I MALI, SI SA, NON VENGONO MAI SOLI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2012 @ 7:15 amDetto altrimenti: infatti, eccone qui ben cinque!
1) Il ministro Patroni Griffi ha dichiarato che i precari nella Pubblica Amministrazione sono 260.000 e che non è prevedibile né possibile una “stabilizzazione di massaâ€. Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione del lettore una sottolineatura: in una trattativa commerciale, se una parte ingenera incautamente un eccessivo affidamento nell’altra, può essere citata per colpa in contraendo. E allora, come si è arrivati a generare tanto affidamento a tanta gente? L’ondata anomale della precarietà è come lo tzunami: fa due danni: quando colpisce la terra e quando se ne ritira. Ma un piano strategico pluriennale scorrevole (cioè aggiornato di anno in anno) , i governi non lo avevano? Non avevano previsto i vari scenari e le varie diverse possibili soluzioni?
2) L’ANCE ha comunicato che in sei anni si sono persi 360.000 posti di lavoro nell’edilizia. Orbene, non aiutano certo gli enormi ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese costruttrici e creditrici, né il mancato avvio – per legge – di una politica di “edilizia energetica†nel senso di imporre interventi per il risparmio energetico a tutti gli edifici.
3) Taluno con i fatti dimostra di non volere la riforma della legge elettorale. L’attenzione di tutti è rivolta al livello ed ai destinatari dei premi di maggioranza ed al diritto dei cittadini di scegliere direttamente i propri rappresentanti. Molto meno si osserva che chi vuole continuare a “nominarli†direttamente, vuole che in parlamento sieda gente “suaâ€, che risponde a lui e non agli elettori. Vuole cioè avere comunque la disponibilità di una massa di manovra di voti perfettamente manovrabile ad nutum. Altro che libertà di coscienza e di giudizio dei parlamentari liberi dal vincolo di mandato! In altre parole: se non ho più la maggioranza per governare, voglio avere almeno la possibilità di impedire ad un’altra maggioranza di governare.
4) Taluno afferma che “oggi†l’Italia va male per colpa delle scelte di questo governo che sta governando da un solo anno e poiché chi governa da un anno afferma il contrario, taluno minaccia di farlo cadere questo governo …
5) “Ridiamo la parola agli elettori!†grida chi non vuole cambiare il porcellum che la parola da dà ai capi partito!
La mia conclusione? Stavo leggendo le poesie di tale Giovanni Berchet, esule a Londra nel 1848. Un passo mi ha colpito:
Presto, all’armi! Chi ha un ferro l’affili:
Chi un sopruso patì, sel ricordi.
Via da noi questo branco d’ingordi!
Giù l’orgoglio del fulvo lor sir!
No, non voglio incitare alla rivolta armata, ci mancherebbe altro! Bensì intendo spronare il risveglio dell’intelligenza, delle coscienze, dell’orgoglio delle persone alle quali non si può continuare a dar da bere ogni cosa! La mia è solo una citazione letteraria, non può essere intesa come una presa di posizione politica attuale, se non altro perché, guardandomi intorno, il possibile “destinatario candidato†dell’invettiva tutto è altro che “fulvo†di capelli.
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INCONTRI : DON MARCELLO FARINA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2012 @ 12:43 pmRipresa del 11.12.2016. Il 6 dicembre 2012, giorno del mio primo compleanno di blogger, pubblicai il post-intervista qui sotto. Domani 12 dicembre 2016 viene presentato il libro-intervista di Piergiorgio Cattani su Marcello Farina: “Il pane di Farina. Conversazioni al tramonto di un mondo”. Appuntamento al Vigilianum, Via Endrici, 14 ad ore 17,30.
Detto altrimenti: ecco il mio Celebration Day Post, quello su un un Uomo, un Filosofo, un Sacerdote, un Amico. Per tutti, di tutti. Il Celebration Day Post a chiusura del mio primo anno di blogger (385 post dal 6 dicembre 2011 al 5 dicembre 2012), più significativo di così¬ non avrebbe potuto essere. E non certo per merito mio, bensì grazie alla disponibilità di un simile intervistato.
Anteprima
In Trentino (e non solo) chi non conosce Don Farina, anzi, Don Marcello, anzi, per molti amici, semplicemente Marcello? Scrivere di lui è difficile. Infatti non è semplice riuscire a rappresentare al lettore attraverso qualche domanda lui che si è da sempre aperto con tutti, lui di cui tutti conoscono le qualità innanzi tutto umane, e poi la cultura e la Fede, quella con la F maiuscola alla voce “Ricerca” del vocabolario: Ricerca continua della -.
Ciò che maggiormente sorprende in Don Marcello è la semplicità , intesa nel senso della essenzialità, immediatezza, naturalezza, profondità e significatività dei contenuti, nel senso del suo interpretarsi come persona normale, lui che tale non è quanto a conoscenza e coscienza ma soprattutto quanto a disponibilità all’ascolto degli Altri ed ai regali (di conoscenza e coscienza, appunto!) che si ricevono semplicemente ascoltandolo parlare o leggendone i libri.
Don Marcello vive a Trento, dove tutte le mattine celebra la S. Messa alle sette presso una Casa di Suore e il sabato sera in quel di Canova di Gardolo. Appena può sale al paese natio, la sua Balbido, nelle Giudicarie esteriori, il “Paese dipinto” per via dei bei murales che lo adornano. Sulla porta di casa uno scritto: “Le parole sono pietre”, firmato Don Milani. A Balbido celebra la S. Messa la mattina di ogni domenica, nella bella chiesetta di S. Giustina.
E quando ti somministra l’Eucarestia, ti chiama per nome: “Il Corpo di Cristo, per te, Riccardo” !
Ma cominciamo
Marcello, questo mio blog fa parte di www.tentoblog.it ed è quindi naturale pensare che la maggior parte dei suoi lettori siano Trentini. Tuttavia desidero farti qualche domanda introduttiva, per aiutare i non-Trentini a comprendere meglio questa intervista. Che studi hai fatto e come è nata in te la vocazione al Sacerdozio? Quali sono state le tappe principali della tua vita sacerdotale?
Le tappe principali della mia vita sono semplici: dopo aver fatto le scuole elementari al mio paese d’origine – la mia mamma era maestra – a undici anni sono entrato in seminario dal quale sono uscito prete tredici anni dopo. Quindi sono stato cappellano ad Arco per due anni, quindi cappellano nel Duomo di Trento per quattro anni. Sono poi stato catechista presso la Scuola media Bresadola e infine ho insegnato Storia e Filosofia nei due Licei Scientifici Galilei e Da Vinci, a Trento. Ho sempre conservato il rapporto con il mio paese natale ed inoltre cerco di aiutare qualche comunità parrocchiale della città che chiede un mio apporto. Faccio questo molto volentieri.
Posso dire che a me appari come un sacerdote mazziniano? Pensiero ed azione, intendo. Pensiero, come studio e elaborazione dei concetti. Azione nel senso di azione d’ascolto (“prima ascolta il vicino, poi parla a tutti” hai scritto in “A rinascere si impara”) e quindi comunicazione (communis actio), condivisione e confronto del tuo pensiero con quello di chi ti sta vicino. E soprattutto azione coerente col pensiero, il che dovrebbe essere d’esempio per molti, in particolar modo di questi tempi.
Prete mazziniano, questa immagine mi piace nel senso che le tue parole esprimono in qualche modo la mia sensibilità : infatti a mio avviso non basta parlare, occorre anche mettersi a disposizione, incontrare le persone e l’azione che maggiormente mi si richiede è soprattutto l’ascolto più che non la soluzione di problemi reali. Ciò mi si addice per via della sensibilità che mi appartiene ed è anche quello che mi si richiede da parte di tante persone.
Taluno afferma che la Religione sia lo strumento per l’affermazione della morale
Questa interpretazione è riduttiva della Religione. La Religione è molto, molto di più: è la Creazione e soprattutto è la Resurrezione, quale dono immenso, gratuito e meraviglioso di Dio a tutti noi. E Creazione e Resurrezione non hanno nulla di morale o a che fare con la morale. Certamente uno dei grandi problemi che pone seri interrogativi è oggi quello del rapporto fra la religione e la morale. Di solito la storia del pensiero ci pone davanti agli occhi questo problema, per dirci che crea una sorta di dipendenza reciproca, nel senso che la religione ha bisogno di una morale e qualche volta capita di affermare l’inverso e cioè che una morale ha bisogno di una religione per potere essere efficace. In realtà se si parla del Cristianesimo, occorre essere un poco più attenti nel senso che Gesù ci invita al superamento della religione, nel senso che per Gesù il Cristianesimo non “è una morale” ma “ha una sua morale”, cioè ha una forza nuova che consiste nella testimonianza che la Sua vita è stata una vita donata. In altre parole: elemento costitutivo del Cristianesimo è che la vita vale la pena di essere donata.
Ma la Religione ci ha dato le regole della Morale
No, esse sono una sedimentazione storica insita nella natura dell’uomo sin dalle Leggi di Hammurabi, che fra l’altro, ben prima della venuta di Cristo, recitavano ” Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso e fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te stesso”. La Religione e soprattutto quella cattolica e soprattutto Cristo con la sua vita, ci hanno dato il miglior esempio di una vita per gli altri. Hanno cioè rafforzato ciò che il Creatore aveva già infuso nella natura umana. Occorre ribadire questa sensibilità : la morale nasce con l’uomo, così, come la religione. Noi abbiamo tracce serie di una morale umana fin da Hammurabi. La regola aurea che attraversa tutta la storia dell’umanità. E’ profondamente laica, non ha bisogno di una religione a supporto. In questo senso la morale appartiene costitutivamente all’essere umano senza bisogno di agganciarsi ad una religione
Morale e diritto, abbiamo discusso su come la pensava il Filosofo del Diritto Austriaco Hans Kelsen, che vedeva separati i due ambiti. Io ti chiedo: Politica e Morale: quale deve essere il loro rapporto reciproco?
E’ una grande domanda e la risposta è semplice: morale e diritto sono autonome, ma devono interpellarsi reciprocamente, devono chiedersi reciprocamente quali siano le ragioni costitutive della responsabilità che un politico porta con se’. La morale può dire qualcosa a colui che accetta la responsabilità di servire il popolo ma viceversa la politica – intesa come azione di servizio – può in qualche modo esistere senza chiedere anche alla morale con quale atteggiamento sia possibile adempiere ad una azione che dovrebbe essere missione di servizio.
Stiamo vivendo una terza guerra mondiale fatta a colpi globalizzazione, di spread e disoccupazione. Non pensi che la dottrina sociale della Chiesa, la quale afferma che anche la ricchezza privata deve essere messa a frutto del bene comune, sia un poco trascurata da chi cattolico si dichiara?
Tu parli di guerra mondiale: è un’immagine forte nel senso che dietro di essa non c’è alcun campo di battaglia convenzionale, almeno dal punto di vista della sua evocazione. Tuttavia hai ragione, in realtà si combatte oggi una terza guerra mondiale però ad un livello diverso, quello della giustizia, dei diritti delle donne e degli uomini, contro una povertà diffusa, contro una ingiustizia resa addirittura struttura stessa della società contemporanea. E bene si può paragonare ciò ad una guerra là dove il rapporto fra mondi ricchi e mondi poveri assume caratteristiche che a tutt’oggi sono spaventose. Anche qui si pone il problema antropologico di quale dignità sia riservata alle donne ed agli uomini del nostro tempo. Come si può essere insensibili a questa domanda?
Quanto alla politica, una volta sentii un famoso gesuita (Padre Sorge) affermare che la prima qualità che un politico cattolico deve avere è la condivisione. Concordi?
Certamente la parola condivisione è fondamentale nella visione cristiana della vita. Si potrebbe aggiungere anche un’altra parola ulteriormente significativa che è “solidarietà “. Però io penso che la parola chiave – stando a quello che capita all’evoluzione politica del mondo economico e sociale – il “Bene Comune” – a me piace di più. Un autentico politico (quindi anche cristiano) deve operare a che dal basso nasca eguaglianza e giustizia. Quindi va bene condivisione come punto di riferimento comune per una azione comune nello sforzo di dare alla gente giustizia, solidarietà e pace.
La Chiesa non fa politica ma ha una sua dottrina sociale. Al riguardo, in un periodo di palese svalutazione di valori quali l’onestà , il senso del dovere e della responsabilità il senso del servizio verso l’altro, il senso della Politica con la P maiuscola, di una sbilanciata distribuzione delle risorse e delle ricchezze …. una Enciclica ad hoc non ci starebbe bene?
Mi dispiace contraddirti ma la Chiesa purtroppo talvolta fa anche politica. Non voglio essere un provocatore ma anche di questi tempi capita di trovarsi di fronte a qualche presa di posizione che ha tutto il sapore della politica, ad esempio da parte della CEI, Conferenza Episcopale Italiana. Questo fatto dovrebbe essere ripensato all’interno della stessa comunità. In astratto talvolta i Vescovi affermano che la politica deve essere fatta dai laici, ma “talvolta“ capita che essi predichino bene ma razzolino male. Mi permetto di dirlo con grande sincerità. Un altro problema che tu sollevi, ed è molto importante: certo, la Chiesa ha una sua dottrina sociale. Ciò che a me preme sottolineare à che vanno apprezzati i tentativi che la comunità cristiana fa in questa direzione (quasi sempre il Papa, raramente i Vescovi), ma questa dottrina sociale dovrebbe essere sempre interpretata come un tentativo di affrontare la questione sociale, un tentativo quindi, non una dottrina assoluta, non una parola definitiva. In questo campo infatti niente è assoluto, tutto è relativo. E’ bene che il Papa si interessi di dottrina sociale ma qualche volta dovrebbe avere la disponibilità di offrire il suo apporto alla comunità come dibattito più che come dottrina. In questo senso la stessa dottrina sociale della Chiesa, se la si guarda nel suo complesso, dice tutto e il contrario di tutto. Cioè, essa va colta con grande discrezione.
Veniamo alle vocazioni, anzi alla carenza di vocazioni. Come faremo in un futuro ormai non tanto lontano, senza i nostri Don Marcello, Don Lino etc. a nostro conforto e guida spirituale?
Quello della mancanza delle vocazioni è un grande problema. Noi preti siamo una “razza in via di estinzione”. Occorre porre una domanda alla Chiesa: è possibile continuare ad avere una figura di prete come quella che ci è stata messa davanti da un millennio a questa parte? A mio avviso è urgente un’altra figura di prete. Il prete sposato e – alla lunga interpretando quello che sta succedendo – perchè no? – il prete donna. Ostacoli dottrinali e dalla scrittura non esistono, esistono convenienze storiche o prese di posizione. Il tema di fondo è: si può privare dell’Eucarestia la comunità soltanto perchè mancano i preti ordinati? La domanda è grave: una comunità cristiana senza Eucarestia non esiste costitutivamente. Quindi perchè accanirsi a che solo i preti celibi possano celebrare l’Eucarestia?
Io credo che persone che si dichiarano non credenti, come Erri De Luca e Corrado Augias, siano invece veri ricercatori della Fede ” a loro insaputa”. E’ una mia illusione o può essere vero? Il Regno dei Cieli, è aperto anche per loro?
Conosco abbastanza bene gli scritti di Erri De Luca e mi piacciono moltissimo. Non altrettanto apprezzo quelli di Augias, ma questa è una questione anche di sensibilità. Il fatto interessante è che a loro modo (tu dici “a loro insaputa)“ a loro modo sono entrambi sollecitatori dei credenti sul significato che la fede dei credenti può effettivamente esprimere e in questo senso siano i benvenuti. Infatti essi in questo mondo così dispersivo hanno un ruolo fondamentale nel richiamare coloro che credono in Gesù ad una più autentica espressione della propria fede.
Parliamo di un libro, quello di Giovanni Straffelini “L’anima e i confini dell’umano”, libro che tu stesso hai recentemente presentato a Riva del Garda. A mio avviso esso è¨ anche una dimostrazione scientifica dell’esistenza di Dio, se non altro per il solo fatto che la scienza non è riuscita a dimostrare scientificamente che Dio non esiste. Infatti, la scienza scopre la forza di gravità , come essa agisce. Ma non sa spiegare perchè essa agisce, e in quel modo. D’altra parte un certo Einstein, che come scienziato non era malaccio, affermava: Voglio conoscere il pensiero di Dio. Il resto sono dettagli.
Quello del rapporto fra scienza e fede è uno dei più grandi dibattici che esistono oggi non solo a livello teorico ma anche a livello pratico. Recentemente il dibattito si è arricchito oltre misura sia dal punto di vista della letteratura cosiddetta atea, che nega l’esistenza di Dio (che si è moltiplicata in questi ultimi anni), sia dal punto di vista di coloro che dal lato della scienza affermano con molta discrezione che essa non può dimostrare nè l’esistenza nè la non esistenza di Dio, e quindi lasciano una porta aperta ai ricercatori di Dio i quali, avendo cura del discorso scientifico, lo vogliono arricchire anche con una esperienza di fede, il che permette loro in qualche modo di apportare un contributo di apertura alla ricerca come tale. Il libro del nostro comune amico Giovanni tenta proprio questa strada, non rinuncia a percorrere il terreno del confronto. Questo è il dato più importante. Nello stesso tempo Giovanni mette anche la scienza di fronte alle domande fondamentali e continua a pungolarla perchè essa vada sino in fondo nella ricerca della Verità, per quello che è possibile
Taluno afferma che il sacerdote debba occuparsi solo delle cose dell’anima. Mi pare tuttavia che alcuni sacerdoti si siano occupati anche di cose della vita: Don Milani, Don Guetti, Don Grazioli, Don Gallo, Don Farina.
Cosa vuol dire “cose dell’anima”? Me lo chiedo spesso. Esiste forse un’anima senza corpo? Abbiamo mai incontrato un’anima distinta dal corpo? Non esiste. Quindi dobbiamo sempre tener conto dell’uomo intero, dell’uomo della terra, come dice Don Lorenzo Guetti, e la terra esprime insieme la fecondità e la fatica.
Parliamo di due tuoi libri: “E per un uomo la terra”, sulla vita di Don Lorenzo Guetti e “A rinascere si impara”, ovvero filosofia per tutti. A mio avviso si tratta di due testi da adottare nelle scuole. Il primo alle Medie, quale testo di Storia Trentina; il secondo alle Superiori, quale testo di filosofia applicata (applicata alla vita, e a cos’altro sennò?)
Grazie della tua considerazione, ma io non ho mai neanche lontanamente avuto questa pretesa, di aver scritto qualcosa che meriti un attenzione così diffusa. E’ vero, vi ho messo un po’ del mio: “A rinascere si impara” è un’analisi dei pensieri più ricorrenti del nostro tempo e il titolo dice che non abbiamo mai finito di imparare che la ricerca è parte essenziale della nostra umanità se vogliamo continuare ad essere umani. E poi, quell’altro su Don Guetti mi ha fatto riscoprire un uomo che ha amato la terra e non il cielo, ma comprendimi, non per contrapporre cielo e terra ma per dire che il cielo si guadagna solo se si rende feconda la terra, se la si rende abitabile da tutte le donne e da tutti gli uomini. Detto ciò, il cielo è puro dono, pura gratuità, pura tenerezza da parte di Dio.
Voi Sacerdoti siete persone alle quali chiediamo ascolto, aiuto, conforto. ma a voi chi ci pensa? Voglio dire, a voi come uomini che possono avere momenti, periodi di difficoltà, per molti motivi, e non mi sto riferendo a necessità economiche che pure potrebbero anche esserci, ma alla necessità di un rapporto umano, amichevole, ad un conforto, insomma, ad un braccio forte cui appoggiarsi, a vostra volta, in quei particolari momenti.
Riccardo, la tua è una domanda molto bella che indica la tua sensibilità personale e sotto un certo aspetto è una domanda vera, non retorica. Nel senso che anche noi preti abbiamo bisogno di amicizia, qualche volta di conforto, qualche volta di un sostegno. Naturalmente non è sempre così facile esprimere questo bisogno, si può essere fraintesi oppure questa ricerca può diventare anche così assillante non dico da compromettere ma da rendere ancora più difficile il nostro rapporto con le persone. Comunque trovare amici, potere condividere una certa visione della vita, potere confrontarsi in un dialogo sincero è fondamentale.
Quali programmi laici hai per il futuro?
La risposta è assai semplice: insegno ermeneutica all’Università di Trento; tengo un corso di Filosofia della Religione presso l’Istituto di Scienze Religiose (i temi che tratto sono: ateismo e il Dio delle donne) e insegno Storia della Filosofia alla UTE, Università della Terza Età .
Una tua dichiarazione conclusiva per rimediare alle carenze di un intervistatore blogger alle prime armi.
Non posso far altro che ringraziarti della tua umanità e cortesia. Mi hai spinto a dire con semplicità quello che penso anche su alcuni passaggi che possono sembrare problematici ma questa per me è¨ stata un’ occasione di cui posso solo ringraziarti e che spero possa essere utile al tuo lavoro.
Grazie a te Don Marcello, anzi grazie a te Marcello! Queste tue parole sono pietre d’angolo per me e per il mio blog, che poi non è un lavoro ma solo passione, tanta passione. Almeno io ci provo a mettercela tutta.
P.S.: oggi esce l’ultimo lavoro di Don Marcello Farina, “Frammenti dell’Umano”, una raccolta di sue conferenze e interventi ordinati dall’Editore in ordine alfabetico: uno o più capitoletti per ciascuna lettera dell’alfabeto: si inizia con Altruità e si finisce con Zattera, nel senso della famiglia come zattera assorbente.
Il POST n. 384, QUELLO DELL’ULTIMO GIORNO DEL MIO PRIMO ANNO DI BLOGGER
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2012 @ 8:58 amDetto altrimenti: ancora un intermezzo … il Celebration Day Post “esce†domani pomeriggio!
L’Avvento. E’ già cominciato il rito delle cene, degli addobbi … Eppure, forse, quest’anno volenti o nolenti, rifletteremo maggiormente sul significato del Natale. Credenti e non. Natale, una nascita, anzi, una rinascita. E a rinascere si impara, come recita il bellissimo libro di Marcello Farina. Si impara. Per volontà , capacità , desiderio, amore, intelligenza o anche solo per “necessità â€. Al riguardo, mi permetto di sottoporre all’attenzione del lettore una mia sottolineatura personale: rinascere anche “di fronte†al Natale, al suo significato vero, cioè unico, anche se spesso dimenticato, che non è fatto di cene e panettoni, ma di una pausa di riflessione non sul come vivere ma sul perchè vivere.
Rinascere. Riacquistare il senso del bisogno, del legittimo desiderio, dell’aspirazione verso qualcosa che fino a ieri davamo per scontata: un lavoro, una famiglia, una casa, un mutuo bancario, un futuro. No, non è un bene trovarsi a vivere questa crisi. Tuttavia semplicemente lamentarsi non serve. Un esempio? Se avete acquistato 10 azioni al prezzo di 100 cadauna e poi queste sono scese a 50, non vi conviene comperarne altre 10 al nuovo prezzo di 50 solo per poter dire che il vostro prezzo medio di acquisto non è 100 bensì 75. I denari che avete speso nel vostro primo e unico acquisto sono sunk funds, soldi affondati. Lasciateli andare e pensate al futuro. Infatti, errare humanum est, perseverare diabolicum.
Al futuro, ma senza trascurare di esaminare le cause che ci hanno portati al presente e che rendono difficile riprogrammare questo futuro. Le cause … Forse, la prima, l’autoreferenzialità , il rifiuto di esaminare il nostro modo di governare (rectius, di essere governati) rispetto a quanto avviene in Paesi a noi vicini. Già , perché “copiare†da loro non sarebbe stato sanzionato da nessun maestro e per di più non avremmo avuto bisogno di andare a lezione privata da tanti Professori. E allora perché non averlo fatto e ancor più, perché non cominciare una buona volta adesso, a copiare chi sa fare meglio di noi?
India. Una favola istruttiva, del tipo di quelle di Esopo e di Fedro. Una rana è nata ed ha sempre vissuto nel fondo di un pozzo, il cui diametro è di circa due metri. Un giorno la nostra ranocchia riceve la visita di un’altra rana proveniente da un grande lago. La visitatrice, arrivata in fondo al pozzo, si presenta e dichiara la propria origine e provenienza. La nostra le chiede quanto sia grande il suo lago, forse così? E traccia sull’acqua un cerchietto di 20 cm. di diametro. No, più grande, dice l’altra. La prima rana traccia allora un secondo cerchio, di 40 cm. di diametro. Forse così? No, più grande! Ed ecco la nostra ranocchia tracciare un terzo cerchio, questa volta proprio adiacente alle pareti del pozzo, sicura di avere indovinato la dimensione del lago. Così? Chiede. No. Molto più grande, risponde la nuova arrivata. La prima rana si offende, si arrabbia. Mi prendi in giro? Volta le spalle alla compagna e non le rivolge più la parola (Tiziano Terzani, “Un altro giro di giostraâ€, Longanesi 2006, pag. 158).
Degasperi soleva dire: il politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni. Domando: ci voleva forse un mago della finanza per proiettare l’andamento dell’indebitamento pubblico e del costo degli interessi, o non sarebbe bastato un normale ragioniere (ecco, ho trovato il lavoro per il rag. Spinelli), un normale computer, un foglio excell e – proprio a volersi allargare – una calcolatrice tascabile modello “Finanziaria HP12c†(eventualmente gli presterei la mia)?
 Ci sarà la ripresa? Io credo di si purchè. Si purchè? Chevvordì, vi chiederete … vvordì che “questo†modello di sviluppo ha esaurito la sua forza ammaliatrice, ha mostrato i suoi limiti qui in Europa e in USA ed ha iniziato a mostrarli anche nei Paesi del BRIC, Brasile, Russia, India e Cina. Lo so, mi direte che in Italia siamo tutti CT, Commissari Tecnici della nazionale di calcio, ce ne sono almeno cinque in ogni bar, e ugualmente disponiamo di un elevato numero di super economisti, super statisti, super futurologi … Ok, avete ragione, io stesso non voglio propinare “la†ricetta, “la†formula magica, ma mi perdonerete se mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione qualche ragionamento, qualche ipotesi. Magari errate. Ma almeno ci sto provando …
A chi “ce l’ha†contro L’Europa, perché adeguarsi alle norme europee che noi stessi contribuiamo a far nascere sarebbe una “rinuncia alla nostra sovranità â€, rispondo: “Rana, guarda che il diametro del lago è ben maggiore di quello del tuo pozzo!â€. E aggiungo: se io sono azionista al 100% di una SpA e non ho le competenze per amministrarla, mi cerco sul mercato un ottimo amministratore, anche estero, e lo assumo, ponendolo alla guida della mia società , della quale io resto comunque unico e incontrastato proprietario. Altro che chiudermi nella mia ignoranza e nella mia incapacità !
La politica ha “assunto†professori italiani. Professori che – giustamente – si sono impegnati ad estrarre dal corpo del nostro Paese le frecce acuminate che hanno inflitto all’Italia quelle “piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio†(F. Petrarca, qualche anno fa), secondo una tecnica chirugica d’urgenza, senza porsi il problema di chi le avesse scagliate e con quale finalità , quelle frecce! Io ora “assumerei†amministratori esteri. Lo so, la mia è una provocazione. Ma è proprio quello che volevo: “provocare†stimolare una riflessione, sollecitare curiosità diverse. Assumere dall’Austria chi in quel Paese, per reagire alla crisi, ha aumentato gli investimenti nella scuola, nell’università e nella ricerca ed ha abbassato le tasse universitarie per chi ottiene buoni risultati agli esami. Assumere dalla Francia chi ha tassato al 75% i redditi oltre un milione di euro. Assumere dalla Germania chi non ha cambiato il nome a modelli di auto di successo e continua a incrementare le vendita mentre altre case automobilistiche sono in crisi, etc.. Sono solo alcuni esempi, banali, lo so, ma che volete, io non sono un super economista, un super statista, un super politico. Di me, bisogna che vi accontentiate, oppure occorre che cambiate frequentazione e andiate a leggere i blog di quei Personaggi, quelli con la P maiuscola.
Grazie per avermi letto e … a domani pomeriggio, al Celebration Day Post, mi raccomando, non mancate! Siete tutti invitati!
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INTERVALLO INGLESE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2012 @ 5:00 pm
Detto altrimenti: domani sarà la viglia del mio primo bloggeanno. Infatti il primo post è del 6 dicembre 2011.  Il post del Celebration day uscirà il 6 dicembre 2012, nel pomeriggio. Quando lo leggerete, capirete quanto sia ben valsa la pena di adeguarmi alle esigenze altrui quanto alla data del 6 anzichè del 5 dicembre! Nel frattempo, un po’ di poesia. Questa volta inglese. Infatti ho rispolverato la mia vecchia antologia inglese. Pensate, avevo 15 anni (1959) ed ho amato tanto quel libro che ancora lo conservo. Si tratta di “Antologia Letteraria inglese – Con cenni della letteratura americana†di I. Lori, F. Mariani Editore, VI ed., 1956, Lit. 1.000. Antologia, raccolta di fiori che potessero essere accessibili ad acerbi studenti … eppure gli acerbi studenti di allora oggi hanno imparato ad amare quelle pagine, orgogliosi come sono di poter dire: io c’ero, io le ho lette, studiate, imparate nella lingua originale …. Dal mazzo, alcuni fiori:
To be or not to be: that is the question:
Whether ‘tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them?
……
Attualissimo Shakespeare (1564-1616). Solo che la sua alternativa non mi convince: infatti egli dice: “chinare la testa e accettare tutto o farla finita e suicidarsiâ€. Questa per me non è una alternativa, in quanto l’“accettare tutto è già un suicidio: il suicidio della nostra coscienza. Quindi quel “by opposing end them†io lo interpreto come “opporsi alla crisi ed al malcostume attuale e porre fine agli scandali del nostro tempoâ€. Ma sentiamo altro Shakespeare:
Friend, Romans, country men, lend me your ears:
I come to bury Caesar, not tom praise him.
The evil that men di lives after them;
The good is oft interred with their bones;
So let it be with Caesar.
Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro. Il bene spesso è sepolto con le loro ossa. Un mio amico un giorno mi disse: “la riconoscenza umana è la speranza di avere nuovi favoriâ€.
Passiamo ad altro autore: Alexander Pope (1688-1744), Ode on solitude:
Happy the man whose wish and care
a few paternal acres bound
content to breathe his native air,
in his own ground.
Felice quell’uomo i cui desideri sono racchiusi in pochi acri di terra paterna, felice di respirare l’aria del paese natìo. Ecco, di fronte allo sfascio della globalizzazione, oggi forse noi apprezziamo più di Pope la vita al paese natìo.
E che dire di Robert Burns (1759-1796) con la sua “The Highlands� (Le terre alte)
My heart’ s in the Highlands, my heart is not here
My heart ‘s in the Highlands a-chasing the deer …
…
Farewell to the mountain high covered with snow
Farewell to the straths and green valleys below
,….
Wherever I wander, wherever I rove
The hill of the Highlands for ever I love
…..
Pope e Burns, per certi aspetti, si somigliano: grand amore per la terra natìa.
Terra natìà ? Dove seppelliamo i nostri cari. Pensate, William Wordsworth (1770-1850) ci racconta di una bambinella che insiste nel dire “Noi siamo sette fratellini†anche se poi due di essi sono sepollti lì, nel vicino cimitero. Lei li sente ancora come presenti, ancora “suoi†e dice:
We are seven
A simple Child,
that lightly draws its breath,
and feels its life in every limb,
what should it know of death?
….
How many? Seven in all she said
…..
E la piccola racconta dei due fratellini sepolti nel church yard. Il suo interlocutore ribatte:
But they are dead: those two are dead!
Their spirits are in heaven!
E la piccola:
‘Twas throwing words away; for still
The little Maid wound have her will
And said “Nay, we are seven!â€
E’ la volta di un grande: George Gordon Byron (1788-1824)
Childe Harold’s adieu
Adieu, adieu! My native shore
Fades o’er the waters blue;
The night-winds sigh, the breakers roar,
And shrieks the wild sea-mew.
L’addio al lido natio, ricalcato anche dall’addio al lidi italici dell’esule (a Londra) Giovanni Berchet (quello del Giuramento di Pontida): pensate, del Berchet ho una raccolta completa delle sue poesie, un volumetto originale edito a Londra nel 1848, dono dell’amica Camilla! Quasi come una dedica, in copertina egli scrive: “Adieu, my native land, adieu!”. Lo stesso Adieu ricorda poi l’addio monti (monti, non Monti) manzoniano.
Ancora solo un paio di autori: Walt Whitman (1819-1892), con il suo O Captain! My Captain! reso famoso per la citazione nel film “L’attimo fuggente†ed infine, di Henry Wadsworth Longfellow (1807 – 1882), con la sua “Excelsiorâ€, poesia da me, già aiuto istruttore sezionale di alpinismo CAI Sez. Ligure, tradotta liberamente. Eccola:
Excelsior
E’ scesa la sera.
Le ombre e la notte
slavinano a valle
per inghiottire una giovane vita
che compie il suo viaggio
s’un manto di voce attutita.
E piccola strada
d’alpino villaggio
si sveglia al garrire
di una bandiera
recante uno strano messaggio:
“Più in alto!â€
D’aspetto egli è triste
come spento carbone
ma sotto le ciglia
scintillano occhi di brace
lame arabesche d’acciaio
scagliate saette a colpire
la luna e le case.
Un grido argentino
sanguina il cielo
gocce di buio:
“Più in alto!â€
E vede il calore e la luce
fasciare nel canto
riunite famiglie
magìa profumata e felice del fuoco
e soltanto per lui
quel poco
riflesso di ghiaccio
a indicare
dove conduce la via.
Sospira il giovane
e parla a se stesso.
“Più in alto!â€
“Tentare non devi quel passo!â€
gli grida da sotto lanugine bianca
l’affetto di un vecchio.
“E sta per tuonare!
Non senti il torrente?
Il suo rombo ti avverteâ€.
Ma alla parlante
antica
amichevole voce un po’ stanca
risponde uno squillo
di tromba vibrante:
“Più in alto!â€
Anche le donne
da dietro le porte
tentano invano fermare
la marcia di morte:
“Rimani a dormire sul seno materno!â€
è il loro amorevole invito.
Sospira
in silenzio com’era venuto
ed il buio accende al colore del mare
due occhi ormai pieni di pianto
mentre innalza il suo canto
alla notte
che invita a partire incontro all’eterno:
“Più in alto!â€
“Attento alle lance
ormai secche ed aguzze dei pini
ed alla valanga
che il foen può staccare dal monte!â€
E’ questo l’estremo saluto
che corre a sposare
in attonito tempio
di colonne ululanti silenzio
un gridato respiro:
“Più in alto!â€
Al nuovo mattino
sul passo del Gran San Bernardo
più forte del fischio del vento
odono una preghiera
devoti Pastori
intenti a innalzare la loro al convento:
“Più in altoâ€!
E un cane
pastore anche lui
scavando la massa di neve
fa emergere forme di ghiaccio
un giovane corpo
ed una speranza scolpita:
“Più in alto!â€
Sdraiate nel letto di neve
ormai senza vita ma belle
riposano statua e bandiera.
La giornata è finita.
Lieve una stella
attraversa il velo dell’aria sospesa
mantello alla sera
e il pianto delle sorelle
fili di perle in un cielo cobalto
cadendo
consola con voce inattesa:
“Più in alto!â€.
Volete verificare la qualità della traduzione? Procuratevi il testo originale … Nel frattempo, amici, a risentirci per il bloggeanno!
ONOREVOLI … O NON?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2012 @ 4:14 pmDetto altrimenti: “Maccome sifà ?â€
Onorevole Eraldo Isidori. Interviene, leggendo per 30 secondi, in materia di carcere ai giornalisti: “Il carcere è un penitenziario non è un villaggio di vacanze. Si deve scontare la sua pena prescritta che gli spetta. Lo sapeva prima di fare il reato. Io ritengo come Lega di non uscire prima della sua pena erogata†(sic! Cfr. in internet). A Isidori, dopo un anno di legislatura, compete il vitalizio. Se non viene rieletto, anche una congrua buonuscita esentasse “per il reinserimento nella vita lavorativaâ€.
Da Report, 2 dicembre 2012 (fra le tante, cito solo un paio di notiziole, per non tediare il lettore):
A) Un collega di Isidori, tale Clemente Mastella, nel passaggio da deputato italiano a deputato europeo, ha incassato €307.000 netti esentasse. Negli altri paesi europei, i deputati ricevono, solo per
tre anni, la eventuale differenza fra il minore stipendio da parlamentare e il maggiore stipendio esterno. Qui da noi, ricevono molto di più, anche se non hanno cessato di esercitare la funzione esterna al parlamento.
B) Alitalia. In crisi nera. Air France offre 3 miliardi. Berlusconi stoppa l’operazione e divide Alitalia in due società : una prima con 5.000 dipendenti e 3 miliardi di debito, allo Stato. Una seconda, ad una cordata fra banche e imprenditori (poi entrerà anche Air France con il 25%). Commissario liquidatore della prima società (nominato dal governo e non dal giudice!) Augusto Fantozzi. Fantozzi fa un po’ di cassa; prepara l’azione di responsabilità contro i precedenti amministratori; chiede la revocatoria delle somme arbitrariamente e illegalmente pagate da Alitalia a certi suoi creditori “amici degli amici†sottraendo liquidità al fallimento. Il Governo lo “dimissionaâ€.
Nel frattempo in due anni Fantozzi ha maturato una paghetta di 6 milioni di euro, cioè 12 miliardi di lire, cioè 500 milioni di lire al mese, o, se preferite, “solo” €250.000 al mese. Lordi, s’intende …dai … chevvolete che gli resti di netto…Â
I nuovi liquidatori affermano che Fantozzi si era sbagliato e bloccano le sue iniziative. Il giudice del fallimento (Giudici delegati Dr. Umberto Gentili e Dr.ssa Luisa De Renzis) emette un decreto (depositato in Cancelleria il 10.10.2012) inviato per conoscenza al Procuratore Generale di Roma e al Presidente del Tribunale di Roma) che impone ai tre di motivare le loro affermazioni e di spiegare perché abbiano interrotto le azioni intraprese da Fantozzi. I tre scrivono alla RAI perchè impedisca (a Report) di divulgare il testo del decreto. Il decreto è pubblicato in internet, “Reportâ€, voce “Intesaâ€. Per il governo gestisce il Ministro Passera che a suo tempo era a capo di Banca Intesa che era uno dei creditori liquidati precipitosamente da Alitalia, in danno dell’asse fallimentare.
Maccome sifà ?
P.S.: al momento di “andare in stampa” giunge “in redazione” (cioè: ho appreso dal TG3)  la notizia dell’accordo Francia – Italia per il completamento del TAV. Peccato … fino all’ultmo speravo che – anche grazie alle osservazioni delle due Corti dei Conti, francese ed italiana – prevalesse la “ragionevolezza aggiornata”, la ragione sull’ (inutile, n.d.r.) orgoglio, sulla “paura” di essere ricordati come quelli che avevano bloccato un simile (inutile e dispendioso, n.d.r.) progetto (che non serve, n.d.r.). Peccato. Ho perso. Ma, come Renzi, non chiederò poltrone di consolazione. Resto a fare il mio “mestiere” di blogger. Tuttavia, Spes ultima dea … infatti “Un co-finanziamento del 40% potrebbe essere fornito dal bilancio UE a lungo termine ma spetta ai leader europei ( e allora, forza Merkel!) garantire un forte supporto alla Connecting Europe Facility”, che è il fondo destinato al finanziamento delle grandi opere pubbliche transeuropee all’interno del bilancio UE per il 2014-2020. Lo ha detto oggi 4 dicembre 2012 la portavoce della Commissione UE ai trasporti Helen Kearns durante il punto stampa quotidiano dell’Esecutivo UE a Bruxelles.
LA BANCA DEL FUTURO? QUELLA DEL PASSATO!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2012 @ 7:44 amDetto altrimenti: torniamo alla Cooperazione, a quella vera, intendo …
“Che fa la banca?” Me lo chiesero prima di assumermi alla Comit, Banca Commerciale Italiana. Era il 1970. Ci rimasi cinque anni. Preparatissimo, ne uscii è divenni dirigente in SpA private e quindi in Finanziarie pubbliche e private. Un mio collega ci rimase. Ne divenne Amministratore Delegato. Grazie Comit. Ah già , dimenticavo. Cosa risposi? “Raccoglie il risparmio e lo investe verso chi ne ha bisognoâ€. Bravo. Assunto. Dopo, lavorai tanti anni “con†le banche, cioè avendole come interlocutrici.
Già “ai miei tempi†le banche più “moderne†si erano dotate di un “Direttore Finanziarioâ€. Per “fare finanzaâ€. Non per fare banca. Fare finanza, che significa? Per una banca, massimizzare la reciproca regolazione dei flussi di denaro in entrata (raccolta del risparmio) e in uscita (prestiti alla clientela). E fino a qui, nulla quaestio. Ma poi le banche cambiarono mestiere, si misero a “lavorare in proprioâ€, cioè a “fare finanza†a prescindere dai flussi citati, cioè a fare in proprio investimenti “a rischio†e a farli fare alla propria clientela. No buono. Oggi a livello della loro associazione di categoria, l’ABI,  si sono impegnate a non farlo più (“Lo giuro, non lo faccio più!â€) per cinque anni. Ma allora? E prima? E dopo? Ma questa è un’altra storia.
Ma veniamo all’oggi. Mutui fondiari. Cosa sono? Sono mutui (cioè operazioni reali che si perfezionano con la consegna del denaro) assistiti da garanzia ipotecaria su un immobile. Non hanno una destinazione di scopo. Cioè non è necessario investire il ricavato in una specifica direzione (acquisto della casa). Altra cosa sono ad esempio i “mutui ediliziâ€, erogati a stati avanzamento lavori, erogati ed utilizzati per la costruzione di un edificio.
Ma torniamo a noi. Due giovani sposi vogliono comperar casa. Si presentano in banca. Lui ha un lavoro a tempo indeterminato: €1.400 netti al mese, praticamente una mosca bianca, un superfortunato. Lei no, lavora in un call center a tempo determinato. Si vergogna a dichiarare che le danno €700 al mese. “Non si preoccupi†le dice il funzionario, “la Sua busta paga non conta, Signoraâ€. Infatti conta solo quella del marito. Ecco, il conto è presto fatto. Il funzionario estrae complicate tabelle, guarda l’indice, le sfoglia, prende un righello per seguire la riga giusta dei dati, novella bibbia laica e sentenzia: “Mutuo a 40 anni, tasso 8%, importo erogabile €80.000, rata mensile €517, rivedibile, naturalmenteâ€.
Ecco, a parte che se avesse e sapesse usare una piccola calcolatrice tascabile HP Finanziaria 12C non avrebbe bisogno di mezzo kg di tabelle cartecee, a parte questo, non è di un box auto che ha bisogno la coppia. Peccato. “Certo che se aveste un co-intestatario o garante con un reddito fisso di altri €3.900 netti al mese, tutto sarebbe più facile†Ah se le cose stanno così, bastava dirlo subito …
Ma nel recente passato, cosa accadeva? Si, i contratti di lavoro a tempo indeterminato erano assai più frequenti, ma poi, il mercato immobiliare “tirava†cioè il valore delle case cresceva, cresceva, per cui posso erogare il 70, 80. 90, 100% del suo valore, tanto domani quel valore cresce ulteriormente ed io ho sempre dei buoni margini di garanzia. Anzi, se a suo tempo ti ho erogato una somma pari a 100, oggi ti invito in banca: guarda, il valore della tua casa è cresciuto, se vuoi posso erogarti un ulteriore 50. Ecco cosa succedeva. La garanzia. La sicurezza. Per la banca, s’intende. Mai l’intuitus personae, mai la valutazione della persona, così come assai raramente veniva considerato la capacità di una società ci crescere, di innovare. La garanzia. Ecco quello che ci vuole, Così io banca dormo tranquilla e a fine anno pago superpremi all’alta dirigenza.
Si, ma ora che succederà ? La gente ha meno lavoro. Risparmia meno, anzi per nulla. Dove e come la banca “farà raccoltaâ€? Per intanto si è limitata a non prestare denaro. Poi si vedrà . Ma allora se la raccolta tende a scomparire e la banca non presta denaro, la banca non servirà più, non vi pare? Oppure ne servirà di un altro tipo. Quale? A d esempio quella del tipo Casse Rurali, stile Raiffeisen, cioè stile quelle costituite nella seconda metà dell’800 da Don Lorenzo Guetti in Trentino. In altre parole: occorrerà tornare alla Cooperazione, ma a quella vera, dove le persone sono “soci†e non “clientiâ€.
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ABBIAMO BISOGNO DI PIU’ EQUITA’ FISCALE E DI PIU’ EUROPA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2012 @ 9:20 amDetto altrimenti: Altrimenti? Altrimenti  i singoli Stati Europei non ce la faranno, anche quelli che fabbricano le Volkswagen
Visione di insieme e percezione sensoriale. Ogni persona, ogni famiglia, ogni categoria di persone, ogni “castaâ€, ogni comunità comunale, ogni comunità regionale, ogni comunità statale, ogni comunità continentale, man mano che si “sale†nella scala dimensionale, ha sempre di meno la percezione sensoriale dei singoli bisogni e sempre di più la visione d’insieme dei bisogni del sistema.
Il soddisfacimento da parte di un certo numero di persone dei bisogni individuali avvertiti a livello di percezione sensoriale, ammesso pure che ciò oggi sia possibile, non risolve i problemi di fondo percepiti da chi si sforza di avere una visione d’insieme dei “bisogni collettivi”.
Il Presidente Monti afferma: “È giusto abbassare la pressione fiscale, ma ciò oggi non è possibileâ€. Mi permetto di suggerirgli (quale presunzione la mia!) un passaggio attuabile subito, intermedio fra l’abbassare e il non abbassare tale pressione: la rimodulazione della scalettatura delle aliquote, alleggerendo i livelli inferiori e aggravando i livelli superiori. Alleggerendo il fisco sul lavoro e sulle case d’abitazione e aggravandolo sulla finanza e sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari.
Mi spiego meglio. Perdiamo un settore a caso: la crisi del mercato delle automobili. Se alleggeriamo la pressione fiscale sulla grande massa di chi ha redditi medio bassi, mettiamo in grado un gran numero di persone di cambiare l’auto e il settore riparte. A fronte di questo alleggerimento fiscale, aumentiamo la tassazione a chi guadagna, ad esempio, oltre un milione di euro l’anno. Infatti costui più di tanto non potrà né avrebbe potuto consumare. In other words, la ripresa può avvenire solo grazie ai consumi del ceto medio basso, non crto grazie ai consumi della elite dei milionari (sempre che si dia per scontato che occorra puntare sulla ripresa di “questo” modello di crescita, il che non è detto che debba essere!)
Dice … vabbè, ma che c’azzecca l’Europa con tutto ciò? C’azzecca, c’azzecca … perché se la tassazione dei ceti milionari non fosse uguale in tutti i Paese Europei, i capitali fuggirebbero verso i paesi più appetibili fiscalmente.
Dice … vabbè, ma anche se ciò avvenisse, resterebbero sempre i paesi extra europei paradisiaci sotto il profilo fiscale. Rispondo: intanto facciamo l’Europa, e non ci fasciamo la testa prima di esservela rotta, affrontiamo i problemi in ordine, man mano che si presentano …
Infatti, fatta l’Europa, occorre anche un accordo “intercontinentale†(quanto meno fra i due continenti che si affacciano sulle sponde del nord Atlantico) per redigere una sorta di boicott list, di sanzioni contro tali paesi “fiscalmente disinvolti†e contro i loro “clientiâ€.
Dice … belle parole, ma si tratta di utopie. Rispondo: a parte che nella Vita occorre avere utopie, non possiamo stare fermi “ad aspettareâ€. Come ci ha ricordato il Vangelo di Luca di ieri, all’approssimarsi dello scatenarsi delle forze della natura ( e divine) occorre stare all’erta, alzare la testa. Ecco, alzare la testa, usare la testa e quello che c’è dentro, cioè il cervello, la mente, l’orgoglio, la coscienza di sé. Mai cedere al catastrofismo, al pessimismo cosmico, al “tanto nulla cambierà â€. L’umanità è uscita da catastrofi storiche ben peggiori. Usciremo anche da questa. Solo cerchiamo di limitare al massimo gli “effetti collateraliâ€. Evitiamo una nuova, moderna, cruenta ed inutile “strage degli innocentiâ€: già 40.000 famiglie italiane hanno dovuto abbandonare la propria casa perchè non più in grado di pagare le rate del mutuo.
DON GIUSEPPE GRAZIOLI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2012 @ 2:00 pmDetto altrimenti: un altro prete “socio-economico-autonomista†per il Trentino dell’800. Scrivo “un altro†perché solo pochi post fa (21 novembre, ore 16,15) ho ricordato la figura di Don Lorenzo Guetti, il fondatore della Cooperazione Trentina, oggetto di un altro bel libro, scritto, questo, da Don Marcello Farina.
In occasione del centenario della statua di Don Grazioli che si trova in Via Matteotti a Lavis (TN), è stata inaugurata a Palazzo de Maffei una mostra per ricordare questo grande personaggio. Nella stessa serata, l’Associazione Culturale Lavisana, Presidente Daniele Donati, ha presentato alla popolazione intervenuta un libro su Don Giuseppe Grazioli, Lavisano doc, sacerdote impegnato nel sociale, nell’economia e nell’Autonomia della sua Terra. Libro scritto da  e “a cura di†quattro Autori: Daniele Donati, Andrea Casna, Andrea Brugnara, Daniele Erler.
La presentazione, preceduta dall’intervento del Sindaco di Lavis, Graziano Pellegrini e dell’Assessore Provinciale Franco Panizza, è stata intervallata da significative letture di lettere di Don Grazioli (voce recitante Maria Vittoria Barrella) con il sottofondo musicale da parte del contrabbassista Giamaria Stelzer.
Sala stracolma, grande successo di pubblico. Molti (anche) i giovani presenti.
Don Grazioli. Viaggiatore Autonomista. Viaggiatore, in quanto si recò in tutta Europa ed anche in Giappone (che raggiunse da oriente e da occidente!) per acquistare e portare in Trentino i semi dei bachi da seta “sani†in sostituzione di quelli distrutti da una malattia che aveva colpito gli allevamenti del nord Italia, terzo produttoree mondiale di seta.
Autonomista, in quanto propugnatore dell’autonomia amministrativa del Trentino dall’impero Austro-Ungarico. Per questo motivo fu incarcerato a Innsbruck nel 1848, cioè un anno dopo la nascita a Vigo Lomaso di un suo “collega†altrettanto famoso, Don Lorenzo Guetti, il fondatore della Cooperazione Trentina e delle Casse Rurali, anch’egli prete socio-economico, anch’egli dedicato al miglioramento economico dei contadini trentini (cioè della popolazione trentina), anch’egli “Autonomistaâ€, convinti entrambi come erano, i due sacerdoti, che i problemi del Trentino – non più Principato Vescovile (cioè non più vero e proprio Stato) ma semplice provincia di Innsbruck – avrebbero dovuto essere affrontati, discussi e risolti da una Autorità presente sul territorio e non assente, lontana e “di lingua tedesca†insediata a Innsbruck(o anche di “lingua italiana”, ma insediata a Roma, n.d.r.).
A Trento, la Via Grazioli, dedicata a Don Giuseppe. Una via alberata, quasi un viale, la quale, fra le case nuove, conserva a difende “vecchie signore†di fine ottocento (o primo novecento?), case “prezioseâ€, memoria di una Terra e di una Persona.
Novecento in Via Grazioli
Cuscini di alberi in fiore
circondano vecchi disegni
edere di stucchi
che la terra germoglia
per cingere antiche mura
e scale sbrecciate
a passeggio
in giardini di ghiaia.
Nobili dame
ingioiellate di ferro battuto
e imposte di legno
guardano salire la via
che hanno solcato
nei prati del tempo,
difese ed amate
da chi vuole che vivano
serene
il futuro dei loro ricordi.
Troppo poco per ricordare una tale Persona? Si sa, i post dei blog non devono essere troppo lunghi, e poi, l’Associazione Culturale Lavisana, alla quale possono ben iscriversi anche i non Lavisani,  è lieta di farvi omaggio di una copia del libro.
Associazione Culturale Lavisana
Via Clementi, 32
I 38015 Lavis TN
www.associazioneculturalelavisana.it
procultura.lavis@gmail.com
1) ILVA – 2) VARIE ED EVENTUALI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2012 @ 7:16 amDetto altrimenti: nel mio post del 27 novembre ipotizzavo che si potesse arrivare all’espropriazione degli impianti da parte dello Stato a danno dell’attuale proprietà ILVA. E’ quello che il 30 novembre è stato previsto nel decreto del Governo, ove la società non rispetti tutti gli adempimenti e non effettui tutti gli investimenti di risanamento ambientale.
Disoccupazione. Sindacati e Governo concordano: nel 2013 la disoccupazione crescerà . Domanda: gli ammortizzatori sociali saranno finanziati a sufficienza? Propongo la stessa cura che sto proponendo da sempre: trasferiamo ad essi le risorse oggi destinate alle mega opere (TAV), ai mega armamenti, ai mega costi della politica, ai mega-super stipendi-pensioni-liquidazioni-benefit d’altri tempi. Dobbiamo riscrivere l’ordine delle priorità . Quanto accanimento contro la “casta dei tassisti“! E le altre?
Ma non basta intervenire sui disoccupati: occorre intervenire sulla rinascita della piccola imprenditoria, all’interno di un nuovo modello di crescita. Infatti, siamo sicuri che riusciremo a rimettere in moto quello vecchio?
Evasione ed elusione fiscale: occorre accelerare, ma questo ritornello è ormai cosa ovvia, ci si stanca quasi a ripeterlo, tuttavia occorre agire con maggiore incisività . Conoscete la storia delle multe miliardarie abbonate alle case che gestiscono le machinette magiasoldi? La trovate nei mie post … cercate, gente, cercate …
Economia Pubblica Locale: non basta l’accorpamento di provincie. Da subito occorre individuare aree funzionali omogenee e accorpare i SS.PP.LL. (Servizi Pubblici Locali). Ciò consentirà economie di scala e migliore efficacia del servizio.
Già , ma ora siamo occupati con le primarie, poi con le elezioni, poi con la formazione del nuovo governo … ma, dum Romae consulitur, familia expugnatur, mentre a Roma si discute, la famiglia (italiana) non ce la fa più.
ECONOMIA DELLA FELICITA’
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2012 @ 8:58 amDetto altrimenti: si, esiste anche questa branca della scienza economica
Università di Siena – Dipartimento di Economia Politica, Professore Associato Ricercatore Dr. Stefano Bartolini. Autore, fra l’altro – del libro “Manifesto per la felicità ; come passare dalla società del ben-avere a quella dl ben–essereâ€, Ed. Donzelli, 2010.
Egli afferma: oggi, purtroppo, l’uomo è al servizio dell’economia. Dovrebbe essere il contrario: l’economia al servizio dell’uomo. Questo sul piano macroeconomico. Io mi voglio soffermare su di un aspetto micro-economico-aziendale: Bartolini sottolinea come sia scientificamente provato che la tecnica di gestione aziendale di spremere, stressare, strumentalizzare, sfruttare al massimo i dipendenti sia molto meno produttiva di risultati di una gestione basata sul loro rispetto, sul loro coinvolgimento, sulla loro motivazione.
Nella scienza della gestione e della info-comunicazione aziendale, in linea con quanto sopra, la IT, Information Technology, si è trasformata nella ICT, Information Communication Technology. “Prima†si diceva: â€Tutte le informazioni a me. Io le gestiscoâ€. Oggi si dice “Riuniamoci, scambiamoci le informazioni, maturiamo insieme la migliore decisione comune per l’azienda. E se avete idee, coraggio, metettele sul tavolo!â€
Il “vecchio†capo: “Decido solo ioâ€. Il risultato era la “delega al contrarioâ€, cioè tutta la filiera dei successivi livelli gerarchici scaricava il problema sulla scrivania del livello superiore. Tutto finiva su tavolo del “capo†che “fa quello che può, poveraccio, encomiabile, si ammazza di lavoro, 14 ore al giorno†ma, nella realtà , riesce a smaltire solo una parte del lavoro e solo ciò che riesce a capire lui personalmente. L’azienda trova un limite proprio nel capo. Se poi il capo si ammala o muore, è la fine (ecco perchè diffido di quei capi che hanno la scrivania stracarica di carte!).
I dipendenti? Stressati dalla mancanza di coinvolgimento, di deleghe, di potere, di responsabilità , di motivazione. Hanno paura di assumere una iniziativa qualsiasi., frenano ogni loro idea, ogni possibile proposta. Lavorano male. Vivono peggio. La loro società va ancor peggio. Siamo all’età delle caverne.
Tutto questo è testimoniato da numerosi studi internazionali citati dal professore Bartolini. Io posso testimoniarlo non per averli letti, ma per avere sperimentato di persona, più volte, nelle SpA, queste diverse situazioni: prima, come dipendente, entrambe. Poi, come capo, solo quella che fa riferimento all’ICT.






















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