LIBRI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2019 @ 8:31 am


Detto altrimenti: liberi!        (post 3480)

In latino liber significa libro e libero: infatti chi legge molto è “libero” di formarsi un’idea sua. Su tutto. Ha scritto Umberto Eco: “Chi ha letto molti libri ha vissuto molte vite; chi non ne ha letto, ha vissuto una vita sola”. In Italia si leggono pochi libri, anzi, diciamo meglio, gli Italiani leggono pochi libri, magari gli stranieri che vengono da turisti in Italia, in Italia ne leggono molti, non saprei …

La colonna portante della nostra Umanità

Libri “vecchi, antichi” o “nuovi” appena usciti? Nei libri vecchi la storia e i sentimenti sono soprattutto testimonianza del passato, di come la vita era vista e vissuta nel passato.  Dalla loro lettura scopriamo che nulla si inventa, che la vita si ripete, che il tempo (decenni, secoli, millenni) è breve e che non va sprecato. Nei libri nuovi viviamo l’attualità, l’aggiornamento, la rivisitazione, la predizione. Ed io, quali preferisco? Lo confesso, i nuovi. Perché? Be’ raga, è semplice: dopo avere quasi “subìto” i libri scolastici (che pur oggi apprezzo: ne sono testimonianza una certa Divina Commedia e quei famosi Sposi Promessi, tanto per citarne un paio) quando ancora non ero del tutto in grado di comprenderne il valore, adesso mi piace passeggiare fra i “viali” delle librerie, sfogliare delicatamente qualche pagina come fossero le foglie di una pianta esotica, cercare di capirne i profumi e quindi … acquistare.

Libri “vecchi” trascurati? Quando mai!? Infatti vado regolarmente “a scuola” di classici dalla Prof senza puntino Maria Lia Guardini presso la Biblioteca Comunale di Trento e martedì prossimo discuteremo della tragedia “Elena” di tale Euripide.

Libri all’aperto

Sono ormai amico del “mio” libraio. L’altro giorno sono entrato in negozio e sin dalla porta d’ingresso, a lui che stava al bancone a servire altri clienti, ho detto a voce alta: “Ciao Walter, mi serve un libro di 400 pagine, alto così, con il dorso rosso mi raccomando, sai, ho un buco nei miei scaffali!” Non vi dico la faccia dei client presenti in negozio!

Libri in poesia:

Ombre La luce del cantiere / penetra la stanza / e disegna sulla parete / la danza delle foglie / incontrate / nel suo breve cammino. / Mobili dita / accarezzano i libri / a svegliare pagine assonnate / che s’aprono liete / all’invito. / E mentre le osservi / raccontare / le mille piccole fiabe / alla notte / ti sembra di rubare / ciò che avevi abbandonato / per la fretta di vivere / e che da tempo / non era più tuo

Libri Mirna Moretti? Già, e che dire di questi? Sono quelli che un gruppo di noi si racconta nelle riunioni del Gruppo di Lettura Librincontri di Mirna Moretti (v. relativi post nel blog omonimo in Trentoblog) al Bar Città di Piazza Italia. Ogni 15 giorni, entrata libera.

Gli scaffali, si diceva: hanno una portata limite. Nei miei ho creato una doppia fila e quelli della fila posteriore – grazie ad una tavoletta di compensato rialzata e posta alla loro base – sono rialzati a fanno capolino oltre i libri delle poltronissime: in tal modo li ho resi visibili ed ho raddoppiato la portata della mia platea. Ho poi creato altro spazio regalando molti libri della mia gioventù alla biblioteca di una scuola media. Ma non basta: gli ulteriori arrrivi stanno di traverso, dovrò provvedere.

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La mia ultima lettura? Eccola qui a fianco:

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La mia prossima lettura? Mariana Mazzucato, “Il valore di tutto – Chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia” (Ed. Laterza).

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Buoni libri a tutte e a tutti!

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PASSATO, PRESENTE, FUTURO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2019 @ 11:10 pm


Detto altrimenti: tutto è passato o futuro, il presente non esiste    (post 3479)

Lo aveva detto il filosofo Eraclito con il suo panta rei, tutto scorre: non posso bagnarmi due volte nella stessa acqua del fiume, se sono fermo sulla sua sponda.

E così, il male presente non è presente, è frutto del (governo) passato. E il bene pure, non è presente: sarà frutto futuro di chi governa oggi. Pare che non esista un governo al quale possa imputarsi il male e il bene presente. D’altra parte, se lo aveva detto Eraclito …

I governi? Nel passato si pensava che dovessero essere per il popolo e invece nel presente pare che si stia verificando che siano i popoli per i governi, nel senso che i popoli, attraverso reti web o giubbotti gialli, facciano progredire un loro governo, mentre dovrebbero essere i governi a far progredire i popoli. Cosa ci riserva il futuro?

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I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2019 @ 3:31 pm

Detto altrimenti:  un governo populestra (un po’ populista e un po’ di destra)   (post 3478)

Blogger al lavoro

Tizio e Caio sono due amici che spesso si incontrano per bere un caffè insieme. In queste pause i due sono soliti discutere su temi d’attualità. Da tempo il Diavolo Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio, li ha avvicinati, ha conquistato la loro familiarità e si inserisce maliziosamente nei loro dialoghi, salvo poi, sul più bello, sparire improvvisamente in una nuvola di polvere, di nevischio, di vapore acqueo, di nebbia. Qui sul blog si trovano i resoconti dei loro precedenti incontri.

Atto unico – Scena unica

Una mattina soleggiata d’inverno. Tizio e Caio sono seduti ad un bar di Piazza Duomo a Trento a crogiolarsi ad un insolito clima

Tizio: Caio, godiamoci queste ultime giornate di inconsueto tepore: le previsioni annunciano freddo e neve.

Caio: era ora! Le nostre valli e le nostre montagne sono assetate! Il turismo vabbè si salva con la neve sparata dai cannoni, ma in qualche stazione sta finendo l’acqua dei bacini dedicati … e poi, vuoi mettere, come la montagna è più bella con il suo manto di ermellino!

Sua Maestà l’Etna vista da Cesarò. Foto dell’amico Gianni Sanfilippo che aggiunge : “Anche se a volte si fa minacciosa nautri la salutamu accussi: Salutamu bedda!”

Tizio: Hai ragione, che poi neve oggi è acqua per tutti in estate, altrimenti … Sai, dicono che è nevicato solo a nord delle Alpi e invece guarda un po’ la foto qui sopra e dimmi tu se è vero …

Caio: Uei! E’ vero! Sul Mongibello, in Sicilia! Ma … guarda chi sta arrivando! Sempronio, signor Sempronio, venga qui a prendere un caffè con noi e poi non sparisca subito come fa sempre, diavolo d’un uomo! Cos’ha paura, che le facciamo pagare i caffè? Dai che scherzo, si accomodi.

Il diavolo Plutone, sotto mentite spoglie di Sempronio, si avvicina e risponde all’invito

Sempronio: Buongiorno amici, arrivo, accetto volentieri l’invito e il conto lo pago io questa volta: cameriere, tre caffè per favore.

Tizio: che notizie ci porta, amico?

Sempronio: non buone, purtroppo. Arrivo or ora da Roma e alcuni amici che lavorano all’ISTAT mi hanno detto che la ricchezza lorda prodotta dal Paese Italia è stata in diminuzione per tre trimestri consecutivi: tecnicamente siamo in recessione. E’ inutile che taluno dica che “è colpa del governo precedente”, che “i nostri interventi daranno presto l’esito atteso”. La crescita si ha investendo sul lavoro, favorendo gli investimenti privati e attivando gli investimenti pubblici, non con manovre assistenziali, le quali potranno dare solo un piccolo segnale positivo, ma assolutamente insufficiente a invertire la tendenza.

Caio: Io avevo letto che in particolare ci sono 150 miliardi di investimenti pubblici per le grandi opere bloccati dalla politica o dalla burocrazia, ai quali corrispondono circa 420.000 posti di lavoro.

Tizio: E’ vero e oggi a Torino i due partiti al governo si fronteggiano con due manifestazioni: una a favore ed una contro la TAV. Mi chiedo cosa succederà quando alcune regioni del Nord-Centro reclameranno l’autonomia speciale: più soldi al centro nord e meno a Roma e quindi meno al sud, vi sarà da divertirsi … si fa per dire!

Sempronio: Buono questo caffè, non trovate? Brrr … mi sa che la prossima chiaccherata la faremo seduti ai tavolini all’interno del locale.

Tizio: Tornando ai nostri ragionamenti, come se ne esce?

Sempronio: io credo con una sorta di diavoleria, cioè con una crisi di governo che mandi a casa chi è contro gli investimenti.

Tizio: Ma chi resta non avrà i numeri sufficienti per governare.

Sempronio: Si, è vero, ma potrà fare altre alleanze.

Caio: Fatemi capire, e chi sarebbero questi nuovi alleati?

Sempronio: Scusate, vado dentro a pagare i caffè poi torno e continuiamo la discussione.

Sempronio entra nel bar. I due amici aspettano qualche minuto. Non vedendolo tornare, Tizio entra nel bar

Tizio: Cameriere, per favore, quel nostro amico … era entrato per pagare i caffè.

Cameriere: Si, li ha pagati, ma mentre facevo lo scontrino ad un collega si è rotta la macchina del caffè e ne è uscita una gran nuvola di vapore acqueo. Ho chiuso gli occhi per ripararmi e quando li ho riaperti quel signore non c’era più: ho pensato che fosse tornato al tavolino fuori, da voi.

Tizio: No, fuori non è venuto. Non c’è per caso un’altra uscita?

Cameriere: No, signore. Non so cosa dirle.

Tizio: Grazie, fa lo stesso.

Tizio esce e raggiunge Caio

Caio: Ma quanto ci avete messo? E dov’è Sempronio?

Tizio: Non ci crederai, è sparito un’altra volta, diavolo d’un uomo!

Caio: E allora chi darà risposta alle nostre domande?

Tizio: Mah, non so che dirti Caio … ti saluto, sat? Vago a me casa a torme un giaccon pù cald. Ne veden.

Caio: ciao Tizio, un bell’amico sei! Mi lasci con certi bei pensieri da rimuginare, mi lasci …

Sempronio si è reso invisibile ai due e parla fra se’ e se’

Sempronio:   L’attuale governo populestra (un po’ populista e un po’ di destra) diventerà di destra, ma non riuscirà a frenare la deriva economica negativa ed allora forse si riorganizzerà un’opposizione seria, costruttiva. Ne vedranno delle belle quei due, ne vedranno!

Sipario

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UNO, NESSUNO, CENTOMILA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2019 @ 8:45 am


Detto altrimenti: un brutto sogno, un vero incubo …       (post 3477)

Hola raga! Salve, ragazzi! Ieri sera stavo leggendo Pirandello, quando mi sono addormentato ed ho fatto un brutto sogno, un vero incubo. Per tranquillizzarmi, per scaricarmi, ve lo voglio raccontare.

Inizia

Ah … Pirandello! La ricerca di se stessi, la scomposizione della propria personalità …  al che mi dico: finchè uno che non è nessuno frantuma se stesso, evvabbè. Ma se a forza di vaff, di celodurismi, di viaiterroni, di viaineri, di viaUE si frantuma l’equilibrio di centomila anzi di milioni di elettori e di centinaia e centinaia di eletti … be’ la cosa è preoccupante.

Viaineri? Bastabarconi? Ma ci siamo dimenticati di quando i neri andavamo a prenderli (rapirli) con ben altri barconi (a vela, i velieri) per farli diventare nostri schiavi? O quando andavamo a portare loro la nostra civiltà bombardandoli con bombe incendiarie?

Sì, concordo, bisognava cambiare, bisognava rinnovare la classe politica. Ma attenzione: il cambiamento può essere sia il meglio che in peggio, e noi siamo passati da una politica ragionata (bene o male ragionata ma pur sempre ragionata) ad una politica gridata; da una visione di medio termine ad una di brevissimo termine , mentre sarebbe stato necessario passare ad una visione politica di lungo termine.

In una Spa si direbbe che da una politica di pianificazione triennale (di medio periodo) si è passati ad una di  budget annuale (di breve periodo) anziché ad una di lungo periodo (di lungo periodo). 

Masse di elettori convinti da slogan populisti (“Daremo tutto a tutti, venite, questo è il NPB-Nuovo Pase dei Balocchi! Più gente entra meglio sarà, vedrete!) eleggono (si fa per dire “eleggono”) … anzi, diciamo le cose come stanno: ratificano le nomine dei capi partito e ci ritroviamo in parlamento masse di soldatini ubbidienti.

Ma perché non ci rileggiamo tutti Pinocchio?

Oggi ce l’hanno fatta: nessuna sanzione UE ma se poi le cose non vanno, arrivano le sanzioni ma se nel frattempo loro vincono le elezioni UE basterà abolire la sanzionabilità delle decisioni politiche dei singoli stati “sovrani”. Ed allora via libera all’aumento del deficit (uscite maggiori delle entrate), all’aumento delle tasse, all’aumento della disoccupazione, all’aumento del debito pubblico fino a quando?

L’inquinamento aumenta? Bata innalzare l’asticella dei limiti di legge. Violiamo accordi internazionali? Basta eliminare quegli accordi.

Quanti altri zeri dovremo aggiungere?

Fino a quando da un lato l’UE prenderà atto che la nostra economia (la ricchezza che noi produciamo)  non sostiene sufficientemente la nostra partecipazione alla moneta unica (che rappresenta la media della ricchezza degli Stati partecipanti)  ed allora delle due l’una: o l’UE ci farà uscire dall’Euro oppure saranno i nostri eroi che per non fare questa brutta figura anticiperanno la mossa e “usciranno” (voce del verbo uscire, trasformato in verbo transitivo, secondo l’uso meridionale italiano) … e “usciranno” l’Italia dall’Euro. Evviva! Siamo sovrani! Riappropriamoci della nostra Lira! Mappoi (mappoi) quando la useremo per pagare le nostre importazioni (materie prime e energia) ci accorgeremo che i prezzi sono raddoppiati ed allora su con le tasse, su con i prezzi, su con l’inflazione.

No, tranquilli, questo è il Venezuela …

Ed allora le folle in piazza a protestare contro i propri eletti, i quali opporranno alle masse di essere super legittimati dalle decisioni assunte con le leggi fatte proprio dalle stesse folle (v. capitolo democrazia diretta). Ma però (ma però) allora più che la mente a comandare le masse sarà la pancia (vuota) e si arriverà allo scontro fra i “rivoluzionari” (il popolo in piazza) e la legge (le forze dell’ordine, tutte con quel famoso giubbotto recentemente politicizzato): insomma, una sorta di guerra civile.

Qui per fortuna mi sono svegliato.

Finisce

Dice … sei un mal pensante. Rispondo: eh no, raga, scialla, calma ragazzi: intanto io spero ed opero per il meglio, mi preparo al peggio e prenderò quel che viene. E poi, comunque in Spagna dicono piensa mal y acertaràs, pensa male e indovinerai! E poi il mio è stato solo un sogno, dai .. chevvoletemaichessia?

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SPESE, SIMBOLI, SANZIONI UE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2019 @ 7:32 am


Detto altrimenti: riflessioni davanti alla TV     (post 3476)

  • Un nostro vicepremier va in Polonia a trovare il suo omologo capo-partito-di-destra, scendendo dall’auto si presenta indossando il giubbotto della Polizia di Stato.  Mi chiedo: chi ha pagato la trasferta? Può egli sottrarre tempo al governo del paese per fare campagna elettorale internazionale? Può indossare quella divisa?
  • La divisa. Costui ne ha fatto un simbolo, che, come tale, unisce coloro che ci si riconoscono. Ma nel momento in cui uno si vuole appropriare del simbolo (ad esempio, indossando il giubbotto impropriamente), il simbolo da elemento di unione si trasforma in elemento di divisione (fra chi condivide quella decisione e chi no). Cosa diremmo tutti noi se il Presidente Mattarella si presentasse in unaa riunion indossando la divisa di Generale dei Carabinieri?
  • “Il rischio delle sanzioni UE? Quando mai? Se vinciamo le elezioni europee aboliamo questa regola!”  Ed allora via libera all’aumento del debito, all’indebolimento della nostra economia, e … all’uscita dall’Euro?  etc.. Italia come Venezuela: moltissimi  sempre più poveri e pochissimi sempre più ricchi.

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FRACCARO AFFAIR E NON SOLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Gennaio, 2019 @ 11:06 am


Detto altrimenti: caro Riccardo ti scrivo ….  (post 3475)

… come del resto ti ho già scritto qui sul blog che poi chissà se tu lo conosci ma vabbè. Democrazia diretta … da chi? Come? Per il “da chi” ti ho già scritto: dai pochi “tecnici” gestori della rete, moderni oligarchi. Come? Ulteriore problema. Sai Riccardo (ti do del tu, fra Riccardi si può, dai …)  i nostri antichi padri Latini dicevano “legem breve esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur” ed anche “plurimae leges corruptissima republica” il che tradotto significa che le leggi devono essere poche e semplici: in caso contrario non sono comprensibili dalla popolazione e sono la causa del degrado dello stato democratico. Ma tanto, dirai tu, chi vuoi mai che lo consce il tuo latinorum?

Un libro importante

Ecco, e tu ora ci proponi quel guazzabuglio di andirivieni  “democrazia diretta” nel quale si mescolano impulsi politici e impulsi di piazza? Dice, ma che c’è di male? Sempre di impulsi di tratta. Dico: peggio mi dice, perché a rigore quanto meno a mescolarsi con gli impulsi di piazza dovrebbero essere “istanze politiche”. E invece no, siamo anche qui nel campo degli impulsi: diamo tutto a tutti, costi quel che costi, anzi no costa troppo … vediamo un po’ quello che si può fare, tanto passata la festa gabbato lo santo (San Luigi …). E già qui nord contro sud, staremo a vedere. Tuttavia il bello addavvenì quando Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (e a ruota Piemonte, Liguria, ed altre regioni) reclameranno l’autonomia speciale, che significherà più risorse a loro, meno allo Stato, meno al Sud: e allora che dirà San Luigi?

Un altro libro, non meno importante

Insomma, voialtri – Santi compresi – novelli Mangiafuoco (rileggitetevi Pinocchio!) avete promesso il Paese dei Balocchi a tutti, molti sono stati “irretiti” (sic!) e vi hanno votato; presto tuttavia si accorgeranno cosa vuol dire l’aumento del debito, dello spread, della disoccupazione (con il blocco sulle grandi opere), dell’IVA, delle tasse ed allora sarà tardi, perché guardandosi allo specchio vedranno che ormai sono spuntate loro le orecchie da asinelli. Ed allora le piazze di riempiranno di cortei di protesta, pochi esaltati ne approfitteranno per dar luogo a violenza varie, ci saranno scontri fra la Polizia (ministro giubbottato in testa) e i “rivoltosi”. Fino a quando? Forse potrebbe porre fine a tutto l’intervento del Capo dello Stato, il quale, indossata la divisa da Generale dei Carabinieri (ce lo vedete Mattarella?) fermi la polizia e le folle. Ma allora si griderebbe al colpo di Stato, uno palese dopo quello vostro, occulto, di una oligarchia con la maschera della democrazia. Insomma ci avete messo in un bel cul de sac e per uscirne ci vorrà un sac de cul!

Vien da chiedersi, come mai avete architettato tutto questo? Tutto è partito dai “ce l’ho duro” padani e dai Vaff di Grillo (come mai tace il Grillo Paarlante? E ci risiamo con Pinocchio!) e dalla rete di Casaleggio Senior. Casaleggio? Ah già, ora il Casaleggio junior (che in TV ebbe a dichiarare per inciso che presto non sarebbe più servito il Parlamento!) fa da consulente alle spa che vogliono accedere ai milioni di euro elargiti dallo stato per l’installazione del SW Blockchain. E i 48 milioni (di euro, non di lirette!) che un tale partito ha usato “diversamente” e poi e poi e poi …? Penso male? Si, ma piensa mal y acertaràs! Pensa male e indovinerai!

Ad maiora, Riccardo!

Firmato: Riccardo

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SCIARE IN PAGANELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Gennaio, 2019 @ 7:42 am


Detto altrimenti: alcune considerazioni sull’ “EFFETTO CAROSELLO”   (post 3474)

Excelsior!

Paganela, o montagna tuta bela che pu bele no ghe n’è … Così recita la nostra bella canzone. In effetti la Paganella è veramente bella, articolata, slanciata, a strapiombo da un lato, morbida e boscosa dall’altro. Una montagna “spartiacque” della vista: infatti di lassù si vede molto: il luccichìo della Laguna Veneta, i Laghi di Cavedine e Garda, il gruppo del Brenta, la Val di Non cinta a nord dalle sue Maddalene, la Valle dell’Adige, il Cimon della Pala, le Dolomiti bolzanine e molto altro: ecco lo spettacolo che vi offre la sua cima a 2125 metri (peccato, 500 metri in più non avrebbero guastato) .

Molto facile da raggiungere, e quindi anche per questo molto gettonata dagli sciatori, una stazione sciistica di livello medio alto (quelle “alte” sono Madonna di Campiglio, il Passo del Tonale, la Sella Ronda, etc.). Tre impianti di arroccamento (Fai, Andalo, Prati Gaggia), piste di discesa su due versanti: nordest e ovest.

Sua Maestà il Brenta

Ogni anno la Paganella ci offre qualche miglioria: allargamento di una curva o di una pista, sistemazioni di nuove reti di protezione e altro. Dice … ma perché scrivi questo post? Ve lo dico subito, per suggerire a mia volta alcuni interventi idee:

Sentieri sciabili al Cermis
  1. La (facile ed economica) trasformazione in pista della traccia scialpinistica che congiunge Cima Paganella all’arrivo della Seggiovia S. Antonio.
  2. La (costosa) apertura di una nuova pista (rossa) di discesa dal Colletto fino all’arrivo della stazione intermedia della Funivia che parte da Andalo, passando dietro la Malga Zambana, facendo assistere questa pista da una nuova seggiovia con l’eliminazione della vecchia “due posti” attuale.
  3. La (facile) predisposizione di un sentiero sciabile per il rientro degli sciatori, che, in leggera discesa, dal versante Malga Zambana conduca al versante Fai.
  4. La (facile) apposizione di cartelli di avvertimento, quando su piste aperte agli sciatori sono in azione ni cannoni da neve.
Salendo da FAI

Mi sono permesso di dare questi suggerimenti anche grazie all’esperienza maturata trent’anni fa quando al Tonale ideai e creai l’attuale Carosello Tonale SpA: infatti l’ “EFFETTO CAROSELLO” è quello che maggiormente valorizza una stazione sciistica, ed è quello sul quale la Paganella può e deve puntare per la sua ulteriore valorizzazione, soprattutto in mancanza di un altro effetto, quello della quota elevata.

C’è poi un ulteriore punto sul quale riflettere: la pista più adatta ai principianti è la S. Antonio (pista azzurra) la quale tuttavia prevede il rientro a valle attraverso due piste rosse, la Paganella 2 e la Lupetto. Ecco, non so se anche qui si può prevedere non dico una pista azzurra ma almeno un sentiero sciabile in leggera discesa per facilitare il rientro a valle degli sciatori principianti (al Cermis una strada simile è stata corredata ai lati da animali selvatici imbalsamati, con grande gioia dei piccoli sciatori).

Naturalmete il Carosello è più facile da realizzarsi ove fra tutte le società interessate vi sia una gestione coordinata degli investimenti e della gestione.

Infine, due note “storiche”: un pensiero nostalgico alla vecchia, arditissima piccola funivia che collegava Zambana Vecchia alla Paganella, ed uno alla vecchia seggiovia Zambana Vecchia-Fai: archeologia industriale sciistica … per quanto …. hai visto mai?

“Quel ramo del Lago di Garda che volge a settentrione …

Firmato: un blogger V.I.P.-Vecchietto In Pensione o, come suggeriscono altri, Vecchietto in Paganella, da buon abbonato stagionale agli impianti di risalita qual sono, socio dello Sci Club Lavis. Buona Paganella a tutte e a tutti!

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CARIGE, CASSA DI RIPARMIO DI GENOVA E IMPERIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Gennaio, 2019 @ 6:44 pm


Detto altrimenti: questo è un postaltrui, peraltro pubblicato ad insaputa del suo autore (post 3473)

Da genovese di nascita qual sono, sono affranto che a Genova dopo il ponte sia crollata anche una banca. Tuttavia non posso fare a meno di riportare un comunicato altrui. Di mio ci sono solo le evidenziature in grassetto.

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Inizia

Comunicato stampa

Cui bono? Cui prodest? Chi ci ha giuadagnato? Tuttti coloro che hanno ricevuto prestiti e non li stanno restituendo; gli azionisti che hanno incassato dividendi; chi ha venduto al rialzo azioni che aveva acquistato al ribasso …

Herbert Dorfmann SVP – Parlamento Europeo

Rimango veramente meravigliato. La Lega e M5S girano da anni dicendo che vogliono un Europa della gente e non delle banche. Sono d’ accordo, ci mancherebbe altro. Adesso un’istituzione di questa Europa, la BCE, ha commissariato una banca in Italia, CARIGE, per tutelare proprio i clienti, quindi la gente, dal pericolo derivante da questa banca, vicino alla bancarotta. Chi ha gestito la banca fino adesso ha fallito, mettendo in pericolo i soldi dei risparmiatori e degli azionisti, piccoli e grandi. Quindi la BCE, per la prima volta nella sua storia, ha deciso che la gestione della banca deve essere data ad un Commissario, con il compito di salvare il salvabile.

Forse Matteo Salvini, per 9 anni mio collega qui al Parlamento Europeo, si è perso cosa abbiamo deciso, dopo esperienze tremende, negli ultimi anni qui a Bruxelles: se una banca va verso la bancarotta i primi a pagare devono essere i proprietari delle banche, quindi il capitale proprio della banca. Sono loro, gli azionisti, che avrebbero avuto il compito di sorvegliare la gestione operativa della banca e non l’hanno fatto. È così in tutte le aziende: se le cose vanno bene i proprietari ne usufruiscono, se le cose vanno male devono assumersi la propria responsabilità. Lo Stato e quindi i contribuenti devono essere gli ultimi nella catena di salvataggio e non i primi, come è stato purtroppo nella gestione della crisi bancaria dopo il fallimento di Lehman Brothers. L’ UE da questa tremenda esperienza, costata miliardi ai contribuenti europei, ha imparato, cambiando fondamentalmente le regole, chiaramente contro la volontà delle banche, che godevano di un sistema troppo bello: se guadagno, bene, se no, bene lo stesso, paga lo Stato.

Non so perchè Matteo Salvini si è perso questo passaggio oggetto di un dibattito intensivo durato mesi in un Parlamento del quale lui stesso faceva parte.

Mi meraviglio perchè leggo che il governo ha fatto una riunione durata ben 10 minuti che butta fuori della finestra tutti questi concetti, dando ad una banca in bancarotta in seguito a mala gestione e self service di alcuni Signori, ben 3 miliardi di soldi dei contribuenti. Zero indagine chi di quelli che hanno saccheggiato la banca possono pagare, zero bail in del capitale dei proprietari.

Quindi paghiamo tutti noi il prezzo di una gestione irresponsabile di un’azienda privata quale è CARIGE. Paghiamo 3 miliardi, in media 50 Euro a testa per ogni italiano.

È questa la nuova Italia dei cittadini e non delle banche.

Finisce

Non commento.

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GRANDI OPERE: PECCATO DI OMISSIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2019 @ 11:46 am

Detto altrimenti: vabbè che gubernar non es asfaltar, però quando si esagera … (post 3472)

Un quotidiano nazionale (Corsera 7 gennaio 2019 pag.8, a firma Milena Gabanelli e Fabio Savelli) ha evidenziato che dei 150 miliardi stanziati dai governi precedenti per le grandi opere, il governo ne avrebbe spesi solo il 4%: “Riesiamiamo … ma è proprio necessaria … vediamo il rapporto costo-benefici … sentiamo il Cipe,  etc.”. Nel frattempo, dum Romae consulitur – mentre a Roma si discute – l’Italia rischia di essere espugnata dalle grandi imprese estere, le nostre grandi imprese vanno in crisi e sono a rischio insieme a quasi 500.000 posti di lavoro. Non voglio qui fare un riassunto della paginata citata alla quale rimando. Mi limito a tre brevi osservazioni.

La prima: non è questa una priorità più urgente del decreto sicurezza, del reddito di cittadinanza, della revisione delle pensioni?
La seconda: la stessa determinazione innovativa utilizzata per rimuovere alcune leggi (ad es.: la L. Fornero) non è utilizzata per rimuovere leggi ed ostacoli che aprirebbero la strada all’esecuzione di tali grandi investimenti (“Lo faremo, esamineremo, modificheremo ...”).
La terza: per l’attuazione dei provvedimenti populisti si modificano e cancellano leggi. In altri casi, quando l’intervento sarebbe più difficile, complesso, articolato e responsabilizzante come nel caso della modifica del piano d’acquisto dei cacciabombardieri F35 o della sospensione delle trivellazioni petrolifere ci si appella al fatto che si tratta di leggi precedenti, vincolanti (“Non possiamo certo modificarle …”).

Quo vadis, Italia?

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2019 @ 10:36 am

Detto altrimenti: seratona del 7 gennaio 2019    (post 3471)

Chi bene incomincia … e noi dell’Accademia abbiamo incominciato benissimo! Già, il primo evento dell’Anno 2019 è stato un Evento con la E maiuscola! Sentiamo un po’: che ne dite – nella prima parte della serata – del concerto per pianoforte (Cristina) e voci (Giovanna contralto, Letizia soprano) Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi?  Tre mesi di prove e lavoro intenso per regalarci questa emozione di un superconcerto privato, come erano quelli che si eseguivano al tempo del Pergolesi! L’esecuzione musicale e canora è stata preceduta dalla lettura da parte di Stefano della presentazione del’Autore e della sua opera:

Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi è stato un organista, violinista e compositore di opere e musica sacra dell’epoca barocca. Nacque a Jesi in provincia d’Ancona nel 1710. La famiglia era originaria di Pergola, in provincia di Pesaro-Urbino, così divenne nota come i Pergolesi. Giovanni Battista ebbe una giovinezza relativamente agiata, ma perse i genitori precocemente, oltre a due fratelli e una sorella. Fece i primi studi di organo e violino nella città natale, durante i quali mostrò notevole talento. All’età di quindici anni fu ammesso nel celebre Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli, dove studiò composizione e si diplomò a 21 anni.

La sua opera più conosciuta e ancora oggi regolarmente inserita nei programmi dei maggiori teatri mondiali è La serva padrona, un breve intermezzo buffo in due atti. Questa composizione, di carattere allegro e scanzonato e non priva di malizia, rappresenta situazioni e personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionale commedia dell’arte. Dal punto di vista compositivo rappresenta uno tra i primi esempi della naturale evoluzione del linguaggio musicale barocco precedente. La sua musica apparentemente spontanea e fresca, riflette la società napoletana, venata da uno stile popolare, in cui sono alternativamente presenti motivi spagnoli e scene comiche, così come sentimentali e eroiche. 

GB Pergolesi

Alla fine del 1735 le condizioni di salute di Pergolesi peggiorarono, si ammalò di tubercolosi e decise di ritirarsi a Pozzuoli, dove si riteneva ci fosse un clima salubre e poteva contare sull’asilo e l’assistenza medica del locale convento dei cappuccini. Nei suoi ultimi mesi di vita compose quelli che sono considerati il suo lascito più importante nell’ambito della musica sacra: si tratta del Salve Regina del 1736  e del coevo Stabat Mater per orchestra d’ archi, soprano e contralto.  Il testo latino dello Stabat è stato composto da Jacopone da Todi: la prima parte è una meditazione sul dolore di Maria durante la crocifissione di Gesù, la seconda invece è un’invocazione in cui l’orante chiede di poter partecipare allo stesso dolore che Maria ha provato durante la passione del suo Figlio. Afflitto fin dall’infanzia da seri problemi di salute – si ritiene fosse affetto da spina bifida o da poliomielite – Pergolesi morì di tubercolosi a soli 26 anni, nel 1736, nel convento dei cappuccini di Pozzuoli. 

Completato, secondo una tradizione della quale non è possibile appurare l’attendibilità, il giorno stesso della morte, lo Stabat Mater è probabilmente l’ultima opera del Pergolesi che, quasi presago della triste fine che lo attendeva, cercò di portare a termine questo lavoro per assolvere all’obbligo morale che sentiva verso il committente, che lo aveva già pagato. Infatti i Cavalieri della Vergine de’ dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo glielo avevano commissionato perchè avevano deciso di sostituire il vecchio Stabat Mater di Alessandro Scarlatti, che era stato eseguito ininterrottamente per circa vent’anni e che era loro venuto a noia.

Nonostante le sue condizioni di salute peggiorassero di giorno in giorno, Pergolesi, con straordinaria professionalità, si dedicò alla composizione dello Stabat dall’alba alla sera, con la sola interruzione del pranzo, indebolendo ancor di più la sua salute malferma. Nell’autografo della partitura, conservato presso la biblioteca del Monastero di Montecassino, è possibile rilevare una certa fretta di concludere da parte di Pergolesi che si dimenticò di stendere alcune parti e nell’ultima pagina scrisse Finis Laus Deo.
Dal punto di vista formale quasi tutti i brani dello Stabat Mater presentano la classica struttura bipartita dell’aria da chiesa. Le ardite dissonanze, novità per la musica dell’epoca, esaltano la commossa meditazione sulla passione di Cristo.
Pubblicato nel 1749 a Londra, lo Stabat Mater conobbe, però, una fortuna piuttosto contrastata, in quanto se, da una parte, è stata la partitura più ristampata in tutto il Settecento, dall’altra è stata anche pesantemente stroncata: gli si contestava di aver musicato un testo sacro con una musica di carattere lirico e profaneggiante. Nonostante questi giudizi discordanti lo Stabat Mater fu eseguito per tutto il Settecento e Paisiello, che lo interpretò in molte occasioni, intorno al 1810,  decise di stendere in partitura una versione per un organico più ampio. Ancora oggi quest’opera è eseguita comunemente, soprattutto a cavallo del periodo pasquale e non è raro ascoltarne adattamenti o brani all’interno delle colonne sonore di film e spot pubblicitari: ricordiamo Chocolat, Il senso di Smilla per la neve, Farinelli voce regina, Amadeus”.

Standig ovation finale! Indi si è passati all’intermezzo eno-gastro-(astro)nomico, ricco delle prelibatezze preparare dalle nostre Signore.

Seconda parte della serata: Silvia Rosati, psicologa. Ci ha presentato la sua interessante relazione “Speranza di pace dopo il conflitto”, una sintetica illustrazione dei danni che le guerre infliggono non solo al corpo ma anche alla mente di chi le ha vissute, la loro strutturazione, i coinvolgimenti esterni, i possibili migliori approcci per la loro cura. E dopo la guerra, la pace, anzi, la Pace, un Bene Comune che è “Comune” in quanto “deve essere realizzato in comune, cioè con l’apporto di tutti, sin dall’inizio”, una Pace frutto di relazioni.,amicizie, comunicazione, confronti, scambi culturali: proprio come si fa in Accademia, dice Silvia, piccolo esempio di arricchimento reciproco, con buona Pace di tutti!

Il nostro prossimo Evento? Dai che lo trovate indicato nel post “Prossimi eventi”!

Buona Accademia a tutte e a tutti!

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