BREXIT 3 (E NON SOLO …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Luglio, 2016 @ 1:15 pm

Detto altrimenti: a seguito delle riflessioni di Vincenzo Passerini “Il lascito di More allo spirito europeo” su L’Adige odierno, pagg. 1 e 47.                         (post 2417)

imagesJ8JSBLGBPasserini ci espone i fondamentali di Thomas More, alias Tommaso Moro, alias (dal 1935) San Tommaso Moro: le ragioni della coscienza, la libertà dell’individuo, la dignità dell’uomo, la riforma della cultura, della società, della chiesa, l’accoglienza degli Altri, la solidarietà, l’equità nella distribuzione delle ricchezze, il diritto-dovere al lavoro, etc., tutte basi pre-UE, precedenti anche a quelle gettate poi da tale Altiero Spinelli qualche secolo dopo. Non si tratta qui di riassumere lo scritto di Passerini né l’opera (Utopia) di Tommaso Moro. Cito solo un passaggio de L’Utopia, citato da Passerini:

“Quando penso a tutti gli Stati oggi esistenti e mi sforzo di analizzarli obiettivamente, altro non riesco a vedere – che Dio mi aiuti – se non la cospirazione di un branco di ricconi che a nome e con il pretesto della collettività, si fanno soltanto gli affari loro e si inventano ed escogitano tutti i modi e gli espedienti per riuscire in primo luogo a non correre il rischio di perdere quello che in modo disonesto hanno arraffato e per riuscire, pagando il meno possibile, ad abusare del lavoro e delle fatiche dei poveri”.

Moro non era un antipolitico: voleva solo fare una politica diversa.

Ma vengo al mio contributo. Il riferimento all’ Utopia come ad un metodo. Ovvero: è difficile costruire una Europa Politica? Sit sane verum, sia pur vero, ma almeno che qualcuno provi ad elaborare e descrivere nei dettagli come gli Stati Uniti d’Europa potrebbero e dovrebbero essere. Così come Tommaso Moro ha descritto come potrebbe e dovrebbe essere la sua Isola-Stato ideale.

N.B. 1: Utopia, u-topos, non- luogo … ovvero un luogo, una situazione semplicemente non “ancora” raggiunta: guai nella vita a non avere un’utopia un’aspirazione a un modello ideale!

N.B.2 : volete leggere Utopia di T. Moro? Suggerisco la traduzione di Maria Lia Guardini, ed. Piccola Biblioteca del Margine (v. foto).

 

 

 

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MAGGIORANZE “INDIVIDUALI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Luglio, 2016 @ 6:22 am

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Detto altrimenti: forse oggi Bertrand Russel avrebbe riscritto la sua “Autorità ed individuo”                            (post 2416)

 

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“Liber” significa “libro” ed anche “libero”

Autorità. “ciò che viene dato a taluno da –“. Autorevolezza, uno ce l’ha da se’ o niente. Una maggioranza conferisce autorità a taluno che spesso è già autorevole di suo. In questo caso l’autorevolezza è al servizio dell’autorità. Ma quando viene meno la maggioranza, che si fa? Quando la politica di fraziona, le ideologie crollano (e non è detto che sia un male!), gli ideali anche (questo sì che è un male) … quando da una condizione maggioritaria si passa ad una minoritaria, quando ad essere minoritari sono tutti … che si fa? Cosa succede? Succede che si passa dalla istituzione all’individuo, il che che presenta due aspetti: uno negativo ed uno positivo. Aspetto negativo: si disgrega l’istituzione ed il principio di autorità quale espressione di una maggioranza (inesistente): praticamente un gioco al massacro, tutti contro tutti. Aspetto positivo: il cittadino non crede più “per procura” nella politica , bensì la politica diventa una serie di percorsi individuali il cui solo criterio dovrebbe essere (ecco il punto debole del ragionamento: questo condizionale, questo “dovrebbe”) la ricerca della verità e l’autenticità.

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images9S96JLW8Ho appena parlato di due fasi: quella maggioritaria e quella minoritaria. Veniamo alla terza, quella a venire. Infatti oggi compito della politica con la P maiuscola è condurre la fragmentazione ad armonia. Defragmentazione delle idee ma soprattutto ricomposizione dei diversi “status” della persona: una nuova Armonia, quindi. Armonia che deve segnare il passaggio dalla società industriale a quella post industriale. Infatti, nella prima, la persona era frammentata: il lavoratore non aveva niente a che vedere con il padre di famiglia, il marito, lo sportivo, l’amante delle belle arti, politico etc.. Nella seconda, l’individuo (vuole e) deve superare questa dispersione di attività, divenendo un “utopico modello olistico”. Mi spiego: utopico, in quanto non (ancora) realizzato ma fiducioso nel risultato; olistico in quanto riassume in se’ il tutto, politica compresa.

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Ho solo inteso copiarne il titolo …

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Dice … ma in tutto questo processo qual è il “dover essere” dell’uomo (già) autorevole e/o (già) autoritario? Egli deve rispettare la ricerca di autonomia personale di ognuno che induce ogni cittadino/votante/aderente ad un partito ad interiorizzare la propria adesione. Come si vede siamo ben lungi dal “qui si lavora non si fa politica” di antica (triste) memoria; dal “ghe pensi mi” di recente memoria (sempre triste); dall’odierno (tristissimo) “ipse dixit”  di taluno. Ed ecco il senso del titolo di questi miei tentativi di botanica dei ragionamenti: la necessità ed il dovere per la Politica di realizzare una “maggioranza di individui pensanti”.

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CON LA FIAB SUL TETTO D’ITALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Luglio, 2016 @ 6:20 am

 

 

Detto altrimenti: ai piedi della Vetta d’Italia (più a nord di così …)     (post 2415).

 

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FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento. 220 associati, in assoluto primi nella classifica del Ciclo Concorso Trentino (cfr. ivi in internet: iscrivetevi anche voi, lettrici e lettori del blog, se non lo siete già!) della Provincia Autonoma di Trento, il quale, da marzo a settembre stimola e mette in salutare concorrenza i singoli e le diverse associazioni quanto all’utilizzo della bicicletta. Fiab takes care, si prende cura di -: della circolazione in bici nelle città; di avere indotto il legislatore ad applicare la tutela assicurativa dell’infortunio in itinere per i lavoratori ciclisti, con effetto retroattivo; di migliorare la qualità della vita per tutti, ciclisti e non (ci auguriamo: non “ancora” tali); etc.

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Ieri eravamo in 36. Il pullman ci ha portato a Casere, la località più a nord d’Italia, proprio in cima alla Valle Aurina. Una gita ciclisticamente facile (solo discesa e pianura) ma non per questo meno affascinante. Infatti la Valle Aurina merita attenzione quant’è bella e non dovendo concentrarsi sui pedali le puoi rendere ogni dovuto omaggio.

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Casere. È il terzo centro abitato più a nord d’Italia, appena sotto la Vetta d’Italia, dopo i vicini microvillaggi di malghe di Pratomagno (Prastmann) e Fonte della Roccia (Trinkstein). Si trova a 1.600 metri d’altezza in cima alla valle Aurina. È dominata dalle imponenti vette del Pizzo Rosso (Rötspitze) e del Picco dei Tre Signori (Dreiherrnspitze) e dai rispettivi ghiacciai. La popolazione residente, 87 abitanti[, è di lingua tedesca.

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Peccato solo che non sia stata realizzata per intero una pista ciclabile, per cui buona parte del percorso la si fa sulla strada. V’è da dire che molte auto erano di turisti stranieri o di persone locali, molto abituate a rispettare le due ruote.

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(Foto Adriana)

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Una breve sosta a Ca’ di Pietra (Steinhaus) e alla sua bella chiesetta, dotata di panche con strapuntino: ovvero con delle travi che, in caso di superaffollamento, sono fatte uscire dal lato interno delle panche e rappresentano sedili di fortuna per i fedeli ritardatari!

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Alla base della discesa, uno sguardo al bellissimo Castel Taufers (qualche ardimentoso ha approfittato della successiva pausa pranzo per salire a visitarlo), bellissimo dall’esterno, entusiasmante all’interno in quanto completamente ammobiliato! Indi pausa pranzo libera a Campo Tures (Sand in Taufers), presso la piazza con la statua all’alpinista e sciatore estremo Hans Kammerlander.

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Ciclo-blogger in pausa pranzo (foto Sergio)

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Alle 15 si riparte, destinazione le cascate di Riva (Riva di Tures). Lasciate le bici bel legate fra di loro (non si sa mai …) si cammina. Chi 10 minuti, chi un’ora, per lo spettacolo di una o più cascate

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“O fons  Aurinae, splendidior vitro …”

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Sempre con tanta acqua al … fianco!

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Orazio, Carmina, III, 13 – Così si rivolgeva alla “sua” Fons Bandusiae, pertinenza della villa di campagna che gli aveva donato Mecenate: “O Fonte Bandusia, più trasparente dello stesso vetro …” .

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Nachause, verso casa …

Alla ripartenza, si pedala in Val di Tures direzione Brunico fino a (quasi) Gais dove ci avrebbe dovuto attendere il nostro pullman. Solo che l’autista ha ritenuto di fermarsi alcuni km prima in una comoda piazzola. Se non che la nostra avanguardia di velocisti non lo ha visto ed al vostro bici-blogger è toccato scattare al loro inseguimento per avvisarli del necessario dietro front!

Questa in breve la sintesi. Qualche ragionamento sulla nostra Fiab. Fiab è innanzi tutto stare insieme, identificarsi in un “simbolo” che ci accomuna: l’amore per una vita di movimento, per la cultura non solo del fisico ma della conoscenza: reciproca e del mondo che ci circonda, alla “velocità giusta”: quella della bicicletta. Infatti a nostro avviso (non ce ne vogliano i cultori delle altre modalità di viaggio) l’auto è troppo veloce ed il pedone è troppo lento!

E tutto questo richiede una buona organizzazione che anche questa volta non è certo mancata: un grazie quindi a Paolo, capo-gita-a-pedali; a Monika, nostra guida culturale; a Roberto, guida-per-le-cascate; a Francesco, “scopa” della comitiva, sempre pronto ad intervenire in caso di eventuali forature o guasti in genere; al nostro foto-pedalatore Edoardo (in attesa delle sue foto – che spero mi arrivino presto – le foto nel post sono mie salvo diversamente indicato). Dice … ma tu, che ruolo hai avuto? Rispondo: al ritorno, dopo un sosta, mi hanno fatto contare i partecipanti a bordo del bus per evitare di lasciare qualcuno a terra … ma prima avevo bevuto una birrazza e i conti non mi  tornavano mai!

Prossimi appuntamenti FIAB

  • Sabato 9 luglio, ciclo passeggiata cittadina aperta a tutti con cono gelato a Mattarello.
  • Domenica 24 luglio, da Merano in Val Passiria con ritorno attraverso … il ristorante della Forst!

Che altro dire se non JOINT US, ISCRIVETEVI ALLA FIAB: per info www.slowbiketrento.xoom.it oppure adbtrento@libero.it

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“IO LEGGO I TUOI POST, MA SOLO QUELLI SULLA BIICLETTA, GLI ALTRI, QUELLI DI RIFLESSIONE NO, NO, CERTO CHE NO …”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Giugno, 2016 @ 6:39 am

 

Detto altrimenti: questa dichiarazione mi ha ricordato una frase di tristissima memoria ….. (post 2414)

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Cartesio

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Quale altra frase? Quella che ancora si può leggere, sbiadita dal tempo, sui muri diroccati di qualche vecchia fabbrica operante nel nostro tristissimo ventennio: “Qui si lavora, non si fa politica”. Ovvero, lavorate e non pensate che “ghe pensi mi”. E invece no: io “cogito ergo sum!” … o quanto meno ci provo!

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BREXIT 2: DEMOCRAZIA E’ PARTECIPAZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Giugno, 2016 @ 6:06 am

Detto altrimenti: in caso contrario è oligarchia            (post 2413)

downloadPartecipazione. Per pochi voti ha vinto il Brexit. Tuttavia nei soli due giorni successivi al voto, ben tre milioni di “remain” hanno firmato per un nuovo referendum abrogativo del primo (resta da vedere se la loro legge lo consente). Mi chiedo: dove erano quei tre milioni il giorno del voto? Ancora: quanti altri milioni di “remain” non sono andati a votare? Ecco che l’astensionismo di molti è diventato il governo di pochi, ovvero ha trasformato la democrazia in una oligarchia.

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Partecipazione. Piero Calamandrei raccontava questa storiella ad un gruppo di giovani studenti: il capitano di una nave che si trovava in alto mare avvisava i passeggeri che la nave stava affondando. Uno di essi gli rispose: “O che m’importa? Un e’ mica mia!”

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Partecipazione. Essere presenti: con il pensiero prima che con il voto. Alcuni movimenti politici inseriscono questa parla nel loro nome. Ma occorre distinguere: se partecipazione è adesione incondizionata all’idea di un capo, quella è solo sottomissione. La partecipazione infatti è la libera adesione ad una Idea Simbolo, Idea che unisce tutti coloro che la fanno propria senza tuttavia smettere di pensare in proprio (ecco il punto). Infatti l’Idea Simbolo è elemento di unione se diventa patrimonio di ognuno: al contrario, se qualcuno vuole appropriarsene, fosse anche il suo stesso ideatore, essa diventa elemento di divisione e di guerra.

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DA RIVA DEL GARDA A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Giugno, 2016 @ 2:58 pm

Detto altrimenti: in bicicletta                                         (post 2412)

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.9.11.2'15. (2)

Dovevo rientrare a Trento: ieri in acqua (a vela, con il mio Fun) ad assistere alla regata Nastro Azzurro (dopo 25 anni di regate, da due anni io ho smesso di regatare: colpa della bicicletta che si è ripresa il suo posto nel mio cuore!) ma tant’è … andiamo un po’ a vedere come che la buta. Un’Ora moderata, regata calma.

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Ma questa è un’altra storia. Veniamo a noi, ovvero a pedali

Dalla Busa del Garda verso la Valle dell’Adige, da dove salgo? La “Vecchia Torbole” (15-20%) no grazie è troppo erta: non sono ancora abbastanza allenato. La “normale” da Torbole (10%) è vietata ai pedali. Una ciclabile da Arco? Ci vorrebbero i pneunatici scolpiti ed io ho quelli lisci, da strada. Morale della favola, resta la salita della Maza, da Bolognano, 5 km al 3-4%, pedalabilissima in direzione da nord a sud vista lago. Si vabbè, ma i TIR dove li mettiamo? Quando stanno per sorpassarti senti il ruggito del mostro alle tue spalle. Lui passa, poi c’è anche il rimorchio … dai che l’è nada! Prosegui. Senti il motore di un’auto che rallenta: il guidatore allarga la traiettoria, sei salvo (targa straniera). Altro rumore d’auto: questo ruggisce, l’auto ti stringe, ti sfiora: targa italiana. Tu gli indirizzi una parolina accentuando il movimento delle labbra in una espressione tipicamente italiana (Italiani? Spaghetti, sole mio, vaff …!), inequivocabile, sperando che “lui” ti guardi e veda attraverso lo specchietto retrovisore. E capisca.

WP_20160627_006Finalmente Nago. Scollini attraverso la zona industriale, costeggi il Lago di Loppio (rimettetegli il leso! Leso? Io sono genovese “ma” residente in Trentino da 30 anni e in dialetto genovese dicesi “leso” il tappo sul fondo della barca, che serve per svuotare lo scafo dell’acqua di sentina. Infatti il lago è senz’acqua!). Loppio “paese”. Negozio di frutta, no, non hanno banane. Al Bicigrill di Loppio una gradevole sorpresa: è stato ristrutturato e sulla soglia una colonnina di servizio-bici: la pompa per gonfiare i pneumatici, qualche attrezzo! Evviva: noi ciclisti non siamo soli al mondo! C’è chi pensa a noi! Entro, un caffè grazie … sa … le faccio i complimenti per quella colonnina, bravi: lo scriverò nel mio blog. Cosa? Vuole offrirmi il caffè? No grazie, per principio, io scrivo sul mio blog in forma assolutamente gratuita e non strumentale. Pago. Ma almeno accetti questa banana. Mi è sembrato scortese rifiutare. Grazie accetto, anche perché i suoi vicini (mi riferisco al negozio di frutta) pare che proprio non sappiano che il frutto a pedali è proprio la banana, adattissimo anti crampi.

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Proseguo. Mori paese. Appunti di viaggio:

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    Loppio: Biciofficina con il sorriso!

    Chi prosegue lungo la ciclabile (strada pubblica) viene invitato dalla segnaletica orizzontale a dare la precedenza decine di volte a decine di uscite carrabili private. Questa non l’ho capita: devo segnalarla al Sindaco della città (gli segnalerò questo post).

  2. Per attraversare Mori avere tre possibilità; seguire la ciclabile; attraversare il paese vecchio; rimanere sulla statale che poi è una provinciale. La prima soluzione è la più sicura, la seconda la più bella, la terza la più veloce. Io scelgo la terza.
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Rovereto Borgo Sacco: poco prima della piazzetta, lungo la salitella del cavalcavia ciclabile, una foto.

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Valle dell’Adige: fronte freddo dopo la sfuriata d’acqua di ieri sera, vento da nord forte, è come essere in salita. Raggiungo il Bicigrill di Nomi, il primo bicigrill d’Italia ad essere aperto! Quello “nostro”, consueto di noi Trentini da Trent, quello che ci si va a prendere il caffè quasi tutti i giorni 35 km andata-ritorno. Dai che incontro qualche altro V.I.P. come me (V.I.P. = Vecchietto In Pensione) per far do’ ciacere, dir su quatro monade …. E invece no, nessun conoscente. Già, con questo vento mica si muovono da casa che poi c’è da risalire “di bolina”!

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WP_20160627_011Evvabbè: sosta idraulica e si riparte. Velocità 17 kmh, tanto forte è il vento. Mi sorpassa un tale in bici da corsa. Mi accodo: 26 kmh! Uao! Questa sì che è una fortuna. Poco prima di Trento lo sorpasso … buongiorno signore, le sono debitore di una bevuta al bar … sa … mi sono fatto “tirare” nella sua scia, grazie. Prego io tanto mi devo allenare … Ok, arrivo a fine ciclabile, ponte sul Fersina, foto con bibi e fiori  verso sud. Due km ancora e sono a casa. In totale 56,5 km, ma nelle mie registrazioni per il Cicloconcorso Trentino (andate in internet: iscrivetevi anche voi!) ne segnerò solo 55: sapete … io arrotondo, anche quando ne faccio uno di meno … così faccio pari!

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Il meritato riposo sul balcone di casa

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Fine della corsa, si pranza. Good Bike a tutte e a tutti!

P.S.: che bici ho usato? La mia mtb “Wilier 18 carati”, “targata FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento (iscrivetevi anche voi …dai!)

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BREXIT – 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Giugno, 2016 @ 12:06 pm

Detto altrimenti: facciamo qualche riflessione insieme … (post 2411)

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    La storia dell’imperialismo coloniale

    GB, fra i principali artefici storici della politica imperialistica coloniale, che è una delle principali cause delle attuali situazioni di non democrazia in Africa e in Medio Oriente, che poi a loro volta sono una delle principali cause delle emigrazioni (loro) e immigrazioni (nostre). “Che fare? Noi GB usciamo dall’UE, così possiamo chiudere le porte come vogliamo noi …”

  2. L’UE sta conducendo-inducendo S. Marino, Vaticano e CH a non fare più da sponda agli evasori fiscali e valutari?” Che fare? Noi GB usciamo dall’UE e subentriamo … faremo affari d’oro!”
  3. Dice … “ma noi GB è più quello che diamo di quanto riceviamo dall’UE”. Ecchè, dico io, se tutti prendessero dall’UE di più di quanto non le versano, l’UE come si alimenterebbe? Ma via … sono discorsi da farsi codesti?

E noi UE, che facciamo?

  1. Innanzi tutto alle frontiere, agli aeroporti etc. facciamo passare i cittadini GB per la loro porta, ovvero quella riservata agli extracomunitari;
  2. invitiamo la nostra Guardia di Finanza a passare al setaccio tutti i nostri concittadini GB-pendolari;
  3. proponiamo in sede UE-USA un esame per valutare se inserire o meno GB nella lista degli stati canaglia (finanziariamente tali, s’intende);
  4. evitiamo di acquistare prodotti che non siano marcati UE.
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Le strisce! Mettiamole le strisce!

Già, ma soprattutto non perdiamo fiducia nell’UE  e acceleriamo i processi di unificazione fiscale, bancaria e della sicurezza degli stati. Tuttavia, solo con un UE totalmente unita (Stati Uniti d’Europa) in accordo con altri Stati Uniti (quelli d’America) possiamo avere la forza di rimettere il mondo sui binari giusti. Ecco, gli Stati Uniti d’Europa senza GB: voglio vedere la loro faccia quando ci chiederanno di “rientrare”! A quel punto però farei pagare loro il costo dell’avviamento del nostro progetto politico.

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E-BIKE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Giugno, 2016 @ 6:03 am

Detto altrimenti: biciclette a pedalata assistita                                 (post 2410)

Intendiamoci: questo mio non è un “trattato su-“ bensì solo quattro chiacchere soprattutto per i non addetti ai lavori. Infatti che senso avrebbe da parte mia fare “proselitismo tecnico” fra chi è schon Katholisch ovvero già convertito all’Idea Bicicletta e sicuramente ne sa già molto, molto più di me?

E-bike? Dice: no, io resto duro e puro. Pedalata assistita? Mai! E invece no per una serie di motivi:

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    E-Mountain bike, motore al pedale

    Acquistare ed usare una E-bike non significa abbandonare le altre biciclette. Io, ad esempio, la uso solo quando sono previste salite impegnative. Negli altri casi uso la bici da strada (da corsa) o la mountain bike “nature” (ovvero non elettricamente assistita).

  • La E-bike ti consente di continuare a fare quei percorsi che l’età non ti consentirebbe più di affrontare, oppure ti consente di arrivare in posti nei quali non saresti mai arrivato con le tue sole forze.
  • La E-bike è un “collante familiare” nel senso che spesso il marito è allenato e la moglie no: dotandola di una E-bike si riunisce la famiglia!
  • La E-bike convince alla bicicletta chi magari – altrimenti – mai si sarebbe accostato ad un pedale.

Ma come sono fatte questa E-bike? Vi espongo le principali caratteristiche.

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    E-City bike, versione con motore alla ruota

    Motore a pedale o alla ruota: il primo tipo è più efficace. Per uso solo cittadino va benissimo anche la seconda soluzione.

  • Potenza, per legge 400 watt. Erogazione a 400 o 500 wattora. Suggerisco la soluzione a 400 wattora: meno spunto ma maggiore durata della carica.
  • Cambi meccanici: solo alla ruota o anche un riduttore a pedale. E’ sufficiente la soluzione solo alla ruota.
  • Gradualità della erogazione: eco, tour, sport, turbo. Autonomia, rispettivamente 140, 80, 60, 40 km.
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Blogger a pedali

E – Blogger a pedali verso il Pordoi

Come si utilizza una E-bike? Si procede come se non aveste il supporto elettrico. Indi vi accorgete che faticate un po’ troppo ed allora vi concedete l’eco. Aumentando la vostra stanchezza o la salita, passate ai livelli di assistenza elettrica successivi. Occorre tuttavia avere un minimo di dimestichezza con il gioco di cambi (rapporti) alla ruota, il che è necessario anche ed innanzi tutto su di una bici “nature”, nel senso che … mi piego: se per vostra imperizia in pianura utilizzate un rapporto “duro” ovvero da discesa, se non siete allenati e non siete in grado di esprimere una spinta sufficiente sul pedale, voi fate molta fatica, spingete poco sul pedale e per converso richiedete una grande erogazione di potenza al motore elettrico: il risultato è che procedete lentamente, vi stancate e consumate molta carica della vostra batteria.

Dice …  io appena posso, in pianura, spengo il motore e pedalo senza assistenza elettrica … sapete, voglio far esercitare i muscoli. Altro errore da non compiere: il risultato è che fate fatica se non altro perché la bici elettrica pesa circa il doppio di una “nature” (25 kg). In questo caso io vi consiglio di lasciare acceso il motore sulla posizione eco, di innestare un rapporto (cambio alla ruota) un po’ più duro (veloce) e di pedalare forzando sul pedale quel tanto che stavate ricercando di fare. Il risultato: allenate ugualmente i vostri muscoli e procedete a velocità superiore, aumentando il raggio d’azione della vostra gita.

Altro errore da evitare nel percorrere un saliscendi. Non spegnete il motore ogni discesa: in discesa basta non pedalare. In tal modo eviterete che il computer di bordo memorizzi e vi segnali dati non significativi.

Insomma, il gioco della combinazione “più o meno corrente” con “rapporto più o meno duro alla ruota posteriore” equivale al gioco fra i cambi al pedale e quelli alla ruota posteriore. Mi spiego: se io su una bici “nature” al pedale ho tre rapporti e sette-otto-nove alla ruota posteriore, posso giostrare fra diverse combinazioni dei due “meccanismi” fino a quando per caso o per esperienza non trovo quello corretto. Nella E-bike accade la stessa cosa: dopo qualche uscita avrete imparato a variare la potenza elettrica erogata in parallelo alla variazione del cambio alla ruota posteriore (ad esempio, diminuendo la spinta elettrica in parallelo all’adozione di un rapporto più leggero, più agevole, più da salita).

Ecco, la chiudo qui, scusandomi con i ciclisti “veri” della terminologia che ho adottato, un po’ alla buona ma – spero – alla portata di tutti.

Gooood Bike a tutte e a tutti, anzi … Gooood E-Bike!

 

 

 

 

 

 

 

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BENVENUTI AL SUD?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Giugno, 2016 @ 5:57 am

Detto altrimenti: no, non sarà stato questo il saluto dei Napoletani ai Piemontesi oltre 150 anni fa … (post 2409)

Ma veniamo all’ oggi.  Napoli. Il sindaco riconfermato: “Napule capitale … quello che c’avite tolto ce l’avite arridà”. Queste le parole che mi hanno colpito nell’intervista all’appena trionfalmente rieletto sindaco di quella città. E allora vediamo un’ po’ di mettere insieme quattro ragionamenti, in estrema sintesi.

  • Per tutti: i libri di Pino Aprile

    Per tutti: i libri di Pino Aprile

    Ammettiamolo: l’unificazione dell’Italia è stata anche una “conquista del Sud” solo che i nostri libri di testo non l’hanno mai rappresentata così. Cito solo il trasferimento al nord delle fabbriche di locomotive napoletane e il diritto delle banche del nord di cambiare la propria carta moneta con l’oro delle banche del sud.

  • Da parte del nord, l’immissione nella pubblica amministrazione dei nobilotti locali del sud, già di fatto semi o del tutto “camorristi”, quale migliore strumento per “mantenere un certo ordine”.
  • La conseguente fuga (emigrazione) delle menti migliori.
  • Il dilagare della camorra.

Ed oggi? Oggi si fa leva (ecco il punto: la politica del “fare leva su”) sui precedenti storici per … no, non per cercare di migliorare la situazione locale, ma per fondare un partito nazionale, una sorta di lega alla rovescia, per reclamare cosa? Probabilmente maggiori stanziamenti di fondi. Già … mi ha colpito che nel suo intervento quel sindaco non abbia fatto alcun riferimento alla piaga della delinquenza organizzata. Ed allora ecco il mio pensiero: “noi del nord” dobbiamo un risarcimento al sud, dobbiamo versare al sud nuova linfa vitale (fondi per il risanamento e lo sviluppo economico e sociale): ma prima dobbiamo sincerarsi che il nostro denaro “liquido” non sia versato dentro un recipiente colabrodo. Altrimenti l’è pezo ‘l tacon del bus, per dirla nel nos dialet … perché sarebbe come fornire benzina alla macchina del malaffare.

 

 

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MARIA PIA VELADIANO – un’amica di libro – AL TRENTINO BOOK FESTIVAL

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Giugno, 2016 @ 3:10 pm

Detto altrimenti: … introdotta da Luciana Grillo                                         (post 2408)

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Autrice e Introduttrice

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Introdotta da Luciana Grillo, altra amica. Luciana ha sottolineato aspetti, posto quesiti, letto brani dell’ultimo libro di Maria Pia Veladiano, “Una storia quasi perfetta”. Interventi, i suoi, che hanno stimolato la platea e sicuramente hanno contribuito, a fianco di quelli dell’Autrice, a fare concretamente nascere la voglia di leggere il romanzo.

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Maria Pia Veladiano. Una “cara amica scrittrice”, se mi è concesso. Amica per-ché e per-chi non solo legge i suoi libri (con quello di oggi sono quattro, tre per adulti ed uno per ragazzi, v. internet), ma anche e soprattutto per-chi e di-chi va ad ascoltarla di persona nelle varie presentazioni dei suoi lavori. Il suo primo libro, “La vita accanto”: la storia della giovane Rebecca in una città non nominata ma che è Vicenza. Vicenza, luogo; Vicenza non-luogo semplicemente geografico, ma molto di più: luogo fonte di sentimenti. Maria Teresa ed io ne siamo stati così catturati da andare in quella città – libro alla mano - a vivere e fotografare i luoghi di Rebecca, per farne poi un libricino donato a Maria Pia.

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Una sola sedia (momentaneamente) vuota: la mia …

Oggi, a Caldonazzo, nell’ambito del Trentino Book Festival, è stato il turno del suo ultimo lavoro. E se alle 13,45 la sala era ancora piena qualcosa avrà pur voluto dire. “Una storia quasi perfetta”, romanzo d’amore? Si. Di fiori? Si. Sulla sua città? Si. Tuttavia alla domanda se esso è (anche) autobiografico, la risposta “Si, per i fiori; si per la città” a mio sommesso avviso è stata un po’ evasiva. Infatti mi permetto di sottoporre all’attenzione delle mie lettrici e dei miei lettori – e soprattutto all’attenzione delle lettrici/dei lettori  del libro di Maria Pia – una ulteriore sottolineatura: nella vita della protagonista Bianca vediamo ribaditi alcuni principi morali. Morale? La morale? Ma allora sai che barba … potrà dire qualcuno. E invece no. Principi già codificati 2200 anni fa (non fare agli altri quello che … fai agli altri quello che …: Codice di Hammurabi); principi ripresi dal Cristianesimo ed oggi prevalenti nella “nostra parte di civiltà geografica”, ovvero l’occidente. Fra di essi la donna, anzi la Donna, il rispetto per la Donna, anzi per tutti. La non-strumentalizzazione di nessuno, Donna o uomo che sia. Ma cominciamo dalla Donna, tanto per recuperare il tempo perso …

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Ottima l’organizzazione dell’evento

Bianca, la giovane protagonista, “utilizzata” da un maturo professore, “si rialza” e vive la sua vita padrona di se’. Quello che le è capitato non le impedisce di gestire molto positivamente la sua vita. Anche se poi si innamora di un “lui” (nel romanzo: un moderno Innominato) sbagliato. O muzos deloi, la favola insegna … scriva Esopo, la favola ci insegna che … e qui, il romanzo ci insegna che si soccombe solo se si è soli; che ogni “strappo” nel tessuto della nostra vita può essere “riparato” se abbiamo avuto o abbiamo “affetti potenti, purchè non giudicanti” (sono parole dell’Autrice). E per essere “figli di tutti” dobbiamo a nostra volta essere innanzi tutti “genitori di tutti”. E qui ritorna il significato pedagogico e morale del messaggio di Maria Pia (a proposito, chissà come la prende vedersi chiamata per nome da un blogger che conosce di persona ma solo superficialmente).

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Maria Pia Veladiano

Bianca del libro è una donna viva, non è uno stereotipo. Il suo corpo, le sue idee, il suo essere se stessa, la sua identità. Bianca, quadro  dipinto dalla penna-pennello dell’Autrice, quadro lasciato a decantare, ripreso, ripennellato: Maria Pia non assume impegni a scadenza con gli editori. Scrive, pensa, riflette, riscrive. In questo mi ha ricordato la Iréne Nèmirovsky autrice di “Suite Francese”, della quale va letto il “quaderno degli appunti” sulla cui base è stato poi scritto il libro. Tant’è vero che il romanzo di Maria Pia è nato come altra cosa e poi si è trasformato: una vera e propria moderna “Metamorfosi”.

Che altro dire? Moltissime cose, troppe per un semplice post di un semplice blogger despecializzato al par mio. Ne aggiungo solo una: leggerò molto volentieri questo romanzo che interpreto come una testimonianza di una possibilissima vita reale; ovvero una “vita” – non solo una “storia” – quasi perfetta.

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