OPEN BLOG: Raffaella domanda …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2013 @ 12:47 pm

Detto altrimenti: incontro con una lettrice che pone alcune domande. Open blog funziona! Grazie lettori!

Il saluto a fine riunione

Il 9 gennaio scorso vi avevo proposto di arricchire il blog con la sezione Open Blog, cioè con uno spazio a diretta disposizione dei lettori: una lettrice (Sara) mi ha inviato un suo post, già pubblicato il 13 c.m. (dal titolo “Si fa presto a dire giovane coppia”), che vi invito a commentare. Un’altra lettrice, Raffaella, mi ha chiesto un incontro per chiedermi alcuni chiarimenti. Il che è avvenuto ieri, 14 gennaio 2013, presso al libreria-Bar Il Papiro di Via Galilei, in Trento. Raffaella è insegnante di inglese e non “mastica” molta economia politica e politica economica. Ed è proprio questo l’aspetto rilevante dell’iniziativa: l’avere suscitato l’interesse alla conoscenza anche da parte di chi non è addetto ai lavori (oltre che il dare spazio a post “altrui”, ovviamente, come nel caso di Sara). Quindi, in questo secondo caso (caso “Raffaella”) ben più delle mie risposte, che in questa sede sono rese in forma sintetica rispetto a quelle fornite a voce (infatti esse si trovano già all’interno di miei molti post) sono importanti le domande che mi sono state rivolte.

(in neretto le domande di Raffaella)

Vi sono analogie fra il governare una spa e governare il paese?

Alcune analogie ci dovrebbero (“dovrebbero”) essere: per esempio in una SpA si segue una programmazione pluriennale scorrevole, che si sviluppa in modo di norma uniforme, continuo, nonostante l’avvicendarsi del Presidente, il che dovrebbe avvenire anche per il paese, nonostante l’avvicendarsi dei governi, almeno sui temi fondamentali, quale, ad esempio, il tema dell’occupazione. Ma l’analogia più importante che dovremmo riscontrare è che in una SpA l’Amminstratore deve sempre avere una soluzione di riserva. Nel Paese, cosa succederà invece dopo che la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sul futuro dell’ILVA? Qual è la soluzione che il governo dovrebbe avere pronta per non sacrificare né i posti di lavoro né la salute dei cittadini? E poi, il Paese non ha come obiettivo principale l’utile economico. Ciò dovrebbe essere anche in una SpA, nella quale l’obiettivo principale dovrebbe essere la crescita delle persone che vi operano, pur all’interno di un pareggio e/o di un utile economico.

E’ l’economia che condiziona la politica o viceversa? Cioè, l’economia determina la politica o viceversa?

La politica, anzi, la Politica  dovrebbe avere come obiettivo la ricerca e la realizzazione del “bene comune”. Una “buona” economia è solo una delle tante componenti del bene comune. Infatti la Politica dovrebbe avere anche altri obiettivi: la pace, l’equità sociale, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la conservazione della natura, la cultura, etc.

La green economy ha un futuro?

Si, nel medio periodo. Deve essere il nostro nuovo, diverso, più idoneo e aggiornato  modello di crescita. Gli effetti del deterioramento e dell’inadeguatezza dell’attuale modello di crescita ormai non sono più “segnali” ma effetti, anzi, pesanti effetti. L’economia deve coniugarsi con l’ambiente e con il sociale. Deve farlo. Se non “per amore”, per forza, costretta dagli eventi.

E’ prevedibile una regressione della globalizzazione?

Globalizzazione: dell’informazione, e mi sta bene. Della produzione, come avviene attualmente da parte di paesi che non rispettano diritti umani e civili, norme ambientali e della sicurezza sul lavoro, e non mi sta bene. Non ancora – purtroppo – globalizzazione  dei consumi, che invece mi starebbe bene, nel senso che oggi purtroppo solo pochi consumano e molti no, perchè non se lo possono permettere. La globalizzazione della produzione potrà essere fermata, a vantaggio di tutti i popoli, se tutti gli Stati adotteranno le stesse regole a tutela di diritti sopra citati e dell’ambiente. Gli USA e gli Stati Uniti d’Europa potrebbero allearsi e imporre questo al “resto del mondo”.

Che mi dici della crisi delle banche?

Non “delle banche” ma la crisi “nella quale” ci hanno condotto le banche!

In USA hanno acecso le polveri dell’esplosione della bolla finanziaria,  con i pacchetti di mutui sub prime, concessi cioè anche a chi non aveva i requisiti, ceduti poi a cascata da una banca all’altra, sempre con un margine di utile per ogni banca, sino all’ultima che ha cartolarizzato i mutui vendendo le quote di credito a tanti risparmiatori. E quando i debitori hanno iniziato a non pagare le rate, i mutuatari hanno perso la casa e i risparmiatori i loro risparmi. In Italia, anche a seguito del passaggio (errato) dalla banca specializzata alla banca universale, le banche hanno iniziato a fare finanza, cioè a rischiare in proprio, generando forti utili nel brevissimo termine (ed elevatissimi stipendi e premi per il loro top management!) e fortissime perdite nel medio periodo. Per salvarle sono state aiutate dai cittadini stessi che hanno versato denari (tasse) agli Stati che hanno versato denari all’UE e alla BCE che hanno versato denari alle banche. In poche parole: per salvare i miei 100 euro di deposito ho dovuto essere tassato di 20, 30, 50. Cioè, me lo son o salvato da solo, il mio rispermio! E fino a quando stra-pagheremo il top management bancario “per fare danni” costoro non si preoccuperanno certo di operare diversamente.
Recentemente in USA i repubblicani stanno finalmente condividendo la politica dei democratici, di “splittare” le grossissime banche (to big to fail; e i loro capi, to big to jail), e cioè di frazionarle in tanti organismi specializzati: infatti se le grandi dimensioni possono essere controllate, le interconnessioni sono ingovernabili.
In Italia si è fatto qualcosa a livello di incompatibilità di cariche fra top management bancari e top management assicurativi, ma occorrerebbe tornate al “vecchio” sistema della banca specializzata (che opera sul breve termine commerciale, o sull’edilizia, o sul fondiario, o sull’industriale, o sulla finanza o etc. ): infatti oggi che le nostre banche ricevono “regali” dalla BCE dicono: “Noi, benchè alimentate dalla BCE, non possiamo prestare denaro a medio termine (mutui alle giovani coppie) perché i “regali” della BCE sono a breve termine”. Ecco dimostrato che o sei banca a breve (raccogli denaro a breve termine e lo investi a breve termine) oppure sei banca  a medio termine. Altrimenti il meccanismo non funziona, lo ammetti tu stessa! (Tuttavia oggi non investi nemmeno a breve termine!)

Hanno senso gli Stati Uniti d’Europa?

Si è logorato il fascismo. Si è logorato il comunismo. Si è logorato il berlusconismo. Si è logorata la “democrazia statale”. Si è logorato il concetto di Stato nazionale. Gli attuali Stati europei dono ormai, già di fatto, Regioni dell’Europa. E le attuali Euregio già esistenti ne sono  un’anticipazione. Solo occorre fare un ulteriore passo, arrivare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa. Ciò  potrà consentire il necessario accordo con gli USA per imporre al resto del mondo che qualsiasi relazione (commerciale, industriale, bancaria, finanziaria, etc. ) con loro sarà possibile solo se adotteranno le nostre regole su evasione fiscale, finanza, banca, diritti umanii e civili, rispetto dell’ambiente, parità religiosa, etc..

Ma non ti sembra lungo questo percorso?

Se continuiamo ad intervenire con singoli interventi, si, ma se una persona, uno Stato si facesse carico di disegnare il modello “integrale” degli Stati Uniti d’Europa e lo proponesse alla discussione di tutti gli altri stati, potremmo accelerare di molto i tempi. Per fare questo occorrono politici in grado di volare alto, svincolati da interessi personali e dalle singole percezioni sensoriali del contingente, che operino dall’alto di una visione d’insieme. Per il bene comune dell’Europa.

I tempi del parlamento e del governo, delle pubbliche amministrazioni locali non sono troppo lunghi?

Si. basterebbe “copiare” da chi fa meglio di noi, ad esempio dall’Austria, paese nel quale l’autorizzazione a costruire un capannone industriale viene data o negata in sette giorni non in due anni come da noi. E non solo i tempi altrui, dovremmo copiare. C’è ben altro …

Che ne pensi della patrimoniale?

Il problema è male impostato, perché comunque la pagherebbe solo chi già paga le tasse, sempre che non “fugga all’estero”. Occorre invece uniformare i sistemi fiscali europei ed USA e riscalettare le aliquote con nuovi più rilevanti sgravi decrescenti a partire dal livello più basso di reddito e nuovi più rilevanti aggravi decrescenti a partire dal livello più alto di reddito.

Grazie, Riccardo …

I … I  thank you very much indeed, Raffaella …  for reading my blog and being here!

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OPEN BLOG: “SI FA PRESTO A DIRE GIOVANE COPPIA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 7:55 pm

Il 9 gennaio scorso avevo lanciato il “Open Blog, quasi un forum”, invitando i lettori a scrivere un loro post, che io avrei pubblicato. Ecco il primo post arrivato, firmato Sara:

INIZIA

“Si fa presto a dire giovane coppia. Qualche settimana fa mi è capitato di vedere in televisione uno spot di una campagna istituzionale per la concessione di mutui agevolati per le giovani coppie precarie per l’acquisto della prima casa.

Ora, poiché mi trovo a fare parte per l’appunto di quella che io definirei giovane coppia precaria, mi sono detta: “Sogno o son desta?” Evidentemente sognavo, perché sto cercando un sito del Governo che specifichi le condizioni per poter accedere al finanziamento, ma dopo circa una settimana non l’ho ancora trovato. Sono riuscita solamente a risalire a una campagna del Ministero della Gioventù del Governo Berlusconi che nel 2011 ha lanciato il progetto “Diamogli un futuro”, un fondo per l’accesso al credito di giovani coppie precarie. Probabilmente lo spot che avevo visto rilanciava proprio questo progetto. Secondo la mia ricerca infatti il fondo dovrebbe essere ancora attivo nel 2013.

Totò cerca casa e … la trova, ma sarebbe ora di finirla con questa commedia all’italiana!

Bene, controllo dunque quali sono le condizioni per accedere al credito: la coppia deve essere composta da adulti minori di 35 anni, celo; non più del 50% del reddito complessivo imponibile ai fini IRPEF deve derivare da contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, celo; i componenti del nucleo familiare non devono risultare proprietari di altri immobili ad uso abitativo, celo; il finanziamento può essere richiesto dalle giovani coppie coniugate, con o senza figli o dai nuclei familiari anche monogenitoriali con figli minori, MANCA.

Da questo atto ufficiale del Governo Italiano (lettera circolare del 5/4/2011), deduco che solo il matrimonio o la nascita di un figlio sanciscono l’unione di due persone definendola “coppia”. Strano, avrei immaginato che il fatto di vivere all’interno della stessa casa con un’altra persona per anni, condividendone gioie e dolori, fosse di per sé un requisito sufficiente per essere considerati “coppia”. Evidentemente non per il Governo Italiano. Strano davvero, forse le tasse pagate da un giovane precario non sposato e non genitore valgono di meno di quelle di un giovane precario sposato o genitore. Forse il matrimonio è garanzia di pagamento del mutuo per trent’anni? Mah, forse il Governo Italiano è rimasto indietro al 30 novembre 1970.

Strano davvero che in questo Paese, che si definisce laico, ancora una volta i diritti delle coppie di fatto (qualsiasi ne sia la natura), non vengano riconosciuti. Cari governanti, passati, presenti e futuri, pensateci, perché noi componenti delle coppie di fatto, votiamo. Forse anche i nostri voti contano di meno?

Si fa presto a dire giovane coppia.

PS: ringrazio il blogger Riccardo e il suo blog per aver ospitato questo mio sfogo, che vorrebbe essere uno spunto di riflessione su un argomento che mi tocca molto da vicino, ma la cui importanza dovrebbe essere centrale per il dibattito politico attuale”

FINISCE

Premesso che l’informazione (e l’accesso al credito!) al cittadino dovrebbe essere più accessibile, concordo con le perplessità espresse dalla lettrice Sara, che ringrazio per l’adesione al mio invito ad attivare Open Blog. Sara solleva un problema di portata generale, che occorre approfondire. I problemi della gente persistono e purtroppo “sopravvivono” a tutte le campagne elettorali. Nel caso in esame poi, il problema assume particolare gravità stante il blocco bancario alle erogazioni di prestiti e mutui.  Invito quindi i lettori a commentare il post nell’apposito spazio in calce (e a scriverne a loro volta ex novo su questo come su altri argomenti, indirizzando a riccardo.lucatti@virgilio.it). Grazie.

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ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA (cfr. post del 7 febbraio 2012)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 3:17 pm

Detto altrimenti: i tre comportamenti di Schettino

A sinistra nella foto, il promontorio che chiude da nord il golfo. Verso la poppa della nave, sulla carena di sinistra, al sole, lo squarcio

L’errore, la colpa una, grande, non perdonabile del comandante Schettino: essere finito sugli scogli, avere condotto la nave su una rotta non consentita, pericolosa, dannosa, pur avendo ogni strumento per stabilire la posizione della nave e la rotta, al metro! (PRIMO COMPORTAMENTO).

Dopo l’urto sul lato sinistro della nave, mentre stava virando leggermente a destra per allontanarsi dalla costa, non calcolandosi  che la poppa della nave avrebbe scarrocciato a sinistra verso lo scoglio le Scole di Punta de Castellari a sud di porto Giglio, cosa che è successa, Schettino ha scelto di non dare l’abbandono nave, di non fermare la nave, di non calare le scialuppe perché nel frattempo la nave avrebbe potuto affondare in acque profonde 81 metri (come da carta nautica dell’Istituto Idrografico della Marina, 2° Ed., giugno 1994, carta ufficiale dello Stato ai sensi della legge 2.2.1960 n.68) (SECONDO COMPORTAMENTO). Ecco forse la ragione del ritardo nell’ordine dell’abbandono nave. E’ questa la decisione che va valutata: con quello squarcio, ci sarebbe stato il tempo di fermare la nave ed evacuarla prima che, affondando in asse o – peggio – ribaltandosi, sprofondasse  in acque profonde, trascinando a fondo moltissime persone?

Resta da stabilire se la Compagnia di navigazione abbia dato a Schettino “il suggerimento”  di cercare di arenare la nave, per cercare di salvare la nave (e i passeggeri?), o se Schettino ha deciso tutto da solo. Quindi, per iniziativa di Schettino e/o per “suggerimento” della Compagnia, la nave ha proseguito non ancora troppo inclinata, quindi ha virato a sinistra (inclinandosi a destra per la forza centrifuga, il che ha ulteriormente terrorizzato i passeggeri) e andandosi ad arenare  inclinata sul lato destro sugli scogli di Punta Gabbinara, a nord di Porto Giglio, con lo squarcio e lo spezzone di scoglio al cielo, conficcato nella fiancata sinistra.

The rest are details. Compreso l’abbandono prematuro della nave da parte del capitano ben prima di tutte le altre persone (TERZO COMPORTAMENTO,  colpevole, ma molto meno del primo!).

P.S.: la rotta della nave corrisponde  alla traccia di un grosso “?”  Iniziando dal basso, cioè dal puntino del punto interrogativo. Dal basso verso l’alto la nave ha urtato dove si trova il puntino, in corrispondenza del piccolo promontorio che chiude da sud un golfo. L’isola è a sinistra, ma la costa si allontana per la presenza del citato golfo. La nave, proseguendo “verso l’alto”, a virato a sinistra si è arenata dove inizia il segno del “?” quando noi lo scriviamo su di un foglio in alto a sinistra, in corrispondenza del promontorio che chiude da nord il citato golfo, entro il quale Schettino voleva fare l’ “inchino”.

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13 GENNAIO 2013 – GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 2:02 pm

Detto altrimenti: se non altro per non dimenticare quando eravamo noi i migranti (ma se lo siamo ancora oggi!)


Che lo si voglia a no, il primo cognome a Milano è “Rossi”, circa 5.000 persone. Il secondo è “Ju” , cinese, distanziato di poche centinaia di … punti (persone). Brambilla è al nono posto. Ed allora, facciamo insieme qualche riflessione …

Sulla immigrazione

Teoria del respingimento: chiudiamo le frontiere, ributtiamoli a mare! Grida taluno. Ma non si può. Non si può, non si deve e non si fa perché è contro la nostra morale. Contro le leggi italiane ed europee. Contro il nostro interesse (quanti lavori noi “Italiani” non vogliamo fare …). Quindi avendo respinta la teoria del respingimento, vediamo allora le teorie dell’accoglimento.

Teoria dell’accoglimento a casa loro: aiutiamoli, ma a casa loro. realizziamo a casa loro le condizioni per cui … Obiezione vostro onore: teoricamente ok, tuttavia di fatto non lo facciamo. E quand’anche lo facessimo, si tratta di tempi lunghi. Nel frattempo c’è chi muore di fame, guerre, malattie etc.. e si imbarca verso le nostre coste.

Teoria assimilazionista: ti accetto a patto che tu rinunci alla tua cultura ed assimili la mia. Non è accettabile: la Persona non può esser “spersonalizzata”.

Teoria multiculturalista: ti accetto e tu puoi mantenere la tua cultura in ambito privato. In ambito pubblico si torna alla casella precedente. Non è accettabile: la Persona non può esser “spersonalizzata”.

Teoria delle integrazione ritardata: poiché tu richiedi subito i servizi sociali ma inizi a produrre solo dopo un certo periodo di tempo, ti ammetto a godere dei servizi sociali solo dopo cinque anni di residenza. Economicamente potrebbe funzionare, ma politicamente e moralmente nel fraattempo crea grossi problemi, non li risolve. Quindi la teoria va respinta.

Cosa fare? Il nord del mondo occidentale, con la colonizzazione imperialistica, ha prodotto i danni che ora generano l’immigrazione (cfr. “Il predomino dell’occidente – Tecnologia, ambiente, imperialismo” di Daniel R. Headrick, Ed. Il Mulino, di cui al mio post del 12 aprile 2012). Ora noi dobbiamo riparare alle malefatte: dobbiano rivedere la nostra legislazione (diritto del lavoro, diritto di famiglia, cittadinanza) e applicare il principio costituzionale della libertà religiosa, purchè non in contrasto con le nostre leggi. E nel frattempo: basta con i centri di identificazione “lager”!

Sulla emigrazione

Nel secolo scorso “emigrava” chi proprio non riusciva a campare il lunario. Emigrava in cerca di fortuna. Oggi “migrano” i nostri giovani migliori, i nostri più accreditati cervelli, i ricercatori più avanzati. Anche costoro sono “migranti”. Migrano in cerca di un riconoscimento. Il “guaio” è che … vengono accolti a braccia aperte, e l’Italia si impoverisce sempre di più, fino a … ricreare le condizioni della prima emigrazione? No, dai … oggi abbiamo un diverso grado di consapevolezza …  sapremo ben reagire presto alla fuga del cervelli …

Migrazione in-out: siamo in campagna elettorale. C’è un partito che inserisca questi due obiettivi nel proprio programma?

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GESTIRE UNA SPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 11:48 am

Detto altrimenti: ci sono vari modi …

 Vecchia maniera

IO,IO, IO e poi, forse, un pochino anche gli altri. Forse.

E’ basata sulla IT, Information Technonoly, tecnologia dell’informazione. Tutte le informazioni a me che sono il capo. Tutto il potere a me. Io vi dico cosa fare. Voi non siete pagati per capire. Chi premio? A chi faccio fare carriera? A chi mi ubbidisce ciecamente, a chi mi riferisce ogni cosa. E se non ha idee? Non importa: io non pago i dipendenti perché abbiano idee. Le istruzioni? Ve le do io, spesso a voce, così se va bene è merito mio, se va male è colpa vostra. Ho separato il potere (in capo a me) dalla responsabilità (in capo a voi). Voi non siete motivati? Non importa. Siete poco più che strumenti inanimati. Io sono un duro, comando, non discuto.

La società mia o che altri mi hanno affidato crescerà solo nella misura in cui io stesso sono cresciuto, solo nella misura in cui io, personalmente, riesco a capire e quindi a governare e dominare nozioni, le competenze, eventi. Se non vi va, certatevi un altro lavoro. Se manco io, la società crolla. Io sono insostìtuibile. Voi no.

Come valuto il vostro lavoro? A cottimo, che tecnicamente non vuol dire sulla base di quanto producete (come erroneamente si crede) ma sulla base del rispetto da parte vostra dei miei ordini, delle regole, della “libretta”.

Volete parlarmi? Se prprio ve lo concedo, uno alla volta, così vi gestisco meglio.

MBO, Management By Objectives, premi di produzione? Niente modernità. So io chi devo premiare. Ferie e permessi? Li uso per ricattarvi.

Non cresciamo più di tanto? Fa niente .. . tanto siamo in monopolio …; oppure: tanto il mercato tira, siamo sempre in tempo a crescere …; oppure: tanto siamo un settore pubblico e c’è chi ripianerà eventuali perdite …; oppure, siamo to big to fail, troppo grandi perché ci facciano fallire, ed io, personalmente, sono to big to jail, troppo grande, troppo in vista per essere carcerato; oppure, tanto mica ce lo ordina il dottore di crescere, che poi io rischio di perdere potere …

La certificazione di qualità? Una autoincensazione! La certificazione sociale? Ci mancherebbe altro che qualcuno venga a controllare come tratto il personale!

Il piano strategico? No, sarebbe come impegnarsi … e se poi non lo realizzo? Facciamo così: operiamo e poi diciamo che il risultato ottenuto era il migliore possibile.

E se poi vi devo licenziare? Ho la frase pronta: Cari, lo vedete voi stessi che la società non ce la fa … è mio dovere fare gli interessi della società, io non vorrei, ma il mio dovere me lo impone, lo capite anche voi …dai, ditemi che ho ragione! Anche voi fareste così al mio posto, che volete, mica è colpa mia …

Maniera moderna

Si basa sulla tecnica ICT, Information Communication Technology, Tecnologia della Informazione e della Comunicazione: tutti noi ci informiamo e quindi attuiamo la “comunicazione” la “communis actio” l’azione comune.

NOI, NOI, NOI … viribus unitis!

Io sono il capo. Redigo un piano strategico, di poche pagine. Poi insieme redigiamo il piano pluriennale, il budget annuale e i report mensili. Io distribuisco i vari obiettivi, concordandoli con i miei diretti dipendenti, che a loro volta fanno lo stesso con i loro dipendenti. Ognuno ha la sua dose di potere unita alla rispettiva dose di responsabilità.

Si fanno riunioni fra tutti, ognuno esprime le sue idee, le sue proposte. Una volta individuato un progetto, si nomina il capo progetto che funzionalmente guida e organizza il lavoro degli altri, anche se sono suoi superiori gerachici.

Ognuno deve agire, ed agisce, come se fosse il proprietario della società. Di ogni suo singolo intervento fa un fatto seriale, nel senso che cerca di gestire l’intera serie di fatti uguali, analoghi, presenti, probabili o anche solo possibili.

Ognuno è rispettato, coinvolto, preparato, formato. In breve, ognuno è motivato. Ognuno si reca volentieri in ufficio. Ognuno propone il proprio piano ferie solo dopo che, spontaneamente, ha verificato che la propria assenza non sia antifunzionale alla società. Ferie e permessi sono “diritti” autogestiti.

Ognuno non è “geloso” del proprio know how ed accetta di istruire un collega per organizzare una interscambiabilità a tutti i livelli. Anche io, anche io formo chi possa maturare verso la mia stessa posizione. Nel far ciò rischio di essere sostituito, un domani. E’ vero, ma io “rischio” anche di crescere, nella stessa società che a sua volta cresce, o in altra, e comunque poiché in ogni caso “rischio” di invecchiare, tanto vale invecchiare bene.

Cosa mi si richiede? Di conoscere ogni aspetto tecnico di tutti i miei dipendenti (che preferisco chiamare colleghi, collaboratori)? No. Mi si chiede di capire come valorizzare ed organizzare le loro competenze.

La società cresce anche oltre le mie dirette capacità personali. Cresce con il crescere professionale ed umano di chi ci lavora.

Il personale è motivato.

La motivazione è il primo fattore della produzione.

Il primo obiettivo di ogni società è la crescita, non dell’utile economico, ma del personale che vi lavora.

La certificazione di qualità, della responsabilità sociale? Ben vengano: siamo pronti a subire l’esame e ad essere certificati.

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MONTE BONDONE, IL BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 9:48 am

Detto Altrimenti? Trento 2000!

Era tanto che non salivo a sciare in Bondone. Ieri, ultima giornata di una primavera fuori stagione, ci sono andato.  Ho parcheggiato l’auto a duecento metri dalla base della seggiovia Rocce Rosse. Si è riconfermata la decisione del Comune di non fare di questo moderno impianto un impianto di arroccamento per chi arriva in auto, ma solo “di risalita” per gli sciatori che hanno percorso la pista. Ciò credo che sia giustificato dalla inadeguatezza della strada di accesso a sopportare il relativo traffico. D’altra parte l’adeguamento della strada a tale funzionalità verrebbe ad incidere troppo sull’ambiente montano così bello perchè selvaggio e allo stesso tempo vicinissimo alla città. Personalmente condiviso la scelta (mentre non condivido il mancato collegamento Zambana Vecchia- Fai.) Tuttavia mi permetto di osservare che esisterebbe una soluzione intermedia e cioè quella di curare meglio la manutenzione dell’attuale parcheggio ed il suo collegamento pedonale con la base della funivia. Infatti oggi si è costretti a pericolosi equilibrismi sul ghiaccio e a faticose camminate in neve fresca, cosa assolutamente sconsigliabile soprattutto se si hanno al seguito bambini. Grazie.

Salendo in seggiovia ho notato con piacere che a fianco della strada Vason- Viotte, è stata realizzata una pista pedonale (o ciclopedonale!?): che sia l’inizio della ciclopedonale che potrebbe collegare Vason alla Valle dei Laghi? Magari! Sarebbe l’opera che consentirebbe rendere più economica la gestione della auspicata funivia Trento-Trento 2000, la quale funzionerebbe quindi anche in estate per portare al Vason comitive di cicloturisti. Rammento che la Funivia del Monte Baldo realizza il proprio utile economico in estate!

Stile d’epoca, a difesa della tradizione!

Ma ormai sono in cima, scendo dalla seggiovia ed inizio a sciare. Sono le nove di mattina e sono solo. Scio sino in fondo alla Tre Tre, un dislivello di oltre 1000 metri. Tutte le piste sono ancora in ombra. Neve ottima. Noto molti interventi nello snow park per le “tavole”. Molto bene. Da migliorare (assolutamente!) le due seggiovie basse, degne di uno sci di 50 anni fa! Via … abbiamo realizzato opere ben più costose (la Pinzolo-Campiglio; la funivia Pejo 3000, etc.) e lasciamo la neve del capoluogo, quella di “Trento 2000” servita da seggiovie antidiluviane! Non è da noi!


Termino di sciare con tre piste “Rocce Rosse”. Un suggerimento: l’ultima curva, a sinistra, quella che conduce sul muretto finale. Dovrebbe essere allargata a destra, con il sacrificio di pochissime piante. In tal modo si eviterebbe l’inserimento di un passaggio “quasi nero” in una pista rossa quasi blu.

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LA CRISI NON C’ERA, LA CRISI NON C’E’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 8:52 am

Detto altrimenti: non saprei proprio come dirla altrimenti una baggianata simile!

La crisi … chi?

Facciamo le corna: con gli “scongiuri” abbiamo evitato la crisi!

La crisi non c’era perché i ristoranti erano pieni, i week end affollati, tutti con il telefonino in mano a scambiarsi sms, tanti yacht davanti alla mia villa non s’erano mai visti; un posto sull’aereo? Manco a parlarne …
La crisi non c’è perché a fronte del “passivo” (2.000 miliardi di debito pubblico) c’è un attivo di 8.000 miliardi di ricchezza privata.

Peccato che …

Peccato che la ricchezza privata calcolata da Bankitalia non possa tener conto di quella accantonata all’esteri in modo “riservato”.
Peccato che il 50% della ricchezza privata ufficiale sia in mano al 10% della popolazione (di quella estera … manco a parlarne!).
Peccato che questa ricchezza non possa essere utilizzata dalle famiglie per arrivare al 15 del mese (il fine mese ormai è un traguardo vecchio!).
Peccato che a fronte di una ricchezza privata crescente di pochi vi sia la povertà crescente di molti.(vedete che il termine “crescita” di per sé non è sempre necessariamente positivo? N.d.r.).
Peccato che le banche ricevano regali dall’UE e non prestino denari a famiglie e imprese.
Peccato che i giovani non abbiamo lavoro e futuro.
Peccato che vi siano tante “fughe” dall’italia (fughe, cavaliere, con la “u”, non si agiti …), come indicato un paio di miei post fa.
Peccato…

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GLI STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 8:25 am

Detto altrimenti:  les États-Unis d’Europe? Ok, ma come procedere?

Premessa

EDP, Electronic Data Processing, elaborazione di dati tramite elaboratori elettronici. SW, software è l’informazione o le informazioni utilizzate da uno o più sistemi informatici e memorizzate su uno o più supporti informatici. Tali informazioni possono essere quindi rappresentate da uno o più programmi, oppure da uno o più dati, oppure da una combinazione delle due.  HW, hardware, la componente fisica di un sistema di calcolo che rende possibile l’esecuzione del software. Quando un sistema informativo (composto da più SW e più HW) non funziona o è obsoleto, è molto più funzionale ed economico mantenerlo in vita, crearne in parallelo uno nuovo e poi sostituire il nuovo al vecchio, piuttosto che cercare di rabberciare il vecchio con interventi di manutenzione e aggiornamento.  Anche nell’edilizia: spesso c0nviene demolire un vecchio edificio e ricostruirlo ex novo piuttosto che ristrutturarlo.

Fine della premessa

Le “stelle” le abbiamo già. Ci mnancano le “strisce” ma ci arriveremo anche noi ad avere una bandiera a “stelle e strisce”!

Gli Stati Uniti d’Europa. Oggi ci si sta muovendo verso la sua realizzazione con una serie di interventi di aggiornamento sull’attuale, obsoleto, sistema deli Stati Nazionali.

In alternativa, si potrebbe ipotizzare di procedere come segue: disegnare il progetto Stati Uniti d’Europa come se fosse la descrizione di un quid già esistente.

L’iniziativa potrebbe essere assunta anche da un singolo Stato. Quindi il progetto dovrebbe essere aperto alla discussione di tutti gli altri Stati. Dopo la sua approvazione, si aprirebbe la fase della attuazione.

Quanto alla diffusione della Cultura Federale, si potrebbero lanciare nelle scuole e nelle Università conÉtats-Unis d’Europecorsi fra gli studenti per la redazione del loro modello di USE, United States of Europe o se vogliamo, degli EUE, États-Unis d’Europe.

Siamo in campagna elettorale. C’è un partito che pone un problema simile fra i suoi programmi? Sogni di un blogger ancora in pigiama, una domenica mattina piovosa e nevosa, adatta alla meditazione davanti a computer.

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FUGHE ALL’ESTERO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 7:46 am

Detto altrimenti: di capitali, ma non solo. Impostiamo il problema in modo unitario, diamogli al giusta centralità, la necessaria attenzione. In questa sede sotto il profilo del metodo della analisi e di una prima copertura finanziaria.

 I fatti

J. S. Bach: le sue “fughe” erano di tipo diverso …

1 – Fughe di capitali. Un esempio. Si fanno transitare le fatture attraverso un Paese fiscalmente compiacente, senza fare nomi, per carità, la Repubblica di S. Marino: l’utile si forma direttamente all’estero. Da lì, trasferire i denari in Lussemburgo è un gioco da ragazzi. In Lussemburgo si sottoscrive la maggioranza di un Fondo di Investimento Mobiliare che “fa investimenti in Italia”. A quel punto se si produce un utile, esso va “legittimamente” in Lussemburgo.

2 – Fughe di studenti meritevoli. In Italia diminuiscono gli investimenti pubblici sulle Università. Aumentano le tasse universitarie. Diminuiscono gli investimenti sulla ricerca. I migliori studenti sono attratti da Università estere (Austria) nelle quali invece i costi per gli studenti meritevoli diminuiscono, gli investimenti in ricerca aumentano etc..
Fughe di cervelli già formati. Sono riconosciuti, apprezzati e pagati all’estero molto di più di quanto non avvenga in Italia. E se ne vanno (ad esempio in USA, D, etc.).

3 – Fughe di posti di lavoro. Si delocalizza la produzione in Paesi nei quali la manodopera costa molto meno. Anche perché talvolta non sono rispettati i diritti civili ed umani, le norme sulla sicurezza sul lavoro, le norme per la salvaguardia ambientale … tutte “cose” che costano e che farebbero crescere i costi di produzione e quindi di vendita del prodotto.

4 – Fughe di know how. I Paesi esteri di cui alla fuga precedente imparano l’arte e la mettono … al lavoro: si liberano del legame strumentale iniziale ed iniziano a “lavorare in proprio”.

5 – Fughe di SpA. Siamo nel Nord Est. Una SpA impiega due anni per ottenere la licenza edilizia per un suo capannone. Non riceve credito dalle banche. In Austria la licenza viene data in sette giorni. Idem il credito bancario. La SpA si appresta a trasferirsi in Carinzia. Del resto, la Carinzia non è sola a fare campagna acquisti di imprese italiane: Vi sono anche Serbia, Polonia, Croazia e Bulgaria, tanto per non fare nomi … interessate soprattuto alle PMI (Piccole Medie Imprese italiane).

6 – Fughe di maggioranze azionarie. A Milano la Cina sta aprendo una sua Agenzia di Rating ed una filiale della Bank of China, per studiare le SpA italiane ed acquisirle.

 L’approfondimento

Siamo in campagna elettorale. C’è un partito che faccia della soluzione unitaria di questo complesso ed articolato problema un punto forte della sua futura azione politica?

Una mia proposta

I fondi necessari per  cercare di porre rimedio almeno ad alcune fughe di cui sopra potrebbero essere reperiti, tanto per cominciare, non acquistando gli F35 e non realizzando il TAV. E’ una questione di priorità. E poi, anzi, non “poi” ma “subito” promuoviamo la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, per gestirci unitariamente all’interno e per imporre all’esterno  – in accordo con gli USA – il rispetto dei diritti umanie  civili e delle regole fiscali, finanziarie, bancarie, sulla sicurezza sul lavoro e sul rispetto ambientale.

 

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“2084”, Capitolo 4° (i capitoli precedenti sono pubblicati in data 4, 6, 10 gennaio 2013)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 7:10 am
George Orwell

Detto altrimenti: un nuovo “1984” …

La mattina seguente Franz aveva fretta di riprendere il suo lavoro. Nella notte si era svegliato più volte. Erano state alcune idee a svegliarlo. Gli capitava spesso. Le idee ormai erano autonome. Nascevano e maturavano da sole e poi, improvvisamente, si affacciavano nella sua mente, affollandola, inizialmente “ a sua insaputa”, indipendentemente dalla sua volontà di ricerca. Franz era sempre stato un creativo. Infatti Franz era così allenato a “creare” che la sua mente era come un terreno fertile, una lettiera ben concimata, apparentemente non seminata, dalla quale però, improvvisamente e spontaneamente, germogliavano pianticelle d’ogni specie.

Salutò distrattamente Jaqueline, intenta a preparare la colazione per Edoardo, e si sedette a tavola con la barba del giorno prima. Non era mai successo: una regola non scritta della famiglia era di presentarsi al rito della colazione mattutina perfettamente in ordine. Jaqueline lo notò, ma non disse nulla. Aveva percepito il “rumble rumble” del cervello del marito, lo sapeva impegnato in un compito delicato, quella relazione per il Presidente, lui le aveva accennato della cosa …

Improvvisamente Franz lasciò cadere la fetta biscottata che stava pucciando nel latte, e presa una penna scrisse frettolosamente un appunto sulla salvietta di carta: ecco, aveva vinto l’Idea, quella che la colazione non era più riuscita a trattenere. Franz sorrise. Ora era sicuro che anche quella parte della sua relazione sarebbe riuscita bene. Le Agenzie di Rating Usa, Europee e Asiatiche! Asiatiche … ecco il tassello che mancava!

Ora ricordava benissimo come era sorta l’idea di costituire l’ERA, European Rating Agency. Tutto era cominciato quasi per caso. Era stato un blogger di cui non ricordava il nome a suggerirne la costituzione, non tanto per duplicare il lavoro già svolto dalle Agenzie USA, quanto piuttosto per verificare il comportamento proprio delle consorelle americane.

Infatti  l’FBI-E, L’Ente Federale Europeo di Investigazione aveva accertato come la loro aione fosse stata viziata  più volte da pesanti conflitti di interessi; come le Agenzie ricevesseroil mandato oneroso di “classare” bene certe banche e società proprio dalle stesse “esaminande”; come in molte occasioni vi fossero stati conflittuali intrecci azionari e come,  last but not least, le Agenzie si fossero spesso arricchite anche acquistando o vendendo titoli e azioni degli enti, stati, banche e società che avrebbero classato bene o male solo dopo pochi giorni.

A seguito di ciò era successo che un politico (appena giunto in ufficio sarebbe andato a ricercarne il nome fra le sue carte) aveva fatto sua l’idea dello sconosciuto blogger e aveva proposto e fatto approvare dal Governo dell’Unione la costituzione di ERA, European Rating Agency, per la valutazione proprio delle consorelle USA.

L’intuizione del blogger, e quindi l’iniziativa di quel politico era stata avvalorata dal fatto che poco tempo dopo l’uscita dei post sul blog di quel tale, era avvenuta un fatto al quale all’epoca, non era stata attribuita subito  la giusta importanza. e cioè l’annuncio che entro breve la Cina avrebbe aperto a Milano una sua Agenzia di rating, per valutare le società italiane che i capitali cinesi avrebbero cercato di acquistare. Avrebbe evindenziato anche questa connessione al suo Presidente.

Franz, Franz, è la terza volta che ti rivolgo la parola … ma pare che tu abbia la testa altrove. Cosa c’è stai male? C’è qualche problema?
No, Jaqueline, scusa, nessun problema, anzi, quello che avevo nel frattempo si è risolto da solo … sai come sono fatto, abbi pazienza … è il mio lavoro … Vieni qui …. un bacio e scappo in ufficio. Salutami tu Edoardo, che fa, dorme ancora? Beata gioventù!

(continua)

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