LE PAROLE SONO MACIGNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2012 @ 7:16 am

Detto altrimenti: handle with care, maneggiare con cura

“Fondi per il corretto funzionamento dei gruppi consiliari”. La frase non dice nulla. Infatti, avrei voluto vedere che avessero motivato “per lo scorretto funzionamento  …”.

“Rimborsi” delle spese elettorali. La parola utilizzata dice e non dice, anzi … non dice. Infatti se i “rimborsi”  sono erogati “prima”, non sono “rimborsi”. Oppure correggiamo lo Zingarelli: “Dicesi rimborso l’erogazione di una somma elargita a titolo gratuito ed in misura “multipla” prima e indipendentemente dalla successiva effettuazione – a qualsiasi titolo – di una eventuale spesa, anche non documentata”.

 Milano. In una SpA i giustificativi di alcune spese venivano secretati e raggruppati sotto la voce “Spese a conoscenza della direzione”. La frase non dice nulla. Infatti tutte le spese sono a conoscenza della direzione.

Riduzione dei fondi ai gruppi consiliari. Un consigliere afferma: “La riduzione dei fondi a nostra disposizione fomenterà la sfiducia della gente nella politica”. La frase dice molto. Infatti, questa affermazione rappresenta il contrario di ciò che il consigliere avrebbe voluto dire. Infatti, se lui stesso pensa che a seguito della riduzione dei fondi la gente si possa allontanare dalla politica, significa che lui stesso ammette che la riduzione possa essere interpretata come una sanzione a fronte del cattivo uso delle risorse. In altre parole: “Io ho gestito male i fondi, ma se mi punite riducendoli, testimonierete la mia cattiva condotta e conseguentemente la gente si allontanerà dalla politica”.

Il capo politico dell’area politica “A” afferma: “Per evitare che vada al potere l’area “B” sono disposto a fare un passo indietro”. La frase dice molto. Infatti – suo malgrado – significa che la sua presenza danneggerebbe la sua stessa area di appartenenza. Ma allora, se non ci crede lui in se stesso …

Una tale avrebbe dovuto controllare ed impedire che i denari pubblici dell’area della pubblica amministrazione affidatale fossero rubati da persone a lei sottoposte. Non lo ha fatto. Poi, afferma: “Io mando a casa chi ha rubato”. La frase dice molto. Ovvero, “I buoi sono scappati, ma io, ora, diligentemente, chiudo bene la porta della stalla”.

“Un buon tacer non fu mai scritto”. Chi l’ha detto? Taluni affermano che la frase sia di Dante Alighieri. Altri citano Claudio Monteverdi, nato a Cremona il 15 maggio 1567 e morto a Venezia il 29 novembre 1643. Ne “Il ritorno di Ulisse in patria” del 1640, precisamente all’inizio della scena ottava del quinto atto, Ericlea conclude il proprio monologo con queste parole:“Ericlea, che farai? Tacerai tu? Insomma un bel tacer mai scritto fu.” E voi, chi dite che sia stato?

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INTERVALLO DI VELA E DI BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Ottobre, 2012 @ 2:40 pm

Detto altrimenti: dopo le analisi critiche al sistema economico-politico-finanziario, passiamoci un paio di giorni in santa pace …

Il Fun "Whisper" ITA 526 in regata

Caro Diario, oggi è lunedì, quindi è arguibile che ieri fosse domenica … infatti ero a Riva del Garda per una regata di circolo. Abbiamo sostenuto due prove, percorso a bastone. In acqua alle 11,30, partenza prevista ore 12,00, “Ora” (la leggendaria brezza da sud) arrivata alle 14,45! Pensa … faceva così caldo che alcuni regatanti si sono tuffati a fare il bagno!  La mia barca, un Fun, ITA 526, è “piccola” (7 metri) rispetto alla grande maggioranza delle altre (8-10-11 metri), il che vuol dire che di bolina più di tanto non riesce a difendersi. Infatti la velocità massima è data dalla formula 2,5 volte la radice quadrata della lunghezza dello scafo al galleggiamento, per cui io posso sviluppare una velocità massima di 5 nodi e gli altri da 6 a 10 nodi. Tuttavia ci siamo difesi ed un paio di barche tipo la nostra le abbiamo battute.

Il fiume Adige poco dopo avere ricevuto l'affluente Leno, a sud di Rovereto

Ma senti però cosa mi è successo. Stavamo navigando di bolina stretta, cioè stringendo il vento al massimo, con un angolo di circa 40° rispetto alla direzione del vento. Da dietro e da sopravvento sopraggiunge una barca assai più lunga, più veloce e più “boliniera” della mia. Penso: poco male, tanto “stringe” il vento più di me e mi supererà agevolmente da sopravvento. E invece no. Ci viene contro. Io ho diritto di rotta, essendo sottovento, stesse mure sue (cioè prendevamo entrambi il vento sulla parte destra delle vele). Come da regolamento di regata grido “Acqua!” per avvertirlo che stava infrangendo una importante regola di precedenza (Regolamento di regata FIV, Regola 11, Diritto di rotta). Niente da fare. Prosegue imperterrito. I miei prodieri, che erano seduti sul bordo con le gambe all’esterno per contrappesare meglio, le ritraggono all’interno altrimenti le avrebbero avute spezzate. Io grido “Ti protesto” ed espongo la bandiera rossa di protesta. Tutto secondo regolamento. Lui grida, ci aggredisce verbalmente e prosegue la sua rotta. Alla fine della regata io devo riportare la barca nel mio porto di ormeggio (Fraglia Vela Riva), anche perchè il mio equipaggio ha lì le auto, dovendo rientrare chi a Rovereto, chi a Vicenza. Non posso quindi recarmi in tempo utile presso il diverso porto (S. Nicolò) ove ha invece sede la giuria per formalizzare la mia protesta per iscritto a termini di regolamento di regata, il che avrebbe condotto alla squalifica dell’investitore. Di che barca si trattava? Il suo numero velico è ITA 11 ..: Non vi dico qual è la terza ed ultima cifra per lasciare a voi il piacere della scoperta. Comunque, tutto è bene ciò che finisce bene, non vi pare?

"Spiagge Roveretane"

Oggi sono tornato a Trento. In bicicletta. 50 km. Per salire dalla “busa” dell’Alto Garda Trentino alla Valle dell’Adige ho scelto la vecchia strada di Torbole: 1,5 km circa con pendenze dal 10 al 15%.Quindi Passo S, Giovanni, Lago di Loppio, Mori, Rovereto, Trento. Poco prima di Rovereto mi fermo a fotografare (col telefonino) alcune “spiagge roveretane” a valle delle acque turbinate di una centrale idroelettrica ed un bel tronco trascinato dalla corrente sino ad arenarsi nel bel mezzo del letto del fiume.

Fabrizio in pausa caffè!

Quindi, incrocio un collega regatante, Fabrizio Trentini. Ciao! Al volo … e mi fermo. Fabrizio fa altrettanto. Ieri eravamo “antagonisti” amichevoli nella regata (no, la sua barca non era quella di prima!). Oggi decidiamo di tornare a Trento pedalando “di conserva”. Quest’anno Fabrizio è alla sua prima uscita in bici perchè ha avuto un incidente ad una gamba, quindi non è allenato (per fortuna, penso, perché avendo visto con quale energia scia, se fosse stato allenato sarebbero stati guai seri per me, nonostante i miei 3.500 km già percorsi nella stagione)!

Rilassati arriviamo al bicigrill di Nomi (13,5 km prima di Trento) e ci concediamo un caffè ed una piacevole sosta al sole.

Autunno fra Rovereto e Trento: ciclabile in fiore

Poi Fabrizio si trattiene a scambiare quattro chiacchere con altri suoi amici ed io veleggio … scusate … pedalo fino a casa. Riva del Garda-Trento, piacevolissima risalita, resa ancor più gradevole dall’incontro con l’amico Fabrizio.

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STIPENDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2012 @ 7:21 am

Detto altrimenti: cerchiamo in inquadrarli all’interno di un’unica “scala”, in modo che siano “commensurabili”, cioè valutabili con la stessa unità di misura.

Premessa: i termini ministri, consiglio (regionale), ente (pubblico), assessorato, regione, parlamento, senato, parlamentari etc. sono scritti con la lettera minuscola … no, non pensate male … ciò è dovuto al fatto che solo nella lingua tedesca i sostantivi sono scritti con la lettera maiuscola. Fine della premessa.

Quando scrivo “scala” mi riferisco a quella indicata sulle carte geografiche: scala 1:25.000, scala 1.100.000 etc.. Ora, se io devo misurare la lunghezza di una autostrada, non posso usare un metro rigido, di legno, del tipo usato dai venditori di tessuti, vi pare? E se, per converso, devo regolare la vite millimetrica della ruota posteriore della mia bicicletta da corsa, non posso certo osare una corda metrica lunga 20 metri. Tanto per capirsi.

Attuali ministri hanno accettato l’incarico rinunciando a porzioni consistenti dei loro ricavi annui milionari. Per loro tale rinuncia era ininfluente, in quanto il “disagio marginale” che deriva loro non è avvertibile. Qual è invece il disagio marginale di chi, avendo una pensione di 1.000 euro al mese, deve pagare l’IMU e tutti gli aggravi della politica del rigore?

Un consigliere del consiglio regionale del Lazio ha affermato: “Da me, cosa vogliono? Dopo tutto io guadagno (rectius, “ricevo”, n.d.r.) solo 8.000 euro al messe” (più i gettoni di presenza, i benefit vari e i rimborsi spese a fronte anche di non spese, n.d.r.). Solo?

Questa è la mia busta paga: meno di 8.000 euro al mese? Ma come si fa?

Corsera, 6 ottobre 2012 pag. 6. Raffaele Cattaneo, assessore regionale della Lombardia, afferma: “Come farò a vivere con meno di 8.000 euro al mese?” (+ i gettoni di presenza, i benefit vari e i rimborsi spese a fronte anche di non spese, per alcune migliaia di euro, n.d.r.). Prosegue: “Manager privati che operano su settori analoghi al mio guadagnano milioni l’anno”.

Milioni l’anno, appunto. E qui intervengo io. Cattaneo, possiamo darci del Tu? Sai, io sono un vecchio dirigente, quasi un collega … Consentimi (peccato, se ci fossimo dati del lei avrei scritto “mi consenta” che suona meglio …): non è detto che l’operare su grandi dimensioni comporti automaticamente maggiori difficoltà e quindi debba co0mportare remunerazioni fuori scala. Le quali, appunto, non dovrebbero essere stratosferiche, in ogni caso. Esaminiamo i due aspetti. Io stesso infatti posso testimoniare, per avere operato nei due ambiti, che la responsabilità e le difficoltà di gestire una piccola società per azioni dalla sua fondazione sino al raggiungimento del risultato, possono essere assai più complesse che non quelle all’interno di una grande entità industriale o finanziaria, ben strutturata sotto ogni profilo, coin strutturem, regole e responsabilità ben definite.

Cattaneo, via, lasciamo stare le retribuzioni milionarie! Infatti tu operi in regime di monopolio, nel senso che nessuna altro assessore di nessuna altra regione viene a farti concorrenza …. Quindi, come sai, all’interno del monopolio, si opera a cottimo, che non vuol dire come erroneamente si crede “più risultato producete, più vi pago”, bensì correttamente “più rispettate le regole della “libretta” più io vi pago, perché il risultato deriverà automaticamente in quanto siamo in monopolio”. Quindi molta burocrazia e meno managerialità. O se vogliamo, ad essere buoni, managerialità nella burocrazia. E poi, i milioni … lasciamoli stare … infatti anche se io sono a capo di un assessorato della regione, la mia posizione si giustifica in quanto esistono i Cittadini (e qui mi smentisco, faccio un’eccezione ed uso la lettera maiuscola): sono loro che, con la propria esistenza, giustificano la mia azione, loro sono i miei clienti. Senza di loro io non ho ragione di esistere. Io, non tu, Cattaneo, per l’amor del cielo, che nessuno si offenda! A loro, e non a chi li amministra, vanno fatti gli eventuali regali di Natale (che peraltro io non approvo come categoria).

Comunque, forse allora ti conviene farti assumere dai privati che pagano le milionate alle quali fai riferimento. Che problema c’è?

Cattaneo, hai detto: “Se fossi rimasto dirigente …” Ma pensavi che la carica di assessore sarebbe stata eterna? Come dirigente pubblico saresti stato quasi illicenziabile. Come dirigente privato (ma non eri tale) saresti stato licenziabilissimo. Ora, come assessore, sei non rieleggibile. Ed allora che fare? Io, da dirigente privato, mi sono rimesso sul mercato più volte. Alcune volte per mia scelta. Altre volte per il variare delle politiche aziendali. Altre, infine, oggettivamente per la fine del mio mandato specifico. Lo so, è faticoso, è difficile, è rischioso, è costoso … ma che vuoi, questa è la vita di noi dirigenti.

Per ragioni di completezza posso testimoniare che vi sono stati anche casi in cui si sarebbe preteso che una persona avesse ricoperto contemporaneamente i tre ruoli di presidente, amministratore delegato e direttore generale di una spa pubblica per 20.000 euro all’anno (all’anno). Ma queste sono eccezioni, mentre quelle altre, purtroppo, sembrano la norma …

Dei Cittadini ho scritto “chi li amministra” e mi sono sbagliato. Avrei dovuto scrivere “chi, su loro mandato, amministra i loro beni”. Amministratore pubblico, amministratore del pubblico. Da una lettura oggettiva del termine “pubblico” (l’amministratore amministra il bene pubblico dei cittadini, quindi  “pubblico” come complemento oggetto) dobbiamo passare ad una lettura soggettiva (i cittadini hanno incaricato una persona ad amministrare i propri beni, cioè l’amministratore è del pubblico in quanto nominato dal pubblico.  Quindi “pubblico” come soggetto che nomina).

Su una cosa concordo con te, Cattaneo: si rischia di buttare il bambino con l’acqua sporca: summa  lex, summa iniuria. Ma domandati un po’: a chi devi dire grazie? Alla regione Lazio? Ma anche lì in Lombardia non è che siate messi molto bene … o no?

Termino. A tutti coloro che ricevono “solo” 8.000 e 4.000 euro al mese, cosa deve dire chi non riceve né stipendio né pensione? Chi si vede vendere all’asta la casa perché non può pagare il mutuo? Chi guadagna 500 euro al mese? Chi vede i propri figli non ammessi alla mensa scolastica perchè non ne può pagare la retta? Chi …. vabbè, l’elenco è lungo … fate voi …

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COLLEGAMENTO MORI-ALTO GARDA TRENTINO IN PROJECT FINANCING

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2012 @ 6:52 pm

Detto altrimenti: oh, finalmente! Ero un po’ stanco di leggere e scrivere di crisi e di scandali ed ho volentieri ripreso ad occuparmi di “elementi della ricostruzione” del Sistema Italia.

Il Project Financing (o Project Finance, in ogni caso, PF) …. “Carneade, chi era costui?”…Si chiedeva il Manzoni e Don Abbondio con lui, per indicare un quesito al quale era quasi impossibile dare una risposta… ebbene, queste mie poche righe si propongono informare i non addetti ai lavori.

PF, collaborazione fra pubblico e privato per la realizzazione di un’opera pubblica (ma si può attivare anche fra privati per opere private). Nonostante il nome, il primo esempio di PF non viene dalla finanza inglese, ma da quella romana. Si, romana, di 2000 anni fa, allorquando il Senato Romano si accordò con alcuni “miliardari” dell’epoca: “Voi costruite a vostre spese un nuovo porto o ampliate il vecchio e noi vi lasciamo la concessione gratuita dell’uso di due moli per 99 anni”.

Il Project Financing può tradursi con Finanziamento di un Progetto, in contrapposizione alla Finanziamento di una SpA (SpA che invece potrebbe realizzare molti progetti). La SpA in questione punta sulla bontà di un singolo progetto (opera pubblica) e si dichiara disponibile a progettarlo, finanziarlo, realizzarlo e gestirlo individuando nel reddito che l’opera realizzata produrrà la fonte di ricavi necessari al pareggio dei costi (gestionali, ammortamenti e servizio del debito), oltre, naturalmente, la fonte dei ricavi necessari a generare un certo utile. Quindi, prima di essere “Finanziamento” di un progetto, il Project Financing è una vera e propria “Progettazione Tecnico Finanziaria Gestionale”, per cui l’espressione inglese si potrebbe tradurre anche con la locuzione “Progettazione Finanziabile”.

Il decentramento a livello regionale e comunale di molte attribuzioni dello Stato (ad esempio il trasferimento di 30.000 km di strade statali alle regioni); la trasformazione dei sistemi di gestione dei servizi pubblici locali da finanziari (tanto ho, tanto spendo) in economici (tanto faccio fruttare ciò di cui dispongo); la rarefazione delle disponibilità finanziarie pubbliche (soprattutto a seguito della necessità di frenare la crescita dell’indebitamento pubblico); l’opportunità, oltre che la necessità, di attivare la finanza privata, hanno indotto gli enti pubblici territoriali (e lo Stato) a ricorrere al Project Financing e ad inquadrare questo strumento all’interno di importanti leggi, fra le quali spiccano le numerose “Leggi Merloni” sui pubblici appalti. Utilizzando tali leggi, il privato interviene, proponendo all’ente pubblico la Progettazione (Società Promotore), lo schema di finanziamento (Project Financing), la costruzione dell’opera e la sua successiva gestione (Società di Progetto), almeno per un iniziale congruo periodo. Primo esempio di Società Promotore è la Bre. Be. MI SpA, costituita il 2.2.99 fra i Comuni, le Provincie, le CCIAA, le Associazioni Industriali di Bergamo, Brescia e Milano e Banca Intesa, per la progettazione dell’Autostrada diretta Milano-Brescia (saltando Bergamo): 61 km per (allora) 1.300 miliardi di investimenti, di cui il 25% con fondi privati ed il 75% con finanziamenti bancari. La Bre.Be.Mi si è candidata il 30.6.99 per progettare, costruire e gestire la citata struttura. E’ chiaro che in un’opera del genere, per rimanere nell’esempio, emergono ampi margini di redditività in quanto i diversi Enti Pubblici non pretendono la “remunerazione effettiva del valore della concessione”, cioè il valore strategico delle aree, delle concessioni edilizie, dei Piani Urbanistici. Ed è questo il plusvalore di ogni operazione di Project Financing: il Pubblico valorizza il proprio apporto conferendolo ad un sistema di progettazione, finanziamento, costruzione, e gestione di tipo privato. Il privato, da solo, non potrebbe realizzare l’opera in tempi accettabili, soprattutto per gli adempimenti burocratici ed autorizzativi. Il Pubblico, da solo, avrebbe difficoltà nel finanziarla e nel realizzarla. Insieme si può.

Alberto Pacher

Nel caso trentino, i privati che vinceranno una apposita gara, progetteranno, finanzieranno (parzialmente), realizzeranno e gestiranno l’opera pubblica e riceveranno un canone gestionale e contratti per la relativa manutenzione della tratta realizzata. Questa, per sommi capi, l’anticipazione che il Vice Presidente della PAT Alberto Pacher ha fatto oggi a Riva del Garda relativamente al progettato collegamento Mori-Alto Garda Trentino, in occasione di una importante esposizione rivana odierna (Expo Riva Grand Prix) e ripetuta pochi minuti fa al TG3 Regionale. Resta da vedere se i “canoni” deriveranno dall’applicazione di vere e proprie tariffe (in tal caso il collegamento sarà a pagamento, come una vera e prpria bretella autostradale, il che comporterebbe fra l’altro l’utilizzo del territorio necessario alla realizzazione dei caselli di accessso), o se essi saranno oneri posti direttamente in capo alla Provincia.

Trento, 6 ottobre 2012, ore 19,45. Più tempestivi di così …

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POLITICHE DEL RIGORE E NON

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2012 @ 8:10 am

Detto altrimenti: improvvisamente l’estate scorsa …

Tennessee Williams

L’attuale modello di sviluppo non ha retto. Improvvisamente l’estate scorsa … è il titolo un bel film del 1959 diretto da Joseph L. Mankiewicz, tratto dall’omonima pièce teatrale di Tennessee Williams . Noi invece dovremo dire “improvvisamente due estati fa”, quando importanti personaggi politici, poi per fortuna “sospesi quasi a divinis” dal governo, affermavamo che si, ci avrebbero pensato dopo le ferie …

La crisi. Dicevano: non esiste, anzi si, internazionale, planetaria … Altri dicono: occorreva ed occorre rigore. Ma rigore nei confronti di chi? Solo nei confronti di coloro che non hanno “vie di fuga”, alternative? E cioè pensionati, lavoratori, studenti di scuole pubbliche (di questi giorni la protesta), enti culturali. Ma … dice … stiamo anche riducendo il numero dei consiglieri regionali/comunali e i costi di una parte della politica. Di una parte, appunto. Io avrei cominciato dai parlamentari. Ma, dice … la legge non lo consente. Ma, dico, certo che la legge non lo consente, la fanno loro! Ecco, appunto, mi si replica, chiudiamola qui. Eh no, caro mio … diamoci una mossa e modifichiamo il sistema per vie legali, altrimenti la corda, se troppo tirata, si spezza. Vogliamo ripetere l’esperienza greca? No, l’Italia non è la Grecia … “mia” faccia, “mia” razza (“mia” in greco: “una sola, una stessa”, non “mia di me”. Scusate, ma non tutti hanno studiato il greco, n.d.r.) vabbè, ma poi, quanto all’economia e alla finanza, vogliamo mica mettere … In effetti il nostro spessore economico e finanziario è ben maggiore. Ben maggiori infatti sono le zavorre che potremmo via via scaricare prima che il novello “dirigibile Italia” precipiti al suolo. Soprattutto quattro: costi, sprechi e furti della politica; fisco non equo; evasione ed elusione fiscale; economia mafiosa. Ho indicato i quattro malanni in ordine crescente di difficoltà quanto alla loro eliminazione.

 1) Costi, sprechi e furti della politica. Basta rifarsi ai principi della Costituzione e farlo in modo serio. Dobbiamo uscire da questo nostro perenne “dopoguerra” sulla cui base si pretende ancora oggi di giustificare comunque il costo, i privilegi e gli sprechi d un “apparato” che -. unico baluardo – secondo la sua stessa affermazione potrebbe difendere il sistema dal Male Assoluto, cioè dal comunismo. Ma lo sapete che il muro di Berlino è caduto da un pezzo? Lo sapete che i più ricchi clienti delle nostre più esclusive località turistiche sono Russi? L’immoralità insita in questa situazione è stata ormai sconfitta dalla amoralità ed ancora, l’amoralità e la vergogna che si dovrebbe provare nel giovarsi di queste anomalie è stata sostituita dall’orgoglio di “esserci riusciti”. Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome, e questa si chiama Questione Morale. Anche qui occorre rigore … rigore morale!

2) Fisco non equo: occorrono aliquote molto più proporzionali, più leggere per le fasce basse è più elevate per le fasce alte. Avete notato che alla TV, quando si illustrano modifiche delle aliquote, ci viene spiegato cosa succede agli scaglioni di reddito sino a circa 150.000 -200.000 euro l’anno, ma nulla si dice per gli scaglioni (ma poi esistono?) sino a 500.000, 1.000.000, 5.000.000  (e ben  oltre!) di euro l’anno?

3) Evasione (ed elusione, ovviamente. Puniamola come l’evasione!) fiscale. Fino a quando in campo internazionale ci saranno le “vie di fuga” per i grandi evasori, non se ne farà nulla. Occorre pertanto intervenire a livello internazionale. Innanzi tutto Europeo, e quindi, forti di questa posizione unitaria, imporre – si, imporre, se necessario! – l’estensione del sistema anche oltre oceano. Quanto ai paesi Emergenti, il Birc (Brasile, India, Russia, Cina) che dire? Al nostro interno esigiamo certificazioni anti-mafia, dimostrazione dell’assolvimento degli obblighi fiscali e contributivi, rispetto delle norme di sicurezza … e poi delocalizziamo noi stessi le nostre attività in quelle zone “perché la manodopera – e quindi il prodotto finale – ci costa molto meno”. Ma via … “mi faccia il piacere” direbbe l’intramontabile Principe de Curtis alias Totò! Anche qui occorre una politica (internazionale) di rigore.

4) Economia mafiosa. Ma quà mafia? La Mafia (e la Ndrangheta, la Camorra, la Sacra Corona Unita) non esiste … Quando mai? E se proprio esiste, si articola in “Mafia” e “Antimafia”. A parte lo scherzo, anche a questo riguardo … una volta sentii pronunciare una frase che mi raggelò. Ad esprimersi era un dirigente di una grande (grande dimensionalmente, cioè “big”, non certo “great”, intendiamoci bene!) banca del meridione: “Il Cardinale Pappalardo si permette di parlare così contro la mafia perché è Cardinale …” Capito mi avete? Anche a questo riguardo certi centri di Male Assoluto (questo sì che lo è, non quello che ho citato sopra) da troppi sono ancora “ammirati ed invidiati” anziché condannati. E poi – oggi non si potrebbe più – ma vogliamo domandarci come accadde che certe Spa furono capitalizzate con valigiate di banconote, in contanti, intendo? Oggi non si può più. Ed allora occorre lavare, ripulire per riciclare ed investire.

Tiziano Terzani

Come fare? Tre “giri di giostra” all’estero (e qui rubo il titolo ad un altro Autore, Tiziano Terzani, con il suo “Un altro giro di giostra”, l’avete letto?) nei paradisi fiscali e monetari, ed il gioco è fatto. Tutto diventa legale. Ed allora, togliamo questa benzina alle auto criminali: si fermeranno. Ed ecco l’accordo internazionale di cui si sente la necessità. Anche qui … anzi … qui sì che occorre una “politica di rigore (internazionale)”. E che lo Stato non sia il primo biscazziere, concedente del concessionario Atlantis, per favore …

Le mie sono Utopie? Forse. Ma l’Utopia è l’ossigeno della vita. Guai se smettessimo di credere che Qualcosa possa succedere! Spes ultima dea …

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VIAGGIO IN ITALIA, 3° TAPPA: TRENTO-RIVA DEL GARDA IN BICILETTA: 137 KM

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2012 @ 7:18 am

Detto altrimenti: non ci credete? Leggete qui sotto …

A Riva, a Riva! A Riva … del Garda, in bicicletta!  Ci arrivavo sempre da nord, provenendo da Trento. Questa volta ho voluto arrivarci da sud, un po’ come il mio compaesano Cristoforo Colombo che voleva “guadagnar l’oriente par l’occidente ….”  Innanzi tutto, quale bici usare? Quella da corsa scivola meglio e pesa meno, ma non ha il portabagagli. E, potendo, preferisco non avere un sacco sulle spalle. Quindi prendo la mtb.

... e chiaro nella valle il fiume appare

 

Parto da Trento alle 08,45 del 4 ottobre 2012. Lungo la ciclabile della Val d’Adige, dopo pochi minuti, incrocio Mariangela e Sergio, amici-colleghi di Bici UISP, che pedalano verso nord. Ci salutiamo al volo, un ciao gridato. Anche loro abitano a Trento. Mi domando: a che ora sono usciti a pedalare? Non è stagione da uscire presto la mattina, questa, fa freddino. Comunque, io bene imbacuccato e con il vento alle spalle: Sergio poi con uno spolverino aperto sul davanti, controvento! Che fisico!

Km 17,5: bicigrill di Nomi. Caffè e brioche con marmellata. Indi si riparte. Prima di Borghetto vecchi muretti e un gregge di pecore Sosta per foto all’Adige ed alle pecore.

Indi a Borghetto, 55 km. Sono al confine meridionale: prima, dell’Impero d’Austria, oggi della Provincia di Trento. Giro a destra sul cavalcavia e poi a sinistra e prendo la destra Adige verso sud, per 15 km. Non è bella come la sinistra Adige, quella che conduce a Domegliara, per il fondo stradale, i paesaggi ed il traffico. E poi … si è già levata l’ “Ora”: ho il vento contro …

Km. 70. Un cartello mi dice che una ciclabile mi porterebbe a visitare il Forte Wohlgemuth. Non so se poi scede dall’altro versante.

Quindi, superato quello che un tempo era uno sbarramento fortificato della strada,  inizio a salire sulla statale. 7 km di salita dura (8%): per fortuna ho la mtb con i suoi meravigliosi rapporti demoltiplicati! Con la bici da corsa sarebbe stato molto più dura! A metà salita, un bivio: domando informazioni circa la strada per Garda. Mi suggeriscono di scollinare a Caprino Veronese. Errore: avrei potuto aggirare la salita resuidua verso sud! Chi non ha testa ha gambe! Ecco cosa vuol dire aver dimenticato a casa la mappa che mi ero diligentemente preparata! Arrivo finalmente al pianoro sul quale si trova  Caprino.

Lo aggiro verso sud … troppo verso sud (secondo errore di rotta) ed arrivo a Albarè, in zona da ma conosciuta. Risalgo verso nord per 2 km, indi a sinistra scavalco la collinetta, scollino e finalmente sono in cima al discesone che conduce a Garda. Zàlatta, zàlatta, il mare, il mare! Gridarono i Greci delle Anabasi di Senofonte al termine della loro faticosissima marcia! Il Garda e il paese di Garda, finalmente! Arrivo al lago alle 14,00, poco più di cinque ore per 90 km, soste per caffè,  foto e ricerca itinerario  comprese.

Sole, caldo … mi alleggerisco dagli abiti “invernali”. I tavolini all’aperto di tutti i ristoranti sono pieni di turisti. Anch’io mi siedo. Su una panchina e divoro due super panini preparati da Maria Teresa, una mela, un po’ di marmellata (che lusso! Anche il dessert!)  e mi scolo una borraccia di acqua arricchita di sali integratori. Mi concedo un caffè espresso e riposo sino alle 14,30. Indi riparto per gli ultimi 47 km. Poco traffico. Mi sento più sicuro qui che su certe ciclabili affollate di ciclisti e pedoni.

Spira un’ “Ora” forte e mi aiuta a progredire velocemente, a circa 25-28 kmh.. Qualche accenno di crampi alle gambe: rimedio con brevi soste, bevendo la mia acqua “corretta sali” e comperandomi un  gatorade. In prossimità delle gallerie fra Malcesine e Riva del Garda accendo le luci anteriori e posteriori ed indosso le prescritte bretelle rifrangenti. Arrivo a Riva alle 17,15. Qui mi aspetta Maria Teresa che mi riporta a Trento, in macchina: … e cosa mai avreste preteso di più da un vecchietto di 68 anni!?

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HOLLANDE, PRIMI 56 GIORNI DI GOVERNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2012 @ 4:28 pm

Detto altrimenti: dopo che avrete letto il post, alla fine, facciamo qualche considerazione

Nel periodo di cui al titolo, il Premier Hollande

ha venduto all’asta tutte le auto blu. Il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate;

ha fatto inviare un documento di 12 righe a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle auto aziendali scrivendo che  “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, oppure è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Quindi via le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (con apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia con l’assunzione di 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”;

ha abolito lo scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) ed ha emanato un decreto presidenziale urgente stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre, come insegnanti nella pubblica istruzione;

ha abolito sovvenzioni a licei privati per 2,3 miliardi di eurio; con quei soldi ha varato un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali;

ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati scritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale;

ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, fondazioni e case editrici, creando comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base della presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate;

ha offerto per decreto alle banche una scelta:  “Chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali; chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare”. Tertium non datur;

ha decurtato i super stipendi: 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% quello dei  parlamentari e del 40% quello di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.

Oggi lo spread dei titoli di stato francesi rispetto ai bund tedeschi è sceso a 101. L’inflazione non è salita. La competitività e la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.

Ed ecco le mie brevi considerazioni

1) Si tratta di notizie via internet. Se sono vere, copiamo Hollande. Se non sono vere, adottiamo noi questi provvedimenti.

2) Si tratta di provvedimenti con efficacia immediata nel brevissimo periodo, e che mostrano una diretta corrispondenza fra quanto si recupera e dove si investe ciò che si è recuperato.

3) Hollande ha attuato allo stesso tempo le due fasi del  contenimento di costi e della crescita. Non una fase dopo l’altra.

4) Si tratta di provvedimenti che “danno l’esempio” e rendono accettabili i sacrifici che si richiedono alla popolazione.

Quali sono le vostre considerazioni, lettori del blog?

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FUNGHI MINORI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2012 @ 8:06 am

Detto altrimenti: Minori? E chi lo ha detto? Come si pemette … lei?

Sotto l'attento sguardo del Maestro ...

Ottobre andiamo è tempo di fungare … già, “andiamo” cioè al plurale, “in compagnia”, perché andare con uno esperto è tutt’altra cosa!. Lo so, la soddisfazione maggiore la si ha con le brise (boletus edulis, alias porcini, Steinpilzen), salvo poi, a casa, affermare a ragion veduta, che “il misto è più saporito”. Ed allora dedichiamoci a raccoglierlo, questo misto! Solo che bisogna conoscerli bene i funghi “minori” e non è da tutti. Che fare? Semplice, basta avere un amico esperto, ed io ce l’ho; magari che abiti in zona adatta (va bene Cavareno, Val di Non?); che abbia la pazienza di condurti passo passo e di illustrati le varie specie (e il mio amico questa pazienza ce l’ha), ed il gioco è fatto. Dimenticavo un particolare: pulire il misto è assai più faticoso che non dare una spolverata alle brise, ma il gioco vale la candela, ve l’assicuro. Ed allora, con la guida di Edoardo, cosa abbiamo raccolto (lui soprattutto …):

Senza parole

Lactarius delicious (rossignoli)
Armillaria mellea (chiodini)
Bianularis imperialis (brisa dura: ottima da far seccare o sott’olio!)
Camntarellus lutescens (finferle)
Cliticybe nebularis (zoni)
Tricoloma terreum (morette)
Gomphus clavatus (finferli blu)
Tricoloma nudum (funghi blu)

In umido, fatti seccare, sbollentati e surgenali, surgelati così come sono, impanati e fritti, infine al forno. Ce n’è per tutti i gusti!

 

Buon Ottobre Rosso (di boschi autunnali) a tutti!

 

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IL MESTIERE DELLE ARMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Ottobre, 2012 @ 6:26 am

Detto altrimenti: ma dai … ridiamoci un po’ sopra! Perle autentiche di vita militare

Sergente AUC (Allievo Ufficiale di Complemento). Neo nominato. Arrivai a Torino, stazione di Porta Nuova, indi con un bus, in provincia, alla ricerca della mia caserma di destinazione che non nomino per non svelare un segreto militare. Era inverno. Di sera. Buio pesto. Dico all’autista quale è la mia meta. Ok, ci penso io. Ad un tratto si ferma in mezzo alle colline. E’ qui, mi dice. Scendo con il mio borsone d’ordinanza, lui riparte. Io resto nel buio più assoluto. Dov’è la caserma? E se non la trovo … che figuraccia! Cominciamo bene ….. Poi nel bosco adiacente, vedo un lumicino, come nelle favole …. Mi avventuro fra gli arbusti e  inalmente la scorgo. Altolà, chivalà, parola d’ordine … dai che sono un sergente … ok venga avanti. Finalmente il cancello viene aperto e supero una agguerritissima cinta di recinzione. Scoprirò il giorno dopo che la recinzione era solo dal lato della strada, “Mac pro forma”, in torinese, solo un pro forma … va bin parei, va bene così … parluma piemuntes, nè monsù? Sarà mac util … sarà solo utile (che sia così, n.d.r.).

 Piemonte. Brigata Alpina Taurinense. La mia caserma – come v’ho detto – era in provincia. S’era andati a Torino, al Comando Brigata, a prestare giuramento, noi sergenti AUC neonominati. Giurammo. Sulla via del ritorno il conducente, un sergentino di carriera, avendo visto sul ciglio della strada alcune “signorine” in attesa di clienti, pensò bene di fermarsi per discutere sull’andamento dei prezzi. Io gli gridai: “Ma dietro di noi, a pochi km, c’è il Capitano! Cosa deve pensar lui,  se il nostro pensiero, freschi di giuramento e armati di tutto punto è quello di fermarci a intrattenere queste “signorine?”Niente da fare. La discussione sul marketing (o marchetting?)  continuò. Il capitano ci raggiunse, la sua camionetta rallentò nel sorpassarci. Giungemmo in caserma. Le licenze e i permessi già concessi per l’occasione vennero revocate: “Non vi punisco perché non saprei come motivare, tanto siete stati stupidi”.

Una volta facemmo un’esercitazione. Dovevamo nascondere una colonna di mezzi semi corazzati, muli meccanici, camion, cucine da campo, cannoncini, un piccolo esercito insomma, alla vista del ricognitore aereo che avrebbe sorvolato la zona scattando fotografie, rispetto alle quali avremmo dovuto essere invisibili. Era il 19 marzo 1969. Avevamo salito il Colle del Sestriere dal lato della Val Chisone ed eravamo scesi dal versante opposto a Cesana Torinese. Gli sciatori (turisti civili, beati loro!) ci tagliavano la strada, perfettamente innevata da una recente nevicata. Io, accanito sciatore, soffrivo non poco a di fronte a quella vista che per me era unverio e proprio  supplizio! Cesana: ampi boschi e prati innevati intorno al paese, tutti noi, indipendentemente dal grado, spaparanzati al sole, sdraiati sulla neve. Una goduria. Anche nelle foto venimmo bene!

Altra occasione. Colonna di 50 (cinquanta) camion, 200 m metri uno dall’altro. Attraverso la Serra d’Ivrea. Trasferimento di un intero reparto (sempre per esercitarci nella mobilità: rapidi ed invisibili …). Io ero sul primo mezzo, capocolonna. Improvvisamente, in corrispondenza di un tornante, da dietro un albero salta fuori il capitano, il quale, pistola in pugno, simula un attacco. “Tenente, come reagirebbe?”. Ed io: “Comincerei a discutere le condizioni della resa, per dare il tempo al secondo automezzo di dare l’allarme agli altri 48 e metterli in salvo. Tanto l’aggressore non potrebbe vedere la manovra di inversione di marcia”. “Tenente, lei non ha spirito guerresco”. Era vero, ma cos’altro fare, da solo, con una pistola scarica ed una colonna di automezzi che si snodava per 10 km alle mie spalle?

Sud Tirol. Brigata Alpina Tridentina. Altra manovra. Val Pusteria. Coordinata con gli “Alpini d’arresto”. Il Generello (colonello che faceva funzioni di generale e quindi aveva l’aquila e la greca generalizia sul cappello, quindi “generello”) aspettava tutti gli ufficiali a rapporto, in prossimità del bosco. La valle era splendida, splendida di neve. Un trenino a vapore la percorreva, lento, ed i suoi sbuffi sembravano aliti umani. Arrivammo a rapporto. Ufficiali … non ce ne era uno di noi con la divisa uguale all’altro. Chi indossala la “mimetica”, chi l’abbigliamento da sci, chi la “diagonale”, chi la divisa da caserma … Il Generello si in … quietò non poco, ma non punì nessuno, perchè l’ordine che aveva emanato non specificava alcunchè. Pfuuui … , l’è nada …

Sempre in Alto Adige. Non nomino la caserma sempre per lo stesso motivo, cioè per non svelare un segreto militare. Sottotenente di fresca nomina, di servizio quale ufficiale di picchetto. Un fine pomeriggio vedo una teoria di alpini, vestiti male, scalcinati, in tuta da lavoro, uscire dalla caserma attraverso un buco nella rete di recinzione, alla luce del sole che stava tramontando. Mi allarmo. Un sergente di carriera mi tranquillizza: “Signor tenente, il colonnello è d’accordo. Sa, lì dietro c’è un maso di contadini che prepara un’ottima polenta e spezzatino … gli alpini lo preferiscono … lo abbiamo permesso loro, purchè non si allontanino”. Vabbè, se le cose stanno così …

Ricordi … molti anche belli, Il colonnello apprezzava che si facesso del moto. Ah si? Accontetato!  Ero o no un aiuto istruttore sezionale della Scuola di Alpinismo “Bartolomeo Figari” del CAI Sez. Ligure di Genova? Chi si offre volontario per una marcia in montagna? Ne trovavo sempre una ventina. Fra questi un ragazzo di Cles (Val di Non) – si chiamnava Janes? – con il quale, anni prima, da civili, avevamo fatto insieme, dalla Val di Sole,  Malga Mare, Rifugio Larcher e il monte Vioz. O era il Cevedale che pure avevo salito? Confondo le due gite. Pazienza.  E allora, si diceva …. via, intorno alle Odle, Val di Funes etc. etc.. Camminate meravigliose. Loro il fucile garand. Io, per non essere da meno, mi “appesantivo” con le mele ed il vino per tutti. Non stavo male. So solo che un giorno il mio capitano mi disse: “Ma tu, la licenza non la chiedi mai?” …. fate un po’ voi!

Le armi. Un’industria “pesante”, quanto a fatturato. L’Italia è il primo produttore al mondo di mine anti-uomo … ma se non le facciamo noi, le farà qualcun altro, allora, tanto vale … Questa è la copertura morale che ci diamo … Nessuna guerra ha mai posto fine alle tensioni che l’hanno generata. Di questo sono sempre stato convinto. Tuttavia non sono stato obiettore di coscienza.  Un giorno, durante il corso AUC, un capitano chiese chi sapesse rispondere alla domanda “Il servizio militare è utile?”. Io risposi così: “Occorre articolare meglio la domanda. E’ utile a chi lo presta o allo Stato che lo riceve? Per il singolo e per lo Stato, si tratta di una utilità “assoluta” o da valutarsi in relazione a ciò che ognuno di noi  “non fa d’altro” durante il periodo della ferma?” La nuova impostazione della sua domanda piacque a quel capitano. Suonò la campanella che segnava la fine dell’ora. Dovevamo correre in piazza d’armi per l’addestramento formale esterno. Non ci fu tempo di formulare e discutere le riposte.

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SCANDALIZZIAMOCI DEGLI SCANDALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Ottobre, 2012 @ 1:33 pm

 Detto altrimenti: c’era una volta … Valletta e il suo operaio

Una volta … anni ’50, cioè primo dopoguerra. Oggi RAI Storia talvolta ci mostra spezzoni di quella società. Recentemente sono rimasto colpito da uno di quei filmati. Si trattava dell’intervista ad un famoso attore del momento. Per strada. L’intervistatore in piedi, l’attore seduto in una enorme auto decapottabile, aperta, chiaramente americana. Fra le tante domande: “Quanto le è costata quest’auto?”. Risposta, con orgoglio: “Cinque milioni”. All’epoca lo stipendio di un operaio … quant’era? 40-50.000 lire al mese? Giù di lì. In allora a scandalizzarsi erano in pochi. La massa percepiva la cosa come il sogno da sognare, l’obiettivo da raggiungere, una situazione invidiabile e moralmente irreprensibile. Solo pochi si scandalizzavano. Oggi le coscienze sono molto maturate e il rapporto fra chi si scandalizza e chi no si è invertito. Tuttavia siamo ancora troppo pochi a scandalizzarci ed inoltre, al pensiero non segue l’azione, direbbe Giuseppe Mazzini! Intendiamoci. Non voglio certo innescare una “lotta di classe”. Voglio solo riportare le varie grandezze all’interno di un comune commensurabilità. Mi spiego. Se io guadagno 1, tu 2, lui 10, quell’altro 20 (Valletta alla Fiat percepiva uno stipendio 20 volte superiore a quello di un suo operaio), mi sta bene. Ma se l’operaio percepisce 1 e l’altro (non facciamo nomi, per favore!) 500, bè, forse qualcosa non quadrava ieri o non quadra oggi. Tertium non datur.

Ma … attenzione! L’esempio di Valletta ci riporta al confronto fra due posizioni – Valletta e l’operaio – operanti all’interno dello stesso Sistema Fiat. Ma ecco che il discorso di può ripetere fra soggetti appartenenti – in ambiti diversi – ad un sistema più ampio, il Sistema Italia, al cui interno vi sono settori non privilegiati e settori privilegiati, i quali ultimi, ad esempio, consentono il pensionamento a 52 anni o “dopo due legislature”; consentono cumuli di incarichi, stipendi e pensioni; livelli retributivi “troppo multipli”; benefit vari, etc.. Sull’altro fronte, settori che “esodano” i propri appartenenti, che pagano pensioni minime, etc. Cioè, vi sono situazioni diverse, molto diverse, troppo diverse secondo quel multiplo che prima ho assunto ad esempio, ma che exemplum fictum proprio non è …

Allargando il discorso, arriviamo al Sistema Internazionale. Due esempi per tutti: il capo della nostra Polizia guadagna multipli dello stipendio del Capo della Cia. Lo stesso dicasi per i nostri parlamentari.

A questo punto, alcune domande: questo sistema squilibrato ….

…è moralmente corretto? No. La morale … taluno pensa ai principi di equità che pure il Vangelo insegna … ma “il non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” risale al codice di Hammurabi, qualche annetto prima di Cristo. “Non fare agli altri …” nello specifico potrebbe tradursi con “non mettere gli altri in condizioni di indigenza, di povertà”, anche perché – se non altro – l’indigente ed il povero non consuma beni, quindi tu non li puoi produrre, etc.. La morale? Preferisco non disturbare la religione e rifarmi a principi evidentemente innati nella natura umana (Hammurabi docet, come dicevo poc’anzi).

E’ conveniente per lo sviluppo economico? No, perché l’arricchimento di pochi e l’impoverimento di molti comprime i consumi e quindi la produzione.

E’ utile all’occupazione? No, dico io. Ma mi si potrebbe obiettare: io imprenditore guadagno di più, investo in automazione, produco di più. Si, dico io, ma con meno operai e i “meno operai” sono anche “consumatori in meno”. Ed allora, che se l’accatta la tua extra produzione?

E’ funzionalmente efficace? No, perché una retribuzione troppo elevata attira comunque pretendenti, indipendentemente dalla attitudine, preparazione, professionalità, impegno lavorativo, disponibilità a farsi carico di obiettivi e responasanbilità,  impegno sociale di ciascuno.

E’ socialmente conveniente? No, perché innesca spinte di protesta che possono degenerare.

E’ finanziariamente sostenibile? Oggi no. Dobbiamo destinare ad altro quelle extra-risorse.

E’ la legge del mercato! Replico. Ok, abbiamo visto dove ci ha portato questa legge. Il Comunismo ha impiegato oltre un secolo a fallire. Il “libero mercato” solo qualche decennio.

Ma mi si obietta: se un giocatore di calcio è bravissimo, viene conteso da più squadre e se lo aggiudica chi mette sul piatto un maggior numero di milioni (di Euro). Eh no, signori, a parte che alcune squadre (spagnole) sono molto indebitate e stanno mandando a fondo le banche che le hanno finanziate, a parte questo …. poiché “nulla si crea e nulla si distrugge”, quei milioni che entrano nelle tasche del calciatore o della squadra che lo vende, da quali tasche sono stati presi? Provate a riflettere. In ultima analisi dalle nostre tasche di spettatori allo stadio, nostre di consumatori di prodotti reclamizzati allo stadio, nostre che paghiamo il canone TV o l’abbonamento a tv private, nostre di noi che sia pure inconsciamente siamo gli sponsor degli sponsor delle squadre sul campo.

Ed allora, riflettiamo. Occorre riscrivere l’ordine delle priorità; occorre un ridimensionamento generale, che non è un appiattimento, ci mancherebbe altro! Inoltre, occorre ridare un significato specifico ad ogni parola, alle parole che formano frasi, alle frasi che esprimono concetti, ai concetti che permeano di sè le leggi. La legge è uguale per tutti? OK, ma per tutti tutti, non “per tutti coloro che appartengono alla stressa categoria”, non “La legge è uguale per tutti, tranne le eccezioni di legge”.

Sino qui, la “problematica”. Come uscirne? Ecco la “soluzionatica”: abbiamo la Costituzione Italiana e il Vangelo. I due documenti sono concordi. Ora, anche se uno è non credente ma mi rispetta la Costituzione, il gioco è fatto. A parte che, in tal caso, il non credente diventa – nei fatti – credente … “a sua insaputa”, s’intende!

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