LA DEMOCRAZIA SACERDOTALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Settembre, 2016 @ 9:06 pm

Detto altrimenti: facciamo un po’ di “filosofia della democrazia”   (post 2460)

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“Vieni che ti dico come devi votare”

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La demo-crazia è stata “inventata” per evitare che al governo di … se stessi che ci fossero altri. Tuttavia anche oggi, talvolta, la democrazia tende purtroppo a diventare “sacerdotale”, ovvero tale per cui, per accedere al Dio (Democrazia”) occorra l’interpretazione di un “Sacerdote” (l’ipse dixit di turno). Con il che non si è più in democrazia, bensì in una tirannide: del pensiero, delle scelte, della vita, anche perché in tale deprecabile caso, il potere viene scisso dalla responsabilità: se va bene è merito suo, se va male la colpa è del popolo. Tanto varrebbe allora – e qui divento dichiaratamente provocatorio – organizzare una bella oligo-archia o mono-archia alla luce del sole, dismettendo la maschera dell’ipocrisia.

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download-1Democrazia, demo-crazia, parole … ma le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani …. Pietre “private” quando le pronuncia uno di noi; “pubbliche” quando sono ascoltabili/leggibili da chiunque. Come queste mie, certo. Parole … come quella che mi ha colpito oggi (una sassata, si, proprio una sassata!), scritta da un quotidiano locale che definisce “mal-pancisti” quei consiglieri comunali che, essendo stati i più votati in assoluto fra tutti i colleghi, reclamano (udite l’ardire!) nientepopodimenoche  l’inserimento nella Giunta quale il riconoscimento della volontà popolare!!  Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un qualcosa di sacerdotale. La “stampa sacerdotale” la quale si frammette fra la verità e i lettori della verità, dando loro una interpretazione fuorviante della stessa. Infatti come si possono definire “noiosi e mai contenti mal-pancisti” coloro che semplicemente reclamano l’attuazione della volontà popolare democraticamente manifestata”? Dice … ma la gente capirà. Ma intanto vi sono anche quelli che “sono condotti per mano” a capire una non-verità. Eppoi, etichettare così falsamente una fase del flusso della democrazia, significa cercare di inquinare quella linfa. E sai com’è, batti oggi batto domani, qualcosa (purtroppo, n.d.r.) resta. E chi pagherà i danni?

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Giunta comunale di Trento

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Settembre, 2016 @ 3:50 pm

Detto altrimenti: chiariamo   (post 2459)

Taluno afferma: la responsabilità della nomina degli assessori è del sindaco e basta: nessuna interferenza. Concordo. Tuttavia occorre distinguere fra interferenze, termine che ha un connotato negativo, qualcosa che si deve evitare, da un lato: e – dall’altro – richieste legittime da parte di chi essendo stato votato, chiede che sia rispettata la volontà dei cittadini. Dice … ma gli Assessori esterni sono una facoltà del Sindaco, una risorsa. Concordo solo ove si trattasse, ad esempio, di costruire nell’area comunale una centrale nucleare (faccio un esempio volutamente esagerato per essere sicuro di farmi capire). In tal caso sarebbe logico che il sindaco si dotasse di un assessore esterno esperto nella materia. Ma per le materie di ordinaria amministrazione, sacrificare i votati in favore di “chiamate dirette” non mi pare una scelta condivisibile. Pertanto, a mio sommesso avviso, “interferisce” chi – minacciando dall’sterno una crisi di governo – sostiene un assessore esterno con deleghe ordinarie (ovvero: non per la citata centrale!), mentre non interferisce l’eletto che dall’interno reclama il riconoscimento del consenso popolare ottenuto.

Taluno poi afferma: le iniziative competono a Sindaco, Assessori e Consiglieri, non ai partiti. Non condivido. Il flusso della democrazia nasce presso i cittadini, si incanala nel voto, confluisce nel governo del territorio. I partiti sono e devono essere il punto di sintesi delle istanze dei cittadini, istanze espresse attraverso il loro voto. Quindi sta ai partiti rispettare e far rispettare la volontà popolare. La politica del territorio deve precedere il governo del territorio: non per niente il governo di chiama “esecutivo”. Altro che ingerenza!

E la stessa democrazia che sta alla base del rapporto partiti-organi di governo, deve esistere all’interno di ciascun partito, nel senso che “al vertice ci sta la base”. Traduco: all’interno di ogni partito gli eletti e i nominati sono organi del partito in senso oggettivo, cioè “oggetti creati da un soggetto: la base”, non in senso soggettivo (soggetti che gestiscono un oggetto: la base).

Dice … la politica … questa politica … io non voglio averci a che fare. Non sono d’accordo. Il disinteresse dalla politica (politica, da polis, luogo dei polloi, dei molti) fa sì che a governare siano i pochi, ovvero che la democrazia diventi oligarchia. Al contrario, la nostra politica si batte in favore della democrazia, la quale è da sempre il sistema di governo più desiderabile anche se da sempre imperfetto. Ora … vi è – purtroppo – chi si avvantaggia delle sue imperfezioni per fare uno slalom a vantaggio personale, ma vi è – per fortuna – chi al contrario si sforza di migliorarla, perchè la democrazia deve essere “dinamica” come l’Autonomia, alla perenne ricerca del proprio miglioramento. Attraverso l’attenzione politica di ogni cittadino.

 

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DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Settembre, 2016 @ 8:39 am

Detto altrimenti: come difenderla   (post 2458)

Nel tempo (storicamente) il termine “democrazia” ha assunto in successione tre significati diversi: potere sul popolo; strapotere del popolo; potere del popolo. Tralasciamo il primo significato, in quanto rappresentativo di dittatura o – nel migliore dei casi – di oligarchia.

imagesLo strapotere del popolo, una critica alla politica popolare da parte delle escluse, oppure una illusione, della quale è testimonianza il fallimento di questo preteso “strapotere” in capo al popolo della rivoluzione francese, fenomeno che pure ha generato germi di democrazia intesa in senso moderno. Ne è altresì testimonianza il fallimento dello “strapotere” del popolo russo, passato – con la sua rivoluzione – dalla soggezione allo Zar (“Le Anime morte” di Gogol) a quella della nomenklatura politica (le deportazioni staliniane).

E veniamo al potere del popolo. Esso si manifesta attraverso i “flussi della democrazia” ovvero attraverso l’ordinato convergere dei milioni di affluenti di pensiero e di voti – espressione ognuno di ogni singolo cittadino – nel fiume della volontà collettiva: la politica del territorio: città, provincia, regione, stato, continente (e qui mi fermo).

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download (1)Mi spiego. La democrazia, nei secoli, è stata riscontrata essere un sistema imperfetto e tuttavia il più desiderabile. Di fronte alla sua imperfezione, da sempre due schieramenti: coloro che “ci marciano” ovvero che la vogliono tale per potere fare una sorta di slalom fra i paletti delle sue regole e ricavarne un tornaconto personale; altri, e sono la maggior parte anche se spesso “maggioranza silenziosa”, che al contrario si sforzano di migliorarla. Quest’ultima categoria è tuttavia insidiata da una sub-categoria: quella alla quale appartengono coloro che pensano che occorra abbattere la democrazia esistente per edificarne una nuova, migliore. In questa posizione vi è tuttavia il rischio che coloro che hanno abbattuto la democrazia imperfetta, “tardino” (eufemismo per significare che proprio non dono disponibili a fare passi indietro) tardino, dicevo, a costruire l’edificio nuovo.

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downloadMa veniamo ai “conservatori della democrazia imperfetta”. Come agiscono? Vi è innanzi tutto un precedente ed una testimonianza storica: quella delle pagine lasciateci da un anonimo ateniese, conosciuto come Anonimo Ateniese, al tempo della (pseudo) repubblica ateniese di Pericle. Egli, esule, si permise di criticare la democrazia di Atene ma soprattutto spiegò come – nonostante i suoi difetti – essa continuasse a durare nel tempo. Ecco il punto. “Nonostante” i suoi difetti o “grazie” ai suoi difetti? Per Pericle, sicuramente “grazie”, per lui che, dovendo rendere conto annualmente del bilancio, ed essendo (l’uomo più ricco in Atene) impegnato con l’amico architetto Fidia in un corposo piano di opere pubbliche (l’Acropoli, il Partenone, etc.) si fece rieleggere di anno in anno pe decenni per evitare la “resa dei conti finanziari” (forse è da qui che i Greci moderni hanno imparato quanto a truccare il bilancio pubblico, ma questa è un’altra storia).

E veniamo all’oggi. Gli attacchi sostanziali più pericolosi alla democrazia vengono da molte direzioni. Ne cito alcune.

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Ma sei proprio sicuro di essere una persona perbene?

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La disaffezione alla politica. Politica, polloi, molti. Se invece questi molti – stanchi, indignati, nauseati … come volete voi – non si occupano più di politica e soprattutto non vanno a votare, i pochi che invece persistono (e non è detto che siano i migliori) costituiscono una oligarchia di fatto. Ora … a questo punto è un po’ come la pesca reale: può dire bene o può dire male, nel senso che quei “pochi” possono far parte del gruppo dei conservatori della vecchia democrazia – ed allora ha detto male a tutti – oppure del gruppo degli onesti miglioratori, ed allora ha detto bene a tutti. Solo che io mi domando: vale la pena di esporsi a questo rischio? A mio sommesso avviso no.

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Altro attacco alla democrazia viene dal sovvertimento dell’ordine dei suoi flussi, nel senso che l’eletto dai cittadini si sente di essere un governante dei cittadini in senso soggettivo (“io – soggetto – governo i cittadini nel mio interesse personale”) anziché in senso oggettivo (“io – oggetto – sono stato eletto dai cittadini, opero sul loro mandato nel loro interesse”). Pertanto la politica in questo caso diventa – dall’ “alto” verso il “Basso” – la spiegazione ai cittadini del pensiero del princeps di turno, anziché essere, come dovrebbe, la sintesi dei pensieri della gente, dal “basso” verso l’ “alto”.

Terza forma di attacco alla democrazia arriva dal proliferare delle leggi e delle regole in ogni ambito (plurimae leges corruptissima res publica, dicevano i Latini) nel senso che il meglio è nemico del bene: ne è testimonianza, tanto per citare un caso concreto, il guazzabuglio delle leggi fiscali o di quelle sui lavori pubblici, intrighi che richiedono, esigono, generano la nascita di classi di specialisti attivati per violentare il contribuente, oppure lo stato, oppure il concorrente onesto di una gara d’appalto. A seconda dei casi.

Altra forma di violenza è – da parte dei principes eletti/nominati di turno – la mancata regolare ordinata attivazione dei “passaggi della democrazia”, ovvero una rarefatta convocazione degli organi intermedi del flusso democratico (commissioni comunali, organi di partito, tanto per fare un paio di esempi), il che consente loro, nell’incertezza, nella confusione e nel vuoto decisionale che ne consegue, di pronunciare la micidiale frase “Si è venuta creando una situazione per cui …” e quindi di presentarsi come i salvatori della patria agendo secondo la loro personale volontà, indipendentemente da qualsiasi mandato politico.

download-1I segnali di pericolo? Le “lampadine rosse” di allarme? Ne ve cito solo alcune: in una riunione, quasi tutti si esprimono, quasi tutti cercano di sedersi nelle prime file. Quasi tutti perché uno solo si siede nell’ultima fila, non prende la parola, osserva, annota, registra … insomma: studia le forze del “nemico”. L’atteggiamento è falsamente rilassato, aria falsamente distratta, un po’ stravaccato sulla sedia, le gambe accavallate, le orecchie in corto, lo sguardo all’infinito e il cervello a massa. Solo apparentemente, però! Un altro segnale è il “dilazionare”. Qualsiasi cosa, qualsiasi adempimento, qualsiasi decisione, forti (si fa per dire) del fatto che chi fa può sbagliare e chi non (la) fa, aspetta le mosse altrui. Un altro segnale è il far prevalere delibere intermedie sullo Statuto. E non dico altro.

Pessimismo politico il mio? No, raga, bensì realismo, prudenza politica: si vis pacem, para bellum. Se vuoi vivere in una tranquilla democrazia, sii pronto a fare guerra ai suoi nemici. E poi … a pensar male …

 

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PLURIMAE LEGES CORRUPTISSIMA RES PUBLICA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Settembre, 2016 @ 8:37 am

Detto altrimenti: quanto più numerose sono le leggi, le regole … tanto più si corrompe, guasta, rovina Lo Stato     (post 2457)

 

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Il manzoniano Azzeccagarbugli

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Le tante, troppe Leggi Merloni sugli appalti pubblici: fra i tanti cavilli e distinguo molti hanno fatto uno slalom eludendo lo spirito della legge. In ambito generale: determine dirigenziali, interpretazioni ad personam, regolamenti di attuazione, eccezioni di legge, delibere di comitati e parlamentini, prassi varie … e lo spirito della legge è violato.

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Thomas More, alias Tommaso Moro, alias, dal 1935, San Tommaso Moro nella sua “Utopia” suggeriva che il numero delle leggi fosse assai limitato, che esse fossero chiare al punto da non richiedere l’intervento di avvocati interpretativi (con il che mio sono fatto nemico tutto il loro Ordine … evvabbè …).

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E anche in politica: statuti violati da delibere di parlamentini, da mancate risposte a istanze legittimamente presentate, dalla mancata attivazione degli organismi politici istituzionali, etc. Il fatto è che spesso le norme che regolano la vita politica democratica non prevedono una sanzione in caso di loro violazione, quindi sono legittime ma inefficaci. Con il che si condanna la democrazia ad una morte lenta …

Le leggi son ma chi pon mano ad esse? …. Scriveva il padre Dante!

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AL CONFINE, AL CONFINE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Settembre, 2016 @ 7:23 am

Detto altrimenti: FIAB Trento a Borghetto all’Adige, ieri.       (post 2456)

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“… a pancia vuota dopo 55 km?”

Era il 29 aprile 2015 (v. post relativo, cliccando “Borghetto”: da leggere!). Tre amici di Fiab Trento (Claudio Colbacchini, Giovanni Soncini e il vostro blogger)  a pedali ai confini dell’ … Impero Austro-Ungarico con il Regno d’Italia: Borghetto all’Adige. Nella foto accanto il vostro blogger rievoca drammaticamente la felice soluzione “gastronomica” della pedalata di cui al citato post – da cui ha preso inizio l’iniziativa odierna – , quando i “nostri tre eroi”, avendo trovato chiusi tutti i ristoranti e non avendo provviste al seguito, in procinto di dividersi una barretta, una prugna ed una caramella, furono salvati dalla spaghettata offerta dalla Pro Loco (da sinistra: il Presidente della Pro Loco Adelio Amadori; Manuela Demattè; due dei “tre eroi” citati: Giovanni Soncini e il narratore. A destra il Presidente Fiab Valpolicella Adriano Piacentini).

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Dopo esservi tornati singolarmente, abbiamo mantenuto l’impegno di tornarvi in via “istituzionale”- guidati dalla nostra past President Manuela Demattè e da me stesso in vece di “guida indiana locale esperta del percorso”- per un incontro conviviale con i colleghi Fiabbini Veneti, previa formale iscrizione per tutti alla locale Pro Loco.

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img_6936Borghetto, piccolo borgo, già stazione di dogana, già dotata di pontile per traghettare l’Adige: piccola grande comunità come quelle di ‘sti ani, d’una volta, comunità al cui interno tutti si conoscono, tutti collaborano alla vita comune. Eccezionale l’accoglienza predisposta dal Presidente della Pro Loco Adelio Amadori, dai suoi collaboratori e dal personale del Comune di Ala. Padiglioni coperti, un ricco menù, il saluto del Sindaco di Dolcè Massimiliano Adamoli che ci comunica la prossima realizzazione del prolungamento della pista ciclabile da Ceraino verso Domegliara. Manuela a Adriano hanno sottolineato l’importanza di una Fiab-che-unisce anche nel senso di coordinare i reciproci programmi annuali e soprattutto della personale disponibilità di ognuno di rendersi disponibile personalmente quale “guida locale” per le visite a pedali dell’altro gruppo, il che consente a tutti di conoscere al meglio i luoghi, l’arte, la storia e la natura della regione confinante, poichè Fiab è (anche) diffusione della cultura dei luoghi.

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Occorre dirlo espressamente: la disponibilità degli amici di Borghetto è da apprezzarsi particolarmente, perchè predisporre il tutto, cucinare, servire in tavola e sbaraccare in una domenica di vendemmia è stato veramente generoso da parte loro, loro che tutti, chi più chi meno, hanno una vigna da accudire.

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wp_20160911_001Il menù? Aperitivo, penne al ragù, scaloppine con funghi porcini, tris di insalate, pesche al miele, vino (un “taglio” di merlot e schiava, ottimo!). Fra una portata e l’altra è stata inoltre segnalata la disponibilità e convenienza – per i non soci della Pro Loco o anche per costoro, quando non sia previsto un pranzo sociale sulla piazzetta – di pranzare all’ ottimo Ristorante “Vecchio Porto” dell’ormai amico Rudi, Tel. 0464 689094 (gradita prenotazione) presente sulla piazzetta (v. post del 16 luglio 2014, cliccando “Fiab Mirano”).

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Il Sindaco di Dolcè Massimiliano Adamoli ci parla dei 2,5 milioni di euro stanziati per il prolungamento della pista ciclabile

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La nostra pedalata era una di quelle a calendario. 55 km senza salite impegnative da percorrere in una mattinata, per chi si è limitato alla sola andata. 110 per i pochi audaci che hanno pedalato anche al ritorno. Per chi non se la è sentita – a pancia piena – di allungare il percorso, l’attigua stazioncina delle FS ha risolto il problema.

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Il dono della maglietta veneta da Adriano a Manuela

Note tecniche: Partenza in 13 Fiabbini da Trento ad ore 08,00 dal Parcheggio di via Monte Oro. Velocità di crociera. 18-20kmh. – Prima sosta a Borgo Sacco (Rovereto) dopo 25 km. Si aggiungono altri Fiabbini. Altri se ne aggiungono a Mori ed altri ancora al bivio della ciclabile per Riva del Garda: in totale siamo in 25. Velocità di crociera salita a 23 kmh. Seconda sosta al Bar Spaghetteria Amicizia in Località Pilcante (esponente bandiera Fiab!) a 10 km dall’arrivo. Arrivo a Borgetto alle 11,45.

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N.B.: il nostro gruppo era ciclisticamente eterogeneo: infatti v’era chi aveva già percorso nella stagione ben  10.000 km e chi invece aveva pedalato solo nei trasferimenti  cittadini: il che ci fa capire come l’utilizzo della bicicletta anche “solo” in città consenta poi di godersi senza sforzo pedalate extra urbane come questa!

.(Le foto sono di Manuela Demattè, Edoardo Pellegrini e mie)

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“LA GUERRA DI TINA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Settembre, 2016 @ 6:22 am

Detto altrimenti: donne in guerra, loro malgrado … (post 2455)

Non era previsto. No, che io ne avrei tratto un post proprio non ci avevo pensato, anzi l’avevo escluso. Prenditi una pausa, mi ero detto, non sei mica tenuto a “postare” ogni evento al quale assisti. Quindi: niente taccuino, registratorino tascabile, niente macchina fotografica, niente posto in prima fila. Questa volta mi godo lo spettacolo punto e basta.

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E invece no, A Lavis (TN). Sala dell’Auditorium. Organizzata dalla locale Associazione Culturale Lavisana (Presidente Daniele Donati), sulla scorta della ricerca storica di Andrea Casna, su testo di Renato Barrella, per la regia di Maura Pettorruso e le luci di Emanuele Cavazzana, presentato dall’Assessore alla cultura Caterina Pasolli, monologo di

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MARIA VITTORIA BARRELLA

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Maria Vittoria a destra, con la sua ex insegnante di musica Cristina: l’unica foto che sono riuscito a scattare, a fine rappresentazione, facendomi largo fra la folla

sulla vita delle donne “italiane” delle zone di confine, deportate dall’Austria in previsione della prima guerra mondiale. L’occasione? Non una, molte forse. I settant’anni del De Gasperi-Gruber (5 settembre); l’imminente discussione della legge sulla parità di genere; l’eterna guerra (santa) alle guerre, a tutte le guerre; la Donna. Ed ecco il monologo. Maria Vittoria, una giovane donna, ragazza possiamo dire, “persona conosciuta a questo ufficio (di blogger)” per altre sue interpretazioni, per essere stata l’allieva (musicale) della nostra amica Cristina Endrizzi (Presidente dell’Accademia delle Muse, presente in sala) ha retto magnificamente la scena da sola (ovviamente, direte voi: era un monologo!) essenziale sceneggiatrice di se stessa: una sorta di camicia da notte, tre lenzuola che erano ora tali, ora un letto, una tovaglia, una tenda, una benda, una parete, ora – attorcigliate – il travaglio dei sentimenti dell’interprete. Una sorta di tavolino (o letto?) con una singolare testiera quasi ad imitare una ghigliottina, lama che ha tagliato la consuetudine di vita delle deportate, già mutilate di padri, mariti e figli: i forzati della-alla guerra. Le luci hanno fatto il resto, quadro alla superba interpretazione che merita un palcoscenico più ampio, quello del S. Chiara a Trento, ad esempio.

Che se la facciano loro, gli uomini al-del potere, la guerra! E che pensino prima anche – no, non anche, bensì soprattutto – alle Donne, alla guerra che sono costrette a fare, anche loro, loro malgrado: guerra senz’altra arma che il coraggio, la capacità di sopportazione, la capacità di ribellione, di denuncia!

L’uditorio muto, attento, rapito e – alla fine – in standing ovation.

Post breve. Spero, mi auguro: significativo. Maria Vittoria lo merita. Come pure tutto lo staff che ha scritto, immaginato, organizzato, presentato, diretto, realizzato  l’Evento.

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ATTUALISSIMO DE GASPERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Settembre, 2016 @ 6:06 am

Detto altrimenti: intervento di Fabio Pipinato, Presidente IPSIA Trento, al convegno UAS- Settant’anni dal De Gasperi – Gruber, settant’anni di pace – Trento, 5 settembre 2016   (post 2454)

 downloadLa salute … ti accorgi quanto vale quando manca. Idem la pace. E invece no. In occasione della ricorrenza dei 70 anni dell’accordo De Gasperi—Gruber UAS, Unione Attività Sociali, un gruppo di persone attive nel sociale, ha organizzato per la giornata del 5 settembre un incontro-convegno nella sala della Fondazione Caritro in Trento (v. due post fa). Fra i tanti interventi, quello maggiormente significativo rispetto al tema di fondo è stato, a mio avviso, il seguente, che riporto volentieri.

 Inizia

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto un gran regalo al Trentino, con la Sua presenza a Castel Tesino e la sua lectio magistralis. Altrettanto il Ministro Gentiloni intervenuto per il De Gasperi-Gruber, a 70 anni dalla “magna cHarta” come l’ha definita il senatore Giorgio Postal.  Le politiche dello statista sono attualissime. Vediamone alcune:

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  1. Fabio Pipinato, Presidente IPSIA Trento

    Fabio Pipinato, Presidente IPSIA Trento

    Ceca (Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio). La Ceca fu, in primis, un progetto di Pace che favorì la reciproca conoscenza e relativa cooperazione economica di paesi da sempre in guerra. Ciascun paese poteva sapere quanto acciaio avevano gli altri al fine di non temere eccessive quantità pro armamenti. In questi giorni l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) a Parigi inviterà Pechino a discutere circa la propria produzione di acciaio. L’occidente si confronta con l’estremo oriente come un tempo Berlino (e poi Bonn) si confrontava con Parigi.

  2. Ced (Comunità Economica di Difesa). E’ stato un progetto squisitamente politico in quanto sott’intendeva un’assemblea politica per decidere la politica estera della nascente Europa. Tema attualissimo in quanto a Bratislava, post Brexit, l’Alto Rappresentante per la Politica estera Federica Mogherini sta proponendo un “quartier generale operativo permamente” su base militare. Ciò permetterebbe, peraltro, la “reciproca conoscenza” delle informazioni raccolte dai servizi segreti. Se prevarrà l’Europa – lo stare assieme – sugli stati saremo tutti più sicuri. E spenderemo peraltro molto meno.
  3. Atlantico. L’alleanza con gli Stati Uniti fu un progetto democratico per far entrare l’Italia nel consesso delle democrazie liberali. Al summit del G20 in Cina abbiamo visto come Obama sia interessato alle sorti dell’Europa; di quel mercato che gli USA avevano aiutato a ricostituirsi dopo la seconda guerra mondiale. Prima cercando di evitare la Brexit ed ora appoggiando le riforme di Renzi dopo aver constatato che l’estrema destra AfD ha superato nel collegio di Angela Merkel la CDU.
  4. Ma anche in politica interna lo statista trentino anticipò i tempi. Per esempio preparando i presupposti per il Piano casa di Fanfani che dette un’abitazione dignitosa a centinaia di migliaia di italiani. Con il senno di poi si poteva fare il tutto con un impatto ambientale un tantino più armonico ma allora il bello sembrava un lusso. A proposito di Piano casa in questi giorni c’è un incontro a Palazzo Chigi per Casa Italia al fine di mettere in sicurezza il territorio (sia dal punto di vista sismico che energetico). Sul piatto vi sono 12 miliardi di euro. Se ben spesi e se resi inaccessibili alla criminalità organizzata possono rimettere in piedi il bel paese.
  5. In tema di energia lo statista trentino fondò l’ENI di Enrico Mattei. La stessa Eni che recentemente scoprì un maxigiacimento di metano in Egitto (850 miliardi di metri cubi per una superfice di cento chilometri quadrati) tanto da poter “far andare l’Italia a metano” …. se fossimo realmente indipendenti dalle lobby petrolifere. La scoperta precede il divieto progressivo da parte dell’Olanda di vendere auto a benzina e diesel rinnovando tutto il parco macchine entro il 2035. Non voglio certo tirare per la giacchetta lo statista trentino in diatribe odierne; ci mancherebbe. Erano altri tempi e tutt’altri equilibri. Però…
  6. Per fare tutto ciò Degasperi chiese una maggioranza certa e, quindi, propose, la famosa legge elettorale del 1953, purtroppo nota come legge truffa che modificò la legge proporzionale pura vigente dal 1946 introducendo un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse superato la metà dei voti validi. Oggi abbiamo l’Italicum che, come allora, sta cercando di dare governabilità al paese dopo aver sperimentato, a differenza del 1953, decenni di instabilità politica con, più o meno, un governo all’anno.

Finisce

Amiche lettrici e amici lettori, ora i vostri commenti!

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VIAGGIO IN ITALIA (E IN GRECIA!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Settembre, 2016 @ 2:42 pm

Detto altrimenti: no, raga, non è quello di Goethe, ma meno … molto meno: il mio!   (post 2453)

Vacanza, vacatio, “assenza di” … computer! E allora i post si sono accumulati nella mia mente posteggiati come tanti documenti in lista di attesa nella stampante aspettando il proprio turno per diventare carta. E allora mi sono detto; dai, un post unico che fai prima. Ed eccolo qui.

1 – BOLOGNA

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Alfredo Messina, barman lettorpittore

Bologna, una sera d’estate. Ristoranti chiusi. Molti, non tutti. Caldo, afa, non ci sei più abituato. Cerchi sul computer del figlio che è in vacanza negli USA e ti ha prestato la casa in vista del tuo viaggio dell’indomani (v. dopo): trovi “Via Mazzini, Circolo Mazzini, cucina casalinga”. E’ vicino casa, ci vai e trovi … anzi scopri che il barman Alfredo Messina … la sua ragazza lavora in biblioteca, sono appassionati di libri e di letture entrambi, lui è anche pittore ed allora ha dipinto (acrilico su carta) 100 (cento) quadri di 100 (cento) scrittori e ne adorna le pareti del ristorante. Fra i tanti, ho copiato i nomi dei quadri vicino al mio tavolino:

  • Friedrick Duerrenmatt, CH, 1921-1990, scrittore, drammaturgo, pittore.
  • Louis Ferdinand Celine, F, 1864-1961, scrittore, saggista, medico.
  • Jack Keruvac, USA, 1922-1969, scrittore.
  • Robert Musil, A, 1927-1942, scrittore, drammaturgo.
  • Andre Gide, F, 1869-1952, F, Nobel per la letteratura.

Avevo promesso all’autore dei quadri una citazione in un post. Fatta, con piacere!

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2 – EIKONES THS ELLADAS, IMMAGINI DELLA GRECIA.

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Le mura di Rodi, accanto alla Porta S. Francesco

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Dopo tanti anni, troppi, rieccomi in Grecia. C’ero stato per lavoro (Kalamata) e per vacanza (Creta e Atene). Questa volta nell’isoletta di Tilos (con scalo a Rodi). Rodi … e dire che io sono cresciuto in “Via Rodi” a Genova! Resoconto di un viaggio? No, solo immagini.

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Rodi, il gioielliere Thomas Tsantilas di Hippocampus, dove abbiamo comperato una collanina. Parla italiano? Un poco. E lei, il greco? Si, quello antico! E giù a recitare l’inizio delle Anabasi di Senofonte. Ma lei deve andare ad Epidauro!

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Noi due e Dimos

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Tilos l’isola,  Livadia il paese (porticciolo d’arrivo di traghetti e aliscafi), alberghetto ristorante Faros (Il Faro, o Al Faro) a 1,8 km dal centro. Con pergolato e pappagallo che scandisce, con i suoi richiami, gli orari di colazione, pranzo e cena. Propr. Dimos Koukakis info@farosroomstilos.com. Lo suggerisco. Accoglienza e trattamento familiare: il massimo! Efkaristoumen polì, Dimos!

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Da Faros al paese, all’alba

Spiagge. Oltre la spiaggetta dell’albergo, altre a metà fra l’albero e l paese. Spazi. Lettini da spiaggia e ombrelloni “liberi”. Solo se vuoi, vai al bar ed ordini un aperitivo: metallikò nerò me gas, krasì aspro crio, olive: acqua minerale gassata, vino bianco freddo, olive. Alberi ombrosi. Sotto l’ombra migliore, nativi del paese che da una vita si sono trasferiti a Rodi. Si fa amicizia, ci invitano al loro tavolo per la festa del paese che si sarebbe tenuta di lì a poco al monastero sulle alture del borgo. Una festa! Lui, Paolo, stessa mia età, uno dei promotori, I am barber in Rodos.

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La sala da pranzo a Faros

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Lungo la passeggiata, un tavolino. Di lato, un tabellone. Sopra, un quadernetto ed una penna biro. Tutto incustodito. Chi passa si può iscrivere, prenotare per una gita in motobarca. Alla partenza se si è meno di 10 non si parte. Noi eravamo in 15. Si avvicinano tre ragazze, esitano. Quanto volete spendere? 25 euro. Imbarcate.

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Full immersion!

Bancomat. Vuoi prelevare una cifra ma non ti eroga oltre €240,00. Entro, chiedo, mi si dice che dipende dalla mia banca. Io credo che dipenda dal fatto che una piccolissima fililale di un piccolo paese abbia interesse a non immobilizzare a tasso zero troppo contante dentro la cassa del bancomat. Pazienza, faremo più visite al bancomat, anche perché è attiguo al Bar quasi anche “ristorante – tradizionale” (in greco rispettivamente:  “Estiatorio – Paradisiaco”).

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Tante minuscole chiesette

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Noleggio auto. L’isola è piccola, ma vale la pena rendersi personalmente conto di come è fatta. L’albergatore aveva telefonato al noleggiatore. Ci presentiamo. Signor Riccardo? Quella è l’auto (una panda). Controllo documenti, livello benzina? Optional non necessari. Il vetro anteriore destro è bloccato! Si lo sappiamo, tanto non piove.

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Il cibo in giro per l’isola. Tutto ok, soprattutto al Faros: ottima l’insalata greca, il misto pesce, la mussaka, pomodori e peperoni ripieni, etc.. I prezzi? Con poco più di €30,00 si pranza in due. Non male … Il pane? Ottimo! Il vino? Anche! Il pesce? Echete psari fresco? Avete pesce fresco? Ne (si), ekomen, (ne abbiamo).

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A sinistra, Paolo e la moglie, i nostri ospitanti

La festa del patrono sulle alture del paese. Vi si arriva in auto o chi non l’ha con il bus pubblico €1,00 che si ferma ovunque, a richiesta. La strada sale, molto, 15 % ed oltre! Al tavolo con Paolo e la sua famiglia. Entri, offerta libera per un’immaginetta adesiva che ti attaccano sulla maglietta. Breve visita alla chiesetta ortodossa, ti regalano pane benedetto ed un bicchiere con grano, farina, uvetta … tutto benedetto. Si prende posto al tavolo, puoi comperare spiedini di carne e vino. Poi ti offrono agnello in umido, e balli, tanti, con un’orchestrina che suona musica locale.

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Gita in auto. Nei monti, un villaggio abbandonato. Mikro Chorio. Solo la Chiesa ed un locale adibito a night club sono attivati. Ci vorrebbe un importante investitore privato per riattivare un pezzo della storia locale. Suol versante opposto, S. Antonio, a vedere il tramonto al pesce alla brace.

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wp_20160824_008Gita in barca, con il comandante Stelio. €35,00 si parte alle 10,00 (circa), si rientra alle 15,00 (sempre circa), tre spiagge con bagno, mangiare e bere incluso. A rimorchio una barchetta tender a remi che serve a trasportare a terra asciugamani e persone che non se la sentano di arrivare alle spiaggette a nuoto. Da skipper e velista, faccio subito amicizia: indovino la velocità della navigazione (8 nodi), mi informo sul motore (180 CV, Volvo), sui gradi rotta. Sono nominato vicecomandante addetto all’ormeggio! In prossimità di ogni spiaggia Stelio getta l’ancora da poppa, si avvicina alla spiaggia, il suo marinaio si tuffa da prua e porta una cima a terra fissandola ad un masso: io la devo tendere e fissare a prua della motobarca. Con la barchetta tender da una spiaggia adiacente procuro altri due clienti a Stelio: due nuovi amici, Guido e Monika, ai quali ho evitato la faticosa risalita a piedi fino alla strada che – ad un’ora di cammino – sovrasta la baia. Stelio, non hanno mangiato, fanno solo il ritorno, devi fare loro uno sconto. Va bene €20,00. Imbarcati. “Genovesi-Greci, mia (una) faccia, mia (una) razza!”

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Sulla spiaggia un contenitore di plastica pieno di libri: sono quelli letti dai turisti che poi li hanno lasciati sull’isola, per rimpiazzare il loro peso nella valigetta aereo “bagaglio a mano” con gli acquisti effettuati nei negozi locali. Io no. Non avrei mai potuto abbandonare i mei due: “Numero zero” di Umberto Eco e “Utopia” di Thomas More traduzione di Maria Lia Guardini.

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Le cartine stradali di Tilos. Da 3 e da 5 euro. Acquistate quella da 5. L’altra ha le strade contrassegnate con colori sbagliati rispetto alla legenda. Io avevo la cartina sbagliata. Fiduciosi, siamo saliti (in auto) alle “antenne”, ovvero alla montagna (500 m.) sulla cui cima sono poste le suddette. Strada ripida, stretta, esposta! Io no, ma Maria Teresa soffre le vertigini anche quando è in auto!

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Altra strada in quota, lunghissima, che porta nel quasi nulla: un posto di osservazione UE (militare? Probabilmente, penso, anche se “camuffato”) verso la Turchia. Altrimenti non si spiegherebbe quell’investimento.

La connessione. Io ho la “3”. Disconnetto la connessione dati. Attivo Europe pass ed ho tanti giga e tante telefonate che mi avanzano. Inoltre, di volta in volta mi collego ai “uaifai” locali.

Considerazioni generali del viaggio e del soggiorno

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NHSOS RODOS

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A Bologna posteggio auto ABYCAR 3389023308 undici giorni di posteggio custodito + navetta per e da aeroporto a qualsiasi ora, €50,00: se po’ fa’ non vi pare? Il volo Bologna – Rodi può essere prenotato in anticipo e costa poco. Dall’Italia a Rodi 2,5 ore di volo ma a Rodi c’’è un fuso orario diverso e arrivate “un’ora dopo”: al ritorno, “un’ora prima”. La nave Rodi-Tilos-Rodi, come per il volo. Fra volo-nave-volo, vi può capitare di passare un giorno o una notte a Rodi. Di giorno potete passeggiare per il centro storico, ricco di opere architettoniche e pieno di negozi e negozietti di tutto per tutte le borse. Di notte vi suggerisco di scegliere un hotel del centro storico. Il taxi dall’aeroporto al centro storico (suggerisco “Porta S. Francesco”) costa €25.00.

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Tilos è un’isoletta del 12nesos, Dodecaneso, o ovest di Rodi e a nord est di Creta, ad un’ora di nave dalla Turchia. Per raggiungerla da Rodi, due ore di tragetto (o tre se fa uno scalo intermedio) o due ore di aliscafo (28 nodi!), scalo intermedio compreso.

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Guido e Monica. Sullo sfondo, Faros

Isola di Tilos e albergo Faros, li trovate su google maps. Sulla destra della baia, a 1,8 km dal centro del paese, il nostro albergo: Faros, il Faro. Il proprietario, Dimos, ottima persona, ottimo inglese, molto disponibile e molto professionale. La convenzione prevede camera e prima colazione. Pranzi e ceni se vuoi, senza obbligo di prenotazione, a 10 metri dal mare, sotto un fresco pergolato. Le camere: ampie, aria condizionata, veramente ottimo il servizio giornaliero di pulizia. Al momento della partenza (aliscafo delle 16,20), Dimos ci ha concesso l’uso della camera fino al pomeriggio il che ci ha permesso di goderci il mare fino all’ultimo!

A piedi. 1,8 km dal paese, quattro volte al giorno, totale 50 km di piacevolissime camminate i giorni della nostra permanenza (al netto dei tre giorni di noleggio auto, ma sarebbe bastato uno: 35 o 45 euri al giorno).

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Splendidior vitro!

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L’acqua greca. Quella minerale si chiama metallikò nerò, acqua minerale. Se la vuoi gassata basta aggingere me gas. Quella del mare, purissima!

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La lingua: italikò, inglese. Ho provato con il mio greco antico … uno del gruppo degli amici greci, professore di lettere, era costretto a tradurre per i suoi compaesani le mie citazioni in greco moderno!

Parakalò, per piacere, raccontatemi le vostre esperienze di turismo in Grecia. Io vi ringrazio molto (efkaristò polì) sin d’ora!

3 – MILANO MARITTIMA

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Da sud, verso Comacchio

Maccheccifà uno come te a MM? Direte voi, ovviamente! Una vacanza di stile totalmente opposto. Eppure. Eppure a MM mia moglie si incontra con la cugina del cuore in arrivo da Genova (e loro parlano, parlano, parlano …) ed io pedalo, pedalo, pedalo con la mtb nelle pinete del Ravennate e nel delta del Po. MM, suggerisco la Casa per Ferie Stella Maris (v. internet), in centro ma circondata da due o più ettari di pineta privata, come non esserci, in centro. Al gestore Claudio dite “mi manda Riccardo”!

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Appena usciti da Comacchio, sulla strada per Anita.

Pedalo (senza accento finale). Le pinete e le strade poderali; Ravenna e le sue chiese; S. Apollinare in Classe; le Foci del Bevano; Comacchio e le sue valli; Bertinoro e Polenta (quella di Francesca da Rimini di dante, quella di Paolo e Francesca quali colombe dal desio chiamate) con le loro salite; la strada per Cesena con … l’Osteria del Mare (da visitaremangiarbevendo!). Altro suggerimento gastronomico: a Comacchio, ristorante “Da Vasco”, meglio prenotare. Specialità risotto alle anguille, solo che poi pedalare è faticoso! Infatti, non mi ci sono fermato. Piuttosto … per strada mi sono comperato quattro prugne. Quant’è? Per un ciclista, niente, regalate! Grazie signora, una foto e la metto nel post!

Fine (per ora). Domenica prossima pedalata FIAB da Trento a Borghetto all’Adige, Km 55 (110 se a/r).

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AUTONOMIA E DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Settembre, 2016 @ 4:20 am

Detto altrimenti: al rientro dalle ferie, dopo giorni di mare e di letture,  … una riunione fra amici … un mio intervento richiesto in occasione della celebrazione dei 70 anni dell’accordo De Gasperi – Gruber  (post 2452)

Premessa: la mia qui di seguito è solo la testimonianza del mio apporto, non certo la  relazione sul convegno, che è stato ben più ampio del mio semplice intervento, soprattutto grazie ai contributi  – fra gli altri pur apprezzabilissimi – del Sen. Giorgio Postal e degli amici Maria Teresa Lanzinger, Roberto Sani  e  Fabio Pipinato.

Inizia

Locandina.

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Amiche, amici buongiorno. Cercherò di trattare in modo semplice un tema complesso: “Autonomia e Democrazia” … cominciando da queste due parole (e le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani …):

1 – Autonomia, autòs – nomizein, darsi le leggi da soli.

2 – Democrazia, demos – krate. Popolo, forza-potere. Nel tempo ha assunto significati molto diversi: 1) potere sul popolo; 2) strapotere del popolo; 3) potere del popolo.

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Il problema dei nostri giorni è capire insieme verso quale di queste tre forme  di democrazia vogliamo che la nostra Autonomia ci conduca

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download (2)Ora, la nostra Autonomìa è innanzi tutto – come ci ha insegnato Don Lorenzo Guetti, fondatore della Cooperazione Trentina – un Bene Comune, ovvero, un Bene alla cui costruzione hanno contribuito tutti autonomamente e personalmente fin dall’inizio. “Comune” quindi in quanto “costruito” in comune.

Ma Autonomia è anche un Bene Territoriale, ovvero 1) espressione del popolo del luogo per il governo del luogo; 2) espressione originaria svincolata dagli schemi della politica nazionale.

Da ciò discende che la nostra Autonomia oggi più che mai si costruisce attraverso la partecipazione democratica della gente del luogo alla Politica del luogo, Politica, che è espressione dei polloi, ovvero di molti in favore di molti, ovvero del popolo, del demos. Non di pochi in favore di pochi.

Veniamo dunque alla demo-crazia

download1) Democrazia come sistema imperfetto: antica repubblica democratica di Atene. Un impero coloniale di 250.000 persone di cui solo 30.000 con diritti politici, di cui solo 5.000 si recavano alle assemblee di cui solo 10 parlavano, di cui solo uno decideva: Pericle, il quale, anche per evitare il dovuto rendiconto economico annuale (lui e l’architetto Fidia, LL.PP. all’Acropoli, costati una cifra …), si fece rieleggere consecutivamente per decenni; Pericle che lanciò Atene in ben tre guerre, tutte perse (Egitto, Siracusa e quella micidiale contro Sparta). Cito le tre guerre perché in allora la politica era soprattutto politica di guerra per cui tre guerre perse sono state tre progetti politici falliti. Il sistema fu criticato, fra gli altri, da un Anonimo ateniese, (trovate il testo in libreria) il quale da esule descrisse come, nonostante i suoi difetti, la democrazia potesse continuare a esistere. Da qui due considerazioni:

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Pericle, molto ricco: lavori pubblici, oratoria, populismo, imperialismo, potere personale, distruttore della democrazia ateniese

1) Una negativa: al Pericle di turno conviene che la democrazia resti un sistema imperfetto entro il quale destreggiarsi a piacere. Quindi a costui conviene non attivare gli organismi istituzionali; conviene sottrarsi alla competizione anche abbandonando le assemblee; conviene agitare le acque fino ad arrivare alla micidiale considerazione “si è venuta creando una situazione per cui …” frase che a suo avviso giustifica ogni sovvertimento. Tutto ciò infatti indebolisce e danneggia i meccanismi della democrazia e la fa regredire verso la sua forma più primitiva: il potere sul popolo.

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2) Una positiva: è compito dell’Autonomia, ovvero di ognuno di noi, contribuire al miglioramento del sistema democratico, attraverso la partecipazione attiva ad una vita politica democraticamente regolamentata e quindi pacifica.

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2) Democrazia come espressione della laicità, del pluralismo. 1) Laicità di primo livello ovvero autonomia del pensiero individuale: esattamente l’opposto dell’ipse dixit, del mono pensiero anche se di un “pensiero che vola alto”. 2) Laicità di secondo livello, ovvero il pluralismo dei partiti. Ed è compito della Politica fare sintesi delle istanze autonomamente espresse dalla base e dare loro attuazione, e non fare sintesi delle idee del top politico di turno.

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3) Democrazia come catena omogenea e ordinata della rappresentanza delle volontà autonomamente espresse dalla base. A) catena omogenea, in quanto gli organi politici eletti/nominati devono rispettare le linee deliberate dalle assemblee. B) catena ordinata, in quanto la Politica del Territorio deve precedere l’amministrazione del Territorio. Ogni sovvertimento di questo duplice ordine, rappresenta una violenza al sistema linfatico e vitale della Democrazia e dell’Autonomia.

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4) Democrazia come Simbolo che l’Autonomia deve difendere. Il simbolo, sia esso una bandiera, un’idea, una formula o altro ancora è un quid che unisce tutti coloro che vi si riconoscono. Esso appartiene a tutti costoro e a nessuno singolarmente. Se taluno, fosse anche il suo stesso ideatore-fondatore se ne volesse appropriare in via esclusiva, persona o partito che sia, da elemento di unione il simbolo diverrebbe elemento di divisione e di guerra, ovvero: segnerebbe la fine della pace.

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5) Democrazia e Autonomia reali e non solo percepite. E qui mi rifaccio ad un testo di Umberto Eco, il suo libro “Numero Zero”, nel quale, pur sotto forma di romanzo, ci fa comprendere come purtroppo spesso sia il giornale a fare la notizia e non – come dovrebbe essere – la notizia a fare il giornale. E una percezione errata della realtà, ingenera in chi la subisce una reazione pre-indirizzata, forzata, errata, non autonoma.

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Ho finito. Cosa può fare ognuno di noi per migliorare l’ Autonomia e la Democrazia ai fini di una vita “in pace”? Ognuno si dia la risposta. In piena autonomia e democrazia, appunto. A me basta avere posto il problema.  Vi ringrazio per la pazienza e l’attenzione.

Finisce

Che altro dire se non augurare a tutte e a tutti una  buona ripresa della vita post – feriale?

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P.S.:  da un oratore è stata citata la coincidenza dei 70 anni del De Gasperi-Gruber con i 500 anni della pubblicazione di Utopia di Thomas More (alias San Tommaso Moro, testo che suggerisco di leggere nella traduzione di Maria Lia Guardini). L’oratore ha sottolineato come oggi al posti di u-topia potremmo ricercare la eu-topia, cioè al posto di un non-luogo, il buon-luogo. Ora … mi sta bene: solo mi permetto di aggiungere che “utopia” oggi non è un obiettivo irraggiungibile, ma un obiettivo semplicemente non ancora raggiunto! E guai a noi, il non avere una utopia da perseguire!

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LA PROPRIETÀ TRANSITIVA NELLA DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Agosto, 2016 @ 9:01 pm

Detto altrimenti: a pensar male …   (post 2451)

Il concetto di base è semplice: se A è uguale a B e B è uguale a C, allora A è uguale a C. In politica ciò non sempre avviene. Prendiamo un sistema politico democratico. Un’Assemblea, sulla base di una tesi, elegge gli organi, ogni organo esprime un coordinatore. I coordinatori ( presidente, segretario, etc. )sono gli organi esecutivi, per così dire, attuativi della linea deliberata dall’Assemblea. Fedelmente.

Solo che qui talvolta interviene un inghippo anzi due: la mancanza del vincolo di mandato (1)  e poi. Poi … i nostri antichi progenitori romani lo definivano con poche parole: “Plurimae leges, corruptissima republica”, ovvero la res publica (oggi diremmo la repubblica democratica, la democrazia) è di fatto tanto più tradita, travisata, snaturata quanto più elevato è il numero delle leggi e delle regole che la governano. Infatti oggi assistiamo a leggi, statuti e regolamenti di partiti politici molto (troppo, n.d.r.) complessi, super articolati, che prevedono organi e sotto organi, partecipazioni allargatissime anzi confuse, con e senza diritto di voto, etc., per cui, talvolta, all’organo esecutivo superiore basta semplicemente ignorare le delibere degli organi inferiori ed agire in modo autonomo. Magari, essendo formalmente sostenuto ed eletto dalla propria maggioranza, cerca ed ottiene il sostegno anche della minoranza avvalorandone le tesi risulte sconfitte in Assemblea.

Ma dai, come è possibile ciò? Direte voi … e invece accade. Accade anche perchè la massa della popolazione è distratta, spesso ha perso l’affezione verso la politica, è stanca di beghe e controbeghe e poi. E poi accade un po’ come nel gioco del passa parola: si inizia con una parola e si finisce con un’altra! E chi partecipa ad una delle votazioni della catena della rappresentanza, spesso si accontenta di far prevalere la propria tesi in quella sede, ma poi non controlla se quella tesi viene travisata nei passaggi successivi. E chi prevarica il sistema politico sa bene tutto ciò.

Chi ci rimette? Ci rimette – coscientemente – chi è seriamente ed onestamente impegnato in politica e vede vanificato il proprio apporto. Ci rimette – inconsapevolmente – chi non “fa politica” nemmeno nel senso di prestare attenzione alle cose della politica: ma per costoro, tanto vale …

Quindi ogni “prevaricatore della democrazia” sa bene che purtroppo così come spesso “il diritto non è ciò che prevede la legge ma ciò che faranno i carabinieri e l’ufficiale giudiziario”, altrettanto sa bene che – purtroppo – talvolta la politica può essere quella dei fatti compiuti, dei titoli dei giornali (che sono la parte più letta di ogni articolo … quindi basta avere un titolista amico…) ed allora fa. Fa come vuole indipendentemente dalla catena dei successivi mandati dalla base in su. La massa segue, tace, poi in qualche modo andrà a votare.

E quelli che esigono il rispetto della catena omogenea dei mandati, ove reagiscano, sulla stampa diventano i “malpancisti”, i “velenosi”, “quelli che creano problemi”. Nella migliore della ipotesi,” i puri e duri”, ovviamente con un certo sarcasmo …

Ed allora il prevaricatore politico che altro fa? Lui che è stato eletto dalla maggioranza ma ha reintrodotto le tesi sconfitte in assemblea, lui che capo della maggioranza si è alleato con la minoranza, si erge a paciere fra maggioranza e minoranza!

Come rimediare a tutto ciò? Semplificando la catena degli organi della rappresentanza è istituendo il sistema Siemens. Sistema Siemens? Si, quello che prevede per ogni business/prodotto, tre controlli: preventivo, concomitante e successivo. Ovvero: dove è andato a finire ilo mio voto? Come è stato “onorato” dagli eletti? E poi. E poi – diciamocelo – basterebbe non essersi bevuto  il cervello …

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(1) Il vincolo di mandato formale – ove fosse statuito – impedirebbe al politico/amministratore di cambiare casacca (partito) dopo l’elezione. Il vincolo di mandato morale impedisce allo stesso soggetto – pur rimanendo all’interno dello stesso partito –  di cambiare tesi rispetto a quelle per le quali è stato eletto/nominato.

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