LAICITA’ (e democrazia, n.d.r.), GRAZIE A DIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2016 @ 4:20 pm

Detto altrimenti: ma se lo ha detto anche Papa Francesco … (post 2552)

imagesCosa ha detto? Che anche lui ha dubbi, che anche lui è alla ricerca continua della Fede. Ecco, accosto questo atteggiamento al concetto di laicità, intesa non nel senso superficialmente, comunemente (ed erroneamente) inteso di “non religioso”, ma nel senso di “pluralismo”. Infatti ognuno non crede, crede o ricerca la fede“ a modo suo”. Dice … ma la religione è questa: prendere o lasciare. La religione a scatola chiusa? Potrei anche concordare. Ma la fede è cosa diversa dalla religione: è la ricerca del Tutto da parte di ognuno; non la ricerca da parte di uno per tutti. Ecco la differenza.

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Ho copiato il titolo del mio post da quello di un libro di Stefano Levi Della Torre (2012, Giulio Einaudi Ed., Torino). Una riflessione dell’autore è la seguente: “la religione genera laicità, perché apre la strada ad una ricerca senza fine … in ogni risultato raggiunto non vede un punto fermo ma l’apertura ad altre possibilità” … laico è chi pensa che sia impossibile per l’essere umano afferrare le verità ultime … la laicità non deriva tanto dalla negazione della teologia, bensì dalla teologia della negazione, secondo la quale del trascendente si può dire ciò che non è, non ciò che è”. Ed è subito “ricerca”.

L’essere umano socializza: un tempo nelle grotte e via via sino alle molteplici aggregazioni odierne. Ma per aggregarsi “orizzontalmente” gli uomini hanno avuto (ed hanno) bisogno di un perno verticale attorno al quale ruotare: inizialmente una divinità. Ma poiché ogni religione ha voluto impossessarsi – facendone proprietà privata – del “simbolo religioso” che invece apparteneva anche a tutti i fedeli di ogni altra religione, ecco che il simbolo religione si è trasformato da fattore di unione in fattore di divisione e di guerra. Quindi gli uomini hanno pensato bene di costruire un diverso simbolo, che invece di scendere dal Cielo sulla Terra, nascesse sulla Terra: la laicità, ovvero il rispetto di ogni diversità. Ecco che la laicità è diventata componente essenziale della democrazia, la quale “ponendo al centro della scena la persona umana in quanto tale, a prescindere dalle posizioni politiche e dal credo religioso, ha costituito il quadro istituzionale meno sfavorevole alla convivenza ed alla competizione pacifica delle idee e degli interessi” (all’opposto troviamo le ideologia totalitarie – religiose o secolari- le quali, propugnando l’eliminazione del male, hanno prodotto le più grandi atrocità e nefandezze).

Tuttavia il successivo disfacimento dei simboli laici (borghesia, proletariato, comunismo, fascismo, stati costituzionali, dimensioni statali e continentali, politica democratica, internet, etc.) hanno generato “solitudine individuale” e la rinascita di una domanda di appartenenza confessionale, gerarchica e prescrittiva. Da qui una ulteriore “reazione laica” e così via. Come se ne esce? Accettando il pluralismo in ogni campo, anche in politica, ovvero con la vera democrazia intesa come potere e libertà (regolata) di ognuno. Ma l’accettazione dell’altro (rectius, delle regole dell’altro) trova un limite: nella non accettabilità (da parte di noi occidentali) del relativismo assoluto: ad esempio quello che legittima la clitoridectomia nelle donne. Come pure - altro relativismo assoluto da evitare –  il mancato rispetto delle decisioni di una maggioranza democraticamente costituita.

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Ma “eccesso di relativismo” è anche un sistema (statale) di leggi in cui la sovranità consista nel creare “eccezioni alla legge” e non la legge; non nell’emanare o applicare una legge, ma nel potere di derogarvi. In tale situazione, lo Stato di eccezione è la regola e la democrazia è relegata nei ristretti confini di ciò che non è derogato. Nel Film Schindler List il protagonista, per indurre un capo nazista a graziare un ebreo, gli dice: “Il vero potere degli imperatori romani non era quello di ordinare una esecuzione capitale, ma di impedirla, di vietarla, di concedere la grazia”.

Al che si obietta: ma democrazia è potere? Si, rispondo, potere del popolo. Quale potere? Quello di emanare (far emanare) leggi generali limitando al massimo le eccezioni, le deroghe. Ecco, questo esercizio popolare del potere è esercizio democratico del potere, cioè democrazia, cioè pluralismo equilibrato. Nel rispetto delle decisioni di una maggioranza democraticamente costituita.

The End (del post)

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SI SCIA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2016 @ 3:24 pm

Detto altrimenti: tempo fa un amico mi disse …                       (post 2551)

“Riccardo, si avvicina la stagione dello sci, voglio comperarmi un paio di sci nuovi … sai … è tanto che non scio, voglio riprendere … non sono più aggiornato … quali sci mi consigli?”

Ecco, ragazzi, questo non è un post strettamente tecnico, ma di semplice orientamento. E allora ci provo. Premetto che parliamo di sci di “nuova” generazione, quelli sciancrati, in voga da 10-15 anni, e non dei vecchi sci a struttura perfettamente parallela.

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Qui ci vogliono sci (e sciatori) buoni …

Grosso modo nei negozi di sport trovate tre gamme di sci: principianti, esperti, per competizione. La differenza principale (ferme le altre) è la rigidità, un po’ come nella auto: quelle sportive presuppongono una guida sportiva la quale sollecita maggiormente le sospensioni che quindi sono più rigide. Viceversa le altre. Per lo sci è lo stesso. Quindi, se non fate gare (competizioni vere) escludete gli sci da competizione. Dice … ma allora prendo quelli da principiante? Non direi, se principiante non sei. Piuttosto rimani su un modello intermedio della gamma intermedia, visto che scierai su piste “intermedie” (in genere al massimo “rosse”; qualche “nera solo ogni tanto). Al massimo ti concedo il top di questa gamma.

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Lo so … lo so … che si vedono i miei anni: gambe più larghe, cribbio! Macchevvolete mai, ormai dovete accettarmi come scio …

Inoltre, attenzione alla lunghezza (fatti consigliare dal rivenditore) e al cosiddetto “raggio di curvatura” che poi è il raggio della curva che lo sci può effettuare e che aumenta con l’aumentare della “sciancratura” dello sci, ovvero con la curvatura impressa al profilo esterno di ogni sci. Vanno da 12 a 18 metri circa: un buon equilibrio si ottiene con 14-.15 metri: curve non troppo “tirate e strette” ne’ curve troppo larghe. Dopo di che … cosa? Mi dici che tutto sommato sei un principiante e che quindi ti conviene acquistare il modello più economico della fascia bassa? Guarda … senti a me … se vuoi scegliere in quella gamma, vai pure ma prendi il modello migliore: chi lo ha detto infatti che per un neofita bastano un paio di legnacci? E poi, con quegli sci limitati ai campetti ed alle piste blu, oltre le quali cambia attrezzo!

Infine: non basta l’attrezzo. Occorre un po’ di allenamento muscolare, un po’ di pratica, un’attenta osservazione delle condizioni della neve, dell’affollamento delle piste, della visibilità, del proprio stato fisico (stanchezza).

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Ecco i miei, ai 3000 metri del Presena …

Cosa? Mi chiedi quanto ti può durare un paio di sci? Eccomi a te: io scio molto e – dicono gli altri – anche bene. Un paio di sci li tengo molti anni, purchè – come mi sta accadendo adesso – io non ne abbia rovinato la suoletta su qualche sasso. Dopo di che i miei sci, perfetti come marca e modello, hanno ovviamente perso un poco della loro rigidità il che mi comporta due cose: una minore tenuta sui muri delle piste nere soprattutto se ghiacciati ed anche  una minore lentezza di scivolamento nei tratti poco pendenti, a causa del lieve, impercettibile “affossamento” nella neve della loro parte centrale, quella sulla quale grava il mio peso. Tutto qui. Ma io continuo a sciarci bene!

Buone sciate a tutte e a tutti!

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GESTIBILITA’ E BILANCIO DI UNA SPA o di più SpA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2016 @ 12:36 pm

Detto altrimenti: parliamone, in modo comprensibile anche per i non addetti   (post 2550)

Gestire bene una SpA significa soddisfare le persone che vi sono coinvolte: fornitori, azionisti, clienti, migliorare l’ambiente e la società in genere. Fino a pochi anni fa si affermava un concetto diverso: “Massimizzare l’utile”. E allora partiamo pure da qui, anche se non condivido il concetto. Dall’utile. Se un signore gestisce una SpA e produce utili, anche sempre crescenti, non è detto che la sua gestione sia da approvare. L’ho imparato quando dirigevo una SpA della Siemens. La Capogruppo tedesca non voleva buoni utili, né i migliori utili possibili, ma i migliori utili possibili corrispondenti all’intero capitale investito. Per questo noi dovevamo calcolare i cosiddetti “interessi calcolatori” (cioè risultato di un mero calcolo finanziario) e generare un utile non inferiore. Quindi io, da azionista di una SpA, non mi accontenterei di sentirmi dire dal signore amministratore della mia SpA che vi sono utili sempre crescenti.

Quando poi una SpA sia nata e radicata sul territorio per produrre lavoro, benessere, miglioramento di quel territorio, e io, anche da azionista di minoranza, dovessi invece vedere che si impegna in una serie di investimenti “a cascata” in tante altre SpA fuori zona, sia pure in tanti altri “salotti buoni” … be’ allora mi preoccuperei. Già, perché se è la prima SpA a perdere, si chiama perdita, ma se poi via via il problema si allarga sulle partecipate, a cascata, allora la necessità di coprire la perdita talvolta viene chiamata come “capitalizzazione delle consociate/controllate”, “presupposti per la ristrutturazione del debito”, “aumento di capitale per futuri progetti”. In ogni caso l’azionista di minoranza, perde la possibilità di un effettivo controllo sull’azione della sua SpA.

Grazie della pazienza che avete dimostrato  … se avete letto questo post!

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POLITICA, DEMOCRAZIA E AUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2016 @ 8:47 am

Detto altrimenti: proviamo a ragionare un poco, partendo dalla cultura dell’antica Grecia                                    (post 2549)

Polloi, i “molti”. Politica, da polis, città, il luogo dei “molti”. Politica è un aggettivo sostantivato che presuppone un sostantivo: la archè, la capacità di operare per il telos, uno scopo: il Bene Comune. E fare politica democratica, del demos e per il demos (popolo), significa

  1. parlare con la gente, ascoltarla, rispettarne il voto;
  2. sintetizzare le istanze in organismi politici;
  3. affidarne infine l’esecuzione agli organi di governo.

Questo è l’unico modo di fare politica in modo democratico, quello che nasce dalla base e realizza la vera democrazia ovvero il “potere del popolo”. Non il contrario, una pseudo democrazia calata dall’alto che invece è il “potere sul popolo”.

Ma … chi sta “in alto” se non gli eletti “dal basso”? Ecco, quello che si deve evitare è una sorta di inversione termica del processo democratico di formazione della volontà politica. Questo deprecabile “procedimento inverso” infatti, oltre che a violare la sostanza, violerebbe anche il metodo della formazione autonoma del pensiero e del voto di ognuno: quindi sarebbe un agire anti democratico e anti autonomista.

Il primo segnale di questa degenerazione si ha quando taluno cercasse di impadronirsi personalmente di un simbolo politico, simbolo che invece deve appartenere a tutti coloro che vi si riconoscono e che per questa violenza da elemento di unione diverrebbe elemento di divisione.

Chi “sta in alto” (e come ho detto poc’anzi vi sta solo per esservi stato collocato da “chi sta in basso”) … chi sta in alto anche quanto a remunerazione, benefit, vitalizi, etc., spesso definisce “immaturo” l’agire di chi pretende il riconoscimento del proprio ruolo di “fonte prima di ogni mandato politico”. A costoro mi piace citare il Leopardi che distingueva fra gli immaturi, ovvero coloro che sono sulla via della maturazione, e i “barbari” (sic) ovvero coloro che a suo tempo furono maturi ma che ormai si sono definitivamente corrotti, consumati, esauriti. Infatti a mio sommesso avviso è esaurita la fase delle leadership personali individuali, delle decisioni top down: tutto un modo invecchiato di fare politica che credo fermamente debba essere sostituito dalle decisioni condivise, dal lavoro di squadra, dal mettere in comune responsabilità, potere e rischi.

Ho iniziato questa mia breve riflessione parlando dell’obiettivo Bene Comune e con il Bene Comune la termino. Secondo l’insegnamento di chi per primo ha messo a fuoco questo concetto, Don Lorenzo Guetti, un Bene è Comune in quanto costruito in comune sin dall’inizio con l’apporto personale e diretto di ognuno, e non perché trovato già confezionato da altri e semplicemente goduto in comune: questi infatti sono “solo” beni collettivi, pubblici e hanno un altro significato. Ecco, la vera Democrazia e la vera Autonomia sono a mio avviso il primo Bene Comune da realizzare. Tutti insieme, in comune, appunto! Altrimenti i “polloi”, i molti di cui parlavo all’inizio diventano solo … polli!

Fine

Dice … cheppalle questo blogger ‘sta mattina … Evvabbè, raga, ogni tanto mi scappa anche un tentativo di ragionamento un po’ più profondo, ecchessaràmmai?

 

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CIVILTA’ DEL PASSATO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2016 @ 11:17 am

Detto altrimenti: …. inciviltà del presente  e civiltà del domani           (post 2548)

(Fiume Fersina, Trento)

 

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Esci di casa per commissioni e ancora non sai ancora di cosa potrai scrivere nel blog, e poi … poi è la tua città che ti parla. Ti racconta di quanto, tanti anni fa, la gente era povera (ma molto più dignitosa d’ancoi!) e se la corrente trascinava a valle qualche tronco, faceva a gara per recuperarlo, portarlo a casa, farlo asciugare ben bene e farne legna da ardere. Civiltà del passato.

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Poi, poco più avanti, in  quello stesso fiume, vedi arenato un  bidoncino della spazzatura che qualche “mona” ha pensato bene di scaraventare nell’alveo. Dice … ma non lo sai, caro blogger, che la mamma dei mona è sempre incinta? Eh .. si, purtroppo lo so bene, caro, ! Ecco, una foto: inciviltà del presente.

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wp_20161123_003Vado avanti, e poco distante, per fortuna, vedo la civiltà del domani: un parcheggio per l’utilizzo delle biciclette a pedalata assistita poste dall’ente pubblico a disposizione dei cittadini. Bene, anzi, benissimo! Ma perché civiltà “del domani”? Perché nonostante il grandissimo sviluppo delle due ruote a pedali (elettriche e non) in tutta Europa, qui da noi in Italia non è ancora maturata del tutto la coscienza quanto meno della “parità dei generi”: e non mi riferisco ai due generi maschile e femminile, bensì ai tre pedone, automobilista, ciclista. Infatti il ciclista è ancora considerato aun intruso che cerca di intrufolarsi fra i due generi tradizionali: i pedoni e gli automobilisti. Ma ci arriveremo, gente, ci arriveremo a raggiungere la parità … non dubitate!

Firmato: un blogger ciclista, Segretario Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento

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UTOPIE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2016 @ 3:07 pm

Detto altrimenti: … ma mica tanto!                    (post 2547)

(Dicesi utopia un obiettivo  semplicemente non “ancora” raggiunto. Firmato io)

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Utopia, u-topos, non luogo, termine creato da tale Sir Thomas More, alias Tommaso Moro, alias San (since 1935, and still going strong!) Tommaso Moro nel 1500 con la sua “Utopia”: ventidue secoli di “utopie”, da quelle di Esiodo (Opere e giorni, vv. 106-201, Il mito dell’età, VII secolo a. C.) a quelle del “nostro” testè citato Santo (a fianco, nella traduzione di Maria Lia Guardini).

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Esiodo, si diceva … contadino poeta. Ecco, la sua è la prima “utopia” letteraria: egli ipotizza e descrive le età dell’uomo: oro, argento, bronzo, eroi e ferro. Un calando/crescendo di virtù/vizi, una esposizione piena di riferimenti etici (morali) in lui strettamente connessi alla religione. Per Esiodo la religione “è” anche morale (nota del redattore, cioè mia: a mio avviso, oggi la “mia” religione “ha” una morale ma “è” altro: è Creazione e Resurrezione. Ma questa è un’altra storia. Fine della n.d.r.). Il meglio in Esiodo è rappresentato dalla vita secondo natura nella natura, una sorta di paradiso terrestre. Il peggio, da un sistema in cui vige su tutto e su tutti il diritto della forza: ma no…?!

Dice … e dagli con la religione! Ok amici, ma sappiate che io sono un laico, il che vuol dire semplicemente che sono per il pluralismo, il rispetto delle idee (e delle religioni altrui purchè non neghino la mia). Scriveva Voltaire: “Io la penso in modo opposto al tuo ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimere il tuo pensiero”. Sul pluralismo mi permetto di suggerire la lettura di un libricino molto intenso: “Laicità, grazie a Dio” di Stefano Levi Della Torre, Giulio Einaudi Ed. 2012. E’ illuminante.

Esiodo, figura storicamente ben definita, si ricollega (consapevolmente? Non lo sapremo mai!) a Omero (figura indefinita) là dove rappresenta un parallelo fra il mondo omerico (positivo) dei Feaci e quello (negativo) dei Ciclopi. La differenza è che – applicando una classificazione Leopardiana – i Ciclopi sono “primitivi” (selvaggi), ovvero non hanno ancora raggiunto il livello della civiltà. Gli uomini dell’età del ferro in Esiodo sono “barbari”, ovvero sono giunti a quello stadio regredendo dai livelli superiori che abitavano prima.

Secondo personaggio: Aristofane con la sua commedia “Uccelli”. Un mondo fantastico, ideale creato da due idealisti che però, giunti al potere, non sono più tali. Chi vuol capire, capisca!

Il terzo “utopista” di cui vi voglio brevemente parlare (anzi, scrivere!) è tale Diodoro Siculo (I° sec. A. C.), autore della corposa Bibliotheca Historica (II°, 55-60). Molto probabilmente l’ispiratore diretto di Tommaso Moro. Anche i suoi “eroi” viaggiano per mare, raggiungono l’isola-stato ideale, etc. ma dopo un po’ ne vengono cacciati perché incapaci di correggere i loro cattivi costumi della cultura d’origine. Tema ripreso fra gli altri da Italo Calvino nel suo Barone Rampante: dopo una vita (mal) vissuta politicamente, ben difficilmente si può cambiare …. Chi vuol capire … (v. sopra).

Quarto personaggio di questa breve rassegna: Dione di Prusa, ricco letterato. Anche qui un “ritorno alla natura”, stupore per la struttura della città.

E per finire, Luciano di Samosata, un persiano a cavallo … no, non a cavallo di un caval, ma vissuto a cavallo fra il II° e il III secolo d. C.. con la sua Vera Historia, 1-3 Proemio. Egli non crede nell’idea della polis, bensì nella ragione dell’individuo cui però fa riferimento in modo ironico: viaggio per mare, marinai e nave ingoiati dalla balena, etc.. Ci ritroviamo un po’ di Pinocchio e un po’ di Giulio Verne con le sue 20.000 leghe sotto i mari.

Conclusione? L’esigenza di un modello ideale, sempre avvertita. Il modello rappresentativo prescelto? La favola? L’invenzione, la finzione? Perchè mai non discorso politico diretto? Quello che maggiormente si avvicinò a tale modello, sia pure ancora sotto forma di “favola”, fu appunto Tommaso Moro, ma gli tagliarono la testa! (Ah … ho capito …)

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P.S.: Dice … ma che? E’ tutta farina del tuo sacco? Dico: quando mai! Sono appena tornato dalla “Lettura dei Classici” condotta dalla Prof (senza puntino!) per antonomasia, Maria Lia Guardini, nella Biblioteca Comunale di Trento. Prossima seduta: fra 14 gg, il 6 dicembre su “La peste” in Tucidide e Lucrezio.

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Buone utopie a tutte e a tutti!

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COLLEGAMENTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2016 @ 9:07 am

Detto altrimenti: chi fa i collegamenti, ha vinto!                    (post 2546)

Me lo diceva sempre un mio vecchio vecchio capo, Bruno Kessler  … (Kessler, chi era costui? Non specifico chi sia stato perchè questo è “Trento” blog, non altro.

  • bruno_kesslerStampa: L’Adige del 7 novembre scorso, articolo a firma di Michele Andreaus … “… se Kessler si fosse comportato come alcuni dei nostri (attuali, n.d.r.) politici, questi non sarebbero cresciuti, sarebbero stati soppressi in culla”.
  • Due quotidiani locali del 21 c.m.. Un potenziale politico lancia ad entrambi un identico messaggio: “Io opero come assessore. La politica ha bisogno di rinnovamento reale”. Un quotidiano riporta solo la prima frase, con poco risalto. L’altro tutte e due con grande risalto e foto.

Dice … ma i collegamenti del titolo, dove sono? Be’ innanzi tutto nell’avere “collegato” la disponibilità a far crescere i propri successori politici con il fatto di informare o meno sulla possibile successione. Poi … poi ve ne sono ben altri collegamenti da fare ma non voglio privare le mie lettrici ed i miei lettori della suspence di scovarli loro stessi!

Buoni collegamenti a tutte e a tutti!

 

 

 

 

 

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MAMMA LI TURCHI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Novembre, 2016 @ 3:51 pm

Detto altrimenti: no … non è uno scherzo, bensì una tragedia!     (post 2545)

E chi ne parla più, di quelle migliaia di imprigionati, torturati, uccisi, quando va bene “semplicemente” privati del lavoro e dei diritti politici. Ergogan già faceva quello che voleva, a cominciare dalla farsa del colpo di stato, ed ora … ora ancor più di prima. Sembrava che l’abbattimento di un cacciabombardiere russo da parte dei missili turchi avesse creato un vallo fra i due paesi. Sembrava … e invece, invece Erdogan fa la pace con Putin; ricatta l’Europa (“Se mi rompete i cabbasisi lascio passare decine di migliaia di profughi!”); ricatta la Nato (“Attenzione, vedete di chi sono amico?”). Ora poi che gli USA (di Donald) si alleano con Putin, il cerchio  si chiude: Erdogan diventa la più incisiva e pericolosa lancia puntata contro il fianco della incerta UE.

downloadAl punto che si appresta ad approvare una legge odiosa, incredibile: chi si unisce carnalmente con una minorenne, ove la ragazzina sia poi d’accordo, con un matrimonio riparatore estingue il reato. Con efficacia retroattiva, s’intende … ne ha di personaggi da salvare (pare circa 3000), dai quali ottenere la massima riconoscenza. Già me l’immagino quante ragazzine avranno poi il coraggio di dire che non erano consenzienti e/o di opporsi alle pressioni del sistema di costume, di leggi e intimidatorio del regime! Moltissime … o no? E noi, zitti, mi raccomando. Zitti, purchè not in my garden!

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LA MIA ISA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Novembre, 2016 @ 10:18 am

Detto altrimenti: ISA-Istituto Atesino di Sviluppo SpA, Trento   (post 2544)

 

bruno_kesslerISA, non una bella ragazza, bensì una bella SpA, una finanziaria mista ovvero semi operativa e di partecipazioni azionarie. Trent’anni fa ne ero il direttore sotto la Presidenza del Senatore Bruno Kessler. Lavorammo bene insieme con ottimi risultati. Ci occupammo dell’economia della Val di Sole e della razionalizzazione del gruppo di SpA partecipate. Se “cliccate” Isa, la mia Isa, Kessler, Tonale, Intraprendenza Tonale … qui sul blog potrete leggere di quel periodo.

Serbo un ottimo ricordo di quel periodo, per cui ogni volta la leggo volentieri. In particolare, il 18 novembre scorso, a pag. 14 de l’Adige, ho appreso che “Zaleski e ISA salgono nel salotto buono”, titolo accattivante e ben invogliante il giudizio di lettori addetti ai lavori finanziari quali quelli de Il Sole XXIV Ore. Su questo secondo quotidiano infatti sicuramente sarebbero stati maggiormente sviluppati alcuni aspetti tecnici, quale quello del livello dell’aumento di capitale nella Calisio SpA, sottoscritto dall’ISA per ripianamento perdite in misura ben superiore alla quota proporzionalmente ad essa spettante, il che ha ovviamente prodotto una crescita della percentuale di capitale sociale posseduto dall’ISA in quella società. A fronte di ciò è ben vero che si accenna a “programmi di sviluppo” ma gli unici dettagli che sono forniti dall’articolo sono svalutazioni effettuate (Ubi Banca) e impegni in iniziative immobiliari in crisi in capo a società partecipate a cascata che “hanno in corso o hanno chiesto un piano di ristrutturazione dei debiti”.

Tutto ciò, da azionista ISA per una quota infinitesimale (100 azioni che presto forse venderò), mi fa pensare come sia difficile per l’Azionista di minoranza riuscire a seguire l’iter delle operazioni societarie, quando esse siano articolate su di una serie così complessa e articolata di partecipazioni azionarie. Infatti la sensazione che ne traggo è che quella maggiore capitalizzazione serva poi a sottoscrivere a cascata ripianamenti perdite di una serie successiva di società partecipate. Tuttavia mi tranquillizzo, al pensiero che sicuramente l’Azionariato di maggioranza avrà una visione ed un controllo assolutamente completo di ogni situazione, come accadeva ai tempi della citata Presidenza Kessler.

P.S.: … e se mi sbaglio, mi corrigerete …

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CAPO PENSIERO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Novembre, 2016 @ 7:02 am

Detto altrimenti: conosci la geografia?               (post 2543).

 

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“Chi, io? Parli con me? Capo Pensiero? Dunque … vediamo un po’: Capo Sunio, Capo Teulada, Capo Nord, Capo Rizzuto, Capo Horn, Capo Verde, Capo Reamol (sul Garda, nella foto a lato,n.d.r.) … si. Ma Capo Pensiero … no, non so proprio dove sia. L’ho anche cercato in internet: niente da fare, mi arrendo.”

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Ciao raga, buona giornata. ‘Sta mattina mi sono chiesto … cosa racconterò mai alle mie lettrici ed ai miei lettori? Poco fa, l’illuminazione: Capo Pensiero! Dai … una figata! Sulle prime lascio che si scervellino per cercar di capire dove di trovi questo promontorio. Poi, dopo un po’ lo confesso: non è una espressione geografica, bensì il pensiero di un capo, anzi, “il” Pensiero “del” Capo.

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Ve ne sono di tipo diverso. C’è quello buono, stimolante, che sollecita il Pensiero altrui, fa crescere la mente dei suoi Colleghi-Collaboratori-Sostenitori (notate le maiuscole ed il lessico: non ho usato la parola “dipendenti”, tanto meno l’odiato termine “sottoposti” … Dio me ne scampi!), ne rispetta il parere, li motiva a “creare soluzioni”. Ecco, raga, la “motivazione”, il primo fattore della produzione in ogni settore dell’agire umano, nell’economia e nella politica, tanto per citare due ambiti.

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Nella politica … il Capo Pensiero può assumere purtroppo una connotazione opposta a quella testè accennata, una connotazione fortemente negativa, quella di essere totalizzante, escludente qualsiasi altra riflessione Altrui (e ci risiamo con le maiuscole …) che non sia l’annullamento del LPA-Libero Pensiero Altrui di fronte al capo pensiero (le lettere minuscole non sono utilizzate a caso).

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Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l’altre stanno / timidette atterrando l’occhio e ‘l muso; / e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno … (Dante, Purg. III, vv 79-84)

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Ma tutti gli “Altrui” che fanno? Mica possono ammettere questo auto annullamento della propria capacità critica … eh no, raga, sarebbe fare karakiri, un suicidio, una capitis deminutio maxima: ne uscirebbero veramente male. E allora, che fare? Semplice, basta essere più realisti del re, basta dire “Lui è bravissimo, vola alto … ma io non sono da meno perché capisco e condivido. Infatti, se il capo pensiero vola alto, basta porsi in una rotta di volo ancora più in alto, dalla quale giudicare e approvare“. (Le possibilità di carriera e l’ambizione dei primi seguaci del capo pensiero? Diventare cani da pastore … con  il massimo rispetto per i Cani da Pastore Veri presenti sul blog, si intende!)

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                    Ispe dixit

E se taluno che invece sta percorrendo rotte più terra-terra, a contatto con i problemi della Gente (le maiuscole .,..),  chiedesse a costoro  la ragione del loro immedesimarsi nel capo pensiero, del loro annullamento mentale, della loro rinuncia al proprio spirito critico ed alla propria autonomia mentale? Nessuna paura, raga, scialla (“calma”), state sereni: vi risponderanno inarcando le sopracciglia, volgendo lo sguardo al cielo, traendo un sospiro compassionevole accompagnato da una pacca sulla vostra spalla “Forse un giorno capirai … oggi per te è ancora troppo, sei ancora immaturo, non sono cose per te, fidati, dacci fiducia, vieni con noi, poi – vedrai – che a poco a poco riuscirai ad intravedere la Verità del Verbo del Capo Pensiero con le iniziali maiuscole anche quando se ne parla. E ci ringrazierai, anche perché nel frattempo ti sarai riposato, nel senso che non avrai più dovuto pensare con la tua testa”.

Insomma, De profundis … con quel che segue!

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