbe giusto un suo Amministratore/manager”.

 Come vedete, non ci si può permettere di esprimere giudizi generici. Infatti le possibili combinazioni senza ripetizione sono nel numero di “25 fattoriale”, ovvero 25 (variabili) moltiplicato per 24 e quindi per 23 e quindi per 22 etc. fino a “per 1”! Fate il calcolo voi stessi del totale (ma alla fine non moltiplicate anche per zero sennò vi fregate con le vostre stesse mani!). Quindi io non mi ci provo nemmeno ad illustrare i singoli casi. Piuttosto, alla luce di quanto sopra, esaminate voi stessi la posizione di un amico, di un parente, di un politico che si trovi a gestire una funzione aziendale pubblica. Se poi me lo chiederete, vi porterò io qualche esempio concreto, qualche testimonianza effettiva …

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VECCHIA RACCHETTA QUANTO TEMPO E’ PASSATO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Novembre, 2014 @ 2:49 pm

Detto altrimenti: no, ora ti porto in casa, basta cantina ….   (post 1755)

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Oggi sono sceso dabbasso per cercare alcuni gommini … sai … di quelli  che servono a chiudere i tappi automatici. E ti ho rivista. Improvvisamente una scintilla: sei un oggetto prezioso, un “cofanetto” di ricordi … non è giusto trattarti così. E poi sei un pezzo raro, storico, da museo nel senso che tutti ti verrebbero ad ammirare, con la tua struttura in legno, le corde in budello di bue … Ecco, ti voglio collocare alla parete, come un quadro … voglio sentire i commenti dei miei amici quando ti vedranno …

Avevo sei anni quando mi ti hanno regalata. Ora ne ho settanta. Da ragazzino/ragazzo, dopo alcuni anni di “vera gloria”, io ho cambiato mestiere” ed ho abbandonato il tennis, ma tu, tu mi hai sempre seguito. E poi, da grande (io da grande, non tu), ti ho fatto superare una decina di traslochi, per riporti sempre in cantina. E tu hai accettato, senza mai protestare. Vabbè che eri in buona compagnia: una picozza (ancora ottima oggi!), un vecchio paio di ramponi, una corda da 40 metri, un piccolo campionario di chiodi da roccia che conservo per puro ricordo, il casco da alpinismo. Gli scarponi? No, “quello il vecchio scarpone” ha già trovato posto ai “piani superiori”, in uno scaffale normale, accanto ai suoi nipotini: un paio di scarponi da montagna nuovi nuovi.

DSCN0828Dove avevo cominciato a farti “lavorare”. Abitavamo a Genova, ricordi? Vicino casa c’era il circolo ricreativo dell’ILVA (ILVA, oggi diventata tristemente famosa per i noti motivi di inquinamento ambientale a Taranto). Fra le altre strutture, due campi da tennis aperti anche ai ragazzini estranei alla società ma desiderosi di imparare, quali io e mio fratello eravamo. E allora dai … si gioca a tennis! E poi qualche anno dopo … eravamo in vacanza in montagna, a S. Stefano d’Aveto. Vicino al paese un villaggio di villette, il Villaggio Alpino … l’aveva realizzato tale ing. L. (solo l’iniziale per motivi di privacy) … te la ricordi sua figlia R. (solo l’iniziale per motivi di privacy) ? Quanto era carina! Dai che ormai queste cose ormai potremmo ben dirle! Sarà nonna anche lei … Ma torniamo al tennis. L’abbonamento stagionale ti dava diritto a mezz’ora a testa al giorno e siccome ci presentavamo in quattro, facevano due ore. “Ma però siccome che poi” nessun altro si presentava per utilizzare il campo, noi quattro s’andava avanti sino alle campane di mezzogiorno! Evviva la gioventù! Ci si presentava a casa colorati come i pellerossa: già, perchè il campo ovviamente era in terra battuta, non erano ancora stati inventati i campi sintetici.

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Che sia questo uno smash? Comunque NON sono io!

Che sia questo uno smash? Comunque NON sono io!

Il mio “colpo” preferito? La schiacciata da metà campo, con braccio disteso, un gran lavoro di spalla … ha un nome particolare … forse era lo “smash”? Non mi ricordo: infatti … vecchia racchetta quanto tempo è passato!

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Recentemente una persona del nostro gruppo, una signora … non ne ricordo il nome … mi ti aveva chiesto in prestito per partecipare ad un torneo con racchette storiche. Io le dissi che sarei stato d’accordo, solo che poi non ci siamo più incontrati. Ed eccomi qui a scrivere questo articoletto, nella speranza che lei lo legga e si faccia viva. Dammene atto, lo sto facendo per te, per farti vivere una seconda giovinezza! Se non è amore questo …

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TRENTINO PERLE NASCOSTE – 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Novembre, 2014 @ 8:31 am

Detto altrimenti: idee per la crescita del Trentino (post 1754)

Dice … “Ma noi tutto sommato stiamo ancora molto meglio di tante altre regioni”. Ecco, questo è il ragionamento … anzi, il “non ragionamento” (ovvero “pensiero privo di ogni ragione, di ogni ratio, di ogni raziocinio”) più pericoloso e dannoso in assoluto.

th4JBRXTQ9Si vis pacem para bellum, se vuoi la pace preparati alla guerra, e se vuoi stare bene, preparati al peggio ed opera per il meglio. Come? Io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori la possibile una tecnica aziendale (non è mia, per carità, ci mancherebbe altro che me ne arrogassi la paternità!), quella dello “ZERO BASE BUDGET! (per chi non conosce l’inglese: si pronuncia siro beis badget). Cosa vuol dire? Un esempio. Una società che produce un certo bene vuole crescere e organizza la sua strategia in due modi: quello tradizionale e secondo lo “zero base budget”:

  1. metodo tradizionale. Si esaminano costi e ricavi degli anni precedente, si prendono in esame miglioramenti del prodotto attuale, si cerca di utilizzare al meglio la forza lavoro esistente in società, etc. Insomma, si agisce sull’esistente.
  2. Metodo zero base budget. Si prescinde dall’esistente se non per essere disponibili a modificare profondamente la stessa struttura interna se inadeguata alla crescita; si studia quali prodotti sono richiesti dal mercato; si disegna un nuovo organigramma e soprattutto un nuovo funzionigramma, si ricercano le persone migliori anche all’esterno della società. Insomma, non ci si lascia influenzare dal “si è sempre fatto cosi e tutto sommato non ci è poi andata malaccio”.

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Lago di Cavedine

Già, diranno le mie lettrici e di miei lettori, ma qui in Tentino, in pratica, che fare? Che fare? Sediamoci intorno ad un tavolo, giriamo per la provincia, andiamo a veder cosa di meglio fanno gli altri (Tirolo), “facciamo che io ero il capo si una società … che dovevo farla crescere” … si, come si faceva da bambini, facciamo che io ero … etc.. E dal cilindro della nostra (intelligente) osservazione siano scoperti e fatti emergere tutti i migliori punti di forza del territorio non ancora valorizzati e sfruttati e investiamo su quelli.

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Maso Limarò

Maso Limarò

Ma … dice … come arrivare ad assumere questo atteggiamento mentale? Ecco … facciamo che il Trentino è mio, è una mia SpA … una SpA che io voglio far crescere per me e per la mia famiglia, per i miei figli, i miei nipoti … tutti i miei cari ai quali voglio garantire ed assicurare un futuro sempre migliore. Ecco, se il Trentino fosse sentito come proprietà privata di ognuno di noi, ognuno di noi lo difenderebbe anche dai piccoli guasti – una cartaccia buttata a terra da uno sconosciuto – e dai grandi guasti: mancanza del senso di una appartenenza concreta, consapevole, attiva, responsabilizzata. In definitiva si tratta di affrontare e risolvere un problema antropologico.

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Affreschi dei Baschenis nella Chiesa di S. Stefano a Carisolo

Dice … ma tu, blogger Riccardo, concretamente che fai? Io? Ecco, proprio questa mattina mi è venuta un’idea: iniziare una nuova serie di post seriali e tematici. Mi spiego. Una serie l’ho già iniziata, si tratta della serie “I dialoghi di Plutone” (Plutone, non Platone … non è un errore di battitura!). Ora intendo iniziare una nuova serie di post: “Trentino perle nascoste”, ovvero cercare di trattare aspetti del possibile sviluppo della nostra terra non ancora sufficientemente valorizzati. Multa paucis, ovvero io sono convinto che si possano ottenere molti risultati (multa) anche con pochi investimenti (paucis).

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Semplice ... no?

Semplice … no?

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Dice … già, ma i tempi sono difficili. Ok, ma c’è stato un personaggio importante, un tale Einstein, mi pare … (“mi pare” nel senso che sia stato e sia abbastanza importante …  non “vi pare” anche a voi?) che ha affermato che la crisi è la migliore spinta per la crescita …

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L'Avv. Cicerone

L’Avv. Cicerone

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Un altro personaggio (tale Cicerone, dello Studio Avvocati Cicerone & Partners, del foro romano, abilitato alla Cassazione) affermava: “Rem tene, verba sequentur” ovvero, abbi chiara l’idea, il concetto: le parole seguiranno. Ed io molto più modestamente essendo solo laureato in legge e non anche avvocato, mi permetto di dire: “Tutti noi, Trentini, si abbiano chiare le idee, la crescita seguirà”.

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PASSEGGIANDO PER TRENTO DOMENICA MATTINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Novembre, 2014 @ 12:46 pm

Detto altrimenti: … senza una meta … praticamente un foto-post (post 1753)

 

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Piazza Lodron, sotterranei, antica bottega vinaria romana, scelta per la esposizione della mostra “mal d’Africa” di UMBERTO KNYCZ sul popolo dei Dogon (Mali) (v. anche su Trentino Mese, novembre 2014). …”storia d’amore culturale fra un uomo, Umberto, e un popolo”…

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Trentino Mese? Alle pagine 44 e 45 una bella intervista alla nostre cara amica Accademica delle Muse, la musicista BARBARA BERTOLDI Bertoldi.

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Piazza del Duomo, con uno spicchio di cielo azzurro … così raro di ‘sti tempi … un cielo “che è così bello quando è bello”, per dirla con il Manzoni …

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Passo davanti al Cafè del la Paix, nel quale si riunisce il Gruppo di Lettura di MIRNA MORETTI.

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Sbuco in Piazza della Mostra: giallo e azzurro a far da cornice al Castello del Buon Consiglio

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WP_20141116_008Incontro un incontro. Lui è torinese con casa a Torbole; lei una cucciolona nera nera, di razza “corsa”, ovvero cagnetta di razza pugliese, quella degli antichi romani. L’altra .. è “signora con cagnolino” … incontrata a caso e per caso  da chi io stesso ho incontrato a caso e per caso.

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