POST 1008 – LA MUSICA NON E’ SOLO MUSICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2013 @ 12:38 pm

Detto altrimenti. quando si dice che la Musica unisce i popoli …

Trentino, Terra (anche) di musica. La musica dei boschi, come quella tradotta in note da Richard Strauss nella sua Alpensinfonie; quella delle vette dolomitiche e quella di tanti Magic Moments, magici momenti musicali, siano essi dell’Orchestra Regionale Haydn; della Camerata Musicale di Arco del Maestro Giorgio Ulivieri; del Quartetto degli Affetti di Trento (Barbara Bettoldi);  dei Concerti comunali della Domenica (Trento); della Associazione Giardino delle Arti di Trento (Maria Letizia Grosselli e Stefania Neonato); della musica di “SonoraMente di Edoardo Bruni; dei concerti all’interno dei vari circoli privati, quali, ad esempio, l’Accademia delle Muse di Trento (Presidente Cristina Endrizzi Garbini) o l’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda (Presidente Ruggero Polito).

Non me ne vogliano gli organizzatori delle tante altre meritevolissime iniziative: infatti mi sono limitato a citare quelle che conosco direttamente e/o vivo attivamente in prima persona.

Fatte queste premesse, vengo al dunque. Recentemente ho avuto modo di conoscere e frequentare due musicisti, per tre giorni ognuno, prima, durante e dopo il loro concerto: la pianista russa Elizaveta Ivanova, 26 anni, vincitrice del concorso pianistico internazionale di Verona;  il violoncellista albanese, Bledar Zajmi, 40 anni, primo Violoncello Solo dell’Orchestra del Teatro Nazionale di Praga; la bravissima pianista ceca Dora Novak-Wilmington. Tre vite, tre storie, culture reciprocamente arricchentesi, e, per me, letteralmente tre mondi che si schiudono.

Ecco, il “comunicare” il communiter agere, l’agire ed il sentire “in comune” è un bene: il bene comune, appunto. Anche in questo senso, quindi, la Musica unisce: fa incontrare persone diverse con le quali tre giorni di incontri valgono trent’anni di reciproca conoscenza, tanto è la disponibilità di ognuno di aprirsi all’altro, di capire l’altro, di apprezzare l’altro, di condividere l’altro. Ben altra cosa, quindi dell’ “homo homini lupus!”. Evviva la Musica, quindi!

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POST 1007 – IN BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2013 @ 8:31 am

 

Detto altrimenti:

Con dinero no puedes comprar la felicidad … pero si puedes comprar una bicicleta para vivir una excelente experiencia

La mia vecchietta, come appariva sulle pagine delle riviste specializzate, all’ “epoca” (31 anni fa!)

Ieri pioveva. In Trentino e in Lombardia, e mi sono visto alla TV la fine del Giro ciclistico della Lombardia. Uao …! Tutte strade che avevo pedalato! La salita-discesa di Onno, il Monte San Primo, il Muro di Sormano (una pendenza da “distacco dei tendini”!), il Ghisallo con la sua Chiesetta, la sua Madonna, la sua campana … Sono ringiovanito! Solo che io le percorrevo ad una velocità “un poco” inferiore di quella dei campioni di ieri … Comunque mi ha procurato una certa emozione seguirne la gara, metro per metro curva dopo curva, strade che conosco a memoria per averle percorse in bici decine di volte quando abitavo a Monza e padalavo da Monza in su, verso nord. Il Ghisallo? Ecco la mia piccola poesiola “ a pedali”:

BICI, PERCHE’?

Perché
in una chiesetta al Ghisallo
riposa sospesa
antica reliquia a pedali.

Perché
insieme a lei
tu scali la vetta
compagno soltanto a te stesso.

Perché
ti ha insegnato
ad alzare più spesso lo sguardo
a scrutare che cielo farà.

Perché
sempre incontri qualcuno
che non ha timore
di aprire la sua vita al vicino.

Perché
con il vento dei sogni
giocando
ritorni un poco bambino.

Perché
restituisce
ad un uomo affannato
profumi di suoni e colori.

Perché
in salita
ricorda ad ognuno
che volendo e insistendo si può.

E poi, … perché no?

Bicintrentino quest’anno. Di tre stagioni “pedalabili” (ovviamente è escluso l’inverno) di fatto è stata usufruibile una sola, l’estate. Infatti le altte due sono state fredde e piovose e ne ha  risentito il chilometraggio complessivo, a stento arrivato a 3.000 km contro i 3.700 dell’anno precedente. Pazienza. Mi rifarò con gli sci, fra un paio di mesi.

 

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POST 1006 – “LE PAROLE SONO PIETRE” …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2013 @ 7:59 am

Detto altrimenti: “… firmato Don Lorenzo Milani” Don Milani … chi era costui? Molti lo conoscono. Altri no, ma possono facilmente informarsi sulla Persona se non altro “navigando” con lo stesso computer con il quale stanno leggendo questo mio articolo.

Premetto. Se faccio un’affermazione ed essa rientra “anche” nel programma o nei proclami di un partito o di un movimento, vi prego, NON attribuitemi quell’etichetta, grazie. Ma veniamo alle parole, anzi, alle Parole.

Onorevoli. Concorso a premi. Fra coloro che mi sapranno spiegare perché i parlamentari sono chiamati “onorevoli”, sarà estratta l’assegnazione di uno spazio su questo blog per postare (pubblicare, è più bello!) un loro proprio post (articolo, è più bello).

Emmanuel Levinas

Migranti. La Presidente della Camera Boldrini ha affermato che occorre rivedere gli accordi fra l’UE e i paesi nei quali si origina la spinta migratoria. Condivido anzi. Anzi, occorre che la revisione degli accordi coinvolga anche gli USA, anzi. Anzi occorre che noi Europei si costituiscano gli USE, United States of Europe (chissà come gli rode ai Francesi che io stia usando l’inglese!) e che insieme agli USA si rivedano tali accordi con i paesi terzi, imponendo inoltre che le multinazionali possano approvvigionarsi solo da enti, stati, società certificate secondo gli standard USA-USE. Se non faremo così, le nostre parole “solidarietà”, “indignazione”, “revisione della legge Bossi-Fini” etc. rimarranno sempre e solo parole (la minuscola non è per caso), le quali sono pur sempre Pietre … anzi, Macigni scagliati sul Volto della gente, sul Volto che ci guardava, ci interrogava, ci chiedeva aiuto, sul Volto che come ci insegna il filosofo lituano naturalizzato francese Emmanuel Levinas, si aspettava (ben altra, n.d.r.) risposta da noi.

Diritti acquisiti. Taluno ha recentemente affermato: i cosiddetti diritti acquisiti vanno cancellati ove si scoprisse che in realtà sono benefici acquisiti. Ecco, le Parole sono pietre. o quanto meno, se non si vuole eliminarli, almeno li si chiami con il loro nome: privilegi … appunto! Pare che ove si contenessero tutte le pensioni entro i 3.500 euro mensili, si risparmierebbero ben 6 miliardi di euro l’anno, da destinare a chi non ha nè stipendio nè pensione.

In Senato, Cicerone contro Catilina, senatore, isolato …

Quo usque tandem … Fino a quando, insomma, continueremo a crogiolarsi nell’illusione che tutto possa restare come prima; che i “vasi del mondo” non siano comunicanti; che alcuni di essi possano continuare a riempirsi sino al colmo ed altri debbano continuare a restare semivuoti? Se non riusciamo ad aprire gli occhi agli eventi, alla forza inarrestabile ed alla verità emergente delle cose e degli avvenimenti, almeno facciamolo per nostra utilità: infatti – egoisticamente parlando – è meglio correggere e gestire la nostra attuale rotta di collisione con una realtà ineluttabile piuttosto che insistere in questa direzione ed essere poi scagliati  sugli scogli dalla tempesta.

Naufragi. Della Concordia; di Lampedusa; del capitalismo purissimo made in USA; del comunismo made ovunque; della sopraffazione dei poveri. Per il naufragio del  sistema di crescita cinese occorrerà attendere ancora qualche anno, quando avranno finito di costituire le 10 città da 100 milioni di abitanti ognuna, perché “la gente concentrata in centri urbani consuma di più” (sic!). Io parlo, parlo … anzi scrivo, scrivo … ma una piccola esperienza personale l’ho visssuta anch’io: ero a Teheran a lavorare, ai tempi dello Scià, al tempo in cui dai villaggi lontani il governo richiamava nella capitale masse di lavoratori per farle lavorare come muratori nel fortissimo sviluppo edilizio. La notte questi moderni schiavi dormivano su semplici cartoni adagiati sul fondo del loro scavo, ed uno di loro a turno faceva la guardia per evitare che i passanti che uscivano dai ricchissimi hotel giocassero a svegliare i suoi compagni con il lancio di pietruzze! Sono state anche queste piccole/grandi scintille ad innescare l’incendio della rivolta.

Teheran? F 35! L’aviazione militare dello Scià era made in USA, i quali però si erano mantenuti l’esclusiva della fornitura (o meno!!) delle parti di ricambio di detti velivoli. E per quanto riguarda i (purtroppo presto nostri) cacciabombardieri F35, come è regolata la materia?

Presidente Letta: vincere, democraticamente, va bene. Ma su chi  si ritira, non infierire. Se una piazza è in rivolta, le Forze dell’Ordine lasciano sempre aperto un corridoio di sfogo, di ritirata: infatti chi si vede ciorcondato, chi ha il coltello alla gola, è “disperato” e diventa ancor più pericoloso.

Dai, per ora basta. Ci risentiamo più tardi.

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POST 1005 – DURA LEX SED LEX? La legge è rigorosa, severa? E’ pur sempre una legge e va rispettata.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2013 @ 7:52 pm

Detto altrimenti: … fino ad un certo punto, però.

Il Sindaco di Firenze … no, cosa avete capito? Non quello di adesso, no, uno prima … molto prima di lui … tale Giorgio La Pira stava assegnando le case popolari secondo criteri di palese equità. I suoi gli dissero che la legge prevedeva altri criteri. La Pira rispose. “Io assegno le case, voi andate a cambiare la legge”. E continuò nella sua opera.

Lampedusa. Gli scampati alla strage di oltre 300 innocenti sarebbero inquisiti per il reato di immigrazione clandestina!? Dice …  è un atto dovuto, la legge lo prevede. Ma non è così! Infatti la Bossi-Fini esclude la punibilità per  chi sta aiutando un naufrago! E allora, in attesa di “migliorare comunque” questa legge, nel frattempo operiamo come se fosse già cambiata. Lo dobbiamo fare, fra l’altro non è punibile chi ha agito per difendere se stesso o i propri familiari da un pericolo immediato, concreto etc., etc. etc…. e il soccorso in mare è un atto dovuto: questo si!

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POST 1004 – COMINCIAMO DAI PICCOLI GESTI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2013 @ 5:09 pm

Detto altrimenti: un po’ più di attenzione agli altri non farebbe male

Lo so cari Amici Lettori, sto per intrattenervi su un aspetto (solo apparentemente) banale, ma che volete … non ce la faccio proprio a stare zitto. E poi, oggi, con questi telefonini che fotografano tutto sempre in tasca … se almeno uno fosse costretto a portarsi appresso una ingombrante macchina fotografica, almeno in tanti casi ve la cavereste. E invece no … la mano in tasca, “esco” il telefono, scatto, ed eccomi a voi.
Stalli blu di sosta. Stallo di testa, cioè il primo. Davanti, spazio libero. Un’auto lo occupa, senza che il suo autista si preoccupi di utilizzare ragionevolmente lo spazio a sua disposizione sul davanti, che resta letteralmente sprecato, andando quindi a sacrificare il secondo stallo, nel quale poi mi sono sistemato io con una lunga, faticosa e millimetrica manovra.
Attenzione agli altri? Quando mai!?
Ah sì? Ed io ti fotografo!

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POST 1003 – “CONFESSIONI DI UN (POLITICO QUASI) OTTUAGENARIO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2013 @ 2:11 pm

Detto altrimenti: … copiando Ippolito Nievo e Giuseppe Ungaretti

 

“Si sta, come d’autunno sugli alberi le foglie”

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POST 1002 – MUSICA, MUSICA … A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2013 @ 1:09 pm

Detto altrimenti: non di sola politica economica vive l’uomo 

Il Presidente Polito presenta i musicisti ed il programma

Se cinquant’anni vi sembran pochi …. Da oltre 50 anni Ruggero Polito è Presidente e Animatore dell’Associazione degli Amici della Musica di Riva del Garda. Io gli faccio solo da tesoriere. Un bilancio annuale assai contenuto, 100 tesserati, il Comune, gli sponsor privati, i biglietti venduti, circa 10 concerti a stagione organizzati. Ruggero Polito, Presidente Emerito del Tribunale di Rovereto, musicofilo, musicologo, violinista, pianista, fino allo scorso anno studente del nono anno di Conservatorio alla tenera età di quattro volte vent’anni!

Autore, Musica, Strumento, Musicista: una cosa sola!

Per il concerto di ieri, tenutosi come al solito presso l’Auditorium del Conservatorio Bonporti di Riva del Garda grazie alla disponibilità del suo Direttore Professor Franco Ballardini, il Presidente Polito ha invitato la pianista Dora Novak e il violoncellista Bledar Zajmi, appositamente giunti – rispettivamente – da Monaco di Baviera e da Praga. Qualche post fa vi ho scritto dei due Musicisti. Ieri pomeriggio hanno eseguito brani del padre di Dora, Jan Novak (Rotundelli, Allegro moderato, Allegro molto, Lento, Allegro), di Antonin Dvorak (“La tranquillità del bosco” op. 68 nr.5); di Bohuslav Martinu (Variazioni su tema slovacco) e di Johannes Brahms (Sonata in mi min. op. 38, Allegro ma non troppo, Allegretto quasi minuetto, Allegro).

L’entusiastico, giovanile apprezzamento …

I bis? “Il cigno” da “Il Carnevale degli animali” di Saint Saens e il Rondò di Boccherini! Applausi a “scroscio!”… da parte di un uditorio non certo improvvisato, bensì arricchito dalla presenza di illustri professori del Conservatorio, musicisti, musicologi di vecchia data e consolidato gusto musicale!

Ma non solo Musica in comune, ma anche vita. Vita … già, perché questa volta gli “Amici della Musica” hanno accolto ed ospitato nelle loro case i due artisti. L’idea è sorta da quanto fa da anni l’Associazione Amici del Premio Busoni a Bolzano, e cioè organizzarsi ed offrire ospitalità ai musicisti che concorrono al premio. E così abbiamo “vissuto” insieme ai due concertisti, abbiamo assistito alle prove, abbiamo pranzato insieme. li abbiamo accolti come si accoglie un ospite molto gradito.

Amici di famiglia di vecchia data

La pianista Dora? impeccabile! Il violoncellista Bledar? Che dire … ha condotto il suo strumento al ruolo di primo attore, ne ha “estratto” incredibili virtuosismi, lo ha fatto “prevalere sulla scena” addirittura su un pianoforte (sia ben chiaro: il confronto è fra due strumenti, non fra due Musicisti, entrambi al massimo livello!).  Entrambi infatti ci hanno fatto comprendere cosa sia l’ “eccellenza” nell’esecuzione, che poi pareva addirittura una riscrittura dei brani interpretati. Infatti, se da umile blogger aspirante scrittore/giornalista qual io sono credo di potervi dire che un testo non nasce quando è scritto bensì quando è letto, altrettanto mi permetto di affermare che un brano musicale nasce non quando è composto, bensì solo successivamente e per ben due volte: una prima volta quando è eseguito ed un seconda quando è ascoltato.

Lascio alla penna del Presidente Polito il commento musicale del concerto. Io mi limito a registrare l’emozione, la partecipazione, la commozione che i due Musicisti hanno saputo suscitare negli ascoltatori. La loro capacità di comunicare spontaneamente Musica è stata pari alla loro comunicativa umana: forse per questo hanno conquistato tutti i presenti e chi – come chi sta scrivendo – ha avuto la fortuna di frequentarli anche prima e dopo il concerto, in tre giornate di “comunione Musica, di sentimenti, di simpatia e di vita”.

Bibetque bibatque quicumque phalernum, sua cura citiusque solvetur … cadetque!

Fra il pubblico due giovani albanesi – Bledar è albanese – che abitano a Pergine e che due mesi fa hanno assistito ad un suoi concerto Macedonia! Saputo del concerto rivano, costoro sono scesi nella Busa del Garda per assistervi, il che ha emozionato non poco noi tutti, ma ovviamente soprattutto lo stesso Bledar, anche perché il più giovane dei due studia a Trento l’ultimo anno di clarinetto …! Una calda e gratificante cena sociale alla carne salada presso la Trattoria Piè di Castello, nel Borgo Medievale di Cologna, (Tenno, Trento) ha concluso il dopo teatro, condita dallo scambio della reciproca promessa di una replica, alla prima occasione.

Fulvio Zanoni con la Segretaria dell’Associazione, Signora Maria Rita Tamburini

P.S.: nel corso della cena un nostro amico, il Professor Fulvio Zanoni, musicista e scrittore,  ha presentato il suo ultimo libro: “Mozart ai confini d’Italia”, (Ed. La Grafica, Mori- Associazione Mozart Italia, 2012)facendone omaggio di copia con dedica ai Musicisti protagonisti della giornata. Si tratta di una rivisitazione particolarmente accurata delle fonti settecentesche, la quale ha consentito all’Autore di ricostruire tuti i movimenti e gli incontri di Leopold e Wolfgamg Amadeus Mozart durante la loro permanenza a Rovereto (TN) dal 24 al 27 dicembre 1769 e, nei quattro anni succesivi, ad Ala e a Trento. Il cuore antico di Rovereto, la Città della Quercia, non è quasi cambiato da quei tempi: le strade che i due Mozart percorsro, le chiese che varcarono, i palazzi che li ospitarono sono – almeno esteriormente – quasi intatti. Il libro fornisce moltissimi dati inediti e suggestivi di una piccola città che respira modernità e memoria. Zanoni ha inoltre scritto “Hortus musicus” raccolta di brani pianistici su poesie di Nora Gianmoena (1998); “Stupidi tutti, alcuni di più” (ipromanzo, 2011); “Everness, mulier malum necessarium” (saggio poetico, 2012).

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POST 1001 – IL PRIMO DEL SECONDO “MILLENNIO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2013 @ 7:28 am

Detto altrimenti: capitali in entrata e in uscita. Italiani, esteri o di chi?

Si sente dire: “Occorre attrarre investimenti esteri in Italia“. Al riguardo vorrei fare un distinguo in quanto dall’estero possono arrivare:

 a)veri capitali esteri per finti investimenti esteri in Italia, cioè per acquistare nostre aziende, senza troppi programmi di ulteriori investimenti nelle stesse aziende, bensì con lo scopo di eliminare la concorrenza e/o di acquisire quote del (nostro) mercato;

 b) veri capitali esteri per veri investimenti esteri in Italia;

c) veri capitali italiani camuffati da veri capitali esteri, per rifinanziare le imprese italiane che a suo tempo li avevano clandestinamente esportati impoverendo se stesse e derubando il fisco italiano.

Quanto alla prima categoria, segnalo che la Cina sta aprendo una filiale della Bank of China e della loro Agenzia di Rating per fare shopping di aziende in Italia.
Quanto alla seconda, forse oggi essa è la categoria meno affollata;
E della terza categoria cosa ci dici, direte voi? Eccomi a voi!

Recentemente una persona, titolare di negozietti di T-shirt e foulard che usualmente importa la merce dalla Cina via Repubblica di S. Marino, affermava di  avere aperto una finanziaria in Svizzera, per operazioni unitarie “non inferiori al milione di euro, ma che tutto è perfettamente legale”. Io ho pensato che se fossi stato io (intendiamoci: non lo sarò mai!) ad operare in tal modo, mi sarei ben guardato in ogni caso di darne notizia a chicchessia, per di più così, gratuitamente, senza alcuna cautela e senza alcun motivo. E la cosa è finita lì. Poi ho riflettuto: i grandi e piccoli esportatori clandestini di denaro, da decenni,  – purtroppo per noi tutti – si sono perfettamente organizzati. E allora? E allora, mi sono detto, in questo caso forse non si tratta di esportazioni clandestine, ma di reimportazioni di denaro “nostro” precedentemente esportato in via illegale, che rientra camuffato ora da denaro “loro”, cioè estero: in altre parole si tratterebbe di investimenti appartenenti alla terza categoria.

Fanta-finanza? Può darsi, ma a pensar male …

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POST 1000 ! DETTO ALTRIMENTI? UNA PAGINA DI DIARIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2013 @ 6:08 pm

Mille post, dal dicembre 2011 ad oggi, 22 mesi di piacevole impegno.

Un bilancio? Se è vero che uno scritto nasce solo quando viene letto, be’ … allora posso essere soddisfatto delle circa 800 pagine (10-15 post ognuna!) lette in media al giorno e dei circa 700 contatti giornalieri da altri siti/blog, dall’Italia e dall’estero. Pertanto … un vivo GRAZIE! ai miei lettori, continuate così! Dimentico qualcosa? Ah si … i commenti scritti: ad oggi sono 1.216 oltre a 207 spam. Un “grazie! ” anche alla mia “madrina di blog” Mirna Moretti che mi ha “suggerito” all’editore Andrea Bianchi, cui sono grato per l’ampio spazio e libertà  di penna che mi lascia. Ad maiora, Trentoblog.it, e con te i tuoi tre fratelli maggiori Mountainblog.it,  Mountainblog.eu  e Mountainblog.asia!

(disegno di Rina Pezzin)

Anteprima

Una precisazione: Detto altrimenti è riferito all’argomento trattato, non a me stesso, nel senso che chi ha creato questo sottotitolo (mio figlio Edoardo, esperto in comunicazione) ha cercato di descrivere il mio modo un po’ anticonformista di leggere e descrivere la realtà e non nel senso interpretato da qualche lettore:  “Riccardo, detto altrimenti, soprannominato).

Post 1000. E’ un po’ che penso a come come celebrare questo traguardo. Alla fine ho deciso: voglio riservarlo alle Persone, al loro Volto. Anzi ad una Persona. Di famiglia? No, amici, troppo facile e scontato sarebbe stato riferirmi alle pur importantissime e preziose famiglie d’origine e attuale, soprattutto ora che, navigando ormai verso la fine del mio settantesimo anno di vita, ne registro ben 48 da quando ho conosciuto, iniziato ad amare ed ho sposato Maria Teresa.

Ruggero Cengo Romano

Ed ecco che ho preferito riparlarvi di una persona a me solo inizialmente estranea che però successivamente ho considerato il mio terzo genitore, per quanto essa ha contribuito a formarmi professionalmente e soprattutto umanamente: un mio vecchio capo, Ruggero Cengo Romano, classe 1934, alla Stet. Nel decimo anniversario della sua immatura scomparsa.

STET –  Società  Finanziaria Telefonica per Azioni di Torino, la finanziaria dell’IRI per le telecomunicazioni e l’elettronica, costituita da Gugliemo Reiss Romoli (1895-1961) il quale nel 1932 ne promosse e ne realizzò la fondazione inizialmente come Società Torinese Esercizi Telefonici.

Avevo 32 anni e da due ero dirigente presso un gruppo privato genovese. Risposi ad un annuncio della PA su La Stampa e dopo una selezione durata mesi, mi trasferii a Torino.

Fine dell’anteprima

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Ho conosciuto Ruggero quando ormai egli, da tempo, vi ricopriva la carica di Direttore Centrale della STET e nella quale io ero stato assunto quale suo dipendente diretto. Ho trascorso al suo fianco cinque anni della mia vita lavorativa (1976 – 1981), anzi, cinque anni della mia vita. Infatti, dopo i miei genitori, è stata la persona dalla quale ho maggiormente imparato ed alla quale maggiormente devo, sotto ogni profilo.

Di una precisione e rigore professionale e morale assoluto, più lungo che magro, capelli a spazzola, abiti molto tradizionali, automobile anch’essa tradizionale (“La 1100 D, chissà  come mai hanno smesso di produrla?”), leggermente curvo in avanti, un po’ per l’abitudine al lavoro di ufficio, molto più per la sua premura di assecondare l’interlocutore, quasi sempre assai meno alto di lui. Al centro di una scrivania ad anfiteatro stracarica di carte, come pure stracariche erano quasi tutte le sedie del suo studio e parte del pavimento, annotava via via su un taccuino che egli chiamava il panonto ogni contatto telefonico o personale della giornata, salvo poi – sino a notte fonda – rielaborare, approfondire ed inquadrare ogni argomento. E rispondere. A tutti. Sempre. Per iscritto. Di computer neanche a parlarne. Una calcolatrice a mano di oltre quarant’anni prima andava benissimo. Matita nel taschino della giacca, gomma e tempera matite sulla scrivania.

Sempre molto serio in tutte le circostanze che richiedevano serietà, sapeva anche cogliere ed apprezzare i lati umoristici della vita, lavorativa e non. Parco nei consumi, nel vitto e nelle bevande: “Riso ben cotto e acqua con una fetta di limone, grazie”.

Però. Però tutti lo cercavano, tutti sentivano il bisogno del suo eccezionale apporto professionale, della sua verifica. Egli dava udienza a tutti, salvo occuparsi dei problemi in ordine temporale inverso, trattenendo quindi presso di sè, in attesa, i primi interlocutori, quasi per paura di perderli senza aver potuto dare loro la risposta che essi si aspettavano.

Era credente e viveva la sua Fede in modo concreto anche per gli aspetti esteriori, ad esempio non badando a sedersi in Chiesa in ordine gerarchico (con il che, al Precetto Pasquale societario  ebbene sì – c’era anche quello! – egli spiazzava il 90% dei colleghi!). La sua Fede “interiore”. Era anch’essa visibile attraverso l’attenzione che dedicava agli Altri, che per lui erano Altri con la A maiuscola, ai loro problemi di lavoro e personali: indifferentemente. Se gli si chiedeva qualcosa, non  dava un consiglio: dava un aiuto. A tutti.  E non demordeva sino a quando questo suo impegno non avesse sortito risultati concreti.

Altra sua caratteristica era non strumentalizzare le persone, comunicare loro la propria (grandissima, n..d.r.) esperienza professionale e di vita, farle crescere sotto ogni aspetto.  Se non approvava un tuo lavoro, si limitava a non approrre la sua sigla accanto alla tua firma, ma non bloccava mai il contributo altrui nè per converso mai se ne appropriava. Comprendeva, anche se non approvava, la malvagità. Non sopportava l’incoerenza e la genericità  (“Non si è mai abbastanza specifici!”).

Aveva sofferto molto: il padre morto combattendo in Africa; la mamma fucilata dalla guerra civile in Italia. Da allora era vissuto con gli zii e poi con la sola zia, che chiamava mamma, anzi mammina, avendo aggiunto al proprio cognome Cengo, quello dello zio, Romano. Comprendeva e condivideva la sofferenza altrui.

Taluno non lo capiva ed approvava completamente, per quel suo carattere dall’apparenza scontroso, burbero, rigido. Tuttavia forse la ragione di tali riserve era un’altra: Ruggero, come uomo di principi, come professionista, come uomo di cultura e soprattutto come Uomo era inarrivabile.

Fra i tanti episodi, uno. A pochi mesi dalla mia assunzione, mi trovai ad assistere ad un colloquio fra Ruggero ed alcuni colleghi (più suoi che non ancora del tutto anche miei) di Torino e nostri superiori di Roma. Non ricordo chi mi chiese come mi trovassi con un simile capo. Io risposi, d’istinto, semplicemente con la verità : con un tale Maestro non potevo che ritenermi fortunato. Ma il fatto che voglio sottolineare è un altro, e cioè la reazione di Ruggero a queste mie parole: gli si illuminarono gli occhi di felicità. Io, che non avevo mai creduto di poter essere così tanto considerato da lui, io che in Stet ero un dirigente neo assunto, gli fui segretamente  grato per l’apprezzamento che egli aveva mostrato di riservare al mio giudizio.

Anni dopo. Mia figlia Valentina, a Trento, era prossima alle nozze. Gli mandammo la partecipazione. Ruggero telefonò subito. Io ero fuori casa. Mia moglie Maria Teresa gli disse che lo avrei richiamato. L’ho fatto. Troppo tardi. Era mancato. E come se io avessi mancato l’ultimo saluto ad un gestore.

Ruggero ha scritto molti trattati (finanza, fisco, società  per azioni) ed un libro, quest’ultimo pubblicato postumo: Cengo e Sogno (i cognomi del papà  e della mamma, n.d.r.) di Ternengo (paese d’origine, appena fuori Biella) Storia di una famiglia“ reperibile in internet). Qualcuno me lo  segnalò per una breve prefazione. La scrissi.  Oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, ogni tanto riprendo quel libro e ne rileggo alcuni passaggi. Per me è un po’ come farla rivivere, questa Persona, la quale – fra l’altro –  ha lasciato il suo ricco patrimonio personale in eredità  alla Parrocchia ed al Comune di Ternengo (Biella) il suo paese d’origine, nel quale ultimo  inoltre, con i libri della sua corposa libreria personale, è stata costituita una ricca Biblioteca Comunale, vicina alla piazza a lui intitolata.

Ecco, ho finito il mio primo millesimo post. Lo so, è un po’ lungo, ma non sono riuscito a trovare null’altro che al mio sentire valesse più di questa testimonianza, soprattutto rispetto a certe attuali forme di degrado civile ed umano, negli ambiti morali, lavorativi e della vita in genere.

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POST 999 – INCIDENTE SULLA PISTA CICLABILE (ALTOGARDA TRENTINO)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2013 @ 7:10 am

Detto altrimenti: quotidiano l’Adige 3 ottobre 2013, pagina 30 “Frontale tra ciclisti-Due feriti (gravi, n.d.r.) sul Sarca”.

Diciamoci la verità: innanzi tutto noi automobilisti Italiani (anche del nord, n.d.r.) non siamo poi così rispettosi delle regole. Qualche post fa scrissi della “regolare” violazione dei limiti di velocità. Lo stesso dicasi per l’altrettanta “regolare” violazione dell’obbligo del mantenimento della distanza di sicurezza dall’auto che precede. E lo stesso “rigore” – si fa per dire – spesso lo trasferiamo quando percorriamo una pista ciclabile, a piedi o in bicicletta. E parlo per esperienza diretta, pedalando io per circa 3.000 km all’anno su tali piste. Segnaletica e controlli insufficienti se non assenti.

Comportamenti dell’utenza spesso troppo “disinvolti” il che è particolarmente pericolo se si considerano due fattori:
• sulla ciclabile viaggiano contemporaneamente categorie di utenze a velocità molto diverse fra di loro: i pedoni a 3 km/h e le bici a 20-30 kmh. Pensate a come sarebbe pericoloso se le autostrade fossero percorse da mezzi a 30 km all’ora e da altri a 200 o 300!
• Il ciclista “è nudo”, nel senso che i suoi vestiti sono leggeri, non ha “cinture di sicurezza” e “air bag” o carrozzerie che lo possano proteggere. Ogni minimo urto lo ferisce, lo fa cadere.

... e se sopraggiunge un gruppo di scatenati ciclovelocisti?

Recentemente scrissi al giornale citato per invitare il Comune di … (ne ometto il nome per ragioni di privacy!) a migliorare segnaletica e controlli sulla sua pista ciclabile “a lago”, sulla quale, soprattutto in estate, si affollano ed incrociano in modo molto “pittoresco”, velocisti della bicicletta, bambini in libertà, cagnolini, pedoni etc. etc., anche in prossimità di curve strette e cieche. Mi fu risposto testualmente, su quelle stesse pagine, “che mai il Comune avrebbe mandato la Polizia Locale a controllare; che la segnaletica deturperebbe il paesaggio; che tutto sarebbe stato lasciato, come sempre, al senso civico dell’utenza”. Bravi!  Poi, invece, qualche agente della Polizia Locale ce l’hanno mandato a controllare. “Controllo si fa per dire” poiché esso si limitava ad una sua passeggiatina a bordo di quei buffi mezzi elettrici a due ruote che ricordano un’invenzione di Archimede Pitagorico. Tutto qui.

Molto meglio che “atterrare” sull’asfalto!”

Sulla ciclabile oggetto dell’articolo di cui al titolo del presente post io sono già caduto, per via di un gruppo di ciclisti che, zigzagando, alla fine si è improvvisamente fermato esattamente dalla parte opposta rispetto a quella che i suoi componenti stavano reciprocamente indicandosi con le braccia protese lateralmente verso l’esterno, con il risultato che io non ho potuto fare altro che andarmi a “sdraiare” fra le braccia degli oleandri poco fuori pista: qualche livido, qualche graffio … tutto è bene ciò che finisce bene.

Un ripensamento su questi aspetti va fatto. Ormai l’uso della bicicletta, il cicloturismo, il ciclo escursionismo per fortuna si sta diffondendo sempre di più. Una sua migliore regolamentazione si impone. Sulle piste ciclabili e nei centri abitati. E nelle nostre teste.

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