L’ATTENTATO STRAGISTA DI BRINDISI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Maggio, 2012 @ 10:49 amDetto altrimenti: L’Italia è “Cosa Nostraâ€? No! L’Italia è “Casa Nostra!â€. Riprendiamocela
Soprattutto nella giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali e nell’anniversario della strage di Capaci, parliamo e diciamo tutti insieme: “Basta!†Basta a questa infinita età delle tangenti, dei furti, degli abusi, dei privilegi acquisiti, elle stragi, del chiodo scaccia chiodo … diciamolo e scriviamolo!
Scriviamo e leggiamo. Dai tempi di Hammurabi e di Ciro il Grande la scrittura della legge, cioè la legge scritta, ha dato a molti la certezza del diritto. La scrittura è consapevolezza e conoscenza dei doveri, dei diritti e loro difesa. La scrittura è testimonianza delle nostre idee e della nostra volontà . Ed allora scriviamolo il nostro sdegno, leggiamo quello degli altri e riflettiamo come certi crimini maggiormente siano perpetrati in assenza di una adeguata diffusione della cultura della civiltà .
“Calati iunco ca passa la chinaâ€, cioè, “piegati, giunco, (giunco, canna che stai nel greto del torrente) che la piena passa e tu ti rialziâ€. Questa è una linea guida della mafia: profilo basso, quando non serve essere visibili. Per questo motivo sarei stato portato a pensare ad una strage di mafia solo se si fosse ai tempi di Riina. Ma così non è e il dubbio mi resta.
Piuttosto, se i mandanti e gli esecutori di questo episodio criminale pensano di distrarre la nostra attenzione dagli scandali che ogni giorno emergono nel paese, si sbagliano di grosso. Infatti noi allo stesso tempo continueremo a condannare i comportamenti, che hanno portato il nostro paese sull’orlo della ancarotta, a seguito dei quali gli stessi partiti sono stati costretti a gettare la spugna e a sostenere un Governo loro esterno ed estraneo, di Salvezza Nazionale (altro che “tecnicoâ€!). E questa nostra duplice reazione è assolutamente dovuta anche se la strage risultasse opera di un singolo folle.
La nostra reazione, condanna, dolore, condivisione, compassione per le vittime ed i loro familiari, senso di ribellione come cittadini, sgomento, esecrazione, solidarietà con le forze dell’ordine e con le famiglie delle vittime, volontà di impedire simili crimini, desiderio di vedere puniti i mandanti e gli esecutori: esprimiamo tutto ciò con ogni forza, con la massima determinazione! Ci mancherebbe altro! Ma facciamo di più, dicevo poc’anzi: continuiamo a focalizzare la nostra attenzione anche sui problemi di cui già ci stavamo occupando: suicidi; diminuzione del 40% del numero degli imprenditori; lotta all’evasione ed alla elusione fiscale; sprechi e furti del denaro pubblico, corruzione, difesa ad oltranza degli assurdi privilegi di caste medievali, eccessivo numero dei parlamentari; ccessivo livello delle loro remunerazioni; retribuzioni dei top manager e dei top burocrati assolutamente “fuori scalaâ€; esistenza di troppi sottopensionati, di esodati, di disoccupati giovani e meno giovani, etc.. Quindi, benissimo la discesa in piazza della gente in tutte le piazze d’Italia contro l’attentato di Brindisi, benissimo! Ma scendiamo in piazza anche per far cessare il sistema medievale che stava strangolando il nostro paese: già , perché questo è ciò che ci manca: sentire l’Italia come Casa Nostra e non come Cosa Nostra, sentirla cioè come una proprietà privata collettiva nostra, un condominio di cui noi possediamo i nostri bravi millesimi (rectius, milionesimi). Dobbiamo reagire come reagiremmo se scoprissimo che un nostro condomino ha costruito un by pass sul suo contatore e illumina a giorno casa sua consumando energia elettrica del condominio senza pagare un euro, mentre noi siamo costretti dalla crisi a tornare alle candele di cera!
Il lessico. Torniamo all’attentato: vile, crudele, vigliacco, inaccettabile, criminale … tutti aggettivi corretti quanto inutili. A mio avviso infatti un attentato è già tale senza bisogno di altre specificazioni. Il lessico è importante. Infatti se esistono mandanti, costoro hanno sicuramente una “intelligenza†cioè uno scopo, un fine. Alla base del loro piano criminale esiste un ragionamento, sia pure criminale anch’esso. Ma gli esecutori … via … diciamocelo … gli esecutori … per accettare di eseguire un simile mandato possono essere solo dei mentecatti strumentalizzati, imbottiti di termini pseudo eroici-idealistici-paramilitari, di denaro sporco di sangue, forse anche di droga … dei mentecatti, niente di più. Ed allora, in questo come in tutti i casi del genere, non definiamoli “commando†o “gruppo di fuoco†o con altro termine “militareâ€, il che li fa inorgoglire, bensì con il solo termine che possiamo riservare loro: esseri mentalmente sottosviluppati, condotti per mano da altri a fare cose di cui nemmeno si rendono conto. “Uomene ‘e nienteâ€, per usare un linguaggio da camorristi napoletani che costoro sicuramente comprendono meglio di qualsiasi altro idioma. Oppure, in siciliano, “nenti ammiscatu cu nuddu”, niente mescolato con nessuno.Cioè persone fatte di niente e, a voler tutto concedere, consapevoli solo della propria nullità , scontente di se stesse le quali pertanto cercano di compensare il proprio vuoto “atteggiandosi aâ€.
Fare giustizia. Quanto ai proponimenti di far luce sui responsabili, utinam an! Per dirla in latino …volesse il cielo che ci si riuscisse! … solo che il recente precedente della strage di Brescia lascia perplessi. Tuttavia la speranza è l’ultima a morire …
La ricerca di un’etica non geografica. Non possiamo reclamare il rispetto dei principi morali e della legge oggi qua, domani là e quindi oggi solo nella zona di Brindisi e non invece anche ieri, oggi e domani in tutto il Paese. La moralità , oggi sconfitta dalla amoralità , deve tornare a prevalere senza limitazioni geografiche. In tutta Italia, in tutti gli ambienti, da parte di tutti, in ogni momento, altro che gare di burlesque!
L’ambiente entro il quale l’attentato è maturato. Criminali mentecatti, dicevo. I quali agiscono all’interno di un Sistema Italia malato anch’esso di criminalità diffusa: mi riferisco alla criminalità finanziaria ed economica, ai crimini di chi, pretendendo troppo per sè, sottrae il minimo vitale a molti; sottrae il futuro ai nostri figli; sottrae il posto di lavoro a chi opera in società creditrici a lungo termine dello Stato e debitrici “a vista†verso il fisco; sottrae la casa a chi non può più pagarne il mutuo; etc..  Ero direttore di una finanziaria, a Trento. Il mio Presidente un giorno mi disse: “L’importante è riuscire a fare i collegamenti fra i vari accadimenti. Chi li fa, comprende la realtà delle coseâ€. Quel Presidente si chiamava Bruno Kessler e i miei lettori Trentini sanno chi era questa persona.
In altre parole: la complessa serie di cinghie di trasmissione e di ingranaggi che sono stati frapposti fra le cause e gli effetti non ci devono far perdere la consapevolezza che “questi” effetti derivano da “quelle” cause.
INCONTRI GIANFRANCO PETERLINI, personaggio trentino
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Maggio, 2012 @ 3:57 pmDetto altrimenti: Faber est suae unisquisqe fortunae, ciascuno è¨ artefice della propria sorte, e tu, Gianfranco, puoi ben dirlo per come hai ottimamente costruito la tua vita!
Gianfranco, quando e dove sei nato?
Sono nato ad Ala di Stura (To) nel 1943 da genitori Trentini. Alla fine della guerra mio padre, di professione forestale, fu trasferito ad Egna (Neumarkt) in provincia di Bolzano. Abitavamo nel quartiere tedesco ed io mi integrai subito tanto che imparai rapidamente il loro dialetto.
La tua prima infanzia?
Con i miei compagni di lingua tedesca, al contrario di quanto potrebbe sembrare, ebbi sempre un rapporto amichevole e mai, che io ricordi, fra noi vi furono screzi. Oltre al dialetto tedesco imparai ad amare la natura e, con loro, figli di contadini, la bellezza di una vita nella natura. Da mio padre poi imparai i nomi delle piante, la conoscenza dei funghi e la commestibilità di alcune erbe e tante, tante altre cose. A scuola perfezionai la lingua tedesca. Mia madre mi insegnò a cucinare, passione che mi è rimasta tutt’oggi. Posso ben affermare che la mia infanzia fu molto proficua rispetto al quello che poi sarebbe stato il prosieguo della mia vita.
Giovinezza, giovinezza
Nel 1955 ci trasferimmo a Pergine Valsugana (Tn) fino al 1963 anno in cui, stante una certa insofferenza verso gli studi dentro casa e dentro scuola, mi condusse ad arruolarmi nel corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Tale decisione venne dettata anche dalla volontà di crescere autonomamente e di scoprire ed interpretare da solo un altro modo di vivere, diverso da quello familiare, che pure tanto mi aveva dato.
Arruolatomi, venni inviato a Trieste per un corso di istruzione durato un anno. Alla fine del corso mi destinarono a Napoli . Non me l’aspettavo. All’inizio ci rimasi male ma poi la bella città si fece amare, molto presto direi: anche perchè ebbi subito sentore del calore della gente e del rispetto verso la divisa che indossavo.
Nel frattempo nel contesto dei momenti difficili e della necessità di combattere il terrorismo altoatesino con personale scelto (conoscevo il tedesco), dal Ministero dell’Interno mi fu proposto di partecipare ad un corso di addestramento antiterrorismo a Padova. Correva l’anno 1965. La mia vita ebbe una svolta, ma non per il corso di addestramento.
Gianfranco, insomma, cosa successe di così importante?
Eccomi! Nei pochi mesi di permanenza a Napoli, in un’occasione troppo lunga da raccontare ma quasi romanzesca, conobbi la mia attuale moglie, una giovane e bella ragazza di soli 18 anni Maria Rosa (Rosetta). La bellezza, la grazia, la timidezza, la simpatia che ispirava ed il suo viso radioso mi colpirono immediatamente . Il mio amore per lei era ed è così grande che maledissi il giorno in cui il Ministero mi comunicò l’atteso trasferimento. Mi ripromisi di rivederla presto e così fu. Partii per Padova con la promessa che ci saremmo rivisti presto. Feci la spola Padova – Napoli diverse volte, puoi ben capire!
E dopo il corso, dove ti mandarono?
Fui destinato a S. Leonardo in Val Passiria con il compito di interprete nei servizi di squadriglia. Il nostro compito era ricercare e catturare i terroristi che operavano nelle montagne e vallate. In particolare Georg Klotz che ufficialmente risiedeva nel vicino paese di Valtina. Tuttavia il mio pensiero era sempre per la mia Rosetta, tal che lo stesso anno su mia espressa richiesta ritornai a Napoli. L’8 gennaio 1966 ci sposammo. Tuttavia il Ministero degli Interni non si scordò di me ed alcuni mesi dopo mi inviò nuovamente a Bolzano presso la Compagnia Alpina Antiterrorismo, con gli stessi compiti della volta precedente. Rosetta venne con me e con me vagò per l”Alto Adige da Bolzano a S.Candido e a Campo Tures in Val Aurina.
Bei posti, non c’è dire! Ma ti pagavano anche il bel soggiorno?
Dai, che il lavoro era duro! Il 20 febbraio 1967 nacque a Rovereto mio figlio Candido e pure lui condivise il peregrinare dei genotori. La gioia di essere divenuto padre era immensa e compensava la vita dura alla quale il servizio mi chiamava, insieme ai miei colleghi.
Dunque tuo figlio Candido è un acquario, come me. Ma parlaci un po’ della vostra vita dura.
La vita dura dei distaccamenti, il continuo pericolo di agguati, le morti di giovani carabinieri, finanzieri e militari dell’esercito sconvolsero la nostra vita e fecero indurire il nostro cuore. Imparai a non avere paura. Una vita così reclusa dalle regole del servizio tuttavia non ci impedì di avere anche relazioni amichevoli con i contadini dei masi situati nei pressi del confine austriaco. Venimmo solitamente accettati con piacere. Non ci comportammo mai con arroganza. Ricordo, in particolare, un amichevole rapporto con Albert, un ristoratore di Prato alla Drava. Anche la proprietaria dell’albergo Bolognese di S. Candido si prodigò ad aiutarci: dopo aver ospitato Rosetta nel suo albergo ci affittò la mansarda nel centro del paese.
Ma nel frattempo, la politica si era mossa, o ricordo male?
Si, era il 1969, ed M.& M., Magnago e Moro si incontrarono e gli agguati terroristici diminuirono. Colsi l’occasione per chiedere il trasferimento a Napoli. Negli anni passati fra Napoli, Padova e Alto Adige capii che dovevo darmi da fare per la mia carriera e quindi dedicai il mio tempo libero allo studio. Partecipai al concorso interno per sottufficiali e lo vinsi.
E dopo gli anni del terrorismo altoatesino, vivesti altre situazioni pericolose?
Durante il corso di cui ti dicevo, durato un anno, l’Italia fu percorsa dai vari moti insurrezionali: cito quelli di Reggio Calabria e dell’Aquila. Noi giovani sottufficiali fummo inviati sul campo al comando di ancor più giovani agenti dei reparti di Roma, Vibo Valentia, Padova, Bari e Napoli. Non ho parole per descrivere la brutalità di quelle situazioni. Tuttavia la vita ci riservava anche momenti di allegria allietata da cene fra colleghi e amici. Nel 1971 fui trasferito alla scuola allievi di Peschiera del Garda, dove diressi la sezione parco veicoli. Fummo coinvolti con gli allievi di polizia nella vigilanza a Milano e Brescia delle sedi strategiche a seguito delle note stragi. Nell’attentato alla questura di Milano nel 1973 persi un amico e collega Federico Masarin. Il 30 maggio 1972 nacque mia figlia Antonella e fu felicità immensa.

Maria Rosa e Gianfranco, oggi
Ma in Trentino, quando ci sei tornato?
Nel 1974 ottenni il trasferimento a Rovereto, dove diressi la sezione di Polizia Giudiziaria del Commissariato fino al 1982 quando, con il grado di Ispettore Capo, diressi la sezione di Polizia Giudiziaria del Tribunale di Rovereto. Nel corso di questi anni mi dedicai, assieme ai miei collaboratori, alla prevenzione dei reati e in particolare allo spaccio degli stupefacenti. Mi dedicai anche al recupero di tossicodipendenti e con orgoglio posso ora dire che alcuni di loro, quasi irriducibili, furono invece recuperati a vita normale. Ancora adesso quando incontro alcuni di loro mi fermano e mi ringraziano. Sono adulti ed hanno figli. Purtroppo non tutti sono usciti dal tunnel e altri hanno trovato la morte per overdose o AIDS. La mia collaborazione con i magistrati del Tribunale, della Procura della Repubblica di Rovereto e della Pretura di Riva del Garda era gradita tanto che ora posso considerarmi amico del Presidente Emerito del Tribunale dott. comm.Ruggero Polito e del giudice dott. Pietro Chiaro. Ricordo con dolore la morte del Procuratore della Repubblica dott. Paolo Castellano. Anche l’allora Giudice Istruttore dott. Giuseppe Maria Fontana, ora sostituto Procuratore Generale presso il tribunale di Trento, ebbe per me una particolare affezione e lo ricordo con vero piacere. Un particolare indimenticabile mi sovviene spesso allorquando il dott. Castellano mi chiese perchè la legge si chiama legge. Al mio silenzio disse pperchè è stata fatta per essere letta. Divenne la lezione più importante.
Oltre alla famiglia e al lavoro dedicai il tempo allo studio che mi permise di superare l’esame parauniversitario per ispettore, basato sul diritto civile, penale, processuale penale, amministrativo, pubblico e privato, nonchè su elementi di medicina legale. Devo il mio successo anche a due insigni docenti, i magistrati, Dott. Chiaro e dott. Fontana. Nel 1991 la mia carriera in polizia si poteva dire esaurita, nel senso che stante l’età e la carriera già fatta, difficilmente avrei potuto progredire ulteriormente. Quindi decisi di cambiare mestiere.
E cosa ti sei inventato?
Ebbi l’occasione di conoscere un agente di assicurazioni che mi propose una collaborazione. Mi dimisi dalla Polizia di Stato e iniziai una nuova professione. Nel 1992 decisi di aprire una mia agenzia assicurativa con l’aiuto insostituibile di Rosetta. Lavorammo alacremente e con soddisfazione ottenemmo ottimi risultati anche con la collaborazione della nostra impiegata e amica Luciana. Nel 2004, finita anche questa esperienza agenziale, volli mantenere l’iscrizione all’albo per poter dare il mio contributo di esperienza con consulenze mirate. La mia professione continua come nonno di ben cinque meravigliosi bambini nati fra il 2005 e il 2008: Silvia e Federico figli di Antonella. Beatrice, Matilde e Riccardo figli di Candido. La felicità che ci donano è indescrivibile e la loro presenza allontana da me qualsiasi dolore.

L’allegra Brigata
Nipotini va bene, ma dei tuoi figli Antonella e Candido, cosa mi dici?
Come si dice, i miei gioielli! Candido, laureato in economia e commercio alla Cattolica di Milano, dopo esperienze all’estero lavora al Gruppo Fiat di Torino in qualità di direttore del settore innovazione e sviluppo. Da Caterina, sua moglie, laureata a Trento in lingue, ha avuto Beatrice (sette anni), i gemelli Riccardo e Matilde (quattro anni). Per accudire ai tre figli ha lasciato il lavoro come dirigente presso il gruppo Toyota di Bruxelles. Antonella laureata a Trento in giurisprudenza ha un suo studio di consulenza del lavoro ben avviato. E’ sposata con Marco, laureato in biologia a Padova, il quale è informatore scientifico Ospedaliero responsabile territoriale del Trentino A.A. per conto del gruppo farmaceutico Pfizer. Hanno due figli Silvia (sette anni) e Federico (cinque anni).
Puoi ben esserne orgoglioso! Ed ora una conclusione per … concludere
Una sola? No, due! La prima: la vita serba sempre delle sorprese belle e brutte. Bisogna essere in grado di viverle e superarle tutte. La seconda: sono nato in Piemonte ma non capisco un’acca di piemontese.
Ma va che parluma piemuntes , fa i stess, va bin parei, monsù (prima lezione di dialetto piemontese). Grazie Gianfranco, costruttore di molte vite: la tua, quella di tua moglie, dei tuoi figli ed ora co- costruttore di quella dei tuoi nipotini!
LETTERA APERTA AI LETTORI DEL BLOG
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Maggio, 2012 @ 5:45 pmDetto altrimenti: questo è anche un “public blogâ€, un “open blog”, cioè aperto anche a chi vuole pubblicare un post senza dotarsi di un blog suo.
Cari amici lettori e commentatori del blog e dei miei post,
mi dicono che i post (è plurale, lo so, ma scrivere posts me par ‘na monada) devono essere brevi. Io replico: ma voi leggete libri di centinaia di pagine e non vi lamentate. I miei articoletti sono come tanti corti capitoli di un unico libro: il blog. Ma qual è la differenza rispetto ad un libro? Intanto che gli argomenti sono i più disparati; poi che l’aggiornamento rispetto agli eventi è continuo, cioè che il blog è molto più un giornale che un libro; poi che se mi accorgo di avere scritto una inesattezza, posso sempre correggerla (il cosiddetto ravvedimento operoso, in autotutela!) Ancora, che ogni scritto ed ogni commento è immediatamente circolarizzato; infine vi dirò di più: se qualcuno di voi vuole scrivere un post suo senza essere costretto a costruirsi un blog suo, me lo mandi al mio indirizzo mail riccardo.lucatti@virgilio.it. Mi permetterò di fare una piccola verifica circa la sua compatibilità con le “regole della casa†e quindi, come credo, non ci sarà alcuna difficoltà da parte mia a pubblicarlo, con tanto della vostra firma.
Io ho già pubblicato scritti altrui, anzi ora ve ne riporto un altro qui sotto. Così io stesso mi riposo un po’, sapete … a me leggere e scrivere piace moltissimo, ma essendo un vecchietto pensionato, ho tanto tempo libero da recuperare in termini di vita all’aria aperta: infatti amo pedalare in bici in estate e sciare in inverno … ed ora pare che la stagione si stia rimettendo a posto, quindi io, che ho il privilegio di abitare a Trento,  ne approfitterei … Ed ecco qui allora un estratto di un “pezzo†del mio amico Gianluigi Demarchi, Ligure residente a Torino:
 “ In un momento di grave difficoltà economica come quello attuale, si cercano tante soluzioni più o meno intelligenti per risolvere i problemi …. E allora proviamo a buttare lì un’idea: paghiamo le tasse in Buoni del Tesoro o CCT, consegnandoli all’esattore di turno al loro valore nominale. Un bel meccanismo per sostenere le quotazioni dei titoli, soprattutto di quelli che per vari motivi hanno un prezzo più basso del nominale. Chi potrebbe contestare? Di certo non lo Stato, perché non potrebbe certo rifiutare carta emessa con la propria firma; di certo non i cittadini, che non sarebbero obbligati, in caso di necessità , a vendere i loro titoli sopportandone le spese; di certo non i fantomatici “mercati†di cui tanto si parla, che sarebbero ben felici di vedere i titoli italiani beneficiare di quotazioni più realistiche. Idea balzana? Non più di tante altre, e per di più ha il crisma di un esperto autorevole, il professor De Angelis dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Università Luiss di Roma. Consiglio per i lettori: indipendentemente da quanto detto sopra, non fatevi terrorizzare da chi predica un giorno sì e l’altro pure che siamo sull’orlo della catastrofe, che il nostro Paese è uguale alla Grecia, che i nostri titoli di Stato sono destinati a diventare carta straccia … non date retta ai profeti di sciagura e tenetevi ben stretti i vostri BTP e CCT. Anche se non potrete utilizzarli per pagare le tasse, rappresentano sempre un modo di investire meno rischioso delle tante soluzioni alternative proposte dalle bancheâ€.
LE PAGHETTE AI MINIPOLI … TICANTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Maggio, 2012 @ 7:16 amDetto altrimenti: ormai possiamo solo migliorare, vediamola così …
Credevamo di avere toccato il fondo. Invece era vero: l’abbiamo toccato. Le paghette a quei figli di … politici! Ma via … certo che ci vuole un bel coraggio. Almeno questo riconosciamolo loro: il coraggio. Una considerazione un po’ diversa: la “condivisione e comprensione gratuita” dei loro amici di … merenda (già , perchè sempre di mangiare, di abbuffarsi si tratta): non ci posso credere, la mia stima non verrà loro meno, sono sicuro che ne uscirà bene, è una persona integerrima, etc.. tanto, cosa costa? Solo che queste affermazioni, indirettamente, suonano ” a contrario” come un piccolo insulto alla magistratura che, stando a quanto affermato dai “sostenitori” degli indagati, si sarebbe mossa con leggerezza, superficialità o addirittura in malafede. Ecco, l’ho detta. Ora posso uscire a fare la pedalata quotidiana a cuore più leggero. Si, perchè mentre un figlio di … politico si prende €12.000 al mese quale consigliere regionale ed €5.000 al mese di paghetta, oltre auto, autista etc., vi sono pensionati ad €500 al mese ai quali lo Stato non può aumentare la pensione perchè deve dare soldi ai partiti che li devono dare ai papà che li devono dare ai figli di … loro stessi …
“Truffa ai danni dello Stato”? Propongo di modificare la rubricazione del reato in “Truffa ai danni degli Italiani”. Infatti, lo Stato siamo noi.
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO, ANZI, COMUNITA’ AUTONOMA DEL TRENTINO, ANZI, UNIONE TRENTINA DELLE COMUNITA’ AUTONOME DI VALLE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2012 @ 10:58 amDetto altrimenti: visione d’insieme della Politica o percezione sensoriale di singoli fatti gestionali?
In periodi di crescita si decentra. In periodi di crisi si accentra. Il Trentino ha tanti, troppi piccoli Comuni. Il loro accorpamento è molto complesso. Le singole politiche comunali sul territorio dovrebbero essere meno comunali e più intercomunali per aree funzionali omogenee. Gli accordi e le politiche intercomunali potrebbero comunque essere troppo lente nel tempo rispetto all’urgenza di una razionalizzazione del sistema amministrativo e degli investimenti. I Comprensori … taluno dice: sarebbe bastato attivare quelli. Ma se un sistema informativo non funziona, è molto meglio e assai più economico crearne un secondo ex novo e poi abbandonare il vecchio, piuttosto che cercare di intervenire con numerosi interventi sul vecchio.
Ed allora? Decentrare accentrando. Decentrare poteri e risorse sulle Comunità di Valle, accentrando su di esse poteri e risorse comunali per una politica intercomunale. Il Governatore Dellai ha fatto come Cristoforo Colombo: “guadagnare l’oriente par l’occidenteâ€. E’ riuscito cioè a decentrare accentrando. Senza accentrare sulla Provincia se non il ruolo di coordinatrice delle politiche e del finanziamento delle diverse Comunità di Valle. Piuttosto, ogni resistenza da parte dei Comuni potrebbe essere superata se a guidare le Comunità fossero chiamati principalmente i Sindaci, con la presenza di un esponente della Provincia per l’eventuale coordinamento fra: A) possibili accordi fra Comunità di Valle diverse e B) la finanza provinciale.
Ancora, il nostro Governatore Dellai è stato preveggente: altro che creare tante minuscole “pseudo mini provincie†(le Comunità di Valle) all’interno della “pseudo regione†Trentino! Egli ha pre – disposto (cioè, organizzato prima) la risposta alla domanda romana di contenere le spese: infatti le risorse investite sul funzionamento delle Comunità di Valle sono nulla rispetto alle enormi economie che politiche intercomunali di aree funzionali omogenee realizzeranno rispetto alla somma di tante singole politiche comunali.
Infine: anche il lessico ha la sua importanza. Di questi tempi, molto meglio essere una Unione di Comunità Autonome che una Provincia. Anzi, dirò di più, io vedrei bene anche un nuovo simbolo “araldico”: uno stemma con in alto le parole “Unione Trentina” e sotto “delle Comunità Autonome di Valle”. Al centro, immutabile, la nostra aquila.
 E voi Trentini, cosa ne pensate?
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LE SCATOLE (Finanziarie) CINESI, ovvero: festeggio anch’io il mio 150° … articolo!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2012 @ 7:16 amPremessa: ringrazio chi ha ritenuto di intervenire con i suoi 354 commenti scritti sui miei 150 post. Ringrazio anche le altre migliaia di visitatori “non scriventi” di un blog ormai “nostro”: infatti, come un libro, il blog non è di chi lo scrive, ma di chi lo legge e lo commenta.
Detto altrimenti: le SpA finanziarie “cinesi†… anzi, italianissime! Ovvero: una proposta al governo Monti.
Se volete avere il controllo di una SpA industriale o commerciale (società operativa), basta che possediate il 51% delle sue azioni. Se poi questo 51% è posseduto da una Finanziaria (F1) di cui voi (in luogo di possedere direttamente le azioni della società operativa) possedete il 51%, voi controllate la Finanziaria F1 e tramite questa, controllate anche la SpA operativa di cui possedete solo il 26%. Se poi il 51% della Finanziaria F1 è posseduto da una Finanziaria F2 di cui voi possedete il 51%, voi controllate F2, F1 e la SpA operativa di cui possedete solo il 13%, e così via. In altre parole, pur possedendo (indirettamente) una quota minima della SpA operativa, voi la potete dirigere, comandare, quotare in borsa. Insomma, gestire a piacimento.
Ma questa è solo l’anteprima. Vi riporto qui di seguito un articolo di giornale apparso sul quotidiano “Il biellese†dell’8 maggio 2012, a firma Gialuigi DeMarchi:
Inizia:
“All’inizio del 1900 Luigi De Lupis ebbe un’intuizione geniale: costruire macchine .per scrivere, un marchingegno che stava diffondendosi con successo nel mondo delle aziende. Fondò una fabbrichetta ad Ivrea che presto crebbe, occupando decine di operai ed impiegati. Il figlio Alberto sviluppò ulteriormente gli affari, iniziando anche ad esportare verso l’Europa. Ma le dimensioni imponevano investimenti, ed il dottor De Lupis non voleva investire i propri risparmi in un’impresa comunque a rischio. Fu allora che ebbe la buona intuizione di quotare la società in Borsa, vendendo un po’ meno della metà delle azioni a piccoli risparmiatori, ben felici di entrare in società con lui. Luigi manteneva ben saldo il controllo con la maggioranza assoluta del 50,1 per cento. Il nipote Mario iniziò a vendere anche negli Usa ed in Giappone, rendendosi presto conto che non ce l’avrebbe fatta da solo; e così costituì una società finanziaria alla quale diede il suo pacchetto di maggioranza della fabbrica produttiva. Mantenne il 50% e collocò il resto in Borsa, raccattando un sacco di soldi. La sua quota nell’azienda produttiva scese così al 25%. Il pronipote Carlo De Lupis, che aveva studiato alla Bocconi, ebbe l’intuizione geniale: costituire una finanziaria che possedesse la finanziaria controllante, collocando in Borsa metà del capitale (e così la sua quota nell’azienda produttiva scese al 12,5%). Dopo un anno creò un’altra finanziaria che controllava l’altra, vendendo metà del capitale ad azionisti di minoranza e quotandola in Borsa; a quel punto il suo impegno finanziario nel gruppo era sceso al 6,25%. Quando arrivò la crisi delle macchine per scrivere, fu un disastro. Ma non per lui, che ormai aveva solo una quota marginale del capitale e possedeva palazzi, ville giornali e yachts in tutti i Paesi del mondo (soprattutto in quelli che non fanno pagare tasse).
Ora, vogliamo che altri De Lupis continuino ad operare così, sfruttando la licenza di creare “scatole cinesi†una dopo l’altra? O vogliamo provare ad intervenire, suggerendo al Presidente del Consiglio Monti una semplice legge di un solo articolo che risolva il problema e riporti la produzione (e non la finanza) al centro del palcoscenico? Eccone il testo:
“E’ fatto divieto di costituire società finanziarie il cui unico scopo è quello di detenere il controllo di altre società finanziarie. Una società finanziaria o holding può partecipare al capitale solo di società industriali o commerciali, che svolgono regolarmente la loro attività e conseguano un fatturato minimo di almeno 10 milioni di euro. Le società finanziarie che attualmente non rispettano le disposizioni della presente legge devono essere liquidate entro 12 mesi dall’entrata in vigore del provvedimentoâ€.
Meno “scatole cinesiâ€, più macchine per scrivere, più mobili, più abiti confezionati, in una parola, meno “aria e finanza fritta†e più PIL”.
Finisce (l’articolo, ma auguriamoci che non finisca qui la questione …)
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UNA GIORNATA IN BICICLETTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2012 @ 6:43 amDetto altrimenti: dal Passo del Brennero a Bolzano, con l’aggiunta del treno fino a Trento
L’anno scorso avevo pedalato dal Brennero a Chiusa, con la bicicletta da corsa e nei dintorni di Varna avevo avuto qualche problema: infatti in quel tratto la pista attraversa un bosco ed è sterrata. Quest’anno ho voluto ripetere l’impresa sino a Bolzano, con la bicicletta da montagna, il mio rampichino marca Wilier.
Alla partenza da Trento, in Treno, un incaricato di Trenitalia mi intervista, a scopo statistico. Vedremo più avanti perché cito questo episodio.
Parto in treno da Trento alle 08,55 ed arrivo al Brennero alle 10,55. Il tempo è splendido. Fa fresco, le montagne intorno sono ancora imbiancate di neve. I primi 12 km sono in leggera discesa, lungo la vecchia sede ferroviaria, protetta, ai lati, da gard rail di … bosco! Uno splendore. Con la macchina fotografica in mano, mentre pedalo, scatto alcune foto. Un fresco vento da nord sospinge la bicicletta quasi come altri due pedali. Si vola! Prima di Vipiteno tre brevi salite: due appena accennate, una veramente tosta, ma con i rapporti della bici da montagna tutto è più facile. Vipiteno: non guasterebbe una migliore segnaletica per condurre i ciclisti a riprendere la ciclabile, un paio di km dopo la città .
Intorno a Fortezza alcuni strappi in salita. Poi lo sterrato di Varna. A Varna mi fermo davanti al cancello di quella che 44 anni fa era stata la mia Caserma (Caserna Verdone) nella quale prestai servizio da sottotenente di complemento. Oggi è abbandonata. Erbacce e arbusti hanno invaso il cortile, stanno aggredendo gli edifici. Una tristezza! Eppure l’area è preziosa, confina con una elegante zona residenziale. Mi chiedo di chi sia, se dello Stato o della Provincia Autonoma di Bolzano. In ogni caso bisognerebbe metterci mano, se non altro per non mostrare questo scempio ai turisti di passaggio. Una considerazione: come vola il tempo e rieccomi in sella. Mi fermo in città , su di una panchina lungo l’Isarco e pranzo con un super panino preparatomi da Maria Teresa. Ho già percorso 52 km..
Alla ripartenza si alza un vento contrario, da sud, che in una qualche misura “dismaga†il piacere della pedalata, nel senso che da Brixen a Bozen è come se si fosse in salita. Pazienza.
Bolzano: dopo 102 km di pedalata, la ciclabile ti conduce diretti in stazione, cioè in centro città , una meraviglia! Altro che costruire bicigrill ai margini della città : il bicigrill è la città stessa!
Avventura ferroviaria. Bolzano, vado alla biglietteria e acquisto un biglietto da Trenitalia (che non vende i biglietti delle altre compagnie ferroviarie) per il regionale delle 17,37, passeggero e bici €7,90. Il treno è in leggero ritardo, in compenso ne arriva un altro che riparte per Trento alle 17.31. Chiedo se trasporta bici: si, ma questo è un treno tedesco, deve rifare i biglietti, passeggero e bici sono €20,40. Preso un po’ alla sprovvista accetto, carico la bici e il treno parte. Arriva il controllore, un giovane in elegante tenuta grigia. Gli parlo in italiano: mi risponde in inglese. Io allora, in tedesco, gli dico: “Ich glaube nicht das Du keine Italienisch spricht”, non credo che tu non parli italiano. Tace, armeggia con la macchinetta per l’emissione del mio biglietto. La macchinetta non funziona, ed io “Du spricht aber ein guter Deutsche, aber deine Apparat funzioniert nicht”, tu parlerai bene il tedesco, ma la tua macchinetta non funziona. Tace, armeggia, alla fine partorisce il biglietto: €10,40. Si è dimenticato la bicicletta. Io taccio: ho già pagato anche l’altro biglietto a Trenitalia! Mentre se ne sta andando, a bruciapelo, gli chiedo, in italiano: a che ora arriviamo a Trento? Alle 18,08, mi risponde in italiano! Fine. (P.S.: ho studiato il tedesco solo 2 mesi e non so se l’ho scritto giusto …)
Sul finestrino è attaccato un volantino che spiega che il treno è frutto di una collaborazione fra le ferrovie tedesche e quelle austriache. Ecco perché all’inizio del racconto ho citato Trenitalia e la sua intervista: sveglia, Trenitalia, sveglia! Fai da biglietteria anche per i “todeschi”, fatti pagare il servizio e chiedi che sui manifestini sia scritto: “Frutto della collaborazione fra ferrovie tedesche, austriache e italiane”!
ITALIA, GRECIA: “MIA” FACCIA, “MIA” RAZZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Maggio, 2012 @ 9:37 am
Detto altrimenti: Italia, Grecia: “una sola” faccia, “una sola” razza (dal greco eis, mia, en = uno, una, una cosa)
E cui risiamo, direte voi, ma quando la finisce co’ ‘sta storia? Vabbè … c’avete ragione, c’avete, ma che volete che vi dica … ieri sera mi è capitato di assistere ad una parte della trasmissione Report …. sapete, ero appena arrivato a casa, a Trento, dopo l’ennesimo mini trasloco domenicale da Riva del Garda, ove Maria Teresa ed io ci rechiamo tutte le domeniche per assistere mia suocera … ed allora, stanchi, distratti dai tanti bagagli da sistemare, la cena da preparare (si cena in cucina e la TV è in sala), della trasmissione ne ho visto solo una parte e sicuramente ho capito male il contenuto delle inchieste.
Pensate un po’ che credevo d’aver capito che alcune persone, non identificate, avrebbero dato 30 milioni di euro praticamente in contanti ad una maga cartomante (identificata), la quale si sarebbe presentata presso lo studio di un signore che di mestiere fa l’avvocato ed il notaio nella Repubblica di San Marino, il quale, avendo accertato che il denaro era di provenienza lecita in quanto si sarebbe trattato di risparmi della cartomante la quale aveva una numerosa clientela, avrebbe consentito alla suddetta Signora di sottoscrivere il 20% del capitale di una banca locale. Ma si può, dico io, essere così distratti da credere che la televisione possa raccontare una storia simile? O peggio, che una cosa simile possa essere vera?
Ancora, personaggi ai quali sareste portati di offrire un euro per pagarsi il caffè, i quali operano dietro la saracinesca di un negozietto, sarebbero Presidenti di Fondazioni proprietarie delle azioni di molte società ? Sicuramente ho capito male!
E che dire della mia distrazione, la quale mi ha portato a credere che fosse possibile per un personaggio di spicco della finanza, trovarsi ad essere consigliere di amministrazione di una di quelle  Fondazioni, “a propria insaputa�
Infine, come se non bastasse, avrei creduto di capire che  esponenti primari delle associazioni di categoria dei commercialisti della maggiore città industriale del Nord (senza fare nomi!) e del Paese, quasi a loro insaputa, avrebbero loro stessi interessi diretti in Società  per Azioni situate in isole strane, ove vige l’anonimato! Altro che segnalare a Bankitalia operazioni sospette …
Ma via, come potrebbe essere possibile tutto ciò? Via … siamo seri … Avete ragione. La prossima volta starò più attento e non cadrò in questi errori di interpretazione. Lo prometto.
Ma che c’azzecca la Grecia con tutto ciò direte giustamente voi? Ecco, questa serie di mie travisazioni, se fossero vere, ma non lo sono di certo, per carità , se fossero vere, dicevo, mi potrebbero richiamare alla mente l’astuzia di Ulisse e del suo cavallo di legno, cioè gli stratagemmi adottati nei millenni per superare gli ostacoli che il nemico (in quel caso i Troiani con la loro antisociale cinta di mura; oggi il legislatore con le sue antipatiche leggi anti riciclaggio e anti evasione fiscale), che il nemico, dicevo, ha posto per imbrigliare l’estro, la creatività , la fantasia, la libertà di espressione di una certa parte di Italiani.
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GIORNATA DELLA MAMMA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2012 @ 6:56 am
Detto altrimenti: Mamme, eroine troppo poco riconosciute come tali
Abitavo a Monza. Lavoravo a Milano. Casa ufficio, 75 minuti. Col treno, con la metropolitana, con gli autobus, in automobile. Sempre 75 minuti per percorrere 18 km. E allora, partendo molto presto per evitare parte del traffico, usavo l’auto, mettevo su i nastri ed imparavo il tedesco, visto che lavoravo alla Siemens. Dal finestrino, anche prima delle sette, mi capitava di vedere giovani Mamme con un fagottino in braccio, correre presumibilmente a portare il figlioletto alla loro Mamma o alla loro suocera. Con qualsiasi tempo: caldo, freddo, pioggia, vento. E poi, queste stesse Mamme, al lavoro: molto spesso a Milano: Se avessero preso il treno a Monza delle 07,30, sarebbero arrivate a Milano in Stazione Centrale alle 07,50, cinque minuti di corsa per raggiungere la stazione della metro o del tram, altri 15 minuti di viaggio, ed infine gli ultimi 10 per raggiungere a piedi l’ufficio, dove arrivavano quindi entro il previsto orario delle 08,30. Ma prima di uscire di casa, potete giurarci, quelle stesse Mamme avevano preparato la colazione per la famiglia, un cestino per il proprio “pranzo” e dato istruzioni al marito per molte altre incombenze. E poi, alla sera, quando verso le 18,00 queste stesse Mamme scendevano dal treno a Monza, eccole correre a riprendersi il fagottino, passare da un supermercato e poi a casa, a preparare la cena, mettere a letto il figlioletto, stirare un po’ di biancheria …. fino a che ora?
Qualche volta prendevo il treno. E qui trovavo altre Mamme: lavoratrici che abitavano a Sondrio e che ogni giorno viaggiavano dalla loro città al posto di lavoro in Milano. Alcune dormivano, altre semplicemente, pensierose, pensavano. Sul treno vi erano anche molti papà pendolari. Altro atteggiamento: costoro infatti si riunivano, sempre gli stessi gruppetti, come fossero al bar, a parlare, giocare a carte (sic): atteggiamenti assai più spensierati delle Mamme.
Ecco, questo è l’omaggio che oggi, nella loro Giornata, voglio porgere alle Mamme.
P.S.: Sono uscito di casa. Ho comperato dei fiori. All’uscita dal negozio, venti metri più in là , sono stato fermato da un giovane che si è qualificato come agente della Guardia di Finanza. Mi ha chiesto lo scontrino. L’ho mostrato. Gli ho stretto la mano, grato di avermi fatto sentire, in quel momento,  cittadino di uno Stato che sta funzionando.
ANTIPOLITICA E VARIE ED EVENTUALI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2012 @ 5:51 pmDetto altrimenti: “Maledetti toscani!†scriveva tale Curzio Malaparte, e difatti anche ‘l mi’ babbo gli era toscano, di Montalcino … ovvia … siamo linguacce, lo si sa, che ci volete fare …
Enrico Bondi, di Arezzo come Fanfani (1908 – 1999) e come il poeta Pietro l’Aretino (1492 – 1556):
Io sono l’aretin, censore tosco,
a tutti taglierò fuorchè a Cristo
scusandomi col dir “non lo conoscoâ€.
Forza Bondi! Peccato quel cognome … infatti quando udii per la prima volta che “Bondi†era stato incaricato di tagliare la spesa pubblica, per poco non mi è venuto un colpo … poi ho capito che gl’era un altro Bondi … fuiiii … Ma facciamo i seri. Dice … comincio dalle auto blu e dalle scorte. Bene. Le auto blu. Ne abbiamo, anzi, “loro†ne hanno 60.000 (sessantamila). Molte di più che negli USA, Germania, Francia, etc.. Ora Bondi sforbicia e molti si ribellano. Il grave della situazione sono due, cioè ci sono due “graviâ€: il primo che le auto siano state assegnate; il secondo che da molti ci si opponga a che vengano tolte. Ciò denota, da parte della casta di turno, un sentirsi fuori e al di sopra dei problemi, un sentirsi non soggetti al destino comune della Nave Italia, un non volere considerare che con il costo di gestione di un’auto blu si può pagare la pensione ad un esodato. Andate ad informarvi quanto costa una rata mensile full leasing di una berlina (non di lusso, diciamo una Passat berlina diesel 2000 c.c.). Non parliamo poi se l’auto è di livello superiore e se inoltre è dotata di autista! Da una Lancia Thesis con autista ce ne escono quattro di pensioni per gli esodati! Ecco, l’autista, ma che vogliamo fare? Creare altri disoccupati? La Pivetti si preoccupa di questo. Eh no, cara, un ci casco! Mi costa meno pagarli questi autisti e lasciarli a casa, oppure impiegarli in altri mestieri. In Trentino molti esodati sono stati assunti per la manutenzione delle piste ciclabili. Ma ce lo vedete l’autista del potente di turno che si abbassa a tali vili mestieri? E poi a Roma mica e’ scianno (toscano, mica le hanno) piste ciclabili a sufficienza per così tanti autisti … ovvia … gnamo …
Il Governo ha presentato un primo piano di interventi per il sud: alcune decine di milioni di euro per ogni voce. Sempre meglio che niente. Infatti la scala dei valori andrebbe cambiata in quanto sulla bilancia dell’equità da un lato ci sono “cose†come 17 miliardi di euro per circa 90 cacciabombardieri F35 (180 milioni di euro ciascuno: ma sono fatti d’oro, oppure dobbiamo pagare noi la ricerca e lo sviluppo della fabbrica USA che li ha realizzati?); ci sono “cose†come il TAV, treno alta velocità perché le merci di oggi sono esigenti, vogliono arrivare prima, non hanno tempo da perdere … e non importa se la tratta TAV TO-MI è sottoutilizzata ed è costata sei volte il preventivato. Sull’altro piatto della bilancia intanto ci abbiamo messo le decine di milioni di cui si disceva dianzi e un po’ di auto blu. Poi si vedrà . Forza Bondi, e si disceva …
Antipolitica? A chi la colpa di ciò? La protesta dei cittadini non sta trovando uno sfogo politico, cioè non sta trovando un partito politico al quale rifarsi, al quale aderire per dimostrare con il metodo democratico del voto la sua disapprovazione per ciò che è stato fatto o non fatto. Ed ecco che il cittadino comune non va a votare e invece del “voto†esprime un “vuotoâ€. Ma i vuoti in natura non esistono. Gli spazi vuoti vengono subito riempiti da qualcosa o da qualcuno. Grillo? Ma è un teatrante, un buffone, un comico … Già , ma nell’antica Grecia, nella repubblica ateniese di Pericle, 2.500 anni fa, le maggiori verità le maggiori critiche al sistema e le maggiori proposte politiche venivano declamate dagli attori comici nelle commedie, in teatro, che poi era il luogo ove maggiormente si formava l’opinione pubblica, più che nelle disertate Assemblee. Attenta, politica tradizionale, attenta … Comunque , a riempire il vuoto … sempre meglio un comico che si dà alla politica piuttosto che un dittatore …
Quanto pagare la politica. Molto meno, direi, anche visti i risultati. E poi, in un Paese nel quale trovare e mantenere il lavoro è difficilissimo, nel quale arrivare alla pensione è arduo, la politica non può più essere un “mestiere†privilegiato, bensì deve tornane ad essere un onere molto meno remunerato che attragga solo chi la percepisce come doveroso servizio pubblico. E poi, i cosiddetti “rimborsi elettoraliâ€, ma via! L’aver deciso di dimezzarli è la testimonianza che non erano rimborsi. Il dimezzamento avrebbe infatti un senso solo se si fosse deciso i rimborsare solo la metà dei costi documentati … ma poi, si è mai visto che uno decida dassè (toscano, decida lui stesso, da se stesso) quanto pagarsi di stipendio e quanto rimborsarsi di spese vere o presunte? Gnamo …
Il modo di presentarsi e di esprimersi. Il modo è importante. Tuttavia io preferisco fare attenzione alla sostanza, ai contenuti. Nel secondo “ventennioâ€, quello appena concluso, i modi erano manageriali, frutto di studiate tecniche comunicative, richiamavano modelli esteriori e di consumismo cui molti gradivano e amavano ispirarsi … e sognavano. Sogni, appunto. Oggi sono emersi modi aggressivi, beceri, che richiamano un po’ l’aggressività del personaggio Fantozzi di prima maniera … Ma noi, noi non facciamoci ingannare dai modi. Guardiamo alla sostanza. Anche alla sostanza che ci auguriamo la politica “tradizionale†sappia una buona volta tornare ad esprimere. Utinam an … fosse vero che ciò accadesse, cioè detto di un fatto che si desidera che accada. Altrimenti sarebbe utinam ne, cioè Dio non voglia che ciò accada … evviva il latino!
Terrorismo. Da condannare senza se e senza ma. Certo che anche questo è frutto dell’amoralità dilagante, dello spazio lasciato purtroppo orfano di pensieri positivi, di speranze, di progetti nel futuro, di equità , di equilibrio … Ricordo gli anni ’70. Lavoravo ala Stet, a Torino. Mi misero i vetri antiproiettile alla finestra dell’ufficio al primo piano della palazzina di Via Bertola … ricordo l’impressione che ne ricevetti … Poco dopo rapirono l’On. Moro. E ancor prima, a Genova, quando i Carabinieri si presentarono a casa mia a perquisire tutte le case della zona (S. Martino d’Albaro) alla ricerca del giudice Sossi, rapito dai terroristi … Ma vogliamo il ripetersi di questi drammi? No di certo. Ribelliamoci! Anche contro queste aberrazioni occorrerebbe scendere in piazza, tutti, uniti, subito! Contro la delinquenza terroristica e contro chi ha lasciato gli spazi vuoti. Senza aspettare di riunirci in occasione del funerale della vittima di turno. Se non ora, quando?
Per oggi basta così. Domani è la Festa della Mamma: viva tutte le Mamme!



















