LA POLITICA DEL COMPROMESSO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2016 @ 5:28 am

Detto altrimenti: est modus in rebus … vi è un limite in ogni cosa    (post 2426)

“Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citaque nequit consistere rectum” così Orazio nelle sue Satire: c’e’ un limite nelle cose, vi sono certi confini oltre i quali non può esisisre il giusto”.

Polloi, i molti; polis, la città, luogo di molte persone; politica, l’azione di molti. Tuttavia oggi pare che la politica sia azione sempre di più di pochi. Innanzi tutto di coloro che – gruppo sempre più sparuto – vanno a votare. Poi, attraverso il gioco delle scatole cinesi, di quei pochi che occupano la “scatola giusta”: una sparuta minoranza che però rappresenta la maggioranza fra le minoranze. Ciò quale conseguenza del passaggio da un sistema maggioritario ad uno nel quale tutti sono minoritari.

Ed allora, come ridare vita e voce ai polloi? Semplice, direbbe il Gufo Saggio dall’alto della sua quercia: riavvicinando la gente alla politica, Già, ma come fare per ottenere questo risultato? Come fare dal momento che la “politica” percepita dalla gente è spesso una “politica negativa” fatta di arrivismo, di conquista di posizioni di potere e di privilegi anziché di servizio alla collettività, ci inaccettabili compromessi?  Come fare quando chi ha sostenuto una corrente di pensiero politico si accorge che i suoi riferimenti, le persone nelle quali egli ha creduto, scendono a compromessi a proprio giudizio inaccettabili, pur di rimanere in sella?

Il compromesso … si dice: “la politica, si sa … è la politica … la politica lo richiede …. La politica è mai dire mai … la politica è l’arte del compromesso …”. Ecco il punto. Come se lavare il proprio agire nella politica anziché in Arno , potesse dare legittimità, coerenza, accettabilità a qualsiasi compromesso. Il compromesso. Un venire a patti, un transare, un accettare …Ma il compromesso è un valore assoluto? Io dico di no, e con me ben altre menti, ben altri studiosi, ben altri storici. Basta leggere Luciano Canfora “Guerra civile ateniese”; Paolo Mieli “I conti con la storia” o Avishai Margalit “Sporchi compromessi”. Per cercare di spiegarmi meglio, riporto qui un breve inserto internet sul libro di Avishai:

Quand’è che il compromesso politico è accettabile e quando si tratta invece di qualcosa di “sporco”? E cosa fare se un compromesso sporco è necessario sul piano politico? L’arte del compromesso è una grande virtù politica, soprattutto quando la si esercita nell’interesse della pace. Ma vi sono limiti morali oltre i quali diviene inaccettabile anche se il fine è il bene comune. A confronto sono qui due opposte visioni del compromesso e della politica: una “economica”, per la quale non esistono beni che non siano scambiabili; l’altra, “etica” , che considera certe transazioni un tabù assoluto. Esaminando un’ampia gamma di esempi – tra i quali il trattato di Monaco, la conferenza di Yalta e i negoziati arabo-isreliani – Margalit getta una luce nuova e sorprendente sulle nozioni di guerra, pace e giustizia.

Volete leggere questi libri? Se avete tempo, direi tutti e tre e mi permetto di suggerirvi in quale ordine: Canfora, Mieli, Avishai. Se invece avete poco tempo, leggete almeno Mieli, che tratta dell’argomento in un singolo capitolo: più breve di così …

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TRENI 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2016 @ 2:33 pm

Detto altrimenti: e qui da noi, in Trentino, i binari unici?       (post 2425)

Due post fa. Sciagura ferroviaria in Puglia. Qui da noi, alla TV: “I nostri treni che viaggiano su binario unico sono assistiti dai più moderni sistemi elettronici ed automatici di controllo del traffico”.

Non mi basta. Vi spiego perché.

downloadIo sono un velista. Quando navigo in alto mare dispongo di ogni migliore strumento elettronico per calcolare posizione e rotta. Tuttavia, alla partenza da ogni porto, verifico la mia posizione sulla carta nautica e quindi, partendo dal mio “punto nave” e avvalendomi degli strumenti tradizionali (carte nautiche, goniometro, squadrette, compasso, orologio, gomma e matita) calcolo la mia rotta. Successivamente, ogni due ore di navigazione, la ricalcolo tenendo conto della velocità, dello scarroccio (dovuto al vento) e della deriva (dovuta alle correnti). Quindi accendo i miei sistemi elettronici e controllo i miei calcoli: il più delle volte devo riposizionare solo di poco la mia rotta precalcolata. Ovvero: non mi affido ciecamente ed esclusivamente alle apparecchiature elettroniche.

Lo stesso deve valere per i treni. Oltre alle risultanze dei sistemi automatati di controllo e gestione, occorre che ci sia sempre il controllo e la gestione dell’uomo. E viceversa.

 

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STRAGE DI NIZZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2016 @ 8:02 am

Detto altrimenti: siamo in guerra              (post 2424)

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Mettiamole le strisce!

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Isis, strage di Nizza. Si stanno spendendo milioni di parole, commenti, condanne, riflessioni … che dire? Siamo in guerra. La risposta migliore a questi attacchi potrebbe e dovrebbe essere data dagli Stati Uniti d’Europa, i quali, in accordo con gli USA, potrebbero essere in rado di isolare i flussi criminali nel mondo: di denaro sporco, di petrolio di contrabbando, di idee folli, di armi, di auto fuoristrada.

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Si, anche di fuoristrada: stupisce infatti la dotazione uniforme di decine e decine di fuori strada nuovi, tutti uguali, dotazione della quale dispone quel gruppo di criminali. Dove si approvvigionano? Chi fornisce loro denaro, armi, auto, etc.? Cui prodest, cui bono, direbbe Cicerone, chi ci guadagna?

Questa guerra deve e può essere vinta “viribus unitis”, a forze riunite, anche politicamente: una sola intelligence, una sola polizia, un solo esercito, un solo governo: quello europeo. Altro che Brexit, con un ministro degli esteri semi istrionico che si fa sollevare da una gru per dare spettacolo dall’alto!

A questo punto mi domando: quante altre stragi del genere sono “necessarie” perché i soloni nazionalisti la smettano di professare la loro follia isolazionista? Non è chiudendo le frontiere a masse di disperati che si colpisce l’aggressore all’origine, là dove si organizza, là dove professa e organizza il suo diabolico piano dio morte.

Siamo seri, guardiamo in faccia la realtà, basta con i populismi, i nazionalismi e tutti gli altri -ismi che volete. Basta. Occorre una risposta seria ovvero politica da parte di  USE-United States of Europe o come più probabilmente potrebbe essere  EUE (in francese) in alleanza con gli USA.

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TRENI – 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Luglio, 2016 @ 6:13 am

Detto altrimenti: una passione per piccoli e grandi           (post 2423)

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La prima ferrovia in Italia? La Napoli-Portici. Le prime fabbriche di locomotive? Nel Regno delle due Sicilie. Il mio primo (e unico) treno privato? Un Merklin ovviamente in scala!

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I miei primi viaggi veri in treno? Nell’immediato dopoguerra, da Genova a Grosseto, in vagoni “normali” con trazione elettrica e da Grosseto a S. Angelo Scalo (Valle dell’Orcia) in vagoni “bestiame” a trazione a vapore, per andare a trovare i nonni paterni in quel di Montalcino.

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Il “mio” secondo treno a vapore? Anni ’60, ero alpino in Val Pusteria, esercitazione invernale: nel fondo valle una vaporiera nera trascinava i suoi vagoncini sbuffando nuvole bianche come la neve che ricopriva i prati

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Treni oggi. TAV: la TAV? No, “il” TAV, il Treno ad Alta Velocità per trasportare … le merci che non ci sono, visto che l’attuale linea ferroviaria è utilizzata al 30% della sua capacità e che alle merci non interessa viaggiare veloci ma rispettare gli orari di partenza e di arrivo. Ma vabbè … almeno avreste potuto chiamarlo TAC, Treno ad Alta Capacità …

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Quasi come il nostro progetto ATT3

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E il traforo del Brennero? Questa è un’altra cosa! Infatti l’Italia è un grande lungo pontile alla cui estremità (porto di Gioia Tauro) provenienti dal canale di Suez, attraccano le grandi navi per fare interscambio intermodale con le navi più piccole dirette ai nostri altri porti ormai divenuti regionali (Livorno, Genova, Trieste) per poi, comunque, proseguire per il nord Europa. Ed ecco il Brennero.

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Io stesso ho fatto un’esperienza interessante: sono stato  azionista e membro  del Bord di ATT3, il GEIE privato per il traforo del Brennero. Eravamo un folto gruppo di ingegneri, architetti e tecnici di ogni disciplina interessata, italiani, austriaci e tedeschi. Cercavamo di fare accettare alle Ferrovie degli stati il nostro progetto: un traforo a tre canne uguali e unidirezionali  per soli treni merci telecomandati. I passeggeri, sulla vecchia linea rimodernata. I vantaggi erano evidenti: minori costi, maggiore rapidità di esecuzione, soprattutto maggiore sicurezza. No, le FFSS insistettero per un’unica galleria per i due sensi di marcia per treni merci (90 kmh) e passeggeri (250, no 200, no 150 etc. kmh!) sugli stessi binari. Respinti, alla fine ci siamo arresi ed abbiamo sciolto il nostro GEIE. Oggi le FFSS sono passate al modello a tre canne “tipo” il nostro, ma con treni merci e passeggeri – a velocità troppo diverse fra di loro – sugli stessi binari, il che è rischiosissimo per ragioni intuitive: è un po’ come se in un’autostrada senza limiti di velocità viaggiassero auto a velocità così enormemente diverse …

Comunque il traforo del Brennero serve (e come!) anche per un altro motivo: infatti la tolleranza al traffico pesante dei ponti dell’autostrada del Brennero non è infinita, e cosa succederebbe a regioni vocate al turismo se un bel giorno – anzi, un brutto giorno – quel tratto dell’A22 fosse chiuso per inadeguatezza di quelle strutture?

In ogni caso, a traforo ultimato, per andare in Austria io preferirò la mia auto oppure un trenino che percorra la vecchia strada ferrata, non il superveloce treno che si infilerà nei 60 km del nuovo tunnel. Per finire, se nella mia home page, nel riquadro sotto il mio breve c.v., scrivete “traforo del Brennero” troverete  maggiori dettagli sull’argomento.

Buon treno a tutte e a tutti!

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DI TUTTO UN PO … ST!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2016 @ 12:42 pm

Detto altrimenti: dai, più post in uno … così mi sbrigo prima …     (post 2422)

Treni: ieri, inaugurazione della terza tratta del tunnel di base del Brennero + strage di pendolari sul binario unico in Puglia. Non c’è alcuna malizia in ciò che scrivo … ho solo acceso la TV … e mi chiedo: quali sono le priorità più prioritarie? E la responsabilità … di chi? Non è solo quella di chi – eventualmente – non avesse fatto la telefonata per avvisare il suo collega capo-stazione che stava instradando un treno (già … perché questo era il “Sistema di controllo”!), ma anche quella di chi ha ritardato il raddoppio della linea; di chi non ha aggiornato l’ordine delle priorità più prioritarie; di chi ha rilasciato una concessione senza la garanzia di un efficace sistema di controllo; etc.. Che linguaccia che sono … ma si sa, il mi’ babbo era toscanaccio di quelli “maledetti” da Curzio Malaparte ……

Si, ma ora che fare? Quanto meno un censimento rapidissimo di tutte le linee ferroviarie simili, verificandone i sistemi di gestione e controllo. Il minimo, non vi pare? L’investimento sulla sola tratta dell’incidente pugliese NON è commensurabile con quello del traforo del Brennero, ma gli investimenti su tutte le tratte a binario unico forse hanno un peso commensurabile … o no?

Io contrario al traforo del Brennero? No, leggete il post successivo …

Realtà vera e realtà percepita: se io non sono messo in grado di percepire esattamente la realtà reale, vera, per me diventa vera quella da me comunque percepita e quindi è quest’ultima che motiva i miei comportamenti. Infatti purtroppo spesso la “realtà della legge” è troppo complessa e quindi viene percepita in modo distorto. E dire che i nostri antenati dell’antica Roma erano soliti affermare che “Legem brevem esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur: ovvero, la legge deve essere breve e chiara affinchè possa essere subito compresa anche dai non addetti ai lavori. E poi, pensate un po’ cosa può succedere se un governante onesto viene percepito come disonesto e viceversa … poveri noi!

La legge è uguale per tutti, salvo le eccezioni di legge e salvo le “specifiche” dei regolamenti di attuazione e/o delle determine dirigenziali dei ministeri. Un esempio: nessuno dipendente pubblico può guadagnare più del Capo dello Stato. Poi taluno specifica: “Ovviamente la cosa non riguarda i manager delle società quotate in borsa …” Ho capito, vabbè … Dice .. ma no, blogger, cosa stai dicendo? E’ la stessa legge che fa un distinguo! Ah sì? E allora vale il principio che la legge è “uguale per tutti quelli che …” e non semplicemente “uguale per tutti”: dovremmo andare a disturbare un filosofo del diritto, chessò, magari il mio “amico” Hans Kelsen … forse lui ci potrebbe aiutare a capire.

Anni 50, bambini “politici”: “Allora io non gioco più … anzi, mi riprendo tutte le mie armi”. Un ragazzino di famiglia ricca possedeva un arsenale di armi giocattolo da cow boy. Si giocava a cow boy e indiani. Lui distribuiva le armi di seconda scelta a chi non ne aveva per nulla, tenendo le migliori per se’. Se stava per perdere, ecco la frase “Allora io non … anzi …” (v. sopra). Adulti, giorni nostri. Politica. Si vota. Uno va in minoranza: “Allora io non gioco più … anzi, fondo un altro movimento … anzi, rifondo questo che mi ha sconfessato”. Politici “bambini”.

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INCONTRO A PIÙ VOCI CON IL VICEMINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLA FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Luglio, 2016 @ 8:23 am

Detto altrimenti: c’ero anch’io ……. (post 2421)

No, scialla raga, non sono così importante da avere un incontro del genere a quattr’occhi! Io ero solo uno dei tanti presenti all’evento. Si è trattato di un’iniziativa di un gruppo locale di persone attive in politica (gruppo che non nomino per questioni di privacy e di par condicio!) ed anche perché questo mio spazio-blog non è uno spazio politico in senso partitico. Tuttavia esso è sicuramente spazio “della” e “per” la polis cioè per la città cioè per i cittadini, rectius, per quelle cittadine e quei cittadini che hanno la pazienza e la bontà di leggermi.

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WP_20160711_018Molte persone rappresentative dell’economia, della finanza e del sociale ieri sera si sono fatte carico di giacca e cravatta – il che già non è poco stante la calura di questi giorni – per andare ad ascoltare il Viceministro Enrico Zanetti e per porgli alcune domande. Si è parlato di (e riflettuto su) molti aspetti della nostra economia e finanza, il tutto ottimamente inquadrato in una panoramica internazionale a cura di chi ha presentato la persona e la serata.

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Le mie considerazioni? Tante veramente per cui mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori solo alcune brevi sottolineature: il bilancio dello stato è un documento molto complesso, praticamente illeggibile e non immediatamente interpretabile significativamente non  dico dalla gente “comune”, ma nemmeno dalla gente “qualificata” presente alla riunione. Da ciò discende A) che spesso tutti noi, “normali e/o qualificati” si sia portati ad emettere valutazioni a pelle; B) che spesso tutti noi, di fronte alle affermazioni qualificate e sicuramente basate sulla realtà dei fatti e dei numeri fatte dagli esponenti del governo, si possa fare solo atto di fede.

Prima sottolineatura: riguarda un’esigenza che ieri sera ho particolarmente avvertito e cioè che sia redatta una sintesi significativa del documento bilancio dello stato, tal che ogni “azionista” dello Stato (cioè: ogni cittadino) possa capire il senso di ogni affermazione e valutare ogni variazione di ciascuna posta.

Seconda sottolineatura: ieri sera? Bene, perché si è discusso di “contenuti” e non dei soliti “contenitori”.

Ancora, bene si è fatto se si è parlato delle “priorità” da soddisfare. Meglio si farà ove si parlasse del riordino dell’ordine (scusate il gioco di parole) delle priorità (e del loro finanziamento) alla luce delle nuove emergenti esigenze in modo tale da eventualmente “sbloccare” fondi bloccati per molti anni a fronte di priorità non più prioritarie (scusate … v. sopra).

Quarta ed ultima sottolineatura: parlando di UE … è di qualche mio post fa un ragionamento sugli Stati Uniti d’Europa, a seguito di un intervento di Vincenzo Passerini sulla stampa locale. Passerini citava i principi informatori della civile convivenza (anche internazionale, n.d.r. ) quali emergono dall’ “Utopia” di Thomas More, alias Tommaso Moro, alias, dal 1935, San Tommaso Moro. Al riguardo mi sono permesso di auspicare che oggi qualcuno ne segua l’esempio, nel senso che tracci con ogni dettaglio come dovrebbero essere strutturati, organizzati e regolamentati gli Stati Uniti d’Europa, una Confederazione di Stati utopica, ovvero semplicemente e solo “non ancora” realizzata. Ecco, per avere quanto meno un modello ideale al quale tendere e sul quale potere discutere.

Grazie a chi ha organizzato il tutto e a tutte/tutti voi per avermi letto!

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POST 2420 – E BIKE A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Luglio, 2016 @ 6:54 am

Detto altrimenti: … no, non ho abbandonato le mie “vecchie” bici “tradizionali” …     (post 2420)

… quelle da corsa e la mtb “non elettrica”: diciamo che per le salitacce l’età ha suggerito di farsi aiutare. Per capirsi, Trento – Riva del Garda e viceversa la faccio con le bici “normali”, così come Trento-Verona (e torno in treno!). Ma ieri avevo deciso di andare a ritrovare la “Ponale” ed allora eccone il diario.

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Salita

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Partenza da Riva alla 07,15. La salita lungo la Ponale presenta scorci semplicemente stupendi ed un fondo semplicemente … disastroso! D’altra parte vi accolgono cartelli che vieterebbero il transito a mezzi meccanici e così ci siamo tolti ogni responsabilità, vero? Ma vabbè, tirem inanz …

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WP_20160711_006Sterrato, finisce. Pista ciclabile, finisce. SP fino a Pregasina e oltre. Foto. Si scende. Arrivato all’incrocio con la Valle del Ponale, decido di risalire fino al Lago di Ledro. Strada asfaltata, galleria. Fine. 500 m sulla SP indi 200 m a sin indi a destra sulla ciclabile sterrata. Deviazioni ciclabili male o per nulla indicate. Aiuto alcuni pedalatori esteri. Per arrivare al lago, due rampe al 25%: “Bici a mano” avvertono i cartelli. Io pedalo ma rischio di capovolgermi … l’à nada!  Arrivo al lago, le palafitte … ma come sarà il giro del lago? Mai fatto. Ed allora facciamolo. Leggerissimo saliscendi, non tutto su percorso ciclabile ma le auto sono abbastanza rispettose. Di nuovo alle palafitte. Indosso la ventina, si scende a 40 kmh, sulla SP (ho preferito evitare la ciclabile). Ad un certo punto, divieto di transito per le bici: si torna sulla ciclabile. Stesso percorso della salita. La Ponale in discesa  richiede molta, molta attenzione: la presto. Sono a Riva alle 12,00, sano e salvo e molto, molto gratificato.

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Discesa

Note tecniche: km percorsi, 42; media oraria 10 kmh, mio peso alla partenza, km 78,8, all’arrivo 78,3 – Alimentazione durante il percorso: una borraccia d’acqua e sali. Soste per foto: molte. Consumo elettrico:  50% del totale, ovvero poco. La cosa si spiega così: io utilizzo il primo livello di potenza (“eco”) e passo solo al secondo (“tour”) solo nei brevi tratti più ripidi: ovvero, pedalo molto “di mio” con rapporti alla ruota abbastanza agili. Se invece io utilizzassi il terzo e quarto livello elettrico (“sport” e “turbo”) con rapporti alla ruota più “duri”, farei meno fatica, sarei più veloce ma consumerei il doppio di energia elettrica.

Good Bike a tutte e a tutti firmato  FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento il vostro blogger (segretario provinciale Fiab  “a pedali”!)

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P.S.: andate in internet e cliccate FIAB Trento e …. iscrivetevi alla Fiab. Oppure anche qui, su questo blog, nell’apposito riquadro scrivete “bicicletta” o “fiab” e ne leggerete delle belle!

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MUSICA A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Luglio, 2016 @ 3:56 pm

Detto altrimenti: organizzata dall’Associazione Amici della Musica, recital pianistico di EVGENY BRAKHMAN, classe 1981 (Gorkij, Russia), vincitore del Concorso Internazionale Città di Verona ed. 2015      (post 2419)

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La stessa serata della finale del campionato europeo di calcio. Evgeny alias Eugenio, dal greco “di nobili natali” ovvero “Ben – nato”, è una persona molto spiritosa: “Avreste potuto piazzare uno schermo … ed io avrei suonato nell’intervallo fra i due tempi della partita!” A parte gli scherzi, molte le persone che hanno preferito la musica al pallone! E che concerto!

Eugenio ha un curriculum lungo così! Una capacità interpretativa eccezionale (non per niente a Verona ha vinto!). Verona: ormai il Concorso è alla sua quarta edizione e noi di Riva del Garda è il quarto vincitore che ospitiamo. Eugenio à molto contento sia del contesto naturalistico (nel pomeriggio fra una prova e l’altra è andato al lago a farsi una nuotata!) sia del contesto umano. Chiede se sia possibile venire a suonare una seconda volta: risposta affermativa, d’altra parte Elizaveta Ivanova è venuta due volte!

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Il concerto? Preceduto dal saluto dell’ Assessore a “Cultura, Rapporti con le scuole, Servizi all’infanzia” del Comune di Riva del Garda Dr.ssa Renza Bollettin e dalla introduzione ai vari brani del nostro Presidente Professor Franco Ballardini (scrivo “nostro” perché il vostro blogger qui presente è il tesoriere dell’Associazione organizzatrice) … eccolo!

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Ballardini, (“fonte” dei commenti da me inseriti nel testo), Bollettin, Evgeny

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Franz Schubert (1797-1828) due improvvisi (op. 90 n. 3 in sol bemolle maggiore; op. 90 n. 4 in la bemolle maggiore. Schubert, romanticismo tedesco, ne ha composti 4. I due eseguiti sono fra i primi ad essere stati scritti. L’ “improvviso” è un genere tipicamente romantico, quasi a cogliere “l’attimo fuggente” (ricordate l film?).

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Subito dopo, Robert Schumann (1810 – 1856) Kreisleriana op. 16. Schumann, un’altra generazione rispetto a Schubert sebbene quasi coetanei. L’opera, dedicata dal compositore al suo collega Chopin, si ispira al personaggio Kreissler delle novelle di Ernest Theodor Amadeus Hoffman ed è ricca di elementi fantastici (tipici del romanticismo). Si tratta di ben otto fantasie pe pianoforte secondo no schema assolutamente innovativo.

Tutto a memoria. Applauditissimo! Intervallo.

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Alla ripresa siamo nel “nuovo”: infatti è stato il turno di Aleksandr Skrjabin ( 1872 – 1915), Tre Pezzi op. 45, brani inimitabili dal punto di vista armonico e cromatico, assolutamente atonali: una modernità sincopata. Segue la Sonata n. 10 op. 70 del 1913, particolare per essere strutturata in un unico movimento anziché nei consueti quattro: “armonia cromatica con effetti psichedelici”.

Con il successivo Claude Debussy (1862 -1918) ci siamo assolutamente rilassati: Etude pour Les Arpeges Composés”, una armonia timbrica fatta di clori più brillanti. A seguire, L’Isle Joyeuse, una armonia timbrica fatta di colori più brillanti, più mossi, più esuberanti.

Per finire un salto indietro nel tempo: Franz Liszt (1811-1866), Rapsodia ungherese n. 12, dieci minuti di musica tzigana.

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imagesHanno suggellato la bravura tutta a memoria o di Eugenio calorosissimi applausi che egli ha ricambiato con due bis, uno studio di Chopin  e Traeumerai, Sogno, dalle  Kinderszenen, Scene infantili op. 15 di Schumann. Un grande successo. Unica nota non del tutto positiva, la mancanza di pannelli all’esterno del portone del Conservatorio, per cui ogni volta ci dobbiamo arrangiare all’italiana … Dice … ma dopo? Dopo di corsa a cenare all’aperto in tempo per vedere l’ultima parte del secondo tempo supplementare di Portogallo-Francia, chiusosi con la vittoria portoghese per uno a zero!

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“FIABE DI SERA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Luglio, 2016 @ 6:23 am

 

Detto altrimenti: molto di più che una raccolta di fiabe per bambini …   (post 2418)

… infatti è una storia vera innanzi tutto per grandi!.

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DSCN1483Dice Teresa: “Papà, mi racconti una fiaba? Ma spegni la luce che io “la vedo meglio”. Ecco, “vedere” con gli occhi della fantasia la fiaba raccontata dal papà. Ma se la luce è spenta il papà non la può leggere. Se la deve ricordare o – meglio – se la deve inventare questa fiaba. E così è stato, per tante sere.

Ma papà Bepy (Giuseppe Andreatta) si è detto: “Perché non scriverle queste fiabe? Così le potranno “avere” anche altri bimbi”. Già, “avere una fiaba” è come possedere un tesoro, una miniera di sogni che aiuta a far crescere la creatività dei bimbi, qualità e dote delle quali avranno tanto bisogno in un mondo sempre più standardizzato da una globalizzazione selvaggia.  Detto, fatto. Quel papà prende carta e penna e scrive il suo, anzi, il “loro” libro – loro di tutti i bimbi – “FIABE DI SERA”. Il loro libro, loro perchè ogni libro è una “poesia” ovvero una “creazione” che nasce non quando è scritto ma quando è letto. Da loro, appunto. Letto “da” loro oppure letto “per” loro, ma non cambia nulla.

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Scuola elementare di Fierozzo (TN), anni 2003-2004. Le maestre vengono a conoscenza della raccolta di fiabe e coinvolgono gli scolari che ne diventano gli illustratori. Disegni con fumetti parlanti in lingua tedesca e mochena. I titoli? Eccoli!

  • Fiori, colori e farfalle
  • La fattoria dalle uova d’oro
  • Tobia da Nasonia
  • Biscio Miscio
  • Il lupo di Bolt
  • L’albero del giardino

 

 

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Quando Bepy – richiestone – legge le sue fiabe in ogni classe, non vola una mosca! Le maestre di Fierozzo gli hanno chiesto di scrivere una fiaba sul bosco. E così sarà. Ma Bepy non si accontenta, ne ha già scritte altre 12 (Le origini dell’anno sabbatico; La fata dei masi; La vera storia delle piramidi di Segonzano; etc.). Nel frattempo alcune scuole materne hanno chiesto e ricevuto copia di quel (primo) libro e i bimbi “piccoli”, quelli che sono messi a fare la pennichella pomeridiana, reclamano “quelle” fiabe per addormentarsi!

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WP_20160704_001Bepy Giuseppe Andreatta, Segonzano classe 1963. Già cubettista e poi bibliotecario. Nel 1991 avverte alcuni primi strani sintomi di un malessere indefinito. Non si sa bene di cosa si tratta. Bepi si sposa, nasce Teresa. Nel 1996 la malattia prende nome: sclerosi multipla. Oggi Bepi è immobilizzato su una sedia a rotelle. Incontrato e intervistato, sorride, sempre. Negli occhi gli brilla la luce di un bimbo, felice di donare a tutti i bimbi la sua fantasia. Lo incontro all’ospedale S. Anna di Pergine, nella qual sta facendo riabilitazione fisica. Mi esprime un desidero, anzi, un  programma: la primavera prossima vistare i giardini Trauttmansdorff di Merano: “Sai, Riccardo, quei colori … mi ispireranno altre fiabe …” Bepy, gli dico, io – se vorrai – sarò lieto di accompagnarti … sai … nella mia SW la carrozzella ci entra benissimo.

Come ho conosciuto Bepy? Ero in visita ad un’amica scrittrice, Nadia Ioriatti (“Io tinta di aria”, “Aria che allenta i nodi”) in cura presso la stessa clinica per lo stesso male … e “da libro nasce libro”!

Giuseppe Andreatta, “Fiabe di Sera”, Ed. Kulturinstitut Bersntol-Lusérn – I 38050 Palù del Fersina/Palae en Bersntol – Tel. 0461 550073 – Fax 0461 540221 e-mail: kultur@kib.itwww.kib.it

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BREXIT 3 (E NON SOLO …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Luglio, 2016 @ 1:15 pm

Detto altrimenti: a seguito delle riflessioni di Vincenzo Passerini “Il lascito di More allo spirito europeo” su L’Adige odierno, pagg. 1 e 47.                         (post 2417)

imagesJ8JSBLGBPasserini ci espone i fondamentali di Thomas More, alias Tommaso Moro, alias (dal 1935) San Tommaso Moro: le ragioni della coscienza, la libertà dell’individuo, la dignità dell’uomo, la riforma della cultura, della società, della chiesa, l’accoglienza degli Altri, la solidarietà, l’equità nella distribuzione delle ricchezze, il diritto-dovere al lavoro, etc., tutte basi pre-UE, precedenti anche a quelle gettate poi da tale Altiero Spinelli qualche secolo dopo. Non si tratta qui di riassumere lo scritto di Passerini né l’opera (Utopia) di Tommaso Moro. Cito solo un passaggio de L’Utopia, citato da Passerini:

“Quando penso a tutti gli Stati oggi esistenti e mi sforzo di analizzarli obiettivamente, altro non riesco a vedere – che Dio mi aiuti – se non la cospirazione di un branco di ricconi che a nome e con il pretesto della collettività, si fanno soltanto gli affari loro e si inventano ed escogitano tutti i modi e gli espedienti per riuscire in primo luogo a non correre il rischio di perdere quello che in modo disonesto hanno arraffato e per riuscire, pagando il meno possibile, ad abusare del lavoro e delle fatiche dei poveri”.

Moro non era un antipolitico: voleva solo fare una politica diversa.

Ma vengo al mio contributo. Il riferimento all’ Utopia come ad un metodo. Ovvero: è difficile costruire una Europa Politica? Sit sane verum, sia pur vero, ma almeno che qualcuno provi ad elaborare e descrivere nei dettagli come gli Stati Uniti d’Europa potrebbero e dovrebbero essere. Così come Tommaso Moro ha descritto come potrebbe e dovrebbe essere la sua Isola-Stato ideale.

N.B. 1: Utopia, u-topos, non- luogo … ovvero un luogo, una situazione semplicemente non “ancora” raggiunta: guai nella vita a non avere un’utopia un’aspirazione a un modello ideale!

N.B.2 : volete leggere Utopia di T. Moro? Suggerisco la traduzione di Maria Lia Guardini, ed. Piccola Biblioteca del Margine (v. foto).

 

 

 

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