IX GIORNO DI CLAUSURA
pubblicato da: Mirna - 20 Marzo, 2020 @ 9:56 amSono nove giorni ragazzi che ce ne stiamo a casa, salvo qualche veloce uscita per la spesa o il giornale.
Siamo tutti uniti, restiamo a casa perchè il nemico è subdolo e invisibile e può colpire tutti soprattutto noi che gli –anta li abbiamo superati da un pezzo.
Siamo bravi, ligi, di buon senso, ma questa beffarda primavera anticipata ti rimescola e ti fa sentire prigionero/a.
La passeggiata lungo il fiume, al lago, il caffè in piazza sotto il sole con le amiche, gli incontri letterari e cultural-mondani – piccoli piaceri del recente passato – stanno trasformandosi in reliquie dorate. Davamo tutto per scontato invece quanta ricchezza avevamo senza esserne del tutto consapevoli.
Certo , ci diciamo, la ritroveremo, ma quando? e forse qualcosa sarà cambiato e tutto verrà rimescolato.
Forse dovevamo veramente fermarci un po’. Quella frenesia un po’ innaturale ci stava facendo girare troppo in fretta.
Stamattina alle 9.00 sono uscita per comperare frutta e verdura e un quotidiano, ma ho passeggiato cautamente con
mascherina e guanti di lattice un po’ intorno al mio rione…come da disposizioni.
Il tabaccaio ha parlato un po’ con me all’aperto e ho notato che l’altro interlocutore era un passero che – lui dice – entra in negozio a mangiare qualche briciola di brioche.
E’ amareggiato,” chissà se diffondo il virus o chissà se me lo trasmettono“. Viviamo, così alla mercè, di questo cambiamento grave ed epocale del nostro ecosistema. Le nostre cellule si sono avvelenate?
Stamani giro un po’…che cosa darei per un caffè al bar, ma i miei preferiti, come La Vie en rose, sono tristemente vuoti. Strade deserte sotto il sole ignaro.
Torno a CASA, at home, dove fortunatamente ho la diletta figlia e la tenera Mimilla.
HOME, il nostro rifugio, il nostro intimo che si rivela in essa, nei suoi colori, nei mobili, nelle
suppellettili, nell’atmosfera.
Home dove vive presente mio marito che avrebbe affrontato con la sua sicurezza morbida questo momento perchè per lui home era il suo mondo.
E così deve essere per tutti noi: qui troviamo i ricordi, il percorso, i traguardi, le malattie e le guarigioni, i nostri respiri, la nostra essenza lanciata come macchie di colore intorno.La nostra casa rispecchia noi stessi.
Ci stiamo bene…portiamo pazienza ancora .
RESTIAMO A CASA
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Consigli di lettura di Maria Grazia
pubblicato da: Mirna - 20 Marzo, 2020 @ 9:13 amTra le maglie di narrazioni confortanti e catastrofiste ove la scienza pare avanzare come un fascio di luce creando tante zone d’ ombra quante ne illumina, ho trovato nella rilettura dell’ opera di F.Duerrenmatt, ‘ Il giudice e il suo boia‘ interessanti spunti di riflessione.
Questo romanzo assomiglia nella sua piacevole lettura quasi ad una costruzione sinfonica articolata su registri e voci che si intersecano e si alternano tra le due figure dell’ omicida Gastmann e il commissario di polizia Baerlach in una sfida continua dominata dalla mente.
Compiuto il suo primo omicidio sotto gli occhi del commissario Baerlach, il nichilista Gastmann lo sfida ad
incastrarlo con prove che vadano oltre la semplice testimonianza.
Successivamente, anche di fronte al ritrovamento del corpo di un poliziotto nella sua auto, il commissario
Baerlach si rifiuterà di investigare in quanto riterrà che la vera lotta sta nel pensiero ed ogni sforzo fisico
ne è vanificato.
Proprio il male pare voler acquisire tutta la sua potenza per indurci a pensare, a pensare in modo diverso adottando magari punti di vista inusuali, a diventare investigatori del presente, ossia ad essere giudici e boia.
Il romanzo di J.M.Hull dal titolo “ Il dono oscuro’ si incentra invece su una esperienza di vita segnata dalla cecità che come definito dall’ autore “ ha perso la sua punteggiatura” legata alle immagini ma si e’ arricchita di tante sensazioni in un viaggio permeato da sogni in ambienti acquatici e marini che rappresentano gli abissi verso cui e’ diretto. Abitando mondi sterminati, l’ autore evidenzia la grande forza del pensiero, la capacità di decentrare la propria mente in luoghi diversi popolati da persone con il volto e da quelle senza volto.
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Dal nostro Riccardo Lucatti
pubblicato da: Mirna - 17 Marzo, 2020 @ 10:36 amDetto altrimenti: gruppo di lettura di Mirna Moretti (post 3800)

3800: un post “numero tondo” per Mirna Moretti. Mirna, già co-prof con mia moglie Maria Teresa, nel senso: due colleghe diventate amiche “gemelle” da quante affinità sono legate. Mirna, GL-Grande Lettrice, alimentava un suo spazio letterario: “Un libro al giorno” (scusate se è poco!) poi diventato “Librincontri” in Trentoblog (cfr. ivi): il post sul GDL-Gruppo di Lettura da lei costituito che si riunisce grosso modo ogni quindici giorni, nel quale ognuno di noi parla delle proprie letture. Iscrizione per passa parola. Da qualche anno la nostra “sede” è un’accogliente e funzionale saletta del Bar Città in Piazza Italia a Trento. Anni fa l’editore del blog, l’ormai caro amico ing. Andrea Bianchi, chiede a Mirna di segnalargli chi potesse alimentare una sezione despecializzata del blog. Mirna pensò a me e il 6 dicembre 2011, tremilasettecentonovantanove post fa, Mirna diventò la mia madrina blogger ed io pubblicai il mio primo post. Come “battezzarlo”? Mio figlio Edoardo, GC-Gran Comunicatore in una grande società interregionale di servizi, mi propose: “Babbo, chiamalo “Detto altrimenti”… cioè, non sarai tu ad avere un soprannome, bensì è ciò che racconterai che sarà esposto in maniera diversa dal solito, in modo non conforme rispetto alle solite regole”. Detto fatto, detto altrimenti. Da allora ne sono passati post sotto i ponti! Di questo passo a fine 2020 avrò compiuto nove anni di bloggering e grosso modo avrò pubblicato oltre 4000 post alla media di circa 1,2 post al giorno. Ora possiamo cominciare.
Si avvisano i Signori lettori che a causa del coronavirus le riunioni di Librincontri si terranno via internet o “uozap”. Descrivano i Signori lettori come si sarebbero svolte le riunioni ove non ci fosse stato questo impedimento. Gli incontri al Bar Città di Piazza Italia riprenderanno non appena possibile.

Mirna:“E tu, Riccardo, cosa hai letto?”

Riccardo: “Amici, vi sorprenderò: un romanzo! Già, dopo la coinvolgente serie gialla del commissario Wallander di Henning Mankell, da tempo mi sono dedicato alla saggistica. Tuttavia, grazie ad un regalo di mia figlia Valentina, mi sto concedendo un periodo di riposo con un romanzo: “I leoni di Sicilia- La saga dei Florio” di Stefania Auci, EditriceNord. Una storia della nascita di un mito meridionale, la storia della famiglia Florio. La bellezza del romanzo è arricchita da tre aspetti, trattati e svolti in parallelo. Il primo consiste nell’ambientazione storica della vicenda, in una Sicilia napoleonica, post napoleonica e oltre. Il secondo aspetto, nella descrizione dello svilupparsi di un sistema economico tendente al moderno in una Sicilia ancora molto gattopardesca: i capitoli del romanzo sono intitolati ognuno con il sempre nuovo ed ulteriore settore di attività della famiglia Florio: spezie, seta, pizzo, zolfo, vino, tonno, sabbia, etc.. Il terzo aspetto, la tavolozza degli inserti dialettali: una miniera di pennellate di colore locale che affascina chi di quell’isola subisce un certo fascino per quanto di bello (e di meno bello, purtroppo) sa esprimere anche oggi, di un’isola erede della cultura greca e in ispecie della filosofia greca che – chi scrive – continua a coltivare in un altro gruppo di lettura, quello dei Classici, tenuto dalla prof senza puntino (con il puntino sarebbe prof.) Maria Lia Guardini nella sala Multilingue a piano terra della Biblioteca Comunale di Trento, il martedì mattina ad ore 10, con cadenza quindicinale. Iscrizione per passa parola. Entrata ed uscita libera. Ma veniamo al dialetto siculo. Molti i proverbi citati. Ve ne trascrivo alcuni.

Cu nesci, arrinesci. Chi esce, riesce ovvero chi si dà da fare, ha successo.
Cu manìa un pinìa. Chi si dà da fare non patisce.
‘U putiàru soccu ave abbània. Il negoziante decanta ciò che ha.
U pisu di l’anni è lu pisu cchiù granni. Il peso degli anni è il più gravoso.
Unn’è u’ pisu và a balanza. Dove c’è il peso, va la bilancia.
Addisiari e ‘un aviri è pena di muriri. Desiderare e non avere è una pena mortale.
Calati junco ca passa la china. Calmati, tieni un profilo basso che poi la tempesta passerà.
Nuddu si lassa e nuddu si pigghia si ‘un s’assumigghia. Non ci si lascia e non ci si sceglie se non ci si assomiglia.
Cent’anni d’amuri, un minutu di sdignu. Cent’anni d’amore, un minuto di collera (augurio siciliano).
Di ccà c’è ‘a morti, di ddà c’è a sorti. Da una parte c’è la morte, ddall’altra il destino.
I dialetti, vere opere d’arte, vere meraviglie! Io, purtroppo, di madre agrigentina; babbo montalcinese; nato, cresciuto, studiato e sposato a Genova; lavorato a Genova, Torino, Roma, Milano, Trento; io, dicevo, ne parlo male molti e bene nessuno! Evvabbè …

Arriva la cameriera del bar: “Allora se ho ben capito: un caffè in tazza grande; un caffè normale; un decaffeinato in tazza grande/piccola; un macchiato caldo; un macchiato freddo; un caffè in vetro; un caffè lungo; un caffè corto; etc. …” No, raga, scialla, calma: questo mio è solo un gioco, solo per invitare chi ne sa di calcolo matematico fattoriale a calcolare quanti siano i tipi di caffè possibili, ovvero quante sono le combinazioni senza ripetizione di n variabili su k, tipo “Cercasi barista laureato in matematica”!
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CRONACA DI UNA QUARANTENA ANNUNCIATA
pubblicato da: Mirna - 16 Marzo, 2020 @ 10:00 amLunedì 16 marzo 2020.
Il quinto giorno che tutti o quasi tutti restiamo a casa. Con timore, speranze, dolore, e ancora tanta voglia di vivere. Mentre fuori gli uccellini inconsapevoli cinguettano.
Ma il mio piccione Annibale non si vede più sul davanzale. Come mai?
Primavera avanza, ma anche il virus.
Ci aspettavamo inconsciamente qualcosa di travolgente quando vedevamo le cartine della Cina e sentivamo parlare di epidemie e pandemie. Ma lo pensavamo lontano lontano.
Invece è arrivato qualcosa di estremo persino per noi agées (che Boris Johnson vorrebbe lasciare alla mercè degli eventi) che della guerra abbuamo visto poco o niente, ma che ci eravamo abituati a una vita piena di progetti, di buona volontà riconosciuta, di passi avanti nel raggiungimento di quieto vivere e benessere.
Ed improvvisamente siamo chiusi in casa ad ascoltare notizie ferali ogni giorno.
Siamo ancora rivestiti del bien etre, della vita soft, dei picccoli agi conquistati in questi decenni di pace. Tanto che forse non riusciamo ancora a renderci conto del pericolo.
Ma proprio noi agèes per conquistare la dolcezza della vita abbiamo fatti sacrifici, abbiamo donato, condiviso ed ora possiamo dare esempio di resilienza.
Affrontare, resistere senza soccombere.
Ascoltiamo le raccomandazioni ed obbediamo.
Siamo d’accordo perchè nessuno è immune da questo virus molto contagioso. Ci mettiamo guanti per fare la spesa non tutti i giorni, usciamo soltanto per strettissima necessità.
Svuotare i rifiuti è un evento. Ieri con guanti di lattice mi sono anche permessa un giretto dell’isolato deserto. Pronti i moduli dell’autocertificazione.
E a casa, fortunatamente con mia figlia e la micetta, il tempo è da inventare, piegare a nostro piacimento, e grazie alla tecnologia avanzata comunicare con tantissine persone. I cari soliti amici , ma tanti altri che sentono il bisogno di comunicare. E il fatto di non poter vederci per tanti giorni sarà una bella prova, che vinceremo.
Passo dopo passo: leggere, scrivere, riordinare, telefonarci, tenerci informati, fare ginnastica, ballare, cucinare (ahimè) , ma soprattutto riflettere che nulla è scontato, che la vita è preziosa e che dovremo prenderci cura di essa ancor di più anche se ci dovesse rimanere poco tempo. Non lo sappiamo. Un giorno, come una piccola vita.
Ripeto: quinto giorno di quarantena, forse perderemo il conto, ma apriamo le finestre al nuovo sole.
Presto sarà Primavera.
La vita… “agèe” ai tempi del Corona Virus
pubblicato da: Mirna - 2 Marzo, 2020 @ 9:04 amLe relazioni sociali sono importantissime per tutti. Una vera ricchezza. Sono il sale della vita, come i libri, la musica,
l’arte, la Natura, perchè sono Amore per…tutto
Noi agées sappiamo quanto siamo fortunati a non aver dovuto affrontare guerre, se non di coda, di essere vissuti nel boom economico, di aver avuto tante possibilità di miglioramenti; non diamo nulla per scontato.
Possiamo ora da pensionati ex-lavoratori volonterosi e coscienziosi goderci questo tempo-
regalo così prezioso perchè tutto nostro da inventare giorno per giorno.
Ogni mattina è una pagina bianca, nuova, da riempire anche da soli con lettura, riflessioni, passeggiate, ma spesso con gli altri. Con la famiglia, più o meno estesa, con alcune amiche al caffè, con altri nei salotti accoglienti.
E visite a un museo, aperitivi a go-.go, cinema, teatro, e risate.
Ieri al bar Forst noi solite “ragazze” del caffè mattiniero un po’ preoccupate per il Corona Virus cercavamo di pensare alle iscrizioni da mettere sulle nostre lapidi, a mo’ dell’Antologia di Spoon River…beh, insomma la più getttonata è stata “E non se ne voleva andare…Perchè è così, vorremmo proprio rimanere ancora a goderci questo tempo liquido e dorato che ci viene regalato dal benessere conquistato.
Ma ora? Allarme? Il nostro buon senso ci suggerisce di essere prudenti:meno baci e abbracci, più lavaggi di mani, meno contatti con i rafffreddati. Ma la vita, questo nostro show intenso ed effimero, must go on.
Proprio perchè siamo agées (quelli più a rischio!!!) non possiamo isolarci nel bunker ma continuare con questa nostra piccola vita diventata così leggera e sorridentee… e preziosa.
La festa delle Penelopi di Carnevale è stata strepitosa: canti, balli, scenette. Noi che sempre ci trasformiamo in altre da noi in una frenesia golosa di provare l’ebbrezza di mutare o essere poliedrici.
Una, nessuna, centomila.
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Da Maria Grazia Bertagnolli…consigli preziosi
pubblicato da: Mirna - 1 Marzo, 2020 @ 8:35 am|
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Da Riccardo: ” Il diritto mite” di Zagrebelsky
pubblicato da: Mirna - 28 Febbraio, 2020 @ 8:11 am
Dal libro di Gustavo Zagrebelsky “Il diritto mite” (Einaudi, 1992) e …
seguenti. Fra i moltissimi spunti ne estraggo uno, quello dell’evoluzione a tre
stadi del rapporto fra legge e diritti.
1. L0’état, c’est moi, Lo Stato sono io è l’espressione comunemente attribuita
al re di Francia Luigi XIV, instauratore di una monarchia assoluta per diritto
divino. Da lui derivava anzi “discendeva” tutto: leggi, doveri, diritti.
2. Ma anche nelle monarchie costituzionali (Statuto Albertino) le leggi e
soprattutto i diritti erano “creati” dallo Stato, appena temperati
dall’esistenza dello Statuto.
3. Con la nostra Costituzione sono stati riconosciuti diritti fondamentali (alla
libertà di espressione, alla vita, al lavoro, alla salute, alla famiglia etc.) che
non sono creati da leggi ma che sono preesistenti.
Da qui in poi inizia la parte “…e seguenti”
Questi diritti possono essere divisi, per certi aspetti, in due categorie: diritti
civili (ad esempio, il diritto di voto, alla libertà personale e di espressione,
etc.) e diritti sociali (diritto al lavoro, alla salute).
In ogni caso, a fianco dei diritti vi sono i doveri: ad esempio il dovere di
lavorare per contribuire alla vita della società, il dovere di assistere anziani e
malati e così via, il dovere di votare.
Si tratta di diritti e doveri che riconosciamo come innati, parte di una morale
sopravvissuta ai tentativi anche recenti di ucciderla (fascismo, nazismo) ed in
parte purtroppo anche attuali (non soccorrere in mare gli immigrati!) e che per
i credenti si rifanno ai contenuti morali di una religione che nel nostro caso
non “è” morale, ma “ha” una morale: una morale che non è quella di non
commettere i peccati contenuti nell’ “elenco dei peccati veniali e mortali” di
una improbabile libretta, ma che si rifà alla strada segnata dal Vangelo delle
Beatitudini (cfr. ivi).
Ma restiamo sul piano non-religioso della politica-oggi (non utilizzo il termine
laico perché per me “laicità” non è l’opposto di religiosità, bensì significa
pluralismo e tolleranza reciproca, nel che consiste la morale dell’ateo).
Vi è chi afferma che il binomio destra-sinistra non esiste più; chi ne afferma
l’esistenza; chi crede nell’esistenza di una terza forza, il centro. Sta di fatto
che da destra si insiste molto sui doveri: ad esempio sul dovere di difendere i
sacri confini della patria da una sorta di secondo sbarco in Normandia ad
opera di una pericolosa flotta di gommoni semi sgonfi; da sinistra si insiste
sulla difesa dei diritti civili e sull’antifascismo; un po’ meno – purtroppo – su
quella dei diritti sociali (almeno così mi pare che sia accaduto negli ultimi
decenni). Dice … e il centro? Be’ se non altro non corre il rischio di essere
accusato di estremismo (una sorta di etichettatura reciproca delle due ali) e si
può dedicare alla difesa paritetica dei doveri e dei diritti, innanzi tutto
recuperando terreno nel campo dei diritti sociali: e il lavoro non si crea – come
è dimostrato numeri alla mano – dalla conversione delle paghette per tutti in
posti di lavoro, ma con investimenti produttivi, innanzi tutto pubblici. E se mi
sbaglio, mi corigerete.
LibrIncontri…virtuale Buona Apocalisse a tutti
pubblicato da: Mirna - 27 Febbraio, 2020 @ 8:02 am
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Carissima Mirna,
Sto leggendo un libro che mi soddisfa molto perchè mescola in modo piacevole surrealismo ed ironia.
“Buona apocalisse a tutti” di Terry Pratchett e Neil Gaiman.
I protagonisti sono un angelo e un diavolo. E’ venuto il momento dell’Armageddon e i due devono organizzare la battaglia finale. Ma non sono molto convinti, in fondo il mondo degli uomini è un posto interessante per entrambe, che si vedono più come funzionari di due ditte concorrenti che come avversari.Arriva anche un bambino che deve diventare l’Anticristo, ma nella clinica ostetrica gestita da suor Maria Loquace, satanista dell’ordine delle Chiacchierone di St.Beryl, succede qualche disguido.Eccetera. Si è capito il tono.
Senza voler insegnare niente a nessuno, mi permetto una osservazione sulle epidemie.
Esiste anche un punto di vista etico: come ti sentiresti se avessi contagiato qualcun altro? Come si sentirà chi, involontariamente, ti ha contagiato?
E’ impossibile evitare qualsiasi rapporto, però in questo momento la massima prudenza non è paura, ma un dovere morale. Forse.
Ciao Roberto Menestrina
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LA LETTRICE DI CECHOV di Giulia Corsalini
pubblicato da: Mirna - 19 Febbraio, 2020 @ 8:45 amCon uno stile essenziale leggermente soffuso di malinconia Giulia Corsalini ci racconta una bella storia proprio
alla maniera di Cechov.
Una vita difficile quella di Nina quarant’anni , nata a Kiev dove ha studiato con passione letteratura russa , una vita di difficoltà economiche e affettive.
Il marito si ammala gravemente, l’unica figlia dovrebbe andare all’Università. Cosa fare? Come tante donne dell’Est decide di venire in Italia per fare la badante o i lavori domestici.
Si ritrova a Macerata e nel suo poco tempo libero frequenta la Biblioteca dell’Università. E qui conosce Giulio De Felice, il carismatico professore che dirige il Dipartimento di Slavistica. Lei è una profonda conoscitrice di Cechov e il Professore le offre una collaborazione nel suo Istituto.
Una svolta insperata, una felicità sotterranea per Nina anche perchè il rapporto con il cattedratico è intriso di confidenze intime e consonanze speciali.
Ma la figlia ancora giovane studentessa rimasta a Kiev si sente abbandonata e quando il padre muore senza che Nina abbia fatto in tempo a tornare incolpa la madre di insensibilità e poco amore.
Nella sua esistenza minima appaiono sempre scelte importanti, ma le decisioni prese vanno sempre a scapito dei propri desideri.
Una persona che sembra destinata a non essere felice ma silenziosamente appassionata.
Quando, per esempio, qualche anno dopo, sarà convocata da De Felice per un convegno proprio su Cechov , Nina darà ls precedenza a una conterranea che a Macerata cerca disperatamente il permesso di soggiorno per poter lavorare e aiutare la figlia in patria.
Storia intimistica, sottovoce, intrigante.
“Faceva molto freddo, ai lati della via c’erano cumuli di neve grigia: la lunga agonia della nostra città in inverno, il vento che batte forte foriero di neve, ai margini dei monumenti o lungo le strade eternamente crepuscolari…».
“Un libro di passaggi lievi, tra piccole conquiste, perdite, riappropriazioni e nuove perdite e nuovi minimi risarcimenti: continui passaggi da un grigio a un altro grigio, su cui, tra attese e speranze
di felicità assaporate chissà quando e chissà dove, si decidono i nostri destini.”
Giulia Corsalini vive a Recanati. Docente e autrici di saggi letterari ha pubblicato tra l’altro” Il silenzio poetico leopardiano” .
La lettrice di Cechov è’ il suo primo romanzo.
Ediz. Nottetempo
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FEBBRAIO
pubblicato da: Mirna - 11 Febbraio, 2020 @ 9:38 amC’é qualcosa di strano nell’aria di febbraio senza ripensare alla ventosa Urbino di Pascoli dove certamente c’erano più
fiori e profumi.
Qui ci sono vibrazioni sotterranee e intimistiche.
Almeno io le sento. Mi basta vedere un ramo di ippocastano ricoperto di gemme o qualche sottile fiore di calicantus per capire che la vita corre e continua imperturbabile nonostante il grande pericolo che ci circonda.
Ed ora comprendo a fondo l’essere madre, la protettrice: il cuore è sempre al di fuori del nostro corpo perchè vive a fianco dei figli.
Che importa a noi , per ora del Coronavirus, qui a Trento?
Ma chi ha una figlia che viaggia ed è a contatto con tantissimi stranieri a loro volta viaggiatori come non può sentirsi in balìa del Caso, della Natura che non nè buona nè cattiva.
E’.
Non mi resta che scrivere.
Meglio che “non mi resta che piangere”
Allora metto i pensieri che mi turbano o che semplicemente arrivano come mulinelli di foglie nella mia mente non più sulla carta, ma su un PC.
Tempo di poesia che nasce da sensazioni tentennanti tra fragilità e forza.
“Voglio afferrare ogni momento /
come fossi un’onda dell’oceano/
per lasciarmi meravigliare /
da questo segreto che è la Vita.
Eppure Febbraio è tempo di Carnevale durante il quale risate di amicizia ci hanno allietato e riempito di consonanze consolatorie e brillanti.
La riduzione che Maria Teresa ha fatto de La Fantesca è strepitosa. E noi l’abbiamo recitata nel salotto accogliente
di Cristina – Musa di un salotto delle meraviglie – ridendo felici e dimentichi per un po’ di problemi nostri e universali.
Febbraio non è solo questo: è un tempo ondivago che rimescola ricordi e progetti, non è ancora Aprile, il mese più crudele, come diceva Eliot, ma è un mese ambiguo. Può essere freddissimo come diceva mia nonna Bianca:
Febbraio, febbraietto,
sei corto e maledetto.
Ma può portare primule, forzizie e sole tiepido.
Febbraio come la vita di ognuno. Ombre e luci.
Tutto dentro di noi: siamo noi che accendiamo o spegnamo l’interruttore a seconda dei riflessi esterni.
Che vogliamo fare di questo nostro Febbraio, per giunta anche bisestile?
Subirlo, colpirlo o farselo complice? Forse la terza che ho scritto.
Febbraio siamo noi, febbraio questa sussultante fine inverno è dentro di noi e noi ormai sappiamo che prima o poi spunteranno fiori di pèsco, giunchiglie, margherite.
Non deve essere scontata questa meraviglia,ma deve essere guardata come fosse la prima volta ed apprezzata.
Andiamo e ritorniamo, ci siamo ma non per sempre, ma nel momento “che il tempo non ci trattiene…ma un giorno ritorna e quando ritorna è un tempo che avvera ….e il cuore ti ha gonfiato ( Antonio Delfini) sappiamo che val la pena VIVERE.
























