GIACOMO MATTEOTTI, IL PRIMO RESISTENTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2014 @ 7:34 am

Detto altrimenti: recital di Alfonso Masi al SASS, nel novantesimo dall’assassinio  (post 1770)

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Pojer, Masi, Fait, Vanzo

Matteotti, Alfonso Masi, un amico, uno studioso, un prezioso “rievocatore di civiltà”. Ieri pomeriggio, insieme a Mariabruna Fait, Fiorenzo Pojer e Bruno Vanzo rievoca quella Persona.

Matteotti, ricco, “studiato”, avrebbe avuto tutti i requisiti per fare carriera fra i conservatori. Ed invece … invece la sua vita, la sua breve vita, fu dedicata ad altro.

Matteotti, il Paradiso: “Il paradiso dell’aldilà … forse c’è … forse no … ma noi dobbiamo cercare di realizzarlo già su questa terra”. Questa sua frase mi ha colpito. L’avevo già sentita da chi crede nel Paradiso dell’aldilà ma cerca ugualmente di anticiparlo in terra … l’ha pronunciata più volte un altro amico, tale Don Marcello Farina: “Già su questa terra dobbiamo realizzarlo, anticiparlo …”

1885 - 1924

1885 – 1924

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Matteotti, il periodo della sua vita. Leggete Gaetano Salvemini – Lezioni da Harward, le origini del fascismo in Italia … Quanto si battè Matteotti perché il fronte socialista non si frantumasse e invece … invece prima la costola PCI, poi la divisione fra massimalisti e riformisti, e poi … e poi … e intanto le squadracce fasciste sostituivano la loro feroce violenza alla legge dei codici.

Matteotti, gli scontri con Mussolini, fondamentalmente due: il primo contro il voltagabbana Mussolini ex non interventista e poi interventista,  e siamo alla prima guerra mondiale. Il secondo, più lungo, direi “permanente” durante la presa del potere da parte del fascio, sino al discorso alla camera del 30 maggio 1924, quello che segnò la sua condanna a morte.

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IMG_2554Matteotti, deputato studente, nel senso che studiava a fondo le materie che poi discuteva e trattava in Parlamento. Ed era difficile “fermarlo”: si può contrastare un’idea, un’ideologia, ma i numeri, le analisi precise dei fatti … è assai più arduo.

Matteotti, l’uomo anti-imperialista all’interno del Paese ed all’esterno, critico delle campagne in Tripolitania e in Cirenaica.  Contesta gli investimenti nella guerra di Libia: “I denari della guerra di Libia, meglio sarebbe stato impiegarli per dare case decenti ai contadini”.

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Matteotti, le priorità: la prima, la libertà: “Meglio in miseria ma liberi”. La moglie Delia, un “mea culpa” dopo la sua morte per avere accettato aiuti economici proprio dal duce del fascismo; Delia che fa autocritica confrontandosi con un’altra vedova, Ernesta Bittanti, che a Trento, in occasione di una adunata fascista, il 22 giugno 1924 coprì di un telo nero la statua del marito Cesare Battisti per impedire che venisse avvicinata dalle camice nere.

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Matteotti, attuale: favorevole allo sviluppo della scuola pubblica (!), contrario alla guerra “ultima vergogna”; contrario a denari devoluti al “militarismo ozioso”; oggi sarebbe stato contrario anche a quei 20 miliardi l’anno per dieci anni riservati alla “Difesa” dal voto bipartisan del parlamento un paio di dicembri fa; contrario all’acquisto dei cacciabombardieri F35 quando molti dei “contadini odierni” ovvero operai e  impiegati sono senza lavoro, senza pensione, e molti giovami senza un futuro.

Peccato che ad assistere alla rievocazione ci siano stati pochi giovani. E nessun politico. Peccato che la stampa non la abbia preavvisata.

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STIPENDI NASCOSTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2014 @ 1:39 pm

Detto altrimenti: si sa, ma non si dice, e chi ce l’ha lo tace … (post 1769)

Articolo Corsera 28.11.2014 pag. 22, a firma Gian Antonio Stella: “Lo stipendio nascosto del manager” – A seguito di una inchiesta di Maurizio Cescon su Messaggero Veneto.

"Ah ... non me lo dite? E pensate che possa finire così?

“Ah … non me lo dite? E pensate che possa finire così?

La Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, la quale presiede l’Ente Pubblico Regione azionista unico dell’ Aeroporto di Ronchi dei Legionari  ha chiesto alla società quali fossero i compensi corrisposti dalla società al suo interno. Non le sono stati forniti quelli del presidente (P)  e dell’amministratore delegato (AD) signor Paolo Stradi in quanto:  “Non te lo diciamo, siamo una SpA; c’è la privacy” (così riporta l’intervista alla Presidente Serracchiani rilasciata a Tommaso Cerno, Direttore del Messaggero Veneto”).

Pare – così Corsera riporta il contenuto della citata inchiesta – che la somma dei compensi del direttore generale (l’amministratore delegato farebbe anche il direttore generale-DG, n.d.r.) assommi ad €255.000 annui, ovvero più della citata presidente della regione (“ferma” ad €150.000) e dello stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, benchè il Premier Matteo Renzi avesse posto questo divieto.

Io osservo:

  1. “Le leggi son ma chi pon mano ad esse?” E invece, poniamoci mano, sanzionando questi comportamenti assurdi! (vedi quanto al successivo n. 6).
  2. In genere sarebbe bene che le posizioni di AD e di DG fossero separate: l’AD decide e il DG esegue e gestisce la struttura.
  3. Tuttavia capita che, per risparmiare risorse e/o per semplificare, il consiglio di amministrazione-CDA concentri le due posizioni su di un’unica persona. La responsabilità (colpa o merito) di questa decisione è degli Azionisti, i quali nello Statuto hanno permesso o escluso questa possibilità. All’interno delle possibilità offerte dallo Statuto, la responsabilità di questa scelta è dell’intero CDA.
  4. In caso di cumulo di funzioni, non si possono cumulare le due retribuzioni, se non altro perché il tempo che la persona dedica alle due funzioni non è “raddoppiabile”.
  5. In ogni caso, non è ammissibile il rifiuto del P e/o Ad-DG di fornire all’Azionista – soprattutto se Azionista unico e Ente Pubblico – le informazioni richieste.
  6. Nel caso specifico, io cosa farei? Convocherei una Assemblea, licenzierei i due personaggi (anche perchè – se non altro – una risposta simile denuncia una assoluta mancanza di intelligenza: ecchè, pensavano forse  che la cosa sarebbe finita lì?) e chiederei l’intervento della Corte dei Conti.

Una delle ultime trasmissioni Report: il presidente di una multiservizi pubblica interregionale prenderebbe €450.000 all’anno)

P.S.: Quando affermo che il primo problema da risolvere in Italia è quello “antropologico” ovvero quello della presa di coscienza della reciproca e bidirezionale appartenenza del cittadino e della cosa pubblica …  In casi come questi sì che ci starebbe bene uno sciopero!

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IL TURISMO TRENTINO E LE PANTOFOLE DELLA NONNA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2014 @ 7:05 am

Detto altrimenti: “Le pantofole della nonna … sono la cosa più antica che hanno …”    (post 1768)

  • Come mai tu non sei ancora venuto nel mio museo per vedere le pantofole della mia nonna?

    Come mai tu non sei ancora venuto nel mio museo per vedere le pantofole della nonna?

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  • Una grande potenza mondiale d’oltre oceano, creatasi ex novo.
  • Quando un vecchio sistema software funziona male, non conviene cercare di aggiornarlo, conviene sostituirlo con uno nuovo.
  • Così hanno fatto gli USA quando “si sono costituiti”.
  • Però … consoliamoci: la cosa più vecchia che hanno sono le pantofole della nonna.

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  • Senza parole, sono senza parole!

    Senza parole

    E noi, in Italia, abbiamo la maggiore concentrazione di opere d’arte, archeologiche ed architettoniche dl mondo.

  • Ce ne rendiamo conto?
  • Come mai ALITALIA è “riuscita” (bontà sua!) ad andare in crisi, quando avrebbe avuto l’occasione di organizzare i flussi turistici da tutto il pianeta verso l’Italia?
  • Come mai la Francia, con un patrimonio d’arte decine di volte inferiore al nostro, sviIuppa una mole di turismo doppia della nostra?

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“Quello il Trentino, il turismo è sempre di più il suo futuro”. Bellissimo mix (lasciatemelo dire, dai!) di un’espressione dialettale napoletana con un affascinante anacoluto manzoniano. Dice … agiamo sempre di più sulla possibile clientela! Dico: non basta, occorre agire anche sui prodotti e su chi li offre, cioè su nuovi prodotti turistici e sulle persone che li offrono e vendono. Dice: come fare? Iniziamo a copiare dal Sud Tirolo e dall’Austria.

Mutatis mutandis … ovvero, pur cambiando alcuni termini del confronto, il turismo trentino non può e non deve crescere meno di quanto esso cresca in altri territori (di decrescere non se ne parla nemmeno!). A tal fine, occorre una riprogrammazione continua, una continua applicazione della tecnica dello “zero base budget”, ovvero un riproporsi sempre ex novo, con nuove idee, nuovi prodotti, nuova immagine, nuova informazione, nuova comunicazione, nuova “vendita”. Quindi l’azione della politica e del governo locale va rivolta pariteticamente verso i “fornitori” del prodotto turistico e verso i suoi acquirenti. Non solo o principalmente verso quest’ultimi.

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OR SON TRE ANNI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2014 @ 5:54 pm

6 dicembre 2011 – 5 dicembre 2014

Detto altrimenti: BLOGGANNIVERSARIO  (post 1767)

 

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Il mio primo post. Era il 6 dicembre 2011 …   qualche giorno prima di quella data, una carissima amica, Mirna Moretti, grandissima lettrice, persona di grande cultura e sensibilità, poetessa (vera!) di vita e di penna e blogger, mi aveva presentato all’editore Andrea Bianchi, davanti a tre tazzine di caffè (una a testa) in Piazza Duomo a Trento, in una giornata di dicembre assolata e calda: “… sai … Andrea cerca una persona che sappia e voglia scrivere un po’ di tutto … per me sei tu la persona giusta”. Detto, fatto. Ed eccomi qui al post n. 1776, prossimo al compimento, la sera del 5 dicembre, del mio terzo anno di bloggheraggio.

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I maligni affermarono che Mirna avesse voluto liberarsi di me che – in allora privo di un blog tutto mio – le inviavo ogni tanto alcuni post che lei regolarmente e gentilmente ospitava e pubblicava sul suo collaudato blog. Ma sono solo malelingue …

Dice, mapperchè (mapperchè) non aspetti il 5 o il 6 dicembre per “celebrare” l’anniversario? Eh, già, raga, avete (quasi) ragione … Dico quasi perché, care lettrici e cari lettori, vi faccio una proposta: per il giorno 5 dicembre siate voi a scrivere uno o più post. Se volete, un post di commento (positivo o negativo, si accetta e si pubblica tutto); oppure un articolo su un argomento che voi stessi avrete scelto; oppure un post di proposta, chiedendomi di trattare un argomento di vostro gradimento. Fate voi.

Ecco, termino ringraziandovi per il vostro contatto … anzi, per i vostri contatti, cioè per le tante volte che ogni giorno aprite e leggete le mie moderne “sudate carte”, contatti che si contano a centinaia, per migliaia di pagine sfogliate, aperte, lette e di commenti scritti che ho ricevuto.

Coraggio, quindi, amiche ed amici: fatevi sotto! Il blog è (anche) vostro!

Riccardo

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EDIPO RE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2014 @ 2:13 pm

Detto altrimenti: gruppo di lettura dei classici “Maria Lia Guardini” presso la Biblioteca Comunale di Trento    (post 1766)

La prof ci raccomanda: nel leggere un testo teatrale occorre mettere in funzione la “cinematografia mentale” ed inoltre, in questo caso, tenere presente il modo nel quale gli antichi Greci assistevano alle rappresentazioni teatrali: dalla mattina in poi, a finire, tre tragedie ed un dramma satiresco. La gente si portava da mangiare, negli intervalli si riuniva in gruppetti chiaccherava, commentava, etc..

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La trama? Chi non la conosce, la trova quanto meno in internet: Edipo, re, scoprirà di avere ucciso il padre (per una banale lite di precedenza stradale, sic!) e di essersi congiunto con la madre. La madre-moglie si impicca, lui si acceca. Pier Paolo Pasolini ne ha tratto un film (1967).

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Sofocle. Edipo re. Tragedia rappresentata per la prima volta nel 411. Nel 414 c’era stato il disastro della spedizione ateniese in Sicilia. Gli oracoli, interrogati, erano stati propizi, e invece …. Nel 404 finirà la lunga “guerra totale”  del Peloponneso con la sconfitta di Atene, la distruzione delle sue mura, la consegna della sua flotta, l’imposizione del governo dei trenta tiranni, la guerra civile. Questo l’ambito, questo il clima. Fino alle successive egemonie: di Tebe, di Filippo il macedone, dei Romani. Punto.

Sofocle prende le mosse dal mito, da una sorta di coperchio che nasconde la realtà e lo fa ponendo Edipo in una situazione paradossale: tutti, spettatori compresi, conoscono la verità. Lui no. Lui è lo strumento innocente del fato del caso … innocente fino a quando non decide di potersi arrogare il potere di autopunirsi, accecandosi. Questo Sofocle non lo approva, a questo punto Sofocle non lo difende più. Perchè questa tragedia? nel “programma di sala” datato 411, per dire che la tragedia “è rappresentata” si usa il termine “didaskein”, che vuol dire “insegnare”. E il “maestro” è solo Sofocle, che  era l’autore e il regista di un insieme di parole, musiche (il coro) e azione. A lui, del resto si  è rifatto qualche anno dopo tale Wagner, maestro nella tri-rappresentazione di parola, musica e azione.

Gli dei, gli oracoli, chi li interroga, nel caso della spedizione siciliana, hanno indotto in errore  il governo di Atene. Anche l’oracolo di Delfi interrogato da Edipo era stato ambiguo: “Di chi sei figlio? Tu ucciderai tuo padre e ti unirai con tua madre”. Ambiguità “politica” dell’oracolo: Edipo fa di tutto per sfuggire al fato ma… ci casca in pieno. Morale? L’antropocentrismo (socratico) è un antropocentrismo limitato, condizionato da limiti esterni, a differenza di quello del superuomo novecentesco. Un Sofocle poi … un pessimista che non si fida degli oracoli: sarà l’uomo  a sue spese, che deve scoprire la verità!

A me, personalmente, piace vederci un ridimensionamento della credibilità degli oracoli (di tutti i tempi! N.d.r.) che avevano dato vincitrice Atene su Siracusa 20 a 1 e soprattutto quella degli uomini che a quegli oracoli avevano ciecamente creduto. Lo stesso Edipo, del resto, dimostra e dichiara di non tenere in gran conto le profezie degli oracoli. Tuttavia esse, talvolta, c’azzeccano, quindi se ne deduce che esse non sono attendibili! Il mito, gli oracoli “politici” portatori di una verità elastica che  viene adattata (dal caso, per carità … non dall’uomo!)  alla storia che si sta raccontando!. Edipo stesso, scoperta la sua origine incerta, afferma “Io sono figlio del caso”. Tukon, il caso, per caso … e poi “Io mi sono fatto da solo, quello che ho lo devo solo a me stesso”. E invece …

Nella lettura del testo appaiono quasi “saltabili” i vari interventi del coro: in Sofocle essi sono il commento al tutto, che coincide con il pensiero dell’autore (In Eschilo al contrario rappresentano il modo di pensare collettivo).

Et de hoc satis … fino ai  prossimi appuntamenti:

  • 9 dicembre 2014: Seneca, “Edipo”
  • 13 gennaio 2015: Sofocle, “Edipo a Colono”.

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ANCHE IN TRENTINO: DIRITTI ACQUISITI (vitalizi d’oro) V. DIRITTI ACQUISITI (giustizia sociale)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2014 @ 8:24 am

Detto altrimenti: gli uni contro gli altri armati                    (post 1765)

La fattispecie del “diritto acquisito” non è espressamente contemplata né tanto meno organicamente regolamentata dal nostro agglomerato di leggi. Parlo di “agglomerato” e non di “sistema” perchè un “sistema” ha un ordine, una logica, un coerenza al suo interno, una conseguenzialità. Il nostro no.

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Codice di Hammurabi, 2000 anni prima di Cristo: “Non fare agli altri ciò che non faresti a te stesso; fai agli altri ciò che faresti a te stesso”

Dice … ma tu a che titolo parli (rectius, scrivi)? Sei un giurista? Un filosofo del diritto? No, ragazzi, tanti anni fa mi sono laureato in giurisprudenza (in legge, insomma, sono un semplice leguleio, mappoi nella vita ho fatto altro, il manager). Oggi sto solo cercando di lasciare che la mia mente “ragioni” da sola, visto che alla mia tenera età (70) godo del privilegio (privilegio? Beccato in flagrante, con le mani nel sacco, ovvero come dicono gli inglesi, red handed, con le mani rosse del bambino che è appena andato a rubare la marmellata in frigorifero): il “privilegio diritto acquisito” di essere “libero di” e “libero da” … lo confesso … Ma … che dico?  Infatti chi è senza peccato etc. etc.  … Ma no, dai, io pecco sapendo di peccare e la scaglio lo stesso quella famosa “prima pietra,” io … e scrivo questo articolo!

Agglomerato. Un esempio? La Costituzione “tutela la famiglia …” ma poi lo Stato trasferisce due coniugi, entrambi impiegati pubblici, in due città diverse. E’ successo ai miei genitori 45 anni fa, quindi la racconto a mente ormai fredda: babbo (toscano) maresciallo maggiore CC, trasferito da Genova a Cles (TN). Mamma lasciata insegnante di Scuola Media Statale a Genova. Noi tre ragazzi all’Università (statale), a Genova.

Agglomerato? Ma di cosa? Ci provo, dall’alto verso il basso. Agglomerato di quanto segue: la Costituzione, le sentenze della Corte Costituzionale, quelle della Cassazione, delle Corti d’Assise d’Appello, dei Tribunali, le leggi costituzionali, le leggi dei codici (civile, procedura civile, penale, proceduta penale, della navigazione, etc.); i regolamenti di attuazione delle leggi (non ce li dimentichiamo!). Insomma, nel mondo anglosassone non vi sono Codici, bensì vale il precedente, ovvero la raccolta delle sentenze. Qui da noi vale tutto: questo è il guaio!

Dice … l’elenco è finito? Dico, no, ragazzi! Infatti poi vi è anche una legge particolare: ovvero la previsione di ciò che faranno i carabinieri e l’ufficiale giudiziario. Mi spiego: in un Paese nel quale la giustizia è assolutamente farraginosa e soprattutto lentissima, vi sono persone che non si preoccupano di avere contro la legge, bensì di non avere contro i carabinieri e l’ufficiale giudiziario: “Tanto, nel frattempo, cambieranno le leggi, il governo, ci sarà la prescrizione, il condono, la sanatoria, l’immunità parlamentare, la “maggiore età per vecchiaia”  e in prigione non ci vado, i domiciliari in villa di lusso,  la morte per vecchiaia dell’imputato, etc. …”.

Ma non basta. Vi è poi anche il “diritto dei privati” ovvero quelle regole create sul campo dai privati. Volete un esempio? La regola per cui occorre “rispettare la fila” ovvero mettersi in coda e rispettare l’ordine di priorità al supermercato, di fronte ad uno sportello, etc.. E questo è un “buon” diritto, affermabile e difendibile.

All’interno di questa categoria però (di quella dei diritti dei privati) vi sono diritti “no buoni”, ovvero non affermabili ovvero affermabili (in solo in mala fede!) ma comunque non difendibili: essi sono – ad esempio – quelli che pretendono di salvaguardare alcuni dei cosiddetti “diritti acquisiti” quali sono quelli accampati a difesa di privilegi insostenibili, in favore di chi vuole continuare a godere di pensioni e vitalizi d’oro che arrivano a 40 volte il valore dei contributi versati e per di più versati non dall’interessato ma dal sistema pubblico!. Questi diritti no buoni confliggono con altri diritti acquisiti buoni quali quelli sanciti dalla costituzione alla famiglia. al lavoro, alla salute, tutte “cose” che si possono avere solo se si fanno investimenti con risorse finanziarie che invece sono accaparrate dai diritti no buoni. Ed ecco il conflitto di cui al titolo del presente articolo: diritti v. diritti, ovvero diritti (no buoni) “contro” diritti (buoni).

Dice: … ma chi difende la sua pensione o il suo vitalizio d’oro, il suo privilegio (medievale, n.d.r.) … agisce in base ad una legge: non puoi classificarlo fra chi agisce in base al diritto dei privati. Al che io replico: eh no, caro mio! “Qua’ legge? Quella la legge” (espressioni bellissime del dialetto napoletano) che loro applicano se la sono fatta loro stessi per loro stessi! Pertanto, quando mai “diritto vero”? Quella è una legge privata, fatta dai titolari di un privilegio a difesa di loro stessi, mica si applica a tutti … tanto è vero che ormai – se si vuole essere onesti – si deve fare una scelta: o si stabilisce che nessuno (nessuno) possa stabilire il proprio trattamento retributivo, contributivo, pensionistico, privilegistico, cumulativo (di retribuzioni, pensioni, etc.), gigantografistico (quanto a livelli retributivi esageratamente elevati), etc; oppure si deve cambiare quella scritta “La legge è uguale per tutti” in una nuova scritta: “La legge è uguale – rispettivamente – per tutti coloro che appartengono alla stessa casta, alla stessa categoria, allo stesso gruppo, etc.. per cui ogni casta, ogni categoria, ogni gruppo, etc. ha la sua legge, che ovviamente è legittimamente diversa dalle altre”.

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Dice … Ma quella frase è troppo lunga! Allora si dovrebbe fare  come qui di fianco

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  • Dice: maccome (maccome) si fa a raddrizzare questa situazione?
  • Dico: ci vuole una rivoluzione.
  • Dice: ecchè? Una rivoluzione popolare cruenta? Un colpo di Stato militare?
  • Dico: no, una rivoluzione nel senso di “e-voluzione” antropologica, culturale e morale della gente. Tutto qui.
  • Dice: e ti pare poco … ti pare … e poi … “antropologica” … chevvordì?
  • Dico: vuol dire che ognuno si deve sentire ed essere cittadino e non suddito, padrone e responsabile  in casa propria della res publica, della cosa e della casa comune …
  • Dice: mammeglio! (espressione toscana, ironica: letteralmente significa “meglio così”, ma nella sostanza vuol dire “e ti pare di chiedere poco?”
  • Dico: be’, io ci provo … hai visto mai (espressione romanesca) … eppoi (eppoi) gutta cavat lapidem … batti e ribatti …
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TRENTINO PERLE NASCOSTE: 2 – Il LAGO DI CAVEDINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2014 @ 7:49 pm

Detto altrimenti: a seguito del post del 17 novembre scorso …   (post 1764)

(v. anche il post “INCONTRI -20) ANDREA DANIELLI, architetto)

Lo spumeggiante affluente

L’immissario  Rimone

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Il Lago di Cavedine. Formato da uno spumeggiante torrente Rimone, si trova a 28 km da Trento e a 24 da Riva del Garda, all’altitudine di 241 metri, è lungo 2,5 km, largo 0,6 km, profondità massima m. 24, ha una superficie di oltre 1 kmq ed una circonferenza di km. 6.

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Da Cima Paganella - I Laghi di Cavedine  e di Garda

Dalla Cima Paganella

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Esso è ben visibile anche dagli sciatori dalla Cima Paganella (un’ottima visuale dall’alto tuttavia la si ha soprattutto da Margone sopra Ranzo) dalla quale molti foresti erroneamente esclamano: “E’ il Lago di Molveno!”. Già questa strana sorte inizia a dirla lunga su quanto poco sia reclamizzata e fatta conoscere questa nostra perla trentina, la prima della collana che inauguro con questo mio articolo.

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Il Lago verso nord

Verso la Cima Paganella

Non La valle dei laghi, bensì Le Valli dei Laghi. Ecco come vorrei che fosse chiamato il comprensorio naturalistico Valle del Sarca – Valle di Cavedine: le Valli, al plurale, e come tali offerte al turista. In miei scritti precedenti più volte ho insistito a che il Trentino organizzi e offra al turisti nuovi prodotti turistici, in particolare sotto forma di “reti”: la rete delle piste ciclabili, quella degli affreschi dei Baschenis, quella dei canyon, etc.. Ecco, anche quella dei laghi delle Due Valli dei Laghi: la Valle del Sarca e la Valle di Cavedine. Dice … ma il Lago di Cavedine si trova nel Comune di Cavedine, ma non nella Valle di Cavedine, bensì nella valle del Sarca. Evvabbè … dico io ….

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Il Lago verso sud.

Verso sud

Lago di Cavedine. Bello per tanti motivi. Incastonato in una sorta di dolce valletta naturale, chiusa a sud da una collinetta, con lo sfondo a nord della Paganella e ad ovest degli strapiombi della Valle del Sarca. Lo si può “circumnavigare a piedi” percorrendo il bordo di una strada poco frequentata dalle auto, ad est; per un sentiero boscoso, ad ovest. Ottimo punto di partenza per escursioni a piedi nelle marocche, le pietrose “ruine” dantesche che conservano ancor oggi impronte di dinosauri, vero e proprio paesaggio lunare di rarissima bellezza.

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Bikers’ rest

Le Valli dei Laghi. Sarà che in Trentino di bellezza e bellezze ne abbiamo a iosa che non siamo capaci di apprezzare a fondo un complesso naturalistico che di per sè ha già un grande valore, ben oltre quello di esser “una delle vie per raggiungere la riva del Lago di Garda”. Il Garda, tuttavia, raggiunto anche per queste vie e di ciò grato, regala alle “sue” Due Valli di accesso da nord la sua brezza, l’Ora, che accarezza il Lago di Cavedine quel tanto che serve a praticare scuola vela con barche e surf: e a tal fine il Lago è molto ben attrezzato per ricevere i propri ospiti. Il Lago di Garda ovviamente è “cosa” diversa dal suo fratellino di Cavedine, ma qui siamo “far from the madding croew”, lontani dalla folla vociante, il che è sicuramente un plus per chi sia alla ricerca di quiete.

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A vela!

Poco noto, dicevo. Già … per la inspiegabile carenza delle indicazioni turistiche stradali. Io mi ci reco molto spesso in bicicletta, sia da Trento che da Riva del Garda e la biciletta, sapete, vi concede il tempo di guardare ma soprattutto vedere ogni metro di strada, ogni dettaglio del panorama. E dire che basterebbero … anzi, “basteranno” una decina di cartelli e il gioco è fatto!

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A remi!

Perché poi  questo ritardo? Forse perché il Lago di Cavedine è in una terra di confine. Di confine? Già … fra le due diverse Comunità di Valle, istituzioni nate per coordinare, ciascuna al proprio interno le iniziative di portata intercomunali. Ma ciò non esclude che esse possano e debbano – nel reciproco interesse – dialogare anche fra di loro per coordinare le reciproche attività su base inter-comunità. E poi … forse perché siamo tutti “distratti” dal più noto Lago di Toblino? ma volete mettere, il tri dei Laghi: S. massenza, Toblino, Cavedine? Visitarli “in serei” è tutt’altra cosa, credetemi! Questo è l’augurio che formulo al Lago di Cavedine e alle due Valli dei Laghi!

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In bici

A piedi!

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Dice … ma il Lago di Garda, dove lo metti? Calma, raga, scialla … ho detto che avrei parlato delle perle nascoste … nascoste, non già super conosciute!

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STATO (DI) DIRITTO O DI-STORTO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2014 @ 5:02 pm

Detto altrimenti: quale vogliamo?   (post 1763)

"Temo di più ...."

“Temo di più ….”

Conferenza contro la mafia. Don Ciotti: “Temo di più chi agisce male all’interno dei limiti della legge di chi viola apertamente la legge”. Provo a tradurre: il nostro complicatissimo sistema del diritto consente di “male operare” pur restando nei limiti di legge. E fa più danno.

Stato di diritto? Ve ne sono due: quello de jure còndito e quello de jure condendo, ovvero quello che si basa sulle leggi emanate e quello che aspira ad emanarne di nuove, migliori delle precedenti.

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"... voi andate a modificare la legge"

“Voi  andate a cambiare la legge”

Il sindaco di Firenze. Giorgio la Pira. Assegnava le case popolari secondo equità. I suoi gli fecero osservare che “la legge prevedeva diversamente”. Rispose: “Io assegno le case. Voi andate a cambiare la legge”.

Case popolari? TV-TG di ieri sera. Il responsabile della gestione di moltissime case popolari è stato catturato: si era peculato (part. passato del verbo peculare) otto milioni di euro. Ne hanno recuperati 800.000. Gli altri? Dice che li ha buttati nel fiume: in effetti si vede un tale che “pesca” una banconota da 100 euro. Condannato a 4,5 anni. Quanti ne conterà? Forse uno o due. Be’, per 7.199.900 euro ne può valer la pena. Domando: quale legge, quale “diritto” permette ad uno di poter arrivare a peculare ben otto milioni di euro prima che ci se ne accorga? Lo stesso dicasi per i peculati compiuti dai tesorieri dei partiti politici, dai gestori delle fondazioni politiche etc..

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Il mio vitalizio d'oro ? Deus vult! Renderò conto solo a Lui!

Il mio vitalizio d’oro ? Deus vult! Got mit mir!Renderò conto solo a Lui!

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La legge. Lo dice la legge. Che io mi posso incassare vitalizi d’oro, in tutta Italia, in tutti i parlamenti, regioni, provincie (resterebbero esclusi i Comuni: vi pare giustizia questa?). Dice: lo prevede la legge. Dico: quale legge? Dice: quella che mi sono fatto io stesso. Dico: ah, vabbè … a saverle le robe … (per i non trentini: a sapere come stanno le cose …).

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Le sentenze vanno rispettate. Anche quando accertano la prescrizione di un reato “amiantale” (da amianto) o quando condannano a 2,2 miliardi di euro (perché solo 2,2? facciamo 3, 4 … 8 … tanto …) di sanzione due ragazzi colpevoli di una strage di 80 persone.

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Be’ … veramente ius, iuris è neutro … quindi “summum” ius. Mi dispiace:  disegnatore in internet, sei  bocciato in latino!

Jus cònditum, jus condendum: leggi in vigore, leggi di cui si sente la mancanza … ma esiste un terzo diritto, lo jus perceptum, ovvero il “diritto percepito” dalla gente comune. Be’ in molti casi lo jus perceptum non è “diritto”, bensì di-storto!

  • Dice: maccome (maccome) si fa a raddrizzare il di-storto?
  • Dico: ci vuole una rivoluzione.
  • Dice: ecchè? Una rivoluzione popolare cruenta? Un colpo di Stato militare?
  • Dico: no, una rivoluzione nel senso di e-voluzione antropologica, culturale e morale della gente. Tutto qui.
  • Dice: e ti pare poco … ti pare … e poi … “antropologica” … chevvordì?
  • Dico: vuol dire che ognuno si deve sentire ed essere cittadino e non suddito, padrone e responsabile  in casa propria della res publica, della cosa e della casa comune …
  • Dice: meglio mi pare!
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INCONTRI – 24) FABIO PIPINATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Novembre, 2014 @ 2:23 pm

Riprendo il post oggi, 26 novembre, subito dopo la conferenza stampa sui due premi ricevuti dai due progetti a sud e a nord del monte Kenja (vedi in coda a questo stesso post)

Detto altrimenti: Trentino, dal Trentino per l’Africa  (post 1762)

La Persona mi incuriosiva. Anzi, mi interessa. Un poco schiva ma piena di contenuti. Infatti, amiche lettrici e amici lettori dei miei post, almeno questo me lo riconoscerete … e cioè che sono circondato – bontà e merito loro, non di certo mio! – da Persone di valore (la lettera “P” maiuscola non è utilizzata a caso).

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Fabio Pipinato

Fabio, nato a … etc.?

Sono del ’63, nato a Padova “ma” (si dice così, vero?) residente a Trento da molti anni; “ma” sposato con una Trentina, Paola Martinelli. Fra le altre cose – per inciso – sono stato il fidioterapista del tuo carissimo e purtroppo compianto amico Ruggero Polito …

Ruggero, una mancanza incolmabile … ma veniamo a noi. Di cos’altro ti occupi?

Dall’età di venti anni, di cooperazione internazionale. Ho iniziato nella Repubblica Centroafricana dove ho conosciuto la mia  futura moglie. Insieme ci siamo trasferiti in Ruanda …

Ruanda? In che periodo … mica al tempo della strage dei Tutzi ad opera degli Hutu (di cui alla terribile rappresentazione del film Hotel Ruanda, n.d.r)?

E invece si, proprio negli anni ’93 – ’94. La strage è del ’94: un milione di trucidati. Mia moglie ha poi testimoniato e raccontato quanto si è vissuto in quel tremendo periodo al regista del film Terry George, compreso il salvataggio di alcuni cani domestici europei prima che di alcuni bambini Tutsi, poi salvati da noi.

Terribile … potremo parlarne e scriverne in altra specifica occasione. Altre tappe del tuo percorso?

Il Premio Nobel Wangari Maathai

Il Premio Nobel per la pace  Wangari Maathai

Dal 2001 al 2004, sempre con ONG, in Kenya. Paola si è occupata di un  progetto sanitario; io della forestazione e soprattutto della deforestazione. A quest’ultimo riguardo, nel 2001 testimonial del mio progetto è stata la Dottoressa Wangari Maathai, la quale nel 2004 ha ricevuto, prima donna in assoluto, il premio Nobel per la pace. La Maathai conosceva molto del Trentino, delle sue foreste, del suo Corpo di Guardie Forestali, della nostra “Festa dell’albero” etc.. Ora, poiché il paese era uscito da una dittatura che aveva deforestato per vendere il legname alle multinazionali, lei si poneva l’obiettivo opposto e mi chiese un progetto nel settore.

E la tua risposta fu …

Creai il progetto “Tree is life”, albero è vita per deforestare di meno. Esso fu finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento (Governatore Lorenzo Dellai). In questo ambito, nacque prima il progetto e poi la realizzazione della “stufa incubatrice”.

Di che si tratta?

th[9]Di una stufa per cucinare, scaldarsi e covare le uova, di prossimo adattamento quale incubatrice o per neonati prematuri, la quale consuma meno legna e produce meno fumo. Il progetto è sostenuto da IPSIA – Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI del Trentino e dalla Fondazione Fontana, una ONLUS di Padova con sede anche a Trento e finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento.

 La stufa ha vinto in Kenya il Green Innovation Award (premio per l’innovazione verde). E’ stata la “first lady” del Kenya Ms. Margaret Kenyatta a consegnare il premio nelle mani del direttore del progetto “Tree is Life” Thomas Gichuru che ha costruito di persona le prime stufe a olle copiando quelle che scaldano le case delle Alpi italiane.

Invitata ad un expò delle Nazioni Unite sarà presentata in Italia in un convegno che avrà luogo in Vaticano il prossimo 4 dicembre, alla presenza di Papa Francesco.

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Lo staff trentino di Fabio: da sinistra, Andrea Lepore, Elisabetta Gardumi, Marinella Seidita, Gigi Moser, Gianni Ferrari, Marta Fontanari

La motivazione del premio è che si tratta di un’innovazione semplice come l’uovo di colombo. In molte famiglie di contadini kenioti sono state allestite nuove stufe in terra cotta con all’interno pietre refrattarie per il risparmio energetico. Esse sono costruite su di una intelaiatura di legno e rivestite di fango e terra rossa, la terra rossa dell’Africa ricca di ferro la quale trattiene e trasmette molto bene il calore. Costo unitario, al massimo €20,00 il che rappresenta una cifra comunque elevata per i kenioti ma infima per le industrie occidentali che non sono interessate ad un business così “povero” il quale – quindi – non rsischia di essere da loro monopolizzato e strumentalizzato.

  • Le stufe permettono di risparmiare più di un terzo della legna delle normali cucine.
  • Inoltre tolgono gran parte del fumo dalle cucine delle povere baracche africane: via il fumo e via anche le conseguenti malattie respiratorie.
  • Inoltre, l’aver alzato i fuochi dal pavimento salva la schiena a chi cucina in quanto era prima costretto a sollevare pentole da terra; altra cosa è sollevarle da 60-70 cm da terra.
  • Ma vi è un ulteriore vantaggio: infatti queste stufe, nelle quali l’alimentazione della legna avviene fa una fessura orizzontale posizionata nella parte superiore/anteriore della piccola struttura, presentano, a livello pavimento, la cavità tipica delle stufe a olle costruite nelle nostre montagne. Qui sotto vengono deposte le uova da cova al posto della legna da seccare o delle scarpe da asciugare: le uova si schiudono ed i piccoli pulcini possono trovare del mangime in un ambiente estremamente pulito, caldo, secco e buio, senza l’oltraggio di un lampada accecante come nelle nostre incubatrici industriali. Ad onor del vero a mettere per la prima volta le uova sotto la stufa non è stato un centro studi ma – casualmente e per errore – un bambino keniota!
1) Incubatrice - 2) Recinto interno - 3) Recinto esterno - 4) Alimentazione combustibile - 5) Fornelli - 6) Parete della capanna

1) Incubatrice – 2) Recinto interno – 3) Recinto esterno – 4) Alimentazione combustibile – 5) Fornelli – 6) Parete della capanna

La cavità ove si schiudono le uova viene tenuta quasi quotidianamente pulita dal contadino per prevenire malattie per i neo nati pulcini. In questa cavità i pulcini rimangono la prima settimana di vita. Viene loro dato sia mangime adeguato che acqua. La stufa, poi, comunica con un piccolo recinto protetto delle dimensioni della stufa stessa. Qui vi si crea  la temperatura essendo detto recinto-gabbia all’interno dell’abitazione e contigua alla stufa. I pulcini possono quindi crescere indisturbati ed al sicuro. Escono dalla cavità per passare al primo recinto a partire dalla seconda settimana di vita e con il passare dei giorni si allontanano sempre più dalla stufa prendendo confidenza con il nuovo ambiente protetto.

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Modello con alimentazione separata

Questo primo recinto con rete a maglia stretta interno alla casa ed adiacente la cucina è possibile solo in Africa e non certo in Europa ove le diverse legislazioni ne vieterebbero l’allevamento per motivi di igiene, sicurezza, etc.. Trattandosi spesso di abitazioni-baracca, tramite una fessura sulla parete in legno il primo recinto è collegato ad un secondo recinto, esterno alla capanna, ove i piccoli polli possono tentare lo sbalzo di temperatura e di umidità. Questo secondo recinto ha una rete di ferro anche a pavimento onde evitare incursioni di animali predatori. Il raccordo tra queste tre semplici unità: sottoforno, recinto interno e recinto esterno con relativa gradazione di temperatura costituiscono l’innovazione che ha permesso allo staff di Tree is Life in Kenya di vincere il Green Innovation Award. Trattasi di una modalità molto semplice di allevamento ma, nel contempo, molto efficace. Ora si sta differenziando anche con quaglie ed altri uccelli da cova.

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I tempi; 10 gg sotto la stufa, un mese nel primo scomparto; un mese nel secondo; poi nel cortile; poi “sopra” la stufa (in pentola!)

Con questa modalità si viene a risparmiare un terzo di legna dentro la stufa; due terzi di fumo dentro la cucina con il vantaggio di avere, nel contempo, un terzo di pollame / carne bianca in più da mettere un domani “sopra” la stufa. Le galline nate in queste condizioni protette sono di gran lunga più forti e sane delle loro coetanee che nascono liberamente nei cortili delle baracche africane e che inoltre spesso diventano facile preda di altri animali. Infatti esse crescono sotto l’occhio del fattore, della massaia che si accorgono subito se una è malata o è debilitata. In cucina, inoltre, cadono sulla gabbia gli avanzi alimentari abituando i pulcini a cibo diversificato.

Trattasi di un allevamento che si realizza a bassissimo costo e senza la necessità di corrente elettrica per cui è accessibile ai più. In tutta l’Africa v’è una capanna, una cucina ed un focolare. Basta alzare il focolare sfruttando il calore sia verso l’alto per cucinare le pietanze e sia verso il basso per la cova delle uova.

Le famiglie che hanno sperimentato la “stufa che cova” hanno avuto un’addizionale di reddito di un quarto di stipendio circa. Un uovo da cova, infatti, costa meno di un euro (0,90 Kshs). Se un contadino acquista un uovo potrà rivendere il pulcino dopo un mese a 2,5 euro. L’utile netto, tolte le spese di mangime ed ammortamento stufa, è di 1 euro per pulcino. Moltiplichiamo il tutto per 50, tante quante le uova che stanno sotto una stufa domestica, e vedremo che l’utile per il contadino sarà di 50 euro al mese. Non male, in quanto il reddito medio delle famiglie contadine che vivono per lo più di autoproduzione è di 150 euro al mese. E, grazie alla stufa, passerebbero subito a 200 euro al mese.

Premiate dalla FAO

Premiate dalla FAO

Sono soprattutto le donne africane, costrette quotidianamente a percorrere diversi chilometri a piedi per procurare legna per preparare il pranzo ad aver apprezzato questo progetto.  Esse infatti non cucinano più curve ed in ambienti molto fumosi. E non è un caso che il progetto sia stato apprezzato dal Governo del Kenya, dal Vaticano e da UNwomen delle Nazioni Unite per le donne) ed esposto nel mese di ottobre presso un expò internazionale a Nairobi.

Il 4 dicembre prossimo il progetto verrà presentato a Roma, in Vaticano, nell’ambito di un convegno sull’economia domestica all’interno di un momento promosso dalla FOCSIV – Federazione Organizzazioni Cristiane Servizio Internazionale Volontario che vedrà Papa Francesco parlare di cooperazione internazionale ed economia domestica.

Incredibile! Multa paucis … grandi risultati con investimenti minimi. E quante stufe sono state realizzate sino ad oggi?

 Ne sono in funzione circa 3.000, tutte autocostruite.

 Fabio, questo progetto ti sta assorbendo molto … oppure hai qualche altra sorpresa per “sorprendeci”?

Be’ … visto che me lo chiedi … mercoledì prossimo 26 novembre 2014 alle ore 11,00 presso la sede ACLI di Via Roma a Trento, al IV piano sui terrà una conferenza stampa per illustrare un altro mio progetto, realizzato a nord del monte Kenia (le stufe sono state create a sud della montagna): Un progetto per la realizzazione e conservazione di marmellate, premiato proprio questo mese dalla FAO e dal Governo del Kenia come il “miglior progetto agroalimentare dell’anno”.

Fabio, ma tu … che passaporto hai?

Ne ho due: italiano e keniota

Ma ti senti cittadino di …

Del mondo.

Grazie, Fabio. Ho finito. Da blogger dico che questa intervista arricchisce e nobilita molto il mio blog: e te ne ringrazio. Da persona … spero che molti la leggano perché si tratta di una testimonianza arricchente e che  stimola tutti noi a fare di più per gli Altri: e te ne ringrazio.

A seguito della conferenza stampa del 26.11.2014

IMG_2546Presso la sede Acli, Via Roma 57, ore 11,00, quarto piano. Presenti per il Comune Andrea Robol, per la Provincia Autonoma di Trento Luciano Rocchetti, sono stati presentati alla stampa i due progetti premiati: il forno di cui sopra (realizzato a sud del monte Kenja ad oggi in 3.000 esemplari) e il progetto premiato dalla FAO come il “miglior progetto di trasformazione agroalimentare”.

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Rispetto a quanto già detto, del primo progetto aggiungo:

  • IMG_2537i forni sono facilmente deteriorabili ma altrettanto facilmente manutenzionabili  a mano;
  • Il bambino che per primo – sia pure involontariamente – ha utilizzato i forno come incubatrici si chiama Kamau;
  • Il 4 dicembre p.v., dopo la presentazione a Papa Francesco, alle ore 15,00 a Roma si terrà un Convegno presieduto dal Vice Ministro Andrea Olivero, già Presidente Nazionale Acli;
  • la deforestazione per uso riscaldamento e cucina aumenta molto di più di quella per usi industriali;
  • il modellino qui a fianco è stato realizzato da Gianni Gecele.
Gianni Gecele

Gianni Gecele

Rispetto al secondo progetto:

  • a lavorarvi sono le sole donne (l’uomo non lavora!);
  • il processo produttivo arriva fino al confezionamento;
  • i prodotti (marmellate, tè, carcadè, camomilla, etc.) alimentano la catena Mandacarù – commercio equo e solidale;
  • il premio FAO ricevuto non è accompagnato da denaro (come il primo progetto di cui sopra) ma abilita all0accesso ai bandi FAO.

I rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni hanno espresso i complimenti ad IPSIA e ai realizzatori delle due iniziative premiate, evidenziando come

  • buone idee
  • capacità di mettersi in rete
  • capacità di informare e comunicare
  • capacità di realizzare multa paucis

possano sortire grandi risultati che fra l’altro contribuiscono – ala diffusione di un’immagine ottima del Trentino.

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POLITICA – ANTIPOLITICA – BUONA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Novembre, 2014 @ 2:11 pm

Detto altrimenti: non è mai un binomio, ma un trinomio   (post 1761)

Par condicio: provo a elencare un campione di quanto rispettivamente e quasi reciprocamente viene contestato fra diverse forze politiche/sociali, in quanto “decisioni fondamentalmente populiste”:

  • 80 euro a (quasi) tutti!
  • Non pagare in canone RAI!
  • Nessuna tassa sulla casa!
  • Sciopero generale!

Orbene, se una persona contesta contemporaneamente tutte queste scelte, rischia di essere tacciato di antipolitica. Invece io penso che se alla pars destruens (la citata quadruplice critica) costui facesse seguire la pars construens, ovvero le proprie proposte alternative, ecco che la sua potrebbe essere una “politica diversa” financo a poter diventare essa stessa una  “buona politica” (perché no?).

Dice, ma tu blogger … non è che come per il calcio in ogni bar ci sono almeno tre CT della “nazionale” anche in ogni blog c’è almeno un “deus ex machina”? No, scialla raga, calma ragazzi. Qui nessuno vuole salire in cattedra, ma questa giusta e doverosa presa di coscienza della propria posizione, del proprio livello, delle proprie capacità, dei propri limiti non può e non deve impedire ad ognuno di cercare di ragionare.

Un esempio: a chi proclama lo sciopera generale dei lavoratori per i mancati rinnovo contrattuali, una parte politica risponde che ha destinato prioritariamente le (poche) risorse disponibili a chi il lavoro non lo ha o a chi è remunerato a livelli infimi. Ecco, una spiegazione a livello di “diverse priorità”. Mi sta bene. Tuttavia non basta: a mio sommesso avviso occorrerebbe poter disporre dell’intero elenco di tutte le priorità (fabbisogno finanziario) e del relativo piano delle coperture (copertura finanziaria), secondo cifre agglomerate in modo significativo, secondo schemi semplici comprensibili da ognuno. Ad esempio, mi chiedo: è sempre valido quella LBP- Legge Bipartisan Privilegio (dicembre 2011 o 2012, non ricordo) che per dieci anni assegna ben 20 miliardi di euro l’anno alla difesa, a prescindere da altre priorità? Ovvero, “burro o cannoni”? Difesa …  da eserciti stranieri o da alluvioni?

Ora, restando nel campo della comprensione della completezza delle leggi,  mi piace tornare al mio  amato“latinorum”:

“Legem breve esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur” (Seneca, Epist., 94, 38): le leggi (e il loro sistema, n.d.r.) devono essere concise, perché più facilmente vengano comprese e tenute a mente da chi non è del mestiere.

“Corruptissina repubblica, plurimae leges” (Tacito, Annal. 3, 27): quando la Repubblica giunge all’estremo della corruzione, si moltiplicano a dismisura le leggi. Ovvero: il moltiplicarsi eccessivo delle leggi corrompe il sistema democratico.

E voi, che ne dite?

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