LA CINA E’ VICINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2014 @ 3:18 pm

Detto altrimenti: bella scoperta, direte voi!  (post 1772)

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I tempi della storia: nel 1840-1842 noi europei abbiamo fatto (si dice “portato”) ben due guerre alla Cina (le cosiddette guerre dell’oppio) “rea” di avere proibito l’importazione dell’oppio che gli Inglesi facevano coltivare ai loro schiavi indiani. Oggi, il mio berrettino da sole, il giubbotto da vela, il computer etc. e da ultimo le mie ultime scarpe Thimberland sono made in China.

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thMU1VCVNULa Cina. Inizialmente qui da noi si vendevano solo “cineserie” da pochi soldi. Ora ho notato che nostri negozi fino a poco tempo da di alta qualità – se non proprio ancora di lusso – mettono in vendita la loro credibilità, il loro nome, il loro avviamento insieme – ad esempio – a capi di abbigliamento abbastanza eleganti, senza l’etichetta che ne indica l’origine. “Sa, si tratta di quella gran marca italiana … ma abbiamo dovuto levare le etichette perché …” e via discorrendo. A prezzi sbalorditivi. Evvabbè … Leggendo Gomorra di Saviano poi apprendiamo che le Grandi Marche fabbricano i loro capi a … Napoli, avvalendosi dei cinesi. Evvabbè …

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... l'azzurra vision di S. Marino

… l’azzurra vision di S. Marino

Ma le fabbricazioni all’estero, come la mettiamo? La mettiamo che all’estero la manodopera costa meno perchè i diritti civili sono un optional. “Loro” ci hanno copiato e adesso ci invadono con i loro/ex nostri prodotti schiavizzando i loro lavoratori. Ma non basta. Anche i “nostri” hanno delocalizzato e non solo in Cina. Un amico imprenditore, di ritorno l’altro giorno dalla Romania: “In Romania non esiste la crisi del lavoro: le persone che esamino per l’assunzione mi dicono che tanto … se non li assumo io … trovano un altro che li assume. E allora parliamo un po’ dei nostri. Delocalizzano … si perdono posti di lavoro in Italia e gli utili … dove vanno gli utili? A S. Marino? Alle Cayman? In GB? Etc. etc. In Vaticano non più, grazie a Papa Francesco. Si dice che la tale azienda “è sbarcata” in Cina, in Romania, etc.. ma … sbarcata per vendervi i nostri prodotti o per produrre laggiù i prodotti che poi vende a noi?

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Evvabbè, gli ho quasi copiato il titolo …

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Un giorno “un amico mi disse” … che anni fa il suo datore di lavoro, proprietario di una catena di negozi di articoli sportivi, andò in Cina, chiese il prezzo delle migliori racchette da ping-pong. L’equivalente di 500 lire. Le migliori. Da noi si vendevano a 5.000 lire. Ne acquistò una camionata.

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Le stelle le abbiamo già: mettiamole le strisce!

Le stelle le abbiamo già: mettiamole le strisce!

Cosa fare? Ragazzi, io non mi intendo abbastanza di calcio per propormi CT della Nazionale nel bar sotto casa, e quindi …. quindi almeno mi consentirete di esprimermi su di un problema minore, un problema che pare stia di meno a cuore della gran massa della gente di quello della composizione della Nazionale, il problema della possibile soluzione della crisi mondiale. Proviamo un po’ ad immaginare che abbiamo già costituito gli USE – United States of Europe e che gli USE abbiano stipulato un accordo con gli USA, al fine di “imporre” il rispetto dei diritti civili in tutto il mondo istituendi il reato di “speculazione finanziaria internazionale” ed escludendo scambi commerciali, finanziari e culturali con chi non adotta queste regole.

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L’Utopia, di S. Tommaso Moro (è stato fatto Santo, non lo sapevate?)

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Come sarebbe bello! Dice … ma la tua, Riccardo, è un’utopia! E’ vero, solo che l’utopia è un qualcosa semplicemente non “ancora” realizzato. Non ancora, ma un domani – spero prossimo – vedremo … In ogni caso: guai a non avere (almeno) un’utopia! Ed ecco che ci risiamo: il primo problema nostro non è il lavoro: è il problema antropologico, nel senso che ognuno di noi si dovrebbe sentire padrone del proprio Paese, suo co-artefice e co-difensore e non suo predone. Quindi il secondo problema è il problema morale. Il terzo problema, il lavoro. Ve lo concedo.

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th9L8JM2JRP.S: ma non è solo il maggior costo del nostro personale che danneggia la nostra occupazione. Talvolta la responsabilità è anche dei troppo elevati margini di utile del produttore. Un esempio: su una marca di primo livello (“firma” di lusso)  fabbrica in Italia al costo 10 e vende a 100 (tanto la gente acquista ugualmente la “firma”, costi quel che costi) e per di più porta l’utile nei paradisi fiscali, arriva il cinese che non solo fabbrica all’estero al costo di 5, ma per di più vende a 30, collocandosi all’interno della troppo ampia forbice costo-ricavo italiano che genera un utile spesso portato nei paradisi fiscali dai quali si finanzia la produzione in Cina etc, etc.

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I POST DEL TRIENNIUM (OPEN BLOG)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2014 @ 8:23 am

Detto altrimenti: ho invitato le lettrici ed i lettori a pubblicare loro post in occasione del mio triennio di blogger. “Open blog”: mi scrive Fausto Lammoglia e trascrivo   (post 1772)

 INIZIA

Riccardo, accolgo volentieri il tuo invito di inviarti nostri post in occasione del tuo “triennio di blogger”. Le ultime vicende della nostra astronauta e il clamore mediatico che non ha avuto, suscitando lo sdegno di molti, mi ha “infilato” in una chiacchierata con uno dei miei ragazzi (Fausto è laureato, molto stimato nell’ambiente universitario genovese ed ha commentato altre volte i miei post, n.d.r.). Se ti interessa per il blog ho riassunto il discorso.

Can(n)one Rai: come abbattere la cultura a … “colpi” di audience 

thUXETRJ1SSamantha Cristoforetti. Questo nome è risuonato in tutte le emittenti televisive e radiofonica, lo abbiamo letto a caratteri cubitali sui giornali e sul web. Quello che mi ha toccato di più, però, non è tanto l’impresa della nostra compatriota (di cui dobbiamo andare fieri), ma i commenti nei forum dei giovani e meno giovani circa la trasmissione in diretta del suo atterraggio. Il tema “caldo” è il fatto che la Rai, in particolare, abbia decurtato il tempo destinato all’astronauta in favore del derby calcistico di Milano. Senza entrare nel particolare, mi è capitato di confrontarmi con un ragazzo di 17 anni sull’importanza dell’accaduto e sull’evoluzione della Rai.

“Mamma Rai” sta seguendo le orme della più libertina Mediaset.

La rete, che una volta era in primis portatrice di cultura, ha abbassato notevolmente la sua portata per raccogliere più audience e poter concorrere con le altre reti. Il livello della sua programmazione (in parte anche quella radiofonica, che tenta ancora di resistere) cerca di intercettare i gusti del giovane disinteressato, della casalinga, dell’anziano, dei pettegoli; così si riempie di talk show, di fiction, di  sit-com, di tribune politiche demagogiche e populiste. Ammesso che questa sia una scelta commerciale, non condivisibile, ma che funziona, sorgono due questioni: il canone e la mentalità.

 Il Canone

th5YV8N2X1Non mi dilungherò molto sul canone, perché fin troppe parole sono state spese da persone molto più competenti e arrabbiate sulla gestione economica della Rai. Mi permetto solo di dire che il canone dovrebbe essere per la Rai una garanzia: poiché i suoi introiti sono fissati da una tassa, il canone appunto, che ogni telespettatore e ogni radioascoltatore deve pagare, la Rai può permettersi di mantenere alto il livello, senza preoccuparsi troppo del numero di ascoltatori. Sarebbe opportuno quindi che favorisse la qualità dei programmi, piuttosto che la quantità degli ascoltatori.

 La mentalità

Chi scrive ha 26 anni, non ha visto gli anni d’oro della Rai, in cui educava (letteralmente parlando) gli italiani, ma ha scorto una buona televisione culturale e un’ottima radiofonia. Una televisione ormai scomparsa, da ricercare su piattaforme diverse in canali tematici. Ora, la mia generazione e quelle precedenti hanno conosciuto e, spero, apprezzato questo tipo di programmazione, per cui sanno che esiste e che possono ricercarla altrove (sebbene mi chiedo sia giusto, visto che pago il canone per una televisione che non guardo più preferendo un’altra sorgente). Ma le nuove generazioni, dove peraltro la TV è una tata che li controlla nei pomeriggi passati da soli in casa “parcheggiati” davanti allo schermo, questi programmi non li hanno conosciuti. Il che comporta nel caso migliore che maturino un disprezzo per questa televisione di bassa lega e la spengano. Nella maggioranza però, essa crea il gusto e la mentalità dei ragazzi, che pensano sia normale che la televisione parli solo di cucina, polizieschi e azzuffamenti tra persone che non hanno meglio da fare che partecipare a qualche becero talk show. Se mai costoro si ritrovassero davanti ad un documentario, probabilmente penseranno “chennoia” (giusto per essere educati!). E molti già lo pensano.

Le conclusioni

Forse è ora di spegnere queste televisioni, e prepararci da soli le programmazioni, dato che siamo pieni di strumenti utili per farlo. E forse è opportuno che i primi rivoluzionari siano i genitori: se la televisione può fare la governante, in molte occasioni essa può essere anche il pungolo che stimola la curiosità innata dei bambini, o la maestra che educa in maniera più efficace attraverso le immagini, finanche con i cartoni animati.

Ciao Riccardo

FINISCE

Me li danno ... me li danno!

Occhè so’ poho grulli? E me li danno … e me li danno! (N.d.r.: il contenuto è educativo; il compenso è  immorale e diseducativo)

RAI DISEDUCATIVA? QUANDO MAI? Infatti la RAI trasmette grandi valori, ad esempio i Dieci Comandamenti che hanno un grande valore … €200.000,00 cadauno, visto che Benigni per dieci puntate incassa €2.000.000,00! Solo che c’è una cosa che non va, la valutazione “lineare”. Infatti, non ti pare che “Io sono il Signore Dio tuo non avrai altro Dio all’infuori di me” possa essere valutato allo stesso prezzo del “non commettere atti impuri che poi Lui aveva detto non commettere adulterio che è tutt’altra cosa”? In un mio recente post mi sono lamentato dei 2 milioni, intendo. Ora che ci sono però mi lamento anche della modifica di quel testo originario …

Fausto, il tuo è il primo post del “Triennium”, (secondo solo al commento della collega Mirna, e precedente quello di mio fratello Alberto e dell’amica Monika) ovvero il primo a pubblicare dietro il mio invito a celebrare – se mai si può parlare di celebrazione –  l’imminente compimento del mio terzo anno di bloggheraggio (che brutto neologismo, ma lo utilizzo come provocazione, per contestare – ad esempio – chi invece di dire che una società “ha sede in“ scrive che “è basata in”, oppure che in luogo del termine “suggerimento” utilizza il termine “suggestione”! Ma si può?)

 Koromasnja 06 010Senza TV. Per cinque anni, durante le tre settimane a cavallo fra luglio ed agosto passate in ferie su un’ isoletta semi deserta dell’ Arcipelago delle Incoronate (Croazia), mia moglie ed io abbiamo vissuto senza TV. La sera l’appuntamento era con … il calar del sole! Dalla nostra casetta di pietra, un pannello solare; acqua nel pozzo e nelle bottiglie acquistate sul continente; vino in casa (io affitto “casa con vino”); pesce pescato da me ogni giorno; frutta sugli alberi … dalla nostra casetta, dicevo, con una sedia in mano, via di corsa a percorrere quei trenta metri che ci separavano dal piccolo molo per sederci a contemplare la trasmissione della serata!

Lo so, questo è un aspetto marginale rispetto ai temi educativi-diseducativi ai quali tu hai fatto riferimento, ma è comunque un segnale che “senza” si può anche perché “con” si perde molto. Infatti se noi due fossimo stati in un albergo, saremmo stati vincolati dagli orari della cena, dal “passaggio” davanti alla TV accesa per sentire le ultime del telegiornale e chi se le può perdere?

This is my island in the sun(set) - Harry Belafonte, ricordate?

This is my island in the sun(set) – Harry Belafonte, ricordate?

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Dice: ma anche il computer “schiavizza”: vedi, Riccardo, anche tu se sempre lì, attaccato alla tastiera … Dico: uei, raga, scialla! Io – alla tenera età di 70 anni – quest’estate ho pedalato per 4437 km in 101 uscite in bici; ho partecipato a regate veliche nell’Alto Garda trentino; sto partecipando a due gruppi di lettura; sono attivo in ben tre associazioni culturali; partecipo a convegni; ho un impegno sociale; leggo libri; mi dedico alle mie tre famiglie: la mia, quelle dei miei due figli, quella di mia suocera; scrivo post. Io sarei uno schiavo? Di chi? Del computer? Ma mi faccia il piacere …

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I post, già … questi però non sono “unidirezionali” come la TV. Infatti io scrivo, altri commentano, io contro- commento, etc. Non è “informazione”, è “comunicazione” communis actio, azione comune, cosa diversa, molto diversa. E’ il pensiero che si confronta, che dialoga. Attraverso il dialogo poi si arriva a conoscere il Volto dell’Altro, anche se non fisicamente come invece invitava a fare filosofo Emmanuel Levinas ..

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LA RICERCA DEL TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2014 @ 8:28 am

Detto altrimenti: è il Trentino che ri-cerca qualcosa o siamo noi che ri-cerchiamo  il Trentino Futuro?    (post 1771)

IMG_2562Risposta: entrambe le situazioni. Un gruppo politico si è fatto carico di un tema bipartisan … ma che dico, pluripartisan, nel senso che la soluzione del problema affrontato nella serata presso la caffetteria del Mart a Rovereto torna utile a tutti i partiti, a tutti i cittadini. Tre relatori d’eccezione, un’ottima giornalista. La ricerca: quo vadis Italia? Con il tuo 1,25 % del PIL destinato alla ricerca rispetto a quel 3% individuato come necessario dall’UE? Quo vadis, dove vai e dove andrai a finire se non ci sbrighiamo a capire che rischiamo di giocarci il futuro?

E noi? Quo vadis, Trentino? O massa o miga, in buon dialetto. Massa, ovvero troppe iniziative non coordinate e non coordinabili, come ha recentemente affermato l’assessore provinciale. Già, troppe quando non si ha una Visione che non sia visione-miraggio, ma una Visione-idea chiara di un progetto con la “P” maiuscola … per capirsi. Ed allora, senza Visione, si rischia di cadere nel miga, ovvero nel nulla e un ricercatore, anzi, un Ricercatore Capo, deve aspettare ben sette mesi di ottenere il richiesto appuntamento con l’assessore.

IMG_2565E invece no: Cultura come insieme delle conoscenze, Idee, Convinzione, Determinazione, Sistema, Investimenti mirati, Coraggio della scommessa, Visione del Futuro … (le maiuscole non sono utilizzate a caso) … in una parola: Ricerca.

Perché io ero presente a Rovereto? Perché pur essendo nato a Genova “ma” (“ma” … ah, questi Trentini Doc … sempre un pochino discriminatori  …) dicevo, ma residente in Trentino da 25 anni, chiamatovi (sic!) a lavorare (Direttore dell’ISA) da tale Bruno Kessler Senatore, e residente a Trento, be’ … io a Rovereto ci ho lavorato quale Presidente e AD di due società, una industriale ed una di engineering, e sono rimasto molto legato (anche) alla Città della Quercia (e anche a chi ha organizzato il tutto, diciamolo pure).

I temi (obiettivi) specifici? Direi quattro: 1) l’investimento in un centro tecnologico; 2) la “cattura” di alcune Persone, le migliori sul mercato; 3) l’individuazione di centri politici con il potere e la responsabilità delle decisioni; 4) la ridefinizione delle priorità di investimento. Comunicazione, communis actio, azione comune.

Occorre proseguire sulla strada di chi investì sul futuro, ad esempio con il PUP e l’Università, tanto per non fare nomi, con chi destinò 600 milioni di euro per l’Università (grazie ai quali essa è still going strong).

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Un ricordo personale: Bruno Kessler. Quando sento nominare FBK penso a lui. Non fu facile lavorare alle sue dirette dipendenze. Tornavo a casa la sera. Mia moglie mi si avvicinava e talvolta diceva: “Oggi il Senatore è a Roma”. “Come fai a saperlo?” “Tu non sei sudato”. Ecco, la Tensione che emanava (quella che oggi non vedo …), quella Tensione che l’aveva condotto ad avere una Visione, quella Visione che oggi pare manchi. Ed allora, riprendiamo le fila di quella Tensione, di quella Visione, aber schnell auch, e presto anche … presto che poi “recuperare” sarebbe sempre più difficile se non addirittura impossibile!

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Dice … e dell’intervento di Massimo Egidi non ci dici nulla? Scialla raga, dico, dico! Dico che ho colto il suo invito a puntare sull’attrazione delle persone migliori; sulla necessità di “avere una Visione”; sulla sua citazione (due volte) dell’ICT (si legge aisiti), ovvero sulla Information Communication Technology a superameno dell’IT (aiti), Information Technology.

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P.S.: Impressionante la qualità dei progetti sviluppati e di numero di ricercatori attratti dall’Istituto di S. Michele all’Adige: chiedo pertanto a Riccardo Velasco –  se mi legge – di darmeli che li citerò volentieri.  Lo stesso dicasi per Giorgio Vallortigara: se mi vuol scrivere anch’egli un commento ad integrazione … Grazie ad entrambi.

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GIACOMO MATTEOTTI, IL PRIMO RESISTENTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2014 @ 7:34 am

Detto altrimenti: recital di Alfonso Masi al SASS, nel novantesimo dall’assassinio  (post 1770)

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Pojer, Masi, Fait, Vanzo

Matteotti, Alfonso Masi, un amico, uno studioso, un prezioso “rievocatore di civiltà”. Ieri pomeriggio, insieme a Mariabruna Fait, Fiorenzo Pojer e Bruno Vanzo rievoca quella Persona.

Matteotti, ricco, “studiato”, avrebbe avuto tutti i requisiti per fare carriera fra i conservatori. Ed invece … invece la sua vita, la sua breve vita, fu dedicata ad altro.

Matteotti, il Paradiso: “Il paradiso dell’aldilà … forse c’è … forse no … ma noi dobbiamo cercare di realizzarlo già su questa terra”. Questa sua frase mi ha colpito. L’avevo già sentita da chi crede nel Paradiso dell’aldilà ma cerca ugualmente di anticiparlo in terra … l’ha pronunciata più volte un altro amico, tale Don Marcello Farina: “Già su questa terra dobbiamo realizzarlo, anticiparlo …”

1885 - 1924

1885 – 1924

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Matteotti, il periodo della sua vita. Leggete Gaetano Salvemini – Lezioni da Harward, le origini del fascismo in Italia … Quanto si battè Matteotti perché il fronte socialista non si frantumasse e invece … invece prima la costola PCI, poi la divisione fra massimalisti e riformisti, e poi … e poi … e intanto le squadracce fasciste sostituivano la loro feroce violenza alla legge dei codici.

Matteotti, gli scontri con Mussolini, fondamentalmente due: il primo contro il voltagabbana Mussolini ex non interventista e poi interventista,  e siamo alla prima guerra mondiale. Il secondo, più lungo, direi “permanente” durante la presa del potere da parte del fascio, sino al discorso alla camera del 30 maggio 1924, quello che segnò la sua condanna a morte.

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IMG_2554Matteotti, deputato studente, nel senso che studiava a fondo le materie che poi discuteva e trattava in Parlamento. Ed era difficile “fermarlo”: si può contrastare un’idea, un’ideologia, ma i numeri, le analisi precise dei fatti … è assai più arduo.

Matteotti, l’uomo anti-imperialista all’interno del Paese ed all’esterno, critico delle campagne in Tripolitania e in Cirenaica.  Contesta gli investimenti nella guerra di Libia: “I denari della guerra di Libia, meglio sarebbe stato impiegarli per dare case decenti ai contadini”.

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Matteotti, le priorità: la prima, la libertà: “Meglio in miseria ma liberi”. La moglie Delia, un “mea culpa” dopo la sua morte per avere accettato aiuti economici proprio dal duce del fascismo; Delia che fa autocritica confrontandosi con un’altra vedova, Ernesta Bittanti, che a Trento, in occasione di una adunata fascista, il 22 giugno 1924 coprì di un telo nero la statua del marito Cesare Battisti per impedire che venisse avvicinata dalle camice nere.

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Matteotti, attuale: favorevole allo sviluppo della scuola pubblica (!), contrario alla guerra “ultima vergogna”; contrario a denari devoluti al “militarismo ozioso”; oggi sarebbe stato contrario anche a quei 20 miliardi l’anno per dieci anni riservati alla “Difesa” dal voto bipartisan del parlamento un paio di dicembri fa; contrario all’acquisto dei cacciabombardieri F35 quando molti dei “contadini odierni” ovvero operai e  impiegati sono senza lavoro, senza pensione, e molti giovami senza un futuro.

Peccato che ad assistere alla rievocazione ci siano stati pochi giovani. E nessun politico. Peccato che la stampa non la abbia preavvisata.

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STIPENDI NASCOSTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2014 @ 1:39 pm

Detto altrimenti: si sa, ma non si dice, e chi ce l’ha lo tace … (post 1769)

Articolo Corsera 28.11.2014 pag. 22, a firma Gian Antonio Stella: “Lo stipendio nascosto del manager” – A seguito di una inchiesta di Maurizio Cescon su Messaggero Veneto.

"Ah ... non me lo dite? E pensate che possa finire così?

“Ah … non me lo dite? E pensate che possa finire così?

La Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, la quale presiede l’Ente Pubblico Regione azionista unico dell’ Aeroporto di Ronchi dei Legionari  ha chiesto alla società quali fossero i compensi corrisposti dalla società al suo interno. Non le sono stati forniti quelli del presidente (P)  e dell’amministratore delegato (AD) signor Paolo Stradi in quanto:  “Non te lo diciamo, siamo una SpA; c’è la privacy” (così riporta l’intervista alla Presidente Serracchiani rilasciata a Tommaso Cerno, Direttore del Messaggero Veneto”).

Pare – così Corsera riporta il contenuto della citata inchiesta – che la somma dei compensi del direttore generale (l’amministratore delegato farebbe anche il direttore generale-DG, n.d.r.) assommi ad €255.000 annui, ovvero più della citata presidente della regione (“ferma” ad €150.000) e dello stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, benchè il Premier Matteo Renzi avesse posto questo divieto.

Io osservo:

  1. “Le leggi son ma chi pon mano ad esse?” E invece, poniamoci mano, sanzionando questi comportamenti assurdi! (vedi quanto al successivo n. 6).
  2. In genere sarebbe bene che le posizioni di AD e di DG fossero separate: l’AD decide e il DG esegue e gestisce la struttura.
  3. Tuttavia capita che, per risparmiare risorse e/o per semplificare, il consiglio di amministrazione-CDA concentri le due posizioni su di un’unica persona. La responsabilità (colpa o merito) di questa decisione è degli Azionisti, i quali nello Statuto hanno permesso o escluso questa possibilità. All’interno delle possibilità offerte dallo Statuto, la responsabilità di questa scelta è dell’intero CDA.
  4. In caso di cumulo di funzioni, non si possono cumulare le due retribuzioni, se non altro perché il tempo che la persona dedica alle due funzioni non è “raddoppiabile”.
  5. In ogni caso, non è ammissibile il rifiuto del P e/o Ad-DG di fornire all’Azionista – soprattutto se Azionista unico e Ente Pubblico – le informazioni richieste.
  6. Nel caso specifico, io cosa farei? Convocherei una Assemblea, licenzierei i due personaggi (anche perchè – se non altro – una risposta simile denuncia una assoluta mancanza di intelligenza: ecchè, pensavano forse  che la cosa sarebbe finita lì?) e chiederei l’intervento della Corte dei Conti.

Una delle ultime trasmissioni Report: il presidente di una multiservizi pubblica interregionale prenderebbe €450.000 all’anno)

P.S.: Quando affermo che il primo problema da risolvere in Italia è quello “antropologico” ovvero quello della presa di coscienza della reciproca e bidirezionale appartenenza del cittadino e della cosa pubblica …  In casi come questi sì che ci starebbe bene uno sciopero!

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IL TURISMO TRENTINO E LE PANTOFOLE DELLA NONNA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2014 @ 7:05 am

Detto altrimenti: “Le pantofole della nonna … sono la cosa più antica che hanno …”    (post 1768)

  • Come mai tu non sei ancora venuto nel mio museo per vedere le pantofole della mia nonna?

    Come mai tu non sei ancora venuto nel mio museo per vedere le pantofole della nonna?

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  • Una grande potenza mondiale d’oltre oceano, creatasi ex novo.
  • Quando un vecchio sistema software funziona male, non conviene cercare di aggiornarlo, conviene sostituirlo con uno nuovo.
  • Così hanno fatto gli USA quando “si sono costituiti”.
  • Però … consoliamoci: la cosa più vecchia che hanno sono le pantofole della nonna.

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  • Senza parole, sono senza parole!

    Senza parole

    E noi, in Italia, abbiamo la maggiore concentrazione di opere d’arte, archeologiche ed architettoniche dl mondo.

  • Ce ne rendiamo conto?
  • Come mai ALITALIA è “riuscita” (bontà sua!) ad andare in crisi, quando avrebbe avuto l’occasione di organizzare i flussi turistici da tutto il pianeta verso l’Italia?
  • Come mai la Francia, con un patrimonio d’arte decine di volte inferiore al nostro, sviIuppa una mole di turismo doppia della nostra?

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“Quello il Trentino, il turismo è sempre di più il suo futuro”. Bellissimo mix (lasciatemelo dire, dai!) di un’espressione dialettale napoletana con un affascinante anacoluto manzoniano. Dice … agiamo sempre di più sulla possibile clientela! Dico: non basta, occorre agire anche sui prodotti e su chi li offre, cioè su nuovi prodotti turistici e sulle persone che li offrono e vendono. Dice: come fare? Iniziamo a copiare dal Sud Tirolo e dall’Austria.

Mutatis mutandis … ovvero, pur cambiando alcuni termini del confronto, il turismo trentino non può e non deve crescere meno di quanto esso cresca in altri territori (di decrescere non se ne parla nemmeno!). A tal fine, occorre una riprogrammazione continua, una continua applicazione della tecnica dello “zero base budget”, ovvero un riproporsi sempre ex novo, con nuove idee, nuovi prodotti, nuova immagine, nuova informazione, nuova comunicazione, nuova “vendita”. Quindi l’azione della politica e del governo locale va rivolta pariteticamente verso i “fornitori” del prodotto turistico e verso i suoi acquirenti. Non solo o principalmente verso quest’ultimi.

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OR SON TRE ANNI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2014 @ 5:54 pm

6 dicembre 2011 – 5 dicembre 2014

Detto altrimenti: BLOGGANNIVERSARIO  (post 1767)

 

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Il mio primo post. Era il 6 dicembre 2011 …   qualche giorno prima di quella data, una carissima amica, Mirna Moretti, grandissima lettrice, persona di grande cultura e sensibilità, poetessa (vera!) di vita e di penna e blogger, mi aveva presentato all’editore Andrea Bianchi, davanti a tre tazzine di caffè (una a testa) in Piazza Duomo a Trento, in una giornata di dicembre assolata e calda: “… sai … Andrea cerca una persona che sappia e voglia scrivere un po’ di tutto … per me sei tu la persona giusta”. Detto, fatto. Ed eccomi qui al post n. 1776, prossimo al compimento, la sera del 5 dicembre, del mio terzo anno di bloggheraggio.

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I maligni affermarono che Mirna avesse voluto liberarsi di me che – in allora privo di un blog tutto mio – le inviavo ogni tanto alcuni post che lei regolarmente e gentilmente ospitava e pubblicava sul suo collaudato blog. Ma sono solo malelingue …

Dice, mapperchè (mapperchè) non aspetti il 5 o il 6 dicembre per “celebrare” l’anniversario? Eh, già, raga, avete (quasi) ragione … Dico quasi perché, care lettrici e cari lettori, vi faccio una proposta: per il giorno 5 dicembre siate voi a scrivere uno o più post. Se volete, un post di commento (positivo o negativo, si accetta e si pubblica tutto); oppure un articolo su un argomento che voi stessi avrete scelto; oppure un post di proposta, chiedendomi di trattare un argomento di vostro gradimento. Fate voi.

Ecco, termino ringraziandovi per il vostro contatto … anzi, per i vostri contatti, cioè per le tante volte che ogni giorno aprite e leggete le mie moderne “sudate carte”, contatti che si contano a centinaia, per migliaia di pagine sfogliate, aperte, lette e di commenti scritti che ho ricevuto.

Coraggio, quindi, amiche ed amici: fatevi sotto! Il blog è (anche) vostro!

Riccardo

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EDIPO RE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2014 @ 2:13 pm

Detto altrimenti: gruppo di lettura dei classici “Maria Lia Guardini” presso la Biblioteca Comunale di Trento    (post 1766)

La prof ci raccomanda: nel leggere un testo teatrale occorre mettere in funzione la “cinematografia mentale” ed inoltre, in questo caso, tenere presente il modo nel quale gli antichi Greci assistevano alle rappresentazioni teatrali: dalla mattina in poi, a finire, tre tragedie ed un dramma satiresco. La gente si portava da mangiare, negli intervalli si riuniva in gruppetti chiaccherava, commentava, etc..

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La trama? Chi non la conosce, la trova quanto meno in internet: Edipo, re, scoprirà di avere ucciso il padre (per una banale lite di precedenza stradale, sic!) e di essersi congiunto con la madre. La madre-moglie si impicca, lui si acceca. Pier Paolo Pasolini ne ha tratto un film (1967).

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Sofocle. Edipo re. Tragedia rappresentata per la prima volta nel 411. Nel 414 c’era stato il disastro della spedizione ateniese in Sicilia. Gli oracoli, interrogati, erano stati propizi, e invece …. Nel 404 finirà la lunga “guerra totale”  del Peloponneso con la sconfitta di Atene, la distruzione delle sue mura, la consegna della sua flotta, l’imposizione del governo dei trenta tiranni, la guerra civile. Questo l’ambito, questo il clima. Fino alle successive egemonie: di Tebe, di Filippo il macedone, dei Romani. Punto.

Sofocle prende le mosse dal mito, da una sorta di coperchio che nasconde la realtà e lo fa ponendo Edipo in una situazione paradossale: tutti, spettatori compresi, conoscono la verità. Lui no. Lui è lo strumento innocente del fato del caso … innocente fino a quando non decide di potersi arrogare il potere di autopunirsi, accecandosi. Questo Sofocle non lo approva, a questo punto Sofocle non lo difende più. Perchè questa tragedia? nel “programma di sala” datato 411, per dire che la tragedia “è rappresentata” si usa il termine “didaskein”, che vuol dire “insegnare”. E il “maestro” è solo Sofocle, che  era l’autore e il regista di un insieme di parole, musiche (il coro) e azione. A lui, del resto si  è rifatto qualche anno dopo tale Wagner, maestro nella tri-rappresentazione di parola, musica e azione.

Gli dei, gli oracoli, chi li interroga, nel caso della spedizione siciliana, hanno indotto in errore  il governo di Atene. Anche l’oracolo di Delfi interrogato da Edipo era stato ambiguo: “Di chi sei figlio? Tu ucciderai tuo padre e ti unirai con tua madre”. Ambiguità “politica” dell’oracolo: Edipo fa di tutto per sfuggire al fato ma… ci casca in pieno. Morale? L’antropocentrismo (socratico) è un antropocentrismo limitato, condizionato da limiti esterni, a differenza di quello del superuomo novecentesco. Un Sofocle poi … un pessimista che non si fida degli oracoli: sarà l’uomo  a sue spese, che deve scoprire la verità!

A me, personalmente, piace vederci un ridimensionamento della credibilità degli oracoli (di tutti i tempi! N.d.r.) che avevano dato vincitrice Atene su Siracusa 20 a 1 e soprattutto quella degli uomini che a quegli oracoli avevano ciecamente creduto. Lo stesso Edipo, del resto, dimostra e dichiara di non tenere in gran conto le profezie degli oracoli. Tuttavia esse, talvolta, c’azzeccano, quindi se ne deduce che esse non sono attendibili! Il mito, gli oracoli “politici” portatori di una verità elastica che  viene adattata (dal caso, per carità … non dall’uomo!)  alla storia che si sta raccontando!. Edipo stesso, scoperta la sua origine incerta, afferma “Io sono figlio del caso”. Tukon, il caso, per caso … e poi “Io mi sono fatto da solo, quello che ho lo devo solo a me stesso”. E invece …

Nella lettura del testo appaiono quasi “saltabili” i vari interventi del coro: in Sofocle essi sono il commento al tutto, che coincide con il pensiero dell’autore (In Eschilo al contrario rappresentano il modo di pensare collettivo).

Et de hoc satis … fino ai  prossimi appuntamenti:

  • 9 dicembre 2014: Seneca, “Edipo”
  • 13 gennaio 2015: Sofocle, “Edipo a Colono”.

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ANCHE IN TRENTINO: DIRITTI ACQUISITI (vitalizi d’oro) V. DIRITTI ACQUISITI (giustizia sociale)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2014 @ 8:24 am

Detto altrimenti: gli uni contro gli altri armati                    (post 1765)

La fattispecie del “diritto acquisito” non è espressamente contemplata né tanto meno organicamente regolamentata dal nostro agglomerato di leggi. Parlo di “agglomerato” e non di “sistema” perchè un “sistema” ha un ordine, una logica, un coerenza al suo interno, una conseguenzialità. Il nostro no.

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Codice di Hammurabi, 2000 anni prima di Cristo: “Non fare agli altri ciò che non faresti a te stesso; fai agli altri ciò che faresti a te stesso”

Dice … ma tu a che titolo parli (rectius, scrivi)? Sei un giurista? Un filosofo del diritto? No, ragazzi, tanti anni fa mi sono laureato in giurisprudenza (in legge, insomma, sono un semplice leguleio, mappoi nella vita ho fatto altro, il manager). Oggi sto solo cercando di lasciare che la mia mente “ragioni” da sola, visto che alla mia tenera età (70) godo del privilegio (privilegio? Beccato in flagrante, con le mani nel sacco, ovvero come dicono gli inglesi, red handed, con le mani rosse del bambino che è appena andato a rubare la marmellata in frigorifero): il “privilegio diritto acquisito” di essere “libero di” e “libero da” … lo confesso … Ma … che dico?  Infatti chi è senza peccato etc. etc.  … Ma no, dai, io pecco sapendo di peccare e la scaglio lo stesso quella famosa “prima pietra,” io … e scrivo questo articolo!

Agglomerato. Un esempio? La Costituzione “tutela la famiglia …” ma poi lo Stato trasferisce due coniugi, entrambi impiegati pubblici, in due città diverse. E’ successo ai miei genitori 45 anni fa, quindi la racconto a mente ormai fredda: babbo (toscano) maresciallo maggiore CC, trasferito da Genova a Cles (TN). Mamma lasciata insegnante di Scuola Media Statale a Genova. Noi tre ragazzi all’Università (statale), a Genova.

Agglomerato? Ma di cosa? Ci provo, dall’alto verso il basso. Agglomerato di quanto segue: la Costituzione, le sentenze della Corte Costituzionale, quelle della Cassazione, delle Corti d’Assise d’Appello, dei Tribunali, le leggi costituzionali, le leggi dei codici (civile, procedura civile, penale, proceduta penale, della navigazione, etc.); i regolamenti di attuazione delle leggi (non ce li dimentichiamo!). Insomma, nel mondo anglosassone non vi sono Codici, bensì vale il precedente, ovvero la raccolta delle sentenze. Qui da noi vale tutto: questo è il guaio!

Dice … l’elenco è finito? Dico, no, ragazzi! Infatti poi vi è anche una legge particolare: ovvero la previsione di ciò che faranno i carabinieri e l’ufficiale giudiziario. Mi spiego: in un Paese nel quale la giustizia è assolutamente farraginosa e soprattutto lentissima, vi sono persone che non si preoccupano di avere contro la legge, bensì di non avere contro i carabinieri e l’ufficiale giudiziario: “Tanto, nel frattempo, cambieranno le leggi, il governo, ci sarà la prescrizione, il condono, la sanatoria, l’immunità parlamentare, la “maggiore età per vecchiaia”  e in prigione non ci vado, i domiciliari in villa di lusso,  la morte per vecchiaia dell’imputato, etc. …”.

Ma non basta. Vi è poi anche il “diritto dei privati” ovvero quelle regole create sul campo dai privati. Volete un esempio? La regola per cui occorre “rispettare la fila” ovvero mettersi in coda e rispettare l’ordine di priorità al supermercato, di fronte ad uno sportello, etc.. E questo è un “buon” diritto, affermabile e difendibile.

All’interno di questa categoria però (di quella dei diritti dei privati) vi sono diritti “no buoni”, ovvero non affermabili ovvero affermabili (in solo in mala fede!) ma comunque non difendibili: essi sono – ad esempio – quelli che pretendono di salvaguardare alcuni dei cosiddetti “diritti acquisiti” quali sono quelli accampati a difesa di privilegi insostenibili, in favore di chi vuole continuare a godere di pensioni e vitalizi d’oro che arrivano a 40 volte il valore dei contributi versati e per di più versati non dall’interessato ma dal sistema pubblico!. Questi diritti no buoni confliggono con altri diritti acquisiti buoni quali quelli sanciti dalla costituzione alla famiglia. al lavoro, alla salute, tutte “cose” che si possono avere solo se si fanno investimenti con risorse finanziarie che invece sono accaparrate dai diritti no buoni. Ed ecco il conflitto di cui al titolo del presente articolo: diritti v. diritti, ovvero diritti (no buoni) “contro” diritti (buoni).

Dice: … ma chi difende la sua pensione o il suo vitalizio d’oro, il suo privilegio (medievale, n.d.r.) … agisce in base ad una legge: non puoi classificarlo fra chi agisce in base al diritto dei privati. Al che io replico: eh no, caro mio! “Qua’ legge? Quella la legge” (espressioni bellissime del dialetto napoletano) che loro applicano se la sono fatta loro stessi per loro stessi! Pertanto, quando mai “diritto vero”? Quella è una legge privata, fatta dai titolari di un privilegio a difesa di loro stessi, mica si applica a tutti … tanto è vero che ormai – se si vuole essere onesti – si deve fare una scelta: o si stabilisce che nessuno (nessuno) possa stabilire il proprio trattamento retributivo, contributivo, pensionistico, privilegistico, cumulativo (di retribuzioni, pensioni, etc.), gigantografistico (quanto a livelli retributivi esageratamente elevati), etc; oppure si deve cambiare quella scritta “La legge è uguale per tutti” in una nuova scritta: “La legge è uguale – rispettivamente – per tutti coloro che appartengono alla stessa casta, alla stessa categoria, allo stesso gruppo, etc.. per cui ogni casta, ogni categoria, ogni gruppo, etc. ha la sua legge, che ovviamente è legittimamente diversa dalle altre”.

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Dice … Ma quella frase è troppo lunga! Allora si dovrebbe fare  come qui di fianco

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  • Dice: maccome (maccome) si fa a raddrizzare questa situazione?
  • Dico: ci vuole una rivoluzione.
  • Dice: ecchè? Una rivoluzione popolare cruenta? Un colpo di Stato militare?
  • Dico: no, una rivoluzione nel senso di “e-voluzione” antropologica, culturale e morale della gente. Tutto qui.
  • Dice: e ti pare poco … ti pare … e poi … “antropologica” … chevvordì?
  • Dico: vuol dire che ognuno si deve sentire ed essere cittadino e non suddito, padrone e responsabile  in casa propria della res publica, della cosa e della casa comune …
  • Dice: mammeglio! (espressione toscana, ironica: letteralmente significa “meglio così”, ma nella sostanza vuol dire “e ti pare di chiedere poco?”
  • Dico: be’, io ci provo … hai visto mai (espressione romanesca) … eppoi (eppoi) gutta cavat lapidem … batti e ribatti …
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TRENTINO PERLE NASCOSTE: 2 – Il LAGO DI CAVEDINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2014 @ 7:49 pm

Detto altrimenti: a seguito del post del 17 novembre scorso …   (post 1764)

(v. anche il post “INCONTRI -20) ANDREA DANIELLI, architetto)

Lo spumeggiante affluente

L’immissario  Rimone

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Il Lago di Cavedine. Formato da uno spumeggiante torrente Rimone, si trova a 28 km da Trento e a 24 da Riva del Garda, all’altitudine di 241 metri, è lungo 2,5 km, largo 0,6 km, profondità massima m. 24, ha una superficie di oltre 1 kmq ed una circonferenza di km. 6.

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Da Cima Paganella - I Laghi di Cavedine  e di Garda

Dalla Cima Paganella

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Esso è ben visibile anche dagli sciatori dalla Cima Paganella (un’ottima visuale dall’alto tuttavia la si ha soprattutto da Margone sopra Ranzo) dalla quale molti foresti erroneamente esclamano: “E’ il Lago di Molveno!”. Già questa strana sorte inizia a dirla lunga su quanto poco sia reclamizzata e fatta conoscere questa nostra perla trentina, la prima della collana che inauguro con questo mio articolo.

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Il Lago verso nord

Verso la Cima Paganella

Non La valle dei laghi, bensì Le Valli dei Laghi. Ecco come vorrei che fosse chiamato il comprensorio naturalistico Valle del Sarca – Valle di Cavedine: le Valli, al plurale, e come tali offerte al turista. In miei scritti precedenti più volte ho insistito a che il Trentino organizzi e offra al turisti nuovi prodotti turistici, in particolare sotto forma di “reti”: la rete delle piste ciclabili, quella degli affreschi dei Baschenis, quella dei canyon, etc.. Ecco, anche quella dei laghi delle Due Valli dei Laghi: la Valle del Sarca e la Valle di Cavedine. Dice … ma il Lago di Cavedine si trova nel Comune di Cavedine, ma non nella Valle di Cavedine, bensì nella valle del Sarca. Evvabbè … dico io ….

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Il Lago verso sud.

Verso sud

Lago di Cavedine. Bello per tanti motivi. Incastonato in una sorta di dolce valletta naturale, chiusa a sud da una collinetta, con lo sfondo a nord della Paganella e ad ovest degli strapiombi della Valle del Sarca. Lo si può “circumnavigare a piedi” percorrendo il bordo di una strada poco frequentata dalle auto, ad est; per un sentiero boscoso, ad ovest. Ottimo punto di partenza per escursioni a piedi nelle marocche, le pietrose “ruine” dantesche che conservano ancor oggi impronte di dinosauri, vero e proprio paesaggio lunare di rarissima bellezza.

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Bikers’ rest

Le Valli dei Laghi. Sarà che in Trentino di bellezza e bellezze ne abbiamo a iosa che non siamo capaci di apprezzare a fondo un complesso naturalistico che di per sè ha già un grande valore, ben oltre quello di esser “una delle vie per raggiungere la riva del Lago di Garda”. Il Garda, tuttavia, raggiunto anche per queste vie e di ciò grato, regala alle “sue” Due Valli di accesso da nord la sua brezza, l’Ora, che accarezza il Lago di Cavedine quel tanto che serve a praticare scuola vela con barche e surf: e a tal fine il Lago è molto ben attrezzato per ricevere i propri ospiti. Il Lago di Garda ovviamente è “cosa” diversa dal suo fratellino di Cavedine, ma qui siamo “far from the madding croew”, lontani dalla folla vociante, il che è sicuramente un plus per chi sia alla ricerca di quiete.

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A vela!

Poco noto, dicevo. Già … per la inspiegabile carenza delle indicazioni turistiche stradali. Io mi ci reco molto spesso in bicicletta, sia da Trento che da Riva del Garda e la biciletta, sapete, vi concede il tempo di guardare ma soprattutto vedere ogni metro di strada, ogni dettaglio del panorama. E dire che basterebbero … anzi, “basteranno” una decina di cartelli e il gioco è fatto!

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A remi!

Perché poi  questo ritardo? Forse perché il Lago di Cavedine è in una terra di confine. Di confine? Già … fra le due diverse Comunità di Valle, istituzioni nate per coordinare, ciascuna al proprio interno le iniziative di portata intercomunali. Ma ciò non esclude che esse possano e debbano – nel reciproco interesse – dialogare anche fra di loro per coordinare le reciproche attività su base inter-comunità. E poi … forse perché siamo tutti “distratti” dal più noto Lago di Toblino? ma volete mettere, il tri dei Laghi: S. massenza, Toblino, Cavedine? Visitarli “in serei” è tutt’altra cosa, credetemi! Questo è l’augurio che formulo al Lago di Cavedine e alle due Valli dei Laghi!

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In bici

A piedi!

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Dice … ma il Lago di Garda, dove lo metti? Calma, raga, scialla … ho detto che avrei parlato delle perle nascoste … nascoste, non già super conosciute!

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